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Autore: Lynn Universe    06/07/2015    5 recensioni
E se il mondo delle gemme non fosse riservato solo a quelle creature di luce?
E se anche gli umani volessero iniziare a capire e a comprendere?
L'incontro tra Jackie e la gemma Lapis Lazuli creerà un nuovo intreccio tra questi due mondi.
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Avvertimento spoiler per chi non ha ancora finito di vedere gli episodi della seconda e terza Stevenbomb.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Lapis Lazuli/Lapislazzuli, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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I am Lapis Lazuli

Act 2: We need help

 
Quella mattina decisi di alzarmi presto, non potevo sprecare tempo e avevo bisogno di aiuto.
Lapis aveva passato la notte in allerta. Mi raccontò di aver visto dei movimenti sospetti al di fuori della finestra, probabilmente nulla di pericoloso ma non potevamo esserne sicure.
Mi aveva già avvisato di una guardia, o qualcosa del genere, che era riuscita a scappare e a raggiungere la Terra durante uno scontro ma non potevamo giungere a delle conclusioni con le informazioni che avevamo.
Era tempo di rimboccarsi le maniche ed indagare a Beach City.
 
-Jackie, devo proprio mettermi questa roba?- Mugugnò Lapis osservando gli abiti che le avevo passato.
-Se ti cambi d’abito le persone che già ti hanno vista faranno fatica a riconoscerti. In più quella felpa ha un cappuccio, protezione extra.- Risposi affacciandomi dalla porta del bagno.
Le vidi fare una smorfia a quelle parole.
Se non era abituata a quel tipo di vestiti non potevo farci niente, ma era necessario che si cambiasse d’abito per uscire.
Io fortunatamente avevo a disposizione un paio di jeans, una maglietta grigia ed una camicia a quadri rossa che fortunatamente non era finita nella cesta dei panni sporchi.
Non appena finii di cambiarmi uscii dal bagno notando con sorpresa che Lapis si era cambiata.
-Oh, mi aspettavo un qualche genere di rivolta e invece ti sei cambiata senza fare troppe storie. Allora, qualche suggerimento per iniziare?-
Mi sedetti sul bordo del letto per allacciarmi le scarpe. Fortunatamente le converse erano adatte per qualsiasi tipo di abbigliamento.
Lapis sospirò leggermente cercando di infilarsi un paio di converse bianche che le avevo portato.
Probabilmente avevo troppe paia delle stesse scarpe ma ormai non ci facevo troppo caso.  
-No, ma so che posti dobbiamo evitare.- Mugugnò allacciando le stringhe.
-Oh, sul serio? Perché da evitare?- Chiesi girandomi verso di lei.
Lei alzò lo sguardo verso di me, smettendo per un secondo di lavorare sui lacci.
-Beh, ci sono quelle gemme di cui ti avevo parlato che mi avevano tenuta imprigionata nello specchio, ricordi? Loro hanno una base vicino alla spiaggia.-
Cercai di visualizzare chi potessero essere ma non avevo sentito molto a riguardo. Non frequentavo molto i cittadini di Beach City ma delle chiacchere sul loro conto giravano sempre.
Anche se avevo sentito parlare del ragazzino di cui mi aveva parlato Lapis.
Andava sempre al bar che frequentavo di solito e una volta ogni tanto lo incontravo alla sala giochi.
Steven Universe, sembrava un ragazzino normale. Era così stano pensare che fosse coinvolto in delle faccende del genere.
-Però…hai detto che Steven vive insieme a loro, giusto?-
-Beh, si, ma questo non cambia nulla.- Rispose sedendosi su una poltroncina che tenevo vicino alla finestra.
-Ed è qui che ti sbagli, devo assolutamente parlare con quel ragazzino.-
Mi alzai del letto e iniziai a riempire una borsa a tracolla con il minimo essenziale.
Un portafoglio, il mio cellulare, taccuino e penna e un kit di pronto soccorso portatile.
