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Autore: Elisa286    06/07/2015    2 recensioni
"E per quanto cercasse di negarlo a se stessa, per quanto si sentisse stupida ad aspettare una persona oramai persa, lei lo amava. Lo avrebbe amato anche se fosse stato dall'altra parte del mondo."
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"Lei sapeva di felicità. Di gioie inspiegabili, di quei sorrisi che spuntavano sul volto del riccio senza alcun motivo, grazie a lei. Sapeva di sole in estate, di pioggia in primavera, del fumo di una tazza di tè al limone, di righe in inchiostro nero lette e rilette sulle pagine consumate di un libro ingiallito, di fiori di campo appena raccolti, di zucchero filato e del sapore dell'aria dopo una nevicata."
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"Prometto che ti aggiusterò così come ti ho distrutto."
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"Potrei vivere infinite vite e trovare ogni dannata volta un modo diverso per amarti. [...]"
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"Era la sua piccola porta guai."
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"Ma quella volta lui non era lì a salvarla da quel destino così accanito e persecutore."
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Quando la forza dell'amore rischia di travolgere tutto. Segreti e verità verranno a galla. Sono Clancy ed Harry e sconfiggeranno il mondo pur di avere il loro lieto fine.
Sequel di Red Warrior, che vi consiglio di leggere se vi va di passare qui :)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Settle down with me,
 Cover me up,
 Cuddle me in.
 Lie down with me,
 Hold me in your arms.

Your heart's against my chest,
Lips pressed to my neck.
I've fallen for your eyes
But they don't know me yet,

And the feeling I forget
I'm in love now.

Kiss me like you wanna be loved, wanna be loved wanna be loved

This feels like I've fallen in love, fallen in love, fallen in love

Settle down with me,
And I'll be your safety,
You'll be my lady.

I was made to keep your body warm,
But I'm cold as the wind blows
So hold me in your arms.
My heart's against your chest,
Your lips pressed to my neck.
I've fallen for your eyes,
But they don't know me yet.

And the feeling I forget
I'm in love now."


Clancy tornò da Julie con due cappuccini caldi in mano, presi da un venditore ambulante nel parcheggio. Lei e l'amica stavano aspettando Calum vicino al taxi che le aveva portate lì, avvolte nei loro cappotti, nel freddo sopportabile delle cinque del pomeriggio in una giornata non particolarmente gelida. Clancy si era svegliata di buon umore solo grazie al pensiero che l'aveva fatta alzare dal letto: l'arrivo di Calum.
In un primo momento aveva pensato ad Harry, non appena i suoi occhi si erano schiusi e le ciglia avevano cominciato a sbattere per abituarsi alla luce. Era sempre stato il suo pensiero fisso alla mattina, da anni. Era diventato ormai naturale che la sua mente la riportasse a lui. In seguito aveva realizzato che era il 23 dicembre; si era messa a sedere di scatto sul letto e aveva corso fino ad arrivare in cucina, dove sul calendario era evidenziato con un pennarello rosso il giorno dell'arrivo di Calum. Aveva sorriso ed era andata a svegliare Julie, euforica e saltellante. Era stata troppo assorta dalla felicità per il ritorno del suo migliore amico per seguire a pieno le ultime lezioni mattutine all'università. Durante la giornata, poi, la questione di Ruth l'aveva distratta ulteriormente. Devon aveva bisogno di qualche giorno, e lei era disposta ad aspettare il tempo necessario, nonostante non fosse di indole paziente, affinchè l'ex di Jessie trovasse informazioni sulla sorella. In più, mentre il taxi stava accompagnando lei e l'amica, si era ricordata che doveva ancora comprare i regali di Natale per i genitori, per Julie ed Harry. Clancy aveva pensato che la sorpresa migliore per Calum potesse essere la madre. Era da più di un anno che il ragazzo non vedeva Joy, e la rossa si era accordata con la donna per farla arrivare a New York in tempo per Natale. Quest'anno Julie aveva voluto organizzare una cena di famiglia all'appartamento, invitando Camille, Scott, sua madre Jen, suo padre Dave e ovviamente, ad insaputa di Calum, Joy.
Di colpo Clancy vide la mora scattare in avanti e fare piccoli gridolini di gioia. La seguì con lo sguardo e vide che stava correndo in direzione dell'entrata. L'amica saltò al collo di un ragazzo moro, il quale riuscì a ricambiare la stretta con un braccio solo, dato che l'altro era occupato a trascinare la valigia verde lime. La rossa, in quel momento, fu catturata dal sorriso di lui: dolce, rassicurante, che nascondeva l'emozione. Clancy si morse forte il labbro, e per qualche strana ragione, la felicità mutò in ansia, tanto che fece pressione con le dita sul cartone ancora caldo del caffè. Julie trascinò il ragazzo per mano, fino a metterlo di fronte alla rossa. La mora era su di giri e non smetteva di tenere gli angoli della bocca sollevati.
