Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Odinforce    03/07/2015    6 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8
I sette compagni ripresero il cammino il giorno seguente, non appena il mondo fu illuminato da una luce sufficiente. Erano tutti d’accordo sul lasciare la città, dal momento che non erano riusciti a identificarla e dall’ingente quantità di pericoli che avevano affrontato finora; dunque continuarono a camminare all’interno del parco, tenendosi il più lontano possibile dal centro abitato. I Senzavolto costituivano ancora una minaccia per loro, e non era saggio camminare su strade affollate.
Jake Sully era stato scelto come capo del gruppo, poiché vantava di capacità ed esperienza maggiori degli altri. Il suo addestramento militare gli permetteva di guidarli e dettargli ordini egregiamente, e i suoi sensi animali gli permettevano di percepire minacce e pericoli a grande distanza.
Intanto l’atmosfera all’interno del gruppo si era fatta decisamente più allegra, grazie all’introduzione dell’ultimo arrivato. Po, infatti, era ancora più ottimista e spiritoso di Sora, e tentava in tutti i modi di mantenere alto il morale con le sue chiacchiere. Parlava soprattutto con Jake; gli ispirava fiducia poiché oltre a lui era il membro più inumano del gruppo. Per tutto il giorno discusse con lui sulla scelta di un nome “fico” da assegnare al gruppo, senza riuscire a trovarne uno decente.
« Che ne pensi de “I Salvatori”? » domandava Po.
« Banale » rispose Jake guardando avanti.
« E “I Sette Guerrieri della Luce”? »
« Tremendo. »
« “I Mitici Vendicatori Venuti Da Molto Lontano”! »
« Impronunciabile. »
« Allora i... i... » Po s’interruppe. « Uffa, credo di aver esaurito le idee. »
« Comincio a pensare che abbatti i nemici con le tue chiacchiere, invece che con il kung fu » commentò Jake, ironico.
« Ah, aspetta solo di vedermi all’opera, mio gigantesco amico. Ti assicuro che rimarrai abbagliato dalla forza del Guerriero Dragone. »
« Al momento mi piacerebbe essere abbagliato dalla luce del giorno. Qualcuno saprebbe dirmi che fine ha fatto il sole? Non so voi, ma a me sembra sparito di colpo. »
Il gruppo interruppe la marcia e si guardò intorno. Ognuno di loro fu costretto a condividere il punto di vista di Jake. Era vero, all’improvviso si era fatta la notte. Eppure non potevano aver camminato così a lungo. Nessuno di loro aveva con sé un orologio, ma erano certi di essersi messi in viaggio da poche ore. All’improvviso si trovavano su una strada deserta di periferia, circondati dal buio e dalla nebbia. In giro non si vedeva anima viva, nemmeno i Senzavolto che avrebbero dovuto abitare il quartiere. Un’atmosfera decisamente lugubre, da qualsiasi punto di vista.
« Questo mondo diventa sempre più bizzarro ad ogni passo » borbottò Hellboy, guardando il cielo con aria seccata.
« Già » aggiunse Lara. « A quanto pare, anche lo scorrere del tempo è decisamente diverso. Il giorno e la notte passano in maniera irregolare. Mi chiedo quanto potrà durare... »
« Questo posto mette i brividi » mormorò Po, il cui sguardo saettava in ogni direzione con evidente timore. « Sarà meglio allontanarci il più possibile, non si sa mai. »
« Hai paura, Po? » chiese Sora, scettico e divertito allo stesso tempo. « Non credo che si addica al mitico Guerriero Dragone, avere paura... »
« Non... non ho paura! » esclamò il panda, ricomponendosi. « E anche se ne avessi non ci sarebbe nulla di male, giusto? Dico solo che questo ambiente non è affatto piacevole... non trovi? »
« Ah, ho visto di peggio. Ma devo ammettere che tutta questa nebbia, oltre ad essere un impiccio, mi dà un cattivo presentimento. »
Lo sguardo di Sora cadde infine su Harry, ed ebbe un’illuminazione.
« Suggerisco di restare in guardia, Harry » gli disse. « Quei mostri di ieri, i Dissennatori, sapevano provocare la nebbia... e se ce ne fossero altri da queste parti? »
« Ne dubito » rispose il giovane mago. « Se fossero i Dissennatori l’aria sarebbe gelida, il buio assoluto, e non riusciremmo a pensare a nulla di bello. Credimi, ormai so riconoscere l’effetto che fanno all’ambiente prima che appaiano. »
Sora annuì, più rilassato di prima. Era certo di potersi fidare ciecamente di Harry, specie dopo aver sentito la sua storia. Era un tipo in gamba, con tutte le carte in regola per essere trattato come un amico.
Jake si fermò all’improvviso, facendo segno agli altri di fare lo stesso. Restarono tutti in posizione di guardia, in mezzo alla strada, circondati da una nebbia fattasi ormai fittissima.
« Sentito qualcosa, Jake? » domandò Lara, afferrando subito le pistole.
L’alieno fiutò l’aria per qualche secondo prima di rispondere. Dall’espressione della sua faccia era disgustato.
