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Autore: _Vi___    11/07/2015    3 recensioni
NOspoiler!LaMutazione || Spoiler!LaRivelazione || FinaleAlternativo||
"«L’ho conosciuto la prima settimana. Era… il primo non immune da mandare nel labirinto. La ricerca era appena iniziata, il virus aveva cominciato a diffondersi in fretta. Siamo stati insieme tutto il tempo in cui è stato in isolamento qui… il tempo di sottoporlo ai test e le analisi di cui avevamo bisogno per avere i dati che ci servivano e poi l’abbiamo chiuso in fretta e furia nel labirinto» concluse con tono di voce che straripava di amarezza. [...]
«Ho passato anni senza potergli parlare. Senza poterlo toccare…» riprese improvvisamente a raccontargli «siamo confinati in quest’angolo d’inferno da talmente tanto tempo… e lui… è come se non ci fosse più» [...]
«Ogni tanto torno nella sala di controllo solo per poterlo guardare per quei pochi minuti al giorno, e allora mi ricordo che lui c’è ancora ed è lì, ad aspettarmi; a ricordarmi a cosa serve a tutto questo»."
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Un piccolo assaggio della mia storia, nella speranza di riempire un po' il vuoto che questa saga mi ha lasciato al posto del cuore.
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STORIA IN FASE DI BETAGGIO. CAPITOLI CORRETTI: CAPITOLO 1
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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4. Passo dopo passo




Erano già passate due settimane dall’arrivo di Thomas nel labirinto. All’inizio, il castano era stato terrorizzato dalla prospettiva di andare ad abitare nella Radura insieme gli altri ragazzi e lasciarsi alle spalle la sua vita precedente, pur ben sapendo che quella sarebbe stata una sistemazione temporanea. Era uno dei pochi privilegiati ad avere il microchip di riconoscimento sottopelle, che gli avrebbe permesso di farla franca con tranquillità, nel caso fosse incappato nello spiacevole incontro di uno dei Dolenti; quei mostri lo terrorizzavano in un modo totalmente irrazionale e si era ripromesso di entrare in quell’orribile intreccio di mura e corridoi angusti, solo se fosse stato strettamente necessario.
Quindi, si ripeté per l’ennesima volta, la lite che aveva avuto con Minho il secondo giorno del suo arrivo era del tutto giustificata.
Thomas gli aveva chiesto per quale motivo avesse deciso di ricoprire il ruolo di Velocista, pur sapendo bene che non ci fosse nessun’uscita da trovare.
La risposta di Minho era stata chiara e decisa: era uno dei pochi ad essere al sicuro, davanti a quei mostri e quindi tanto valeva prendere il posto di qualcuno che invece ci avrebbe sicuramente lasciato le penne. Era uno dei tanti modi del ragazzo per cercare di limitare i danni.
Thomas lo aveva guardato con comprensione e con un certo senso di colpevolezza. Era tipico di Minho, lo era sempre stato: aveva passato gli ultimi quattro anni della sua vita a fare esperimenti su degli esseri umani, tutti tragicamente falliti e, Thomas ci avrebbe scommesso tutto quello che aveva, non c’era stata una sola morte per la quale i sensi di colpa non l’avessero corroso dall’interno. E ora passava le giornate a correre per le sezioni del labirinto, con la consapevolezza che così facendo, prendendo il posto di qualcun altro, stesse salvando delle vite.
Poi aveva chiesto a Thomas di fare lo stesso.
E Thomas gli aveva detto che non aveva intenzione di metter piede là dentro.
Ne era seguita una lunga lite, in cui Minho lo aveva accusato di essere un egoista; che dopo tutto quello che avevano fatto loro, a quei ragazzi troppo buoni, troppo giovani, troppo innocenti, glielo dovevano.
Thomas si era sentito orribile e non aveva avuto il coraggio di ribattere.
Alla fine Minho si era arreso «mi dispiace» gli aveva detto «non posso obbligarti a fare una cosa che non vuoi. Fai quello che sei venuto a fare e andiamocene da qui».