Era una piccola scatolina lunga all’incirca 10cm che conteneva qualche cerotto e una benda, la portavo con me da quando ero bambina. Tendevo sempre a farmi male, sempre piccoli tagli e lividi ma non si poteva mai sapere.
-Aspetta, ti sei dimenticata di quello che mi hanno fatto? Chi ti dice che non lo faranno anche a te?- Replicò Lapis avvicinandosi.
Io alzai le spalle mentre continuavo a mettere l’occorrente dentro alla borsa.
-Senti, sei tu quella che vogliono, non me. Io sono solo una sconosciuta nelle loro vite, cosa vuoi che mi accada?-
Fortunatamente non era in vena di insistere, le bastò quella risposta e un leggero sorriso per farla ritornare in sé.
Era ora di andare.
 
La prima tappa era Il Big Donut, il posto in cui andavo sempre a comprare qualcosa da mangiare quando avevo fame.
Conoscevo bene la ragazza che ci lavorava, Sadie era sempre gentile e disposta a darmi consigli su cosa ordinare. Il suo compagno di lavoro era l’esatto contrario.
Lars era sempre, o quasi sempre, assente. O stava facendo altro o era a dormire nella sala impiegati, non aiutava praticamente mai.
Non appena entrai nel negozio il profumo di zucchero mi invase.
Oh si, quello si che era l’aroma che volevo sentire la mattina appena sveglia.
Tenevo costantemente d’occhio Lapis che mi seguiva senza fiatare, tenendo lo sguardo basso e le mani nella tasca della felpa.
-Bentornata Jackie! Cosa ti porto oggi?- Mi accolse Sadie non appena entrai.
-Il solito! Oggi però mettici anche la panna nel caffè, sono in vena di zucchero.- Risposi con un sorriso.
La vidi scomparire nel retrobottega mentre andava a prendere quello che avevo ordinato.
-Hey, Jackie, cosa ci facciamo qui? Non dovevi parlare con Steven?-       
Lapis strinse una manica della mia camicia tirandola appena per farmi girare verso di lei.
-Ho fame, mi sembra ovvio.- Risposi con tranquillità.
Il suo sguardo sembrava più che sorpreso da quella risposta.
-Voi umani avete bisogno di mangiare in continuazione?-
-Si, tre volte al giorno come minimo. Anche se io di norma mangio quattro volte al giorno se conto la merenda…- Risposi tornando a guardare il bancone.
-Wow, che spreco di tempo.- Aggiunse rimettendo le mani in tasca.
Non appena smise di parlare Sadie riapparse con la mia ciambella e il caffè che le avevo chiesto.
-Lo è senza ombra di dubbio ma ne vale la pena.- Sorrisi prendendo il cibo iniziando a mangiare.
-Allora, chi è la tua nuova amica?- Mi chiese osservando Lapis.
Non appena si sentì interpellare si girò all’istante dando le spalle al bancone.
Cercando di essere il più realista possibile cercai di trovare una scusa.
-Oh, lei viene dall’estero. Non parla la nostra lingua.- Risposi con un sorriso più che artefatto.
Non ero brava a nascondere l’ansia che provavo in quel momento, o che provavo in generale, ma Sadie accettò la risposta e riprese ad occuparsi del bancone.
-Ma guarda cos’abbiamo qui. Sei uscita dalla tua caverna, vampiro?- Quella voce era più che familiare.
Alzai appena lo sguardo dal caffè per osservarlo mentre si posizionava dietro al bancone.
-Lars!- Lo rimproverò Sadie dandogli una leggera pacca sul fianco.
Come al solito Lars doveva fare una battuta di cattivo gusto ogni volta che mi vedeva.
-Anch’io sono felice di vederti, Lars.-
Presi un lungo sorso di caffè e, posizionando il bicchiere di cartone sul bancone mi avvicinai a Sadie.
