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Autore: LoryLex    09/07/2015    2 recensioni
Ritorno con un progetto che ritengo abbastanza folle.
Ho deciso di scrivere questa storia basandomi sul mio primo libro letto, che all'epoca, e anche adesso, mi fece sognare come non mai, trasportandomi nei suoi luoghi remoti.
Tratto dal testo:
-Sei... -balbettò Christal. -Sei forse...?
-Un fantasma? No.
-E allora chi sei?-. Le tremava la voce. Aveva dimenticato come ci si rivolgeva agli sconosciuti.
-Hai visto la donna sotto il ghiaccio, vero?
-Come lo sai?
Entrambi avevano fatto una domanda ed entrambi attendevano una risposta.
-Chi sei?- ripetè la ragazza.
Il giovane abbassò lo sguardo e sorrise. Si scostò una ciocca di capelli dalla fronte. -Sasuke- rispose.
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Caroline guardò fuori dalla finestra, nella notte buia. -Sei proprio sicura che questa sia la stanza della mamma?- chiese trasognata. -E' qui che dormiva?-. Si buttò sul letto, sopra il tappeto di foglie, e si raggomitolò.
-Dobbiamo andare- la incalzò Christal. -La troveremo, ne sono sicura. Anch'io voglio rivederla. Ritroveremo nostra madre Hinata, Caroline-.
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Volevo solo dirvi che i figli di Naruto e Hinata in questa storia non esistono, le due loro figlie sono due dei miei Ooc, ma spero che la storia vi piaccia lo stesso, vi aspetto numerosi!
Lorylex;
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Tsunade | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Consumati Dal Tempo
 
 
Capitolo 4;

Quella sera cenarono tardi. Tsunade andò a chiamare Christal. Chiyo aveva ricevuto disposizioni di farle indossare un abito elegante e di raccoglierle i capelli.
Caroline non si staccava un attimo dall'istitutrice, evitando di incrociare lo sguardo della sorella. Era pallidissima e aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto.
Chiyo aveva apparecchiato per quattro a un'estremità del lungo tavolo della sala da pranzo.
Naruto le stava aspettando, con indosso una lunga giacca, meno rovinata ma molto più polverosa di quella che indossava di solito. Si era pettinato i capelli biondissimi e le mani, che sbucavano dai logori polsini della camicia di seta, erano affusolate e curate. Dei gemelli, forse di rubino, luccicavano alla luce delle candele.
-Sedetevi, sedetevi- disse. A Christal sembrò nervoso e a disagio.
Mangiarono della carne con contorno di patate; l'atmosfera era ovattata.
Tsunade chiaccherò con Naruto della vita in Italia. Poi Caroline introdusse l'argomento delle lezioni. Christal rimase in silenzio, piluccando il cibo e rimuginando. All'improvviso quella situazione le sembrò completamente sbagliata. Era stato facile trascorrere i giorni in uno stato di semicoscienza, senza tutti quegli strani pensieri che le frullavano in testa. Adesso, troppe erano le domande che premevano per avere una risposta. Si sentiva indolenzita, come se antichi dolori si fossero risvegliati nelle sue ossa; aveva una gran voglia di alzarsi in piedi e mettersi ad urlare. Invece, fece un respiro profondo e posò la forchetta sul piatto.
Come dessert Chiyo servì un budino al cioccolato accompagnato da una profumata crema alle mandorle, ma Christal non riuscì a mandarne giù nemmeno un cucchiaio.
-Papà,- disse Caroline, guardandolo negli occhi -c'è qualcosa che vorrei chiederti.
Christal si irrigidì, preparandosi al peggio. Era tutta la sera che aspettava quel momento, ma Naruto era del tutto impreparato alla domanda che seguì.
-Che cosa è successo alla mamma?
Tsunade ebbe un improvviso attacco di tosse.
-Me la ricordo appena- continuò Caroline. -Ho sempre creduto che fosse morta, ma Christal dice di non ricordarsi del suo funerale, La mamma è morta, vero?
Christal fissò suo padre. Le guance gli si stavano tingendo di uno strano colorito giallastro e le sue nocche diventarono bianche mentre stringeva il bicchiere.
L'istitutrice tossì di nuovo.
Christal tenne lo sguardo fisso sulla mano del padre: stringeva il bicchiere talmente forte che avrebbe potuto romperlo da un momento all'altro.
-Caroline,- disse poi Tsunade -non devi fare simili domande a tuo padre. Non vedi come lo hai turbato? Parlerò io con te più tardi.
Naruto si alzò in piedi di scatto. -Vi ringrazio della compagnia- mormorò alle figlie. -Era molto tempo che non stavamo insieme. Presto lo faremo ancora. Ora però devo andare...
Uscì dalla stanza a passi rigidi, urtando un tavolino come se non vedesse dove stava andando. Quando la porta si fu richiusa dietro di lui, Caroline cominciò a canticchiare a bocca chiusa.
-Caroline!- la riprese l'istitutrice.
-Gli ho solo fatto una domanda- replicò Caroline guardandola attraverso le lunghe ciglia. -Era la mia mamma! Credo di avere il diritto di sapere che cosa le è successo! Me lo volete dire o no?
L'istitutrice si fermò un attimo a pensare.
-Tua madre è morta- disse alla fine. -Alcuni anni fa.
-Ma come è morta? E perchè non c'è stato un funerale?
-E' morta mentre era in viaggio all'estero, in Giappone. Si è ammalata ed è stata seppellita laggiù. Ecco perchè non siete andate al suo funerale. Voi eravate qui, in questa casa. Capisco che la vostra vita non sia stata facile.
Christal alzò la testa. Dal tono della sua voce, sentiva che Tsunade stava mentendo. Si ricordò dell'ammonimento di Sasuke a non crederle e le sembrò di aver trovato una conferma alle sue parole. Sua madre non era morta in Giappone, di questo ne era certa.
-Sapete se c'è un ritratto della mamma?- chiese in tono pacato.
-Mi sembra che ce ne fosse qualcuno- rispose Tsunade. -Ma vostro padre fu talmente addolorato della sua morte che diede l'ordine di togliere tutti i suoi ritratti e di chiudere gran parte della villa. Questa casa era piena di cose che gli ricordavano la moglie...
-Quanto tempo fa è morta la mamma? E quanti anni aveva?-. Christal parlava lentamente. Lei doveva avere dodici anni, ma non si ricordava del suo compleanno più di quanto si ricordasse del funerale di sua madre.
-Alcuni anni fa, te l'ho già detto- tagliò corto Tsunade. -Non mi ricordo esattamente quando. Ma adesso basta. Per stasera, niente più domande! Ora vi ritirerete nel salottino a ricamare fino all'ora di andare a letto.
 
