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Autore: _Ery1999_    06/07/2015    1 recensioni
Dal testo:
- Dove sei stata? -
Hermione Granger si trascina faticosamente per attraversare la stanza, arrancando come un animale sofferente.
- Dove sei stata..? – ripete una voce afflitta, mentre dita bianche si fanno strada nei capelli scuri di lei, sporchi di terra.
- Erano in tanti questa volta... Ci hanno teso un’imboscata – ...
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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L'Amore è uno scampolo mortale di immortalità.

Fernando Pessoa






E' notte fonda nell'accampamento e gli unici rumori che riescono a filtrare il cupo ventre del buio sono il gracidare delle rane e i lamenti dei prigionieri che riecheggiano fra le pareti in pietra. Hermione è imbavagliata, tremante di freddo con il metallo delle catene a congelarle i polsi e le caviglie, e percepisce il sangue colarle lentamente dalla fronte, sgorgando dalla ferita che le pulsa dolorosamente sul capo. Da quando è stata fatta prigioniera, cerca febbrilmente di restare cosciente in quella sala semibuia e umida, nella speranza di cogliere qualche informazione importante dalle guardie che ogni tanto passano davanti alla sua cella, orari, cambi di turno, punti di scambio, progetti, attacchi o spostamenti. Da quanto ha potuto ascoltare, i Mangiamorte addetti alla sorveglianza dei prigionieri sono tre e i loro turni durano qualche ora, per poi darsi il cambio all'alba, a mezzogiorno e al calar del Sole; le sentinelle sono otto, due per ogni torre, cecchini eccellenti ed esperti nel colpire a distanza, sorvegliano alternativamente il campo, mangiano e dormono sul posto; riguardo al numero degli assassini all'interno delle mura non è sicura, ma conta almeno una trentina di uomini, di certo i più robusti e abili nel corpo a corpo. Nonostante il dolore la tormenti costantemente e la nebbia prema per invaderle la mente, Hermione rimane vigile giorno e notte in attesa dei suoi, sa che arriveranno, ma non è certa di rimanere viva abbastanza per quel giorno fatidico. E prega, prega senza tregua che non siano così incoscienti da sferrare un attacco avventato spinti dell'errata certezza che i nemici siano pochi e disorganizzati. Tutt'altro: i mostri che le gravitano attorno da settimane aspettano a orecchie tese, fiutano nell'aria la scintilla della guerra, sono pronti a fronteggiarla a testa alta, spietati, folli, rivoltanti.
Le palpebre violacee le si chiudono per la stanchezza, e la debolezza delle membra non le consente neppure di reggersi in piedi, perciò si lascia scivolare sulla fredda pietra alle sue spalle, mentre gocce di umidità le colano sui capelli lerci, e le ferite che ha sulla schiena bruciano come tizzoni ardenti al contatto con la parete. L'indomani la tortureranno ancora, sempre alla stessa ora, con il doppio delle frustrate, e lei si lamenterà ancora meno, rimarrà immobile e muta allo schioccare della frusta fra le scapole e alla pioggia dei Cruciatus sul suo corpo.
Mentre una donna a qualche cella di distanza emette un grido straziante di dolore, Hermione sente un tonfo lontano, netto, insolito. E' stato così breve e improvviso che per un attimo pensa di esserselo soltanto immaginato; poi quel rumore ricompare, più forte, più vicino, e allora il caos esplode all'interno di quella rocca abbandonata sul colle. I passi dei Mangiamorte sono impetuosi e le risate agghiaccianti. Moriranno!, gridano, Nessuna pietà!, ed è tutto un correre, un arrancare, un bestemmiare, un afferrare bacchette e un mormorare incantesimi che si confondono l'un l'altro in un uragano di voci e calpestii. La resa dei conti è giunta e lei, proprio lei, non può combatterla. Per un attimo questo pensiero la rattrista ma immediatamente Hermione chiude gli occhi e ricomincia a pregare, che vincano, che trionfino, che Draco viva. Non le importa più di tanto della propria vita, il suo compito lo ha portato a termine con rigore e perseveranza, e l'unico progetto che ancora serba per il futuro è una casetta bianca in riva a un lago, con il fumo che si erge dal comignolo e Draco che la aspetta sulla soglia. Ma se questo sogno è destinato a infrangersi, se la sua vita è destinata a concludersi in quel modo, in una cella maleodorante, col sapore in gola e una preghiera fra le labbra, così sia. Le basta che Draco viva e invecchi, anche per lei. Un ennesimo boato scuote l'aria e stavolta è davvero troppo vicino, pochi metri al di là delle mura, e in quel momento Hermione trema di paura, perché teme che il nemico sia stato sottovalutato e che le sentinelle in cima alle torri stiano