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Autore: Ipox_017    10/07/2015    2 recensioni
Connie Spice è una ragazza detta da molti strana, particolare, eccentrica, matta, con il corpo nella realtà ma la mente in un altro mondo. Non che abbiano tutti i torti, il suo modo di vestire, di comportarsi la rendono agli occhi della gente una ragazza fuori dal normale, ma a Connie non le è mai importato niente di cosa dice e pensa la gente. Se le piace tingersi i capelli di un colore strano lo fa, se vuole mettersi quella maglietta con quei colori sgargianti lo fa. Se deve decidere dal cambiare totalmente o rimanere se stessa, ovviamente, decide di diventare ancora più stravagante di prima. La sua filosofia era “essere diversa”, e la rispettava in tutto e per tutto, anche nel suo carattere. Curiosa, estroversa, testarda, caparbia, coraggiosa, ribelle. Un vulcano sempre attivo. Ma purtroppo anche lei, come tutti i ragazzi, ha un grosso problema con il mondo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio! Ho appena finito di scrivere il quarto capitolo ed eccolo qua. Se vi siete chiesti, come io so, che cosa c'entra Dragon Trainer in questa storia ecco a voi la risposta. Spero che il capitolo vi piaccia. Alla prossima! ;)
Buona lettura :D

 

 
Connie è sveglia, ma non apre subito gli occhi. Sbatte le palpebre cercando di abituarsi alla leggera luce che entra dalle persiane in parte aperte e che illumina la stanza quanto basta per poter vedere di tutto i colori. Il suo braccio destro è vicino al suo petto mentre quello sinistro è appoggiato con il gomito sul cuscino. Muove quest’ultimo sentendo contemporaneamente un rumore metallico. 
Suo zio fin da piccolo ha sempre aiutato la gente, gli piaceva fare qualcosa per il bene dell’umanità. Così quando crebbe decise di fare il poliziotto, e proprio in questo momento, Connie ha le manette legate al polso che di conseguenza sono legate al letto. 
“Nathan” pensa subito. 
Ringhia e si mette seduta muovendo il braccio sperando che per qualche ragione le manette siano aperte o chiuse male. Ma niente, suo cugino quando si tratta di scherzi non è mai distratto. Fa un verso di disperazione, poi urla il suo nome.
<< Nathan! Vieni quaaa! >> 
Mentre aspetta che suo cugino arrivi continua a muovere il braccio e poi indossa gli occhiali. Aveva avuto un pessimo risveglio. 
Ad un certo punto la porta si apre rivelando suo cugino che faceva saltare su e giù la chiave delle manette. Con un ghigno si avvicina alla cugina. 
<< Mi hai chiamato? >> dice sempre con il ghigno stampato il faccia. 
<< Levami queste cose! Ora! >> urla la ragazza ad un palmo dalla sua faccia. Lui ride e si siede vicino a lei. Connie continua a guardarlo aspettando impaziente che la liberi. Lui si rigira la chiave nella mano guardando a terra. La ragazza alza gli occhi al cielo e cerca di prenderla, ma lui scansa la mano. 
<< Ah ah ragazza cattiva, non si fa >>
<< Dammi. Quella. Chiave >> dice scandendo bene le parole e guardandolo furente. 
Lui scuote la testa e si avvicina al suo orecchio. 
<< Solo se tu mi farai da serva per le prossime due settimane >>
<< Cosa?! Mai! >> 
<< Okay allora passa una buona giornata, ciao >> dice il ragazzo alzandosi, poi esce e chiude la porta. 
<< No aspetta! Nathan! Vieni qua! Nathan! >> 
La ragazza sbuffa sapendo che lui in realtà è dietro alla porta e sta ridendo come un matto. Dopo un po’ il ragazzo si affaccia dalla porta e sorride. 
<< Si cuginetta? >>
<< Vieni qui forza >> 
Lui obbedisce e si avvicina. 
<< Allora? Accetti? >> 
Connie si morde il labbro cercando una soluzione che non trova. Poi annuisce di mala voglia. 
<< Bene >> 
Nathan la libera e prende le manette. 
<< Ci vediamo di sotto, schiava >> 
Lei gli tira un calcio al lato della coscia in alto. Lui se la massaggia con la mano mente fa una smorfia di dolore. 
<< Niente male come calcio >> poi esce zoppicando, anche se era tutta scena. 
