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Autore: Conodioeamore    10/07/2015    1 recensioni
E se due ragazzi che hanno passato la maggior parte del loro tempo ad odiarsi, improvvisamente, si ritrovassero a condividere gli stessi sogni? E per giunta riguardano loro in ambiti romantici?
Mindy e Derrick sin dal primo giorno di scuola hanno provato subito un odio reciproco, eppure il destino ha voluto riservare loro una divertente prova.
© (Copyright 2015 by Martina Carlucci)
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Tutto ha avuto inizio il mio secondo anno di scuola superiore. Fino a quel momento, non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe cambiata così radicalmente. Eppure mi sono dovuta ricredere...

L'estate del mio primo anno di liceo avevo deciso di andare in vacanza a Parigi, per studiare meglio la lingua. Non mi sarei mai potuta immaginare che il mio splendido soggiorno sarebbe stato rovinato e, per giunta, il mio incubo mi avrebbe seguito sino a casa.

Ero nella mia stanza d'hotel che mi stavo facendo la doccia, perché ero stata tutto il giorno in giro a fare compere, quando sentii dei rumori provenire dalla mia stanza. Mi sbrigai ad uscire dalla doccia per andare a controllare se fosse entrato qualcuno nella camera.

Lì per lì non notai nessuno, anche se la porta d'entrata era accostata (anche se ero nettamente sicura di averla chiusa). Così andai a chiuderla di nuovo, e poi mi diressi a prendere i vestiti.

La moda francese mi aveva letteralmente contagiata, tant'è che avevo completamente rifatto il guardaroba. Non appena finii di allacciarmi la gonna, sentii un rumore proveniente da dietro la tenda che copre la finestra. Mi voltai di scatto, molto spaventata. Il cuore aveva iniziato ad aumentare i battiti. Sono una ragazza molto paranoica con manie di persecuzione, quindi ad ogni minimo rumore mi allarmo e mi faccio prendere dal panico.

Adesso ne ero sicura: qualcuno era entrato nella mia stanza. «C'è qualcuno?» domandai in francese. Feci qualche passo verso la tenda, però mi fermai quasi subito. «Vado a chiamare la sicurezza!»

Andai a grandi passi verso la porta, ma venni fermata per il braccio. Dalla forza che ci impiegò di sicuro non si trattava di una donna. Mi prese per la vita e mi tappò la bocca, facendomi aderire al suo petto. Non ci misi molto a capire che si trattava di un ragazzo e non di un adulto. La mia schiena era incollata contro il suo petto. La paura iniziò a prendere il sopravvento. Volevo urlare, cercare qualcuno che mi potesse aiutare; perché poteva essere un maniaco, ed io ero da sola con lui nella stanza.

«Se ti metti ad urlare ti uccido» mi sussurrò all'orecchio in un francese stentato. Ci mancavano anche le minacce, di bene in meglio. Il ragazzo allentò di poco la presa. «Mi prometti che non ti metterai ad urlare?»

Non potendo rispondere, feci cenno di sì con la testa. Molto delicatamente mi lasciò andare, così ebbi l'opportunità di voltarmi verso di lui. Appena mi girai per conoscere il volto del mio assalitore, venni immediatamente travolta da un paio d'occhi color nocciola. Il suo viso non era molto grande, anche se aveva un naso alquanto importante.

«C-che co-cosa vuoi da me?» riuscii finalmente a domandargli nella mia lingua. Il ragazzo abbozzò un sorriso divertito e fece qualche passo verso la mia direzione. «Noto che sei anche tu australiana. Non temere, non ho nessuna intenzione di ucciderti.»

«Nessuno mi può dare questa garanzia.»

«Ho davvero l'aria di uno che va ad uccidere le ragazzine di quattordici anni?» mi domandò con una punta di sarcasmo. Indietreggiai, fino ad arrivare a sbattere contro il materasso del letto.

«Beh, anche il più gentile dei ragazzi potrebbe rivelarsi un criminale» gli risposi. «Ti posso assicurare che io non ho nessuna intenzione di torcerti un capello.»

«Disse quello che mi minacciò di morte meno di cinque minuti prima» ribattei sarcastica. Il ragazzo abbozzò un sorriso. «E comunque, non mi hai detto che cosa ci facevi nella mia stanza a quest'ora tarda della sera...»

«Ecco... io ed i miei amici stavamo giocando a nascondino...» iniziò a dire.

