Fiori D’Hawaii
5. Fiori D’Hawaii: Epilogue –
After Three
Weeks
Fiori D’Hawaii
5. Fiori D’Hawaii: Epilogue –
After Three
Weeks
5. Fiori D’Hawaii: Epilogue – After Three Weeks
Una leggera brezza sfiorò la lastra di pietra bianca incastonata a forma di croce a bordo di un precipizio. Il sole splendeva alto nel cielo, senza che alcuna nuvola minacciasse di coprirlo da un momento all’altro.
Una ragazza osservava immobile la pietra resa bollente dal sole, mentre con il pensiero ripercorreva quel pomeriggio di tre settimane prima.
Da allora sembrava essere passato moltissimo, molto più che 21 giorni, la maggior parte dei quali trascorsi tra la vita e la morte.
Dei passi si avvicinarono silenziosi a lei, fino a quando un ragazzo non arrivò al suo fianco.
“Non è stata colpa tua, è stato lui a lasciare la presa…” Disse in un sussurro un giovane dai capelli castani scompigliati ancora di più dal vento.
Ran abbassò la testa, spostandosi con la mano una ciocca di capelli volatale in viso.
“Mio padre ha già prenotato l’aereo?” Chiese Ran, cambiando discorso.
“Sì, se tutto va bene dovremmo partire tra una settimana.” Rispose il ragazzo, accucciandosi fino ad arrivare all’altezza della piccola croce di pietra.
“Sei ancora arrabbiato con lui?” Domandò improvvisamente Ran, cogliendolo alla sprovvista.
Il giovane, che indossava una semplice camicia bianca a maniche corte e un paio di jeans leggeri, scosse il capo, rialzandosi da terra.
“Non ne ho motivo. Ora so che è stato punito, anche se avrei preferito che scontasse la sua pena in prigione, dopotutto era pur sempre un essere umano.” Rispose Kaito Kid, ora nelle vesti di un semplice studente liceale, Kaito Kuroba.
“Quindi ora abbandonerai il tuo ‘lavoro’ di ladro e tornerai a fare il ragazzo normale?” Domandò Ran, sorridendo.
“No, non credo. In fondo è divertente giocare a guardie e ladri con il tuo ragazzo!” Sorrise Kaito, voltandosi verso Ran e facendole l’occhiolino.
“A proposito, tua madre ha telefonato qualche minuto fa, le ho detto che l’avresti richiamata.” Informò Kaito, e dopo i ringraziamenti di Ran si avviò verso la villa dei Kudo, dove Kogoro ascoltava con nervosismo Yukiko che gli dava consigli su come riconquistare la moglie.
‘È senza speranze.’ Pensò sorridendo Kaito.
I bianchi corridoi
d’ospedale…
Il reparto di terapia intensiva quasi vuoto…
Il silenzio dei corridoi rotto solo dai continui singhiozzi di una ragazza
immobile al fianco del capezzale di un giovane…
La stanza bianca è semivuota: ci sono solo
loro due. Yukiko, Kogoro e Kaito hanno deciso di lasciarla sola con il ragazzo,
in coma.
Ran, con il volto rigato dalle lacrime,
stringe forte a sé la mano fredda del ragazzo, pregando silenziosamente in un
suo risveglio.
‘Il ragazzo ha perso parecchio sangue,
inoltre avrebbe dovuto rimanere sotto osservazione già al primo ricovero. Mi
spiace ma le possibilità che sopravviva sono molto basse.’ Parole fredde,
distaccate, disinteressate. Parole di un medico a cui non importa niente della
vita di un ragazzo. Parole di un medico a cui interessano solo i soldi e la
popolarità.
Ran non può credere che Shinichi possa
morire da un momento all’altro, non vuole.
Continuando a stringere quella mano fredda
alimenta la sua fievole speranza di un futuro assieme, dove niente avrebbe
potuto più separarli.
“Shinichi…Ti prego resta con me, non mi
lasciare…” Sussurri, lamenti tra i mille singhiozzi, ma niente, le condizioni di
Shinichi se possibile peggiorano, mentre il cuore si fa sempre più debole,
minuto per minuto.
Con la memoria ripercorre i momenti più
belli passati con Shinichi, ricordandosi di quando da piccoli lui la
rimproverava sempre perché piangeva in continuazione.
“Perché? Perché doveva accadere proprio a
noi? Non è giusto…”
“Signorina, mi scusi ma deve lasciare la
stanza, l’orario delle visite è finito…” Un’infermiera, entrata silenziosamente
nella stanza, la guarda dolcemente.