Clancy si concesse qualche secondo per osservarlo. I suoi occhi piccoli e marroni la fissavano, aveva tagliato i capelli e ormai le ciocche bionde, fatte in quel momento di follia causato dal troppo alcool, erano meno evidenti. Aveva una borsa nera in spalla e la Nikon al collo. Indossava una felpa forse troppo leggera per il gelo di New York, ma non sembrava avere freddo. Rimasero ad osservarsi per alcuni istanti, finchè lei non mormorò il nome di lui. -Cal.- A Clancy sembrava impossibile che solo quando aveva riconosciuto la figura del ragazzo si fosse resa conto di quanto le fosse mancato. Quando l'aveva visto uscire dall'aeroporto era stato come se qualcuno colmasse un buco, un vuoto, al centro del suo stomaco, come se le avessero dato ossigeno in più per respirare meglio. -Chiodo- sussurrò Calum, impedendo a se stesso di mostrare quanto in quel momento si sentisse completo e felice. Frenò un sorriso, ma ci riuscì piuttosto male. Il volto di Clancy assunse una smorfia e la rossa cercò di nasconderlo abbassando lo sguardo. Lo sollevò poco dopo e la durezza del moro cedè quando vide gli occhioni azzurri della ragazza diventare lucidi, le sue ciglia inumidirsi e le sue iridi colorarsi di un blu più intenso e profondo. Lui lasciò cadere a terra le valige e circondò il corpo di Clancy con le braccia, chiuse gli occhi, e respirò il suo profumo. Shampoo alla ciliegia e aroma di vaniglia. Appoggiò il mento sulla testa di lei, e sospirò, regalando alla rossa quell'abbraccio che si era proibito di darle quando era partito, e che in seguito aveva desiderato per il tutto il tempo trascorso in California.
-Non piangere, Clancy-
-Non sto piangendo- bonfocchiò lei con voce tremante.
Il moro sorrise appena. -Davvero?-
-Mmh- mugugnò la ragazza. In realtà le lacrime avevano riempito gli occhi di Clancy per l'emozione che non era riuscita a trattenere, per il modo in cui l'aveva chiamata, "Chiodo"; per la dolcezza con cui Calum l'aveva guardata quando si era parato di fronte a lei, con lo stesso sguardo protettivo e rassicurante di quando lui si era preso cura della rossa, prima del loro trasferimento a New York.
Julie alzò gli occhi al cielo, sorridente. Vedere il cugino e la ragazza abbracciarsi con così tanta tenerezza la metteva quasi a disagio. Picchiettò sulla spalla di Calum per attirare la sua attenzione, e si schiarì la gola. -Non vorrei rovinare questo momento, ma il taxi ci sta aspettando.- I due sciolsero l'abbraccio, rivolgendosi un piccolo sorriso. Il moro mise le valige nel retro e salì per ultimo sull'auto. Mentre il veicolo cominciava ad immischiarsi nel primo traffico newyorkese, Julie si voltò improvvisamente verso Clancy. -Prima di arrivare in aeroporto avevi detto che volevi parlare con me e Calum di una questione piuttosto seria, quale sarebbe?- La rossa provò a farfugliare qualcosa. Era tesa all'idea di affrontare con la mora, e sopratutto con il ragazzo, l'ipotesi di una possibile convivenza con Harry. Non sapeva da che parte iniziare, o come Calum avrebbe potuto reagire. Fu proprio lui, però, che la salvò da quella situazione scomoda. Il ragazzo fece una breve risata. -Non voglio sentire parlare di questioni serie, sono appena arrivato. Devo abituarmi di nuovo all'ora legale, al rumore dei clacson e al caro vecchio smog di New York- disse. Julie sbuffò appena. -Clancy, è una cosa che possiamo rimandare a domani? Stasera ho una cena con i capi e gli stagisti dell'ufficio.- La rossa, internamente, tirò un sospiro di sollievo. -Non preoccuparti, ne parleremo domani- annuì, facendo un lieve sorriso per nascondere la tensione iniziale. -Dato che Julie è fuori stasera, che ne dici di fare la nostra serata-gelato, Clancy? E' da tanto che non facciamo qualcosa del genere, noi due e basta- propose Calum. Alla ragazza brillarono gli occhi non appena lui le fece quella proposta, e il moro sentì il cuore scaldarsi di fronte a quella reazione quasi da bambina. -Direi che è perfetto- mormorò.
Il taxi fece sosta all'appartamento quando Julie chiese al tassista di fermarsi. Decise di tornare a casa e rivelò che doveva impacchettare i regali; aveva proibito a Clancy e a Calum di seguirla. In seguito l'auto era rimasta bloccata nel traffico, ma era poi riuscita a raggiungere il centro commerciale di Mahnattan Mall a 33rd Street, vicino all'Empire State Building. Presero le scale mobili e salirono al secondo piano. Al centro dell'edificio troneggiava un enorme albero di Natale completamente addobbato e dal soffitto pendevano palle di polistirolo dipinte di oro e argento. -Perchè hai detto al tassista di fermarsi qui? Pensavo andassimo a prendere il gelato- borbottò Calum. Non era esattamente un fan dei centri commerciali. -Voglio solo comprare gli ultimi regali, qualche idea per Julie?- Il ragazzo fece dei versi di riflessione. In sottofondo gli annunci pubblicitari si alternavano a qualche canzone natalizia. -Pensavo di farle un abbonamento di un anno per H & M- concluse. Clancy lo guardò, ampliando un sorriso. -Non ti facevo così astuto, complimenti.- Lui scrollò le spalle.
Aspettò la rossa fuori dai negozi, se non per un paio di volte quando l'amica l'aveva obbligato ad entrare per darle un'opinione  o dei consigli su quale fosse il regalo migliore. Dopo circa un'ora Clancy si decise ad uscire dall'ultimo negozio con le braccia occupate dai sacchetti dei vari negozi. Calum le andò incontro silenziosamente e le alleggerì il peso, afferrando alcune sporte. La ragazza prese il moro a braccetto e lo vide sorridere. Era da tanto che non facevano qualcosa insieme; anche solo il fatto che lei fosse lì con lui lo metteva di buon umore, nonostante fossero in un centro commerciale a fare shopping natalizio, alla fine, a Calum importava semplicemente di stare con lei.
