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Autore: TheDevil    09/07/2015    1 recensioni
Il ruggito di Acnologia ha spazzato via l'Isola Tenrou e i membri di fairy tail sono scomparsi per sette lunghi anni e quando si risvegliano hanno una brutta sorpresa.
Poiché anche se per loro il tempo non è trascorso, per il resto del mondo si e niente potrà tornare indietro
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Come introduzione non è granché lo so, ma non voglio spoilerarvi assolutamente nulla della storia.
Fa parte della serie Offenbach Chronicles, e non potrà essere compresa se non vi leggete tutta la serie.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kana Alberona, Luxus Dreher, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Offenbach's Chronicle'
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Allora prima che cominciate a leggere, un piccolo avvertimento: è splatter, se avete una fervida immaginazione e non vi piace il sangue che scorre a fiumi… Beh a vostro rischio e pericolo… Buona Lettura
 

Il Suo Pensiero Mi Ha Salvato

 
 -Jacques, come è essere genitori?- questa domanda di Mira spiazzò leggermente l’uomo che mise le braccia conserte per riflettere meglio sulla risposta da dare.
-E’ la cosa che più cambia una persona nella vita- rispose Jacques, continuando poi –Quando ero da solo, quando stavo con Kana e anche quando ero in Crime Sorciere, prima che nascesse Viviane, il centro dell’attenzione era quello che facevo, quello che dovevo fare in futuro, da quando è arrivata lei, è stato come se il centro del mio mondo diventasse un altro, tutto quello che faccio è in sua funzione, ogni più piccola sciocchezza che fa, vale più dei miei successi più grandi e quando fui catturato fu lei a salvarmi la vita…
Ancora una rivelazione di Jacques che detto questo prese la maglia e la alzò fino al collo: il corpo, una volta perfetto, adesso mostrava un reticolo di cicatrici –Frustate…
 
Erano passati circa sei mesi dalla nascita di Viviane e i due ragazzi avevano fatto  conti con la vita da genitori, alternandosi a stare con la bambina a Villa Offenbach e ad andare in missione quando serviva ad aiutare Gerard e Meredy.
Era una giornata calda di primavera e Ultear e Jacques si godevano la loro bambina sdraiati sul loro letto, abbracciati mentre la loro primogenita giocava con la sfera di cristallo della madre, e che rideva allegra, provocando la risata anche dei genitori.
La bambina amava giocare con la loro magia, anche le ali di Jacques parevano attrarla in modo particolare.
-Sai avevi ragione- disse la maga, voltandosi verso il suo compagno e sorridendogli.
-Naturalmente- disse Jacques facendole l’occhiolino –a che proposito?-
-Smettila di fare il gradasso- disse pizzicandogli la guancia –Questa bambina è felice di stare con noi- e cominciò a baciarlo –e io sono felice-.
Il momento sarebbe stato perfetto se non si fossero dimenticati che una bambina di appena sei mesi, richiedeva tutta l’attenzione dei genitori, e naturalmente scelse quell’attimo.
-Ma-ma- disse una voce incerta, che separò in un secondo i genitori, con Ultear che con le lacrime agli occhi abbracciò la figlia che rideva, non ben consapevole che quelle due semplici sillabe avevano riscaldato il cuore dei due.
Jacques rimase fermo a guardare le donne della sua vita che si abbracciavano, era sempre più difficile per lui allontanarsi da entrambe, eppure questa volta era suo dovere, aiutare Gerard a investigare su una piccola gilda oscura che però aveva la particolarità di essere sotto la stretta dipendenza di Tartaros, perciò si alzò dal letto e si infilò la maglia nera con ricamato sulla spalla destra il simbolo di Crime Sorciere.
-Sta attento- disse Ultear, anche lei in piedi con la bimba in braccio, per questa volta non avrebbe fatto parte della spedizione.
-Certo, e poi Viviane deve ancora dire papà, no? Principessa, ci proveremo appena torno vero?- disse Jacques baciando prima Viviane e poi Ultear.
 
Gerard e Jacques erano alle pendici di un’altissima montagna, difficile da scalare per qualunque essere umano, ma non per loro, che con le ali e con il “Meteor” arrivarono in cima in un attimo.
Sulla cima, nascosta dagli sguardi indiscreti c’era un piccolo castello completamente in pietra, dall’aspetto tetro.
-C’è qualcosa che non mi convince- disse Gerard  guardandosi intorno.
-Non percepisco poteri magici nelle vicinanze- gli fece eco Jacques, poi però disse –Gerard, vattene subito da qui!- aveva percepito che dall’interno c’erano delle figure e che adesso stavano uscendo –Merda- imprecò Jacques.
Dal castello uscirono quattro figure che di umano avevano davvero poco, la prima che camminava più avanti delle altre tre, era una donna con il volto coperto da un elmo completo di maschera, poi c’erano tre uomini che la seguivano, il primo aveva dei capelli biondi che formavano una criniera di peli che lo rendevano spaventosamente simile ad un leone, il secondo era molto alto, dalla pelle bluastra e con il corpo cosparso di aculei, mentre il quarto era un uomo alto dai capelli neri, coperto da un’armatura a placche di metallo.
-Tartaros- imprecò Jacques –una volgare trappola-.
-Fatti da parte, noi vogliamo solamente Gerard… -Disse la donna davanti a tutti.
-Dovrete passare sul mio cadavere- disse Jacques trasformandosi nell’angelo dalle sei ali –Scappa Gerard, se sei il loro obbiettivo, meglio che tu non cada nelle loro mani-
Gerard però non ebbe nemmeno il tempo per  spiccare il volo che due fendenti d’aria li costrinsero a separarsi mentre l’uomo con la criniera di leone si lanciava verso Gerard, con il pugno circondato da una forte corrente d’aria, Gerard lo evitò facilmente e Jacques lo colpì con un calcio che lo rimandò indietro.
Jacques atterrò tra il suo compagno e i suoi quattro nemici e con il piede tracciò una lunga linea a terra.
-Non vi permetterò di oltrepassarla, Gerard, sparisci- e il mago dalla chioma blu prese il volo, sebbene riluttante con il suo Meteor, mentre Jacques impediva ai quattro nemici di seguirlo.
-Adesso basta, Silver, pensaci tu- disse la donna che fino a quel momento non si era mossa dalla sua posizione, lasciando ai suoi due alleati l’incombenza di raggiungere Gerard, ma adesso il tempo che era trascorso faceva si che inseguirlo fosse inutile.
L’uomo dai capelli neri si fece avanti e sorprendendo Jacques, lo congelò istantaneamente, così che il ragazzo venne portato alla base segreta di Tartaros. 
 