“No. Non ho intenzione di andarmene, devo
rimanere qui… La prego mi faccia rimanere un altro po’…” Risponde Ran,
abbassando la testa, e voltandosi ad osservare il viso di
Shinichi.
“Va bene ma…” L’infermiera inizia a parlare,
ma viene interrotta dal dottore, che posando una mano sulla spalla della donna
le fa cenno di andarsene.
“Signorina Mouri, la invito a lasciare la
stanza. Non è bene che una bella signorina come lei resti rinchiusa in un posto
simile per tutto questo tempo. Il mio paziente è in coma, esigo che venga
lasciato tranquillo, con tutto il rumore che sta facendo potrebbe peggiorare la
sua situazione, oltre che disturbare ancora gli altri pazienti.” L’uomo osserva
freddo Ran, restando immobile davanti alla porta, “Inoltre l’orario delle visite
è terminato da parecchio tempo.”.
Ran non risponde, ignorando completamente il
medico di Shinichi che la osserva freddo e maligno.
“Glielo ripeto…Deve andarsene da questa
stanza.” Il medico alza il tono di voce, avvicinandosi alla ragazza che non
distoglie lo sguardo dal volto del giovane disteso nel letto.
L’uomo allunga una mano sul braccio della
ragazza, sollevandolo.
Ran lo osserva
sbigottita.
“Come osa?...” Domanda Ran, incredula al
gesto del medico.
“Le ho detto di lasciare la stanza!
Obbedisca!” Tuona l’uomo col camice bianco, sollevandola dalla sedia su cui Ran
era seduta e trascinandola a forza verso la porta.
La mano di Shinichi scivola dalla sua,
interrompendo così il contatto fisico tenuto da più di un’ora a quella
parte.
“No! Shinichi!” Urla con le lacrime agli
occhi la ragazza, cercando di liberarsi dalla stretta
dell’uomo.
“Faccia silenzio! Non deve disturbare i
pazienti!” Ordina il medico, spingendola fuori dalla stanza, ma una voce lo
immobilizzò.
“R-Ran…” Il corpo disteso nel letto
incomincia a muoversi, aprendo leggermente gli occhi.
Il medico lascia andare di scatto Ran,
accorrendo verso il giovane che si sta risvegliando.
“Shinichi!” Ran si avvicina velocemente al
letto, con le lacrime agli occhi, questa volta di gioia.
Shinichi apre gli occhi, rivedendo così il
volto della ragazza amata, sorridendole dolcemente.
“Signorina la prego, ora lasci la stanza,
devo visitarlo, avverta lei i parenti.” Il medico lancia una fugace occhiata
alla ragazza, che silenziosamente annuisce uscendo dalla stanza, correndo poi
per i corridoi alla ricerca del padre, di Yukiko e di Kaito.
Arriva al parco dell’ospedale, dove li trova
intenti ad osservare alcune specie di fiori tropicali.
Arrivata dietro di loro si ferma a
riprendere fiato, gli occhi che brillano felici.
“Che succede Ran?” Chiede preoccupata
Yukiko.
“È successo qualcosa a Shinichi?” Domanda
subito Kaito, pronto a scattare verso la stanza
dell’amico-rivale.
“Shinichi…” Ran prende un profondo respiro, “Shinichi si è ripreso dal coma!”
Altri passi si avvicinarono a Ran, ancora ferma vicino alla piccola lapide, questa volta però intenta ad osservare l’oceano, sopra cui si ergeva il sole che poche ore dopo sarebbe sceso all’orizzonte, lasciando spazio a luna e stelle.
Si alzò un’altra folata di vento, che trasportò con sé alcuni petali di fiori.
Ran rimase immobile, mentre due braccia robuste la avvolsero da dietro in un caldo abbraccio, cingendole la vita; quasi meccanicamente rispose all’abbraccio stringendo le braccia del ragazzo dietro di lei, che appoggiò lievemente il viso alla sua spalla, affiancandolo al suo.
“Non dovresti rimanere a letto?” Domandò sorridente Ran, accarezzando i capelli del ragazzo con la mano destra.
“Lo sai che non mi piace obbedire a quel medico…E poi volevo stare un po’ con te…” Rispose Shinichi.
Ran si voltò lentamente, mentre Shinichi sciolse un poco l’abbraccio, per permetterle di voltarsi.
Si guardarono negli occhi a lungo, incapaci di interrompere quel contatto visivo che gli permetteva di comunicare anche senza le parole.
