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Autore: mistaya    03/07/2015    0 recensioni
Una giovane Grifondoro che, tra Pozioni andate a male e Trasfigurazioni, vuole sognare il Serpeverde per il quale ha una cotta tremenda!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Il tempo non potrà mai distruggere ciò che l’affetto a costruito
 
Chi ama non teme la tempesta, teme solo che l’amore si spenga
 
L’amore è l’unica cosa che il denaro non può comprare, e il potere non può corrompere
 
Mi manchi amore mio
7° anno

“Catherine! Catherine Potter!” tuonò la voce di Morgause,
Cate sussultò, “Sì?”,
“E’ tanto difficile per lei smettere di guardare fuori dalla finestra, miss Potter?”,
“Chiedo scusa, professoressa”,
““Non voglio dirle niente, signorina Potter, ma quest’anno ci sono gli esami, e quindi sarà meglio che lei si concentri, se vuole intraprendere la carriera di Auror!”.
La lezione riprese tranquillamente. Cate si rigirò a vedere l’albero in cortile, era sotto quell’albero che lei e Severus si erano conosciuti. L’anno precedente era stato l’anno più bello della sua vita: lei e Severus si erano visti il più possibile, quando non avevano lezione, studiavano insieme, andavano ad Hogsmeade ed erano stati insieme tutta l’estate. Era l’inizio di novembre, e l’ultima volta che aveva ricevuto una lettera di Severus era stato il giorno dopo che era iniziata la scuola. Chissà se era ancora a Londra, come gli aveva scritto…
Sulla Gazzetta del Profeta ogni giorno spuntavano fuori le malefatte di Voldemort e dei suoi Mangiamorte, e lei aveva una gran paura che gli fosse capitato qualcosa.
Incosciamente cominciò a ripensare agli anni passati.
Era solo una bambina quando era arrivata ad Hogwarts, una piccola peste dai capelli biondi e due profondi occhi azzurro cielo. Era tanto entusiasta e felice. Adorava la magia. E poi c’era lui, un misterioso ragazzino che la aiutava con i compiti: era straordinariamente bravo e lei una frana. Lui era un tipo solitario, triste. E suo fratello James e Sirius lo prendeva in giro. Nonostante lui fosse dei Serpeverde e lei dei Grifondoro, era affascinata da lui e forse anche lui da lei. Diventarono clandestinamente amici. Crebbero. Si incontravano di nascosto, parlavano tanto. Si era innamorata di lui e si misero insieme. Ma adesso era tutto cambiato: stavano giungendo tempi bui, tempi di malvagità e di guerra. Lo si sentiva nell’aria. Forse anche lui era cambiato. “Non cambiare mai, Cate!” gli aveva alla fine dell’estate, che avevano passato insieme. Lei stava per intraprendere la carriera di Auror, come sua madre. Voleva abbracciare la causa del bene e dedicarsi a combattere il male con tutte le sue forze.
Oh, Sev…non pensavo che mi saresti mancato tanto…” pensò passando sotto l’albero dove si erano incontrati, dopo la lezione.
Andò nella Sala Grande per l’ora di pranzo, ma non toccò cibo. “Ehi, Cate, animo su!” gli disse Dorothy “Vedrai che si farà vivo!”. Cate sospirò, quanto avrebbe voluto che fosse così!
Sembrava tutto così spento senza di lui. Ripensò a com’era la sua vita prima che Piton entrasse nella sua vita: era una vita serena e felice certo, ma non era del tutto piena. Lui aveva reso il suo amore per la vita ancora più bello. Gli aveva fatto provare sentimenti che avevano fatto di lei una donna.
Ti amo, Sev!” pensò quella notte guardando le stelle dalla finestra del dormitorio.
Lontano, anche Severus la stava pensando. Era tornato nel suo castello, a Glawsgow. Sua madre non stava molto bene in quel periodo. Era nella stanza di quest’ultima, in quel momento. “Severus…” gli mormorò lei,
“Madre…” e gli si avvicinò,
Eileen lo prese per mano, “Stavi pensando a lei, non è vero?”,
“Sì…” ammise lui,
“Perché non vai a trovarla, Severus?”. Piton diventò scuro in volto. Non voleva lasciare sola sua madre, che per giunta era malata, con quell’uomo. “Non preoccuparti per me!” disse sua madre, che aveva capito cosa passava per la testa del figlio, “Lui non mi farà niente! E poi ci sarà anche Dolly, con me…va’ a trovarla!”.
