Chiedo scusa per essere
sparita in questi giorni.
Uno: avevo l'esame oggi.
due: dovevo formattare il
pc. E forse dovrò anche riformattarlo perchè ha sempre
problemi.
Per il secondo motivo
sopracitato, devo pubblicare al volo prima che si spenga e io perda tutto.
Chiedo scusa se ancora una volta non risponderò alle recensioni, ad ogni modo
spero che capirete e apprezzerete comunque il capitolo.
[Sì, l'esame è andato bene.
Sono fantastica, ma soprattutto ho una fortuna per cui mi picchiereste. No, non
perderò le fic perchè le ho passate alla fida Recchan e combriccola mia bella,
quindi anche formattando non vi farò più aspettare così tanto,
spero.]
Grazie dell'attenzione, ed
ora una shot un po' più lunga del solito.
40) Perché noi Mosche
Bianche ci crediamo veramente con tutte le nostre
forze.
Quel giorno
Sakura non riusciva a smettere di piangere. Naruto aveva provato a consolarla in
ogni maniera, dal più tradizionale abbraccio ad una porzione di ramen doppia
fatta cucinare da un contrariato Sasuke, che nonostante il suo caratteraccio era
stato impietosito dall’aria straziata della kunoichi, stesa sul divano e con un
cuscino stretto al petto, ma nessuno di loro era riuscito a farla
smettere.
Choji aveva
bussato alla loro porta più o meno all’ora di pranzo, pallido e di poche parole,
aveva preso posto accanto a lei e le aveva appoggiato una mano sulla gamba,
nascosta da una coperta leggera messa da Naruto durante uno dei pellegrinaggi in
cucina. Poi era arrivato Kiba, senza Akamaru, e si era seduto per terra, davanti
a Sakura, dando le spalle al divano ma allungando un braccio per prenderle la
mano abbandonata sopra la coperta, stringendola mentre fissava la televisione
senza vederla. Hinata aveva raggiunto Naruto ma non aveva detto una parola, era
semplicemente rimasta a fargli compagnia, con le mani in mano e lo sguardo
basso; Shino si era fermato alla finestra a guardare fuori, mentre Sai tentava
invano di disegnare, ma il clima depresso gli impediva di concentrarsi. Alla
fine, neanche casa di Naruto fosse diventata un porto per derelitti, era
arrivato Lee, con le lacrime agli occhi diventate poi pianto alla vista di
Sakura, e insieme a lui Neji, che sarebbe anche stato indifferente se non fosse
stato per l’aria abbattuta di Tenten.
Sembrava un
incubo.
Il padre di
Ino si era ammalato quella primavera, e Tsunade era stata lieta di poter mettere
le proprie conoscenze al servizio della famiglia di una sua allieva, non fosse
stato per la mancanza di alcuni ingredienti per le medicine che si trovavano
solo nel Paese della Roccia. E si sa, di quei tempo un ninja di Konoha non
poteva permettersi di entrare senza un regolare permesso. Erano stati mandati il
team sette e il team dieci, perché Ino non voleva mancare e Sakura conosceva
bene le piante medicinali necessarie, e per ottenere il permesso di girare per
il paese si erano presentati allo Tsuchikage e lì avevano conosciuto anche il
suo medico personale.
Fortuna aveva voluto che le foglie che
servivano loro fossero possedute proprio da lui. Dopo qualche trattativa erano
tornati velocemente a Konoha, curando Inoichi che si era ristabilito, sebbene
dovesse continuare la cura.
E là era
cominciato.
Ino, che non aveva fatto che parlare
estaticamente del figlio del medico, provocando non pochi sbuffi da parte dei
due compagni di squadra, aveva iniziato anche a fare la spola tra un paese e
l’altro, approfittando della scusa di dover andare a prendere le medicine.
Non poco tempo dopo aveva dichiarato di
essersi innamorata.
Non poco tempo dopo si era
fidanzata.
Circa due mesi dopo tutto questo, era
arrivato il giorno del matrimonio, proprio quel
giorno.
Tutti erano passati dal solito
menefreghismo alla sorpresa, poi allo sbalordimento e infine non avevano più
avuto emozioni a disposizione, dal fidanzamento in poi.
Shikamaru era sparito, con mille scuse di
missioni, e Choji aveva smesso di mangiare quanto prima e non faceva che
guardare l’amica con preoccupazione, rimproverandola perché troppo
magra.
