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Autore: Gobbigliaverde    08/07/2015    1 recensioni
Spin off de "il viaggiatore di sogni" che vede come protagonista Gemma Jones, la figlia di Killian e Emma.
Dal testo:
- È dura recuperare le tracce di un passato dimenticato, soprattutto se le risposte che si cercano non sono nel mondo che conosciamo.-
- Gemma corse via cercando di dimenticare l’affronto che l’amico le aveva rivolto. Salì le scale ripide del piccolo appartamento di New York e si infilò nel letto in camera sua. Si avvolse nella coperta ispida e rovinata, e dentro di se maledisse il giorno in cui i suoi genitori l’avevano lasciata all’orfanotrofio.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«La sua voce magica mutava le parole in velluto, in seta pura, in carne e ossa»
Cuore d’inchiostro, Cornelia Funke

 

SEI

 

Storybrooke, presente.
    — Che cosa vuoi da me? — Gridò Gemma.
    L’uomo rise, girando il bastone tra le sue mani rugose. — Solo un accordo. Tu leggerai quel libro, e io ti lascerò libera.
    La ragazza era visibilmente perplessa. Quell’uomo non le ispirava nemmeno un briciolo di fiducia, ma leggere un libro non le sarebbe costato nulla. Lo aprì e iniziò a sfogliare velocemente le pagine, seguendo con gli occhi le fitte righe nere alternate a disegni incantevoli.
    Lui le strappò il volume dalle mani, infastidito. — Non così. Devi leggerlo ad alta voce, per me. — Ridacchiò nuovamente. Era una risata penetrante e spaventosa, che avrebbe terribilmente voluto dimenticare al più presto.
    Lei sbuffò, e riprese a leggere dalla pagina che lui aveva aperto. — Era notte fonda, ma Belle aveva una terribile voglia di scoprire cosa ci fosse al di la di quella porta. Perché lui le aveva proibito di entrare? Quali segreti nascondeva, ancora? Era terribilmente nervosa, e il cigolio metallico della maniglia rimbombò forse più nella sua testa che nella stanza, ma sussultò comunque. — Gemma alzò gli occhi, guardandosi attorno preoccupata. Le pareva quasi di aver percepito quel cigolio.
    L’uomo la scrutò con sguardo torvo. — Va avanti. La parte che amo di più arriva dopo.
    — Non aveva paura della Bestia, anzi, tutto il contrario. Era terrorizzata dal fatto che qualche sua stupida azione potesse nuocere alla sua salute. Se c’era una cosa che Belle aveva capito, era quanto gli facesse male l’oscurità. La ragazza scacciò il pensiero dalla mente, spingendo la porta che si aprì questa volta senza fare alcun rumore. La vista la lasciò senza fiato. Su un tavolino rotondo al centro della stanza, sotto una piccola campana di vetro, una rosa rossa come il sangue risplendeva dei raggi della luna che filtravano dalla finestra. Belle si avvicinò, attirata da quei petali che sembravano così morbidi e setosi, in totale contrasto con le lunghe spine verdi che spuntavano dallo stelo nodoso. Le sue dita si avvicinavano sempre di più al freddo cristallo, e…
    — Basta così. — La interruppe bruscamente l’uomo.
    La ragazza si riscosse, e lo osservò con lo stesso sguardo perplesso di prima. In tutto questo continuava a non capire il motivo della lettura. Le bastarono pochi istanti in più per comprendere tutta la faccenda. Ai piedi dell’uomo era comparsa quella stessa rosa che poco prima aveva descritto e immaginato nella sua mente. Sentì lo stesso forte desiderio di toccarla, ma riuscì a reprimerlo, un po’ per sua volontà, e un po’ perché paralizzata dalla paura.
    L’uomo ora se la rigirava tra le dita, con sguardo perso, come se fosse l’oggetto che stava cercando da troppo tempo.
    — Come hai fatto? — Domandò Gemma incuriosita.
    — Come hai fatto, tu, vorrai dire. — Mormorò l’uomo. — Sapevo che eri una Lingua di Fata.
    — Una che?
    Lui ridacchiò. — Devi leggere più libri, cara. Se l’avessi fatto sapresti a che storia appartieni. — La canzonò.
    — A che storia appartengo? Ma che diavolo stai dicendo? — Ringhiò, cercando di afferrare il cuore che lui continuava a fissare.
    — Sei libera, cosa stai aspettando? — Ringhiò l’uomo.
    Lei si voltò per qualche istante verso la posta che si stava aprendo con un sinistro cigolio, ma quando tornò a cercare l’uomo, i suoi occhi caddero nel vuoto. Era sparito.

