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Autore: Spleen89    06/07/2015    6 recensioni
Una storia semplice. Emozioni, gesti e piccole avventure di una quotidianità mai banale, ma intensa. Oscar e André dall' infanzia alla maturità. Cercando di rivivere insieme a voi quello che sarebbe potuto accadere tra gli spazi bianchi dell' anime e del manga. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[ Oscar]
 
Si sentiva felice. Inspiegabilmente. Anzi un motivo cominciava a esserle ben chiaro: un bellissimo conte svedese dagli occhi color ghiaccio, le labbra sottili e modi di fare gentili. Ricordava nitidamente il primo incontro con Fersen ad uno dei balli in maschera a Parigi a cui la principessa Maria Antonietta amava partecipare per distrarsi dalla noia di quella gabbia dorata che era Versailles. Le era sembrato uno dei soliti superficiali nobilucci sempre in cerca di prestigio,  pronti ad avvicinarsi alla famiglia reale per avere privilegi e ricchezze. E invece fin dalla prima visita ufficiale fatta dal Conte alla principessa Maria Antonietta si era resa conto dell’errore che aveva commesso a giudicarlo dalle sole apparenze. Spesso durante le sue frequenti visite a Versailles aveva intrattenuto delle conversazioni con il conte, all’inizio per puro senso del dovere, poiché intrattenere il conte significava distoglierlo dalle attenzioni galanti che egli rivolgeva alla principessa e che iniziavano a destare sospetti agli occhi di tutti, ma poi, ad un tratto, quasi senza accorgersene, si era resa conto di ricercare quella compagnia e quelle conversazioni. Fersen era colto e gentile oltre ad essere un uomo bellissimo e ammirato da tutte le dame di Versailles. Quasi se ne vergognava, ma non poteva ignorare il battito del cuore accelerato che le squassava il petto anche solo quando Fersen gli si avvicinava o semplicemente la salutava. Forse era questo l’amore di cui i poeti di ogni tempo scrivevano? Una cosa era certa: non si riconosceva più. Irriconoscibile a se stessa con un dolce peso nel cuore che non poteva condividere con nessuno, nemmeno con André temendo critiche o derisioni. Lei che aveva riso sempre di queste cose, lei che aveva sempre pensato che non le sarebbe mai potuto capitare. Lei che lo guardava e sentiva le mani sudare, la voce venire meno, il cuore procedere all’impazzata. E pensare che da ragazzina aveva riso sarcasticamente leggendo quei famosi versi di Saffo che adesso gli sembravano così veritieri..
 
 
Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
 
 
Ora il destino aveva voluto che si trovasse seduta proprio davanti Fersen in quella carrozza che conduceva verso Arras. E quasi nemmeno sentiva le parole di Girodel che seduto accanto a lei cercava in ogni modo di coinvolgerla in una qualsiasi conversazione.
 
“ Mi avete sentito Capitano?” – disse Girodel spazientito dall’essere stato ignorato per quasi due ore di fila.
“ Oh scusate Victor… mi ero distratta, dicevate?”- fece Oscar riprendendosi e staccando finalmente gli occhi dalle labbra appena dischiuse di Fersen che dormiva beatamente adagiato sul sedile posto di fronte al suo.
“ Capitano, dicevo…a voi piace Arras? Sì, insomma ve lo chiedo perché molti nobili del nostro lignaggio non amano le villeggiature in zone periferiche, amano Parigi, la vita mondana e i balli…”
“Allora Victor, se pretendete io continui a chiamarvi così vi prego di rivolgervi a me senza chiamarmi Capitano, ma semplicemente Oscar, per piacere… poi ormai dovreste conoscermi abbastanza da aver compreso che io non amo i balli e non amo la vita mondana. Preferisco di gran lunga Arras. Con i suoi campi, la sua gente semplice, le locande col buon vino e le rose profumate. Un luogo pieno di piacevoli ricordi per me. E dal momento  che ho dovuto prendermi questo periodo di riposo a causa del mio braccio ancora malandato non posso che essere contenta di passare del tempo nella mia Arras.”
“ Beh Oscar immaginavo avreste risposto così, anche André sembra essere molto contento di accompagnarvi ancora una volta . E’ ammirabile, non ho mai visto un attendente così solerte e fedele come André. Tanto da seguirvi anche nei vostri giorni di riposo.”
“ Victor ahahah,  André non è solo un attendente. Noi non ci siamo mai curati della differenza delle nostre origini, come dire, è più un fratello per me ed essendo cresciuti insieme anche lui nutre gli stessi sentimenti verso Arras, luogo dove siamo stati bambini insieme. Dunque è naturale lui sia felice tanto quanto me di ritornare lì, nella nostra tenuta.”- rispose Oscar ridacchiando per l’ovvietà di quella risposta. Senza nemmeno accorgersi di un sorriso tenero sfuggitogli dalle labbra nato dal dolce ricordo di due bambini, uno moro e uno biondo, che stavano sempre insieme a combinare marachelle e a smangiucchiare biscotti.
 