« Senzavolto? »
« No, i Senzavolto non hanno odore » disse. « Chiunque sia, ha un odore terribile. Purtroppo lo riconosco... è l’odore della morte. »
« Prego? » fece Harry perplesso.
« Puzza di morto » spiegò Hellboy con serietà. « Deve aver fiutato un cadavere nelle vicinanze... giusto, Sully? »
« Più di un cadavere » rispose Jake, che nel frattempo si era voltato. « Sento molti odori diversi, da ogni direzione... sono morti, tutti morti. Decine di cadaveri. Ma quel che è peggio... non ha alcun senso... è che li sento camminare. »
L’incredulità s’impadronì dei sette compagni. Un attimo dopo, tuttavia, si erano messi a cerchio, l’uno a fianco all’altro, in modo da guardare in ogni direzione coprendosi le spalle. Avevano tutti le armi in pugno o, nel caso di Po, i pugni serrati. Ancora una volta erano pronti a combattere.
Fu allora che li videro venir fuori dalla nebbia, tutt’intorno a loro. Uomini e donne, a decine, camminavano lentamente verso di loro, alcuni zoppicanti, altri striscianti. Avevano i vestiti sporchi e laceri, la pelle cadaverica e marcescente; molti di loro avevano qualche pezzo mancante, come una gamba o un braccio, ciononostante continuavano a muoversi. I loro occhi (quelli che ancora li avevano) erano completamente bianchi, inespressivi, ma erano tutti fissi sul gruppo.
« Per la barba di Merlino! » esclamò Harry con orrore. « Sono Inferi! »
« Sono cosa? » fece Sora, non riuscendo a capire.
« A casa mia li chiamiamo zombi » disse Hellboy, che tra tutti sembrava il più tranquillo. Dal suo tono, infatti, sembrava sapere con chi avevano a che fare.
« Non-morti » aggiunse Lara, puntando subito le pistole. « Persone resuscitate per mezzo di qualche maledizione. Ma non hanno alcun controllo... pensano solo a mangiare carne viva. »
I sette compagni restarono in guardia, attendendo il momento giusto per attaccare. Hellboy spiegò rapidamente agli altri come trattare con gli zombi; da qualsiasi mondo provenissero, infatti, il diavolo era certo che bastasse un colpo alla testa per ucciderli, poiché era il punto debole più classico. Gli zombi continuarono ad avanzare, arrancando lentamente verso di loro; erano vicini, ormai, abbastanza per colpirli senza sbagliare... ancora pochi attimi.
Il cupo silenzio della notte fu rotto all’improvviso. L’intero gruppo fu colto dalla sorpresa poiché udirono una musica diffondersi nell’aria. Gli zombi si fermarono, come se avessero subito qualche effetto collaterale; ognuno di loro smise di avanzare si mise dritto in piedi, come in attesa di ordini.
« Che succede? » disse Harry, decisamente stupito dalla reazione. « Cos’è questa musica? »
« Non riesco a capire da dove provenga » aggiunse Hellboy, guardandosi intorno. « Eppure mi sembra familiare... »
« Sì, anche a me » intervenne Lara.
La musica aumentò di volume. Il genere era sicuramente pop, e s’intonava perfettamente con l’ambiente lugubre. Come se non bastasse, gli zombi avevano ripreso a muoversi, ma, con grande sorpresa di tutti, si erano messi a ballare, in sincronia. Facevano tutti le stesse mosse all’unisono, guidati da uno zombi alla testa del gruppo: aveva l’aspetto di un ragazzo di colore dai capelli ricci, vestito con una tuta rossa, l’unico tra loro intento a cantare.
 
Its close to midnight and something evils lurking in the dark
Under the moonlight you see a sight that almost stops your heart
You try to scream but terror takes the sound before you make it
You start to freeze as horror looks you right between the eyes,
You’re paralyzed...

 
Il gruppo restò immobile, fissando l’orda di zombi che continuava a ballare come se nulla fosse. Erano a metà tra lo stupore e il divertito, ma non sapevano esattamente cosa pensare.
« Ma quello... » disse Hellboy con aria incredula, fissando il ragazzo riccioluto « no, non è possibile. »
« Cosa c’è, Red? » chiese Sora.
« Ora capisco... quel ragazzo è... Michael Jackson! »
Fra tutti i compagni, solo Jake e Lara fissarono il ragazzo zombi con la stessa espressione di Hellboy. Anche loro avevano riconosciuto in quelle sembianze Michael Jackson, considerato il re della musica pop del XX secolo. In quel momento si stava cimentando in una delle sue coreografie più famose, Thriller, nel cui video danzava con la stessa orda di zombi che vedevano in quel momento.

‘cause this is thriller, thriller night
And no ones gonna save you from the beast about strike
You know its thriller, thriller night
Youre fighting for your life inside a killer, thriller tonight...