 
Seduta accanto al fuoco, Christal ricamò i petali di un fiore bianco alla luce di una candela. Quel lavoro minuzzioso le tenne occupata la mente. Caroline, dall'altro lato del caminetto, con i piedi appoggiati su uno sgabello, fissava le fiamme, sospirando di tanto in tanto. Tsunade, in mezzo a loro due, aveva ceduto alle richieste della più piccola e le stava leggendo una fiaba su una principessa trasformata in oca che aveva perso la sua ombra.
Quando la donna ebbe finito di leggere, Christal augurò la buonanotte e salì in camera sua.
Prima di svestirsi, ritornò sui suoi passi fino all'arazzo con il cervo e l'unicorno. C'era qualcosa di strano in quell'arazzo, ma la ragazzina non riusciva a capire di cosa si trattasse. Lo scostò dalla parete e trovò soltanto un groviglio di ragnatele.
Ritornò in camera, confusa e scoraggiata, e si sedette alla scrivania per affidare alle pagine del suo diario il rancore che provava nei confronti di Tsunade, i suoi dubbi su sua madre e l'incertezza sulla sua età esatta. Poi nascose il diario sotto un'asse del pavimento, quando finalmente si vestì, il cielo cominciava a schiarirsi verso est.
pensò. Tirò le tende e si infilò sotto le coperte.
 
