Serie TV > Hawaii Five-0
Segui la storia  |       
Autore: Fragolina84    06/07/2015    0 recensioni
Sequel di "Makani"
La nebbia ti fa sembrare strane e aliene anche cose che conosci benissimo. Inoltre, ti confonde, ti stordisce. Così come confonderà Nicole che, ad un certo punto, si renderà conto di essere persa nella nebbia, smarrita.
Ma, e questo è certo, sotto la nebbia c’è sempre il sole che prima o poi scalderà l’aria e la farà salire, cosicché Nicole tornerà a vedere con chiarezza ciò che la nebbia nascondeva.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve McGarrett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I miei Five-0'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Siamo in partenza per il viaggio di nozze,
ma qualcosa di brutto sta per accadere
e turberà le due settimane di luna di miele
dei novelli sposi.
Buona lettura...
e se volete farmi sapere cosa ne pensate... recensite!
Grazie


Il giorno seguente si svegliarono di buon mattino, come erano soliti fare.
Nicole divenne lentamente consapevole di ciò che la circondava e percepì, dietro le palpebre chiuse, il chiarore del sole che irrompeva in camera. Aprì lentamente gli occhi e girò la testa verso sinistra, dove sapeva che doveva esserci Steve. E Steve c’era, già sveglio.
Stava appoggiato su un gomito e la stava osservando. Nicole si perse per un momento in quegli occhi verdazzurro e poi gli sorrise.
«Buongiorno, signora McGarrett».
Nicole inarcò la schiena, stiracchiandosi con grazia.
«Sai che è davvero bello sentirsi chiamare così?».
Scesero a fare colazione e, dato che di lì a qualche ora il fratello di Nicole sarebbe passato a prenderli per accompagnarli all’aeroporto, Steve rinunciò alla sua corsa, dedicandosi ad aiutare Nicole negli ultimi preparativi.
Stavano chiudendo a chiave la porta di casa quando Alex arrivò. Si era offerto di accompagnarli in modo che non dovessero lasciare la loro auto in parcheggio. Alex caricò le valigie nel bagagliaio e partirono.
Lo salutarono all’ingresso del terminal e, concluso il check-in, si apprestarono ad attendere la chiamata del loro volo.
Il viaggio fu tranquillo e quando atterrarono a Sydney furono fortunati e trovarono subito un taxi che li portò in fretta all’hotel dove, stanchi ma felici di essere in luna di miele, dedicarono il lunedì a recuperare la stanchezza del lungo viaggio. I giorni che seguirono furono indimenticabili per entrambi.
Nessuno dei due era tipo da restare due settimane chiuso in una suite nuziale, perciò Steve aveva organizzato diverse attività.
Visitarono dapprima la città di Sydney. La prima tappa fu ovviamente la famosa Opera House, la cui struttura ricordava una serie di barche a vela che stesse uscendo dalla baia. Ma Steve non permise a Nicole di perdersi troppo fra i negozi del centro.
Il giorno seguente raggiunsero un piccolo aeroporto nell’entroterra. Steve aveva organizzato un lancio con il paracadute. Sebbene Nicole non amasse particolarmente l’altitudine, aveva acconsentito a lanciarsi con lui. Si fidava ciecamente di Steve ed il suo passato di Navy SEAL la faceva stare senz’altro tranquilla.
Adam, l’istruttore che li avrebbe accompagnati, era un uomo di mezza età con il viso cotto dal sole e segnato dalle intemperie. Gonfiò le guance come una gigantesca rana toro quando Steve lo informò del fatto che si sarebbe lanciato lui con Nicole.
«Mi dispiace, ragazzo» borbottò, caricando la parola di disprezzo. «Per quanti lanci tu abbia fatto, qui comando io. Non si è mai ferito nessuno con me, e io non lascerò certo che ti sfracelli al suolo con la signorina» concluse, sfiorando con lo sguardo la figura di Nicole.
Detto ciò, senza attendere la replica di Steve, si dedicò a controllare l’attrezzatura. Steve sorrise a Nicole e si accosciò accanto ad Adam, commentando con lui ciò che stava facendo. Ben presto, colpito dalla perizia di Steve che dimostrava chiaramente che sapeva il fatto suo, Adam lo guardò negli occhi.
«Sì, forse ne sai qualcosa di lanci con il paracadute. Ma questo non significa che tu possa lanciarti dal mio aereo con la signorina».
«Mia moglie sarà perfettamente al sicuro con me, mi creda» mormorò Steve prendendo il portafogli e mostrandogli il proprio tesserino.