 
« Tutto questo è assurdo » commentò Jake, scrutando dall’alto la scena. « Cosa dovrebbe significare? Come siamo finiti nel video di Thriller? »
« Non ne ho idea, ma non credo che sia saggio chiedere informazioni a quelli » rispose Hellboy, indicando gli zombi. « Andiamo via, finché sono impegnati a ballare. »
« Da questa parte! » esclamò Luke, che tra la folla di zombi aveva individuato un varco sufficientemente largo per passare. Il gruppo iniziò la fuga, superando Michael Jackson e i suoi “compagni”; l’orda era imponente, ma bastarono pochi colpi ben assestati a qualche zombi per tenerli alla larga e lasciarseli dunque alle spalle. Tuttavia, quando ormai li avevano lasciati indietro, si accorsero che la musica era cessata. Jake si voltò, e vide che gli zombi si erano nuovamente concentrati su di loro: Michael Jackson si fece avanti, in testa all’orda, e iniziò ad avanzare. Ora gli zombi si muovevano più velocemente, una massa ululante di persone in stato avanzato di decomposizione.
I sette compagni accelerarono, cercando di mettere più strada possibile tra loro e gli zombi. Jake era in testa poiché aveva le gambe più lunghe, ma non poteva lasciare indietro i suoi amici; inoltre la strada acquistava sempre più pendenza, diventando una salita. Gli zombi continuavano a stargli dietro, implacabili, ansiosi di affondare i denti sulle loro carni.
« Dobbiamo... trovare un riparo! » esclamò Harry, che iniziava ad accusare la fatica. « Ma dove? È uno spazio troppo... aperto... ci seguiranno... ovunque! »
« Lassù, ragazzi! »
I compagni seguirono con lo sguardo Jake, che giunto in cima alla salita stava indicando qualcosa. Non appena lo raggiunsero, capirono che l’alieno puntava il dito verso un grande maniero che sorgeva di fronte a loro, cupo e imponente nel buio della notte. L’aspetto fatiscente lasciava presumere che fosse disabitato da molto tempo. Era circondato da alte e solide mura; avrebbero sicuramente impedito agli zombi di raggiungerli, se si fossero barricati all’interno del castello. L’orda, ormai troppo vicina, impedì al gruppo di pensarci su, quindi non ebbero altra scelta che dirigersi in quella direzione. Lara raggiunse per prima l’ingresso, un vecchio cancello arrugginito, solo per scoprire che era chiuso con un catenaccio.
« Non si apre! » gridò la donna, scuotendo con forza le sbarre. « Qualcuno venga ad aiutarmi! »
Hellboy, Luke e Sora erano impegnati a tenere a bada gli zombi, attaccandoli con le loro armi. Cercavano di trattenerli per dare il tempo agli altri di aprire il cancello. Harry si fece quindi avanti, puntò la bacchetta verso le catene e gridò: « Alohomora! »
Il lucchetto si aprì di scatto, facendo cadere a terra le catene. Il cancello si spalancò, permettendo quindi ai compagni di passare. Uno dopo l’altro varcarono la soglia, continuando comunque a scagliare colpi contro gli zombi. Po fu l’ultimo, atterrando tra i compagni dopo aver attraversato l’ingresso con un goffo balzo; Jake richiuse dunque il cancello, spingendo forte per impedire agli zombi di sfondarlo. Era troppo alto perché i non-morti potessero morderlo o graffiarlo.
« Incarceramus! »
Harry evocò un groviglio di catene che si attorcigliarono tra le sbarre, sigillando il cancello meglio di prima. Gli zombi si trovarono definitivamente chiusi fuori. Le loro mani passavano tra le sbarre, ma erano del tutto impotenti; per quanto ci provassero, non riuscivano a passare, ed erano troppo deboli e stupidi per scalare le mura.
« È fatta » sbuffò Sora, decisamente sollevato. « Siamo al sicuro... per ora. »
« Aspetta a dirlo » lo ammonì Luke, guardandosi intorno. « Prima di tutto dobbiamo assicurarci che questo sia effettivamente un posto sicuro. »
Il gruppo volse lo sguardo verso il maniero; così vicino aveva un’aria ancora più inquietante. Sembrava proprio un castello infestato, roba da film dell’orrore. I sette compagni si trovavano in quel momento nel giardino che lo circondava, fatto di alte siepi verdi. L’ambiente era privo di luce, quindi era difficile capire se il luogo fosse abitato o meno. In ogni caso dovevano avanzare, quindi si misero in marcia; Hellboy, tuttavia, si trattenne ancora un po’ davanti al cancello, come notarono subito dopo.
« Un attimo solo, ragazzi » disse il diavolo, sollevando di nuovo la pistola. Si avvicinò alle sbarre e la puntò a uno zombi; non era altri che Michael Jackson, lo sguardo famelico mentre spingeva invano nel tentativo di passare.
« Nel mio mondo sei morto, vecchio mio » mormorò Hellboy mentre tirava il cane della pistola. « È giusto che riposi in pace anche qui. »
Bang!
Gli aveva sparato in testa, così forte da fargliela saltare. Quel che rimase dello zombi cadde in avanti abbandonandosi contro le sbarre, un cadavere ormai inutile in balìa degli altri che ancora spingevano. Hellboy voltò loro le spalle e raggiunse i compagni.