 
[Victor]
 
Victor rimase sorpreso e basito  dalla risposta di Oscar. Non aveva mai visto un simile rapporto tra servo e padrone.  Di solito erano rapporti estremamente formali e distaccati quelli tra un nobile e un attendente. Anche le nobildonne non avevano simili rapporti con le loro cameriere personali. Capitava invece, di veder donne di alto lignaggio che prendevano giovani servi aitanti come amanti. E all’inizio aveva creduto potesse davvero essere un rapporto simile quello fra Oscar e André. Ma gli erano bastati pochi mesi per comprendere che Oscar non era una qualsiasi nobildonna e André non era di certo il suo amante. Dunque restava davvero un mistero per lui quel rapporto di complicità intensa che lo colpiva sempre come un pugno in pieno stomaco. E di cui inspiegabilmente aveva paura. Un rapporto che invidiava dal profondo del cuore.
Oscar e André erano stati bambini insieme e forse il loro legame era dettato da un rapporto di amicizia nato nella loro infanzia. Qualcosa che né lui, né la maggior parte dei nobili poteva realmente comprendere visto che egli era stato bambino da solo. Senza nemmeno poter godere della compagnia di un fratello, essendo rimasto presto figlio unico, a causa della precoce morte di un fratello maggiore di età e troppo cagionevole di salute. Ed era solo anche adesso… quando stanco dopo ore passate a Versailles rincasava nella sua enorme tenuta e trovava ad accoglierlo solo parte della servitù sempre più crudelmente gentile, formale e distaccata. Era solo e non voleva più esserlo.
 Questa era la consapevolezza a cui era giunto ormai cinque anni fa quando era rincasato vinto e battuto da una ragazzina bionda e ribelle che lo aveva aspettato in aperta campagna per sfidarlo e fargli capire che non aveva paura di perdere solo perché donna,  anzi voleva duellare e vincere, ma che non gli interessava essere proclamata vincitrice davanti a un re. Era tornato a casa. Vinto. Con la camicia squarciata dagli abili fendenti della spada di quella strana e meravigliosa creatura che il destino aveva voluto mettere sulla sua strada. Si era chiuso la porta alle spalle e aveva riso. Riso veramente, per la prima volta. Poi il ricordo di quegli occhi blu ribelli lo aveva spinto a chiedere al Re non solo di perdonare Oscar, ma anche di affidare a lei l’incarico di Capitano perché  era stato colpito da lei durante il duello, era stato sconfitto e Oscar Francois de Jarjayes meritava di essere Capitano delle Guardie Reali, uomo o donna che fosse… e dentro di sé aveva capito di essere stato colpito anche nel cuore. Aveva accolto quel meraviglioso sentimento dentro di sé e da quel lontano pomeriggio aveva atteso e solo atteso che qualcosa mutasse anche dentro l’animo di Oscar . Il suo Comandante non era donna da fiori e cioccolatini. Non gli restava che mostrarle la propria dedizione e guadagnare la sua stima. Eppure… quando l’aveva vista svenire davanti al re, e poi  priva di conoscenza su quel letto a palazzo  Jarjayes non aveva resistito. Le aveva portato delle rose, simbolo di speranza nel suo cuore, speranza che lei vivesse, speranza che lei un giorno potesse amarlo, perché  da quando aveva conosciuto Oscar Francois de Jarjayes  solo, senza lei, non voleva più stare.
E in fin dei conti quel tanto aspettare aveva sortito i suoi effetti, come anche quel palesamento di intenzioni davanti la famiglia di lei. Victor aveva gioito nel sentire dalla bocca dell’algido  Generale  Jarjayes che egli avrebbe appoggiato dal profondo del cuore un eventuale unione tra la casata dei  Jarjayes e quella dei Girodel. Ricordava ancora l’incontro col Generale, Victor era infatti nervoso ed intimorito visto che aveva avuto l’ardire di offrire un mazzo di rose ad Oscar, figlia di un uomo che la considerava in tutto e per tutto figlio.  E invece il Generale si era dimostrato inspiegabilmente felice del gesto di Victor, aveva dato il suo benestare per un corteggiamento e lo aveva anche invitato a trascorrere il tempo necessario ad Oscar per riprendersi, ad Arras, insieme a loro.
Ora toccava a lui! E doveva mettercela proprio tutta. Era un’ impresa difficile, ma non impossibile.  In fondo Oscar era una donna non comune, non si sarebbe mai innamorata, come una dama qualunque, di un uomo frivolo e donnaiolo come ad esempio il Conte di Fersen. Di gran lunga avrebbe preferito un uomo come lui. Anche se in realtà, quella mattina, si era leggermente mostrato infastidito dalla presenza del conte di Fersen a quel ritiro che avrebbe dovuto costituire la sua unica speranza di conquistare Oscar. Che il generale avesse scelto come pretendente  anche Fersen? Ma fortunatamente il Generale, comprendendolo pienamente il suo disappunto mal celato, lo aveva preso in disparete prima della partenza spiegandogli chiaramente che il conte di Fersen era stato invitato a trascorrere del tempo con loro lì ad Arras, lontano da Versailles, semplicemente per rispettare un ordine che aveva ricevuto da sua Maestà in persona, non poteva aggiungere altro, ma gli chiedeva di fidarsi. D’altronde il Generale si era affrettato ad aggiungere che il conte svedese, a suo avviso, non sarebbe mai stato un buon partito per la sua Oscar essendo un uomo ormai troppo chiacchierato a corte.
 Si era tranquillizzato Victor. Nonostante Oscar si fosse mostrata così distratta e poco sollecita ad avere una conversazione con lui. Nonostante si ritrovasse di fronte il conte svedese russante e dormiente, mentre di gran lunga avrebbe preferito rimanere solo con lei.
 
