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Autore: RedDisposition    03/07/2015    1 recensioni
–perché il caffè non lo danno qui dentro- sbuffò la latina –ti aspetti che diano la caffeina ad un branco di matte?- Santana scoppiò a ridere ma si bloccò vedendo lo sguardo titubante di Rachel nel guardare il suo pranzo –Rach quante altre volte dovrò dirti che devi mangiare se vuoi uscire da qui?- Rachel alzò lo sguardo sulla latina –io mangio, è quello che faccio dopo che mi fa paura- Santana alzò un sopracciglio –com’è possibile che abbiamo parlato di tutto tranne che della nostra storia?- Santana fece spallucce –non ne ho idea- si alzò le maniche di poco mostrando appena i polsi e Rachel notò un paio di bende, quelle che una settimana prima non aveva.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt, Mercedes/Sam, Quinn/Rachel, Rachel/Santana
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 23
 
-come bene tutti sappiamo il tema delle nazionali è il passato, che sia nostro o della storia americana o un passato in generale, quindi dato che abbiamo già stabilito la nostra scaletta volevo sapere se qualcuno di voi aveva intenzione di fare un numero- il professor shuester si guardò intorno nell'aula, i ragazzi mormoravano fra di loro e solo una mano era alzata -prof, vorrei cantare- la latina ricevette un sorriso e un assenso dal professore.
Camminò svelta fino al centro della stanza e sorrise -che hai addosso?- Artie la guardò confuso, Santana abbassò lo sguardo sulla felpa che portava in quel momento -vero, dov'è la tua divisa da cheerio? Se la Sylvester ti vede senza ti uccide- Santana sbuffò al commento di kitty -aspetta non indossi i pantaloni!- Noah sussultò sulla sedia, riuscì ad intercettare lo sguardo di rachel e si schiarì la voce tornando in sé -non porto i pantaloni, ma non sto in mutande puckerman- santana sbottò acida -questa felpa era abbastanza grande da non far vedere quello che ho sotto- santana sorrise aprendo la zip e sfilandosi la felpa.
Rahel spalancò la bocca riconoscendo la vecchia divisa da cheerleader di santana, e come ogni volta rimase a bocca aperta con la saliva a zero davanti a quel paio di gambe e a quei muscoli ben definiti -porca..- Sam aveva la stessa espressione che avevano tutti gli altri ragazzi -bene prof, prima che io inizi a cantare può portare dei secchi per contenere la bava del ranocchio e dei suoi simili?- mercede soffocò una risatina per poi ricevere una gomitata da Kurt -santana, vai avanti- sbuffò il professore -va bene, allora ho preparato questa canzone con una mia vecchia compagna di scuola, non è un problema se canta con me vero?- tutti i maschietti scossero la testa velocemente e come se Marylin Monroe stesse per entrare in stanza si posizionarono con lo sguardo verso la porta -se ha le tue gambe poi cantare con noi tutte le volte che vuole - lo sbuffo che segui il commento di noah arrivò da Rachel, si ritrovò lo sguardo divertito di santana adosso e dovette distogliere lo sguardo ler non fissarle le labbra e forse anche le gambe.

La canzone iniziò poco dopo con il boato dei ragazzi, Santana ballava perfettamente con la sua amica bionda, che rachel riconobbe immediatamente, ovviamente -Ma è Brittany?- Kurt le sussurrò ma decise di non attendere una risposta appena Rachel strinse le mascella e i pugni contro i lembi della sua gonna.
Rachel guardò tutta l'esibizione arricchendola di sbuffi e alzate di occhi al cielo ogni volta che quella bionda tutte gambe si avvicinava alla sua Santana.
Anche se sapeva bene di non avere più il diritto di affibbiarle quel pronome possessivo.