« Certo che il tuo mondo è davvero strano, Red » commentò Sora mentre percorrevano il giardino. « Come ha fatto uno zombi a diventare il re della musica pop? »
« Non hai capito niente, ragazzino » rispose Hellboy con fare burbero. « Tra le altre cose, Michael Jackson era famoso soprattutto per aver girato questo video, Thriller, in cui lo vedevi ballare insieme agli zombi. È considerato uno dei maggiori successi nella storia della musica. La scena in cui ci siamo trovati poco fa era praticamente identica a quel video. Mi domando che diavolo sta succedendo. »
Le chiacchiere di Hellboy si persero mentre il gruppo avanzava nel giardino. Ben presto si resero conto che non era un comune giardino: era pieno zeppo di siepi tagliate con estrema cura, formando figure di ogni forma e dimensione. Animali, oggetti, e persone verdi spiccavano dappertutto, come una folla immobile intenta ad osservarli; al centro del giardino, inoltre, era evidente una grossa siepe a forma di mano.
« Chiunque abitasse questo posto, aveva un ottimo talento nel giardinaggio » mormorò Luke, osservando con attenzione le varie sculture.
« Qualcosa non quadra » disse Lara con fare sospetto. « Queste siepi sembrano state tagliate da poco. Anche l’aria profuma di erba tagliata. Se questo castello fosse abbandonato, il giardino non sarebbe certo così ben curato. »
I compagni lanciarono un’altra occhiata al castello, decisamente perplessi. Erano tutti d’accordo sul fatto che quel castello aveva un’aria decrepita, tanto che nessuno sano di mente potesse mai aver l’idea di continuare ad abitarci dentro.
« Credi che ci sia ancora qualcuno là dentro? » chiese Po, facendosi improvvisamente turbato.
« Qualcuno che si preoccupa di potare le siepi, questo è sicuro » rispose Harry. « E se fossero Senzavolto? »
« Abbiamo fatto trenta, ragazzi » dichiarò Jake, tagliando corto. « Io dico di fare trentuno, entrando in questo posto. Male che vada, combatteremo ancora. »
Annuirono tutti, quindi proseguirono verso il castello. Giunti al portone d’ingresso, fatto di legno massiccio consumato dal tempo, non si stupirono di vederlo chiuso a chiave. Harry si fece dunque avanti, mormorando ancora una volta l’incantesimo Alohomora. La porta si aprì, permettendo loro di oltrepassare la soglia. Jake dovette chinarsi per passare, ma riuscì a seguire il gruppo senza fatica.
Dall’interno, il castello aveva un’aria ancora più sinistra, soprattutto a causa del buio che regnava assoluto. Harry e Sora procurarono un po’ di luce con la loro magia, illuminando l’ambiente.
Le pareti erano fatte di pietra scura, su cui erano appese varie torce spente ricoperte di ragnatele. L’atrio, il luogo che li circondava, era ampio ma deserto, arredato con qualche vecchio mobile impolverato. Numerose statue e gargoyle facevano capolino in ogni direzione, insieme a quelli che sembravano vecchi macchinari in disuso. I sette compagni non avevano mai visto niente del genere in un castello, e venne da domandarsi a cosa servissero. 
« Be’, sembra proprio abbandonato » commentò Po, con evidente sollievo nella voce.
« A volte l’apparenza inganna » disse Lara, che non aveva ancora posato le pistole. « Mi è capitato un sacco di volte di entrare in luoghi apparentemente deserti, per poi venire assalita da creature che si nascondevano. Fai il tuo incantesimo, Harry, dobbiamo essere sicuri che non ci sia nessuno. »
Harry annuì e afferrò ancora la bacchetta, ma fu fermato improvvisamente da Jake.
« Non ce n’è bisogno » dichiarò l’alieno, che guardava in un punto verso sinistra. « Infatti non siamo soli in questo castello. Sento un odore, molto vicino... è indubbiamente una persona. E si trova laggiù. »
I compagni si voltarono nella direzione indicata da Jake. Era completamente buio, ma quando Harry indirizzò la sua bacchetta illuminata, videro tutti una sagoma spuntare da dietro una colonna. Una figura umana, immobile come una statua, eppure viva. Non appena fu illuminata, questa sparì dietro la colonna, chiaramente nel tentativo di fuggire.
« Fermo! » esclamò Jake.
Il gruppo iniziò a correre, inseguendo la sagoma. Lasciarono l’atrio e s’infilarono in un corridoio pieno di armature. Videro la figura in lontananza, intenta ad allontanarsi; non stava correndo, ma camminava molto velocemente. Aveva una strana andatura, in effetti, come se non fosse capace di andare più veloce. I compagni non ebbero difficoltà a raggiungerlo, dopo che aveva svoltato l’angolo per infilarsi in un’altra stanza. Entrarono tutti tranne Jake, troppo alto per passare attraverso il piccolo ingresso.
« Fine della corsa, bello » dichiarò Hellboy, puntandogli contro la pistola. La figura smise di muoversi, poiché la stanza non aveva altre uscite, quindi si voltò verso il gruppo, lasciando che la bacchetta di Harry lo illuminasse.
