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Autore: Ledy Leggy    02/07/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2

Prova A Prendermi


 

Ed e Elsa erano posizionati dietro la sedia di Margot a casa. Quest'ultima batteva con rabbia sulla tastiera da almeno dieci minuti.

I due si scambiarono uno sguardo preoccupato.

"Che succede Marge?" Chiese Elsa dopo un po'.

Margot batté ancora un po' sui tasti, poi allontanò la sedia dalla scrivania, permettendo agli altri due di vedere il monitor.

"Ecco qua." Disse con rabbia.

Sul monitor c'era una pagina con un rapporto dell'FBI sulla rapina al museo di quella sera.

Sotto, parola per parola, c'era la trascrizione del loro dialogo agli auricolari.

"Hanno i nostri nomi." Commentò Margot indicando le righe con 'Elsa' e 'Marge'.

"Non proprio." Ribatté Ed, sollevato che il suo non ci fosse.

"Dobbiamo cambiare nome." Dichiarò Margot preoccupata. "Peccato, perché il mio durava da molto."

"Non possiamo cambiarlo ora. È quello che si aspettano. Già dopo il Louvre gli abbiamo fatto capire che potevamo vedere il sito dell'FBI, se ci scrivono qualcosa è perché vogliono farla sapere a noi e si aspettano che cambiamo nome."

"Che ragionamento contorto." Si lamentò Margot massaggiandosi la testa. "E ora sono più vicini che mai a noi."

"Lo dici sempre. L'hai detto anche quando mi è cascato quel biglietto al museo d'Orsay, e invece adesso lo lasciamo apposta in tutti i musei dove rubiamo qualcosa." La calmò Elsa.

Nonostante le parole di conforto, passò il resto della nottata sul sito dell'FBI, mentre i suoi due compagni dormivano a leggere le informazioni su di loro e sulle altre bande locali, per finire con le informazioni su sua madre.

 

Neal scese dalla macchina della polizia porgendo con un lieve sorriso le manette a Peter e calcando in testa il cappello.

"Neal, avremo bisogno di un disegno." Gli disse Peter mentre riprendeva le sue manette. "Abbiamo perso qualcuno con dei complici all'esterno. Anche se siamo riusciti a intercettare il loro segnale radio e abbiamo dei nomi parziali."

"Come avete fatto a perderlo?" Chiese Neal critico.

"Perderla vorrai dire." Lo corresse Peter. "È una lei."

"Ah ho capito chi è. Era una nuova, portava sempre cappello e occhiali da sole, posso farvi solo un mezzo identikit. Sembrava una tipa sveglia, aveva proposto un'altra via di fuga più sicura, ma anche più stretta e quindi l'idea era stata bocciata."

"Andiamo in ufficio, ti faccio sentire la registrazione."

 

"Elsa, c'è troppa gente qui fuori in macchina, secondo me sono poliziotti." Disse una voce maschile, uscendo dal viva voce del telefono della sala conferenze.

"C'è un'uscita sul retro con solo due uomini appostati. Prova con quella." Aggiunse poco dopo la stessa voce.

"Els, ho la pianta. Devi per forza ripassare dalla stanza di prima, ma è bloccata dalla grata." Una voce femminile si aggiunse alla prima.

"Sta arrivando la polizia." Di nuovo il maschio.

"Niente nomi, Marge!" Finalmente quella che doveva essere Elsa intervenne.

"Okay, il pannello di controllo è nella

stanza alla tua destra. Devi tagliare il filo rosso." Quella doveva essere Marge.

"Sì mh, come dire... non c'è un filo rosso." Questa era la voce di Elsa.

"Giusto scusa! Cavi americani... taglia il verde." Rispose la voce di Marge.

Neal sorrise pensando a quanto doveva essere stata eccitante la situazione. In sottofondo si sentivano le macchine della polizia.

Passò qualche secondo in cui si sentirono solo fruscii e tonfi.

"Mi mancava." La voce di Elsa si sentì forte e chiara nonostante il fiatone e le sirene della polizia.

Si sentì un sospiro di sottofondo.

"Non sai quanta ansia mette solo ascoltare e vedere, non so come tu faccia." Disse Marge poi.

"È così piacevole..." La voce di Elsa suonava allegra e spensierata, quasi da ragazzina.

"Ci vediamo al quartier generale." Fu l'ultima cosa che si sentì, prima di qualche tonfo e il silenzio.