Dolly era la loro Elfa domestica.
Severus preparò la sua roba. Non vedeva l’ora di riabbracciare Cate…Era incredibile quanto gli era mancata…non le aveva neanche scritto…
Si guardò intorno...Quanto odiava quel castello! Sua madre e suo nonno litigavano sempre quando era piccolo…Si ricordava di quando trovava sua madre disperata, a piangere, e lo abbracciava disperatamente, come se fosse il suo unico appiglio. Nell’innocenza della sua fanciullezza aveva giurato a se stesso che quando sarebbe stato grande avrebbe fatto una magia per non farla più piangere…
Poi, l’anno dopo la morte di suo nonno, era andato a Hogwarts, ed era stata una liberazione: niente sarebbe stato peggio di quella casa, a cui erano legati solo tristi ricordi. Sfortunatamente aveva incontrato Potter e i suoi amici, che lo detestavano e lui detestava loro, poi un giorno, al suo secondo anno, mentre passava sotto un albero, gli era caduta addosso un folletto dagli occhi azzurri, una fata di boschi dai capelli biondi, un angelo dal volto che la rendeva tale: Cate.
A Severus piaceva tutto di Cate: il suo cuore, la sua voglia di fare del bene, la sua capacità di rassicurare gli altri solo con il sorriso, la sua voglia di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, assaporare ogni cosa della vita, amare ogni essere vivente...Forse l'amava…forse l’amava da sempre...
Lui non sapeva cosa fossero l’amore e l’affetto: sua madre gli voleva bene, ma non l’aveva mai vista felice.
All’inizio di Novembre, Cate andò con le sue amiche a Hogsmeade, e decise di andare vicino alla Stamberga Strillante da sola. Era lì che lei e Severus erano andati al loro primo appuntamento. Restò dietro la staccionata a fissarla, perdendosi nei ricordi. Quando decise di ritornare sui suoi passi, sentì una voce familiare chiamarla da dietro: “Ehi, non mi saluti?”.
Cate si girò lentamente, aveva quasi il timore di essersi sbagliata…
Dietro di lei c’era proprio Severus, nascosto dietro ad un albero, indossava un abito nero, il mantello nero quanto l’abito, e i capelli neri, lunghi fino alle spalle, sparsi al vento, e gli occhi neri e penetranti. Era lui, era lui!
Sev!” gridò Cate, e gli corse incontro gettandogli le braccia al collo e gettandolo a terra. Lo fece con tanta irruenza che caddero entrambi a terra. Cate non stava più in sé dalla gioia! “Oh, Sev, sono così felice di rivederti! Come stai? Come mai non mi hai scritto? Va tutto bene, lì da te?”,
“Magari se la smetti di soffocarmi te lo dico!” fece Piton, con voce soffocata,
“Oh, scusami!”.
Piton si alzò.
“Sono felice di rivederti…” disse ancora la ragazza,
“Me ne sono accorto!” rispose lui.