-bene Santana, ottima esibizione ma non credo sia poi così adatta- il professore si schiarì la voce per paura di un attacco da parte della furia latina di Santana -cosa? Ma è una canzone fatta per noi- l'ispanica indicò se stessa e Brittany -codarda- Rachel lasciò andare il sussurro rendendosi conto troppo tardi di averlo detto forse troppo ad alta voce -scusami?- Santana alzò un sopracciglio guardandola come un animale inferocito -credo che il professore voglia dire che era inadeguata, perchè, cara Santana, lascia che ti ricordi che hai avuto un passato più significativo del farti desiderare da tutti i ragazzi della scuola con la tua migliore amica!- Rachel si alzò in uno scatto di rabbia, vedere gli occhi di Santana tramutarsi e darle quella sfumatura di paura la fece caricare in un certo modo -tutti qui dentro sappiamo chi sei! Tutti sappiamo cosa nascondi sotto le maniche! Dove sei stata fino a qualche tempo fa! E soprattutto sappiamo con chi ci sei stata!- la rabbia di Rachel sembrò svanire tutta in una botta, ora sentiva solo la delusione fare breccia nella sua testa -come hai potuto dimenticarlo? Come hai potuto fingere che tutto quello che abbiamo passato fosse solo una finzione?- la voce rotta dal pianto di Rachel annunciò la distruzione totale dell'armatura di Santana. Il silenzio nella stanza era il segno che tutti stavano ascoltando attentamente quello che succedeva, Brittany aveva fatto un passo di lato per allontanarsi da Santana e guardava fissa Rachel, Kurt e Mercedes guardavano a tratti Rachel e a tratti Santana.
Le due invece erano entrate in un universo parallelo dove Santana aveva finito gli insulti e dove Rachel aveva la gola secca per il troppo parlare, fu quando una lacrima solitaria cadde sulle guance di Rachel che tutto finì, la diva camminò verso la porta lasciando una spallata a Santana, la latina sbuffò guardando le spalle di Rachel tese e le mani strette in pugni -cazzo- sbuffò passandosi una mano fra i capelli tiranti indietro solo di un lato.

-che diavolo è successo lì dentro?- Brittany seguì la latina fino al suo armadietto -niente Brittany, torna a casa- sbuffò Santana -cosa? Tu mi hai detto che vi siete lasciate!- la latina fissò confusa la bionda -è quello che ci è successo infatti-Brittany sbuffò alzando gli occhi al cielo -Lopez se so una cosa sull'amore è che quando due persone si guardano in quel modo non è affatto finita- santana si irrigidì quando sentì quelle parole -non mi servi più Pierce, puoi tornartene a fare la capo-cheerleader e a scoparti tutto ciò che si muove in California- Brittany sorrise scuotendo la testa -gli insulti non funzionano con me, Lopez- Santana sbattè l'armadietto guardandola male -senti Pierce- strinse i pugni e fece per parlare e attaccare l'amica bionda, ma vide Rachel avvicinarsi e guardò confusa la diva -guai in vista, io vado, è stato un piacere- diede le spalle a Santana –Rachel- sorrise e salutò la ragazza con un cenno della testa -ciao Brittany- Rachel sembrò fredda e distaccata, ma Brittany capì che non era per lei, ma per quella testona della sua ex migliore amica.

-vuoi farmi la predica Berry?-Rachel strinse i denti e scosse la testa -apri il tuo armadietto- Santana alzò un sopracciglio -cosa?- chiese divertita ma quando lo sguardo di Rachel si fece ancora più infuocato sbuffò aprendolo -allora?- chiese impaziente, Rachel fece un passo avanti senza smettere di guardarla, allungò una mano verso la loro foto, la staccò dal ferro e la strinse fra le mani. La accartocciò gettandola fra i piedi della ragazza -sei una codarda- sussurrò smettendo di guardare il viso di Santana per passare a fissare l'armadietto della latina. Santana cercò di non spalancare la bocca e di mantenere il suo sguardo di ferro -cos'hai detto?- sussurrò acida -codarda- Rachel sorrise meschinamente e dopo neanche un minuto si ritrovò schiacciata contro il ferro degli armadietti -Berry- Santana le prese il colletto del golfino e lo strinse con forza, forse per evitare di avvicinarsi più del dovuto -mi hai delusa- sussurrò Rachel lasciando che una lacrima le scorresse lungo la guancia -Rachel..- Santana sospirò portandole via la goccia salata con un dito, non si rese neanche conto del suo tono, perché troppo vicina al viso della ragazza, rachel sembrò accovacciarsi contro l'armadietto, le gambe le tremavano e il cuore le pulsava più del dovuto. Perché diamine le stava permetendo di avvicinarsi? Perché le aveva permesso di farsi asciugare quella lacrima?
Santana deglutì quando decise di allontanarsi per non nuocere ulteriormente la sua salute, sospirò lasciando il  colletto della ragazza, raccolse la foto accartocciata e la gettò nel suo armadietto chiudendolo subito dopo.