 

"Abbiamo capito a chi potrebbero appartenere." Esclamò Diana entrando nella stanza con un fascicolo in mano. "Non abbiamo molte notizie di loro, fino a poco fa erano in Europa, mi sono fatta mandare un po' di dati dall'Interpol, non ci hanno dato molto, ma mi sa che non sanno molto loro stessi." Diana aprì il fascicolo sul tavolo e ne proiettò una copia sullo schermo.

"Loro tre sono i sospettati di cinque furti in Francia nei musei e un furto a casa di un ricco proprietario di una multinazionale, sospettati di altri furti in Italia qualche anno fa, e forse autori di un blocco di documenti falsi che abbiamo intercettato l'anno scorso. Non abbiamo immagini chiare, ma solo parziali. E quella che chiamano Marge è nuova ed è nel gruppo da solo due anni. Fino ad ora non sapevamo nemmeno i nomi." Spiegò Diana facendo scorrere alcune immagini sfocate delle telecamere del Louvre che mostravano la ragazza che doveva essere Elsa mentre rubava un quadro.

"Ah, Marge è l'esperta in informatica, è riuscita già più di una volta a hackerare il sito dell'FBI."

"Quindi se mettiamo qualcosa sul sito, loro lo scoprono subito." Osservò Neal.

"Allora lasciate queste informazioni cartacee." Ordinò Peter.

"No facciamo all'opposto, mettiamole, si sentiranno braccati e in ansia. È più probabile che facciano un errore. Fino ad ora non si sapeva niente e adesso abbiamo addirittura i loro nomi." Propose Neal sorridendo.

"Molto probabilmente sono falsi. Li cambieranno." Concluse Peter.

"Terrò d'occhio i miei contatti." Disse Neal.

"Che mi dici di quel biglietto?" Chiese poi Peter a Diana.

"Ce n'era uno uguale in tutte le altre scene del crimine di cui sono sospettati. Niente impronte né nulla, un normalissimo biglietto da visita." Spiegò Diana.

"Con scritto Prova a Prendermi." Sospirò Peter. "In quanto a vanità mi ricorda qualcuno." Disse guardando verso Neal che gli sorrideva pacificamente dalla sedia.

"Quale sarà il loro prossimo furto?" Chiese ancora Peter rivolto a Neal.

"Non so se gli interessa così tanto rubare, credo che lo facciano per la sfida è il divertimento. L'hai sentito come parlava Elsa, no? E hanno rubato una collana che rispetto a tutto il resto non valeva quasi nulla." Spiegò Neal. "Mi piacciono, sono organizzati, rapidi e sicuri." Peter lo guardò male, poi iniziarono a cercare un modo per rintracciarli.

 

Qualche giorno dopo Elsa camminava lungo il molo, lentamente e guardandosi intorno.

Dalle informazioni che aveva ricavato aveva saputo che sua madre sarebbe stata lì. I membri del Blue Diamond si erano tenuti in contatto con lei e il posto dove la vedevano più spesso era il molo.

Dopo circa mezz'ora in cui non era successo niente Elsa notò una figura in lontananza che camminava spedita verso di lei.

Ma non era sua madre.

Era un uomo, un bell'uomo, avrebbe aggiunto in futuro raccontando quella storia, con capelli neri e occhi azzurri, vestito con un completo elegante.

Sforzandosi un po' Elsa ricordò che era uno degli uomini del gruppo con cui aveva quasi rubato il Picasso qualche giorno prima.

"Dovresti essere in prigione." Gli disse quando fu abbastanza vicino, controllando che il berretto fosse ben calcato in testa e che gli occhiali da sole le coprissero bene il viso.

"Stavo cercando te." Sorrise lui, cercando evidentemente di distrarla.

Elsa sapeva che dalle telecamere Margot stava ricevendo le immagini e che di sicuro stava già indagando sull'uomo, perciò non si stupì quando sentì l'auricolare vibrare.

"Se fossi in te correrei via." Iniziò Margot.

Elsa controllò velocemente le vie di fuga dal molo, che erano molte, ma notò che c'era un camioncino bianco alquanto sospetto e un po' troppe persone in giro.

"Sei dell'FBI." Dichiarò squadrandolo.

Imprecò mentalmente mentre gli agenti sotto copertura che li circondavano si avvicinavano velocemente.

"Scusami, ma mi lasciate poca scelta." Tirò fuori una pistola dai pantaloni e la puntò verso l'uomo.

Tutti gli agenti intorno si bloccarono, osservando la scena spaventati.