Foresta incantata, giorni prima.
    — L’autore non serve più a nulla. Quel libro ha soltanto una pagina, e qualunque altro volume bianco che abbiamo trovato in casa sua, sembra rifiutarsi di voler essere scritto. — Gridò brontolo, all’ennesima proposta di far sistemare le cose all’autore.
    — Il libro assorbe l’inchiostro, come il diario di Tom Riddle. Solo che non c’è nessuno a scrivere qualcos’altro dall’altra parte. — Confermò Henry.
    Killian lo squadrò perplesso. — Il diario di chi?
    — Non importa… — Sbuffò Henry. Ogni tanto si dimenticava che molti di loro non sapevano neppure come funzionasse un bianchetto a striscia.
    — E cosa consiglieresti di fare? — Ringhiò Regina all’osservazione di Brontolo.
    Emma prese parola. — C’è un libro,
    — No grazie. Se la soluzione ad un libro che sta per distruggerci tutti facendo implodere il nostro mondo è un altro libro, no grazie. — Commentò Regina.
    Emma alzò gli occhi. — Non è un libro magico. È solo un libro che ho letto da ragazzina. Solo che la storia potrebbe essere vera come le nostre. E credo che potrebbe esserci utile.
    Ricordava perfettamente ogni singola parola di quelle pagine ingiallite. E ora i tasselli si stavano mettendo assieme. Cuore d’inchiostro. Chi meglio degli abitanti delle fiabe aveva un cuore d’inchiostro? E la magia di quel libro li avrebbe salvati. E nella sua testa lei sapeva perfettamente chi faceva parte di quella storia, sperava solo che non fosse vero.
    — Dobbiamo trovare mia figlia… — Mormorò, sperando ancora che nessuno la sentisse.
    Il suono arrivò alle orecchie degli altri prima di quanto sperasse.
    — Tua che cosa? — Gridò Killian, stupito.
    Lei sospirò. — È una lunga storia…
    — E scommetto che adesso troverai il tempo di raccontarmela. Almeno dimmi con chi me la devo prendere. Su cinque figli due non sono miei!
    — Su sei figli, e comunque resta sempre uno solo. — Disse lei, cercando di evitare il suo sguardo.
    Lui strabuzzò gli occhi. — Mi sarei ricordato di aver avuto un figlio con te. E poi perché sei? Questa bambina, Henry, Graham, August, Liam e?
    — Non lo avresti mai ricordato, non è colpa mia se Sandman ha lanciato una specie di sortilegio che…
    — Ho chiesto chi è il sesto figlio… — Replicò molto preoccupato.
    — Avevi detto che non ti dovevo dire che ero incinta e non te l’ho detto…
    Lui fece per aggiungere qualcosa, ma Regina scosse la testa in segno di dissenso. — Della vostra vita matrimoniale non ci interessa. Ora spiegatemi perché dovrebbe essere tanto speciale questa ragazzina.
    Emma la fulminò con lo sguardo. — Lei è una Lingua di Fata. Leggendo a voce alta può far uscire i personaggi dai libri.
    — E un portale fa lo stesso.
    — Con la leggera differenza che un portale ci mantiene comunque legati alla nostra storia, e verremmo distrutti assieme al nostro mondo comunque. — Commentò.
    — Come sai che lei è nata con questo dono?
    — Perché l’ha fatto quando era piccola. Stava imparando a leggere e mi sono trovata uno dei fratelli del brutto anatroccolo che starnazzava in casa. Poi non è più successo. È stato Come se per un istante il blocco che non permette alla magia di esistere al di fuori dei confini di Storybrooke si fosse spezzato.
    Regina ci pensò alcuni lunghi istanti, poi annuì. — Questo è un chiaro segno che tutto il mondo magico sta cedendo. Ci vuole qualcuno che andrà a cercarla.
    Poi si scatenò l’inferno.

Storybrooke, presente.
    