«Comandante Steve McGarrett, Marina degli Stati Uniti d’America. Ex Navy SEAL».
Adam lo guardò impassibile per qualche istante poi, senza alzare lo sguardo, si rivolse a Nicole.
«Suo marito è stato davvero un Navy SEAL, signora?» chiese.
«Sì, Adam» rispose la donna, trattenendo a stento una risata. Chissà perché la sua parola sembrava valere più del tesserino che Steve gli aveva sciorinato davanti.
«E lei vuole lanciarsi con lui?».
Nicole incrociò lo sguardo con Steve. «Sì, ma solo se per lei va bene».
Ovviamente Adam non poteva resistere al fascino combinato della coppia. Restituì il documento a Steve. «Ho una sincera ammirazione per quelli come lei, signore» biascicò imbarazzato.
«Mi chiami Steve, la prego» disse tranquillo, sorridendogli e tendendo la mano. Adam gliela strinse e sorrise di rimando.
Adam fornì ad entrambi l’attrezzatura adatta e Nicole si vestì nello spogliatoio, infilandosi la tuta, il casco e i guanti. Indossò anche gli occhialini che tirò sulla sommità del casco. Quando fu pronta non poté negare a se stessa di provare un certo nervosismo per l’impresa e strinse più volte i pugni per calmare il leggero tremito che li scuoteva.
Quando uscì, Steve la stava aspettando. Lui e Adam la aiutarono ad entrare nell’imbracatura e poi si diressero verso un piccolo aereo bianco e blu che li stava attendendo all’estremità della pista. Steve prese posto e Nicole sedette davanti a lui. Adam li agganciò e sedette al loro fianco.
Il pilota attese l’ok di Adam e poi avviò il motore. L’aereo rullò lentamente e decollò, lanciandosi nell’azzurro.
Raggiunsero in breve i quattromila metri, la quota da cui si sarebbero lanciati. Nel frastuono del vento relativo non era possibile parlare ma Adam attirò l’attenzione di Nicole, chiedendole se era pronta. La donna rispose con il pollice alzato. Adam fece lo stesso con Steve che confermò.
A quel punto Adam spalancò il portello. L’aria irruppe violentemente nella carlinga e Steve si mosse lentamente, spingendo Nicole – che era assicurata al suo petto – verso l’uscita.
Sedettero sul bordo, le gambe penzolanti nel vuoto che sembrava volerli risucchiare. Steve le strinse brevemente la mano, chiedendole se fosse pronta a lanciarsi e Nicole annuì. L’uomo si dondolò un paio di volte e poi si lanciò fuori dall’aereo.
Piombarono in caduta libera a oltre duecento chilometri orari e Nicole si stupì notando come tutta l’inquietudine provata fosse scomparsa, sostituita da un senso di meraviglia per ciò che si dispiegava sotto di loro.
Era un paesaggio aspro e selvaggio, dipinto nei toni del rosso e del giallo, qua e là spruzzato di leggere macchie di verde dove l’uomo tentava di imporre la sua legge sulla natura.
Dopo circa un minuto di volo, Steve sbirciò l’altimetro. Prese la mano di Nicole gliela strinse, per farle capire che stava per aprire il paracadute e di prepararsi al contraccolpo.
Il colpo ci fu ma meno duro di quanto lei si fosse aspettata, mentre la seta colorata si dispiegava sopra di loro. La discesa rallentò di colpo e rimasero a fluttuare nel blu finché avvistarono sotto di loro il piccolo aeroporto da cui erano partiti. Steve si preparò all’atterraggio che compì con una manovra tranquilla, giungendo proprio al centro dell’area dove un paio di uomini lo stavano attendendo. Afferrarono saldamente Nicole accompagnandone l’arrivo a terra e poi l’aiutarono a sganciarsi.
Non appena fu libera, la donna si voltò e, sebbene intralciata dalla tuta, gettò le braccia al collo del marito che si stava liberando della massa del paracadute, ridendo come una ragazzina.
«Grazie, Steve! È stato fantastico».
In un’altra occasione si recarono a visitare la splendida Ayers Rock, l’immenso monolito roccioso che si innalzava in splendida solitudine in mezzo al deserto. Rimasero affascinati ad osservare come la pietra ferrosa cambiasse colore durante il giorno, passando dall’ocra, all’oro, al bronzo, al viola.