E poi, a dire il vero, vi era dell’altro… a sentire dalle labbra tanto amate quel “noi non ci siamo mai curati della differenza delle nostre origini” iniziava a temere un altro uomo… un bell’uomo dagli occhi verdi che viveva come un’ ombra sempre accanto ad Oscar. Un  attendente che dimostrava avere nel cuore un sentimento che di certo non rientrava in quelli convenzionali tra servo e padrone e che di certo non si curava delle questioni di rango.   E  che in quel preciso momento si trovava fortunatamente nella carrozza davanti alla loro poiché il Generale aveva fatto esplicita richiesta di parlargli durante il viaggio. Aveva visto dunque André  lasciare a malincuore sola Oscar e sedere nella carrozza dei coniugi Jarjayes. Che poi a rigore di logica non era nemmeno ovvio avesse dovuto prendere posto in una delle due carrozze, vi era il carrettino a seguito delle carrozze dove  aveva preso posto il resto della servitù… eppure dentro di sé sapeva che André Grandier non fosse un semplice servo, e se il Generale non l’avesse voluto con sé quella mattina, il suo posto sarebbe stato accanto alla bellissima donna che ora sedeva al suo fianco.
 
 
 
 
 
Ciao questo aggiornamento è arrivato presto. Spero sia di vostro gradimento. Ora è giunto il momento di spiegarvi il mio intento. E spero di riuscire a renderlo con una semplice metafora. Avete presente una lavatrice al cui interno si inseriscono capi di diverso tessuto e colore. Ecco fate finta che la lavatrice sia Arras e che i capi siano alcuni eventi, ma soprattutto i sentimenti dell’anime e del manga. La centrifuga presenterà il tutto in maniera un tantino accelerata i colori si confonderanno, qualche panno si restringerà e altri si allargheranno.  Il disastro che ne viene fuori è la mia storia. E grazie a chi continuerà a volermi dare fiducia continuando la lettura. A presto.
 
Ps. I versi riportati in corsivo  sono tratti dal frammento “Saffo, fr. 31 Voigt; trad. S. Quasimodo” .
 
Ladysibilla
  
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