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Autore: eleanor89    19/01/2009    10 recensioni
[CONCLUSA] A tutte le mosche bianche spartane, una raccolta ispirata ad ognuno dei 100 motivi per cui crediamo nel nostro pairing.
Per lo White Midnight.
Gli avvertimenti possono variare in base alla one-shot o flashfic.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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Chiedo scusa per essere sparita in questi giorni.

Uno: avevo l'esame oggi.

due: dovevo formattare il pc. E forse dovrò anche riformattarlo perchè ha sempre problemi.

Per il secondo motivo sopracitato, devo pubblicare al volo prima che si spenga e io perda tutto. Chiedo scusa se ancora una volta non risponderò alle recensioni, ad ogni modo spero che capirete e apprezzerete comunque il capitolo.

[Sì, l'esame è andato bene. Sono fantastica, ma soprattutto ho una fortuna per cui mi picchiereste. No, non perderò le fic perchè le ho passate alla fida Recchan e combriccola mia bella, quindi anche formattando non vi farò più aspettare così tanto, spero.]

Grazie dell'attenzione, ed ora una shot un po' più lunga del solito.

 

 

40) Perché noi Mosche Bianche ci crediamo veramente con tutte le nostre forze.

 

 

Quel giorno Sakura non riusciva a smettere di piangere. Naruto aveva provato a consolarla in ogni maniera, dal più tradizionale abbraccio ad una porzione di ramen doppia fatta cucinare da un contrariato Sasuke, che nonostante il suo caratteraccio era stato impietosito dall’aria straziata della kunoichi, stesa sul divano e con un cuscino stretto al petto, ma nessuno di loro era riuscito a farla smettere.

Choji aveva bussato alla loro porta più o meno all’ora di pranzo, pallido e di poche parole, aveva preso posto accanto a lei e le aveva appoggiato una mano sulla gamba, nascosta da una coperta leggera messa da Naruto durante uno dei pellegrinaggi in cucina. Poi era arrivato Kiba, senza Akamaru, e si era seduto per terra, davanti a Sakura, dando le spalle al divano ma allungando un braccio per prenderle la mano abbandonata sopra la coperta, stringendola mentre fissava la televisione senza vederla. Hinata aveva raggiunto Naruto ma non aveva detto una parola, era semplicemente rimasta a fargli compagnia, con le mani in mano e lo sguardo basso; Shino si era fermato alla finestra a guardare fuori, mentre Sai tentava invano di disegnare, ma il clima depresso gli impediva di concentrarsi. Alla fine, neanche casa di Naruto fosse diventata un porto per derelitti, era arrivato Lee, con le lacrime agli occhi diventate poi pianto alla vista di Sakura, e insieme a lui Neji, che sarebbe anche stato indifferente se non fosse stato per l’aria abbattuta di Tenten.

Sembrava un incubo.

Il padre di Ino si era ammalato quella primavera, e Tsunade era stata lieta di poter mettere le proprie conoscenze al servizio della famiglia di una sua allieva, non fosse stato per la mancanza di alcuni ingredienti per le medicine che si trovavano solo nel Paese della Roccia. E si sa, di quei tempo un ninja di Konoha non poteva permettersi di entrare senza un regolare permesso. Erano stati mandati il team sette e il team dieci, perché Ino non voleva mancare e Sakura conosceva bene le piante medicinali necessarie, e per ottenere il permesso di girare per il paese si erano presentati allo Tsuchikage e lì avevano conosciuto anche il suo medico personale.

Fortuna aveva voluto che le foglie che servivano loro fossero possedute proprio da lui. Dopo qualche trattativa erano tornati velocemente a Konoha, curando Inoichi che si era ristabilito, sebbene dovesse continuare la cura.

E là era cominciato.

Ino, che non aveva fatto che parlare estaticamente del figlio del medico, provocando non pochi sbuffi da parte dei due compagni di squadra, aveva iniziato anche a fare la spola tra un paese e l’altro, approfittando della scusa di dover andare a prendere le medicine.

Non poco tempo dopo aveva dichiarato di essersi innamorata.

Non poco tempo dopo si era fidanzata.

Circa due mesi dopo tutto questo, era arrivato il giorno del matrimonio, proprio quel giorno.

Tutti erano passati dal solito menefreghismo alla sorpresa, poi allo sbalordimento e infine non avevano più avuto emozioni a disposizione, dal fidanzamento in poi.