-Ora possiamo mangiare il gelato?- sbuffò il ragazzo, nascondendo un sorriso.
Clancy lo guardò con un sopracciglio alzato, ma poi scosse la testa divertita. -Ho una fame! Penso che prenderò il cono gigan...-
-Calum!- Una voce femminile fece interrompere la rossa.
Guardò il moro: aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa, ma non riusciva a decifrare l'emozione che gli era apparsa in volto. Lui lasciò cadere i sacchetti e corse verso la ragazza. Si abbracciarono e la sollevò parzialmente da terra. Clancy si passò la lingua sul labbro e poi lo mordicchiò a disagio. Osservò per un po' le punte rovinate delle scarpe, finchè non vide venire Calum e la ragazza verso di lei. -Clancy,- guardò la ragazza accanto a lui ed emise un piccolo sospiro agitato, cingendole la vita -lei è Gemma.- La rossa si soffermò a guardarla. Era senza dubbio carina, alta quasi quanto Calum, con le punte dei capelli biondo scuro tinte di blu e due espressivi occhi nocciola. La vide spostare il peso da una gamba all'altra, forse imbarazzata. Si rese conto che la stava fissando, così si mosse in avanti e le porse una mano. -E' un piacere- disse. Gemma ricambiò la stretta, sorridendo appena e facendo apparire due fossette ai lati della bocca. Clancy si ritrasse di scatto, mentre la ragazza guardò Calum, evidentemente confusa. Lui osservò l'amica, scuotendo lievemente la testa, perplesso. La rossa si concesse ancora qualche istante per scrutarla. Ed ecco ancora quella sensazione, come se non fosse la prima volta che guardasse quel viso. -Scusa, ci siamo già incontrate?- chiese. -No, no io non credo- rispose Gemma che cercò di alleviare la tensione con una piccola risata nervosa. -Quindi, tu sei Clancy? Calum mi ha parlato molto di te,- alla rossa parve di sentire un leggero tono di gelosia -finalmente ho fatto la tua conoscenza.- Vide Gemma assottigliare gli occhi e Clancy sbattè le ciglia, ridacchiando per quella situazione.
-Spero non ti abbia parlato di quanta fame comincio ad avere a quest'ora. Stavamo per prendere un gelato-
-Davvero? Io adoro il gelato, posso unirmi a voi?-
Clancy si mordicchiò un labbro e guardò Calum. Il moro notò che l'amica aveva gli occhi leggermente spalancati, come se volesse far leggere meglio la risposta che lampeggiava nei suoi occhi chiari; e in questo caso chiunque avrebbe potuto vedere un grande "NO" a caratteri cubitali. -Certo, s-stavo giusto p-per chiedertelo- farfugliò Calum a disagio, facendo un sorrisino tirato ed evitando accuratamente di guardare la rossa. Attirò Gemma a sè, stringendole il fianco. Si voltarono, dando le spalle a Clancy, e si incamminarono verso le scale mobili per raggiungere la gelateria al quarto piano. Il ragazzo si girò un istante per guardare Clancy. I suoi occhi scuri chiedevano scusa, ma la rossa preferì abbassare lo sguardo.

Per qualche minuto Clancy era stata indecisa su quale fosse la cosa migliore da fare. Calum le aveva promesso una serata insieme, come ai vecchi tempi; poi avevano incontrato Gemma, e loro se n'erano andati, lasciandola da sola. Era rimasta ferma, mentre la gente le passava accanto, fissando le sporte a terra. Andare a casa e prendere un taxi sarebbe stata la soluzione più semplice, ma decise di non farlo solo perchè quella scelta avrebbe implicato il fatto che Gemma avrebbe avuto Calum per sè tutta la sera, quando invece il ragazzo aveva invitato prima lei, la sua migliore amica, per prendere quel gelato. Se fosse rimasta una parte di Gemma ne sarebbe stata infastidita; quello la convinse a restare. Riuscì, dopo vari tentativi, a caricarsi le sporte in spalla e si affrettò per raggiungere i due ragazzi. Perchè Calum aveva accettato la proposta di Gemma? Era stato lui ad invitarla alla loro serata-gelato. Prima del diploma, quando abitavano ad Atlanta, era naturale fare questo genere di cose tutti i lunedì sera.
Clancy rigirava da parecchio tempo il cucchiaino tra le dita, per poi tuffarlo nella poltiglia di gelato sciolto che non era riuscita a finire. Compiva quei movimenti rotatori dentro alla coppa da un po', fissando la panna, la menta e il cioccolato liquefatti. Calum e Gemma non avevano prestato molta attenzione alla rossa; la ragazza le aveva solo lanciato un'occhiataccia quando aveva visto che si era seduta con un sorrisetto soddisfatto accanto al moro. Lui aveva cominciato a parlare del suo viaggio in California da una buona mezz'ora, e Gemma sembrava ascoltare molto attentamente, annuendo con la testa e facendo domande, ma in realtà era più concentrata a sbattere le ciglia in modo sensuale, a toccarsi i capelli e a bere il suo milkshake risucchiando dalla cannuccia con una perfetta bocca arricciata e colorata da un rossetto rosso opaco. Clancy avrebbe voluto che Calum raccontasse prima a lei della California. A Gemma non importava niente. Non notava quanto lui fosse entusiasta, o quanto gli brillassero gli occhi parlando delle foto scattate, delle sfilate, delle onde, dell'oceano e del surf. Le mostrò anche una collana con un ciondolo fatto di legno di palma presa in spiaggia. Clancy alzò lentamente la testa dalla coppa di gelato sciolto. Vide Gemma utilizzare la scusa del "guardare meglio il ciondolo" solo per toccare il collo di Calum con un dito. Lui ridacchiò quasi imbarazzato.