"Vieni con me. Muoviti. E togliti l'orologio." Lo spinse velocemente verso l'uscita del porto, cercando di evitare posizioni troppo scoperte e nel frattempo controllò che si sfilasse l'orologio trasmittente dal polso e lo buttasse in terra. Lo fece salire nella sua macchina e iniziò a guidare per seminare gli inseguitori.

"Tienimi questa." Disse mollandogli la pistola in mano.

"Scusa, ma potrei spararti." Ribatté l'uomo sconcertato.

"Buona fortuna. È scarica." Dichiarò Elsa.

"Marge, dammi una strada rapida." Ordinò poi nell'auricolare mentre curvava a un semaforo rosso.

L'uomo accanto a lei si era affrettato a mettersi la cintura di sicurezza e la guardava curioso, ma non sembrava spaventato.

Elsa seguì le indicazioni di Margot fino ad arrivare a casa, senza più nessuno alle costole.

Riprese in mano la pistola e la infilò nei pantaloni.

Prese l'uomo per un braccio e lo portò rapidamente in casa, mentre Margot accorreva giù dalle scale imprecando.

"Ma sei impazzita! Non puoi portarlo qui! Ora che ci ha visti come facciamo?"

"Accomodati." Disse tranquilla Elsa, facendo cenno all'uomo di sedersi sul divano, cosa che lui fece in tutta tranquillità.

"Tu sei matta." Dichiarò Marge uscendo dalla stanza.

"Eddai Marge non ti arrabbiare. Marge!" Ma lei non rispose e li lasciò da soli.

"Che ci facevano tutti quegli agenti al molo?" Chiese Elsa all'uomo porgendogli un bicchiere d'acqua.

"Mi sono ricordato che quando eravamo sotto copertura avevi chiesto in giro di un posto, non so per cosa, e ti avevano risposto di andare al molo. Eravamo lì da qualche giorno." Spiegò l'uomo.

"Okay. È plausibile. Ripartiamo dall'inizio ti va? Io sono Elsa, tu?"

"Neal Caffrey. Sono un consulente dell'FBI. Immagino che ormai la tua amica lo sappia di già, visto che può hackerare il sito." Disse l'uomo con un mezzo sorriso.

"Può darsi."

In quel momento entrò un ragazzo, mettendosi anche lui un cappello in testa e degli occhiali da sole, mentre al collo portava già una sciarpa.

"Marge mi ha raccontato." Esordì entrando. "Sai, il bello di casa è che si poteva girare senza coprirsi il viso. Non lo puoi bendare?" Sospirò il ragazzo.

Quando Elsa e Margot litigavano Ed aveva sempre il ruolo di pacificatore e giudice.

"Per quel che mi riguarda può anche vederci." Borbottò Elsa. "Tra un po' lo lascio andare, giusto il tempo di trovare un'altra casa. Ma dove trovo mia madre ora? Accidenti." Imprecò. "Se era al molo di sicuro adesso non ci tornerà per un bel po'."

"Provo a rintracciarla, tu cerca una nuova casa." La calmò Ed.

"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.

"Così ci fai catturare? No grazie." Ribatté Ed.

"Come potresti aiutarci?" Chiese invece Elsa divertita.

"Prima di tutto mi dite il nome di questa persona che state cercando, se non ho capito male tua madre. Se è una criminale posso chiedere in giro ai miei contatti." Disse Neal stendendosi rilassato sul divano.

"Pensaci bene Els." Disse solo Ed prima di uscire.

"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.

"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.

"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.

"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."

"Danielle Sander." Sospirò Elsa sottovoce.

"Come prego?"

"Danielle Sander. È il nome di mia madre." Ripeté Elsa ad alta voce.

"Ah." Neal sembrava piuttosto sconvolto.

"La conosci?" Chiese rapidamente Elsa osservandolo attentamente.

"Io... l'ho conosciuta molto tempo fa." Rispose Neal. "Ho un amico che sa dove trovarla." Aggiunse poi.

"Chiamalo. Lo voglio sapere ora." Ordinò Elsa porgendogli un telefono. "Metti in viva voce."

Neal prese il telefono in mano e dopo averci pensato un po' digitò un numero.

"Pronto?" Rispose una voce.

"Mozzie, sono Neal."

"Mr FBI ha detto che sei stato rapito! Hai visto quante balle racconta il governo?" Esclamò Mozzie.

"È una lunga storia. Dovresti cercare di contattare Danielle Sander. Te la ricordi?" Lo interruppe Neal.