La ragazza si alza dal letto massaggiandosi il polso. Si prepara con lentezza indossando un paio di jeans, una maglietta grigia molto larga, si pettina i capelli e indossa un cappello di cotone nero. Mette le scarpe, delle air force bianche, e scende mettendo nella tasca dei jeans il cellulare. 
<< Buongiorno tesoro, dormito bene? >> le chiede Margaret passando con una ciotola di frutta. 
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<< Davvero perché? >> 
“Che le dico? Mica posso dirle che suo figlio mi ha incatenato al letto.”
<< Mal di collo >> dice massaggiandosi quest’ultimo con la mano. 
Lei annuisce e poi si dirige fuori in giardino dove ci sono tutti. Connie alza gli occhi al cielo e va in cucina prendendo un po’ di succo di arancia. Poi raggiunge gli altri fuori per gustare i deliziosi biscotti che sua zia aveva preparato. 
<< Volete fare un bel gioco? >> chiede Nathan a Frenchy e a Terrence. I bambini annuiscono con vigore sorridendo. 
<< Vi va di giocare a nascondino nel boschetto? >>
<< Sii! Connie, giochi con noi? >> chiede Frenchy tirando da un braccio la sorella. 
<< No Frenchy, oggi non me la sento proprio >> risponde lei e il bambino diventa triste. 
<< Perché? >> chiede Terrence. 
<< Perché un troll della Spagna mi ha fatto arrabbiare stamattina >> dice guardando Nathan che ride e scuote la testa. 
<< Che cos’è un troll della Spagna? >> chiede Frenchy. 
<< Il troll della Spagna è come ogni altro troll, con i denti gialli, niente capelli, grosso, ma più basso e con i piedi più grandi. Gli piace infastidire la gente di mattina, così da farla alzare male. Secondo te perché mamma e papà si lamentano del mal di schiena? Sono i troll che li pungono con grosse lame >>
<< La dovresti smettere di riempire il loro cervello di queste cavolate >> dice il ragazzo. 
Lei sospira e gli lancia una brutta occhiata. 
<< Meglio che riempirlo delle TUE cavolate >> ribatte. 
<< Connie, allora giochi con noi? >> dice Terrence avvicinandosi. Entrambi le fanno gli occhi dolci a cui lei non sa resistere. 
<< Oh e va bene! Andiamo >> dice alzandosi. 
Prende il cellulare che aveva posato sul tavolo e segue suo cugino e i suoi fratelli. 
<< Comincio io a contare, okay? >> chiede Nathan mentre loro annuiscono. Sia avvicina ad un albero e inizia.
<< Uno, due, tre… >> 
Frenchy, Terrence e Connie iniziano a correre nel boschetto. Dopo un po’ la ragazza perde di vista i gemelli, ma continua a correre. 
Si ferma solo quando è sicura di essere abbastanza lontana. Inizia a camminare mentre tenta di calmare il respiro affaticato. Si guarda un po’ intorno cercando un buon nascondiglio.
“Sull’albero? No poi per scendere ci metto troppo. Dietro a quella roccia! Ma mi si vede. Meglio andare più avanti, magari trovo qualcosa.”
Mentre cammina tiene lo sguardo basso, quando lo alza si ritrova davanti a circa sette metri con sorpresa una parete di roccia che brilla leggermente al sole. Sposta un ramo di un albero che le ostruiva la vista rivelando un’apertura a forma di triangolo logorato. Era abbastanza grande affinché ci passasse. 
“Posso nascondermi lì” pensa. 
Entra all’interno dell’apertura congratulandosi con se stessa per il nascondiglio. Ad un certo punto sente come se una pietra cade producendo un rumore che la fa spaventare. Si gira veloce facendo luce con il cellulare. 
Con sorpresa si accorge che la piccola “caverna” continua in un corridoio stretto. Curiosa com’è lo percorre ritrovandosi in una stanza con al centro un piccolo lago la cui acqua riflette nel soffitto della caverna facendo una leggera luce. Attorno al laghetto ci sono alcune piante e fiori selvatici. All’improvviso le si secca la gola. Pensa che sia stata colpa della corsa, così si inginocchia davanti al laghetto e mette il cellulare nella tasca posteriore. Mette le mani a coppa e si china per prendere un po’ d’acqua. Ma le ginocchia non reggono e lei cade in avanti pensando di toccare il fondo di esso. Invece lo attraversa del tutto mentre si lascia scappare un urlo.   