« Ma cosa...! »
Tutti i componenti del gruppo rimasero stupiti. Era un ragazzo, così pallido da sembrare un morto. Dimostrava al massimo una ventina d’anni, ma era il suo aspetto a destare tutto lo stupore. Indossava una specie di tuta di pelle che lo copriva dai piedi fino al collo, fatta di cinghie e di catene; aveva una folta chioma di capelli neri, scompigliati e in parte irregolari, come se fossero stati tagliati male. E le mani... al posto delle dita aveva lunghe lame affilate, simili a quelle delle forbici. Sarebbe apparso molto inquietante se sul suo volto non fosse dipinta un’espressione immensamente triste, causata soprattutto dallo spavento.
« Santo cielo » mormorò Lara, lo sguardo carico di stupore. In realtà nessuno era sconvolto più di tanto dall’aspetto del ragazzo misterioso, dal momento che ne avevano passate tante. Tuttavia la donna si dimostrò più compassionevole degli altri, e si avvicinò a lui. Il ragazzo si ritrasse impaurito.
« Non aver paura » disse Lara, sollevando una mano verso di lui. « Non vogliamo farti del male. Red, per l’amor del cielo, abbassa quell’arma... non credo che sia pericoloso »
La mano di Lara sfiorò il volto del ragazzo. Solo in quel momento si accorse che il suo viso era segnato da molte, sottili cicatrici, provocate probabilmente dalle sue stesse lame. Ovviamente ogni volta che si toccava finiva per tagliarsi.
« Io sono Lara » proseguì la donna, sorridendo per ispirargli fiducia. « Tu come ti chiami? »
« Edward » rispose il ragazzo con un sussurro. Dopo qualche secondo sorrise anche lui.
« Tu vivi qui, Edward? Questa è casa tua? »
Edward annuì, chinando lentamente il capo.
« Ci dispiace di averti spaventato » intervenne Sora. « Cercavamo un riparo e siamo finiti in questo castello. Ce ne possiamo andare, se siamo per te un fastidio... »
« No... restate » rispose Edward. « Potete restare. »
« Grazie, Edward. Io sono Sora, piacere di conoscerti. »
Il ragazzo alzò meccanicamente una mano, ma poi si accorse che non avrebbe mai potuto stringerla. Infatti Edward lo guardò con aria mortificata, dopo aver lanciato uno sguardo alle sue stesse orrende mani. Fece quindi un passo in avanti, dirigendosi verso la porta.
« Prego... da questa parte » sussurrò, invitandoli a seguirlo.
I compagni ritornarono nel corridoio, camminando lentamente per seguire il passo di Edward.  Lo strano ragazzo li ricondusse quindi nell’atrio, voltandosi verso la grande rampa di scale che conduceva ai piani superiori.
« Mi domando da dove salta fuori questo tipo » mormorò Hellboy, scrutandolo sospettoso.
« Non è pericoloso, Red » gli disse Sora con serietà. « Credimi, lo capisco bene. Inoltre... ha qualcosa di familiare. »
« Vuoi dire che lo conosci? »
« No, ma mi ricorda qualcuno. Il suo viso assomiglia molto a quello di una persona che ho incontrato in passato. »
« Vivi qui da solo, Edward? » domandò in quel momento Lara, rivolgendosi al ragazzo.
« Non più » rispose lui. « Mio padre... non si è più svegliato. Poi sono venuti altri... i miei amici. »
Luke, Harry e Jake si guardarono con aria perplessa. Edward parlava indubbiamente in modo strano, impossibile da comprendere con le sue poche parole.
« Allora c’è qualcun altro qui con te? » fece Harry, guardandosi intorno. « E dove sono? »
Edward non rispose, ma si voltò verso Harry con una faccia nuovamente spaventata. Il giovane mago volle dire qualcosa, ma fu interrotto da un movimento improvviso: una mano spuntata dal nulla lo afferrò per la spalla, trattenendolo mentre un’altra mano gli puntava qualcosa alla gola; abbassò lo sguardo quanto bastava per capire che si trattava di un rasoio, molto affilato.
I compagni scattarono subito in guardia, puntando le armi contro l’aggressore di Harry. Era un uomo, emerso dal buio senza farsi notare; alto, dal viso pallido quasi quanto Edward, circondato da una chioma di capelli ricci striati di grigio. Vestiva con abiti da bottegaio, antichi, risalenti almeno al XIX secolo. Aveva uno sguardo terrificante, quasi folle, mentre fissava con disgusto gli alleati di Harry, pronto a tagliargli la gola con quella lama alla minima reazione.
« Lascialo andare » disse Hellboy, la pistola in pugno. « Ti assicuro che posso farti saltare la testa prima che tu possa anche solo pensare di muovere la mano. »
« Neanche per sogno, mostro » rispose l’uomo. « La mia lama ha sete di sangue... e la disseterò subito, a meno che non gettiate a terra le vostre curiose armi. Subito! »
« Senti, amico, non siamo in cerca di guai » gli disse Harry, cercando di restare immobile. Quella lama era paurosamente vicina alla sua gola. « Lasciami andare... ti prometto che non ti faremo nulla. »
« Troppe menzogne ho udito nella mia vita... perché dovrei farmi incantare proprio adesso dalle vostre? »
« Fermati » lo implorò Edward, ancora impaurito. « Non... non ce n’è bisogno. »
« Non immischiarti, Edward! Devo pur difendere in qualche modo il castello dagli invasori, visto che apri la porta a tutti quelli che capitano da queste parti. »
« Non siamo invasori! » esclamò Jake indignato.