A differenza di molti altri turisti però non si dedicarono alla scalata del massiccio. Per gli aborigeni, quello era un luogo sacro e sia Nicole che Steve venivano dalle Hawaii, dove la tradizione si intrecciava con antiche religioni che erano ancora praticate da alcune minoranze. A nessuno dei due sarebbe mai passato per la testa di profanare uno degli antichi cimiteri hawaiani perciò rimasero rispettosamente a terra, ammirando la straordinarietà di quel particolare fenomeno geologico.
Fecero surf sulle onde australiane. L’oceano era lo stesso a cui erano abituati ma era completamente diverso come lo possono essere due gemelli nati dallo stesso grembo. Sfruttavano la potenza di quelle grandi onde per farsi issare fin sulla cima, cavalcando la cresta in perfetto equilibrio. E quando l’onda perdeva potenza, avvicinandosi alla spiaggia, si lasciavano cadere in acqua, ridendo come ragazzini.
Ovviamente non ci furono solo trekking e lanci col paracadute. Ogni sera ritornavano in albergo con gli occhi pieni di meraviglia per ciò che avevano visto, si concedevano una cena leggera e poi facevano quattro passi per la città, prima di rientrare nella loro camera mentre la notte si chiudeva su di loro, lasciandoli ad assaporare la loro unione.
Sebbene avessero convissuto per un certo periodo prima del matrimonio, c’era una consapevolezza nuova nel loro stare insieme. Anche fare l’amore aveva assunto un sapore diverso, sebbene fin dalla prima volta fra loro ci fosse stata un’intesa particolare. Steve aveva trovato in lei qualcuno che l’aveva rimesso insieme dopo che la sua famiglia era stata praticamente distrutta. Un primo tassello della ricostruzione l’avevano posato i suoi colleghi. Ma Steve aveva davvero recuperato il proprio equilibrio solo quando Nicole era entrata nella sua vita.
Nonostante il Galaxy S4 di Steve (cellulare che aveva preso il posto del suo iPhone da quando Nicole aveva unificato tutta la tecnologia dei Five-0) fosse sempre acceso, nessuno li chiamò. Al termine della prima settimana, fu lui a chiamare l’ufficio.
«Ciao, super SEAL! Proprio non resistevi senza sentire la mia voce, vero?» esclamò Danny.
«Ovvio, tesoro. Sei ancora in ufficio o, visto che il capo non c’è, sei già a bere una birra all’Hilton?».
«Ma per chi mi hai preso?» sbottò Danny con finta indignazione. «Aspetta che ti metto in vivavoce».
Steve immaginò l’amico che usciva dal proprio ufficio e posava il cellulare sul piano della scrivania hi-tech che si attivava immediatamente e mandava il segnale in vivavoce.
«Aloha, Steve».
Riconobbe subito le voci di Kono e Chin.
«Aloha anche a voi. C’è qui la signora McGarrett che vuole salutarvi».
Terminati i saluti e i convenevoli, Steve riprese la parola.
«Ho visto con piacere che non mi avete chiamato in questi giorni. Sono contento che abbiate saputo cavarvela da soli: significa che vi ho insegnato bene» disse, strizzando l’occhio a Nicole.
Dall’altro capo ci fu un lungo momento di silenzio.
«Animale!» sbottò poi Danny, e tutti scoppiarono a ridere. «Quasi quasi riattacco».
«Stavo solo scherzando. L’ho sempre detto che sei permaloso».
Lo scherzoso battibecco continuò ancora per un po’, finché Steve li riportò alla serietà.
«Scherzi a parte, com’è stata la settimana?» domandò.
«Nulla da segnalare. Abbiamo partecipato ad un paio di operazioni, ma non erano casi di nostra competenza e abbiamo soltanto collaborato con il Dipartimento. Davvero, da che te ne sei andato sembra che ad Honolulu regni la pace più assoluta». Danny tacque per un momento, poi riprese. «Non è che stai pensando di trasferirti in via definitiva in Australia?».
«Beh» rispose Steve, cingendo con un braccio la vita della moglie «qui ho tutto quello che mi serve».
«Ma senti com’è diventato sdolcinato il comandante» esclamò Chin, cosa che diede il via ad un altro giro di risate.
Dato che l’atmosfera era assolutamente rilassata, parlarono ancora per un po’ e poi si salutarono.
 
L’S4 rimase muto per altri cinque giorni ma un pomeriggio, quando mancavano ancora un paio di giorni al rientro, mentre Steve e Nicole oziavano prendendo il sole sulla spiaggia, squillò.
Steve allungò lentamente il braccio per prenderlo dalla borsa di Nicole e sbirciò distrattamente il display.
«Merda!» imprecò, e si mise a sedere di scatto. «Buongiorno, Governatore».
