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Autore: ina6882    06/07/2015    2 recensioni
Dolce flirt è una rubrica per cuori solitari all'interno del giornale Dolce Amoris; ogni giorno vi arrivano tantissime lettere di persone che raccontano, col cuore in mano, le loro vicende amorose.
Ognuno ha il coraggio di spedire la sua lettera, alla quale prontamente viene data una risposta.
Lexie Marshall cura questa rubrica e anche lei, dopo un matrimonio fallito è un cuore solitario.
Gli amici la sostengono ad andare avanti e grazie al loro aiuto, dopo sei mesi dalla rottura con suo marito Dake, Lexie si è buttata a capofitto nel lavoro, non volendo più avere relazioni serie e accontentandosi piuttosto di occasionali incontri col suo "partner di letto".. ma non sempre tutto va come viene pianificato; dolorosi ricordi del passato riaffiorano, nuovi amori sono dietro l'angolo.. e se poi ci si mette anche una lettera a sconvolgere le carte in tavola?
"Una lettera a Dolce Flirt" è una storia romantica e vivace e se amate gli intrecci amorosi e le vicende caratterizzata da un velo di ironia, entrate pure! Lascio a voi l'incarico di trovare la pazienza di arrivare fino alla fine, spero non ve ne pentirete.. ^-^
In ogni caso vi auguro BUONA LETTURA!
Ina
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.

 
 

“ Tutti possono scivolare, 
l'importante è sapersi rialzare. ”

Jimmy Bly, dal film Driven
 
 


Sei mesi dopo

« Allora cara mia come stai?, » mi chiede quel giorno Alexy quando entro trafelata nel mio cubicolo per iniziare una nuova giornata di lavoro al giornale Dolce Amoris

« Bene, grazie Al, » rispondo sedendomi alla mia postazione e accendendo il computer. Sono molto in ritardo con il file da consegnare al capo, la signora Brigitte Nicolas, e devo cercare di accelerare tutto, altrimenti non si sa mai le possa venire in mente di licenziarmi.
« Lo vedo cara, » continua lui, poi dopo un po' di silenzio prosegue: « Non so, ma c'è qualcosa di diverso in te oggi, vero? Fammi indovinare ». 
Non gli rispondo. Anzi, faccio finta di non averlo ascoltato. So già dove vuole andare a parare e non mi va di dargli corda. Al è sicuramente la persona più squisita del mondo, ma ci sono giorni che vorrei nettamente sgozzarlo, soprattutto quando inizia a indagare sulla mia vita privata. Così la maggior parte delle volte fingo di essere diventata momentaneamente sorda o assente e cerco di non pensare alle numerose e incalzanti domande che mi rivolge senza farsi alcun problema. Il fatto è che, dopo la rottura con Dake, si è fatto sempre più assillante e quindi devo fingermi sorda per la maggior parte del giorno, a parte quando non è lui a parlarmi della sua vita.
Oggi, però, non è uno di quei giorni e devo prepararmi ad affrontare una battaglia all'ultimo sangue.  Sì, perché in questi casi non solo è assillante e impiccione, ma non la smette di tormentarmi finché non è riuscito ad ottenere ciò che vuole, a meno che io non mi ingegni per trovare un argomento che funga da diversivo e gli faccia dimenticare il suo scopo.
Mi è stato molto vicino dopo la fine del mio matrimonio, ma è da un po' di tempo che non fa che insistere sul fatto che, anche se è passato poco tempo, io debba rifarmi una vita, soprattutto sentimentale e, a quanto dice lui, devo sbrigarmi, visto che il tempo passa.
Ancora non ho capito perché, dato che sono giovane e non mi considero per nulla vecchia o da buttare, ma nella sua mente contorta il mio orologio biologico non aspetta che io mi decida a formarmi una nuova famiglia. Non che io ci tenga particolarmente, in questo momento, anzi, potrei dire che non ci tengo affatto e, prima di rimettermi in carreggiata, credo ne passerà di tempo.
Forse sono stupida, ma sono rimasta troppo scottata da Dake per riuscire a ripartire con  un altro uomo.
« Vediamo hai per caso tagliato i capelli? » continua intanto lui che non ha smesso per un solo istante di ispezionare la mia persona. Così prende una ciocca dei miei lunghi capelli tra le dita e si mette a giocherellare con essa.
Non rispondo. Continuo a ignorarlo, ma sembra non aver afferrato al volo il mio silenzio. 
Cerco piuttosto di concentrarmi sul lavoro arretrato aprendo la posta elettronica delle rubrica che gestisco nel giornale - Una lettera a Dolce Flirt
- e inizio a leggere un'e-mail qualunque:

 

Caro Dolce Flirt, 
Forse ti sorprenderai a scoprire che chi scrive questa lettera è un uomo che dopo anni da scapolo, andando sempre dietro la stessa donna che non mi considerava, ha trovato la felicità con un altro uomo. 
Se mai mi avessero detto che, un giorno sarei diventato omosessuale, penso che non avrei creduto ad una sola parola, ma devo ammettere che finalmente sono felice.
Ho passato molti anni a soffrire per una donna che fingeva di amarmi, ma che poi si è sposata con un altro uomo per interesse. Nonostante questo diceva che non c'era nulla nel suo matrimonio che la soddisfacesse e così, quando il marito era fuori per affari, veniva praticamente ad abitare da me e passavamo tutto il tempo a letto. 
In quel periodo mi sentivo distrutto. Volevo vederla e starci insieme, ma allo stesso tempo mi rendevo conto che non facevo altro che logorarmi, ma non trovavo mai la forza di troncare la nostra relazione perché l'amavo davvero.
Avrei fatto qualsiasi cosa per lei, come già facevo d'altronde. Sì, perché mettevo sempre me stesso in secondo piano e quando lei chiamava, io le correvo dietro come un cagnolino.
Tutto questo è andato avanti per cinque anni, poi un giorno mi ha detto che non potevamo più vederci perché era rimasta incinta. 
Mi ha subito assicurato che il bambino non era mio, ma di suo marito e poi ha aggiunto che, col passare del tempo, aveva capito che la nostra storia era stata solo uno sbaglio, dettato dalla sua convinzione infondata di non poter mai essere felice con suo marito, quando invece, vivendoci insieme si era resa conto che lo amava davvero. 
Tutto questo è accaduto due anni fa.
Sono uscito distrutto da quella storia e ho iniziato a bere. Molto spesso, la sera vagavo di locale in locale senza mai tornare a casa prima di essermi ubriacato. Poi, un giorno, mentre ero seduto al bancone di uno dei tanti bar che frequentavo, ho conosciuto Jim. Mi ha aiutato nel momento del bisogno e da allora non ci siamo più separati. Grazie a lui ho scoperto la felicità di coppia che una donna non aveva saputo darmi. Mi sento felice e appagato per la prima volta in vita mia. Finalmente non devo più nascondermi dentro casa come un clandestino, ma posso vivere la mia felicità alla luce del sole. 
Ho voluto scrivere questa lettera perché noto che molto spesso, chi scrive, lo fa per lamentarsi della sua situazione,  mentre per una volta non vorrei parlare di un amore perduto, ma della gioia che può dare una nuova opportunità.
Tom

 

