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Autore: ina6882    02/07/2015    0 recensioni
Dopo aver aperto questa storia su DF ho deciso di proporla anche qui.. ancora non è conclusa, ma spero vi piacerà!
Christhine Grey, (Cristy per gli amici), è una ragazza franco americana di 25 anni che vive a New York. Suo padre Christopher è americano e sua madre Sarah è francese. Dopo essersi laureata con successo, scopre di aver ottenuto il lavoro che sognava da sempre, presso la migliore rivista di Parigi. All'inizio non sa se partire perchè non vuole separarsi dal suo ragazzo e dal suo amico Kentin. L'amico la incoraggia a farsi una buona carriera, mentre il " fidanzato" sembra nascondere qualcosa...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17


Mancano alcuni giorni prima della cena e oggi sto andando alla redazione della rivista per portare gli articoli che la direttrice mi aveva chiesto. Ho il cuore in gola. Da quando, insieme ad Al e a Rosa, gli abbiamo scritti ho passato tutto il tempo a preoccuparmi per quello che la donna potrà pensare. Spero solo che non bocci le mie idee, altrimenti addio posto.
Mamma dice che andrà tutto bene. Ieri sera mi ha telefonato e mi ha rassicurato, per quanto possibile, sulla questione. Secondo lei non dovrei essere così tesa altrimenti la direttrice se ne accorgerà,  ma devo essere decisa e padrona di me. 
In questo momento, mentre mi avvio lungo la strada che porta alla redazione mi rendo conto di non essere affatto rilassata e padrona del mio corpo, visto che le gambe mi tremano in continuazione, ho la tachicardia e soprattutto stavo per finire sotto una macchina mentre ero immersa come al solito nei pensieri. Se questo non vuol dire essere decisi. 
Per di più il pensiero della cena che si avvicina non fa che aumentare la mia ansia. Con Ken non abbiamo più parlato dell'argomento "stare insieme" e stranamente tutto è ritornato alla normalità, per quanto possibile. Sembra quasi che ci sforziamo di proseguire come se nulla fosse accaduto, ma ogni tanto mi è parso di notare sul suo viso un velo di tristezza che cerca di celare sotto farsi sorrisi. In questo momento però non mi va proprio di parlarne con lui, perché solo accennare alla cosa mi fa star male e non vorrei scoperchiare in nessun modo questo vaso di Pandora prima del tempo. Spero solo che non stia soffrendo anche se credo sia così, nonostante lui cerchi di far vedere tutt'altro. 
Entrambi stiamo cercando di tenerci il più occupati possibile, col lavoro e con l'organizzazione della cena alla quale sta partecipando anche zia Lily che tra battutine, sorrisi, occhiolini e ammiccamenti non si rende conto che sta facendo di tutto per rendere le cose ancora più difficili, anche se lei pensa il contrario. 
Dopo che finirà questa storia degli articoli ho deciso che ne devo parlare con lei, prima della cena. Spero solo di non indispettirla in alcun modo e soprattutto spero che capisca le mie motivazioni e che mi sia di sostegno con mamma e papà che,  tra le tante cose che mi ha detto mamma ieri sera, non vedono l'ora di vedere quanto siamo felici nella nostra nuova casa.
Sono rimasta sbalordita a quelle parole. Da come parlava sembrava quasi desse per scontato che io e Ken ci saremmo presto sposati, quanto le cose stanno in tutt'altra maniera. 
Sono sicura che se al loro arrivo dicessi  di essere incinta sarebbero al settimo cielo, non più di quanto sarebbero scontenti se sapessero in che situazione di stallo si trova in questo momento la nostra amicizia.
Avanzo senza sosta sul marciapiede, camminando tra la folla che va avanti e indietro. Reggo in mano la cartellina rossa che contiene il mio lavoro e continuo a sperare che vada tutto bene.
"Calma e decisa",ripeto dentro di me,"devo essere calma e decisa e soprattutto padrona di me"; continuo a ripetermi queste parole quando, senza rendermene conto, vado a sbattere contro qualcuno e finisco per terra.
Ultimamente sembra proprio che io non possa fare a meno di finire addosso alle persone e ritrovarmi a gambe all'aria. L'aria di Parigi ha sortito una strano effetto su di me. 
-Dovresti cercare di stare più attenta,-dice una voce stizzita.
-Mi dispiace, ma andavo di fretta,- rispondo senza alzare lo sguardo cercando di recuperare il mio materiale sparso qua e là sul selciato. 
Ci sono un sacco di fogli e cerco di afferrarli il più velocemente possibile prima che qualcuno rovini tutto camminandoci sopra.
-Mi sa tanto che non puoi proprio fare a meno di venirmi addosso,-continua intanto la voce che adesso ha assunto un tono più cordiale e scherzoso.
Come? Ma come diavolo si permette questo sconosciuto a parlarmi in questo modo?
Sto per dirgliene quattro quando, alzando lo sguardo lo riconosco mentre mi osserva divertito con quei suoi occhi penetranti caratterizzati sempre da quell'espressione divertita.