Shikamaru era sparito, con mille scuse di missioni, e Choji aveva smesso di mangiare quanto prima e non faceva che guardare l’amica con preoccupazione, rimproverandola perché troppo magra.

Ino ridendo rispondeva che il vestito da sposa non poteva indossarlo da cicciona, ma c’era qualcosa che non andava, e Sakura e Choji l’avevano sempre saputo. Perché Ino guardava già qualcuno con occhi innamorati, mentre erano spenti quando si riferiva al suo promesso sposo.

Kiba, che quando era tornato Sasuke aveva cominciato ad apprezzare Ino più o meno da subito, dalla sera in cui gli aveva dato uno schiaffo per sottolineare che non avrebbe più dovuto far piangere Sakura, era diventato un ottimo alleato, perché il suo olfatto superiore gli aveva permesso di sapere che piangeva ogni notte, e a volte, quando se ne andava troppo arrabbiata, finiva per dare di stomaco dal nervoso, e ciò spiegava il suo aspetto sciupato.

Hinata era stata “spedita” a controllare Shikamaru, perché non facesse sciocchezze, ora che era diventato più insopportabile del solito e non voleva nessuno attorno.

Lee si era offerto disponibile, davanti all’aria in pena di Sakura, ad indagare sul futuro marito di Ino, e il suo team era con lui, fedele come sempre.

Erano stati preoccupati per quei due mesi più di quanto un normale essere umano potesse sopportare, finché il giorno prima non c’era stata la prova vestito.

Ino era davanti allo specchio, con un vestito bianco che la faceva sembrare un angelo. Sakura, senza nascondere di essere contrariata da tutta quella fretta, non aveva che potuto guardarla ammirata e un po’ commossa. I ragazzi, nascosti in giardino, curiosi di vederla, erano rimasti a bocca aperta, e Hinata quasi si era messa a piangere.

«Sei sempre la più bella.» aveva mormorato Sakura, seguendola e sistemandole il velo.

«Bugiarda. » aveva riso Ino, «Quella sarai sempre e solo tu.»

Sakura aveva scosso la testa: «Le spose battono tutti.»

Tenten aveva alzato lo sguardo dal vestito, guardando il suo viso riflesso nel grande specchio. «Le spose felici, almeno.» aveva precisato.

Ino aveva sussultato, e Sakura le aveva lanciato un’occhiata ammonitrice, senza successo.

«Sei sicura di quello che fai?»

«Ma come, non è la sposa a farsi prendere dagli isterismi?» aveva scherzato Ino, senza allegria nella voce.

«Ino…» aveva detto Tenten.

«Basta così, non sono qui per sentirmi dire certe cose. Esci, Tenten.» aveva ordinato, seccata.

«Io so perché lo fai.»

«Perché lo amo!» aveva gridato Ino sulla difensiva, impallidendo.

«Perché altrimenti tuo padre sarebbe morto.»

Un tuffo al cuore, e Sakura aveva barcollato, prontamente sorretta da Hinata.

«Che… cosa?» aveva annaspato Ino.

«Si è innamorato di te, ma tu non ricambi. Io, Neji e Lee abbiamo fatto qualche ricerca. Ino, non lo fare.»

«Non lo ami?» aveva chiesto Sakura, e metà di lei era sollevata, perché allora non erano impazzite tutte quante, ma soltanto Ino.

Ino era tornata a guardare lo specchio, sospirando e poi sorridendo amaramente. Aveva spostato lo sguardo sul riflesso di Sakura, incapace di voltarsi e fissarle ancora negli occhi: «Ha importanza?»

«Cosa?» aveva boccheggiato Sakura.

Fuori, alla finestra, Kiba e Neji avevano dovuto trattenere Choji perché non corresse dentro.

Shikamaru non c’era, non poteva sapere, e Naruto era già deciso ad andare a cercarlo, ma Sasuke gli aveva fatto notare che poteva essere ovunque e si era dovuto fermare.

«Mio padre ha ancora bisogno delle medicine. Inoltre sarebbe un buon trattato tra Konoha ed Iwa, come il consiglio non ha mancato di farmi notare più volte, e se dico di no proprio ora potrebbe accadere di tutto. Non mi costa nulla in fondo. E’ bello, è ricco… okay, è viziato e mi vuole per forza, è vero, ma perlomeno è per un colpo di fulmine ed è stato un gentiluomo. Sarò amata, potente e potrò fare ciò che vorrò. Nella disgrazia sono fortunata, anzi, di più.» aveva elencato, con allegria tanto palese da essere visibilmente falsa.