Sospirò con il respiro rotto dal pianto, prese il suo borsone degli allenamenti e si avviò al campo da football. 
Rachel scivolò lungo la parete e si sedette a terra, una mano era corsa al suo petto, aveva il respiro affannato, si era appena resa conto che aveva smesso di respirare quando Santana l'aveva afferrata.

 
-ti senti bene?- Rachel sussultò ritrovandosi due piedi maschili davanti alle sue gambe stese sul pavimento, era rimasta nella stessa posizione da quando Santana era andata via, alzò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi verde nocciola di Blaine che le sorrideva dolcemente -No- sussurrò, sentì il ragazzi sedersi al suo fianco e poggiò la testa sulla sua spalla -voi due lo risolverete- Rachel sbuffò -mi odia- Blaine trattenne una risata fuori luogo e accarezzò una guancia dell'amica -non essere tonta- Rachel gli lanciò un occhiata di fuoco -tonta? Io? Ma hai visto il modo in cui mi guarda ogni volta? Sembra voglia linciarmi!- Blaine sospirò alzandosi e tenendole una mano -vuole che tu la odi- Rachel alzò un sopracciglio -che significa?- Blaine la prese a braccetto e si avviò all'uscita della scuola -significa che è più facile smettere di amare chi ti odia- Rachel abbassò lo sguardo sentendo improvvisamente gli occhi inumidirsi -allora che si metta l'anima in pace, perché io non la odierò mai, nonostante i miei scatti di rabbia- Blaine sorrise e si allungò a lasciarle un bacio su una guancia -si aggiusterà tutto vedrai- le ripeté con tono calmo che avrebbe convinto persino una tigre a non mangiare la sua preda.

-Santana!- la latina si guardò alle spalle quando stava infilando le chiavi nella serratura della sua auto -Ciao Bietolone- salutò l'amico con un sorriso appena accennato -vedo che ti sei rimessa la divisa- Santana annuì stringendo il borsone in spalla -non mi andava di finire di nuovo nell'ufficio della coach- Finn annuì e si poggiò alla macchina sorridendo -allora, stai bene?- Santana alzò un sopracciglio -sto alla grande- l'ironia fece breccia nella sua voce facendo tramutare lo sguardo di Finn.
I suoi occhi le lanciavano delle ondate di dolcezza e di sicurezza tanto che Santana quasi si allungò in avanti per abbracciarlo e piangere come una bambina.
-è solo che ho sentito quello che è successo nei corridoi- Santana aprì la portiera e si bloccò a fissare l'interno della sua auto -credo che mezza scuola l'abbia visto- sussurrò entrando e sedendosi -San- Finn poggiò una mano su un braccio della latina ricevendo immediatamente un contatto visivo -sto bene Finn, dico sul serio- un falso sorriso spuntò sul viso di Santana che mise in moto -non sei sola San- la latina sorrise ironica e scosse la testa -sai ci si sente soli anche in mezzo alla gente- Finn la guardò con la bocca leggermente inclinata, Santana schiacciò l'acceleratore e come una furia su avviò verso casa.

