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Autore: Fragolina84    29/06/2015    0 recensioni
Sequel di "Makani"
La nebbia ti fa sembrare strane e aliene anche cose che conosci benissimo. Inoltre, ti confonde, ti stordisce. Così come confonderà Nicole che, ad un certo punto, si renderà conto di essere persa nella nebbia, smarrita.
Ma, e questo è certo, sotto la nebbia c’è sempre il sole che prima o poi scalderà l’aria e la farà salire, cosicché Nicole tornerà a vedere con chiarezza ciò che la nebbia nascondeva.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve McGarrett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I miei Five-0'
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Alla fine di Makani ci eravamo lasciati
con Steve che chiede a Nicole di sposarlo.
Ora sono passati alcuni mesi
e siamo arrivati al lieto evento.
Buona lettura!

 


Gli invitati avevano cominciato ad arrivare da circa un’ora e in quel momento si aggiravano per il giardino, salutandosi e chiacchierando tranquillamente.
Nicole scostò la tenda per sbirciare di sotto. Il sole basso bagnava di morbida luce tutto il giardino che per l’occasione sua madre aveva fatto curare più del solito. Il servizio catering stava servendo l’aperitivo agli ospiti che continuavano ad arrivare e che si accostavano ai tavoli sparsi sull’erba.
Mentre Nicole se ne stava con il naso incollato alla finestra, una Rolls Royce bianca varcò il cancello spalancato e si fermò sotto il portico.
«È arrivata la macchina» esclamò Nicole, dimenandosi inquieta.
«Se stai ferma forse riusciamo a prepararti prima che il comandate McGarrett cambi idea» la rimproverò sua madre che era alle prese con i minuscoli bottoncini sul retro dell’abito.
Finalmente Iolana allacciò l’ultimo bottone e si scostò. Fece due passi indietro per guardare sua figlia, la testa piegata da un lato.
«Sei splendida» constatò con gli occhi lucidi.
«Non piangere, mamma. Altrimenti piangerò anche io e rovinerò tutto il lavoro di Summer».
«È escluso» intervenne l’amica. «Ho usato prodotti resistenti all’acqua. Però sarebbe un peccato far arrossare quei tuoi splendidi occhi viola».
Kono controllò l’orologio. «Nicole, credo sia tempo di scendere».
Cynthia l’aiutò ad indossare il coprispalle di pizzo e glielo sistemò.
Summer era amica d’infanzia di Nicole. Erano cresciute insieme e Nicole la considerava la sorella che non aveva avuto. Ma lo stesso poteva dire per Kono e Cynthia, sebbene le avesse conosciute molto più recentemente.
La prima l’aveva vista per la prima volta meno di un anno prima quando il Governatore Jameson le aveva chiesto di entrare nella sua speciale task force, denominata Five-O.
Cynthia era la moglie di Elliot Reeds, uno degli amici più cari di Steve. Elliot aveva un’agenzia di guardie del corpo. Steve l’aveva contattato in passato per tenere sotto sorveglianza Nicole che aveva subìto delle minacce. Era stato in seguito a quell’episodio che Nicole aveva cominciato a frequentarli e le due donne avevano stretto subito una stupenda amicizia.
Nicole aveva chiesto a Summer, Kono e Cynthia di farle da damigelle e le tre donne indossavano l’abito che avevano scelto insieme. Si trattava di un abito lungo color mattone con sfumature dorate che si sposava benissimo con l’incarnato abbronzato di Summer e Kono e faceva risaltare la carnagione più chiara di Cynthia. L’abito era stretto in vita da una fascia dorata e lasciava scoperto il decolleté e la parte alta della schiena. Nicole aveva chiesto che durante la cerimonia le amiche si coprissero con uno scialle di seta. Anche Iolana era vestita allo stesso modo e con il suo fisico giovanile non sfigurava di certo nei confronti delle ragazze.
Nicole seguì le quattro donne giù dalle scale. Quando amici e parenti la videro comparire sullo scalone, cominciarono a batterle le mani e continuarono finché non ebbe sceso la scala.
Suo fratello Alex si avvicinò e le baciò la guancia.