Ran chiuse gli occhi, avvicinandosi lentamente a Shinichi.
Poteva chiaramente sentire il respiro irregolare del ragazzo sulla sua pelle, mentre sentiva il suo cuore battere fortissimo, rimbombando nel petto.
Shinichi teneva le sue braccia strette alla vita della ragazza, tenendo gli occhi socchiusi, mentre si avvicinava lentamente a lei, sentendo il profumo di Ran, della sua Ran.
Le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza…
“Ehi piccioncini! Se disturbo posso anche
tornare dopo!” Kaito, con un sorrisino malizioso, rimane fermo sullo stipite
della porta, osservandoli divertito mentre si allontanano bruscamente rossi in
viso.
“Ehm…no, devo telefonare a mia madre! Voi
parlate pure, ci vediamo dopo!” Ran, rossa in viso, esce di corsa dalla stanza,
richiudendosi la porta alle spalle.
Kaito rivolge un sorriso divertito al
ragazzo disteso sul letto, che di risposta sbuffa.
“Non credi di dovermi qualche spiegazione?”
Chiede Shinichi, sperando di far sparire all’amico il sorrisino dipinto sul suo
volto.
“Bhe, pensavo che ci fossi arrivato da solo
grande detective!” Gli risponde Kaito, sedendosi sulla sedia al lato della
stanza.
“Quello che sono riuscito a capire è il modo
in cui sei arrivato fino a qui, travestendoti da Gin, ma quello vero che fine ha
fatto?” Domanda Shinichi.
“Devi sapere che è stata una donna a dirmi
dove avrei potuto trovare il Boss dell’organizzazione, e cosa più importante, è
stata proprio lei a fare fuori Gin…Immagino avrai capito a chi mi
riferisco…”
“Vermouth!”
“Esatto, è stata lei a contattarmi mentre
inseguivo degli uomini vestiti di nero, sapeva che stavo cercando l’uomo che
uccise mio padre molti anni fa e che avevo ritrovato una foto che ritraeva
almeno in parte il suo volto durante l’omicidio…”
“Avevi una sua foto? Ma allora perché non ti
sei rivolto alla polizia?” Una voce arriva alle orecchie dei due ragazzi da
vicino la porta. Ran, appostata vicino alla porta, si copre la bocca con
entrambe le mani, maledicendosi per la sua curiosità ed irruenza. Ad un gesto di
Shinichi entra nuovamente nella stanza.
“Non volevi svelare l’identità del famoso
Kid, non è vero?” Deduce Shinichi, rammentando alcune informazioni che aveva
ritrovato in vecchi fascicoli del padre Yusaku.
“Esatto. Quando mio padre è stato ucciso era
nelle vesti del famoso ladro Kaito Kid, e quindi se mi fossi rivolto alla
polizia sarei stato costretto a rivelare l’identità del mago. Così decisi di
prendere il suo posto, sicuro che prima o poi l’uomo che l’uccise sarebbe uscito
allo scoperto per verificare chi fossi realmente.”
“Dimmi una cosa Kaito, dove l’hai trovata la
foto dell’omicida?” Chiede incuriosito Shinichi, “A quanto mi risulta il corpo
di tuo padre e tutti gli oggetti che aveva con sé non furono mai ritrovati,
quindi anche se scattò una foto come puoi averla trovata?”
“È molto semplice.” Kaito alza la mano
destra con il palmo rivolto verso l’alto e con uno schiocco di dita fa comparire
una colomba bianca.
“Che meraviglia!” Gioisce sorpresa Ran,
ammirando la bianca colomba appoggiata alla mano del ragazzo.
“Il mio maggiordomo, assistente di mio
padre, disse di aver visto arrivare una colomba nel suo studio la notte del suo
omicidio, con legato alla zampa un rullino. Ovviamente lo fece subito
sviluppare, e trovò la foto che ritraeva in parte il volto di quell’uomo. Solo
un anno fa scoprii il nascondiglio dove mio padre teneva il suo costume e dove
era custodita la foto…”
“Così decisi di prendere il suo posto per trovare il colpevole, senza svelare a tutti l’identità del ladro fantasma.” Conclude Shinichi. I due ragazzi si scambiano un’occhiata d’intesa, entrambi sorridenti. La fonte dei loro problemi finalmente era scomparsa.
“Ehi! Voi due! È pronta la cena!” Urlò in lontananza Kogoro, al limitare del piccolo boschetto che separava la scogliera da villa Kudo.