Non so se mandarlo a fanculo, oppure mettermi a ridere. Questo ragazzo è ai limiti del degrado. «Ed utilizzate le stanze degli altri clienti come nascondiglio?» gli domandai un po' inacidita. «Quanti anni hai, dieci forse?»

«Veramente, quest'anno ne compirò quattordici.»

«Come?!» esortai sbalordita. Dovevo ammettere che era molto alto per avere quattordici anni. Come minimo gli avrei dato sedici o diciassette anni. Scoppiai improvvisamente a ridere, tant'è che di sicuro il ragazzo iniziò a dubitare della mia salute mentale.

«Tu invece? Scommetto che ne hai dodici» mi disse, inchinandosi verso di me. Okay, la differenza di altezza c'era e si notava anche. Ma dall'essere bassa a darmi della dodicenne ci passa un abisso. Raccolsi tutta la mia calma interiore per non mollargli un pugno in faccia. «Caro, ne ho già compiuti quindici.»

«Sei di un anno più grande di me, allora. Sai che non li dimostri per niente? Al contrario sembri una ragazzina, con quel visetto tondo...»

«Ehi! Ma chi diamine ti credi di essere?»

«Il ragazzo che verrà a letto con te, adorabile ragazzina dai capelli color caramello» mi sussurrò, toccandomi i capelli con la mano, portandoseli poi alla bocca. Ma chi cavolo si crede di essere?

Gli diedi uno schiaffo sulla mano, in modo da farlo allontanare un poco da me. «Allontanati immediatamente!»

Il ragazzo assunse un'espressione corrucciata, poi si avviò verso la porta. Prima di uscire si girò nuovamente verso di me e mi disse: «Spero che ci incontreremo di nuovo, ragazzina.»

«Io invece pregherò perché ciò non accada» gli risposi.

Il misterioso ed inquietante ragazzo uscì dalla mia stanza sbattendo con forza la porta. Mi affrettai ad a chiuderla a chiave. Fortunatamente il giorno dopo avrei lasciato l'hotel. Non avrei sopportato un'altra visita indesiderata.

Me ne andai a dormire lasciando, però, l'abatjour accesa, poi una volta a letto presi immediatamente sonno.

La mattina seguente preparai le valigie e scesi a fare colazione nell'area ristoro. Quella mattina non c'era anima viva nell'hotel. Dato che mancava poco più di una settimana alla fine delle vacanze estive, molti dei ragazzi che soggiornavano se ne erano andati la mattina stessa e la sera prima, ed erano rientrati a casa. Anch'io quello stesso giorno me ne sarei dovuta andare. Finalmente sarei ritornata a casa dalla mia famiglia e dai miei amici. Le vacanze stavano per giungere al termine, purtroppo.

Per colazione presi una cioccolata calda ed un croissant ripieno di panna con gocce di cioccolato (alla faccia della dieta, insomma!)

Prima di andare all'aeroporto mi sarebbe piaciuto molto andare a visitare il museo dove era esposta la Monna Lisa di Leonardo Da Vinci, però non mi fu possibile farlo per via del brutto tempo che improvvisamente si era messo. Così dall'hotel andai direttamente a prendere il volo per tornare a casa.

Appena scesi dall'aereo trovai mia madre che mi aspettava con in mano un cartello. Sopra c'era scritto: "MINDY, FINALMENTE SEI RITORNATA". Che imbarazzo, Dio.

Corsi verso di lei e ci abbracciammo. «Tesoro, finalmente sei arrivata» esultò, stringendomi ancora di più a sé.

«Mamma, così non mi fai respirare» le feci notare. Si accorse che la mia voce era strozzata, al che mi lasciò subito andare tenendomi, però, ancora le mani sulle spalle.

«Scusami. Il fatto è che sei stata via per più di un mese, prova a capirmi, non sei mai stata così tanto fuori casa.»

«Sì, sì. Però adesso possiamo andare a casa? Il viaggio mi ha stancata» tagliai corto. Mia madre era fatta così, o la accettavi per com'era oppure facevi finta che non esistesse. In sostanza quello che facevo io. Mamma mi aiutò con una delle due valigie e ci incamminammo verso la macchina.

Appena tornammo a casa, la prima cosa che feci fu quella di andare in camera mia a buttarmi sul letto. Quanto mi era mancato. A dirla tutta, la mia intera stanza mi era mancata. I miei libri, il mio portatile, la mia scrivania. Successivamente andai in salotto a guardare un po' di tv. Avevo deciso che non avrei raccontato nulla di quello che mi era successo la sera prima della partenza. Mia madre sarebbe andata, sicuramente, su tutte le furie.

   
 
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