« Siete dei mostri » ribatté l’uomo, implacabile. « E ora scoprirò di che colore è il sangue di questo che si spaccia per un giovanotto. »
Mosse la mano, ma non accadde nulla. Per qualche strano motivo, l’uomo non riusciva ad andare avanti, a colpire la gola di Harry con la lama; il suo braccio sembrava paralizzato.
« Ma che diavolo... »
La mano scattò all’indietro di colpo, allontanandosi dal ragazzo. Harry ne approfittò per scappare ritornando tra i suoi compagni. L’uomo perse l’equilibrio, mentre il rasoio gli sfuggiva di mano; questo restò sospeso nell’aria, come se lo tenesse una mano invisibile. La lama si mosse quindi verso l’uomo puntandogliela alla sua stessa gola.
« Ma che succede? » fece Sora, con aria confusa. « Chi è che lo sta facendo? Oh. »
Il suo sguardo si era posato su Luke, che tendeva la mano libera in avanti, verso l’aggressore. A quel punto divenne tutto chiaro. Il Jedi stava usando il potere della Forza, che gli permetteva di controllare oggetti e persone senza doverle toccare; in questo modo aveva potuto prendere il controllo della lama e disarmare l’aggressore.
« Cosa aspettate, dannati invasori? » incalzò l’uomo, fissando sia il rasoio che i compagni. « Finitemi... uccidetemi! Non temo più la morte, ad ogni modo. »
La lama volò all’indietro, finendo nella mano di Luke.
« Non siamo una banda di assassini » dichiarò il Jedi. « E non abbiamo intenzione di uccidere nessuno. »
« Allora che diavolo volete? Perché siete qui? »
« Cercavamo semplicemente un riparo. Non sapevamo che il castello fosse abitato. »
« È naturale, siamo noi a volere che appaia in questo stato, per tenere alla larga gli scocciatori! »
Mentre l’uomo pronunciava queste parole, Sora poté vederlo meglio in faccia. Si rese allora conto che il suo viso somigliava moltissimo a quello di Edward; era solo un po’ più vecchio di lui, e non aveva cicatrici. Inoltre continuava a pensare a quel qualcuno che aveva incontrato in passato, con i suoi stessi lineamenti; non fosse stato per il carattere e l’abbigliamento, avrebbe detto che fosse il suo gemello...
« Ma tu... » disse il ragazzo, non riuscendo a trattenersi « ...chi sei? »
« Sweeney Todd » rispose l’uomo, « al vostro servizio. Qualcuno ha bisogno di una rasatura? »
« Ti alleni con le presentazioni allo specchio, Todd? » esclamò una voce lontana. « Oppure tenti di fare la barba ai gargoyle? »
I sette compagni si voltarono immediatamente verso la voce, proveniente dal lato destro della scala principale. Dal buio erano apparsi due uomini, entrambi dall’aspetto stravagante. Uno, il più vicino, indossava un soprabito rosso a righe sopra un completo viola, e un cappello a cilindro; anche lui aveva il volto pallido, circondato da capelli bruni a caschetto ben curati. Aveva un’aria tranquilla, benché fissava il gruppo con perplessità. L’altro, quello che aveva parlato, aveva uno strano assortimento di abiti, e insieme alla sua faccia dava l’impressione di assomigliare a un clown; indossava vesti fatte con pezzi multicolore rattoppati insieme, e sulla testa portava un grosso cappello a cilindro decorato con svariati accessori per il cucito, tra cui spiccava una grossa carta da gioco. Il suo viso era bianco, benché non fosse truccato; sotto il cappello aveva capelli rossi molto arruffati, e occhi verdi come smeraldi; lo sguardo di costui era folle, ma allo stesso tempo comico. La cosa più strana è che i due uomini avevano lo stesso volto di Edward e di Todd, nonostante l’aspetto li rendesse molto diversi fra loro. Entrambi, inoltre, fissarono con grande stupore l’intero gruppo, rivolgendo lo sguardo (com’era ormai prevedibile) soprattutto su Jake e Hellboy.
« Oh! » fece l’uomo simile a un clown. « Voi dovete essere gli ospiti che aspettavo per il tè » sollevò un braccio e controllò il polso, anche se non portava alcun orologio. « Caspiterina, siete in anticipo di parecchio! »
« Che cosa significa? » domandò Luke con aria confusa. « Ci stavate aspettando? »
« Non fate caso a ciò che dice il mio amico » disse l’altro nuovo arrivato, ponendosi al fianco di Edward, « la metà di ciò che dice è fuori luogo. E l’altra metà è completamente priva di senso. Purtroppo è fatto così... fuori come un balcone. »
« Per la precisione, io sono matto » lo corresse il clown, indignato. « O meglio, sono Matto. Cappellaio Matto, piacere di conoscervi. »
« Il Cappellaio Matto? » ripeté Sora, sbalordito. Tutti si voltarono verso di lui, attirati dalla sua voce. Quando il Cappellaio lo notò, fu colto da uno stupore ancora maggiore.