Ad essere sinceri Gemma aveva uno sguardo magnetico, forte, che ti colpiva. Notò per la prima volta delle pagliuzze verdi tra le iridi nocciola e Clancy ammise a se stessa che era davvero bella. Osservandola bene per la seconda volta la rossa fu coinvolta di nuovo da quella sensazione, come se avesse già visto la ragazza. Scosse la testa e decise di andarsene. Non aveva più intenzione e voglia di rimanere lì. Prese le sporte da terra e si diresse verso le scale mobili senza dire niente. Fece qualche metro e, come segretamente sperava, Calum la raggiunse a grandi falcate tirandola per un braccio. Clancy non si girò neppure verso il moro, continuò a camminare. Il ragazzo le si parò davanti, alla fine. La rossa aggrottò la fronte e sbuffò, mentre lui spalancò le braccia, come se avesse paura che l'amica potesse sorpassarlo, ed incurvò persino le spalle.
-Te ne vai senza dire nulla? Senza nemmeno salutare?-
-Sì, è proprio quello che sto facendo. Ora devo andare, ciao-
-Dai Chiodo, perchè fai così?- Se Calum usava quel nomignolo sapeva di aver fatto qualcosa di poco carino, voleva addolcirla e rimediare. Clancy alzò le spalle, come se non le importasse nulla.
-E' per Gemma? Non la vedevo da tanto, non volevo escluderti. E poi sei tu che mi avevi chiesto di presentar...-
La rossa lo interruppe alzando la voce. -Calum, anche io e te non ci vediamo da settimane e sei stato tu a proporre la serata-gelato per passare del tempo insieme! Ma se è più importante lei, allora va', ti sta aspettando, continua a raccontarle della California;- la ragazza sospirò e si mordicchiò il labbro, guardando a terra -avresti dovuto raccontare prima a me del tuo viaggio, a me importa, io ti ascolto per davvero, sono la tua migliore amica, e non dico che voglio essere al centro dei tuoi pensieri, ma hai sempre detto che venivo prima di tutto. Dopo che hai scoperto di Harry sei diventato strano, non passiamo più molto tempo solo noi due come una volta. E so che è stupido, viviamo assieme, e mi chiamavi spesso mentri eri in California, ma stasera, anche se eri accanto a me, mi sei mancato. Non so spiegarti come, o perchè, o in che modo, so solo che è stato come se non ci fossi. Comunque non importa, va bene, capisco che Gemma sia...- Questa volta fu Calum a fermarla; lo vide stringere i pugni. -Clancy tu sei al centro dei miei pensieri, anche se non lo sai e non lo dimostro. E vieni ancora prima di tutto, e lo verrai sempre. Mi dispiace, okay? Non ho saputo dire di no a Gemma, ma non voglio litigare con te per questo. E non è stupido, va bene?- sospirò -Mi manchi pure tu e sono stato un idiota. Adoro Gemma, ma se tu avessi bisogno di me, ora, o se mi chiedessi di accompagnarti a casa adesso, verrei con te.- Clancy sbattè le ciglia. Vide nelle iridi scure di lui un forte senso di protezione e dolcezza; come quando avevano ballato sull'attico durante la festa dei diplomati, come quando le preparava i pasti per assicurarsi che mangiasse o come quando le faceva il solletico durante i film tristi.
Di colpo si sentì in imbarazzo, immatura, una bambina che faceva i capricci perchè non aveva l'attenzione su di sè. Alla rossa non era mai piaciuto avere i riflettori puntati addosso, ma forse il fatto che Calum l'avesse ignorata l'aveva disorientata. Lui era sempre stato fin troppo attento anche a dove metteva i piedi.
Julie le aveva confidato che una volta, mentre era sul tavolo in cucina a finire una relazione, era l'una del mattino e aveva visto Calum attraversare il corridoio ed entrare in camera sua. Julie, sogghignando, aveva detto orgogliosa di averlo spiato dalla fessura della porta e di averlo visto in piedi al centro della stanza. Era rimasto lì per qualche minuto ad osservare la rossa. Le aveva sistemato le coperte, le aveva tolto Amleto dalle mani appoggiandolo sul comodino e infine le aveva accarezzato una guancia. Poi era uscito più sereno, con un piccolo sorriso felice sulle labbra. La mora l'aveva pregata di non parlargliene perchè sarebbe stato troppo orgoglioso per ammetterlo.
Calum si avvicinò alla rossa quando vide i muscoli del viso di lei rilassarsi, succedeva quando capiva di colpo di aver avuto un atteggiamento infantile o sbagliato. Lui le prese il viso tra le mani e le diede un bacio sulla fronte, mormorandoci contro un "scusami". -Hai bisogno di me? Vuoi un aiuto con queste sporte?- domandò in seguito. Clancy scosse solo la testa, senza saper cosa dire. Tra lei e Calum funzionava così da anni: litigavano, arrivavano ad urlarsi contro, ma finiva sempre che cinque minuti dopo, al massimo dieci, si guardavano, si abbracciavano e facevano pace. Il moro la salutò e le disse ancora "mi dispiace", poi ritornò da Gemma, alla gelateria. Clancy si rese conto di essere fortunata ad avere Calum nella sua vita e pensò che Gemma non meritasse quella fortuna. Scacciò il pensiero immediatamente e si pentì subito di averlo formulato.