Ino ridendo rispondeva che il vestito da
sposa non poteva indossarlo da cicciona, ma c’era qualcosa che non andava, e
Sakura e Choji l’avevano sempre saputo. Perché Ino guardava già qualcuno con
occhi innamorati, mentre erano spenti quando si riferiva al suo promesso
sposo.
Kiba, che quando era tornato Sasuke aveva
cominciato ad apprezzare Ino più o meno da subito, dalla sera in cui gli aveva
dato uno schiaffo per sottolineare che non avrebbe più dovuto far piangere
Sakura, era diventato un ottimo alleato, perché il suo olfatto superiore gli
aveva permesso di sapere che piangeva ogni notte, e a volte, quando se ne andava
troppo arrabbiata, finiva per dare di stomaco dal nervoso, e ciò spiegava il suo
aspetto sciupato.
Hinata era stata “spedita” a controllare
Shikamaru, perché non facesse sciocchezze, ora che era diventato più
insopportabile del solito e non voleva nessuno
attorno.
Lee si era offerto disponibile, davanti
all’aria in pena di Sakura, ad indagare sul futuro marito di Ino, e il suo team
era con lui, fedele come sempre.
Erano stati preoccupati per quei due mesi
più di quanto un normale essere umano potesse sopportare, finché il giorno prima
non c’era stata la prova vestito.
Ino era davanti allo specchio, con un vestito bianco che la faceva
sembrare un angelo. Sakura, senza nascondere di essere contrariata da tutta
quella fretta, non aveva che potuto guardarla ammirata e un po’ commossa. I
ragazzi, nascosti in giardino, curiosi di vederla, erano rimasti a bocca aperta,
e Hinata quasi si era messa a piangere.
«Sei sempre la più bella.» aveva mormorato Sakura, seguendola e
sistemandole il velo.
«Bugiarda. » aveva riso Ino, «Quella sarai sempre e solo
tu.»
Sakura aveva scosso la testa: «Le spose battono
tutti.»
Tenten aveva alzato lo sguardo dal vestito, guardando il suo viso
riflesso nel grande specchio. «Le spose felici, almeno.» aveva
precisato.
Ino aveva sussultato, e Sakura le aveva lanciato un’occhiata ammonitrice,
senza successo.
«Sei sicura di quello che fai?»
«Ma come, non è la sposa a farsi prendere dagli isterismi?» aveva
scherzato Ino, senza allegria nella voce.
«Ino…» aveva detto Tenten.
«Basta così, non sono qui per sentirmi dire certe cose. Esci, Tenten.»
aveva ordinato, seccata.
«Io so perché lo fai.»
«Perché lo amo!» aveva gridato Ino sulla difensiva, impallidendo.
«Perché altrimenti tuo padre sarebbe
morto.»
Un tuffo al cuore, e Sakura aveva barcollato, prontamente sorretta da
Hinata.
«Che… cosa?» aveva annaspato Ino.
«Si è innamorato di te, ma tu non ricambi. Io, Neji e Lee abbiamo fatto
qualche ricerca. Ino, non lo fare.»
«Non lo ami?» aveva chiesto Sakura, e metà di lei era sollevata, perché
allora non erano impazzite tutte quante, ma soltanto
Ino.
Ino era tornata a guardare lo specchio, sospirando e poi sorridendo
amaramente. Aveva spostato lo sguardo sul riflesso di Sakura, incapace di
voltarsi e fissarle ancora negli occhi: «Ha
importanza?»
«Cosa?» aveva boccheggiato Sakura.
Fuori, alla finestra, Kiba e Neji avevano dovuto trattenere Choji perché
non corresse dentro.
Shikamaru non c’era, non poteva sapere, e Naruto era già deciso ad andare
a cercarlo, ma Sasuke gli aveva fatto notare che poteva essere ovunque e si era
dovuto fermare.
«Mio padre ha ancora bisogno delle medicine. Inoltre sarebbe un buon
trattato tra Konoha ed Iwa, come il consiglio non ha mancato di farmi notare più
volte, e se dico di no proprio ora potrebbe accadere di tutto. Non mi costa
nulla in fondo. E’ bello, è ricco… okay, è viziato e mi vuole per forza, è vero,
ma perlomeno è per un colpo di fulmine ed è stato un gentiluomo. Sarò amata,
potente e potrò fare ciò che vorrò. Nella disgrazia sono fortunata, anzi, di
più.» aveva elencato, con allegria tanto palese da essere visibilmente
falsa.