« Un momento! Capelli spinosi color caramello, grossi pantaloni, scarponi di dubbio gusto... e quella chiave... tu devi essere Sora! »
« Allora vi conoscete? » domandò Lara.
« Non proprio » rispose Sora. « Non l’ho mai incontrato, ma ho sentito parlare di lui poiché ho visitato il mondo in cui abitava... il Paese delle Meraviglie. »
« E io ho sentito parlare di te » disse il Cappellaio a sua volta. « So che ti sei intrufolato nel mio giardino mentre cercavi Alice. Non ero in casa quel giorno, ma spero che tu abbia gradito ugualmente il tè e ammirato gli agapanti. »
« È stata Alice a parlarti di me, vero? Lei come sta? »
« È tornata a casa da molto tempo, ormai. Ma presto ritornerà per salvarci tutti, nel Giorno Gioiglorioso. Abbasso la capocciona maledetta! »
« Allora sei finito anche tu in questo strano mondo. Mi dispiace tanto » mormorò Sora, improvvisamente mortificato.
« Ne ho viste di peggiori, giovanotto. Ma forse, ora che sei qui, potresti aiutarmi a risolvere un atroce dilemma. Tu lo sai perché un corvo assomiglia a una scrivania? »
Sweeney Todd raggiunse in quel momento i suoi compagni, poiché non badava più nessuno a lui. Jake ne approfittò per lasciar cadere il discorso tra Sora e il Cappellaio Matto, rivolgendosi al tizio che lo accompagnava.
« Voi, invece, chi siete, signore? »
L’uomo alzò lo sguardo di parecchio per fissare quello di Jake.
« Willy Wonka » rispose, sollevando gentilmente il cappello. « E a differenza dei miei colleghi qui presenti, non sono né deforme né disturbato mentalmente. Senza offesa, mio caro Edward » aggiunse, guardando il ragazzo, « non volevo escluderti dalla conversazione. »
Edward lo guardò senza dire nulla.
« È incredibile... ma quanti siete? » commentò Harry che, come gli altri, aveva iniziato a notare la sorprendente somiglianza tra i personaggi.
« Vi somigliate parecchio, devo ammetterlo » aggiunse Luke, spostando lo sguardo da uno all’altro. « Avete persino la stessa voce... siete forse fratelli? »
« Per carità, nient’affatto! » rispose Wonka, guardando Todd e il Cappellaio Matto come se l’idea fosse inconcepibile. « Ve lo assicuro, non sono imparentato con nessuno di questi singolari individui, nonostante le circostanze ci abbiano spinto a diventare soci. In effetti, a differenza del signor Todd, so essere estremamente generoso. Ecco » ed estrasse dalla tasca una manciata di dolci e caramelle. « Servitevi pure, è ciò che rimane dei miei adorati capolavori... vi assicuro che nessuno contiene carne umana » aggiunse, guardando bieco Todd.
« Bleah » fece Po con disgusto, pensando alle sue ultime parole.
Un nuovo rumore attirò l’attenzione di tutti, verso l’area da cui erano comparsi Wonka e il Cappellaio. Qualcun altro aveva fatto capolino dal buio, emettendo un forte sbadiglio. I sette compagni videro così arrivare un giovane, vestito con un antico ma elegante completo nero, simile a quello usato dagli sposi. Era pallido come gli altri, e i suoi lineamenti erano anch’essi somiglianti, ma era più alto e magro, quasi uno spilungone. Aveva un’aria innocente, un po’ sbiadita dall’evidente senso di stanchezza.
« Scusate, mi ero appisolato » borbottò il giovane, avvicinandosi ai suoi “soci” come se nulla fosse. « Perché fate tutto questo baccano? C’è forse qualche... oh! »
Aveva notato finalmente il gruppo, e il suo stupore superò di gran lunga quello di tutti i suoi amici messi insieme. Com’era prevedibile concentrò lo sguardo su Jake ed Hellboy, i più appariscenti del gruppo.
« Abbiamo degli ospiti, Victor » annunciò Wonka con aria allegra. « Ti suggerisco di ricomporti e fare le presentazioni, in quanto ad etichetta sei il migliore del club. »
Victor impiegò parecchio per riacquistare il controllo e la voce. Da come guardava i sette compagni, infatti, sembrava non credere ai suoi occhi, come se fosse finito in un incubo.
« S-sono Victor... Victor Van Dort. Piacere di... di conoscervi. Che cosa vi po-porta da queste parti?  »
« È una domanda che continua a non trovare risposta » borbottò Todd, che continuava a guardare il gruppo come se non desiderasse altro che ucciderli.
« Ve lo ripeto, non abbiamo alcuna intenzione di farvi del male » disse Lara alzando la voce. « Eravamo di passaggio, siamo stati attaccati da un’orda di zombi, e abbiamo pensato bene di rifugiarci qui. »
« Oh, sono tornati di nuovo? » commentò malinconico il Cappellaio Matto. « Ho perso l’occasione per farmi un altro giro di Deliranza con quel giovanotto in rosso. L’ultima volta mi ha stracciato, con quella sua pittoresca camminata all’indietro! »
« Sentite, se non siamo i benvenuti siamo disposti ad andarcene » dichiarò Jake, sovrastando le voci che ormai si accumulavano. « Per noi non è un problema... »
« Cos’è questo chiasso? »
La voce fece zittire tutti quanti, con la forza di un tuono. Tutti quanti, sia i sette compagni che il gruppo di Edward, si voltarono dunque verso la scalinata principale, sulla cui cima era improvvisamente apparso un uomo, che li scrutava minaccioso.
