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Autore: Giuls_breath    09/07/2015    3 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio mondo - prigione 

Quarto Capitolo


 
Damon bussò alla porta della stanza di Caroline e Bonnie, non aveva detto che c’era anche Kai o non lo avrebbe mai accolto. 
“Ciao Biondina!” disse Damon salutando Caroline con il suo solito sorriso seducente.
“Ehi, Bonnie è dentro.” disse Caroline in un sussurro a malapena percepibile “E’ a pezzi.” aggiunse, guardò verso il corridoio e alla vista di Kai sgranò gli occhi “E lui che..?”
Damon le tappò la bocca “Non dire niente. E’ qui per aiutare Bonnie.”
Caroline socchiuse la porta “E come?” chiese guardinga.
Scrollò le spalle.
“Okay. Spero solo che possa veramente aiutarla!” sbottò sottovoce prima di lasciare il campo libero a Damon che era più vicino e poi a Kai, si allontanò quindi lungo il corridoio.
Damon guardò Kai, il quale fece un segno con la testa, quindi il primo bussò per poi entrare.
Bonnie piangeva, si era infilata sotto le coperte ancora vestita.
Troppo scossa per cambiarsi o svestirsi.
“Bonnie!” la chiamò il vampiro.
Lei tirò su col naso e si asciugò con il palmo della mano il viso, guardò chi avesse parlato e si mise seduta “Damon.” disse solo.
Ci fu per qualche istante silenzio, poi Damon parlò “Cosa ti è successo?”
“Sto diventando pazza.”
“Perché?”
“Faccio del male a chi mi sta intorno, io non sono così.” si morse il labbro come per frenare il tremore che ancora la scuoteva “Che mi sta succedendo?”
“Siamo qui per questo.”
Tirò su col naso “Siamo?”
“Vieni!” disse Damon invitando Kai nella stanza. Due passi avanti e fu accolto dalla luce che filtrava nella stanza, Bonnie rimase senza parole, le labbra schiuse e un’espressione contrariata dipinta sul volto. Guardò sconvolta Damon, poi guardò Kai con gli occhi spalancati.
“Non ci posso credere.” 
“Ciao Bonnie.” la salutò nervoso Kai.
Gli occhi della ragazza guizzarono da quelli chiari di Damon a quelli grigio-blu di Kai.
“Non ci posso credere.” ripeté “Come è possibile?”
“E’ una lunga storia, Bon, ma siamo qui per te adesso.”
“Per me? Cosa vi serve un incantesimo?” chiese alzandosi “O magari il mio sangue? O magari ancora mi devo uccidere, eh? Perché io non sono utile che per questo, dico bene? Mai qualcuno che mi avesse chiesto cosa ne pensavo? Devo essere sempre io quella sacrificabile, quella che si fa in quattro per gli amici e per gli amici degli amici, BASTA!” 
“Bonnie, smettila!” gridò quasi Kai spazientito da quell’isteria “Siamo qui un motivo e nessuno di noi ti toccherà o ferirà, te lo prometto.” continuò in tono più pacato.
“Le tue promesse non valgono niente.”
Kai sollevò le sopracciglia, per poi assumere un’espressione ferita sul volto.
“Ahia!” la guardò negli occhi “Posso spiegarti..”
“Cosa? Perché sei così? Ti prego evita futili ed imbarazzanti spiegazioni! E tu” disse rivolta e indicando Damon “potevi restartene anche a Mystic Falls se dovevi portarmi un fantasma pazzo che blatera di voler dare spiegazioni!” disse drastica Bonnie la quale stava per schizzare fuori dalla stanza, quando Kai si frappose fra lei e la porta, la ragazza vi andò contro convinta che vi sarebbe passata attraverso invece, sbatté contro il corpo forte di Kai, rimase senza parole. Ancora.
“Bon, non è morto. E’ vivo.” aggiunse Damon notando l’espressione di sorpresa e paura di lei.
Bonnie si allontanò da lui come se avesse davanti il peggiore dei mostri, l’essere più orripilante che avesse sconvolto la sua vita e in effetti la ragazza pur avendo incontrato già nella sua vita mille pericoli, pur essendosi sacrificata tante e tante volte per i suoi amici, per chi amava, non si era mai sentita tanto sconvolta e tanto indifesa come in quel momento, nell’aver rivisto Kai.