Clancy decise di tornare a casa. Come immaginava Julie era già uscita e l'appartamento era vuoto. Ne approfittò per impacchettare i regali comprati al centro commerciale. Ci provò, perlomeno, anche se Julie ci sapeva più fare. Sapeva scegliere la carta da regalo con la fantasia più carina e in tema, e i fiocchetti che si abbinavano meglio alla carta. Il risultato fu discreto, ma poi passò quasi un'ora a trovare il nascondiglio perfetto. Alla fine decise di metterli semplicemente sotto al letto, dietro alla scatola dei libri e delle cose vecchie che teneva nella sua camera da letto ad Atlanta. Indossò i pantaloni del pigiama in flanella, quello con le stampe dei fiocchi di neve e dei bastoncini di zucchero che le aveva regalato Calum, e si mise una felpa di Julie, non badò molto a quale scelse. Si portò avanti con lo studio riguardante un tema di particolari miscele che la Clark avrebbe dovuto approfondire a gennaio, poi gironzolò per casa senza concludere niente. Prima prese a sfogliare Amleto a testa in giù sul divano con le gambe per aria, ma in seguito lo finì di leggere definitivamente e decise di riguardare le sue parti preferite, evidenziate in pennarello azzurro. Riordinò la sua stanza, la libreria in camera sua e i fogli sulla scrivania. Accese le luci dell'albero di Natale che lei e Julie avevano fatto qualche giorno fa, per la prima volta senza Calum. Era stato strano, anzi triste, il fatto che lui non fosse lì con loro. Bevè un tè caldo all'arancia e cannella mentre guardava per l'ennesima volta il film "Shakespeare in love", che riusciva ancora a farla piangere nonostante non fosse la prima volta che lo guardasse. A dir la verità tutti i film d'amore la commuovevano. Si addormentò circa a metà del film, ma poi il telefono vibrò sul bracciolo del divano. Si svegliò di colpo e mugugnò qualcosa che nemmeno lei stessa comprese, sbattè le ciglia per mettere a fuoco e vide un messaggio. Era da parte di Harry. Il display segnava mezzanotte in punto e Julie non era ancora tornata e men che meno Calum.
"Buona Vigilia, piccola. Vieni da me?" lesse.
"Anche a te, riccio. Certo, quando?"
Inviò il messaggio e nemmeno un minuto dopo ricevè la risposta decisa e autoritaria del ragazzo.
"Adesso"
"Harry ma sono in pigiama e mezza addormentata!"
"E quindi? Sarai comunque bellissima"
Clancy sospirò, ma in realtà lo fece per trattenere un sorriso. "Okay, arrivo"
"Così mi piaci"

Clancy cercò di sistemarsi i capelli prima di suonare il campanello, ma poi si ricordò di essere in condizioni pietose, in pigiama, e quindi decise di lasciar perdere. Non avrebbe potuto fare molto. Harry aprì la porta, e se lei era un totale casino, il riccio sembrava uno di quei ragazzi nelle pubblicità delle auto o dei profumi da uomo, solo in  versione casalinga. Aveva una maglietta a maniche corte nera e leggermente aderente, dei pantaloni della tuta grigi e sotto ad un cappellino di lana blu spuntavano i suoi ricci castani. Era scalzo, e Clancy si chiese come facesse a non avere freddo, essendo in pieno dicembre. Le sorrise dolcemente e gli apparvero quelle due fossette che la rossa rimase a fissare più a lungo rispetto a tutto il resto, chiedendosi come potessero sembrare ancora più perfette e meravigliose su di lui ogni volta che lo vedeva. O forse era Harry e basta e qualsiasi cosa messa sul suo viso sarebbe diventata improvvisamente stupenda. Anche la salsa al curry, cipolle e senape che mettevano nei panini i venditori ambulanti in metropolitana.
-Beh, che fai? Non mi saluti? Vuoi rimanere lì fuori?- ridacchiò Harry. Clancy allargò il sorriso e gli gettò la braccia al collo. Il riccio la prese per le gambe e le mise intorno ai suoi fianchi. Chiuse la porta con il piede a arrivarono in soggiorno, mentre Clancy continua a baciargli tutto il viso. Guancie, zigomi, mento, naso, fronte, tempie, angoli della bocca e, siccome Harry non la smetteva di sorridere, baciò pure il suo sorriso. Il ragazzo pensò che fosse così bella, tutta aggrappata e avvinghiata stretta a lui, con quei capelli rossi legati in modo frettoloso e disordinato, i pantaloni del pigiama quasi da bambina e quella felpa larga che a momenti ci spariva dentro.
Si sedè sul divano e Clancy rimase sulle sue gambe, fermandosi a guardarlo con quel sorriso adorabile e quegli occhioni quasi blu. -Menomale che eri assonnata- disse, sistemandole una ciocca ribelle dietro all'orecchio. Lei alzò le spalle. -Il traffico newyorkese di mezzanotte mi ha fatto passare il sonno.- Bugia. Era stato il fatto che stava andando a casa di Harry a renderla improvvisamente sveglia, e il pensiero di rivederlo le aveva dato una botta di adrenalina. -Sono persino riuscita a mettere un po' di mascara tra un semaforo e l'altro,- ridacchiò quasi soddisfatta -così almeno non avrei avuto l'aspetto di una che si era addormentata sul divano con una tazza di tè vuota in mano.- Una fossetta solitaria bucò la guancia sinistra di Harry quando sollevò appena un angolo della bocca. Era adorabile il fatto che cercasse di essere bella per lui. Clancy aveva quel tipo di viso che al naturale era molto meglio che ricoperto da strati di trucco, ma questo lei non lo sapeva. Non aveva bisogno di truccarsi, ma nemmeno di questo la rossa era a conoscenza. -Visto che è da poco iniziata la vigilia di Natale, che ne dici di aiutarmi a decorare l'albero? Non ho nemmeno iniziato, è lì tutto spoglio da settimane.- Clancy annuì e si mise subito in piedi, seguita a ruota da Harry.