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-Allora,-continua lui prima ancora che io sia riuscita a salutarlo,-ammettilo che non riesci a trattenerti dal venirmi addosso ogni volta che ci incontriamo!?,-dice con un sorriso.
-Ehi ciao Castiel! Che ci fai qui?
-Oh sai, stavo fermo giusto qui vicino aspettando che qualche bella ragazza mi venisse addosso e guarda un po' chi ha abboccato al mio amo?,- continua scherzoso.
-Scusami,-sorrido,- andavo di fretta e non ti ho proprio visto, -dico salutandolo con due baci sulle guace.
-Già. Sembra sia una tua particolare caratteristica.
-Se ti riferisci all'altro giorno non sono andate proprio così le cose. È stato Demon a venirmi addosso, se non ricordi.
-Certo che mi ricordo soprattutto perché lui non lo fa mai. Evidentemente ha buon gusto. 
-Oh, dai smettila con gli scherzi. Piuttosto come mai in giro da solo questa mattina?
-Ho già portato Demon a passeggio presto lungo le sponde del fiume perché dovevo sbrigare delle faccende in centro. Tu invece?
raccogliere i fogli da terra, mi fermo un attimo a leggere una specie di poesia.
- Ecco,-dico indicando i fogli che ho in mano,- stavo andando alla rivista per portare gli articoli che avevo scritto,- e piegandomi per terra continuo a raccogliere gli altri fogli.
-Lascia che ti dia una mano,-dice chinandosi con me.
-No, non preoccuparti ho quasi fatto,- rispondo prendendo un foglio tra le mani.
In quel momento il mio sguardo cade su ciò che vi è scritto sopra e noto con stupore che non si tratta dei miei articoli e mentre lui continua a raccogliere i fogli da terra, mi fermo un attimo a leggere una specie di poesia.
-Che succede?,- mi chiede ad un tratto lui,- perché ti sei fermata con quell'espressione sul viso?
-Ma è bellissima!,- rispondo non badando alla sua domanda,- è tua per caso?
-Cosa?,- chiede avvicinandosi a me e guardando il foglio.
Da quella distanza riesco a sentire l'odore del suo profumo, un misto tra muschio e dopobarba. 
Stare così vicini mi mette quasi in agitazione. Non capisco cosa mi prenda in alcuni momenti. Forse questo è dovuto alle sue continue battute e al fatto che da quando ci siamo conosciuti non ha fatto altro che mandarmi frecciatine. 
In questo momento una strana sensazione mi attraversa il corpo e mi sembra di arrossire; cerco di pensare ad altro, di concentrami sul foglio che ho per le mani, anche se sento il suo respiro sul mio collo e con la coda dell'occhio posso vedere i suoi capelli scarlatti che fanno capolino affianco a me.
restiamo in silenzio per un po', forse lui è intento ad esaminare quella poesia, ma mi sembra che stia indugiando un po' troppo; se la scrittura è la sua dovrebbe riconoscerla subito. 
Finalmente lui parla:- Oh, sì è mia. È una canzone che ho scritto l'altra sera, ma non la leggere non è venuta bene, - e così dicendo mi toglie il foglio dalle mani. -Mi dispiace di aver curiosato tra le tue cose, ma credimi è davvero bella!
-Ti ringrazio, ma non ne sono molto sicuro,- risponde e, dopo avermi aiutato a sistemare i fogli nella cartellina continua,-mi ha fatto molto piacere vederti Cristy. Spero che il tuo lavoro vada meglio del mio,-dice sventolando il suo foglio.
-Lo spero,-rispondo sorridendo, -altrimenti addio posto.
Restiamo in silenzio per un attimo guardandoci a vicenda finché lui esclama :- Beh, non vorrei trattenerti oltre. Io vado. Ci vediamo al locale.
-Certo,-rispondo con un sorriso. 
Lui mi guarda e facendomi un occhiolino si allontana.
Guardo l'orologio. Sono ancora in tempo per fortuna. 
Mentre proseguo per la mia strada, la mente non può fare a meno di ritornare a pochi attimi prima.
Chi sa cosa mi è preso in quel momento. Anzi non capisco cosa mi prende quando lo incontro.
Continuo a pensare a queste cose quando mi ritrovo di fronte al palazzo che ospita la redazione della rivista.
Mi blocco guardando in alto e l'ansia si ripresenta più forte di prima.
Faccio un respiro profondo, ripetendomi le parole della mamma.
Spero tanto vada tutto bene. 
Così mi faccio forza ed entro nell'atrio attraversando il grande portone d'entrata.
   
 
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