falciando i suoi compagni. Poi una voce flebile e tremolante la riporta alla realtà, la trascina fuori dal terrore, e lei, riconoscendola, non può fare a meno che amarla, e gioirne. Draco assegna ordini ai compagni, dirige e impreca, uccide, uccide. E mentre schiva incantesimi e lampi verdi partono dalla sua bacchetta, si sente orgoglioso come non è mai stato, si sente un leone, un coraggioso, e finalmente sa di aver trovato il suo scopo, il suo posto nel suo mondo. La sua intera esistenza si riduce a quella notte, ai quei momenti. Il piano da lui architettato si è rivelato davvero fruttuoso anche se piuttosto complesso: certo, lui e gli altri avrebbero potuto benissimo Smaterializzarsi al limitare del bosco, lanciare l'Ardemonio e lasciare che le fiamme facessero scempio dell'accampamento, ma erano ben consapevoli che all'interno si trovavano Hermione e chissà quanti altri prigionieri, Mezzosangue e babbani, e non li avrebbero di certo condannati a morte pur di ottenere una vittoria facile e sporca di sangue innocente. Pertanto, dopo aver precisamente localizzato l'accampamento col favore del buio, lui e i suoi compagni si erano Smaterializzati a gruppi nei quattro angoli del campo circostante ed erano rimasti per due giorni immobili, senza mangiare né bere, ad osservare gli spostamenti delle sentinelle sulle torri, ne avevano memorizzato il numero, constatato gli assenti cambi di guardia, imparato le ore di reciproco sonno e veglia; il terzo giorno erano ritornati al Quartier Generale, esausti ma gonfi di adrenalina, e dopo 12 ore trascorse a recuperare le forze e ad organizzare l'assetto e l'equipaggiamento da battaglia, quella stessa notte si erano nuovamente Smaterializzati nei quattro punti dell'accampamento. Con incantesimi non verbali sincronizzati e precisi, le otto guardie sulle torri erano crollate una dopo l'altra senza emettere fiato e finalmente con un Bombarda le mura della rocca erano andate in frantumi e loro avevano fatto irruzione all'interno, momentaneamente invisibili grazie alla nebbia delle polvere e delle bombe fumogene. I Mangiamorte più vicini erano stramazzati al suolo immediatamente, senza neppure rendersi conto di ciò che stava accadendo, mentre gli altri erano apparsi a decine da ogni angolo, ogni bocca di corridoio, come topi in una soffitta. Lo scontro frontale era stato famelico e molti dei suoi erano stati uccisi, tuttavia era chiaro che fossero in notevole vantaggio numerico e tattico, e in più, evidentemente, i nemici non si aspettavano una penetrazione tanto immediata e improvvisa, senza l'allarme dalle torri. Eppure ben presto la sorpresa aveva lasciato il posto ad una folle sete di sangue e lo scontro si era acceso in tutta la sua brutalità, crudele e spietato.
Ora Draco prende fiato in quel vortice di urla, sangue e cadaveri, se ne distacca e cerca, febbrilmente.
- Aaron! Cornell! Venite – una volta individuato l'accesso alle segrete, si precipita assieme a due dei suoi verso le celle. Egoisticamente, è solo uno il volto che agogna di scorgere, quello della donna che ama, quello di Hermione. La paura di trovarla morta non ha mai smesso di logorarlo da quando ha accolto quella missione suicida, da quando ha accartocciato la sua viltà per prendere in mano la sua vita, e donarla a lei e a lei soltanto. Non l'avrebbe fatto per nessuno, e questo Draco lo sa bene, e anche Hermione. E' per questo che quando i due si guardano e le sbarre vengono scardinate e le catene fatte scomparire, i loro corpi si intrecciano in un abbraccio caldo, che sa di casa. Per un attimo, le grida al piano di sopra non li toccano neppure, così come i passi, i lampi di luce, il tanfo di sangue sui vestiti. Sono soli in quel momento di perfezione irreale grondante di Morte, e non fanno in tempo a rendersi conto dello stupido errore commesso, della loro dolce incoscienza, che Draco sente la punta fredda di una bacchetta premere contro la spina dorsale. Si paralizza, staccandosi lentamente da Hermione, e con la coda dell'occhio vede i corpi dei suoi due compagni giacere esanimi in un angolo della stanza. Non sono riusciti a liberare neppure un prigioniero, il lampo verde li ha braccati prima ancora di poter contrattaccare, prima ancora di poterlo avvertire, o forse invece quello lo hanno fatto, ma lui era così beatamente lontano nelle braccia di Hermione che non ha sentito. Che peccato, pensa, è tutto perduto.
- Alzati – si sente dire da una voce rauca e gorgogliante, e quando si volta per guardare in volto colui che sta per ucciderlo, incontra due occhi neri come la pece in cui arde un fuoco di disprezzo.