Terminata la lettura, apro una pagina di Word e mi metto a fissare lo schermo non sapendo cosa rispondere.
Ultimamente mi succede sempre così. Prima partivo spedita, dopo aver finito di leggere una lettera, e nel giro di dieci minuti avevo già risposto e salvato il tutto nell'apposita cartella.
Mentre adesso è tutto diverso e ogni volta mi ritrovo bloccata di fronte allo schermo bianco che sembra guardarmi aspettando che mi muova a battere sulla tastiera. 
Non so cosa mi succeda in questi casi, ma vengo assalita dai pensieri e non riesco a formulare una frase decente. Per di più oggi ci si mette anche Al che continua a fissarmi mettendomi in agitazione.
« No, non sono i capelli... » sento nuovamente trillare la sua voce.
Ma possibile che non capisca quando è il momento di lasciar perdere? 
Cerco di sforzarmi a pensare alla  risposta migliore da dare, ma mi sento osservata e non riesco a proseguire.
« Oh, ma certo! » dice ad un tratto strillando e battendo le mani ridendo come uno stupido, « È quel segno sul collo, come ho fatto a non notarlo prima!? ».
Segno sul collo? 
Questa mattina, quando mi sono alzata, ero, come sempre, troppo in ritardo per controllarmi a dovere e mi sono lavata velocemente senza guardarmi allo specchio. 
Prendo lo specchietto dalla borsa e noto un succhiotto. Oh. Mio. Dio. Ma cosa diavolo gli è saltato in mente?
Non faccio in tempo a pensare ad altro che Alexy continua: « Vedo che tu e Armin vi siete dati da fare anche ieri sera, eh?, » dice facendomi l'occhiolino, « Comunque potreste fare meno rumore la notte? C'è gente che ha bisogno di far riposare la sua pelle lucente per essere al top ogni mattina e ti assicuro che quei rumori non mi consentono di chiudere occhio, » continua ridendo come un'oca e lisciandosi le braccia rosee e lisce. 
Guardo ancora quel segno evidente sul collo. Certo che poteva stare più attento. Gli ho sempre detto che questo genere di cose mi danno fastidio, ma ieri sera era decisamente più giù del solito.
Controllo di aver un correttore nella borsa e, dopo aver rovesciato tutto il contenuto sulla scrivania, devo arrendermi di fronte alla scoperta che non ce n'è la minima traccia. 
E ora come farò? Non posso andare in giro per l'ufficio con questa macchia rossa. È troppo evidente e neanche i capelli riescono a nasconderla, visto il posto in cui si trova. 
« Beh? Allora avete fatto sesso selvaggio?, » continua ancora Al che questa mattina ha deciso di farmi venire una crisi di nervi.
« Ma cosa vai dicendo? E poi non credo che lui sarebbe contento di sapere che ti immischi nella sua vita privata, » rispondo rimettendo le cose nella borsa e sgomberando la scrivania. Devo trovare il modo di risolvere questo problema, ma come? 
« Mi immischio eccome cara mia, noi siamo inseparabili è un difetto genetico, mi spiace, » dice intanto lui con quella voce da Mr perfettino che si ritrova.
Tanto per precisare, Armin è suo fratello gemello e io e lui... beh... in un certo senso stiamo insieme. Beh... non proprio insieme,  siamo compagni di letto.
Non abbiamo una relazione perché entrambi abbiamo deciso che non vogliamo impegnarci in alcun modo.
Inoltre Armin non è proprio il mio tipo, visto che, quando non è al lavoro, passa la maggior parte delle sue giornate attaccato alla sua Psp.
Insieme però ci divertiamo, tutto qui.
Nonostante questo Al non ha nessun diritto a mettere il naso nella nostra pseudo-storia, anche se è un mio caro amico e da quando è venuto a conoscenza della nostra relazione non ha fatto altro che tormentarmi dicendo che non vede l'ora di diventare mio cognato e soprattutto che non sta nella pelle dal diventare zio, a suo dire, di un bel frugoletto come lui.