Lei prese a gironzolare per casa entusiasta chiedendo cose come "dov'è la scatola delle decorazioni?" o "hai il puntale o una stella da mettere in cima?" e "hai delle lucine colorate?". Il ragazzo le si avvicinò, giocando con gli anelli che aveva tra le mani e le si mise a pochi centimetri dal suo viso, sovrastandola con la sua altezza. -Che c'è?- chiese Clancy, anche se le veniva da ridere. Lui la osservò per un istante, poi prese tra le dita il ciondolo d'argento, l'aeroplanino di carta, della collana che le aveva dato qualche settimana prima. Trattenne un sorriso e poi le sfiorò una guancia con il dito. -C'è che ti amo- mormorò, e senza che lei potesse rispondere si precipitò subito verso un corridoio dopo la cucina, e gridò alla rossa qualcosa sul fatto che le decorazioni per l'albero dovevano essere nell'armadio di Jessie. Clancy sorrise appena e poi lo raggiunse.

Ci avevano messo circa due ore per decorare per bene l'albero di Natale. Avevano quasi discusso su dove avrebbero dovuto metterlo. Clancy proponeva accanto alla grande finestra, mentre Harry era sicuro che il punto perfetto fosse al posto della lampada vicino al divano. Alla fine avevano deciso di fare testa o croce e aveva vinto la rossa. Lui aveva sbuffato, ma poi ridacchiato quando la ragazza gli aveva fatto una linguaccia in risposta. Lo avevano addobbato con palline di plastica blu e argento e fiocchi azzurri, mentre il riccio canticchiava qualche vecchia canzone natalizia, sbagliando le parole, e la rossa aveva indossato le corna da alce. Avevano messo le lucine bianche ed infine Harry aveva preso Clancy sulle spalle perchè mettesse il puntale in cima. Mentre era tra le sue braccia il riccio sentì un sensazione sovrastante in petto, forse la felicità o magari era l'amore. Ed ora erano sul divano, ad ammirare il loro albero e il lavoro fatto. Lei era accoccolata sul fianco del ragazzo, ancora con le corna da alce in testa, mentre lui aveva voluto indossare un cappello da Babbo Natale sgualcito. Clancy aveva preparato la cioccolata calda ed Harry aveva aggiunto la panna, perchè diceva che era un'abitudine e ormai non riusciva a berla senza. Si era seduto sul divano, lei gli si era rannicchiata di fianco, mentre in silenzio si gustavano la loro cioccolata. Al riccio non importava se era bollente o se gli bruciava la lingua, la beveva lo stesso; invece Clancy ci soffiava sopra per raffrendarla un po', mentre Harry le faceva i grattini sulle braccia con la mano non occupata.
La rossa si alzò per mettere la tazza vuota nel lavello, ma lui la tirò di nuovo contro di sè. La ragazza rise e il riccio pure. -Posso andare in cucina?- chiese, roteando gli occhi al cielo. -Solo se torni presto- mormorò lui. Afferrò anche la tazza di Harry e le appoggiò entrambe nel lavello. Non fece in tempo a voltarsi per tornare in soggiorno che sentì due braccia circondarle la vita. Sussultò lievemente quando le labbra del ragazzo si appoggiarono sul suo collo; la sua bocca sfregò in seguito contro la spalla per poi risalire fino all'orecchio. Clancy si voltò e lo baciò. Le sue mani sulla nuca di lui, invece quelle del riccio le stringevano i fianchi. Harry la attirò ancora di più a sè, come se non fossero abbastanza vicini. Emise un gemito quando la ragazza gli mordicchiò il labbro. Lei infilò le mani tra i suoi ricci, arruffandoli, ed Harry la sollevò, voltandosi e facendola sedere sul tavolo.
Fu tutto così naturale e semplice: le loro lingue che si rincorrevano, Clancy che appoggiò la schiena sul tavolo mentre Harry si abbassava per baciarle il collo, le labbra e poi ancora il collo. Lei passava le mani tra i suoi capelli, e dopo scendeva, accarezzandogli la schiena. Timidamente infilò le dita sotto la maglietta nera di lui ed Harry rabbrividì al contatto delle dita fredde della rossa contro la sua pelle calda. La sentì salire lentamente con quella dolcezza che le apparteneva, lo sfiorava soltanto con i polpastrelli come se avesse paura. Improvvisamente le sue mani si fecero più veloci e meno timorose, fino a sfilare la maglietta dal basso. Lui la aiutò alzando le braccia e quest'ultima cadde a terra. La vista di Clancy si annebbiò per un istante di fronte a così tanta meraviglia. Harry aveva il fiato accelerato, ma si sporse verso di lei per baciarla con lentezza e con amore. Lui staccò le labbra dalle sue e si fissarono per qualche secondo, entrambi i loro petti si abbassavano e si alzavano con rapidità, i loro nasi si sfiorarono e Clancy annuì impercettibilmente. Harry avvolse la vita della rossa con un braccio, mise una mano dietro la nuca di lei e la sollevò dal tavolo. La rossa nascose la testa contro l'incavo del suo collo e circondò i fianchi del riccio con le gambe, mentre con le mani gli accarezzava la nuca. I piedi di Clancy toccarono terra, ma i baci continuavano lenti e intensi per poi essere veloci e delicati, ognuno però era diverso dall'altro. La rossa si rese vagamente conto che lui l'aveva portata nella sua camera da letto.