— Chiama la polizia. — Sussurrò il ragazzo, con gli occhi sgranati e il fiato corto per l’agitazione.
    Sean sbuffò infastidito. — Sono io, la polizia.
    — Allora prendilo e mettilo in carcere, ha ucciso mia madre di fronte ai miei occhi! — Ringhiò stringendo i pugni.
    — Drake, non posso. Non posso arrestarlo in base a qualcosa che ricordi da quando eri molto piccolo. E poi non saprei come portarlo via da qui, non so neppure come ci siamo arrivati! — Brontolò.
    — Ero piccolo, ma non stupido. — Tentò di dire, ma l’amico si era già incamminato a passi svelti verso l’abitazione in cui erano rinchiusi i due uomini. Drake lo seguì fino ad un certo punto, seppur molto riluttante. Poi si fermò ad una ventina di passi dall’abitazione. Non aveva intenzione di avvicinarsi più di così a quell’uomo.

    — Grazie a Dio, a furia di battere ancora contro questo vetro credo che l’avremmo sfondato. — Commentò Henry.
    Robin non aggiunse nulla. Niente battutine, niente risata sarcastica, neppure un commento per fargli capire quanto la sua presenza lo infastidisse. Quel suo atteggiamento sempre sulla difensiva che manteneva da tre anni a quella parte con tutti quanti, sembrava svanito nel nulla, fagocitato dall’inespressività del suo viso e dai movimenti impercettibili del suo petto affaticato dal respiro affannoso. Solo gli occhi si astenevano dall’immobilità del suo corpo: uno sguardo che comprendeva gioia e tristezza, rancore e rimorso, amore e odio. le dita delle ani tremavano leggermente mentre gli mancava persino la forza di stringere i pugni. Si odiava per aver lasciato suo figlio in quella terra senza eroi, ma ora che lo vedeva di fronte a se, così cresciuto, così cambiato eppure sempre lo stesso, rimpiangeva ancor di più il giorno in cui era stato costretto a lasciarlo.
    — Roland… — Sussurrò a fior di labbra, sperando che quel filo di voce riuscisse a passare attraverso lo spesso vetro sporco.
    Sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, ma non ci fece caso. Il suo cuore aveva fatto un tuffo di troppi metri per riuscire a riscuotersi in così poco tempo. Solo il rumore metallico di un chiavistello lo fece voltare per qualche istante, per poi ritornare a guardare il ragazzo dalla finestra.
    — Oh, finalmente! Iniziava a scarseggiare l’ossigeno qua dentro! — Disse Henry sventolando una mano per respirare.
    Sean sorrise beffardo. — Non così in fretta. A quanto ho capito tu sei quello che ha rapito la ragazzina.
    Il ragazzo rimase senza parole. Non aveva idea di cosa stesse parlando il poliziotto. — Credo che ci sia un equivoco. Anzi, ne sono sicuro. Io e il mio amico siamo stati rapiti, non potevamo essere altrove, solo qui.
    Robin li scostò come un fantasma, come se non avesse sentito nulla di quello che era stato detto. Trascinava i piedi come se non avesse abbastanza forza per sollevare, inciampava ad ogni passo, si appoggiò di peso sul corrimano riuscendo per miracolo a fare le scale per lasciare la cantina umida, seguito da Henry e Sean che lo guardavano sconcertati. Sembrava in preda al sonnambulismo.
    Uscì dalla porta con la stessa calma con cui aveva salito i gradini, uno per uno, quasi per assaporare lentamente il momento in cui si sarebbe ricongiunto a suo figlio.
    — Roland… — Disse nuovamente, questa volta la sua voce risuonò nella piazza con un eco martellante.
    Il ragazzo fece un passo indietro. — Sta lontano da me. — Sibilò.
    L’uomo però sembrava non sentir ragioni, e andava avanti come stregato dall’immagine di Drake. Ormai era a pochi metri. Troppo pochi.
    — Ho detto sta lontano da me! — Gridò.
    Robin venne scaraventato a terra da quella che sembrava una sfera invisibile tutto attorno al ragazzo. Drake fece un salto indietro, stupito dall’accaduto, mentre Henry e Sean rimasero impietriti sull’uscio.
    — Che diavolo è successo? — Ringhiò Henry correndo verso l’amico.
    Drake scosse la testa e si guardò attorno preoccupato. Poi udì una voce che non si aspettava di sentire più.