«Sono emozionato, lo sai?» le bisbigliò.
«A chi lo dici» replicò lei con un sorriso nervoso.
Gli invitati cominciarono a dirigersi verso le proprie auto mentre Nicole si accomodava sul sedile della Rolls e Cynthia l’aiutava a sistemare il vestito. Alex salì davanti, assieme all’autista, mentre sua madre e le damigelle presero posto a bordo della berlina nera che avrebbe preceduto la macchina della sposa.
Il corteo di macchine si avviò lentamente e in breve giunse davanti alla chiesa cattolica di Nostra Signora della Pace. La Rolls si arrestò e già Kono e Summer erano in posizione. Aprirono la portiera e l’aiutarono a scendere, sistemando la gonna del vestito bianco.
Steve stava salutando Iolana e si perse il momento in cui Nicole uscì dall’auto. Ma quando si voltò, entrambi rimasero paralizzati.
Nicole sapeva che avrebbe indossato l’uniforme ma non l’aveva mai visto così vestito se non in fotografia. La giacca doppiopetto nera con i bottoni dorati era disegnata su misura, perfettamente tesa sulle spalle larghe di Steve. Sul petto, oltre alle medaglie che Steve si era guadagnato in missione, brillava lo Special Warfare Badge, il Tridente dei SEAL di cui l’uomo andava particolarmente fiero.
Indossava la cravatta nera e una camicia bianca con i gemelli che lei gli aveva regalato per l’occasione. Teneva il berretto bianco sotto il braccio sinistro e aveva i capelli scuri ordinatamente pettinati e addomesticati con il gel.
Nicole pensò di stare sognando ma Steve la raggiunse e le tese la mano. La donna posò la mano sulla sua e gliela strinse. Steve abbassò il capo per baciarle la guancia.
«Non ti ricordavo così bella» bisbigliò rapito.
Le porse il bouquet di orchidee viola e mentre Danny e Chin si avvicinavano per salutarla, la osservò con attenzione. L’abito di Nicole era bellissimo. Sotto la corta giacca di tulle si intravedeva l’unica decorazione del vestito, un fitto ricamo che le ornava il davanti dell’abito. La parte superiore era allacciata dietro il collo e le lasciava scoperte le spalle e parte della schiena. Il vestito le fasciava i fianchi stretti e si apriva in basso, allungandosi dietro di lei in uno strascico appena accennato.
I capelli, che lui avrebbe preferito sciolti, erano stati arricciati e raccolti in una complessa acconciatura arricchita da alcuni cristalli che davano luce a quella splendida massa di velluto scuro.
Danny abbracciò la sposa e poi la scostò tenendola ad un braccio di distanza.
«Sei proprio sicura di voler sposare questo pazzo?» chiese.
Nicole annuì. «L’idea è quella, sì».
L’uomo sospirò e scosse la testa. «Hai proprio perso la testa per un paio di bicipiti tatuati, eh?».
«Adesso smettila di fare il buffone, Danny» intervenne Chin. «E fammi abbracciare la sposa».
Chin lo scostò e strinse Nicole tra le braccia. «Congratulazioni, Kalea[1]» mormorò.
«Grazie, Chin» replicò lei.
Iolana si avvicinò al gruppetto e si rivolse alla figlia. «Tesoro, dobbiamo entrare in chiesa».
Nicole annuì. Dato che i genitori di Steve erano morti entrambi, l’uomo aveva chiesto a Iolana se voleva fargli l’onore di accompagnarlo all’altare. La donna aveva acconsentito con piacere e Nicole ne era ovviamente stata felicissima.
Cinque mesi prima Nicole era stata ricoverata in ospedale per un grave trauma cranico a seguito del quale era stata in coma per tre settimane. Mentre lei era incosciente, Steve e sua madre si erano alternati al suo capezzale e avevano avuto l’opportunità di conoscersi a fondo. Iolana aveva ben presto capito che Steve era un uomo d’onore e che era davvero innamorato di sua figlia e non si era quindi stupita quando i due, una volta che Nicole si era completamente ristabilita, le avevano comunicato la loro decisione.