«Fortunata? Disgrazia?» aveva ripetuto
Hinata
«E’ un bel moro, è gentile, è educato, è un buon conversatore, un buon
baciatore, ricco, di aspetto nobile, è tutto quello che potrei volere in un
uomo.» aveva detto, girandosi finalmente a guardarle. Il dolore che vibrava
leggero nella sua voce era un abisso dietro i suoi occhi, mentre li posava
carezzevoli su Sakura, «Ma no, non lo amo.»
Sakura era rimasta paralizzata a guardarla, senza avere più parole, senza
avere più voglia neppure di parlare ma solo di urlare, di fronte a quegli
occhi.
«Ma domani mi sposo comunque. Ed ora, Hinata, ti spiace darmi una mano a
togliere il vestito?»
E Sakura ora si ritrovava a piangere,
perché mancavano solo un paio d’ore al matrimonio, e non poteva fermarla perché
non sapeva come fare.
«Qualcuno vuole mangiare qualcosa?» offrì
Naruto abbattuto.
Rispose un coro di mugugni negativi e
scuotere di teste.
«Dobbiamo andare davvero? Ino ha scelto sua
cugina come damigella per darci la possibilità di non venire..» mormorò
Tenten.
«Non possiamo abbandonarla.» dichiarò
subito Choji.
«Ma forse lei non vuole che la vediamo…
mentre getta la sua vita.» affermò duro Kiba.
«Però…»
«Secondo
me...»
«Immaginavo di essere io la damigella
d’onore.» disse improvvisamente Sakura, facendo calare il
silenzio.
«Sakura-chan.» si preoccupò
Naruto.
«Di tenerle il velo, dopo aver fatto
qualche battuta per sdrammatizzare, dovendola convincere a non scappare, perché
non sbagliava affatto, dato che il suo quasi marito è nei suoi sogni da sempre.
Perché Shikamaru è quello giusto, e lo sa anche lei, lo ha sempre amato, da
quando era gelosa di Temari e Shiho a quando trovava ogni scusa per andare a
pranzo dove stava anche lui. E alla fine sarebbe entrata sorridendo, sicura di
essere la più bella perché le spose innamorate sono sempre troppo belle e lei lo
è già di suo, e l’avrei accompagnata sino a lasciarla andare, perché tanto avrei
saputo che con lui sarebbe stata al sicuro per
sempre.»
Choji chiuse gli occhi, e parlò: «E
Shikamaru non avrebbe pensato di scappare neanche per un momento, o meglio, non
lo avrebbe detto, perché avrebbe detto qualcosa tipo: devo accettare la mia
pietra al collo, tanto poteva andarmi peggio, o qualcosa del genere dato che
deve fare il misogino anche quando è felice. E sarebbe stato così felice da
lasciarsi prendere in giro anche da Naruto e Kiba per l’eleganza, e avrebbe
aspettato Ino morendo dalla voglia di vederla, ma facendo finta di
annoiarsi.»
«Dobbiamo andare e provare un’ultima volta,
Cho.»
«Sai che non la convinceremo, se ha
deciso.»
«Si… ma voglio almeno provare. »
insistette, con voce rotta.
«Shikamaru lo avete visto?» domandò allora
Choji agli altri, ma nessuno aprì bocca.
Sconfitto, si alzò in
piedi.
«Io sarò con lei nella
carrozza.»
«Carrozza?» gli fece eco Kiba
sprezzante.
«Usanze di Iwa. E poi la sposa la vuoi far
girare a piedi? Dio, non posso pensare di chiamarla sposa. Non così,
ora.»
«A che ora parte?» intervenne
Neji.
«Alle due. Mancano due ore, vestiamoci e
incontriamoci davanti al negozio di fiori.»
La casa si svuotò velocemente, lasciando
soltanto i membri del team sette e Sasuke, che ormai tale ufficialmente non
poteva definirsi, ma pur avendo l’obbligo di non esercitare la sua professione,
se così poteva chiamarsi, li seguiva in missione, con l’Hokage che fingeva di
non vedere e il nuovo consiglio che ribolliva in silenzio, memore del vecchio
consiglio sterminato proprio dall’Uchiha per pagare il sangue del suo clan. Alla
fine Sai uscì, e poco dopo lo seguirono anche Sakura e
Sasuke.
«Non vuoi arrenderti, vero?» chiese
quest’ultimo, dopo qualche minuto di opprimente silenzio. Lui personalmente
apprezzava il silenzio, ma non in compagnia di Sakura che sin dal suo ritorno lo
aveva stordito di parole esattamente come se non fosse mai mancato, anche mentre
combattevano ai lati opposti del campo di battaglia e dopo, al ricovero in
ospedale dopo la fine della guerra.