«Fortunata? Disgrazia?» aveva ripetuto Hinata

«E’ un bel moro, è gentile, è educato, è un buon conversatore, un buon baciatore, ricco, di aspetto nobile, è tutto quello che potrei volere in un uomo.» aveva detto, girandosi finalmente a guardarle. Il dolore che vibrava leggero nella sua voce era un abisso dietro i suoi occhi, mentre li posava carezzevoli su Sakura, «Ma no, non lo amo.»

Sakura era rimasta paralizzata a guardarla, senza avere più parole, senza avere più voglia neppure di parlare ma solo di urlare, di fronte a quegli occhi.

«Ma domani mi sposo comunque. Ed ora, Hinata, ti spiace darmi una mano a togliere il vestito?»

E Sakura ora si ritrovava a piangere, perché mancavano solo un paio d’ore al matrimonio, e non poteva fermarla perché non sapeva come fare.

«Qualcuno vuole mangiare qualcosa?» offrì Naruto abbattuto.

Rispose un coro di mugugni negativi e scuotere di teste.

«Dobbiamo andare davvero? Ino ha scelto sua cugina come damigella per darci la possibilità di non venire..» mormorò Tenten.

«Non possiamo abbandonarla.» dichiarò subito Choji.

«Ma forse lei non vuole che la vediamo… mentre getta la sua vita.» affermò duro Kiba.

«Però…»

«Secondo me...»

«Immaginavo di essere io la damigella d’onore.» disse improvvisamente Sakura, facendo calare il silenzio.

«Sakura-chan.» si preoccupò Naruto.

«Di tenerle il velo, dopo aver fatto qualche battuta per sdrammatizzare, dovendola convincere a non scappare, perché non sbagliava affatto, dato che il suo quasi marito è nei suoi sogni da sempre. Perché Shikamaru è quello giusto, e lo sa anche lei, lo ha sempre amato, da quando era gelosa di Temari e Shiho a quando trovava ogni scusa per andare a pranzo dove stava anche lui. E alla fine sarebbe entrata sorridendo, sicura di essere la più bella perché le spose innamorate sono sempre troppo belle e lei lo è già di suo, e l’avrei accompagnata sino a lasciarla andare, perché tanto avrei saputo che con lui sarebbe stata al sicuro per sempre.»

Choji chiuse gli occhi, e parlò: «E Shikamaru non avrebbe pensato di scappare neanche per un momento, o meglio, non lo avrebbe detto, perché avrebbe detto qualcosa tipo: devo accettare la mia pietra al collo, tanto poteva andarmi peggio, o qualcosa del genere dato che deve fare il misogino anche quando è felice. E sarebbe stato così felice da lasciarsi prendere in giro anche da Naruto e Kiba per l’eleganza, e avrebbe aspettato Ino morendo dalla voglia di vederla, ma facendo finta di annoiarsi.»

«Dobbiamo andare e provare un’ultima volta, Cho.»

«Sai che non la convinceremo, se ha deciso.»

«Si… ma voglio almeno provare. » insistette, con voce rotta.

«Shikamaru lo avete visto?» domandò allora Choji agli altri, ma nessuno aprì bocca.

Sconfitto, si alzò in piedi.

«Io sarò con lei nella carrozza.»

«Carrozza?» gli fece eco Kiba sprezzante.

«Usanze di Iwa. E poi la sposa la vuoi far girare a piedi? Dio, non posso pensare di chiamarla sposa. Non così, ora.»

«A che ora parte?» intervenne Neji.

«Alle due. Mancano due ore, vestiamoci e incontriamoci davanti al negozio di fiori.»

La casa si svuotò velocemente, lasciando soltanto i membri del team sette e Sasuke, che ormai tale ufficialmente non poteva definirsi, ma pur avendo l’obbligo di non esercitare la sua professione, se così poteva chiamarsi, li seguiva in missione, con l’Hokage che fingeva di non vedere e il nuovo consiglio che ribolliva in silenzio, memore del vecchio consiglio sterminato proprio dall’Uchiha per pagare il sangue del suo clan. Alla fine Sai uscì, e poco dopo lo seguirono anche Sakura e Sasuke.