Certo, non era passato nemmeno un anno da quando Nicole era entrata a far parte dei Five-O, la speciale task force comandata proprio da Steve. Ma quel tempo era bastato a Nicole per conoscerlo e innamorarsi di lui e lì, sul sagrato di quella chiesa, era riunita quella squadra formidabile di cui facevano parte anche Danny, Chin e Kono. Non era difficile scorgere il legame che univa quei cinque elementi, un legame che andava al di là della semplice stima tra colleghi. Ognuno di loro sapeva di poter affidare senza timore la vita nelle mani degli altri e poteva essere certo di avere le spalle coperte in qualsiasi situazione, sia sul lavoro che nella vita privata.
Iolana si avvicinò a Steve e lo prese sottobraccio. Suo figlio Alex, che avrebbe accompagnato la sorella facendo le veci di suo padre che era mancato otto anni prima, prese posto a fianco di Nicole. La famiglia di Nicole era cattolica da generazioni. Nicole aveva sempre partecipato, ma dopo che si era laureata e si era imbarcata sulla Lincoln non aveva più potuto. Tuttavia, era stata contenta quando Steve aveva accettato di sposarsi in chiesa e non davanti ad uno squallido funzionario pubblico.
Quando entrarono in chiesa, tutti gli sguardi si volsero verso di lei, ma Nicole non aveva occhi che per Steve che l’attendeva all’altare. Alex le prese la mano e la mise su quella di Steve, tendendosi per posarle un bacio sulla guancia.
Mentre il sacerdote cominciava il rito, Steve si chinò verso di lei.
«Sei stata tu, vero?» mormorò e la donna sorrise.
Sapendo quanto gli mancassero i genitori, Nicole aveva fatto fare degli ingrandimenti di due foto che aveva trovato a casa di Steve. La prima ritraeva suo padre John con l’uniforme della Polizia. La seconda mostrava lo sguardo dolce e sereno di sua madre Doris, che in quel momento sembrava osservarli benedicendo la loro unione. Nicole aveva poi aggiunto una foto del proprio padre e le aveva fatte sistemare su tre cavalletti in chiesa, in modo che anche gli affetti che avevano perso fossero concretamente presenti alla cerimonia.
«Mahalo» sussurrò.
La cerimonia proseguì e quando si scambiarono gli anelli e le promesse, Steve recitò le proprie con la voce arrochita dalla commozione.
Al termine della messa gli sposi si scambiarono un bacio, mentre gli applausi scrosciavano sulle loro teste.
Uscirono dalla chiesa sotto i rintocchi delle campane, mentre amici e familiari gettavano su di loro manciate di petali di rosa. Danny fu il primo ad avvicinarsi ai novelli sposi.
«Complimenti, signora McGarrett» esclamò e Nicole rise di piacere, gli occhi scintillanti e la mano in quella del marito. Poi Danny si rivolse a Steve: «Trattala bene, ok? Falla stare male e farai i conti con me». Poi abbracciò di slancio l’amico.
Il resto degli invitati si avvicinò alla coppia, abbracciando la donna e battendo affettuose pacche sulle spalle a Steve. Quando finalmente si calmarono poterono avviarsi verso la villa in cui era stato preparato il ricevimento.
Steve prese posto sul sedile posteriore della Rolls, accanto alla moglie e la cinse con un braccio, mentre l’autista partiva lentamente in testa alla colonna di auto.
«Che effetto fa essere la signora McGarrett?» domandò.
«È una bella sensazione» espresse Nicole e gli accarezzò la guancia, attirando la testa verso la sua per baciarlo.
Fu una splendida giornata. Mentre il sole calava lentamente dietro l’orizzonte e i bicchieri venivano riempiti di frizzante vino bianco, l’atmosfera si fece tranquilla e rilassata. Gli sposi si aggiravano fra i tavoli, salutando i familiari, ma finivano sempre per passare molto tempo con gli amici più cari.
A metà serata, Danny – che era seduto al tavolo accanto a quello degli sposi – si alzò in piedi, attirando l’attenzione della compagnia battendo delicatamente il coltello sul bicchiere. Steve, che si era tolto la giacca ma non aveva ancora allentato il nodo della cravatta, lo guardò con una certa apprensione. Sapeva che Danny stava per tenere il discorso del testimone e aveva paura di ciò che l’amico avrebbe potuto dire sul suo conto.