 
-Hey Santana- la latina alzò lo sguardo dal volante e vide una coppia di ragazzi salutarla con la mano, accostò ed abbassò il finestrino –ragazzi- salutò Kurt e Blaine con un cenno della testa –dove vai, San?- la latina fece spallucce tenendo un braccio teso sul volante mentre l’altro era posato mollemente sulla rotellina del volume della sua radio –ho appena finito gli allenamenti sto tornando a casa, voi invece?- Kurt e Blaine si gurdarono un attimo sorridenti prima di riguardare la latina –noi stiamo andando a casa mia, Blaine resta a cena dai miei- Santana sorrise felice, ma il suo sorriso non poté che spegnersi appena vide le mani dei due ragazzi congiunte, senza neanche accorgersene deglutì sospirando –sono felice per voi, ma ora devo andare a farmi una bella dormita- i due annuirono sorridenti –ci sentiamo domani a scuola San- la latina salutò con la mano e chiuse il finestrino tornando a sigillarsi in quella scatola di metallo con la musica sparata a mille.
Corse per tutto l’isolato, finché arrivata a casa sua, scese dall’auto chiudendo la portiera con forza, arrivò al suo cancello di entrata e lì non riuscì a trattenere le lacrime che si erano bloccate all’altezza del suo petto procurandole un groppo in gola -vaya mierda!- sbottò aprendo la porta di scatto e rintanandosi in camera sua.
Perché non poteva essere più semplice? Perché invece di tutto quel caos la vita non le aveva dato la normalità? Magari un giocatore di football come ragazzo, una semplice coda di cavallo e di pompon al posto dei suoi mille demoni e della sua stupida armatura che ormai faceva acqua da tutte le parti. Arrivò in camera sua e si passò un paio di volte una mano su una guancia, per asciugare le lacrime. Si lanciò contro il letto scavando con la testa fra i cuscini e cercando di non lasciarsi andare completamente, di non far crollare quel muro che tanto era pieno di crepe. Mollò qualche pugno al materasso e al cuscino. Quando iniziò a sentirsi ridicola persino per se stessa si alzò e guardò un attimo il suo riflesso allo specchio.
Aveva i capelli scombinati nella sua coda alta, la divisa sgualcita, le mani chiuse in pugni quasi sanguinanti e le gambe erano così tese da sembrare pronte per una corsa ad ostacoli. Il suo viso era scavato dal pianto, le occhiaie erano evidenti e le labbra le si erano gonfiate a causa dei morsi che si era data per trattenere delle urla di disperazione.
Sbuffò sciogliendosi la coda con uno scatto, si guardò intorno e con forza mollò un calcio alla sua sedia che cadde rovinosamente a terra. Santana si irrigidì appena il dolore le arrivò dal piede al cervello, sorrise quasi diabolicamente e corse in cucina. Dopo poco lo specchio la vide arrivare con il coltellino tascabile che sua mamma le aveva tolto quando era finita in rehab, ricordava quando lo aveva usato l’ultima volta.
 