Anche Nicole si alzò, consapevole del fatto che il loro breve momento di paradiso era finito. Il Governatore Jameson sapeva che i due erano in viaggio di nozze. Se aveva chiamato Steve significava che c’era un problema molto grosso, circostanza che molto probabilmente avrebbe richiesto il loro rientro anticipato sull’isola.
Steve ascoltava con attenzione finché annuì. «Sì, signora. Capisco».
Il suo tono non fece altro che confermare i timori di Nicole. La conversazione durò ancora qualche minuto poi Steve salutò la Jameson e riattaccò.
«Mi dispiace, piccola. Dobbiamo rientrare, e in fretta».
«L’avevo immaginato». Nicole afferrò il proprio cellulare. «Chiamo in aeroporto per prenotare due posti sul primo volo disponibile» disse, ma Steve la bloccò subito.
«Non serve. La Jameson ha già organizzato tutto. C’è un aereo militare in partenza tra poco più di un’ora, destinazione Honolulu. Torneremo con quello».
«Quanto è grossa questa cosa, Steve?» mormorò preoccupata.
«Ti spiego tutto ciò che so mentre prepariamo i bagagli».
Si affrettarono quindi a raccogliere le loro cose e tornarono in albergo. Mentre Steve spiegava l’accaduto all’albergatore, Nicole salì in camera e fece la doccia. Poi cominciò a fare le valigie. Steve la raggiunse dopo pochi minuti.
«Allora, di che si tratta? Che è successo di così terribile da richiedere il nostro rientro?».
Steve sedette sul letto.
«Ricordi Michael Thorpe? L’abbiamo conosciuto qualche mese fa alla festa della Polizia».
Nicole annuì. «Sì, me lo ricordo. Ricordo che abbiamo parlato della sua Fondazione e del suo impegno per i poveri e i senzatetto».
«Esatto, proprio lui. È uno degli amici più cari del Governatore Jameson e uno degli uomini più impegnati nel sociale ad Honolulu».
Nicole chiuse la propria valigia e la mise a terra, accanto al letto. «Che gli è successo?».
«La figlia è stata trovata morta».
«Santo cielo. Sai com’è successo?».
Steve scosse la testa. «Il Governatore non ha saputo dirmi molto ma mi ha chiesto di rientrare per seguire personalmente le indagini. Non ho potuto dire di no». Si alzò e abbracciò Nicole. «Mi dispiace tantissimo per la nostra luna di miele».
Nicole lo fissò negli occhi e sorrise. «Beh, abbiamo avuto ben dodici giorni di paradiso. Considerato il lavoro che facciamo, sono anche troppi».
Steve la strinse a sé e la baciò. Poi afferrò l’asciugamano e si diresse in bagno per fare la doccia, mentre Nicole tirava fuori dall’armadio la sua valigia e cominciava a riempirla.
L’acqua scrosciava da qualche minuto quando il cellulare di Steve squillò. Era Danny.
«Aloha, Danny».
«Aloha, Nicole. Non mi sembri sorpresa di sentirmi, quindi immagino che la Jameson vi abbia già contattati».
«Sì, purtroppo. Tra poco più di un’ora dovremmo partire con un trasporto militare per tornare in patria».
«Mi dispiace. Credimi, se si fosse trattato di chiunque altro avremmo potuto fare da soli. Ma l’omicidio di Melanie Thorpe è davvero un brutto affare».
«Hai già visto la scena del crimine?» chiese Nicole, mentre Steve usciva dal bagno con l’asciugamano che gli cingeva i fianchi. «Aspetta, ti metto in vivavoce. Steve ha appena finito la doccia».
«Aloha, Danno» esclamò questi, mentre con un secondo asciugamano si frizionava i capelli bagnati.
«Ciao, Steven. Come stavo per dire a Nicole, non ho ancora visto la scena del crimine. Ci sto andando ora».
«Ok. Tu e i ragazzi procedete ai soliti rilievi. Spero che Max riesca ad effettuare l’esame autoptico prima del nostro arrivo, così avremo qualcosa su cui lavorare. Però prendete tempo con i coniugi Thorpe. Voglio esserci quando sarà il momento di raccogliere la loro versione dei fatti».
«D’accordo, attenderemo il vostro rientro prima di parlare con loro. Spero che facciate in fretta; non vorrei che, semmai ci fosse una pista, questa si raffreddasse».
«Lo spero anche io. Ci vediamo presto, Danny».
«Aloha, ragazzi. Buon viaggio».
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hawaii Five-0 / Vai alla pagina dell'autore: Fragolina84