Un tuono risuonò per la casa e solo in quel momento la ragazza si accorse che fuori pioveva. Perdeva sempre il senso del tempo con lui. Harry fece toccare le loro fronti e respirò forte. Clancy lo vide sorridere e poi chiudere gli occhi. Era così bello. -Ti amo- soffiò il riccio. Avvicinò la mano alla felpa di lei, alzandone un lembo come a chiedere il permesso. -Ti amo- sussurrò la rossa, annuendo. Il ragazzo gliela sfilò e la lasciò cadere a terra. In quel momento Clancy avrebbe voluto indossare dell'intimo diverso, invece che quel reggiseno in cotone a fiori. Harry si divertì a passare un dito sulla schiena di lei, partendo dalla nuca fino ad arrivare ai pantaloni del pigiama, per vedere come la pelle d'oca impadroniva il suo corpo esile. -Quanto sei bella- sussurrò, e per la prima volta si concesse di guardarla veramente, come mai aveva fatto. Le strinse un fianco e lei si tuffò sulle sue labbra. Sorrisero all'unisono e ognuno assaporò il sorriso dell'altro. Il riccio passò il pollice sulla pancia piatta di Clancy per poi arrivare all'elastico dei pantaloni. Ci infilò il dito dentro e ridacchiò quando vide la rossa rovesciare la testa all'indietro. Le mordicchiò il collo e le lascio una scia di baci sull'incavo della spalla, sulla clavicola, sul petto e scese continuando sotto al reggiseno, vicino all'ombelico, sul fianco destro, sull'osso sporgente dell'anca. Poi la guardò dal basso e lei annuì. Harry sorrise alla vista dei suoi capelli disordinati e agli occhi che luccicavano. Clancy non pensava che avrebbe mai potuto amare qualcuno in quel modo. Lui era suo, e basta. Le tolse i pantaloni e la rossa li gettò da qualche parte con il piede.
Harry la attirò nuovamente a sè e riprese a baciarla. Passò la lingua sul labbro inferiore di lei, mentre con una mano le slegava i capelli da quello chignon disordinato, infilandoci la mano dentro e accarezzandoli. Clancy mise le mani sul petto liscio di Harry, e cercando di non dare a vedere il tremore delle dita gli tolse i pantaloni. Lui le prese le mani e gliele baciò con dolcezza, per rassicurarla, sfiorandole con le punte dei ricci. Sorpassò i pantaloni della tuta e la fece avvicinare al letto. Il riccio notò che era tesa e la vide deglutire più volte come per mandare via l'ansia. Per farla rilassare la attirò a sè e cominciò a farle il solletico. Clancy scoppiò a ridere, invece ad Harry scoppiò il cuore. Se solo avesse potuto spiegarle quanto l'amava, se solo lei lo avesse saputo. Fece correre le dita veloci per tutto il suo corpo, finchè la rossa non gli diede una leggera spinta e il riccio cadde all'indietro, tra le coperte. Clancy lo guardò dall'alto per un secondo. Era dannatamente perfetto, con i ricci sparsi intorno e gli occhi ancora più verdi e luminosi del solito. La luce di un lampo improvviso si proiettò per la stanza. Lui le prese una mano e la fece aderire a sè, facendola cascare sopra al suo corpo. Ridacchiarono insieme, ed Harry le passò una mano tra le scapole e scese fino ad afferrare i fianchi ed accarezzarli con un movimento circolare dei pollici. Clancy gli spostò i ricci dalla fronte e si chinò per baciarla una volta finito. Continuò sulle tempie, sugli zigomi, gli baciò la curva del mento e poi quella della spalla. Decise infine di stuzzicarlo incurvando la schiena e abbassandosi fino a far sfiorare i loro punti più sensibili. Ad Harry si bloccò il respiro per un attimo e chiuse gli occhi; la sentì ridere. -Dio, Clancy- sussurrò tra i denti. La rossa fu estasiata nel vederlo così in preda al momento e volle continuare a provocarlo, imitandolo. Sfiorò la parte bassa del suo ventre con il labbro inferiore e fece schioccare l'elastico delle mutande con l'indice. Mise un dito dentro e sorrise quando lui fece apparire una riga in mezzo alla fronte e si mordicchiò un labbro, mugugnando qualcosa. Di colpo Harry la afferrò, la spinse sotto di sè e la baciò con foga. Clancy sbattè le ciglia colta alla sprovvista, e gli mise una mano sul petto. Il cuore di Harry batteva in modo veloce e incontrollato, un po' come il suo, e sembrava che i battiti che la rossa mancava li colmasse lui.