« Beh allora? Voglio sapere i dettagli cara mia, » risponde prendendo la sua sedia d'ufficio e piazzandosi accanto a me.
« Eh? Ma sei impazzito per caso? Non ti dirò nulla ».
Se qualcuno osa ancora insinuare che avere un amico gay sia una cosa bellissima, vuol dire che non ha conosciuto Al. In certe circostanze è molto più pettegolo e assillante di una donna.
« Oh, ma quanto sei antipatica. È mio fratello, » incrocia le braccia al petto con fare offeso, poi guardandomi in modo malizioso aggiunge: « E poi non puoi tenermi nascosto tutto, visto che la notte vi sento ».
« Cosa? Origli?, » quasi urlo non potendo fare a meno di girarmi di scatto nella sua direzione, « ma sei pessimo! ».
« No. Ma cosa pensi e poi cosa dici!, » dice toccandosi il petto con la mano destra, quasi lo avessi ferito nel profondo, « non origlio, non lo farei mai, ma vi sento. Siete parecchio... rumorosi, ecco, » mi guarda con i suoi occhi rosa, poi continua: « beh, cara mia, voglio i dettagli! Sputa il rospo ».
« È inutile che insisti, non otterrai nulla da me, » mimo di chiudermi la bocca e mi giro dall'altra parte continuando a guardare lo schermo bianco. 
« Non è giusto, è un mio diritto, » continua a lamentarsi.
« Non è vero e lo sai. Ecco perché vieni sempre da me perché sai già che se andassi da Armin ti beccheresti un calcio nel sedere ».
« D'accordo, ma tu non puoi farmi questo! Siamo amici Lex ». 
« Ma non centra nulla. Io non vengo sempre a tormentarti per sapere cosa hai fatto con Micheal ogni sera ».
« Oh..., » sussulta lui spalancando la bocca quasi avessi osato dire una blasfemia bella e buona, poi inizia a svetolare il dito indice fresco di manicure e continua: « questa cosa non la dovevi proprio dire perché entrambi sappiamo quanto tu sia al corrente di tutta la storia. E ora che mi dici al riguardo? ».
« Dico che sei tu quello che viene sempre a raccontarmi tutto per filo e per segno. Io non ti tormento di domande. Quindi non ti dirò assolutamente nulla ».
« Neanche se avessi qualcosa che potrebbe esserti utile per nascondere quel segno evidente che mio fratello ti ha lasciato?, » dice sorridendo.
« Non mi corrompi lo sai, » rispondo senza guardarlo.
«Beh, allora vorrà dire che sarai costretta ad andare dalla direttrice con quella macchia rossa sul collo, » proclama guardandomi sardonico.
Mi volto di scatto verso di lui esclamando: « Cosa? La signora Nicolas mi vuole vedere? ».
« Certo cara e ci andrai così, visto che, ripeto, non ti presterò mai, e dico mai, il mio foulard di pizzo rosa che si intona perfettamente con la tua camicia e che riuscirebbe a coprire quell'orrore, » continua indicando il mio succhiotto.
« Oh. Mio. Dio. E ora come faccio?, » dico portandomi una mano al collo.
« Bongionno ragacci... ecciù, » dice una voce avvicinandosi a noi. Al ed io ci voltiamo di scatto e vediamo Kim, la nostra cara amica afroamericana che entra trafelata nel suo cubicolo. Porta una sciarpa al collo e si asciuga il naso gocciolante. 
« Ma buongiorno a te cara, » la saluta Al con aria indifferente controllandosi la manicure e giocherellando coi suoi capelli turchini, « ti sei raffreddata? Mi sembra impossibile che la regina delle nevi si prenda il raffreddore ».
« Oh, smettila Al, » lo ammonisce lei, « non sono assolutamente in vena oggi di sopportare le tue frecciatine, » sbuffa togliendosi il cappotto e la sciarpa. 