All'improvviso si udì un grido.
Christal si svegliò di soprassalto.
Balzò fuori dal letto e corse alla porta. Chi era stato? Quella voce le era così familiare... Non Caroline, no. Qualcun altro...
Uscì in corridoio e vide il fantasma della ragazzina. Aveva smesso di giocare a nascondino. Adesso era spaventata e fissava qualcosa, completamente immobile.
Christal la raggiunse di corsa.
-Che cosa c'è?- le chiese. Benchè il fantasma non potesse vederla, sembrò guardare Christal dritto negli occhi.
Strillò di nuovo, poi fece dietrofront e corse via, a piccoli passi affrettati, i capelli al vento.
Christal la rincorse. Il fantasma seguì il solito percorso fino all'arazzo... dopodichè si dileguò attraverso la parete.
Christal era proprio dietro di lei, intenzionata a seguirla... Allungò una mano dietro l'unicorno e sentì uno spazio vuoto. C'era un passaggio, ed era aperto. Senza pensarci due volte, approfittò dell'occasione e passò dall'altra parte.
Per alcuni, lunghi attimi non riuscì a vedere nulla. Era stata inghiottita dall'oscurità.
Sentì un freddo intenso, le mancava il terreno sotto i piedi.
Poi la luce la investì, frastornandola.
Christal indietreggiò, urtando gli scaffali di una libreria. Ci mise un po' ad abituarsi al fulgore del giorno, a quel tepore. Si schermò gli occhi con le mani, poi sbirciò attraverso le fessure tra le dita, come aveva fatto la ragazzina mentre giocava a nascondino.
I colori sgargianti la colpirono con violenza. Si trovava in biblioteca, tra mappe e trattati di geografia.
Abbassò le mani e si guardò le dita. La luce faceva risaltare la sua carnagione bianca, la traccia sottile delle vene. Il sole picchiava con la forza di un martello.
Christal non riusciva a guardare direttamente fuori dalla finestra, così avanzò rasente sulle pareti fino alla porta.
Da lì la biblioteca le apparve diversa: il dorso dei libri era lucido e nuovo, il parquet era lustro. Alcuni volumi erano aperti su un tavolo, insieme a lettere e carte di vario genere. Aveva l'aria di essere un luogo frequentato abitualmente.
Christal non si aspettava niente del genere. Si era immaginata un passaggio segreto che portasse al nascondiglio del compagno di giochi della ragazzina fantasma. O magari un luogo in cui si era nascosta la ragazzina quando era fuggita spaventata.
Aprì la porta della biblioteca e risalì il corridoio, lungo il quale si allinevano i ritratti dei suoi antenati, alterati dalla luce. Uno specchio le restituì il riflesso di un volto pallido incorniciato da una massa di capelli neri e scarmigliati.
Raggiunse il salottino dell'Hokage's House, immerso nella luce del giorno. Quando scorse qualcuno uscire dalla porta, si tirò in disparte.
Una donna alta e slanciata, con indosso un abito di seta lilla le passò accanto. I suoi capelli erano del colore della pece, lunghi e lucenti.
Christal si schiacciò in un angolo, ma la donna non sembrò accorgersi di lei e la superò lasciandosi dietro una scia di profumo.
La sua fraganza di fiori e vaniglia fece riafforiare antichi ricordi dimenticati.
Christal rimase immobile contro la parete del corridoio, con il cuore che le batteza all'impazzata.
Aspirò profondamente le ultime tracce di quel profumo.
Era lei?
Quella donna era sua madre, Hinata, la donna che secondo Tsunade era morta? E se era sua madre, perchè non riusciva a ricordarsela? Perchè non ne aveva la certezza?
La donna scomparve alla sua vista. Christal si fece forza e la seguì su per una scala che portava al piano superiore, in una camera da letto.
La donna sembrava trapassarla con lo sguardo e si muoveva con la disinvoltura di chi crede di essere solo. Nella stanza la luce non era così intensa per via delle tende di mussolina parzialmente tirate alla finestra. Il letto matrimoniale era ricavato da un legno scuro e massiccio, con la tastiera decorata di ghirlande di ghiande e foglie di quercia intagliate.