“Bonnie” disse Kai aprendo le mani come a voler dimostrare che non aveva nulla in mente “non sono qui per farti del male. Sono qui.. per… te.” aggiunse imbarazzato.
Quelle parole le provocarono uno strano palpito, Bonnie si allontanò da Kai voltandogli le spalle.
“Damon, ti prego, dimmi che è solo uno scherzo di cattivo gusto.”
Damon si sistemò sul letto dell’amica “Capisco che tu sia sconvolta, ma lascialo parlare. Sembra davvero preoccupato circa…”
“Per cosa? Ma te lo sei dimenticato che cosa ci ha fatto? Cosa mi ha fatto? Ti ho fatto provare ogni mio singolo dolore da lui provocatomi e tu? Diventi suo alleato?”
“Senti…”
“NO! NON VOGLIO SENTIRE PIU’ UNA PAROLA DA PARTE TUA!” urlò Bonnie sgranando gli occhi “E tu, mostro, stammi lontano o giuro… che ti uccido!” sibilò minacciosa Bonnie superando Kai e correndo – la sentirono – giù per le scale.
“Ora mi spieghi cosa facciamo qui? E perché sembra che tu sia tanto interessato a Bonnie?”
Kai esitò ancora, fece saettare gli occhi per la stanza poi ricordò la vaga risposta data al vampiro qualche ora prima a casa Salvatore “Sono interessato alla sua magia.”
“Stronzate.” ribatté secco l’altro. 
Kai lo guardò.
“Allora, mettiamola così, io non posso ucciderti, ma se tu non parli, ti farò vivere le pene dell’inferno e ti farò diventare più pazzo di quanto tu già lo sia!” sputò Damon minaccioso parandosi dinanzi a lui.
“Sbaglio o questa è una mia frase? Eh” disse Kai battendo sulle spalle di Damon “vecchio mio, bisogna che tu rinnovi un po’ il vocabolario delle tue minacce! Sai, questo copiare le battute altrui è piuttosto patetico!” lo punzecchiò sorridente.
Damon tolse le mani dell’ibrido dalle spalle con un’espressione di disgusto dipinta sul viso “Ciò che è patetico oltre ad essere uno scherzo della natura, sei tu. Perché sei qui? Non vorrai dirmi che all’improvviso hai scoperto il lato buono di te!”
Kai accennò un sorriso.
“Non essere sciocco!” disse guardandosi intorno come se stesse cercando qualcosa “Io non sono buono né lo sarò mai, mi conosci!”
“Ahimè!” esclamò Damon.
Prese in mano un iPhone e se lo rigirò tra le mani, guardò incuriosito l’oggetto tra le sue mani, vide la sua immagine riflessa “E’ uno… specchio in miniatura?” chiese mostrandolo a Damon, lui rispose: “E’ un telefono, c’è anche internet e ci ascolti le canzoni o giochi se vuoi.”
“Oh! Accidenti, non so proprio niente!” esclamò con una punta di tristezza nella voce.
“Cosa hai fatto per tutta l’estate si può sapere?”
“Sono stato nei paraggi.. ho preferito far calmare le acque, speravo che mi perdonasse… Non credevo facesse così male non essere perdonato da qualcuno!” ammise “Ho passato anni di prigionia con il macigno di aver massacrato la mia famiglia senza vederlo come tale e ora… ho passato tre mesi facendomi credere morto e odiato da tutti e mi sembra impossibile sopportarlo.” concluse posando l’aggeggio lì dove lo aveva preso.
Si sedette sulla poltrona in fondo alla stanza e guardò fuori.
Non si era mai sentito così, non aveva mai provato il bruciante desiderio di far cambiare l’opinione che gli altri avevano di lui, di farsi perdonare. 
“Ora che siamo soli” disse Damon ottenendo l’attenzione di Kai “puoi dirmi perché siamo piombati qui? Sembra che siamo venuti qui a detonare una bomba o qualcosa del genere.”
“Siamo qui perché Bonnie è in pericolo e temo che sia posseduta dalla magia nera. Ora ti spiego cosa possiamo fare…”