I due ragazzi si sedettero su una panchina e Cate gli raccontò di come procedeva la scuola. Poi gli chiese ancora perché non si fosse fatto vivo. “Vedi…” prese a dire lui, “Si tratta di mia madre…”,
“Tua madre? Cosa le è successo?”,
“Sta male, Cate, molto male…”,
“Che cos’ha?”,
“Un giorno l’ho trovata svenuta nel studio, mentre preparava una pozione, così io e Dolly, l’abbiamo portata all’ospedale di San Mungo, e il suo guaritore ha detto che è molto debole…Non sa di preciso cos’abbia, ma è molto affaticata, non si regge in piedi…le ha dato diverse pozioni, e sembra che stiano facendo effetto, ma ci vorrà del tempo prima che si riprenda completamente…”,
“Tua madre starà meglio, vedrai…Mio cugino è un guaritore, potrebbe visitarla lui! E’ il migliore nel suo campo!”,
Severus si voltò a guardarla negl’occhi, “Grazie, Cate!” lui le prese il volto tra le mani e la baciò. Sembrava che in quel bacio vi avesse riversato tutta l’angoscia che l’opprimeva da giorni…
Il giorno dopo, Cate parlò con Dorothy. “Ma sei fuori?” gli disse “Vuoi uscire con lui, stasera? E se ti scoprono? Se ti scopre Morgause?”,
“Non mi importa!” fece risoluta Cate, “Devo assolutamente parlargli: gli devo dire che lo amo!”,
“Tu sei impazzita!”,
“Sì, è vero, sono impazzita! Dorothy, tu e le altre mi dovete reggere il gioco con gli insegnati! Se vi chiedono perché non sono a cena, dite che non stavo bene e ho preferito andare a dormire prima!”,
“Oh, certo, forse è una scusa che può reggere con la McGranitt o con Lumacorno, ma Morgause? Quella è un avvoltoio, ci tiene sempre d’occhio!”,
“Dorothy se non lo faccio stasera, non so quando potrò: lui deve ripartire perché sua madre sta molto male, e io non posso più aspettare!”,
“E va bene, ma sii prudente!”.
Cate gli sorrise. Non avrebbe mai ripagato abbastanza Dorothy e le altre, è da quando si era accorta che Sev gli piaceva che l’aiutavano.
Quella sera Cate fece una corda con le sue lenzuola e scese giù dalla Torre dei Grifondoro arrivando su uno dei cornicioni del castello. Lievitò leggermente e andò verso Hogsmeade.
Severus la stava aspettando proprio davanti al villaggio. Passarono insieme tutta la sera. Cate gli raccontò come andavano gli esami. Alla fine della serata, Severus Piton la volle riaccompagnare a Hogwarts, ma Cate imboccò un’altra strada. Si fermò davanti un albero e dentro la fessura di questo vi erano una sacca e una valigia. “Cate, cos’è quella roba?” fece Piton perplesso,
“I miei bagagli!” rispose lei semplicemente, “Ho deciso che verrò con te!”,
“Che cosa?” fece lui, “Ma sei impazzita? Non volevi diplomarti e diventare un Auror? Ci hai già rinunciato?”,
“Non me ne importa niente!” ribatté lei con forza, “Non mi importa…Severus…io voglio venire via con te!”,
“Ma sei diventata matta? Tu volevi diventare un Auror, come tua madre, te lo ricordi? Che cosa direbbero i tuoi genitori?”,
Non me ne importa niente!” urlò la ragazza, scagliando a terra le borse, “Tu non sai nemmeno quanto sono stata male, senza di te! Voglio stare con te…voglio starti vicino…solo questo conta per me! Non voglio aspettare di diventare un Auror per stare insieme a te!”,
“Tu sei completamente impazzita! Non sai nemmeno cosa stai dicendo…”,
“No, non lo so! So solo che voglio stare con te…” e scoppiò in lacrime,
“Perché fai così?” gli chiese abbracciandola,
Perché faccio così?” fece adirata, strattonandolo via da se, “Come sarebbe a dire? Ma possibile che tu sia così ottuso? Non lo capisci che ti amo!”. Severus restò paralizzato e Cate si portò una mano alla bocca, poi continuò con calma, “Sì, io ti amo…E’ da quando ci siamo incontrati la prima volta che ti amo…possibile che tu non ti sia accorto di quanto ti amo?”,
Severus sembrava essere entrato in uno stato di apatia, “Perché?”,
“Perché cosa?” fece Cate, stupita a quella domanda,
“Perché mi ami?”,
Cate sbarrò gli occhi, “Ma come sarebbe a dire perché ti amo? Ti amo perché sei tu…perché starti vicino ed aiutarti mi fa sentire davvero felice…” gli occhi erano colmi di lacrime, “Anche tu mi ami, vero, Severus?”.
Questa volta fu Piton a sbarrare gl’occhi. Forse l’amava anche lui, se no perché sarebbe venuto da Glasgow, con sua madre che stava male, per vederla?