La donna si sedette al mobile da toeletta, ingombro di vasetti di vetro, spazzole e graziose scatolette, e frugò nei cassetti, dove erano stipate dozzine di lettere.
Ritrovato un po' di coraggio, Christal si fece avanti, fermandosi accanto a lei.
La donna continuò a rovistare tra i fogli, senza riuscire a trovare ciò che stava cercando.
La ragazza si chinò verso di lei, osservando i dettagli del suo vestito, la catenina d'argento che aveva al collo. Non poteva essere che Hinata. Una cosa la colpì piu di tutte: i suoi occhi, perlacei e puri, assomigliavano così tanto ai suoi, istintivamente si portò una mano poco sotto l'occhio destro, sfiorandolo.
Christal moriva dalla voglia di parlarle, di sentire la sua voce... La donna però si alzò in piedi con un sospiro e uscì a grandi passi dalla stanza, diretta verso le scale.
La ragazza fece per seguirla, ma all'improvviso ebbe l'impressione che il corridoio continuasse all'infinito per poi perdersi nel nulla.
Ritornò nel salottino, dove c'erano due ragazzine sedute al tavolo, e scivolò furtivamente all'interno della stanza. Il rumore della porta che si apriva fece alzare la testa alla ragazza con i capelli scuri.
Erano intente a leggere, chiaccherando e sorseggiando il thè in tazze decorate con un motivo a rose azzurre. Sul tavolo c'erano dei libri aperti. Il focolare, rallegrato da una composizione di pigne e fiori secchi, era spento, eppure l'aria era tiepida e fragante. Dalla finestra spalancata entrava una brezza carica del profumo di erba e foglie fresche, di fiori e di rose.
Estate. Un'estate lontana e perduta nel tempo.
Il sole, però, continuava a bruciare. Christal si allontanò dalla finestra e andò a sedersi su una piccola sedia da bambini in un angolo della stanza. Nella saletta dove faceva colazione Caroline ce n'era una uguale, anche se più vecchia.
Quando Christal si mosse, la ragazza con i capelli scuri alzò di nuovo gli occhi dal libro, come se avesse notato un'ombra. -Hai freddo?- chiese all'altra.
-No, per niente. Anzi, a dire la verità fa caldo qui dentro- rispose la ragazza dai capelli chiari, allargandosi il colletto del vestito.
-Ho sentito una corrente fredda- continuò la corvina. E rabbrividì come per dare conferma alle sue parole.
Christal rimase a osservarle, affascinata. Quelle due ragazzine erano lei e sua sorella Caroline all'età, rispettivamente, di dieci e otto anni! Con la differenza che quelle Christal e Caroline avevano un bel colorito roseo e che le braccia di Caroline erano piene e grassottelle.
Le due sorelle continuarono a ridere e scherzare.
Avvertendo un'improvvisa fitta di dolore, Christal si rese conto di non ricordare l'ultima volta che aveva riso. Invidiava quelle ragazzine, così noncuranti della tiepida, deliziosa carezza del sole che accendeva di riflessi dorati i capelli della piccola Caroline e ne risaltava gli occhi azzurri come il mare, mentre faceva sembrare due perle quelli della piccola Christal.
Perchè erano state private di tutto ciò? Una volta, tanto tempo prima, Christal aveva vissuto così, nella luce dorata e carezzevole del sole.
Le ragazze tornarono ai loro studi; la piccola Christal lesse a voce alta una poesia che aveva composto lei stessa su una ninfa che viveva in un fiume. Caroline rise, poi lesse a sua volta la sua composizione, su un vestito magico che trasportava chi lo indossava ad un ballo incantato, costringendolo a danzare per cent'anni.
-E'molto bella- riconobbe la piccola Christal. -Bella e triste. Mi immagino quella povera fanciulla che ritorna a casa, con le scarpette consunte e il vestito a brandelli e scopre che tutti quelli che conosceva sono morti e sepolti.
-Fai un disegno...- disse la piccola Caroline, abbassando gli occhi per il complimento. -Per favore, fai un disegno per me.
 