La prima cosa che registrò appena si svegliò fu di essere nudo, e già la cosa lo metteva alquanto a disagio, ma la cosa peggiore era la posizione: aveva le mani imprigionate in manette che contenevano la sua magia e allo stesso modo le caviglie, per fortuna almeno poteva muovere le braccia sebbene solo per poco, ma se voleva fuggire, questo movimento avrebbe potuto fare la differenza.
Finì la sua indagine appena in tempo per vedere la donna che stavolta senza elmo, entrava nella stanza.
-Ti sei svegliato!- gli disse una voce femminile.
-Sentivo odore di puttana demoniaca- la insultò Jacques, con il migliore dei suoi sorrisi.
Da una delle sue dita si materializzò un frusta che si schiantò sul petto dell’angelo che però non diede nemmeno un gemito, anzi appena il bruciore si acquietò, la guardò con aria strafottente, come a voler dire “tutto qui?”.
-Dov’è Gerard?- gli chiese con voce melensa la demone.
-Perché io non ti basto? Mi hai anche denudato…- disse Jacques ancora strafottente, subendo una seconda frustata, che anche questa volta non gli strappò alcun gemito.
-Scusa, ma a me il sado non piace molto, ti dispiacerebbe evitare le frustate?- chiese  Jacques sornione, facendo sorridere Kyouka.
-Beh se le frustate non ti fanno niente… Aumentiamo il senso del dolore, diciamo del doppio- e cominciò a colpirlo senza tregua su tutto il corpo, ripetutamente, eppure ancora Jacques si rifiutava di urlare o rispondere a qualsivoglia domanda.
-Bene, se nemmeno così riesco a strapparti un  urlo, allora porterò la tua percezione del dolore al massimo- e detto questo gli sfiorò il volto, ancora miracolosamente integro, e improvvisamente anche respirare divenne una vera e propria tortura, ma nulla a che vedere con i colpi che arrivavano al corpo di Jacques che però adesso avrebbe anche voluto urlare ma si costringeva a restare in silenzio per non ferirsi alla gola.
Il corpo di Jacques era diventato una grossa ragnatela di tagli sanguinanti, tanto che il colore della pelle sottostante era difficilmente visibile, finché Jacques non reclinò la testa all’indietro.
-E’ svenuto, comprensibile per quanto dolore ha provato, allora ricominceremo più tardi- ed uscì dalla cella, ridacchiando.
Jacques però non era affatto svenuto, anzi  adesso era pronto ad attuare il suo piano di fuga, il corpo, ormai coperto dal suo stesso sangue era debilitato, ma poteva rigenerarsi abbastanza velocemente grazie ai suoi poteri magici, quindi l’unico problema rimanevano le manette.
Grazie alle manette, al suo peso e al muro, diede un brusco strattone, disarticolandosi entrambi i polsi, e reprimendo un grido cercò di liberarsi le mani, ma le catene erano ancora troppo strette per far passare la mano.
Quello che stava per fare era assolutamente innaturale, ma si fece forza, pensando a sua figlia che lo aspettava a casa, ad Ultear che probabilmente stava uccidendo Gerard proprio in quel momento, non poté reprimere un sorriso.
Morse sulla spalla, recidendo i vasi sanguigni con i suoi denti e succhiando il suo sangue, lo sputò sulle sue mani, in modo che il sangue facesse sì che la mano, già disarticolata, sfilasse dalla manetta.
Liberatasi la mano destra, la passò velocemente su quella sinistra, riuscendo a sfilare anche questa, finalmente poteva riutilizzare la sua magia, eppure non poteva combattere, come invece avrebbe voluto, perciò decise di sfruttare l’occasione per lasciare un messaggio con il suo sangue “Ciao Puttana” per poi sfondare il muro e volare via, nel cielo tempestoso, via dalla sua famiglia.
Volò per ore, sorretto solo dalla sua magia, mentre dai tagli continuava a scorrere sangue, e anche con la sua forma angelica, continuava a perdere le forze.
Riuscì chissà in che modo ad arrivare fuori alla porta e riuscì appena a bussare, e prima che l’oscurità dell’incoscienza lo avvolgesse, sentì la porta aprirsi, l’urlo di Ultear e una incerta voce che lo chiamava per la prima volta: -Pa-pa-.  
  

  
 
   
 
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