I ricci le solleticavano la fronte e ci affondò le dita dentro, ancora una volta. Il ragazzo baciò ogni punto più sensibile di Clancy, come se sapesse dove e in che modo provocarle i brividi di piacere. Il respiro della rossa accelerò. Lui trovò il gancetto del reggiseno e si appoggiò sui gomiti, guardandola. La rossa annuì con decisione e il ragazzo, con un movimento veloce, lo slacciò e lo lanciò sul pavimento. Harry cercava di rimanere parzialmente sollevato sui gomiti, quasi avesse paura di schiacciarla o di farle male. Clancy esplorò ogni centrimetro del corpo del riccio. Il delicato rigonfiamento dei bicipiti, l'addome che si contraeva, e la curva che assumeva la schiena ogni volta che le baciava una parte diversa del corpo. I muscoli del ragazzo guizzavano sotto le sue dita come per magia, e il suo corpo sembrava emanare calore, quasi scottava. Strinse i fianchi di lui e lo sentì gemere contro la sua bocca. La pelle della rossa sembrava seta sotto le mani di Harry, e la sua bocca aveva ancora il sapore del cioccolato e un retrogusto d'arancia. Lui la guardò e lei annuì ancora, come se gli avesse letto nel pensiero. Fece scorrere le dita fino alle mutande di Clancy e le tolse con estrema lentezza. Si soffermò ad osservarla; così bella sotto di sè, con quegli occhi azzurri che esplodevano di vita. Lei fece lo stesso con Harry, anche se non riuscì a controllare i fremiti delle mani. Ora erano una cosa sola, pelle contro pelle, perfettamente intrecciati. Il ragazzo la baciò per calmarla, le mordicchiò la guancia e lei arricciò il naso in modo tenero, sorridendo. Il riccio, con cautela, le prese il viso tra le mani ed incatenò i loro sguardi. Clancy precipitò nel verde degli occhi di lui, un verde così vivo, con i filamenti smeraldo che parevano brillare. -Ti amo più di qualsiasi altra cosa, capito?- La ragazza non riusciva a dire una parola, scosse solamente la testa su e giù. -Non voglio farti del male, amore.- Per poco il cuore di Clancy non le uscì dal petto dalla gioia. Deglutì, sfregò i loro nasi e accarezzò con un polpastrello lo zigomo di lui. -Lo so, ti amo- riuscì a mormorare la rossa.
La ragazza chiuse gli occhi e impugnò le lenzuola, tirandole. Gemè, inarcò la schiena ed Harry nascose la testa dentro alla piega del collo di lei, facendole il solletico con i ricci. Le mani di Clancy lasciarono le lenzuola e presero a correre sulla schiena del ragazzo, lasciando solchi invisibili con le dita. Spalancò gli occhi e si morse un labbro con forza, poi abbassò le palpebre e si lasciò andare. Clancy non credeva che potessero esistere quel tipo di sensazioni e di emozioni. C'erano solo loro due, il rumore della pioggia e il loro amore. Harry si concesse di guardarla. I capelli rossi sparsi sul cuscino, il labbro torturato dai denti, gli occhi chiusi, le guance arrossate e le ciglia che sfioravano gli zigomi. Le baciò la fronte e poi si fermò. Adesso lei era sua e viceversa, erano uniti nell'anima.
Il respiro caldo del riccio solleticava il viso di Clancy, così aprì gli occhi e gli prese il viso tra le mani per baciarlo con dolcezza. Le sembrava di avere i fuochi d'artificio nel petto. Lui rotolò accanto alla rossa e chiuse gli occhi, sorridendo. La ragazza si rannicchiò contro il suo fianco, circondandolo con le braccia. Harry fece lo stesso e le diede un bacio tra i capelli. Clancy disegnò cerchi immaginari sul petto del ragazzo, e probabilmente lui aveva chiuso gli occhi. I movimenti delle dita della rossa si fecero sempre più lenti e alla fine il sonno ebbe la meglio. -Clancy- sussurrò Harry con la voce roca e strascicata. -Mmh- mugugnò in risposta la ragazza. -Io ti sposerò- soffiò con un fil di voce, ormai troppo stanco anche solo per parlare. Il riccio avrebbe potuto giurare di aver sentito le labbra di lei curvarsi appena sulla sua pelle. -Non aspetto altro- mormorò Clancy, prima di essere definitivamente avvolta dal sonno.


Ciao bellezze!!
E' un pochino tardi, per cui sarò breve. Mi scuso subito per come sto presentando il capitolo, ma ho dei problemi con l'editor dalla scorsa volta e non so come risolverli. Volevo mettere delle gif carine che avevo trovato che rappresentano bene alcune parti della prima volta tra i Clarry, ma non sono riuscita e mi si è bloccato il computer, per cui questa è la seconda volta che correggo e riscrivo. Se riesco vorrei provare a metterle alla fine del prossimo capitolo. Se a qualcuno è successa una cosa simile, o ha una vaga idea di cosa fare e di quale sia il problema riuscirebbe a contattarmi e/o dirmelo? Ringrazio subito chi lo farà :)
Bene, passiamo a questo importantissimo capitolo (e anche tra i più lunghi direi ahahah). Devo dire che all'inizio ero un po' indietro perchè non sapevo come continuare dopo la prima parte, ma poi ho avuto un'idea dietro l'altra e ho cominciato semplicemente a scrivere. Ho praticamente scritto la maggior parte del capitolo ieri sera fino alle due del mattino circa. Non volevo spegnere il computer perché avevo paura che l'ispirazione mi passasse :'). È stata una sensazione strana ahahah ma alla fine sono riuscita a pubblicare questo capitolo, a cui tengo particolarmente. Ha persino il titolo della storia, quindi è proprio la parte decisiva e principale, da dove avremo delle svolte. Abbiamo il ritorno dio Calum, l'incontro tra Gemma e Clancy, dove lei ha l'impressione di averla già vista. Abbiamo la prima volta tra i Clarry ed è stata una cosa nuova per me, fare questo tipo di descrizioni, e ho voluto che fosse una cosa dolce e non volgare, mettendo in evidenza i sentimenti e l'emozioni tra i Clarry. Ricordatevi il finale, se tutto va bene vorrei riuscire a fare una qualcosa di carino e di diverso. Ma è tutto un forse, perchè la storia continua a cambiare nella mia testa. Essendo un capitolo così importante mi piacerebbe molto avere una vostra opinione, magari dicendomi qual è stata la vostra parte preferita, o se c'è qualcosa che avrei potuto descrivere meglio. Menomale che avrei dovuto essere breve ahahah :')
Vado, un bacino
Eli.
  
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