Il suo volto era identico a quello di Edward, di Wonka e degli altri, ma il suo pallore era il più impressionante, così bianco da assomigliare a un cadavere; aveva ombre scure intorno agli occhi iniettati di sangue, e corti capelli neri che incorniciavano il suo volto emaciato. Le sue mani, bianche come il volto, avevano le unghie lunghe e affilate, simili ad artigli. Vestiva con lunghi abiti eleganti, e tra le mani stringeva un bastone da passeggio.
« Voi! » gridò adirato verso i sette compagni, mentre scendeva i gradini a rapidi passi. « Come osate entrare nella nostra dimora? Questa proprietà non ammette alcun tipo di estraneo oltre la sua soglia! In parole povere, non siete i benvenu... »
Il nuovo arrivato s’interruppe sia con la lingua che con i piedi, non appena il suo sguardo si posò su Hellboy. In un attimo la sua espressione si tramutò, passando da semplice disgusto a puro odio. Spalancò la bocca, mostrando a tutti un paio di canini lunghi e aguzzi.
« Satana! » urlò, puntandogli contro l’indice artigliato. « Finalmente hai deciso di mostrarmi a me, immonda bestia delle tenebre! Sappi che non ti temo, e che non ti ho mai temuto. Dunque fatti avanti e affrontami... sono pronto a rispedirti all’inferno con tutta la tua spregevole ciurmaglia! »
I sette compagni restarono immobili, sbalorditi dalla situazione. Uno dopo l’altro si voltarono tutti verso Hellboy, che con la sua solita calma estraeva un sigaro insieme alla sua pistola.
« Credo che tu mi abbia scambiato per qualcun altro, bello » grugnì con aria infastidita, « ma se proprio insisti, ti affronto volentieri. Del resto è il mio lavoro, eliminare i mostri come te. »
« Calmati, Red, non fare pazzie » esclamò Jake, cercando di mantenere la calma. « E poi, di cosa parli? Quale mostro? »
« Si riferisce a lui » rispose Harry, che tornò a guardare l’uomo con il bastone. Dalla faccia che aveva fatto, sembrava aver capito. « Per la barba di Merlino, è un vampiro. »
« Disgraziatamente, lo sono » rispose lui. « E sono pronto a usare il potere fornitomi dalla mia orrenda natura contro di voi, se non lascerete immediatamente questa magione! »
« Insomma, basta! » gridò all’improvviso Sora, così forte da stupire tutti. « Qui nessuno attaccherà nessuno, perché non è assolutamente necessario! Lei, signor vampiro, nonostante le apparenze, mi sembra un brav’uomo... quindi sarà in grado di capire che nessuno di noi ha cattive intenzioni, nemmeno Red. Non so per chi lo ha scambiato, ma è un valoroso guerriero, come tutti noi. »
Il vampiro tacque, e dalla sua espressione fu evidente che le parole di Sora lo avevano colpito. Rimase ad osservare il gruppo per un po’, poi andò a guardare i suoi amici, tutti incerti sulla situazione, ma chiaramente speravano che potesse risolversi in maniera pacifica.
Alla fine mutò espressione nel viso, diventando straordinariamente rilassato. Sora capì di averlo convinto, dunque non li vedeva più come una minaccia.
« Perdonate la mia reazione, allora » disse il vampiro, inchinandosi rispettosamente. « Le avverse circostanze in cui io e i miei soci ci troviamo impongono uno stato di costante vigilanza. Poi, scorgendo le sembianze demoniache del vostro alleato ho incautamente perso la testa. »
« Devo dedurre che sia stato il mio famoso “parente” a infliggerti la maledizione » disse Hellboy.
« Una sua serva, in verità... una strega della peggior specie che prego non incontriate mai. Ma perdonatemi, non ho ancora avuto modo di presentarmi... Barnabas Collins, al vostro servizio. »
I sette compagni si presentarono uno dopo l’altro, pronunciando i loro nomi. Barnabas rimase ad osservarli, scrutandoli uno dopo l’altro, finché i suoi occhi non si posarono su Lara.
« Che incantevole visione » mormorò, facendosi avanti per baciarle la mano. « Di rado ho avuto modo di ammirare una tale bellezza femminile. Lasciatemi dire, lady Croft, che le vostre forme sono prosperose... impeccabili. »
« Oh... be’, grazie » fece Lara, incerta se sentirsi lusingata o disgustata. Quando le labbra di Barnabas sfiorarono la sua mano, infatti, sentì una sensazione indescrivibile, come se fossero gelide e roventi allo stesso tempo.
« E ora che abbiamo concluso le presentazioni, a nome di tutti i miei soci vi do il benvenuto nella nostra dimora... Burton Castle. Prego, fate come se foste a casa vostra. »
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Odinforce