Cade giù continuando ad urlare. Attorno a lei è tutto buio e non riesce a vedere niente. Cerca di aggrapparsi a qualcosa, ma con scarsi risultati. 
Poi vede una luce, piccola che si appresta a crescere, bianca e luminosa che quasi l’acceca. Istintivamente si mette le mani davanti e poi è di nuovo tutto buio. 
 
La testa le gira forte, così tanto che è costretta a mettersi una mano su di essa. Piano piano il giramento si fa sempre meno insistente e così decide di aprire gli occhi. È in una stanza. Il soffitto è fatto di paglia e ramoscelli, dei cornicioni che si collegano ad alcune colonne che sono sparse nella camera, sia  il pavimento che le pareti sono in legno. Il letto in cui è sdraiata è abbastanza comodo. Non troppo morbido e nemmeno troppo duro. Addosso ha una coperta di lana e il cuscino non è un vero cuscino, è una pelliccia nera puzzolente. Connie si mette seduta osservando meglio la stanza. Ci sono altri letti come suoi ognuno a poca distanza da un altro, e c’è anche un camino acceso, ecco perché quell’odore di legna bruciata nell’aria. Tocca il suo viso cercando gli occhiali, ma non li ha. Eppure riesce a vedere benissimo.
“Come è possibile?”  
In un piccolo tavolino basso quanto il letto c’è il suo cappello. Lo indossa e velocemente si alza sentendo però un forte dolore alla spalla. Ci appoggia una mano sopra, ma è costretta a levarla subito perché le fa male. Scosta la maglietta e vede che c’è una fascia. Capisce che è solo un grosso livido per il fatto che la fascia non lo ricopre del tutto. 
Sistema la maglietta e si avvia verso alla porta, anch’essa in legno, aprendola da una strana maniglia in ferro. 
Non appena la apre un raggio di sole le copre gli occhi e lei è costretta a sua volta a coprirlo con la mano. Quando fa alcuni passi in avanti il raggio non l’acceca più così abbassa il braccio e si guarda intorno. Tanta gente tutta vestita molto simile con pellicce, cinghie, elmi con due grandi corna ai lati e due pesanti scarponi stanno trasportando carretti, secchi, pacchi. Alcuni si accorgono di Connie che continua a guardarsi intorno stranita e curiosa, ma nessuno si ferma a parlarle, anzi, accelerano il passo sorpassandola, alcuni la spingono pure. Oltre alla gente ci sono anche molte abitazioni sparse in vari livelli di terra. 
Connie è confusa e vuole a tutti i costi delle risposte. 
<< Ehm mi scusi…scusi posso…signore! Mi può spieg…senta…Oh ma insomma! C’è qualcuno che mi da un po’ retta?! >> 
Nessuno è disposto a parlare con lei. Sbuffa rumorosamente. 
“Pazienza.” 
Si gira e solo in questo momento si accorge che questo strano villaggio è costruito su delle rocce che cadono a strapiombo sul mare grigio. Si avvicina al bordo col l’intenzione di guardare di sotto, ma all’improvviso un animale, enorme, con la pelle rossa e due grandi ali la sfiora mentre vola in alto e subito dopo di lui molti altri di varie forme, dimensioni e colori. Non sono semplici volatili di una grandezza spropositata, erano draghi. Connie è spaventata, sorpresa, e l’unica cosa che riesce ad uscire dalla sua bocca è un urlo acuto e forte. Comincia a correre il più veloce che può. Il drago è dietro di lei e ruggisce spaventandola ancora di più. Continua a correre senza riuscire a chiedere aiuto. A causa, però della sua goffezza inciampa e cade a terra. Il drago l’ha raggiunta e l’unica cosa che fa è continuare ad urlare. Poi un altro drago, più piccolo, ma di poco, si para davanti a lei ruggendo a sua volta all’altro. La ragazza riesce a vedere qualcosa o meglio qualcuno sopra il drago dalle squame nere. Vede che i due draghi stanno in qualche modo comunicando tra di loro, ne approfitta allora per alzarsi e correre via verso la foresta mentre qualche persona le urla di fermarsi, ma lei non le ascolta. Corre scostando rami, saltando rocce, inciampa qualche volta ma continua. Il fiato alterato, le gambe stanche. Sente che c’è qualcuno dietro di lei, così va più veloce ma inutilmente. Il drago di prima l’ha raggiunta puntando su di lei che rallenta e si gira per poi essere bloccata tra le zampe anteriori della creatura piantate saldamente sul terreno. Urla di nuovo e si para il viso con le mani mentre il drago ruggisce avvicinando il muso e odorandola. Sta immobile cercando di respirare piano evitando di fare qualsiasi movimento brusco. 