Bonnie lasciata la stanza corse giù per le scale, la gente quando la incrociava scappava o si allontanava bruscamente: tutti avevano paura di lei. 
La ragazza piangeva scappando via, corse talmente tanto da non rendersi conto dove fosse.
Non sapeva che si trovava proprio sotto la finestra della sua stanza e che sia Damon che Kai la stavano osservando. La situazione era grave e se volevano evitare il peggio dovevano intervenire subito: Kai aveva proposto un piano piuttosto ambiguo, ma se volevano salvare la ragazza, dovevano farlo. 


“Si tratta di un po’ di tempo, Caroline.” precisò Damon.
“NO! Io non lascio di nuovo Bonnie in compagnia dello psicopatico..!”
“Ti ricordo che posso sentirti!” disse l’ibrido che se ne stava fermo in un angolo della stanza.
“Meglio!” sbottò “Damon, no. Bonnie ha paura di lui e io, secondo te, sarei tanto stupida da lasciarla nella stessa stanza per… chissà quanto? Scordatevelo!” 
“Caroline, io sono stato terribile con lei” intervenne Kai che si avvicinò ai due “ho braccato e ferito fisicamente Bonnie. Adesso però voglio fare qualcosa per lei, c’è qualcosa che non va. Io non voglio che lei diventi chi non è.”
“E tu cosa ci guadagni?” chiese Caroline incrociando le braccia.
“Questo è un tasto dolente ed è una domanda a cui il nostro amico non vuole rispondere.” disse Damon alzando le sopracciglia e assumendo un’espressione incerta.
“Vediamola così” disse Kai “la chiave per risolvere il problema di Bonnie sono io.” 
“Bonnie non ha nessun problema! E’ solo un po’ tesa per via degli esami!”
“Andiamo, Caroline, anche una superficiale come te deve essersi resa conto che Bonnie non è normale! Bonnie è diversa, è aggressiva, non vuole che nessuno le dica niente che sia diverso dalla sua opinione e alterna questi momenti ad altri in cui si rende conto e si dispera!” sbottò Damon.
“Caroline, guarda.” disse Kai avvicinandosi alla finestra e guardando verso il basso, la bionda si avvicinò “Ti sembra una persona che sta bene? Perfino uno come me lo nota, figurati tu che sei la sua migliore amica. O perlomeno dovresti esserlo!”
Caroline guardò prima verso il ragazzo, poi verso l’amica. 
Con un’espressione corrucciata acconsentì a quel tentativo, anche se lei riteneva eccessivo far dormire nella stessa stanza quei due, soprattutto considerando i trascorsi.


Bonnie dopo aver versato tutte le lacrime che credeva di avere, tornò di sopra.
Salì i gradini lentamente, sperava che sia Damon che Kai se ne fossero andati, non voleva più vederli e per quanto le cose tra lei e il vampiro fossero migliorate, dopo che le aveva portato Kai davanti agli occhi per la seconda volta, sperava di non vederlo per il prossimo anno.
Kai…. sperava che fosse stato uno scherzo di pessimo gusto, sperava di aver avuto problemi divista piuttosto che rivederlo realmente! Lo odiava.
Quando giunse in camera sua fu assalita da un abbraccio particolarmente caloroso di Caroline.
“Oh, tesoro.”
“Ehi, che succede?”
“Ho regolarizzato le cose Car…” stava dicendo Kai alle spalle di Bonnie, la quale sciolse l’abbraccio e si voltò verso di lui.
“Cos’è che avresti fatto?” si voltò verso l’amica “E tu che c’entri con lui?”
“Io… perché non entri?” la invitò prendendola per un braccio.
I tre entrarono in stanza, Damon era già lì.
“Cos’è questa storia?” 
I tre si guardavano l’un l’altro come se stessero scegliendo chi fra loro doveva parlare.
“Allora? Voglio delle risposte! Care mi spieghi almeno tu?”
“Bonnie, ehm…. Kai ha..”
“Non mi interessa niente di Kai…”
“Infatti” intervenne proprio l’ibrido “Damon ha insistito per venire qui. Io ho detto soltanto che ho percepito un’energia molto… potente e malvagia provenire da qui, se fosse per me lascerei tutto così, in balia del dolore, della sofferenza, ma siccome Damon è molto preoccupato soprattutto per te e… beh, siamo qui per… diciamo proteggerti. Mi ha chiesto, su poi insistenza anche di Caroline, di restare qui. Di vedere se c’è per davvero qualcosa che non va. Nel caso sia stata una svista da parte mia, me ne andrò, ti chiederò scusa e ti prometto che non mi vedrai mai più.” disse tutto d’un fiato. 
Bonnie lo odiava e dirgli quello che provava in quel momento, sarebbe stato inutile. 
Gli avrebbe solo sbattuto la porta in faccia senza ottenere niente. 
“Vi ringrazio, ragazzi, per preoccuparvi così tanto per la scuola e per me, ma perché non puoi restare tu Damon? Insomma io e te abbiamo passato le pene dell’inferno in quella prigione, puoi restare qui.”
“Non sono uno stregone, Bonnie. E lui è l’unica alternativa.” concluse indicandolo con una mano e scrollando le spalle.
“Cosa dovrebbe fare?”
“Stare con te.”
Bonnie aprì la bocca sbalordita, aveva capito.
“Mi volete rifilare lo schizzato? 24 ore su 24? Se devo stare con lui allora dovrete preoccuparvi sul serio! Volete farmi impazzire?! Vi siete scordati quello che ha fatto?”
“No, ma…”
“Bonnie” intervenne Kai “te lo giuro, non ti farò del male!”
“Me lo avevi giurato anche un’altra volta e ricordo benissimo com’è andata a finire.”
“Stavolta è diverso!”
“Perché?” chiese guardandolo dritto negli occhi.
“Perché… sono cambiato. Ti prego, dammi questa possibilità.”
Bonnie distolse lo sguardo e tamburellò nervosamente un piede per terra.
“Io starò nella stanza accanto” intervenne Caroline “se solo osa farti del male..”
“Non accadrà!” intervenne Kai.
“Se solo osa farti del male” riprese la bionda “lo ucciderò io per te.”
Bonnie sorrise amaramente e poi non poté fare altro che accettare di nuovo il suo destino: dover condividere la stanza con quel mostro che l’aveva quasi indotta al suicidio.
“Non pensare che questo cambi qualcosa tra noi!” proferì con veleno Bonnie che prese a guardare in cagnesco prima Kai, poi Damon e infine Caroline.
Damon e Caroline uscirono dalla stanza, mentre Damon stava per andare via, Care gli si avvicinò e disse: “Mi auguro per te, ma soprattutto per lei che tutto questo funzioni!” 