“Cate io…” riprese lui,
“Mi ami sì o no?” insistette la giovane Potter,
“Io…Cate, non lo so…”,
“Che vuol dire non lo sai? Io non ti sono mancata?”,
“No, non è questo…mi sei mancata da morire…”,
“E allora che cosa è successo, Severus? Sento sei cambiato…”,
“Cate, tu non capisci…io…io sono confuso…”,
“Confuso su cosa? Su me?”,
“In parte…ma…vedi…io non posso fare progetti del mio futuro con te…per ora, almeno…”,
Cate sentì il suo cuore spezzarsi in due, “Ma come…perché?”,
“Perché, vedi Cate, io ancora non so cosa voglio fare della mia vita...”,
“E con questo? Puoi scoprirlo insieme a me! Io lo so che mi ami! Ti scongiuro, in nome del nostro amore, vieni via con me…”,
“Ma possibile che non capisci? Che razza di avvenire ti posso offrire, io? E poi a tuo fratello hai pensato? Lui mi odia…Come reagirebbe a questa tua decisione?”,
“Ma James, capirebbe…So che voi due non andate d’accordo, ma sono sicura che lui alla fine mi capirebbe!”,
“No, invece, non capirebbe…è questo quello che vuoi: che tuo fratello ti odi e venire emarginata?”,
“Non dire così…Insieme supereremo tutto, perché ci amiamo…perché tu mi ami, non è vero?”,
Severus la guardò negl’occhi, “Non lo so, Cate…non lo so…”. Cate si allontanò da lui e scoppiò in lacrime, e lui le corse dietro per abbracciarla, “No, Cate, ti prego, non fare così…”.
Cate si girò e lo guardò negl’occhi. Severus le accarezzò una guancia, come a volte faceva lei con lui. Gli prese il mento e la baciò. Lei stava ancora piangendo. “Io non ci credo…” mormorò lei “…eppure io credevo che dopo quello che era successo l’anno scorso…”.
Severus capì a cosa si stava riferendo: l’anno scorso lui e Cate non si erano più limitati a baci e carezze sulla guancia, si erano spinti oltre...
Lei si asciugò le lacrime: “Severus, sii sincero: tu non sai se mi ami o non sai se vuoi amarmi?”,
“Non ho mai detto di non desiderare di amarti, ma non voglio la pietà di nessuno!”.
Allora era quello il punto: Severus pensava che lei lo amava solo perché aveva pietà di lui!
“Lo so che non vuoi la pietà di nessuno!” gli rispose lei, ed era decisa ad essere sincera: “Tu non dovresti disprezzare la pietà, Severus, perché è quella che ci rende uomini degni di questo nome! Ma io non ti sto dando la mia pietà, perché sei un ragazzo in gamba…è vero, una volta provavo pietà per te, perché la vita non ti ha dato molto, e quel poco che avevi te lo ha sottratto, ma ora…anche se tu non sapessi cosa significa essere infelici o soli…se il dolore non ti avesse mai toccato, io ti amerei lo stesso! Non mi ami, Severus?” e gli accarezzò una guancia.
“Cate, ascolta…” fece lui “non mi fraintendere…io ti voglio ancora bene…solo che…adesso dobbiamo percorrere due strade diverse…”,
“E quando si incroceranno di nuovo?”,
“Non lo so, non farmi questa domanda…”,
“Posso…posso almeno passare la notte con te?”,
Piton la guardò, “Certo…”.
Restarono alla Testa di Porco fino all’alba. Cate guardava dalla finestra il castello di Hogwarts, ci sarebbe dovuta tornare tra poco. Si voltò a guardare Severus che si stava abbottonando i polsini della camicia. Cate restò a contemplarlo, quando l’avrebbe rivisto?