“Stai calma, stai calma, stai calma…” si ripete in mente. 
Apre due dita per vedere il drago. Ha due grandi occhi verdi smeraldo con la pupilla ridotta in due fessure verticali. Due piccole narici e quelle che sembrano delle orecchie al bordo della testa. Nuove il naso su e giù inalando il profumo e il sudore della ragazza. 
<< Sdentato, piano bello. Allontanati >> sente dire Connie. Il drago allontana il muso e piano piano anche tutto il corpo indietreggiando di qualche metro e poi sedendosi. Lei si mette sui gomiti e indietreggia pure. Sposta lo sguardo dal drago al suo cavaliere. È alto con una semplice armatura e varie cinghie. In testa un elmo diverso da quello degli altri. Gli ricopre tutta la faccia lasciando solo due incavi per gli occhi, per metà di ferro e per metà di pelle. 
In più gli manca dal piede a metà polpaccio da una gamba e al suo posto c’è uno strano aggeggio di ferro. 
“Ma chi è questo monco?”
Come se lui abbia sentito i suoi pensieri, si sfila l’elmo rivelando un ragazzo dai capelli abbastanza lunghi e lisci, anche se erano scompigliati, e dagli occhi verdi. Si mette l’elmo sotto il braccio e si avvicina inginocchiandosi davanti alla ragazza che si allontana di più. 
<< Ehy, guarda che non mordo mica >> dice ridacchiando. 
Ora che è più vicino Connie può notare che ha una leggera barbetta e a destra del mento una cicatrice. 
<< Io sono Hiccup e lui è Sdentato. Tu chi sei invece? >>
Passano un po’ di secondi prima che Connie decide di rispondere. 
<< Mi chiamo Connie >> dice con la voce tremolante. 
<< Bene >> dice alzandosi per poi offrirle la mano. 
Lei non si fida di lui, uno perché è amico di un drago, due perché è strano. Tutti lo sono lì. 
Senza il suo aiuto si mette in piedi guardando ancora il drago che adesso ha le pupille più allargate. 
<< Bello, vieni qui >> dice rivolto al drago che scodinzolando si avvicina facendosi dare una carezza. 
<< Lui è Sdentato. Sdentato Connie. Connie Sdentato >>
La ragazza e il drago si guardano intensamente. Lei è un po’ intimorita, ma nonostante questo decidere di sorridere alla creatura. 
<< C-ciao… >> 
Sdentato fa un salto e le corre vicino, lei butta un urletto e si copre la faccia facendo sorridere il ragazzo. È un suo vizio. Ma lui non le vuole fare niente, anzi. Si strofina su di lei cercando delle carezze. 
Lei piano piano avvicina la mano e gli accarezza la testa. Le sue squame sono lisce e dure al tatto. 
Connie sorride rendendosi conto di quanto sia tenero quell’animale. Poi guarda il ragazzo. 
<< Come ci sono finita qui? Che posto è? >> chiede mentre con la mano libera indica tutto attorno a sé. 
<< Sei a Berk, il mio villaggio. Cioè in realtà adesso siamo più lontani. Corri veloce sai? >> 
Connie ridacchia abbassando lo sguardo. 
<< Sdentato vieni, è di ritornare >> 
La creatura si allontana e raggiunge il ragazzo aspettando che monta. 
<< No bello, andiamo a piedi. È meglio >> 
Iniziano a camminare. Sdentato va avanti ma il ragazzo di ferma per guardare Connie. 
<< Che fai? Non vieni? >>
<< Io…non penso di aver fatto una buona impressione al villaggio. E poi devo ritornare a casa >> 
<< Se vuoi ritornare a casa è meglio che prima ti dia una ripulita, non pensi? >> dice lui indicandola. 
La ragazza si guarda. I suoi vestiti sono tutti sporchi dalla vita in giù, così come le maniche. I jeans sono strappati da una gamba all’altezza del ginocchio. 
“In fondo non ha tutti i torti.”
<< Uff! E va bene. Andiamo >> dice raggiungendolo. 
“Che situazione impossibile.”




   
 
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