-Allora, sai che non amo farmi gli affari degli altri ma ho bisogno di un paio di informazioni.- Iniziai poggiando le braccia sul bancone.
-Vedrò se posso aiutarti.- Sorrise avvicinandosi.
-Ecco, conosci Steven Universe, giusto? Il ragazzino.-
-Beh, si, viene spesso qui a comprare le ciambelle. Come mai vuoi saperlo?-
Mi schiarii la gola e continuai a parlare.
-Ho bisogno di sapere chi sono quelle tizie con cui vive.-
A quelle parole Sadie si girò automaticamente verso di Lars, come se lui ne sapesse di più.
Lui rispose con un sospiro e si avvicinò per parlarmi.
-Sono strane, parecchio. Per qualche strana ragione sono quasi sempre al centro dell’attenzione quando accade qualcosa di strano qui a Beach City. Ricordi quando l’oceano era scomparso? O quando quella mano gigantesca era piombata a Beach City? Sempre e soltanto loro erano lì a seguire le faccende da vicino.-
A quanto pare non sapevano nulla di tutta la faccenda, era meglio così.
-Ho capito.- Risposi lasciando sul bancone i soldi per pagare la colazione.
-Jackie vedi di non cacciarti in qualche guaio…- Sospirò Sadie prendendo i soldi.
-Troppo tardi.- Aggiunsi con un sorriso per poi avviarmi verso l’uscita seguita da Lapis.
Non appena uscimmo dal locale presi il taccuino dalla borsa per prendere appunti.
Segnai i punti controllati e ciò che mi aveva detto Lars.
Mentre scrivevo notai che Lapis non aveva aperto bocca da quando eravamo uscite.
-C’è qualcosa che non va?- Chiesi girando lo sguardo verso di lei.
-Avresti potuto chiederle a me quelle cose…- Mugugnò tenendo lo sguardo basso.
A quelle parole sospirai leggermente e riposi il taccuino.
-Non posso basarmi solo sulle tue opinioni, tu odi quelle persone.- Risposi mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni, tornando a guardare in avanti.
Dopo qualche passo Lapis smise di camminare, si bloccò completamente alzando lo sguardo verso di me.
-Come potrei non odiarle? Mi hanno rinchiusa in uno specchio per chissà quanto tempo. Sapevano che ero lì e non hanno fatto niente per aiutarmi.-
Mentre pronunciava quelle parole il suo sguardo era fisso sui miei occhi. Quegli occhi che avevano visto chissà quante cose nel corso della loro esistenza ora erano inchiodati sui miei, giovani e inesperti.
A volte dimenticavo ciò che aveva passato, dimenticavo che la sua esistenza era stata completamente sconvolta.
-Io…scusami, non intendevo quello.- Risposi abbassando lo sguardo per evitare il suo che ormai mi stava trapassando da parte a parte.
La sentii sospirare mentre rimetteva le mani nella tasca della felpa.
-Forza, ti faccio vedere dove abita Steven.-

Dopo una mezz’ora di camminata arrivammo a destinazione.
Non pensavo che ci fosse un’abitazione vicino a quella statua, non mi ero mai avvicinata abbastanza per poterla notare.
-Allora, abitano qui?- Chiesi a Lapis mentre ci avvicinammo ad un vicolo vicino alla spiaggia.
-Si, qual è il piano?- Rispose poggiando le spalle contro un muro del vicolo.
Mi presi qualche secondo prima di rispondere.
No potevo metterla in pericolo proprio ora, dovevo andare avanti da sola.
-Tu devi andartene, il più lontano possibile. Anzi, tornatene a casa e aspettami lì.
Mia madre non verrà a darti fastidio quindi fai quello che vuoi.- Aggiunsi tornando a guardare la gigantesca statua.
Non appena finii di parlare si staccò dal muro iniziando a camminare verso l’altra uscita del vicolo.
-Io…non potrò aiutarti se qualcosa andrà storto.-
E con quelle parole se ne andò.