    — Drake? Drake! Come sei arrivato qua? Dobbiamo andarcene subito, qui succedono cose strane, troppo strane!
    Gemma correva a perdifiato verso di lui, con il viso di chi aveva appena visto un miraggio. Drake aveva il viso imperlato di sudore, le mani gli tremavano, e qualunque cosa fosse successa era pericolosa.
    — Sta indietro! — Le gridò, tendendo le mani avanti.
    Lei rallentò la corsa forsennata, avvicinandosi lentamente. — Ho visto cos’è successo. Non mi farai nulla, vedrai. — Disse con un filo di preoccupazione forse troppo accentuato.
    — Ti prego. Non mi perdonerei mai se ti facessi del male. — Sussurrò, chiudendo gli occhi.
    Gemma fece lo stesso. Serrò le palpebre cercando di non pensare a quello che stava facendo. Lei credeva nella magia, e aveva avuto più di una prova della sua esistenza. E quello scudo magico che l’amico aveva evocato era pericoloso e potente. Metteva un piede dietro l’altro, lentamente, ascoltando il rumore dei suoi passi sull’asfalto. Senza volerlo tratteneva il respiro, come se anche solo uno spiffero di vento potesse cambiare i fragili equilibri.
    E dopo un tempo che pareva infinito sentì il suo respiro affannoso, spaventato, così vicino che avrebbe potuto sfiorare con le dita l’umidità proveniente dalla sua bocca. Aprì gli occhi e gli si gettò tra le braccia.
    — È tutto finito ora. Puoi guardare. — Gli sussurrò all’orecchio, mentre sentiva le sue braccia stringerla fino a quasi stritolarla.
    — Non ho idea di che diavolo sia successo, ma non sono mai stato così contento di vederti. — Mormorò Drake.
    — Scommetto che la Salvatrice è quella lì. — Concluse Henry, aiutando Robin ad alzarsi.
    — Cosa te lo fa pensare? — Domandò con una voce carica di amara ironia.
    Gemma si voltò verso i due uomini che parlottavano tra loro. — Immagino che tu debba essere il mio vero fratello. — Disse, rivolgendo un sorriso a Henry.
    — Immagino di si… — Rispose lui, paonazzo. — E ho una lunga storia da raccontarti.
    — E immagino anche che c’entri questo, la magia, e una terra lontana da salvare. — Rispose prontamente lei, mostrandogli il libro.
    Lui rimase interdetto. Non immaginava che sarebbe stato così semplice. Si voltò verso il poliziotto che in tutto l’accaduto era rimasto immobile come un soldatino di piombo, tutto agghindato, confezionato nella sua divisa impeccabile come una torta di nozze. — A quanto pare non c’è nessun problema se noi andiamo. — Squittì Henry, lanciando a terra un fagiolo magico, che creò una voragine nell’asfalto. — Forza, saltate, non c’è molto tempo! — Gridò, ma Sean si riscosse e si parò di fonte al buco che si ingrandiva sempre di più.
    — Non andrete da nessuna parte. — Ringhiò a denti stretti, estraendo la pistola.
    — Che strano. È quello che avrei detto anche io. — Ridacchiò una voce stridula comparsa alle loro spalle.
    Robin trasalì. — Gold. A quanto pare era stato davvero troppo facile.

 

 

L’angolo della Gobbiglia :)

Chiaramente non c’è modo per farsi perdonare questa lunga, anzi, lunghissima attesa. Chiedo umilmente perdono, ma l’ispirazione scarseggiava un po’ più del solito, poi un giorno mi sono svegliata ricordandomi di un vecchio libro impolverato che non apro ormai da anni, ma che al tempo mi aveva preso talmente tanto che avevo masticato le sue quattrocento pagine in un giorno. Non so quanti di voi abbiano letto Cuore d’inchiostro di Cornelia Funke e i suoi sequel, ma per il potere di Gemma mi sono ispirata a quello. Insomma, le calzava a pennello :)
Chiedo umilmente scusa, e ancora scusa a tutti quelli che aspettavano da tempo mie notizie, ma non avevo la testa per scrivere qualcosa di decente.

Baci,
Gobbigliaverde :)

(Non ho idea di quando farò il prossimo aggiornamento, spero di avere tempo al più presto.)

  
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