«Non vuoi arrenderti, vero?» chiese quest’ultimo, dopo qualche minuto di opprimente silenzio. Lui personalmente apprezzava il silenzio, ma non in compagnia di Sakura che sin dal suo ritorno lo aveva stordito di parole esattamente come se non fosse mai mancato, anche mentre combattevano ai lati opposti del campo di battaglia e dopo, al ricovero in ospedale dopo la fine della guerra.

Alla fine si era abituato e lei risultava fastidiosa anche zitta.

«L’ho mai fatto?» domandò lei, diretta, sottolineando quanto a lungo lo avesse aspettato.

«No, ma dovresti imparare.» borbottò.

«Farei a cambio con lei, se potessi…» sussurrò Sakura, senza ottenere risposta, «Non sta da schifo solo lei, ma anche Shikamaru.» continuò.

«E se tu fossi al suo posto non starebbe male nessuno? Naruto, ad esempio.» obbiettò lui.

«E’ diverso, Naruto è un amico, loro sono fatti per stare insieme. È da quando è nato il team dieci che solo a stare ad un metro da loro si avverte la tensione nell’aria. Anche Choji ovviamente ci sta male, e molto, ma Shikamaru deve avere il cuore a pezzi, come Ino. Se fossi io-»

«Starei male anche io.» la interruppe lui senza guardarla in viso, «Quindi non dire scemenze come al solito.»

«Sasuke?» non era una invocazione, ma una semplice richiesta di chiarimenti da una Sakura troppo sorpresa per voler accettare il senso immediato delle sue parole.

Sasuke continuò a camminare per la propria strada, accelerando e facendo in modo che lei non potesse guardarlo in volto. Lentamente la consapevolezza la colse, e lei accelerò il passo per poi tornare accanto a lui, sorridendo come non faceva da giorni. Il senso di completezza che avvertiva ora le faceva sentire ancora più pressante il bisogno che anche Ino potesse sentirlo.

Ed Ino, nello stesso momento, infilava nuovamente l’abito da sposa, controllando con cura che nessuna lacrima le scivolasse sul viso rovinandole il trucco, lasciando che il dolore e il terrore la opprimessero senza via d’uscita. Se anche avesse pianto, dopo, avrebbero pensato tutti all’emozione. Una volta pronta si sedette sul bordo del proprio letto, tenendosi la testa tra le mani e fissando il muro davanti a sé.

Soltanto quando il padre la chiamò bussando alla porta si rese conto che erano passate ore, e corse a mettere il velo. Infilò la coroncina che lo teneva sulla testa, e si rimirò allo specchio.

L’abito l’aveva scelto lei, fingendo che non fosse il suo matrimonio, ed era bello da mozzare il fiato, tanto bello quanto lei infelice.

Uscita di casa, con sua enorme sorpresa, trovò Naruto davanti a sé. «E’ davvero quello che vuoi?» la accolse.

«Cosa ci fai qui?» domandò sgomenta.

«Sei uscita in anticipo… io ero solo di passaggio, andavo a prendere Sakura-chan, hanno tutti intenzione di fermarti.» spiegò serenamente.

«Maledetti… Perché mi state facendo questo? Togliti, Naruto.» ringhiò lei.

«Non andare. »

Ino si fermò, guardandolo con occhi troppo lucidi: «Perché? Cosa ti importa?»

«Perché siamo i primi a credere in voi due.»

«Voi due chi?» si stupì, dimenticando la voglia di piangere.

«Lo sai chi.»

Ino chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.

«Non farmi questo. Naruto, non farmi questo. Io devo pensare a mio padre.»

«Tuo padre si ucciderebbe se sapesse la verità. Ascoltami, fidati di noi, possiamo andare e dire la verità allo Tsuchikage,»

«La guerra… vuoi rischiare la guerra, Naruto?»

«Hanno mentito, Ino! È quel bastardo che ha fatto in modo che tu pensassi questo! Il sopracc-Lee, Neji e Tenten hanno fatto delle ricerche…» si interruppe, quando gli occhi di Ino si riempirono nuovamente di lacrime.

«Se adesso annullo tutto… sì che scoppierà davvero. È un grave torto, non lo sai? Fammi passare.» sussurrò, facendo qualche passo avanti. Vedeva la carrozza ferma alla fine della strada.

«Lo sai…» cominciò una voce dolce.

«Hinata!» esclamò Ino spaventata, voltandosi verso di lei.