Fortunatamente non eravamo molto distanti da casa, avrebbe ritrovato la strada con facilità.
Ora ero completamente sola e, come se non bastasse, mi sarei dovuta confrontare con delle entità di cui non sapevo nulla.
Presi un respiro e senza pensarci due volte attraversai la spiaggia per arrivare all’entrata dell’abitazione.
Nel pensiero continuavo a ripetere il discorso che avevo intenzione di fare a chiunque si sarebbe affacciato a quella porta, non potevo permettermi neanche il minimo errore.
Ero quasi arrivata sul porticato quando sentii dei rumori provenire dalla parte posteriore della spiaggia. Erano dei rumori parecchio strani, tonfi sordi come se qualcuno stesse martellando la terra.
Possibile che le tre non fossero in casa?
Provavo una leggera riluttanza in corpo ma non avevo scelta, dovevo controllare.
Strinsi la cinghia della borsa con una mano e tornai a camminare sulla spiaggia.
Mentre mi avvicinavo i rumori crescevano e si facevano sempre più forti e distinti. Ora sembravano anche dei lamenti, ruggiti, colpi di martello dati sull’acciaio, erano difficili da identificare.
Non appena girai l’angolo mi ritrovai davanti alla fonte di quel trambusto.
Non potevo credere ai miei occhi, una creatura gigantesca dalle sembianze di un serpente stava cercando di scavare all’interno della rupe su cui si poggiava la statua.
Ma non era solo, tre figure si stavano dando da fare per cercare di annientarlo.
Ecco che una lo avvolgeva con una corda ricoperta di pietre, un’altra cercava di trafiggerlo con una lancia e la terza gli era saltata sulla testa e stava cercando di colpirlo con quelli che sembravano due guantoni fatti di metallo.
-Oh no, questo non me lo sarei mai aspettato.- Mugolai a quella visione cercando di nascondermi dietro ad una roccia.
Allora erano quelle le gemme di cui mi aveva parlato Lapis, ma dov’era Steven?
Continuavo ad esplorare la spiaggia con lo sguardo ma non riuscivo a trovarlo, nulla.
-Cavolo, certo che quel mostro ci sta dando parecchio lavoro da fare.-
I miei occhi si allargarono mentre giravo lo sguardo verso la mia sinistra, trovando un ragazzino dai capelli neri e riccioli che osservava la scena.
-Di norma non ne troviamo di cosi grandi all’interno della spiaggia, è parecchio strano!- Continuò poggiando un braccio sulla roccia che mi offriva riparo.
Io non aprii bocca, non riuscivo a proferire parola.
Era così calmo, non aveva paura?
-Tu…tu sei Steven?- Furono le prime parole che riuscii a pronunciare.
-A-ha! Steven Universe, sono una Crystal Gem!- Ripose con un sorriso.
-Una Crystal…Gem?-
Proprio prima di ottenere una nuova risposta da parte sua venni colpita in testa da qualcosa.
Non so cosa, probabilmente una roccia, so solo che riuscì a stendermi con un colpo solo.
Ah, che vergogna, però anche che dolore.

Dei lamenti si facevano strada verso di me, attraverso l’oscurità che mi avvolgeva.
Non riuscivo a respirare, stavo per soffocare.
Mi sentivo pesante, era come se stessi sul fondo dell’oceano.
Una leggera luce verdognola ed un ultimo lamento.
Quando riaprii gli occhi non persi tempo e iniziai a respirare a pieni polmoni, era come se avessi smesso di respirare durante il sonno.
Mi rizzai sulla schiena e mi sedetti a gambe incrociate cercando di rallentare il respiro.
-Quindi stai bene…-
Una voce scura e profonda si fece sentire.
Non appena alzai lo sguardo per vedere da dove proveniva trovai una ragazza seduta poco distante da me.
Era alta e aveva la pelle scura, non potevo vedere i suoi occhi a causa di due occhiali scuri che le coprivano il volto.