Ma Danny fu fantastico. Nicole e Steve si erano conosciuti sul lavoro e quindi Danny era stato testimone del loro innamoramento e ne ripercorse i momenti più belli. Era bravo con le parole ed era riuscito a catturare il suo pubblico: li fece prima ridere di gusto e poi li commosse fino alle lacrime.
Terminò il suo momento con un brindisi agli sposi a cui tutti risposero con entusiasmo. Steve e la sposa furono invitati ad aprire le danze e si diressero verso la piccola pista da ballo. Si strinsero in un lento, completamente dimentichi del fatto che non erano soli.
«È il matrimonio che ho sempre sognato, sai?» sussurrò Nicole.
E Steve la strinse di più a sé, sollevandola da terra e facendola piroettare. Dopo il primo ballo, il resto degli invitati sciamò sulla pista. Chin fece ballare sua cugina Kono mentre Danny fece da cavaliere a Summer. La piccola Grace strattonò delicatamente la giacca di Steve, reclamandolo per un giro di pista che il comandante concesse subito.
Quando Nicole tornò fra le sue braccia, girò lo sguardo intorno: Cynthia sedeva da sola al proprio tavolo.
«Tesoro, che ne dici di far ballare Cynthia? Deve essere dura per lei senza Elliot».
Elliot era stato ovviamente invitato al matrimonio, ma non aveva potuto essere presente a causa di un importante impegno di lavoro. Non aveva detto molto a Steve, ma l’uomo sapeva che era all’estero a proteggere un tipo potente.
Steve lasciò Nicole nelle mani di suo fratello Alex che la reclamava per un ballo e si avvicinò all’amica. Scostò una sedia dal tavolo e le sedette accanto.
«È un vero peccato che Elliot non sia potuto venire».
Cynthia sorrise. «Ci siamo sentiti ieri sera. È molto dispiaciuto anche lui di non poter essere presente ma mi ha pregato di farti di nuovo i suoi migliori auguri».
«Deve trattarsi di un lavoro davvero importante» constatò McGarrett.
«Sì, in effetti» spiegò la donna. «Un ingaggio notevole in Venezuela. Sta proteggendo un personaggio che paga molto bene, ma ha preteso il meglio e quindi Elliot ha deciso ad occuparsi personalmente della cosa. Però ha detto che appena torna, dobbiamo assolutamente uscire insieme a festeggiare».
Steve annuì e si alzò in piedi, tendendole la mano. «Mi concede questo ballo, signora Reeds?».
«Con molto piacere, comandante McGarrett» rispose la donna.
Dopo il taglio della torta, la compagnia cominciò a sciogliersi. Molti invitati salutarono gli sposi e si congedarono.
Iolana si avvicinò alla coppia e abbracciò la figlia, bagnandole le guance di lacrime.
«Perché piangi, mamma?» chiese Nicole.
La donna si asciugò le lacrime con un fazzolettino. «Perché adesso te ne andrai a stare da Steve» spiegò.
«Mamma, sicura di sentirti bene? Sono quasi dieci anni che abito da sola e sono undici mesi che già convivo con Steve».
Ad eccezione dell’ultima settimana prima del matrimonio in cui Nicole era tornata a vivere con sua madre, da tempo conviveva con Steve. La loro convivenza era iniziata quando Nicole aveva trovato l’appartamento scassinato e messo a soqquadro. A quel punto lei e Steve avevano confessato la loro relazione ai colleghi, e l’uomo l’aveva invitata a stare da lui, soprattutto per proteggerla da Tony Alvarez, un trafficante di droga che Nicole aveva aiutato ad incastrare e che sembrava averla presa di mira.
Alvarez alla fine era arrivato a lei e Nicole era rimasta gravemente ferita in seguito ad uno scontro con lui. Quando finalmente si era ristabilita, era tornata con naturalezza a stare a casa McGarrett restandoci anche dopo che Steve le aveva chiesto di sposarlo.
