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Autore: comecloser    02/07/2015    1 recensioni
Un foglio bianco.
Mille pensieri per la testa ma zero parole per esprimerli.
Voglia di parlare.
Voglia di confrontarsi.
Voglia di scrivere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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A questo punto mi sento abbastanza a disagio a tirare fuori dallo zaino il libro, ma mi sto annoiando e non ho nient'altro da fare avendo terminato tutte le attività che mi ero preposta di compiere in treno.

Immersa nella lettura sento una voce maschile chiedermi: “Anche tu alle prese con Oscar Wilde?” Alzo la testa e vedo che la voce proviene dal ragazzo di fronte a me, che adesso mi sta guardando, incuriosito. Un sorriso mi esce spontaneo e rispondo “Per la miliardesima volta, ma sì.” E aggiungo: “Avevo bisogno di rileggere determinati tratti per schiarirmi le idee e ricordare quale deve essere la strada che devo percorrere.” Il ragazzo annuisce con la testa, quasi come se potesse comprendermi e ritorna alla sua lettura.

C'è sempre qualcosa di ridicolo nelle emozioni di chi abbiamo smesso di amare.” Riconosco che ciò che sta dicendo sia un tratto del libro. Alzo la testa. “Scusa?”. Lui sorride e mi fa: “Io avevo bisogno di rileggere questo di verso. E tu?” Prendo un respiro. “Bisognerebbe saper assorbire i colori della vita senza mai ricordarne i dettagli.” “Wow, certo che siamo due tipi abbastanza incasinati.” E sorride. Un sorriso sincero, genuino. E rido anch'io. Come non facevo da tempo.

Comunque piacere, Jake.” Mi porge la mano. Ricambio il saluto. “Piacere Annabelle.
Ha una stretta di mano forte, sicura. Rimango colpita dai tatuaggi che si intravedono dalla manica della maglietta. Uno specialmente ha attirato la mia attenzione. Degli scogli su cui si infrangono delle onde da cui riemerge una mano in cerca d'aiuto.

Indossa una t-shirt nera che mette in risalto le sue spalle larghe e un pantalone skinny anch'esso nero. Il castano dei capelli e il verde dei suoi occhi mi riportano indietro a quando da piccola vagavo tra la natura della montagna.

Anche tu stai tornando a casa per le vacanze di Pasqua?
Cavolo, quasi che ero riuscita a non pensarci per un po'. “Sì.
E non ne hai assolutamente voglia.
Immagino la felicità che traspare dalla mia faccia. “Si capisce così tanto?
Un po'.
Sorrido. “Tu invece?
Si, se quella si può chiamare casa."

Quindi frequenti anche tu l'università?
Secondo te?
Cos'è una sfida?
Non ci avevo pensato, ma ora sono curioso di sapere cosa pensi. Prova ad indovinare.
Allora, vediamo. Secondo me frequenti l'università, il che spiega il mare di libri dentro quella sacca. Forse stai preparando un esame. Gli ultimi? No, non credo. Stai frequentando il primo, no, il secondo anno. E dell'indirizzo sono quasi sicura, Lettere e Filosofia. Altrimenti è impossibile che un maschio sia alle prese con un libro, “Il ritratto di Dorian Gray” poi.” Scuoto la testa in segno di disapprovazione.
Lui si mette una mano al cuore, per farmi capire di sentirsi offeso dalla mia ultima osservazione. Alzo le mani come se non fosse colpa mia.
Allora, da dove partire. Hai ragione, frequento l'università e sto preparando un esame che dovrò dare al ritorno delle vacanze. Me ne mancano sette, e sì, sono al secondo anno. E cavolo, hai azzeccato anche l'indirizzo, complimenti.
Faccio un inchino e mi rendo conto che sto dando un'impressione completamente diversa dalla persona introversa che sono. O che mi hanno portato ad essere. E per una volta non mi dispiace.
"E tu invece? Cosa studi?"
"Giurisprudenza, primo anno."
"Ora provo io allora. Sarai stata sicuramente una di quelle ragazze che al liceo si battevano per i più deboli. Una che non può sopportare le ingiustizie. Una paladina della giustizia." Ride. E continua, "A parte gli scherzi, si vede che sei una persona vera. Hai uno sguardo sincero. Una di quelle che non riescono a tenersi le cose dentro." "Wow, hai capito più cose di me in una mezz'ora che persone che mi conoscono da una vita."

Veniamo interrotti dalla voce del capotreno che annuncia la prossima fermata.

Dalla fretta con cui inizia a sistemare le sue cose capisco che debba essere la sua.

Grazie per la compagnia, è stato un piacere.
Grazie a te e in bocca al lupo per gli studi.

Si incammina verso la porta e io mi giro per prendere le cuffiette dallo zaino. Noto un libro sopra il tavolino, “L'arte di amare” di Erich Fromm.
Nella speranza che non sia ancora sceso, lo chiamo: “Jake, hai lasciato un libro.” Mentre glielo porgo mi fa: “E' per te, questo è il libro che mi ha aiutato a capire la mia di strada. Spero possa aiutare anche te.” Incredula lo ringrazio. Mi fa un cenno con la mano e se ne va.

   
 
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