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Autore: Alemortalsweet    05/07/2015    1 recensioni
Mi avevano visto, avevano visto ciò che avevo fatto, avevo appena infranto una delle regole più importanti: cacciare in città.
Ero pentita, ero pentita amaramente di tutto ciò, quanto avrei voluto essere in grado di poter controllare la mia sete, ma ero stata troppo anni nel sottosuolo, e non ero quasi più in grado di controllarla.
-Uno spiacevole episodio riguardante Aro e sua moglie Sulpicia
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aro, Sulpicia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano trascorsi più di tre secoli da quando mio marito mi concesse di poter convivere nuovamente assieme a tutti i membri del palazzo: Caius, Marcus, Demetri, Jane...Quanto mi mancavano! Non vedevo proprio l'ora di rivedere le loro facce, ma prima di tutto avrei fatto un breve giro all'interno della città, era da un pezzo che non la vedevo, mi ero quasi scordata di come fosse, la sua bellezza, la sua architettura…
Aro mi diede il permesso di fare una breve passeggiata da sola anche se sotto il controllo di Felix e Demetri, non voleva che mi succedesse qualcosa, anche se non capivo a quale genere di destino sarei andata in contro, dopo di tutto ero o non ero una vampira?.
Era mattina presto quando decisi di uscire alla luce del sole, naturalmente con addosso una lunga veste nera che mi copriva completamente tutto il corpo, impedendo ai raggi del sole di far luccicare la mia pelle diafana, rivelando così a tutti la mia vera identità.
Non volevo per nessun motivo al mondo infrangere la regola fondamentale, sia per amore di mio marito, sia perchè era una regola e alle regole non si può venire meno.
Mi lasciai il palazzo alle spalle e sotto lo sguardo della coppia maschile iniziai a passeggiare per la piazza, quando vidi un bambino seduto sulla fontana circolare situata appena pochi metri da me, era biondo di capelli e di aspetto minuto con aria totalmente innocente.
Improvvisamente iniziai a sentirmi strana, dentro me sentivo una grande energia e la mia gola iniziò a bruciare, e un dolore sempre più forte mi pervase.
La conoscevo benissimo quella sensazione: l'inevitabile sete.
Un'altra forza si era impossessata del mio corpo, non era la mia, le mie gambe si misero a correre mentre urlavo a quella creatura ''Scappa! è pericoloso!'' Ma subito non me ne importò più niente della sorte del ragazzino, avevo in mente solo il suo sangue.
Ero davanti a lui, la sua faccia aveva un'aria stupita e preoccupata, lo presi in braccio e senza pensarci due volte, ancora presa dalla forza da quella sete incontrollabile, gli morsi il collo.
Mi avevano visto, avevano visto ciò che avevo fatto, avevo appena infranto una delle regole più importanti: cacciare in città.
Ero pentita, ero pentita amaramente di tutto ciò, quanto avrei voluto essere in grado di poter controllare la mia sete, ma ero stata troppo anni nel sottosuolo, e non ero quasi più in grado di controllarla.
Mi voltai e appena dietro di me comparvero Felix e Demetri, mi presero per mano e quasi trascinandomi mi condussero dentro il palazzo.
Mi sentivo come una prigioniera, vagando ignara verso la morte, stavo male ,avevo un grandissimo rimpianto, era come se non avessi agito io, ma una mia parte malvagia che aveva intenzione di incastrarmi, ma ormai quel che era fatto era fatto.
Mi portarono in giro per il palazzo senza degnarmi di uno sguardo ne proferirono una sola parola, probabilmente avrei potuto chiarire tutto con mio marito, l'unica cosa che volevo era la sua comprenzione, niente di più.
Mi lasciarono nella sala dei troni e mi sedetti sulla scranno di Aro, mi curvai con la schiena e mi misi le mani sulla fronte, proprio come se avessi un gran mal di testa.
La sala era deserta e non si sentiva volare una mosca, non feci caso a quanto tempo rimasi in quella posizione, ma mentre stavo fissavo il vuoto sentì la porta chiudersi con uno scricchiolio e sobbalzai dalla paura.
Vidi l'irripetibile sagoma del mio coniuge venire lentamente verso di me, aveva uno sguardo serio e di ghiaccio che al solo vederlo mi terrorizzava.
L'avrò visto mille volte quello sguardo, ma quella specie di rabbia mista a delusione che mostrava in volto mai l'avevo vista, era la prima volta che mi degnava di uno sguardo simile.
Mi alzai dal trono e rimasi immobile pronta ad accogliere ogni sua parola o rimprovero.
Quando fu a pochi passi da me la sua espressione facciale cambiò, aveva uno sguardo serio ma non troppo, con tono calmo mi rivolse la parola ''Come sai sono venuto a conoscenza di tutto, ma la cosa che più mi interessa è sapere se vi era qualche testimone all'accaduto.''
Cercava di essere il più calmo possibile, a quel punto toccava a me rispondere, avrei dovuto farlo velocemente, non volevo il suo tocco, volevo che si fidasse delle mie parole vocali, punto e basta.
''Aro adorato, accetta le mie più profonde scuse, la sete mi ha colpita e non sono riuscita a fermarla, ti prego perdonami! Non accadrà più...'' Mi ero fatta prendere dall'ansia anche se in sua presenza non mi era mai successo, in quel momento volevo solo scusarmi con lui, non mi interessava la sua domanda, ma lui interruppe il mio discorso con l'alzata di mano ''Non è questo ciò che ho domandato, oltre alla vittima, era presente qualcun altro?'' Il suo tono era freddo e il suo volto ancora coperto da quella spaventosa serietà.
''Aro, non c'era nessun altro in quella piazza a parte quel bambino che ho morso, nessun altro! Nessuno ha visto ciò che ho fatto, devi credermi!'' Al termine di queste parole si avvicinò ancora di più a me e prese a fissarmi senza interruzione, stava osservando il mio volto, voleva capire se stesse dicendo la verità oppure no, poi sentì qualcosa scorrermi sul braccio: la sua mano.
Mi scostai impedendogli di afferrarla ''Sto dicendo la verità! Devi fidarti di me!'' Ci tenevo molto alla sua fiducia, non gli bastavano le parole, voleva anche vedere, ma chi è fiducioso non da peso a queste cose...
Nascosi le mani  nelle maniche della veste, non ci pensavo nemmeno, non gli avrei mai permesso di vedere ciò che era vero, doveva imparare a fidarsi.
La sua sete di vedere stava diventando incontrollabile, con uno strattone mi prese ai fianchi, impedendomi così il movimento, e mi prese una mano con presa ben salda.
La sua forza superava di molto la mia, dopo interminabili secondi mi lasciò e io caddi al suolo, dopodichè si diresse verso il portone e lo richiuse alle sue spalle.
Tirai un pugno sul pavimento di marmo ed iniziai a piangere lacrime di sangue.
 


-Riusciranno marito e moglie a riconciliarsi?

   
 
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