- non credo dovremmo farlo- Santana sbuffò lanciando un’occhiataccia a Brittany e Sugar –volete divertirvi? Allora dovete seguirmi, l’ho nascosta qui l’ultima volta- Santana mise una mano in una tasca controllando che il suo coltellino fosse ancora lì –forza, dobbiamo scavalcare se vogliamo prendere la nostra roba- Sugar sbuffò e avanzò il passo guardando Santana da lontano che con calma iniziava a scavalcare il cancello dell’edificio
–se il bidello ci vede?- Brittany si passò una mano lungo i capelli biondi ribelli –gli diremo che siamo venute a prendere un libro che avevamo dimenticato- Sugar annuì spaventata, le due si apprestarono a seguire la mora. Percorsero tutto il corridoio del primo piano fino ad arrivare al bagno delle ragazze.
-Santana, sbrigati- la latina annuì alzando un pollice alle due ragazze che facevano da palo. Entrò nel terzo cubicolo del bagno, contò le mattonelle del cubicolo, come se fosse un problema di algebra, quando trovò quella che le serviva impugnò il coltello e lo fece scattare. Tracciò il perimetro della mattonella quadrata con la punta del coltello, trovando finalmente il punto giusto per tirarla fuori. Posò il coltello sul pavimento sudicio della scuola e prese un sacchetto da dentro un buco profondo del muro.
-Muy bien!- esultò portando via il sacchetto, mise a posto la mattonella ed uscì dal cubicolo raggiungendo le due compagne che la aspettavano. Fecero lo stesso percorso che avevano già fatto per entrare. Dopo aver scavalcato si rifugiarono nell’auto decappottabile rosa di Sugar. Alzarono il tettuccio e con gli occhiali scuri al volto si catapultarono nei sedili anteriori.
-ce ne abbastanza per farne tre- Santana sorrise soddisfatta tenendo il sacchetto fra le mani –si ma non vorrei tornare a casa con gli occhi rossi- Santana sbuffò –non preoccuparti, a casa mia ho il collirio, domani mattina prima che mamma si sveglia ce lo versiamo negli occhi- Santana fece un attimo di pausa, tornò al posto accanto a quello del guidatore, si infilò il sacchetto nella tasca della felpa,dove  accanto c’era il coltellino –stasera sul tetto ci fumeremo queste tre meraviglie, ringraziate il signor coltello- Santana fece scattare l’oggetto puntandolo proprio avanti al naso aquilino di Sugar –sta ferma, mi spaventi- la rossa le spinse il braccio facendola sbuffare –e va bene, scusa- sbuffò guardando fuori dal finestrino.
 
Aprì gli occhi tornando a fissarsi allo specchio, come se le fosse venuta una strana idea si sfilò via la maglia della divisa, rimanendo solo in reggiseno, strinse i denti quando vide le cicatrici sui suoi fianchi. Fece scattare il coltellino e se lo avvicinò al fianco. Cercò di non guardarsi, perché sapeva cosa sarebbe successo se solo si fosse ricordata davvero chi era, sapeva che se si sarebbe guardata negli occhi avrebbe ricordato tante cose, oltre al suo fumare erba durante i primi anni di liceo, avrebbe ricordato quanto male faceva vedere quel sangue scorrere e quanto allo stesso tempo le faceva bene, le avrebbe semplicemente ricordato quanto poteva essere pericolosa quando si trasformava in un mostro. Strinse gli occhi e la mandibola, ormai ci aveva rinunciato a bloccare le lacrime, il coltellino aveva ormai la punta poggiata sulla sua pelle latina e cicatrizzata, bastava uno scatto, uno solo per formare uno di quei tagli che laceravano persino le carni. Ma Santana riuscì ad avere la forza di essere debole, riuscì a guardarsi allo specchio e a fermare il suo braccio e la sua mano che teneva il coltellino, le aveva bucato la pelle con la punta e un rivolo di sangue le era sceso, ma non era troppo, anzi quasi non faceva male. Santana sentì l’ennesima lacrima bloccarsi agli angoli della bocca ed alzò il coltellino dal suo fianco, riuscì a tenerlo così vicino al naso da analizzarlo per bene, una goccia di sangue scivolava lungo la lama e sul legno del manico, dove Santana vi aveva inciso il suo nome. All’improvviso le lacrime le si fermarono e le sue dita si strinsero intorno al manico. Con un urlo strozzato gettò via il suo coltello facendolo sbattere contro la mensola dei libri. Come un domino tutto cadde. E Santana si ritrovò in una stanza disordinata e caotica quasi quanto la sua testa. Sbuffò e le lacrime tornarono a scendere, poggiò la schiena contro il muro accanto alla scrivania e scivolò lungo la parete poggiando le natiche su alcuni fogli.
In mezzo a quell’ammasso vi riconobbe immediatamente un vecchio diario, sussultò appena lo vide e si lanciò per prenderlo. Non ricordava neanche più di averlo.
Iniziò a sfogliare le pagine e i disegni di Rachel non fecero altro che aumentare le sue lacrime. Un ghigno di dolore la invase quando per sbaglio le comparve davanti la canzone che Rachel le aveva scritto, sfogliò l’ennesima volta la pagina e vi trovò una delle ultime volte in cui Rachel ci aveva scritto.
 