«Sì, lo so» disse Iolana. «Però adesso che sei sposata mi sembra più strano».
Mamma e figlia si abbracciarono e Steve le strinse entrambe fra le braccia.
«Non preoccuparti, Iolana. Casa nostra è sempre aperta per te».
«Grazie, Steve» disse la donna, prima di seguire suo figlio Alex che l’avrebbe riportata a casa.
Danny recuperò Grace che aveva fatto subito amicizia con il resto dei ragazzini invitati al matrimonio e passò a salutare gli sposi. Anche Kono e Chin si avvicinarono per congedarsi.
«Vi va di venire da noi a bere qualcosa?» propose Steve agli amici.
«È questa tutta la voglia che hai di stare con tua moglie?» domandò Danny sorridendo.
«Bene, tu sei escluso dall’invito» replicò Steve, voltando deliberatamente le spalle a Danny. «Dunque, ci state?».
Chin e Kono accettarono. Danny si chinò verso Grace.
«Tu che dici, scimmietta? Sei stanca?».
Grace, che adorava Steve, assicurò che non era stanca perciò anche Danny accettò l’invito.
Quando arrivarono in Piikoi Street, Steve aiutò Nicole a scendere dalla macchina e, mano nella mano, raggiunsero la porta di casa. Steve la spalancò ma trattenne la donna che stava per entrare. Nicole si voltò a metà verso di lui.
«Cosa c’è?» chiese e per tutta risposta Steve si chinò e la prese in braccio.
«Sono uno tradizionalista, sai?» mormorò e varcò la soglia di casa con la moglie in braccio.
Nicole gli gettò le braccia al collo e lo baciò, sicché Steve si fermò. Danny, che lo seguiva con Grace in braccio – che a dispetto dell’affermazione di non essere stanca aveva resistito meno di due minuti prima di cadere addormentata in auto – attese qualche secondo e poi sbuffò.
«Che dite se torniamo domani?».
I due si riscossero e Steve posò a terra la donna.
«Scusate. Non siamo poi dei gran padroni di casa» disse lei. «Forza, entrate».
Danny portò Grace al piano di sopra e la mise a letto nella stanza degli ospiti. La bambina si rannicchiò su se stessa e Danny le regalò una carezza sul capo prima di scendere e raggiungere gli amici in salotto.
Steve si stava togliendo la giacca dell’uniforme, appoggiandola con cura su una sedia. Poi sedette sulla poltrona reclinabile sbottonando il primo bottone della camicia e allentando il nodo della cravatta, mentre Nicole girava per casa, sempre vestita da sposa, servendo agli amici birre e bibite. Poi anche lei li raggiunse, allargò la gonna del vestito e si accomodò in braccio a Steve.
Il rapporto che legava i Five-O era molto più di un semplice rapporto di lavoro e serate come quella erano piuttosto comuni. Ognuno di loro cercava la compagnia degli altri anche al di fuori del posto di lavoro ed era proprio per questo motivo che tra loro si era sviluppata una sorta di comunicazione istintiva. Soprattutto quando stavano braccando un pericoloso criminale o si preparavano ad un’irruzione, il fatto di sapersi muovere in perfetta sincronia era fondamentale per la buona riuscita dell’operazione, ma un’intesa del genere si aveva soltanto conoscendosi approfonditamente come loro si conoscevano.
Rimasero a chiacchierare a lungo e le loro risate si persero tra lo scrosciare delle onde oceaniche che rumoreggiavano fuori dalla veranda. Ad un certo punto, quando ormai le bottiglie vuote si erano ammucchiate sul tavolino, Danny sbadigliò.
«A che ora avete il volo domani?» domandò, accennando con il capo verso le valigie già pronte ai piedi della scala.
«Ore 12:25, volo Hawaiian Airlines» spiegò Nicole.
Gli sposi avevano inizialmente scelto un viaggio di nozze sull’isola di Hawaii, l’isola più grande dell’arcipelago, per non essere troppo distanti da Oahu nel caso fosse capitato qualcosa che avesse richiesto un loro precipitoso rientro. Ma quando ne avevano accennato a Danny, l’amico aveva espresso il suo totale disaccordo per la decisione.