« Oh, va beh, d'accordo. Tanto ho già una faccenda in sospeso con Lexie, questa mattina, » dice lui ridendo, poi avvicinandosi fa finta di sussurrarle all'orecchio quasi io non debba sentire le sue parole che invece vengono pronunciate da un tono di voce decisamente alto e per di più divertito, « hai visto quel segno sul collo? Questa notte la nostra cara amica Lexie si è data alla pazza gioia con Armin ».
« E brava la mia panterona, » dice lei ridendo nella mia direzione. 
Mi porto ancora la mano al collo ed esclamo: « Smettetela voi due. Non so in che modo nascondere questa cosa. E ora come faccio? ».
« Oh, e che sarà mai un succhiotto, » continua lei.
« Non è per il succhiotto che già di per sé è una situazione davvero sconveniente e imbarazzante, ma è per la direttrice che vuole vedermi ».
« Beh, fatti prestare qualcosa da Mr fantasia. Ha una marea di foulard nel primo cassetto a destra, detto da lui, per ogni evenienza ».
« Non mi presterà nulla, » dico controllando ancora il collo.
« E perché mai?, » chiede curiosa rivolta a lui.
Al la guarda per un attimo, poi si mette nuovamente a contemplare le unghie e con aria offesa tutto d'un fiato proclama: « Perché non vuole raccontarmi ciò che hanno fatto lei e Armin ».
« MA SEI IMPAZZITO PER CASO?, » tuona Kim nella sua direzione. 
« È un mio diritto cara. Siamo gemelli! » le urla lui.
« Ma questo non vuol dire assolutamente niente. Sei perfido Al, » poi rivolgendosi a me continua: « Lascialo stare. Ecco, prendi questa, » dice lanciandomi la sua sciarpa, « non sarà come quelle raffinate che ha lui, ma è sempre meglio di niente ».
Non posso fare a meno di abbracciarla; « Grazie mille Kim ».
« Ma è un complotto?, » sbuffa offeso Alexy sbattendo le braccia sui fianchi, poi guardandomi prosegue indicando il mio collo: « Non mi dirai che vuoi davvero andare in giro con quell'orrore? ».
« Beh? Perché? Cos'ha che non va la mia bella sciarpa?, » gli risponde di rimando Kim.
« Tutto cara mia, » asserisce lui iniziando ad elencarne i difetti, « prima di tutto il tessuto, è troppo grosso e non è chic e poi il colore, non si abbina per niente alla sua mise... ».
« Non fa niente Al, » lo interrompo, « sempre meglio questa che nulla ».
« Ma che vai blaterando!?, » si altera lui, « nella moda non si può mai dire, "meglio questo che nulla". Ogni capo deve essere indossato con coscienza e soprattutto deve fare pendant, non può essere accostato a caso ».
« Ti ricordo, mio caro stilista, » lo incalza Kim, « che sei stato proprio tu a negarle il capo giusto e a spingerla a commettere un orrore stilistico, come lo chiami tu. Quindi non puoi lamentarti con lei ».
« Oh d'accordo, ma dai qua, » dice strappandomi dal collo la sciarpa e lanciandola nuovamente a Kim, poi dopo essersi alzato e recato nel suo cubicolo, ritorna porgendomi un bellissimo foulard di pizzo rosa; « Ecco qua, » proclama, « questo si che ti starà bene, » e così dicendo me lo accomoda sul collo.
« Grazie Al, sei il migliore, » dico stampandogli un bacio sulla guancia.
« Si lo so. Tu invece resti sempre antipatica, ma ti voglio bene lo stesso, » dice abbracciandomi.
All'improvviso sento squillare il mio interfono.
« Sarà lei, » sospiro e alzando la cornetta  rispondo.
« Signorina Marshall è attesa nell'ufficio della signora Nicolas, » proclama la sua segretaria.
« Arrivo, » chiudo la cornetta e mi sistemo. « Come sto?, » chiedo ai ragazzi.
« Un bijoux, » risponde Alexy, « col mio bellissimo foulard quella macchia neanche si nota ».
« Fatemi gli auguri, » dico avviandomi nel corridoio che porta all'ufficio del capo.
Al e Kim mi guardano. Al si porta una mano al viso con aria apprensiva e Kim con un sorriso sussurra: « Non c'è bisogno. Spacca tutto Lex! ».

   
 
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