Piton si accorse che lo stava osservando. Non sapeva nemmeno lui cosa dire. “Se…se vuoi ti accompagno fino a Hogwarts…”,
“No, è meglio che ci salutiamo qui…” fece lei, quando lui le fu davanti, gli prese le mani tra le sue, “Per favore…qualunque cosa accada, non dimenticarmi!”,
“No, non ti dimenticherò!” rispose lui, poi si sciolse la collana che aveva al collo. Era una meravigliosa pietra nera. “Questa me l’ha regalata mia madre, non è una pietra magica, ma lei ci teneva moltissimo, gliela aveva regalata mio padre per dono di nozze…io ci tengo molto, e vorrei che l’avessi tu!”.
Cate prese la collana, commossa da quanto lei significasse per lui, “Ti amo moltissimo!” gli mormorò e lo baciò un’ultima volta.
Cate non seppe mai come riuscì a ritornare al suo dormitorio senza che nessuno la vedesse. A colazione non mangiò e non spiccicò parola con nessuno. Le sue amiche capirono che qualunque cosa fosse successa tra lei e Severus, doveva essere piuttosto grave. Dopo la lezione di Incantesimi, mentre si dirigevano verso il sotterraneo per Pozioni, Cate si piegò in due come se qualcuno l’avesse spezzata, e cominciò a singhiozzare forte. “Cate, cos’hai?” gli chiese Carrie, lei non rispose ma continuò a piangere,
“Se vuoi ti portiamo all’infermeria!” suggerì Betty, Cate annuì. E sorretta da Dorothy e Betty, andò infermeria. Madama Chips le diede una pozione per calmarla, e sembrò farle effetto, però non riuscì a farla smettere di piangere.
La professoressa McGranitt cercò di parlarci, ci provò anche Lumacorno, ma non riuscirono ad ottenere altro che singhiozzi. Cate non riuscì a mangiare niente, ed all’ora di cena venne a trovarla Silente. Gli chiese gentilmente cosa c’era che non andava e che sfogarsi le avrebbe fatto bene. Fu allora che lei, tra lacrime e singhiozzi, gli raccontò cosa aveva fatto (e Silente non la sgridò per essere uscita senza permesso dalla scuola).
“Non mi sembra, però, che Severus ti abbia lasciato…” gli disse alla fine,
“No, però…ho come avuto l’impressione che non sarebbe più tornato…” disse lei affondando la faccia nel cuscino, “E questo mi fa male…non ce la faccio a non piangere…”,
“Allora piangi, ti farà bene…” gli disse il Preside battendole una mano sulla spalla. Aveva capito fin troppo bene il male della ragazza.
Cate restò in infermeria per più di una settimana, anche se aveva cessato di piangere, mangiava poco, stava zitta e muta e non voleva vedere nessuno. Dorothy non ce la fece più e decise di scrivere all’unica persone che poteva aiutarla.
Il mattino dopo si presentò al castello Shana Potter.
Quando le vide, Cate si buttò tra le braccia della madre, e tra i singhiozzi gli raccontò tutto. “Oh, tesoro…” mormorò Shana, accarezzandola sulla testa, sentiva la tristezza della figlia. Quello che aveva sempre temuto, alla fine era successo. Fece risedere la figlia sul letto e gli disse: “Cate, ascolta, il vostro non era un addio…lo rivedrai…”,
“No, non è vero…lui mi ha detto che le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo, ma io l’ho capito che era un addio…oh, mamma, sono disperata…cosa devo fare?”,
“Stare qui a piangere non ti aiuterà, devi reagire!”,
“Non ci riesco…”,
“Sì che ci riesci, la Cate che conosco, la mia Cate, non si arrende mai!”,
“E cosa devo fare?”,
“Concentrati, Cate, concentrati sui tuoi esami, diventa un Auror, e continua a scrivere le tue canzoni, canta, fa quello che sai fare!”.
Era come se un fulmine l’aveva capito. Sua madre aveva ragione. “Hai ragione, mamma, sono stata una vera sciocca, sono stata talmente infantile…”,
“No, Cate, tu sei molto innamorata, e la tua è paura…c’è gente che per amore è stata peggio di te…”.
Cate e sua madre parlarono fino a sera, e quando sua madre se ne andò, lei ritornò al suo dormitorio. Tutti l’accolsero con gioia e da quel giorno si tenne occupata il più possibile: studiò a più non posso, e quando poteva scriveva canzoni e cantava.