«Ascolta, testone» aveva detto a Steve. «È il tuo viaggio di nozze. Non esiste proprio che qualcuno di noi ti richiami in ufficio. Cos’ha l’isola di Hawaii che tu non abbia già visto ad Oahu? È davvero lì che volete andare?».
A quel punto, Steve e Nicole erano ritornati sulla loro prima scelta: l’Australia.
«Sono circa dieci ore di volo quindi, considerato il fuso orario, arriveremo in mattinata» proseguì Nicole.
Steve si volse verso Danny.
«Come abbiamo già stabilito, assumerai il comando in mia assenza. Eccettuato che per gli spostamenti in aereo, il mio cellulare sarà sempre acceso, potrai contattarmi in qualsiasi momento».
Danny gesticolò freneticamente, bloccando la tirata di Steve.
«La vuoi piantare, super SEAL? A parte il fatto che ne abbiamo già discusso diffusamente, pensa a goderti la tua donna e la luna di miele. Non ti fidi abbastanza di noi?».
Steve sbuffò. «Ma certo che mi fido di voi. Non mi preoccupano i casi di tutti i giorni. Ma se qualcuno di voi dovesse essere in qualsiasi tipo di difficoltà, chiamateci e noi due arriveremo il più presto possibile».
«Razza di menagramo!» sbottò Danny. «Cosa vuoi che succeda? Te lo ripeto per l’ultima volta: concediti due settimane per dedicarti solo alla tua donna. Sa Dio se con il nostro lavoro avrai mai un’altra occasione del genere. Non so se lo sai, ma il comandante McGarrett è un vero aguzzino, ci fa lavorare come schiavi».
Chin e Kono scoppiarono a ridere. Erano abituati alle schermaglie di Danny e Steve. Poi entrambi si alzarono.
«Direi che è il caso di lasciare soli gli sposini, non credi Danny?».
«Sì, meglio di sì. Recupero mia figlia».
Danny salì al piano di sopra e prese in braccio Grace. La bambina nemmeno si mosse. Quando scese, baciò Nicole e strinse la mano a Steve.
«Buon viaggio, ragazzi. Divertitevi e non pensate a noi». Poi si rivolse a Steve. «Due settimane senza vedere la tua brutta faccia. Un sogno!».
Steve lo colpì con un leggero pugno sul braccio, attento a non svegliare la piccola Grace, a cui regalò una carezza. Steve e Nicole rimasero sulla porta finché le auto dei loro amici non si furono allontanate. Poi chiusero la porta e salirono al piano di sopra.
«Mi aiuti?» mormorò Nicole, voltandogli le spalle.
Steve le si avvicinò e cominciò a sbottonarle la lunga teoria di bottoncini. Arrivato a metà si abbassò e le baciò il collo, sorridendo divertito mentre le si formava la pelle d’oca sulle braccia.
Continuò lentamente a slacciare un bottone alla volta finché fece scivolare le mani sui fianchi di lei e l’attirò a sé, stringendola dolcemente. Lei fece per muoversi, ma Steve la bloccò.
Infilò le mani fra i capelli e cominciò a toglierle forcine e fermagli. Ben presto la massa scura dei suoi capelli scivolò giù a coprirle le spalle. Quando ebbe terminato si mise di fronte a lei e le tolse l’abito bianco, lasciandolo cadere ai suoi piedi. Poi la prese per i fianchi e la sollevò, facendole scavalcare la massa di raso e pizzo, mentre lei rideva come una ragazzina.
Nicole si appuntò i capelli sul capo e si infilarono insieme in bagno, facendo una velocissima doccia. Poi la donna lo spedì senza troppi complimenti fuori dal bagno.
Lo raggiunse in camera pochi istanti più tardi, vestita solo di un provocante completino intimo nero che lasciava ben poco spazio all’immaginazione. Steve la scrutò per qualche istante, poi sorrise come un monello.
«Ehi, se avessi saputo che essere sposati comportava questo, te l’avrei chiesto prima».
 

[1] Gioia, il nome hawaiano di Nicole
  
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