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Autore: JackiLoveCatoniss4ever    08/07/2015    1 recensioni
La piccola Rue abita nel Distretto 11. La vita lì è complicata, e lei si trova costretta a lavorare per riuscire a portare a casa qualche soldo con cui sfamare la sua numerosa famiglia. Sono poche le persone che contano davvero per lei: i suoi fratelli e le sorelle, la zia e la sua migliore amica. E poi c'è Thresh, il ragazzo per cui ha una cotta stratosferica. La sua innocenza, purtroppo, verrà spezzata il giorno della mietitura per i Settantaquattresimi Hunger Games. Da quel momento in poi, sarà costretta a combattere per la sua sopravvivenza e per tornare a casa.
Genere: Drammatico, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Marvel, Rue, Thresh, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Never Die'
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La giornata lavorativa passa più in fretta del solito, o almeno per me. Sentire le ghiandaie imitatrici che cantano mi rilassa e mi fa lavorare meglio. Quando i Pacificatori passano per controllare che tutto sia a posto, guardano ammirati il mio operato e mi fanno i loro più vivi complimenti, indicandomi come esempio per tutti gli scansafatiche. Tuttavia, non riesco a gioirne. Non rientra nelle mie priorità essere al centro delle attenzioni di quei carnefici che godono nel vederci sudare e soffrire per portare a casa un tozzo di pane che non basta neppure per una persona, figuriamoci una famiglia intera! La cosa che mi ha fatto più male, però, non è questa: infatti, quando quegli assassini mascherati da paladini della giustizia di Panem hanno attirato tutti gli sguardi degli altri lavoratori, uno dei primi che ho notato è stato quello di Thresh. Ostentava disgusto ed, anche se so che non era diretto a me, per un attimo i suoi occhi si sono posati sul mio viso, con quell’espressione rabbiosa tipica dei ribelli che hanno dovuto subire punizioni, la maggior parte delle quali ingiuste, da parte di quegli uomini vestiti di bianco. Così mi sono arrampicata più in alto che potevo, per sfuggire agli sguardi insistenti della gente rimasta a terra. L’unica che non mi osservava in quel modo era Isabella. Non c’è di che stupirsi. Non ho molti altri amici, all’infuori di lei. Sono una tipa timida e taciturna quando esco fuori. Solo a casa mi scateno liberamente, insieme ai miei fratelli e sorelle. Con loro e con Isa posso essere me stessa, mentre con gli altri non riesco ad aprirmi, a far fuoriuscire le mie emozioni. Continuo a lavorare instancabilmente per altre tre ore, fino a quando non issano la bandiera. Come al solito, sono l’unica a vederla, quindi fischio le quattro note di sempre. Le ghiandaie imitatrici catturano immediatamente quel motivetto cui oramai sono abituate, e se lo passano tra loro. Sento grida entusiaste provenire dal basso. Tutto il frutteto si anima a quella musica melodiosa, quasi paradisiaca che annuncia il loro ritorno a casa. Io scendo con molta calma. Bella mi aspetta. La sua casa è molto più vicina della mia, quindi arriviamo in un batter d’occhio. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento a domani. Poi mi incammino da sola verso la modesta abitazione di mia zia. Oggi abbiamo concluso il lavoro più tardi del solito. Probabilmente la capitale necessita di più cibo e, dato che il Distretto 11 è il maggior fornitore di quest’elemento indispensabile per la sopravvivenza dei cittadini, il presidente Snow ha evidentemente deciso di farci lavorare di più. La brezza fredda notturna mi accappona la pelle. Mi fermo per un istante. Non si tratta solo di questo. È come una specie di sesto senso: sta arrivando un pericolo. Cammino sempre più in fretta. Quando, finalmente, mi decido a correre, una voce mi blocca sul posto. – Ehi, bella bambina, dove… hic… stai andando così di fretta, eh? … Hic… Non ti vuoi intrattenere un po’ con me? – Mi volto lentamente. Un Pacificatore palesemente ubriaco è proprio dietro di me. È impossibile scappare. – No, io… devo andare a casa. – Lui singhiozza e si avvicina sempre di più. – Oh, suvvia… hic… tanto quei pezzenti dei tuoi genitori moriranno comunque di fame, se non sono già sepolti, quindi… hic… che differenza fa? – L’allusione a mia madre e mio padre mi annebbia gli occhi. Improvvisamente, quell’uomo allunga un braccio e mi strattona all’indietro, verso di lui. – Lasciami! – inizio ad urlare. – Lasciami andare! – Siccome non molla la presa, comincio a gridare sempre più forte. – Aiuto! Aiutatemi! – Per fortuna non c’è Isabella con me, altrimenti si sarebbe approfittato anche di lei. – Chiudi il becco, peste! – ringhia, trascinandomi di peso fino ad un vicolo. Io strillo più forte che posso ed, a quel punto, una figura corre verso di noi. È troppo massiccia per essere Isa. Thresh sbuca in mezzo alla nebbia ed atterra l’ubriacone con un pugno. – Avvicinati ancora a lei e non sarò tanto gentile! – sbraita. Quello si alza e tira fuori una pistola. – Brutto muso nero… – Un suo collega lo affianca. – Ehi, amico, lascia perdere, non ne vale la pena. È solo una dodicenne pelle e ossa. Dai, vieni. – Riluttante, lo segue. Io crollo a terra, scoppiando in singhiozzi così acuti da spaventare persino me stessa. Un braccio mi circonda. – Shhh… Va tutto bene. Ci sono qua io, ora. – Thresh mi prende in braccio ed io mi accascio contro il suo petto, continuando a frignare come la mocciosa che sono. Lui mi porta di peso fino a casa, raccontando alla zia, preoccupata per il mio ritardo, che sono caduta malamente mentre scendevo dall’albero. Lo ringrazio prima che se ne vada, e lui mi sorride. Decido che non parlerò nemmeno con Bella.

Buonasera (o buongiorno, dipende da quando leggerete la storia) a tutti voi, popolo di EFP! Che dite, mi merito un plauso per la mia crudeltà? Io dico di sì. XD È che i miei feelings da Thrue shipper premevano per un secondo capitolo riguardante la coppia più tenera (a parer mio) dell’intera saga di “Hunger Games”. Alors, oggi ci sono state le prove invalsi di italiano e matematica, ed in pratica avrei dovuto scrivere ieri, ma quando siamo tornate dal mare era troppo tardi, quindi ho avuto solo il tempo di pubblicare un altro capitolo di “Diamonds”. Domani, gli orali
   
 
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