"Sì certo... una delle tue amichette di molto tempo fa." Cominciò Mozzie, ma di nuovo fu interrotto da Neal, un po' imbarazzato.

"Sì lei. Quando scopri dove è richiama su questo numero."

"D'accordo, metterò all'opera le mie capacità di investigatore." Dichiarò Mozzie riattaccando.

"È simpatico il tuo amico." Sorrise Elsa.

Margot entrò in casa in quel momento.

"Elsa! Vieni qui. Ci vuole una discussione a quattro occhi. Da donna a donna."

"Ho paura." Sussurrò Elsa alzandosi dal divano e andando in cucina per parlare, facendo sogghignare Neal.

Margot chiuse la porta.

"Adesso lo butti fuori." Dichiarò decisa. "Non mi importa se va a dire ai federali dove abitiamo, basta che esca di qui. Voglio poter girare a volto scoperto in casa mia. C'è un appartamento in offerta a qualche minuto da qui. Prendiamo quello, ma mandalo via."

"D'accordo ho capito. Marge calmati." Sbuffò Elsa.

Tornò in salotto da Neal e gli sorrise.

"Mi dispiace, ma non possiamo più ospitarti. Dovrai tornare a casa tua. Se vuoi ti do un passaggio in macchina."

"Sarebbe carino. Ci vuole un'ora da qui a casa mia." Sorrise Neal.

I due salirono in macchina e si avviarono verso casa di Neal.

"Cosa intendevi quando hai detto che sei più un criminale che un agente dell'FBI?" Chiese Elsa curiosa.

"Oh io sono un criminale. Sono un truffatore e un falsificatore. Sono anche stato dentro." Spiegò Neal.

"E ora collabori con l'FBI." Concluse Elsa per lui.

"Scusa il dubbio, ma ce l'hai la patente? Perché secondo me sei minorenne." Disse dopo un po' Neal.

"Certo che ho la patente!" Rispose subito Elsa. "Però sono anche minorenne." Aggiunse facendo l'occhiolino.

"Capito. Documenti falsi. Da chi te li fai fare?" Chiese Neal curioso.

"Sono fatti in casa." Sorrise Elsa. "Ma io non ti ho detto niente."

"Ovviamente. Li fai te?" Chiese ancora Neal.

"Marge non ha manualità, e Ed per ora è l'addetto alla cucina e alla macchina. Io... a buon intenditor poche parole."

"Puoi lasciarmi davanti a quell'edificio lì? Oggi ho il primo colloquio, tra qualche giorno decidono se togliermi la cavigliera elettronica." Chiese Neal dopo un po'.

"Wow! In bocca al lupo allora." Elsa parcheggiò al bordo del marciapiede e fece scendere Neal. Poi restò un po' ferma. Era curiosa di sapere come sarebbe andata a finire per Neal.

In quelle poche ore che lui era stato a casa sua, seduti a chiacchierare sul divano, aveva legato molto con lui. Lo sentiva quasi più vicino di Margot e di Ed. Non sentiva di potersi fidare in tutto e per tutto, ma si sentiva come se riuscisse a capire quando poteva fidarsi di lui e quando no.

Poco prima di girare l'angolo Neal si girò e la salutò con un cenno della mano. Lei sorrise, risistemò gli occhiali da sole e mise in moto.

Ripartì e tornò a casa, pronta a mangiare e riposarsi.






Angolo dell'autrice:

Buonsalve a tutti quanti!!
Nello scorso capitolo non ho scritto niente perché mi piaceva l'idea di lasciar parlare la storia da sola. (A chi la do a bere? E' chiaro che me ne sono dimenticata...)
Comunque adesso ci tenevo a dire che questa storia è probabilmente la migliore che ho scritto fin'ora e ci sono molto affezionata. Sia ai personaggi del telefilm che ai personaggi che ho inventato io.
Neal appare per la prima volta in questo capitolo, spero che sia abbastanza nel personaggio, mentre scrivevo avevo paura che risultasse un po' OC...
Ah una cosa che dovete assolutamente sapere è che questa storia si svolge in parallelo alla serie, mi piaceva l'idea di inserire nuovi personaggi e farli vivere in un contesto che conosciamo tutti bene. Verso la fine ci saranno anche un po' di capitoli di trascrizione quasi totale dagli episodi.
Detto questo, spero che apprezziate e aspetterò qualche recensione, positiva o negativa che sia.
Ci vediamo preso con il prossimo capitolo
Ledy Leggy

  
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