- Guarda chi abbiamo qui… Il traditore – il Mangiamorte sputa quelle parole con un ghigno sadico in faccia, orgoglioso di poter tranciare la vita di un indegno, un reietto, un buono. Draco lo osserva, lo studia bene, lo squadra da capo a piedi: è un omone di almeno una spanna più alto di lui, grosso, possente, non giovane ma nemmeno troppo in là con gli anni, infonde un profondo senso di timore e autorevolezza.
- Getta la bacchetta – gli viene ordinato, e lui obbedisce, non può far altro, è impotente. Alle sue spalle, sente che anche Hermione, dopo aver raccolto tutte le forze che le restano, si è alzata, disarmata, inerme, ancorata alla pietra della parete per non crollare miseramente. Avviene tutti in pochi secondi, attimi che a lui sembrano infiniti, quasi come una scena al rallentatore. Mentre vede la bacchetta venire puntata in mezzo ai suoi occhi e il sorriso abominevole dell'uomo allargarsi, Draco pensa alla quotidianità mai avuta con la donna che ama. Pensa intensamente a quanto gli sarebbe piaciuto al mattino prepararle la colazione e portargliela a letto, fare l'amore con lei liberamente, senza paura, camminare per strada mano nella mano in un'altra città, in un altro continente, come un uomo e una donna normali, senza trascorsi, senza pregiudizi, senza passato, semplicemente una coppia come tante altre in mezzo alla gente che ignora, che non sa nulla di loro. In un impeto di soave follia immagina Hermione che gli fa appoggiare la mano sul suo ventre gonfio, pulsante di vita, e sogna di tenere fra le braccia un figlio tutto loro, solo loro, di cullarlo e baciarlo e proteggerlo. Quante cose che vorrebbe dire e fare, quanto amore che vorrebbe darle, quanta vita che lo aspetta, solo ora se ne rende conto, dopo 21 anni da quando è nato, solo ora che sta per morire. E di nuovo, la sua intera esistenza si riduce a quella notte, a quei momenti.
Senza sapere come, con un braccio scansa di lato la mano dell'altro e l'incantesimo rimbalza contro il ferro della cella morendo sulla parete opposta. La bacchetta rotola lontano. Sgomento, il Mangiamorte indirizza un colpo verso il suo viso e Draco lo schiva, si accovaccia, evita i pugni e i calci come un acrobata, si muove rapido e sicuro in una danza assurda in bilico tra Vita e Morte. Con un destro, le sue nocche si infrangono contro la guancia ispida dell'uomo e le sue costole stridono compresse da una poderosa ginocchiata. Draco è esile, affilato, inesperto, e già gli manca il fiato dopo pochi minuti di corpo a corpo. Un montante lo colpisce preciso sotto il mento e lui cade a terra, sentendo subito sul torace il peso soffocante dell'altro, a cavalcioni sopra di lui. I pugni cominciano a piovergli addosso, incessantemente, sul viso, sul capo, sul torace, e dopo qualche secondo le nocche del Mangiamorte sono rosse, viscide, imbrattate dal suo sangue che ora gli cola dalle labbra, negli occhi, sul collo, si sparge sulla pietra e tutto sembra sfuocato, alterato, irreale. La Morte sta per portarlo via, inesorabilmente, eppure lui oppone ancora una magra esistenza, si aggrappa all'immagine di Hermione col ventre gonfio e di quel bambino fra le braccia. Ma dopo un ennesimo gancio, dopo aver perso completamente la vista da un occhio, Draco cede, si arrende a quella violenza animalesca, osserva l'avversario alzare minacciosamente il pugno, lo sente incombere sopra di lui, lo sguardo iniettato di sangue e il sorriso mostruoso. E' pronto ad esalare l'ultimo respiro mormorando un Ti amo inudibile, quando un lampo verde gli sfreccia fulmineo davanti. Il corpo del suo carnefice si accascia, immobile, quasi impedendogli di respirare. Draco boccheggia quando Hermione spinge via il cadavere dal suo torace, sfinita, la bacchetta stretta nella mano tremante. Gli pulisce maldestramente il viso dal sangue con le dita e poi si china a baciarlo, labbra contro labbra che si toccano, semplicemente, un contatto che spazza via il presagio di Morte appena scampato, un contatto d'amore. Quando i passi e le risate dei compagni che gridano Vittoria! li raggiungono, fortissimi, quasi a scuoterli dal magico torpore di quel momento, solo allora Draco si abbandona alle labbra di Hermione e al sonno che lo schiaccia. Perde i sensi, stremato, libero, felice. Infinitamente felice.   








Angolo Autrice

Terzo capitolo finito :) Sì, lo so, lo so che sarebbe stato molto più realistico far morire Draco... ma sono stanca di scrivere tragedie xD e per una volta il lieto fine mi sembrava più che adatto. Fatemi sapere come vi è sembrato il capitolo e la storia in generale in attesa del Prologo conclusivo :P Vi aspetto.
Un bacione,

_Ery1999_

  
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