Alla fine si era abituato e lei risultava fastidiosa
anche zitta.
«L’ho mai fatto?» domandò lei, diretta,
sottolineando quanto a lungo lo avesse aspettato.
«No, ma dovresti imparare.»
borbottò.
«Farei a cambio con lei, se potessi…»
sussurrò Sakura, senza ottenere risposta, «Non sta da schifo solo lei, ma anche
Shikamaru.» continuò.
«E se tu fossi al suo posto non starebbe
male nessuno? Naruto, ad esempio.» obbiettò lui.
«E’ diverso, Naruto è un amico, loro sono
fatti per stare insieme. È da quando è nato il team dieci che solo a stare ad un
metro da loro si avverte la tensione nell’aria. Anche Choji ovviamente ci sta
male, e molto, ma Shikamaru deve avere il cuore a pezzi, come Ino. Se fossi
io-»
«Starei male anche io.» la interruppe lui
senza guardarla in viso, «Quindi non dire scemenze come al
solito.»
«Sasuke?» non era una invocazione, ma una
semplice richiesta di chiarimenti da una Sakura troppo sorpresa per voler
accettare il senso immediato delle sue parole.
Sasuke continuò a camminare per la propria
strada, accelerando e facendo in modo che lei non potesse guardarlo in volto.
Lentamente la consapevolezza la colse, e lei accelerò il passo per poi tornare
accanto a lui, sorridendo come non faceva da giorni. Il senso di completezza che
avvertiva ora le faceva sentire ancora più pressante il bisogno che anche Ino
potesse sentirlo.
Ed Ino, nello stesso momento, infilava
nuovamente l’abito da sposa, controllando con cura che nessuna lacrima le
scivolasse sul viso rovinandole il trucco, lasciando che il dolore e il terrore
la opprimessero senza via d’uscita. Se anche avesse pianto, dopo, avrebbero pensato tutti
all’emozione. Una volta pronta si sedette sul bordo del proprio letto, tenendosi
la testa tra le mani e fissando il muro davanti a
sé.
Soltanto quando il padre la chiamò bussando
alla porta si rese conto che erano passate ore, e corse a mettere il velo.
Infilò la coroncina che lo teneva sulla testa, e si rimirò allo specchio.
L’abito l’aveva scelto lei, fingendo che
non fosse il suo matrimonio, ed era bello da mozzare il fiato, tanto bello
quanto lei infelice.
Uscita di casa, con sua enorme sorpresa,
trovò Naruto davanti a sé. «E’ davvero quello che vuoi?» la
accolse.
«Cosa ci fai qui?» domandò
sgomenta.
«Sei uscita in anticipo… io ero solo di
passaggio, andavo a prendere Sakura-chan, hanno tutti intenzione di fermarti.»
spiegò serenamente.
«Maledetti… Perché mi state facendo questo?
Togliti, Naruto.» ringhiò lei.
«Non andare. »
Ino si fermò, guardandolo con occhi troppo
lucidi: «Perché? Cosa ti importa?»
«Perché siamo i primi a credere in voi
due.»
«Voi due chi?» si stupì, dimenticando la
voglia di piangere.
«Lo sai chi.»
Ino chiuse gli occhi e prese un respiro
profondo.
«Non farmi questo. Naruto, non farmi
questo. Io devo pensare a mio padre.»
«Tuo padre si ucciderebbe se sapesse la
verità. Ascoltami, fidati di noi, possiamo andare e dire la verità allo
Tsuchikage,»
«La guerra… vuoi rischiare la guerra,
Naruto?»
«Hanno mentito, Ino! È quel bastardo che ha
fatto in modo che tu pensassi questo! Il sopracc-Lee, Neji e Tenten hanno fatto
delle ricerche…» si interruppe, quando gli occhi di Ino si riempirono nuovamente
di lacrime.
«Se adesso annullo tutto… sì che scoppierà
davvero. È un grave torto, non lo sai? Fammi passare.» sussurrò, facendo qualche
passo avanti. Vedeva la carrozza ferma alla fine della
strada.
«Lo sai…» cominciò una voce
dolce.
«Hinata!» esclamò Ino spaventata,
voltandosi verso di lei.
«…Shino-kun dice che le mosche bianche sono
rare. Noi siamo come quelle mosche bianche, persone che non si arrendono mai,
finché non raggiungono il loro obbiettivo. Il nostro obbiettivo è che tu sia
felice, Ino-chan. E anche Shikamaru-kun. Per questo faremo tutto il possibile.