Kai da quel giorno stette con Bonnie, nella stessa stanza, stessi corsi. 
Si mise subito in pari con il programma e le materie studiate sorprendendo un po’ tutto il corpo docente e attirando non poche occhiate di stupore e ammirazione da parte dei suoi “coetanei”.
Ammirazione che accrebbe nel momento in cui si sparse la voce che lui divideva la stanza con “quella pazza della Bennett”.
Bonnie nei giorni seguenti divenne se possibile ancora più intrattabile, odiava Kai. 
Quella vicinanza forzata non fece che accrescere quel sentimento.
Stavano l’uno all’angolo opposto della stanza, Bonnie spesso e volentieri alzava lo sguardo per guardarlo in cagnesco. 
Kai alzò lo sguardo proprio in quel momento e i loro sguardi si incrociarono.
“Perché mi fissi in questo modo?” chiese Kai con un’espressione curiosa.
Lei scrollò le spalle e abbassò lo sguardo rispondendo “Ti guardo come meriti.” tornò a guardarlo dritto negli occhi “Con disprezzo. Non ho ancora capito perché tu sia qui, cosa speri di ottenere da me, ma ti assicuro che non l’avrai. Qualunque cosa essa sia.”
Kai abbassò lo sguardo e sospirò, sfogliò inutilmente e ancora il libro di letteratura, poi decise che era meglio fermarsi, non stava capendo nulla.
“Bonnie, ti prego, puoi darmi una seconda occasione? Tutti ne hanno diritto.”
La ragazza lo fulminò e senza rispondergli tornò a leggere delle opere di Geoffrey Chaucer.
“Okay, la mia seconda occasione l’ho sprecata, è vero, ma ti prego dammene una vera, una che sappia sfruttare nel modo giusto!”
“Per farmi pugnalare di nuovo o uccidermi questa volta?” disse pungente “No. Stai qui, forse vuoi solo studiare o forse hai altri scopi, ma ti assicuro che non ti aiuterò.” disse dura Bonnie guardando verso il libro di nuovo.
Kai abbassò lo sguardo “Sai, fino ad alcuni mesi fa tutto questo mi sarebbe scivolato addosso, ma ora no. Ora fa male. Fa male capire quanto male abbia inflitto..”
Lei sollevò le sopracciglia e senza pietà gli disse “Bene, buon per te!” lo guardò “Spero che almeno questo ti stia servendo.”
“Ciò che è necessario per cambiare una persona è cambiare la propria consapevolezza di se stesso.”
Alzò gli occhi su di lui, stupita.
“Abraham Maslow.” disse il ragazzo con l’espressione di chi sperava che la cosa stesse funzionando, ma lei sospirando riprese a guardare la pagina del libro senza leggere davvero, portò le ginocchia vicine al corpo e disse: “Kai, perché?”
La guardò. 
“Perché dovrei credere che tu sia cambiato?” chiese guardandolo.
“Perché Damon sì e io? Bonnie, forse tu lo hai dimenticato, ma io so cosa ha fatto, cosa ti ha fatto. Non mi sembra che lui sia stato una persona buona, anche lui ha avuto i suoi demoni da affrontare.
Perché la stessa cosa non può valere per me?”
“Perché tu dici di essere cambiato, ma la verità è che alla prima occasione torni quello di prima. Se non peggio.”
“Non è così e se non mi dai quella possibilità non lo saprai mai.” ribatté Kai.
“Ma io non voglio dartela! Non voglio conoscerti, non voglio conoscere il mostro che sei! La facciata mi è già bastata!” sbottò voltando la testa verso l’altra parte della stanza.
“Anche i mostri sono umani.” aggiunse sentendo gli occhi pizzicare, non voleva piangere, ma una cocente delusione la provò. Fu quasi peggio della rabbia che aveva provato vent’anni prima quando aveva scoperto che la sorella lo aveva ingannato e aveva organizzato la cerimonia per la fusione, in realtà rivelatasi la cerimonia della sua condanna.   
 
  
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