«…Shino-kun dice che le mosche bianche sono rare. Noi siamo come quelle mosche bianche, persone che non si arrendono mai, finché non raggiungono il loro obbiettivo. Il nostro obbiettivo è che tu sia felice, Ino-chan. E anche Shikamaru-kun. Per questo faremo tutto il possibile. Parleremo e spiegheremo tutto allo Tsuchikage, tutti insieme.» affermò con decisione, e mentre parlava di non arrendersi mai il suo sguardo cadde su Naruto, che annuì con un sorriso. «Per favore, permettici di provare, Ino-chan.»

«Ad una condizione.» disse lei, ed Hinata aggrottò la fronte. «Che voi arriviate prima di me, prima dell’inizio delle nozze.»

«Va bene.» approvò Hinata, seppure entrambe sapessero che era impossibile, e che Ino avrebbe avuto a disposizione una carrozza.

«Allora vai, tenta.» concesse l’altra, chinando il capo. Quando lo rialzò, Hinata era già sparita.

Non restava che Naruto.

«Mosche bianche, eh?»

«Crediamo tutti in te.» confermò Naruto, con un altro sorriso triste.

Ino si avvicinò a lui, e lo abbracciò. «Affido a te Sakura. Mi raccomando, Naruto.» sussurrò con voce rotta.

«Sei bellissima vestita di bianco, Ino.» mormorò il ragazzo, sfiorandole i lunghi capelli avvolti dal velo. «Se sorridessi saresti la più bella del mondo. Oggi puoi anche rivaleggiare con la mia Sakura-chan.»

Ino non poté impedirsi di ridacchiare a dispetto di tutto. «Dillo che volevi dire “la mia Hinata”.»

«Non so di cosa parli.» ghignò Naruto. Poi tornò serio. «Sei ancora in tempo per non salire in quella carrozza, Ino. Puoi ancora sorridere mentre ti sposi.»

«Non voglio rischiare tutto per un capriccio… lui non sarebbe mai mio. È sparito, lo sai anche tu. Non ha mai detto nulla in contrario, non si è mai preoccupato come tutti voi… evidentemente a lui va bene così, quindi perché dovrei farlo?» si sfogò improvvisamente Ino, e Naruto maledisse l’amico.

«Non è bravo a parole, ma il fatto che sia sparito la dice lunga. Neanche io sono bravo a parole, a dire il vero, non so bene come spiegarti quello che penso, ora… però credimi, Ino, se fosse qui ti sposerebbe lui, ne sono sicuro.»

«No… non lo so… comunque devo andare, non posso lasciare che gli altri arrivino prima, anche se stai cercando di trattenermi.» sussurrò, separandosi da lui con le guance rigate di lacrime. «Mi farai sbavare tutto il trucco, disgraziato.»

Naruto sorrise, asciugandole una lacrima con la mano. «Mi hai scoperto, eh? È tutto un piano per renderti orribile e non farti sposare.»

Risero entrambi, anche se Ino continuava a trattenere i singhiozzi con difficoltà. «Addio, Naruto. Salutami tutti.»

«Arrivederci, Ino. Li saluterai tu.»

Ed improvvisamente Ino fu libera dalle braccia di Naruto, e quasi si stupì di quanto fosse stato facile averlo convinto. Si voltò verso la carrozza e percorse quegli ultimi metri con la morte nel cuore, dicendo silenziosamente addio alla propria casa, ricordandosi che lo faceva per evitare problemi a Konoha e alla sua famiglia… e per dimenticare un amore impossibile.

«Scusa il ritardo, Choji.» mormorò, senza preoccuparsi di nascondere il pianto anche nella sua voce. Ormai aveva deciso, e si sedette senza guardarlo, tenendo lo sguardo basso e chiudendo lo sportello.

Un braccio troppo magro per appartenere a Choji la tirò violentemente contro un corpo dal profumo familiare.

«Nessun problema…» sussurrò l’altro ad un suo orecchio, e la voce gli vibrò di rabbia mentre lo faceva. Ino rabbrividì, sconvolta. «Choji, puoi andare!» esclamò poi, sporgendosi in avanti.

«Bene!» disse Choji, cocchiere d’eccezione, ridendo e facendo partire la carrozza.