I due ragazzi aprirono immediatamente gli occhi, voltandosi a guardare Kogoro, che muoveva freneticamente le braccia in aria, nel tentativo di farsi notare dai due ragazzi.
Probabilmente lo maledissero mentalmente entrambi, ma comunque Shinichi decise di rispondergli.
“Va bene! Tra un attimo arriviamo!” Urlò in risposta a Kogoro, cercando di non far sentire nella voce accenni di avversione.
“Uff…mio padre è proprio incorreggibile…Salta fuori nei momenti meno opportuni…” Sbuffò Ran, leggermente imbarazzata e infastidita.
“Non importa, vieni con me!” Le disse Shinichi, prendendola per mano e correndo lungo la scogliera verso un boschetto.
“Aspetta! Dove vuoi andare?” Gli chiese Ran, seguendolo.
“Lo vedrai!” Rispose Shinichi, raggiungendo il boschetto ed addentrandosi in esso, questa volta camminando.
“Non dovresti muoverti così tanto! La ferita si sta rimarginando solo ora!” Lo rimproverò la ragazza, osservandolo preoccupata.
“No, tranquilla, la ferita si è già rimarginata!” La tranquillizzò Shinichi, voltandosi verso di lei e sorridendole, “Ora chiudi gli occhi…”
“Cosa?” Chiese stupita Ran.
“Fidati, ti piacerà!” Assicurò Shinichi, così Ran chiuse gli occhi, mentre lui le prese le mani, trascinandola oltre alcuni cespugli.
“Li apro?” Chiese dopo un attimo Ran, mentre Shinichi la trascinava in un posto in penombra, illuminato dai raggi del sole che tramontava all’orizzonte.
“Non ancora.” Rispose dolcemente il ragazzo, portandola al centro di una radura.
“Ecco…ora puoi aprirli…” Disse il ragazzo, dopo essersi portato al suo fianco.
Ran aprì gli occhi, rimanendo abbagliata dai raggi del sole che trasparivano dalle folte chiome degli alberi. Era bellissimo.
Shinichi l’aveva portata in una piccola radura circondata da alberi e cespugli stracolmi di fiori di ogni genere, che emanavano un profumo delicato, creando un’atmosfera di pace e serenità.
“È…” Ran non riusciva a trovare le parole per descrivere quel panorama, “È davvero stupendo!”
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto, l’ho scoperto l’ultima volta che sono venuto qui con i miei genitori qualche anno fa…” Disse Shinichi, osservando sereno Ran, osservarsi attorno contenta.
Improvvisamente la ragazza accorse verso un cespuglio, osservando intensamente un fiore appena sbocciato; lo colse e si riavvicinò a Shinichi, riconoscendone il buon profumo.
Shinichi la osservò con aria interrogativa.
“Questo è lo stesso fiore che mi hai donato quell’anno appena tornato dalle Hawaii, te lo ricordi?” Chiese Ran, mostrandolo meglio a Shinichi, che di risposta rimase molto sorpreso, e allo stesso tempo imbarazzato.
“Ah… Si certo…” Rispose Shinichi, portandosi una mano dietro la nuca.
Ran si avvicinò a lui, poggiando la testa sul suo petto e abbracciandolo forte.
“Grazie Shinichi…” Disse Ran, mentre il ragazzo ricambiava l’abbraccio.
“Non devi ringraziarmi Ran…” Rispose dolcemente il ragazzo, accarezzandole i capelli.
La ragazza alzò leggermente il volto verso di lui, incontrando i suoi occhi del colore dell’oceano, perdendosi nella miriade di emozioni che rispecchiavano.
“Ti amo.” Le sussurrò dolcemente Shinichi, arrossendo leggermente, ma i suoi occhi rimasero fissi in quelli di Ran, che rimase senza fiato per alcuni secondi.
“Anche io, Shinichi.”
Si avvicinarono lentamente, chiudendo gli occhi.
Questa volta nessuno poteva interromperli.
Cullati dalla leggera brezza si baciarono teneramente, lasciandosi trasportare dalle emozioni che per troppo tempo entrambi avevano dovuto reprimere.
The End
Chiedo scusa per aver impiegato così tanto tempo a
terminare la fic, ma per vari motivi (alcuni dei quali non comprendo nemmeno)
non ho avuto la voglia/tempo di terminarla, anche se conservavo l’80% di questo
capitolo da Maggio nel mio computer. Spero che anche questo capitolo vi piaccia,
sperando di non aver commesso errori! Se notate incongruenze con cose già detto
avvisatemi, grazie =) Grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato la
fic!