Uscirò di qui.
L’avresti mai detto? Io no, credevo che ci sarei morta qua dentro. Ma a volte l’amore è troppo forte, più forte del desiderio, lei mi ha salvato e credo lo farà per ancora un po’. Per ora confido in te, e magari un giorno leggerà questa pagina, magari io sarò fuori e lei ancora dentro, ma per poco, lo so. Sì non ti porterò via con me, ti lascerò con lei, ti lascerò qui, dove il mio cuore e la mia anima non se ne andranno mai. Finché c’è lei. La mia dolce e bipolare ispanica. Sorrido quando penso a lei, non lo so perché, ma mi sale qualcosa dallo stomaco e arriva dritto al cuore, come se si svegliasse dal suo solito battito, si svegliasse dal suo torpore, ed improvvisamente iniziasse a battere a ritmo di una canzone d’amore. Questo non è il classico tipo di amore che conoscevo, sai quello per Finn, per Quinn, questo è il tipo di amore che non si può considerare una debolezza.
 
Santana si accorse di aver finito di leggere quando una lacrima cadde dritta sull’ultima frase, singhiozzò un paio di volte ma poi gettò il diario per l’aria. Quelle parole non avevano più senso. Si era trattenuta per troppo, ora doveva dare sfogo alla sua rabbia e al suo dolore, avrebbe pianto per tutta la notte. Sì l’avrebbe fatto, se solo quello stupido diario non avesse deciso di vomitare una stupida foto.
Santana la prese fra le mani e sentì le lacrime prosciugarsi, era sicura di aver finito i liquidi, accarezzò con il pollice il viso sorridente di Rachel e le venne quasi voglia di stracciare la sua parte. La sua parte da stupida cogliona.
Cosa cavolo aveva combinato? Come aveva potuto dimenticare tutto? Era diventata qualcuno che ormai non le apparteneva più. Come aveva fatto a fingere fino a quel punto?
 
-è tornata la sorella più figa dell’universo!- Santana sussultò appena sentì la porta della sua stanza spalancarsi, si girò e vide lo sguardo confuso di sua sorella –Blanca..- sussurrò passandosi una mano fra i capelli spettinati  -che stai facendo?- Santana seguì lo sguardo preoccupato di sua sorella per tutta la stanza. I libri crollati si erano portati dietro diverse carte, matite e penne, la sedia era ancora a terra, il coltellino era in bella vista e il suo letto era sfatto. Santana era china su se stessa, senza maglia con le cicatrici arrossate e le gote bagnate –San..- Blanca sussurrò avvicinandosi e sedendosi accanto a sua sorella, Santana la guardò per un attimo, la pelle ambrata faceva contrasto con i suoi occhi verdastri e i capelli rossicci, Blanca era proprio la copia di loro madre, tranne per la pelle, quella l’aveva presa da loro padre –che ti è successo?- Santana sospirò abbassando lo sguardo –sono crollata- singhiozzò e sentì la stretta di sua sorella sulla sua spalla aumentare –tu che ci fai qui?- chiese la più piccola –sono venuta aggiustare i guasti che combina mia sorella minore- Santana sorrise e scosse la testa –allora questo è il momento esatto, devi aiutarmi- sospirò Santana stiracchiandosi ed asciugandosi le gote –tutto quello che vuole la mia piccolina è legge- Santana rise mollandole una spallata.


Dopo ore notturne senza sonno e in balia del caldo ce l'ho fatta.
Non è proprio il miglior capitolo che io abbia scritto, e non so se vi piace, ma volevo che Santana diciamo crollasse definitivamente e che stesse per ricadere in tutto il caos che aveva per la testa all'inzio della storia. In più volevo ritornare a far comparire il diario di Rachel, mi sembrava una buona idea.
Voi che dite?
-Kisses M
  
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