Poi giunse il periodo natalizio e Cate ritornò a casa sua, in Irlanda. Sua madre non aveva parlato con nessuno della sua depressione, ma suo padre, Mikailov ed Alcyone capirono che c’era qualcosa che non andava, ma non indagarono oltre. In casa c’erano anche Lily, James, Sirius, Peter, Remus ed Elisa.
Quel pomeriggio era seduta in soggiorno, davanti alla vetrata, a vedere la neve che cadeva, sorseggiando del tè. In salotto c’era anche Alcyone, che stava dipingendo.
Alcyone, distolse lo sguardo dalla sua tela e vide Cate sorridergli. “E’ bello averti qui a casa, Cate” fece carezzevole,
“E’ bello essere a casa…”,
“Però sei cambiata, Cate, lo sento…e sento che c’è qualcosa che ti rattrista il cuore…”,
“Sì, è così…”,
“Tesoro, a me puoi dire tutto, lo sai, ma aspetterò che tu sia pronta, se ora non te la senti…L’unica cosa difficile sarà riuscire a tenere a bada tuo padre, Mikailov e James: ti vogliono bene e detestano il pensiero che tu possa soffrire!”,
Cate sentì le lacrime che le salivano agli occhi. “So di essere stata fortunata ad avervi…Vi ringrazio per tutto l’amore che mi date” e andò ad abbracciare Alcyone,
“Mia cara, le famiglie servono proprio a questo!” replicò la donna accarezzandole i capelli,
“Non tutti se ne rendono conto…”,
“Che cosa ti angustia, Cate?”,
“Ho pensato a quanto sia terribile stare in una casa dove ti fanno molte pressioni e non si ha nessuno su cui contare…C’è chi cresce con la convinzione che non potrà mai fidarsi di nessuno, non è terribile?”,
“Certo che lo è!” confermò Alcyone, “Si tratta del ragazzo, Severus, vero?”,
Cate annuì, “Lui ha sofferto tanto da piccolo…E’ cresciuto in un ambiente ostile, ma è diventato ugualmente un ragazzo intelligente, sicuro di sé…Sono certa che ti piacerebbe se lo conoscessi!” sul suo viso spuntò un espressione di amarezza. “C’è una parte di lui che mi rifiuta, ma non è colpa sua…lui non vuole amarmi, e io non posso costringerlo a cambiare idea con la magia…non lo farei mai!”,
“No, sei troppo forte e orgogliosa per farlo!” e le baciò la fronte, “Sai, quando me ne hai parlato la prima volta, ero convinta che non eri innamorata di lui, ma dell’idea dell’amore, e che eri attratta da lui solo perché era molto diverso da te, e invece no: lo ami come io amavo e amo Mikailov, ma sei stata saggia a non usare i tuoi poteri per tenerlo legato a te, tuttavia non devi abbatterti!”,
“Lo so, è la stessa cosa che mi ha detto la mamma…” poi, asciugandosi le lacrime, disse: “Sai, una volta Lily disse che lui e James erano uguali, e forse non aveva tutti i torti…per certi versi si assomigliano! La prova è che litigano sempre” e rise,
Alcyone alzò gli occhi al cielo, “Oh, Dio ce ne scampi e liberi!”,
“Su cosa, scusa?” chiese Mikailov entrando,
“Cose da donne!” rispose la moglie,
“Dove sono gl’altri?”,
“James ha convinto i suoi amici a montare le ultime decorazioni, Lily ed Elisa, invece, sono cucina e stanno preparando il dolce di stasera…Jeremy e Shana stanno giocando a scacchi”.
