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Autore: wendy_isa    08/07/2015    2 recensioni
ciao a tutti,
sono una nuova scrittrice! Vi avverto non sono molto brava. Questa storia parla della vita di Elisa una ragazza dolce e simpatica che si rivelerà purtroppo altrettanto sfortunata. Essendo alle prime armi si accettano recensioni di qualunque tipo. grazie e buona lettura
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le dodici circa, era primavera ma quel giorno il cielo non aveva la minima intenzione di tornare azzurro. Diluviava, infatti, da circa due ore e non sembrava volesse smettere.
Elisa era comodamente seduta nella macchina del poliziotto. L’ uomo era molto dolce e le parlava cercando di consolarla e intrattenerla conversando, ma niente. Elisa non aveva voglia di parlare difatti non disse nulla durante il tragitto. Il suo sguardo era perso.
 Guardava il finestrino: vedeva gli alberi sfrecciare e le gocce scivolare sul finestrino proprio come le sue lacrime sul suo volto. Piangeva da quando aveva saputo della tragedia. Pensava ad altro, si sforzava di pensare a cose belle ma anche riuscendoci il volto era ricoperto di lacrime e i fazzoletti bagnati aumentavano.
L a macchina si fermò davanti ad un edificio molto alto. Era terrificante e certamente lampi e tuoni non ne miglioravano l’aspetto. La corte stava decidendo cosa fare di lei. In un caso normale la ragazza sarebbe stata affidata  ad un qualunque parente ma per Elisa non era così facile. Sua madre era figlia unica, la nonna materna era in coma da molti anni ed il nonno vedendola in questo statosi era depresso ed era ormai chiuso in un istituto di igiene mentale o qualcosa del genere. La causa? Tentato suicidio.
 Dalla parte paterna era ancora peggio. Il padre aveva un fratello era vivo ma per almeno altri 40 anni sarebbe rimasto in carcere (in pratica fino alla morte). I nonni erano morti in un incidente prima che Elisa nascesse.
Il poliziotto disse ad Elisa di aspettare il verdetto nella stanza 273b al sedicesimo piano corridoi di destra. Elisa comincio a camminare alla ricerca dell’ascensore. Aveva tutto il tempo per trovare la sala in questione precisamente un’ora, ventisei minuti e undici secondi. Setacciò l’intero piano senza successo. Dopo circa un’ora che faceva su e giù per i corridoi il poliziotto le disse:
“Hai bisogno di aiuto?”
“Si grazie .Sto cercando l’ascensore”
Il poliziotto le fece segno di seguirlo e la condusse all’ascensore, lei ringraziò ed entrò nell’ascensore .Il  piano era il sedicesimo ma c’era un 16a e un 16b. Elisa salì sul primo ma arrivò nel magazzino. Si girò per risalire sull’ascensore ma qualcuno lo aveva chiamato. Aspettò circa cinque minuti poi chiamò l’ascensore vi entrò e andò al 16b. Vi arrivò e la fermò una donna che cominciò ad urlare ed ad inveire contro di lei:
“Questo non è un parco giochi ragazzina! Come ti sei permessa di prendere l’ascensore e salire senza permesso. Io chiamo la sicurezza! Anzi ti porto giù butto fuori di persona!”
La donna non diede il tempo ad Elisa di parlare che l’afferrò per un braccio e la portò con l’ascensore al piano terra. Era inviperita, probabilmente altri giovani si erano divertiti ad infastidire la segretaria “Paoline Rendey “ o almeno così era scritto su una spilla appuntata alla camicetta bianca. La donna aveva un espressione esasperata ma allo stesso tempo annoiata,i suoi occhi dicevano”io non dovrei essere qui”.La donna era molto bassa e altrettanto grassa, capelli neri e occhi marroni. Arrivate al piano terra continuando ad urlare la segretaria stava per buttarla fuori ma intervenne il poliziotto che spiegò le circostanze alla povera Paoline che ascoltava con aria dispiaciuta ma vogliosa di terminare il turno.
Elisa era ancora in tempo prese l’ascensore,questa volta non sbagliò piano,imboccò il corridoio di destra e si fermò davanti la stanza 273b. Appena in tempo. Il giudice ed i sui dipendenti cominciarono ad uscire sbigottiti della sua presenza. Difatti l’ultimo le disse:
“Ma chi ti ha dato il permesso di salire?”
Elisa avrebbe risposto ma non ne aveva proprio voglia.
Il giudice la invitò a seguirlo. La portò in una stanza al trentesimo piano, l’ultimo del palazzo: il suo ufficio. La fece sedere e le offrì un tdutb7t freddo con ghiaccio. Le doveva dire il verdetto ma ci girò molto intorno. Non era contento di rivelarle la nuova sistemazione. In pratica sarebbe stata affidata ad un giudice minorile che avrebbe amministrato i suoi beni e lei sarebbe stata portata in un orfanotrofio. Elisa uscì con le lacrime agli occhi e pur di non piangere davanti al giudice si fece tutti i piani a piedi.
Arrivata giù il poliziotto la portò in un hotel a dormire, sarebbe partita il giorno dopo. Prima di arrivarvi la portò davanti alle macerie della sua casa. Le consegnò due sacchi e le disse di riempirli con gli oggetti che riusciva a recuperare. Elisa seppe apprezzare il buon gesto dell’uomo. Portala lì era infatti una cosa contro la legge. Elisa non trovò molto ma recuperò la collana preferita della madre. La indossò e giurò a se stessa che non avrebbe mai più pianto ma sapeva che non sarebbe riuscite a mantenere la promessa infatti scoppiò in lacrime.
 
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti,
scusate se non ho scritto molto. Ma ho avuto gli esami di terza media e non sono riuscita a scrivere molto. Ricordo che recensioni di qualunque genere sono molto gradite. Grazie a tutti e al prossimo capitolo.
 
 
 
   
 
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