Dopo un po' cominciarono a rimettere in ordine.
Christal avvertì un leggero stordimento. Le ombre cominciarono ad allungarsi sulle pareti e le due ragazze scomparvero insieme alle loro tazze.
Christal lasciò il salottino e raggiunse la sua stanza in versione estiva. Non c'era nessuno. Ispezionò rapidamente gli oggetti sul mobile da toeletta: spazzola, bottiglietta di profumo, il vassoio con il sapone e l'asciugamano. La brocca e la bacinella poggiate a terra erano le stesse che usava adesso.
-Christal!- chiamò una voce lontana. -Dove sei?
Era Tsunade, che sicuramente doveva rimproverarle qualcosa. Il tono fastidioso della sua voce non era cambiato. Ma Christal cominciò a preoccuparsi. Forse Tsunade la stava cercando anche nell'altra realtà dell'Hokage's House. Come avrebbe fatto a tornare indietro?
Corse in biblioteca, dove trovò suo padre immerso nella lettura, seduto a un tavolo. Sembrava molto più giovane, aveva la pelle liscia e neanche un accenno di occhiaie sotto quelle iridi che ora sembravano più azzurre del cielo.
La ragazza si diresse verso di lui con una certa esitazione, temendo di essere vista.
Ma Naruto era completamente assorbito dal libro e non si accorse della sua presenza.
Christal lo osservò attentamente: sembrava un altro uomo, con mani forti e ben curate.
Oltre a quello che stava leggendo, aveva un altro libro accanto a sè, un volumetto rilegato in fine pelle rossa con i caratteri sulla copertina stampati in oro. Christal lesse il titolo: Hokage's House.
Lo raccolse con mani tremanti, senza che suo padre si accorgesse di niente. Lo aprì alla prima pagina e vide il disegno in bianco e nero di una casa immersa in un paesaggio innevato, con alcune finestre illuminate e un uomo a cavallo che si allontavana al galoppo.
Il nome dell'autore, scritto sul frontespizio, era Naruto Uzumaki. La data di pubblicazione: 1790.
Suo padre aveva scritto un libro sulla loro casa!
Quel libro le fece uno strano effetto. Come lei, non apparteneva a quel luogo assolato dal passato. Lo sentì vibrare leggermente tra le mani, carico di energia. Sfogliò rapidamente le pagine in preda a una specie di furore. Le parole le scorrevano sotto gli occhi come un nastro di segni indistinti. Riconobbe la scrittura di suo padre, ma non riuscì a comprendere il significato della storia. Una pagina in particolare attirò la sua attenzione. Ne fissò la figura: il ritratto abbozzato di un giovane uomo.
Malgrado i lineamenti stilizzati, non c'era alcun dubbio: era lui, Sasuke! Così aveva detto la verità.
Chissà, forse Christal lo aveva conosciuto, in un tempo lontano...
Diede un'altra occhiata alla figura. Poteva prendere il libro con sè? Si avvicinò agli scaffali dov'erano riposte le carte geografiche, con il libro rosso stretto al petto. Si, era entrata da lì. Ma adesso come avrebbe fatto a tornare indietro?
Si concentrò con tutta se stessa sforzandosi di tornare dall'altra parte. All'improvviso, si sentì trascinare verso l'alto, lungo un corridoio buio. Una specie di pozzo magico. Saliva e saliva, sempre più in alto, i capeli che fluttuavano al vento.
Atterrò con un tonfo sordo e aprì gli occhi con circospezione.
Era seduta sul pavimento del corridoio, accanto all'arazzo, completamente immersa nel buio. Aveva ancora le braccia strette al petto, ma il libro non c'era più.
Un po' più in là vide Tsunade, fuori dalla porta della sua stanza.
L'istitutrice si avvicinò a grandi passi. -Che cosa ci facevi lì?- chiese. -Dormivi per terra?
-Non lo so... -mormorò la ragazza rimettendosi in piedi a fatica. Era in uno stato confusionale, nella sua mente si sovrapponevano immagini del presente e del passato.
Tsunade posò una mano gelida sulla fronte di Christal e arricciò le labbra.
-Mi pare che tu abbia qualche linea di febbre- disse infine. -Per oggi sei esonerata dalla lezione. Torna a letto. Dirò a Chiyo di portarti la colazione in camera.
-Sto bene- protestò Christal. -Non mi sento per niente malata!-. Non voleva starsene rinchiusa nella sua stanza. Doveva parlare con Caroline.
Ma Tsunade non volle sentire ragioni: la scortò in camera e le proibì di alzarsi dal letto.
Dopo che l'istitutrice ebbe lasciato la stanza, Christal cercò di fare ordine nei suoi pensieri.
Sempre più domande le affollavano la mente. La scoperta della realtà parallela rappresentava un raggio di luce nella buia prigione dei suoi giorni.
Quanto tempo era passato? In che anno si trovava adesso? E poi era sicura di aver visto Hinata?
Christal, nell'inverno perenne di quella casa, desiderò ardentemente rivedere sua madre.
E poi c'era quel libro, Hokage's House. Christal percepiva tutta la sua importanza e la sua forza. Che cosa significava? E perchè conteneva un ritratto di Sasuke? Quando lo avrebbe incontrato di nuovo?
 
 
Angolo Autrice:


Salve a tutti ragazzuoli e ragazzuole! Mi scuso enormemente per l'enorme ritardo ma non avete idea di quello che mi è successo in questo mese -oltre al fatto che non avevo più internet sul computer- e quindi spero che con questo capitolo io sistemi un pò le cose xD In questo capitolo succede un cosa molto importante: Christal visita finalmente il mondo parallelo (se così si può chiamare xD) ed è molto, molto importante!
Non ho molto tempo a mia disposizione e mi spiace non dedicarvi altre parole, ma sono proprio di fretta e per l'amor di pubblicare l'ho fatto adesso xD Spero siate in molti a recensire, perchè in questo periodo, sinceramente, i vostri commenti -e perchè no- anche le critiche, mi servirebbero molto per la mia povera autostima xD Ringrazio tutti quelli che hanno recensito fino adesso, tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e tutti quelli che leggono in silenzio - anche se non mi dispiacerebbe che si facessero sentire ;) -.
Detto ciò vi saluto e prometto solenemmente che i capitoli arriveranno prestissimo u.u
Un bacio grande a tutti <3

Lorylex ^.^
   
 
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