-Anche se per la botta ci vorrà un po’ di tempo in più.- Continuò indicandomi.
Senza perdere tempo mi toccai la fronte e la trovai bendata.
Provai a tastare ma non appena misi forza sui polpastrelli una forte fitta mi costrinse a lasciar perdere, a quanto pare avevo un bel livido.
-Quanto…quanto ho dormito?- Chiesi iniziando a guardarmi intorno per cercare di capire dove mi trovavo.
-Qualche ora.-
Non poteva essere un po’ più precisa?
Quante ore? Una, due?
Sospirai leggermente, a quanto pare ero all’interno della casa delle tre gemme.
Era molto spaziosa, potevo vedere una cucina a destra del divano, delle scale che conducevano ad una specie di soppalco e un’altra stanza chiusa, probabilmente un bagno.
Verso la fine dell’abitazione potevo notare una specie di pedana fatta di quello che sembrava cristallo, era posizionata davanti ad una porta decorata da cinque gemme.
Sembrava solida, non aveva neanche delle maniglie. Custodiva qualcosa di importante?
-Perché eri sulla spiaggia prima?-
La voce della ragazza interruppe la mia riflessione facendo ritornare il mio sguardo su di lei.
-Io…stavo cercando Steven.- Risposi convinta.
-Mh, allora preparati ad un sacco di domande.- Sorrise lei volgendo lo sguardo verso la porta d’ingresso.
Nell’istante successivo la porta si spalancò e Steven si fece strada attraverso il soggiorno, non appena mi vide sul divano i suoi occhi si allargarono e un sorriso si fece strada sul suo volto.
-Garnet, potevi dirmi che si era svegliata!- Mugugnò raggiungendomi sul divano.  
I suoi occhi non si staccavano dai miei, brillavano come due piccole stelline.
Sembrava più che contento di vedermi, ma perché?
-Non ce n’era bisogno, sei arrivato proprio mentre riprendeva conoscenza.- Rispose lei osservandolo.
-Come va? Garnet ti ha trattata bene?- Mi chiese Steven alzando lo sguardo verso le mie fasciature.
-Oh, certo, ho solo un po’ di mal di testa. Un po’ tanto di mal di testa…- Gli risposi sorridendo.
-Già, la roccia che ti ha colpita era parecchio grande! Fortunatamente Perla aveva delle bende da poter usare.- Aggiunse sedendosi accanto a me.
Qualche secondo dopo quella porta vicino alla pedana di cristallo che sembrava sigillata si aprì e da essa uscirono altre due ragazze.
Una era bassa, aveva la pelle violetta e dei lunghi capelli bianchi, l’altra era alta e slanciata, sembrava molto più aggraziata della prima. Aveva la pelle chiarissima e dei capelli corti color rosa chiaro.
Stavano discutendo, non avevo capito molto bene l’argomento ma a quanto pare riguardava la battaglia precedente a cui anche io avevo assistito.
-Ma guarda chi si è svegliata!- Esclamò la più bassa camminando verso il divano.
-Ah, giusto, quella ragazza. Allora, come sta?- Aggiunse la più alta rivolgendosi a Steven.
-Bene, ha solo del mal di testa. E se usassi lo sputo magico?- Rispose lui entusiasta.
-Sputo…magico?- Chiesi io leggermente confusa.
Le tre si guardarono a vicenda prima di annuire in direzione di Steven.
Senza ricevere alcuna risposta Steven si piegò verso di me e, dopo avermi levato le bende dalla testa facendo attenzione a non ferirmi, iniziò ad esaminare con cura la ferita.
-Bene, potrebbe sembrare strano…- Sospirò per poi leccarsi il palmo della mano.
-Cosa? Cosa vuoi fare?- Risposi leggermente allarmata.
Senza aggiungere altro posizionò il palmo umido sulla mia fronte premendo con delicatezza.