Cate passò un bel Natale con la sua famiglia. Divideva la stanza con Elisa e una sera, quando furono coricate a letto, Elisa gli chiese: “Cate, ma tu ti sposi?”,
“Cosa?” fece sorpresa,
“Ti sposi?”,
“No! Non ancora almeno!”,
“Però hai un fidanzato…ti ho sentito che ne parlavi con la mamma!”,
“Oh, lui…” fece imbarazzata,
“E com’è? E’ come un principe azzurro?”,
“Non è esattamente un principe azzurro, ma è il mio principe…”,
“Dai, descrivimelo!”,
“Be’…” e ci pensò su, “Lui è alto, ha i capelli neri come le ali di un corvo, occhi scuri e profondi come la notte…potrei perdermici dentro…”, Elisa sorrise, “E’ molto testardo, è difficile ed orgoglioso…” e fece una pausa, “…ma quando mi abbraccia…io tocco il cielo in una stanza…”, ma Elisa si era già addormentata. Cate sorrise e guardò la neve che cadeva.
Per la messa di mezzanotte, tutta la famiglia si recò a Colonia. Sarebbero rimasti lì anche per la cena, ma prima che Cate raggiungesse i suoi cari, incrociò Joanna Kathleen Rowling. Ormai era ufficiale: sarebbe diventata lei la nuova Dama del Lago, dopo Dion Fortune. “Buonasera, signora…” gli disse Cate,
“Buonasera a te, mia cara” fece lei, con un sorriso,
“Ho letto sulla Gazzetta del Profeta che succederà a Dion Fortune, una degna scelta!”,
“Ti ringrazio…ma sono qui per te…”,
“Per me?”,
“Ho incontrato il ragazzo con cui sei venuta alla festa l’anno scorso, era a Londra, con suo zio…”,
“Suo zio? Davvero?”,
“Sì, non ne era particolarmente felice di stare con lui, ma diceva che doveva trovare la sua strada”,
“Oh...”,
“Non lo sapevi?”,
“No, io e lui, non ci siamo sentiti molto ultimamente…”,
“Se hai dei problemi, forse posso aiutarti”.
Cate guardò negl’occhi la sacerdotessa, e decise di raccontargli tutto. “Io non capisco perché!” fece alla fine Cate, “stavamo così bene insieme…cos’è cambiato?”,
“Forse…” azzardò Joanna, “…si è accorto che il fiore che tanto desidera, è troppo intriso di spine, perché lo possa raccogliere!”,
“Che cosa vuole dire?”,
“Lo sai anche tu”,
Cate ci rifletté sopra, poi capì, “Ma a me non importa della sua Casa o della sua famiglia! Io…io amo lui, tutti il resto non mi interessa!”,
“Ma forse importa a lui!”.
Cate rimase senza parole. Poi quella notte stessa prese una decisione: dopo Capodanno sarebbe andata da Severus a casa sua!
In quello stesso momento, Severus era nello studio di suo nonno, nel suo castello. Si stava letteralmente ubriacando: nonostante tutto quello che pensava di suo zio lo aveva seguito, e stava allontanando Cate, che lo amava. Che situazione assurda! L’unica cosa rimasta da fare era ubriacarsi.
Sua madre lo trovò che si stava scolando un’altra bottiglia. “Severus…” lo chiamò, ma lui non rispose, si asciugò la bocca con la manica,
“Per favore, mamma, lasciami solo” gli disse lui, cercando di ricomporsi,
“Me ne vado subito, volevo solo dirti una cosa…” e gli mise le mani sulle spalla, “Severus, per favore, ho visto mia madre ridursi nelle tue stesse condizioni, per quanto era infelice…io ho cercato di scappare al suo stesso destino, ma non ce l’ho fatta...quando credevo di essere felice, i miei sogni si sono distrutti in un attimo…per favore, qui non c’è in gioco il nome di un antica famiglia di maghi Purosangue, o degli antichi testi di magia…qui c’è in gioco il tuo cuore!”.
Gli diede la buonanotte e se ne andò, lasciando il figlio a riflettere.