Parleremo e spiegheremo tutto allo Tsuchikage, tutti insieme.» affermò con
decisione, e mentre parlava di non arrendersi mai il suo sguardo cadde su
Naruto, che annuì con un sorriso. «Per favore, permettici di provare,
Ino-chan.»
«Ad una condizione.» disse lei, ed Hinata
aggrottò la fronte. «Che voi arriviate prima di me, prima dell’inizio delle
nozze.»
«Va bene.» approvò Hinata, seppure entrambe
sapessero che era impossibile, e che Ino avrebbe avuto a disposizione una
carrozza.
«Allora vai, tenta.» concesse l’altra,
chinando il capo. Quando lo rialzò, Hinata era già
sparita.
Non restava che
Naruto.
«Mosche bianche,
eh?»
«Crediamo tutti in te.» confermò Naruto,
con un altro sorriso triste.
Ino si avvicinò a lui, e lo abbracciò.
«Affido a te Sakura. Mi raccomando, Naruto.» sussurrò con voce
rotta.
«Sei bellissima vestita di bianco, Ino.»
mormorò il ragazzo, sfiorandole i lunghi capelli avvolti dal velo. «Se
sorridessi saresti la più bella del mondo. Oggi puoi anche rivaleggiare con la
mia Sakura-chan.»
Ino non poté impedirsi di ridacchiare a
dispetto di tutto. «Dillo che volevi dire “la mia
Hinata”.»
«Non so di cosa parli.» ghignò Naruto. Poi
tornò serio. «Sei ancora in tempo per non salire in quella carrozza, Ino. Puoi
ancora sorridere mentre ti sposi.»
«Non voglio rischiare tutto per un
capriccio… lui non sarebbe mai mio. È
sparito, lo sai anche tu. Non ha mai detto nulla in contrario, non si è mai
preoccupato come tutti voi… evidentemente a lui va bene così, quindi perché
dovrei farlo?» si sfogò improvvisamente Ino, e Naruto maledisse
l’amico.
«Non è bravo a parole, ma il fatto che sia
sparito la dice lunga. Neanche io sono bravo a parole, a dire il vero, non so
bene come spiegarti quello che penso, ora… però credimi, Ino, se fosse qui ti
sposerebbe lui, ne sono sicuro.»
«No… non lo so… comunque devo andare, non
posso lasciare che gli altri arrivino prima, anche se stai cercando di
trattenermi.» sussurrò, separandosi da lui con le guance rigate di lacrime. «Mi
farai sbavare tutto il trucco, disgraziato.»
Naruto sorrise, asciugandole una lacrima
con la mano. «Mi hai scoperto, eh? È tutto un piano per renderti orribile e non
farti sposare.»
Risero entrambi, anche se Ino continuava a
trattenere i singhiozzi con difficoltà. «Addio, Naruto. Salutami
tutti.»
«Arrivederci, Ino. Li saluterai
tu.»
Ed improvvisamente Ino fu libera dalle
braccia di Naruto, e quasi si stupì di quanto fosse stato facile averlo
convinto. Si voltò verso la carrozza e percorse quegli ultimi metri con la morte
nel cuore, dicendo silenziosamente addio alla propria casa, ricordandosi che lo
faceva per evitare problemi a Konoha e alla sua famiglia… e per dimenticare un
amore impossibile.
«Scusa il ritardo, Choji.» mormorò, senza
preoccuparsi di nascondere il pianto anche nella sua voce. Ormai aveva deciso, e
si sedette senza guardarlo, tenendo lo sguardo basso e chiudendo lo
sportello.
Un braccio troppo magro per appartenere a
Choji la tirò violentemente contro un corpo dal profumo
familiare.
«Nessun problema…» sussurrò l’altro ad un
suo orecchio, e la voce gli vibrò di rabbia mentre lo faceva. Ino rabbrividì,
sconvolta. «Choji, puoi andare!» esclamò poi, sporgendosi in
avanti.
«Bene!» disse Choji, cocchiere d’eccezione,
ridendo e facendo partire la carrozza.
«Cosa pensavi di fare?» sussurrò poi
Shikamaru, sempre tenendola stretta a sé con forza. «Davvero credevi che ti
avrei lasciata andare? Sei davvero una stupida, più di quanto
pensassi…»
Ino rimase in silenzio, troppo sconvolta
per dire qualcosa. Percepiva chiaramente il cambio di direzione mentre andavano
nel senso opposto a quello stabilito, e anche la velocità che rallentava dopo
poco tempo per evitare incidenti, dato che si avvicinavano ad una foresta.