A prima impressione mi fece soltanto molto schifo ma dopo qualche secondo il dolore svanì gradualmente e quando Steven sollevò la mano la ferita e il livido erano completamente scomparsi.
Io mi toccai la fronte incredula.
-Ma come hai fatto?!- Esclamai tastandomi la fronte.
-Magia.- Rispose lui con uno sguardo che comunicava tutto tranne che modestia.
Sorrisi a quella risposta, iniziavo a capire perché Lapis si fidava così tanto di lui.
Sembrava un ragazzo così dolce e premuroso, tanto da aiutare una persona a lui sconosciuta.
-Ma voi chi siete? Magia, mostri, questo posto…- Chiesi ritornando a guardare le tre che ora erano attente ad osservare me e Steven.
-Oh, la risposta è semplice. Noi siamo le Crystal Gems! Garnet, Ametista, Perla e…- Prima di finire la frase si alzò dal divano e sollevo appena la sua maglietta, tanto abbastanza da rivelare una gemma rosa che gli copriva una parte di addome.
-Steven Universe!- Sorrise ritornando ad avere quello sguardo brillante.
Alla vista della gemma i miei occhi si allargarono, pensavo che fosse un ragazzino normale e invece anche lui era una gemma.
-Woah, allora è da lì che arriva la magia?- Chiesi allungando una mano per toccare appena la gemma sulla pancia del ragazzo.
-A-ha! Non solo la magia, anche le nostre armi! Perla può anche far apparire diversi oggetti dalla sua gemma, è impressionante
A quelle parole sentii la risata di Ametista farsi strada attraverso la stanza sotto lo sguardo leggermente imbarazzato di Perla.
Accidenti, quello si che era un mondo pieno di sorprese.
Così differente da quello che avevo conosciuto fino ad ora.


-Allora è un accordo, domani devi ritornare qui! Così potrò parlarti ancora delle gemme e della magia, ok?-
-Ci sto, basta che non ci siano delle rocce nei paraggi.- Sorrisi pattandogli la testa.
A quella risposta rise e mi salutò.
Era tempo di tornare a casa.
Dopo una mezz’ora di camminata mi ritrovai davanti al cancello che chiudeva la recinzione della villetta dove vivevo. Non mi ci volle molto per aprire ed entrare.
La casa era silenziosa, le luci spente.
-Lapis? Sono tornata.- Mi annunciai con una leggera ansia.
Nessuna risposta, il silenzio totale avvolgeva il soggiorno.
Salii velocemente le scale per arrivare alla mia camera e non appena mi affacciai trovai la finestra completamente spalancata.
Sulla piccola terrazza non c’era nessuno così corsi per affacciarmi.
-Lapis? Sei qui?-
-Jackie?-
La sua voce non proveniva dal basso, bensì dall’alto.
Due ali grandi e lucide le permettevano di volteggiare al di sopra della mia testa.
-Ma perché non mi dici che sai fare queste cose?- Sospirai sorridendo leggermente.
-Oh ma per favore, non ti serviva a nulla quest’informazione.- Rispose gonfiando una guancia.
-Si chiama “argomento di conversazione”, è interessante!-
Trascinai la sedia della mia scrivania sulla piccola terrazza sedendomi vicino al parapetto.
Lapis si sedette proprio sulla ringhiera osservando l’oceano mentre il sole iniziava a calare su Beach City.
-Allora, sei riuscita a parlare con Steven?- Mi chiese girando lo sguardo verso di me.
-Si, domani devo ritornare da loro.- Risposi prendendo un sorso d’acqua dalla bottiglia che tenevo in camera.
Le vidi abbassare la testa come se fosse delusa in qualche modo.
Probabilmente aveva capito anche lei che questo sarebbe stato un viaggio lungo e faticoso ma ciò non vuol dire che si sarebbe rivelata una perdita di tempo.
-Non preoccuparti, ti aiuterò a trovare una casa Lapis, te lo prometto.-












 






 
  
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