Dopo Capodanno, Cate andò a Glasgow, al castello di Severus, ma vi trovò solo la madre, quest’ultima gli spiegò che era ripartito il giorno prima. “Sono contenta che tu sia venuta!” gli disse Eileen, “Era da un po’ che volevo parlarti…”,
“Sul serio?” fece Cate sorpresa,
“Sì, io non so come tu abbia fatto, ma…ti ringrazio, di tutto cuore…”,
“Perché?”,
“Perché lo hai reso felice, e questo è un buon motivo…non sono mai stata la madre che avrei voluto essere…se solo Tobias fosse rimasto con me…”,
“Non dica così, Severus le vuole molto bene…”,
“Sì, è vero”, poi la osservò un attimo, “Immagino che lui ti abbia raccontato della nostra famiglia”,
“Sì me ne ha parlato…di come suo nonno l’ha cresciuto, e che non era d’accordo sul vostro matrimonio”,
“Già, e mio fratello non vede di buon occhio la vostra relazione”,
“Se è per questo anche nella mia famiglia c’è qualcuno che non la vede di buon occhio, ma francamente non me ne importa niente di quello che pensano gl’altri!”,
“Già, anch’io la pensavo così”, ammise Eileen con un sorriso, che svanì in un attimo, “e forse avrebbe fatto meglio ad importarmi…”,
“Che cosa vuol dire?”,
“Severus non sa di preciso come è morto suo padre…io non gliel’ho mai raccontato…vedi, mio marito fu ritrovato morto nel bosco che attraversava per arrivare a casa nostra, per tutti si trattò di un incidente, ma a me è venuto più di una volta il sospetto che non fosse così…”,
“Vuole…vuole dire che suo padre e suo fratello…no, non può essere!”, Eileen però annuì, “Ma…se lo avessero ucciso, il Ministero lo avrebbe capito…”,
“Se lo hanno ucciso, non hanno di certo usato una Maledizione Senza Perdono…no, conoscendoli avrebbero usato un altro modo…”,
“Ma perché è ritornata qui, allora?”,
“Dovevo…aspettavo un figlio e non avevo soldi…Mio padre mi riaccolse solo per mio figlio, ma me la fece pagare per essermene andata…o se me la fece pagare!”,
“Non…non l’avrà…”,
“Picchiata? No, però mi ha lasciato queste…” e gli mostro il palmo delle mani, che sembravano aver sanguinato a lungo.
Cate rimase ammutolita. Non poteva crederci. Quando tornò a casa lo disse a sua madre. “Devi far arrestare quell’uomo!” gli disse,
“Non posso!” protestò sua madre, “Non ho abbastanza prove per farlo rinchiudere…Cate, un sospetto senza prove vale meno di niente…non posso arrestarlo e portarlo ad Azkaban…è successo quasi ven’tanni fa, ormai!”.
Cate sapeva che sua madre aveva ragione, ma allora cosa poteva fare?
Provò a parlarne con il professor Silente, purtroppo, per quanto le credesse, non poteva fare niente nemmeno lui. La ragazza fu costretta a rinunciare, e dovette concentrarsi sugli esami.
Passò il tempo, e Cate superò brillantemente tutti gli esami, così anche le sue amiche. Alla fine dell’anno, i suoi genitori portarono tutti alla locanda di Madama Rosmerta per festeggiare.
“Okay, ora mettetevi in posa!” fece Lauren puntando la macchina fotografica su Prue, Dorothy, Carrie, Betty e Cate che si stringevano sorridenti con i loro diplomi in mano. La loro amica era venuta apposta dalla Francia con suo marito Jean Delancour e sua figlia Fleur, di appena un anno.
C’erano proprio tutti: Mikailov, Alcyone, Elisa, James, Lily, Sirius, Peter, Remus, Albert.
Lo zio Olaf, il fratello più grande di sua madre, con la sua tata, gl’altri suoi zii e cugini avevano mandato a Cate un biglietto d’auguri, dicendogli che l’aspettavano con i suoi amici, a Colonia, per fare una grande festa tutti insieme.
“Ehi, Cate, guarda!” la chiamò Betty.
Nella locanda entrò Severus: alla fine era riuscito a venire!
Cate gli andò incontro dopo aver lanciato un’occhiata agl’altri. “Sapevo che saresti venuto!” e lo abbracciò.
Si sentiva così felice, non voleva pensare a quello che era stato o a quello sarebbe stato in poi, voleva solo essere felice in quel momento e in quel luogo.
 
Solo da quando amo la vita è bella; solo da quando amo so di vivere.
(Theodor Konner)
  
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