Chiuse gli occhi, e comprese perché era stato così facile convincere Hinata e
Naruto, e perché Choji non si fosse fatto vivo prima ma sembrasse scomparso.
Capì anche che non poteva scoppiare nessun
conflitto se lei fosse mancata non per sua volontà, e che gli altri avrebbero
avuto il tempo di spiegare.
L’unica cosa che non capiva era perché lui, perché ora.
«Perché…» cominciò
incerta.
«Ti odio.» rispose lui, prima ancora che
potesse terminare. Ino sussultò, colpita al cuore. «Pensavo ti fossi veramente
innamorata di lui. Pensavo volessi veramente lui. È per puro caso che sono
passato qui vicino oggi, e ho visto quella tipa coi capelli rossi, quella che
girava con Sasuke, ed anche quell’altro coi capelli argentati. Devono essere
andati a dire che ci siamo visti subito a quello lì, ed è venuto in persona a
cercarmi. Non so cosa gli abbia fatto Sakura, veramente, voi donne… comunque mi
ha detto tutto. Non posso credere che tu sia riuscita a combinare tutto questo
senza dirmi nulla.»
Ino ascoltava incredula, pentendosi della
freddezza con cui aveva trattato Sakura quando lei le aveva confidato di aver
ripreso a sperare in Sasuke.
«Ma perché… tu. Perché… sei tornato proprio
ora?» riuscì infine a chiedere.
«Sono arrivato ora perché ti odio, e volevo far avere
mie notizie alla mia famiglia prima di partire per non tornare. Sono venuto io a rapirti perché ti amo. Sei una
stupida, Yamanaka. Non farlo mai più.»
«E’ arrivato ora solo perché dovevamo
sistemare il cocchiere perché potessi prenderne il posto!» intervenne Choji
dall’esterno, ancora sorridente.
«Sta zitto tu!» esclamò di rimando
Shikamaru, chiudendo poi il finestrino. «Ci sta godendo un sacco a fare la parte
del malvivente, è da quando gli ho esposto il piano che ride. Piano, poi… una
strategia di due minuti, tanto ero scioccato, ma davvero, Ino…» interruppe le
sue lamentele quando incrociò finalmente gli occhi della ragazza,
indescrivibili.
«Ti amo anche io.» sussurrò
lentamente.
«Buono a sapersi, almeno eviterai di
gettarmi fuori dalla carrozza.» scherzò lui, che improvvisamente aveva perso lo
sguardo torvo e sembrava trattenersi dal sorridere.
«Abbiamo entrambi molto di cui parlare…»
accennò Ino, che stava recuperando velocemente il proprio cipiglio naturale,
rendendosi conto di essere stata in pena per quell’individuo per mesi, solo
perché lui non aveva avuto il coraggio di parlarle a quattr’occhi dall’inizio.
Certo, anche lei aveva colpe, ma erano dettagli.
«Eh no, che seccatura… ti vengo a salvare e
dobbiamo parlare subito? Prima ringrazia.» si lamentò il ragazzo, alzando gli
occhi al cielo.
Ino sorrise, decidendo che tutti i
chiarimenti e le domande sul loro futuro immediato potevano aspettare, poi gli
buttò le braccia al collo e poté finalmente baciarlo appassionatamente, come
aveva sempre sognato.
L’ultimo pensiero che poté attraversarle la
mente fu un sentito ringraziamento a tutte le mosche bianche che non avevano mai
smesso di credere a loro due.
Poco originale? Forse.
Me ne importa? No.
XD
Scusatemi, ma oggi sono dell’umore per cui conquisterei il mondo senza neanche guardarlo XD la verità è che mi rendo conto che ci sono shot meno originali, però a seconda del titolo, e di ciò che mi dice di scriverci sopra il cuore, devo farle così come le avete lette. Perché a volte devono essere quelle che ho scritto e basta, per me, a prescindere da originalità, I.C. e tutto il resto.
Spero che vi sia piaciuta comunque, ed è assolutamente ovvio che nel finale, quando pensa alle mosche bianche, siete incluse tutte voi che amate la coppia.
E ancora più metaforicamente, voi non smettere di farmi piacere con le vostre recensioni, ed io scrivo anche per voi, quindi grazie anche da me.
*si ritira pomposamente*
Vi amo, mosche XD
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