«Cosa pensavi di fare?» sussurrò poi Shikamaru, sempre tenendola stretta a sé con forza. «Davvero credevi che ti avrei lasciata andare? Sei davvero una stupida, più di quanto pensassi…»

Ino rimase in silenzio, troppo sconvolta per dire qualcosa. Percepiva chiaramente il cambio di direzione mentre andavano nel senso opposto a quello stabilito, e anche la velocità che rallentava dopo poco tempo per evitare incidenti, dato che si avvicinavano ad una foresta. Chiuse gli occhi, e comprese perché era stato così facile convincere Hinata e Naruto, e perché Choji non si fosse fatto vivo prima ma sembrasse scomparso.

Capì anche che non poteva scoppiare nessun conflitto se lei fosse mancata non per sua volontà, e che gli altri avrebbero avuto il tempo di spiegare.

L’unica cosa che non capiva era perché lui, perché ora.

«Perché…» cominciò incerta.

«Ti odio.» rispose lui, prima ancora che potesse terminare. Ino sussultò, colpita al cuore. «Pensavo ti fossi veramente innamorata di lui. Pensavo volessi veramente lui. È per puro caso che sono passato qui vicino oggi, e ho visto quella tipa coi capelli rossi, quella che girava con Sasuke, ed anche quell’altro coi capelli argentati. Devono essere andati a dire che ci siamo visti subito a quello lì, ed è venuto in persona a cercarmi. Non so cosa gli abbia fatto Sakura, veramente, voi donne… comunque mi ha detto tutto. Non posso credere che tu sia riuscita a combinare tutto questo senza dirmi nulla.»

Ino ascoltava incredula, pentendosi della freddezza con cui aveva trattato Sakura quando lei le aveva confidato di aver ripreso a sperare in Sasuke.

«Ma perché… tu. Perché… sei tornato proprio ora?» riuscì infine a chiedere.

«Sono arrivato ora perché ti odio, e volevo far avere mie notizie alla mia famiglia prima di partire per non tornare. Sono venuto io a rapirti perché ti amo. Sei una stupida, Yamanaka. Non farlo mai più.»

«E’ arrivato ora solo perché dovevamo sistemare il cocchiere perché potessi prenderne il posto!» intervenne Choji dall’esterno, ancora sorridente.

«Sta zitto tu!» esclamò di rimando Shikamaru, chiudendo poi il finestrino. «Ci sta godendo un sacco a fare la parte del malvivente, è da quando gli ho esposto il piano che ride. Piano, poi… una strategia di due minuti, tanto ero scioccato, ma davvero, Ino…» interruppe le sue lamentele quando incrociò finalmente gli occhi della ragazza, indescrivibili.

«Ti amo anche io.» sussurrò lentamente.

«Buono a sapersi, almeno eviterai di gettarmi fuori dalla carrozza.» scherzò lui, che improvvisamente aveva perso lo sguardo torvo e sembrava trattenersi dal sorridere.

«Abbiamo entrambi molto di cui parlare…» accennò Ino, che stava recuperando velocemente il proprio cipiglio naturale, rendendosi conto di essere stata in pena per quell’individuo per mesi, solo perché lui non aveva avuto il coraggio di parlarle a quattr’occhi dall’inizio. Certo, anche lei aveva colpe, ma erano dettagli.

«Eh no, che seccatura… ti vengo a salvare e dobbiamo parlare subito? Prima ringrazia.» si lamentò il ragazzo, alzando gli occhi al cielo.

Ino sorrise, decidendo che tutti i chiarimenti e le domande sul loro futuro immediato potevano aspettare, poi gli buttò le braccia al collo e poté finalmente baciarlo appassionatamente, come aveva sempre sognato.

L’ultimo pensiero che poté attraversarle la mente fu un sentito ringraziamento a tutte le mosche bianche che non avevano mai smesso di credere a loro due.

 

 

 

 

 

 

 

Poco originale? Forse.

Me ne importa? No.

XD

Scusatemi, ma oggi sono dell’umore per cui conquisterei il mondo senza neanche guardarlo XD la verità è che mi rendo conto che ci sono shot meno originali, però a seconda del titolo, e di ciò che mi dice di scriverci sopra il cuore, devo farle così come le avete lette. Perché a volte devono essere quelle che ho scritto e basta, per me, a prescindere da originalità, I.C. e tutto il resto.

Spero che vi sia piaciuta comunque, ed è assolutamente ovvio che nel finale, quando pensa alle mosche bianche, siete incluse tutte voi che amate la coppia.

E ancora più metaforicamente, voi non smettere di farmi piacere con le vostre recensioni, ed io scrivo anche per voi, quindi grazie anche da me.

*si ritira pomposamente*

Vi amo, mosche XD  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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