E dopo due settimane Thomas si trovava ancora lì nella Radura, si era scelto un lavoro e si era guadagnato il rispetto e l’amicizia dei Radurai.
Il secondo giorno, Newt lo aveva svegliato di buon’ora e lo aveva portato di nuovo in giro per il grande prato.
Aveva riso quando lo aveva visto sbiancare alla vista di Alby che scuoiava un coniglio e lo aveva trascinato fuori dal piccolo macello seduta stante «andiamocene da qui, questa sploff non fa per te!»
«Tu che lavoro fai?» gli aveva chiesto Thomas, mentre erano diretti alla cucina.
«Io lavoro nei campi» gli aveva risposto semplicemente il biondo, con una scrollata di spalle «Fagiolino, ti presento Frypan» gli disse poi, entrando nella grande cucina e indicando verso un alto ragazzo dalla pelle scura, che si girò all’istante, sorridendo alla vista dei due e stringendo la mano a Thomas.
A Thomas era stato subito simpatico e poco dopo aveva annunciato che avrebbe lavorato lì, con grande gioia del primo cuoco.
«Mi servivano proprio un paio di mani in più, Fagio» aveva commentato il ragazzo, tutto contento, dandogli delle sonore pacche sulla spalla.
E Thomas pensò che poteva andar bene.
Cucinare gli era sempre piaciuto e i campi erano solo un centinaio di metri più in fondo.


 
 
***


 
 
Thomas, per la prima volta dopo tanti anni, si era sentito di nuovo felice. Dopo tutto quel tempo passato a guardarlo da dietro uno schermo, finalmente aveva potuto rivederlo. Davvero.
I primi giorni, però, non erano stati facili: Thomas aveva pensato spesso al giorno in cui l’avrebbe finalmente incontrato di nuovo, a come l’avrebbe abbracciato stretto, promettendogli che non avrebbe mai più permesso a nessuno di separarli. Aveva pensato a come anche l’altro sarebbe stato felice e lo avrebbe baciato con quella timidezza un po’ infantile che lo aveva caratterizzato fin da quando l’aveva conosciuto.
Newt era molto più piccolo di lui e Thomas ricordava come questo avesse rappresentato un problema tra loro, all’inizio.
Ma tutto quello che Thomas aveva immaginato e sognato, non si era concretizzato.
Quando era arrivato, la prima cosa di cui si era reso conto era che Newt era cambiato e non solo fisicamente: l’innocenza insita in ogni parola che diceva, in ogni gesto che compiva era sparita, lasciando il posto a un carattere forte e carismatico, a un giovane uomo sicuro di sé e delle proprie scelte.

Thomas si rese conto fin da subito, mentre un’orribile e lunga crepa cominciava a sfregiargli il cuore, che stentava a riconoscerlo. Durante la sua assenza era cresciuto, aveva cominciato una nuova vita in cui lui non era contemplato e aveva scelto un’altra persona da tenere al proprio fianco.

Alexander non c’è più. Adesso c’è soltanto Newt. Aveva pensato una sera Thomas, poco prima di addormentarsi, con le lacrime che gli scivolavano sulle guance e che non si era disturbato ad asciugare.

Il mattino dopo e tutti i giorni che erano seguiti era andata un po’ meglio.
Newt gli rimaneva vicino quasi tutto il tempo.
Be’ forse “col fiato sul collo” sarebbe stata un’espressione più corretta. Il ragazzo gli aveva chiesto se ricordava qualcosa, se i Creatori gli avessero lasciato dei ricordi, appena era arrivato alla Radura. Thomas non sapeva spiegarsi perché avesse avuto quell’intuizione fin da subito, ma era evidente che Newt non gli avesse creduto, quando gli aveva risposto di non ricordare alcunché, e pertanto lo teneva sotto controllo. A Thomas non dispiaceva; gli piaceva pensare che in qualche modo il suo inconscio si ricordasse di lui. Di loro.
Col passare dei giorni erano tornati ad essere amici e aveva ritrovato con lui la complicità e l’intesa che avevano avuto una volta. E allora Thomas si era reso conto che il ragazzo che amava c’era ancora. Era cresciuto e era diventato un uomo. Non importava come si faceva chimare.
Newt era ancora il suo Alexander.


 
 
***




Erano da poco passate le undici del mattino, quando Thomas arrivò alla staccionata che delimitava le aree seminate, con tre grosse ceste di vimini tra le mani «vengo a derubarvi dei vostri beni!» annunciò scherzosamente, poggiando i contenitori a terra.
Newt corse verso di lui all’istante «da quando cucini tu, ha smesso di farmi male lo stomaco a ogni ora del giorno» gli rispose ridendo «puoi rubare tutto quello che vuoi!» e gli si accovacciò vicino, per aiutarlo a raccogliere quello di cui aveva bisogno.
«Posso rubare anche te?» se ne uscì il castano, una volta finito di riempire le ceste, rivolgendogli un grande sorriso e ammiccando.
«Sparisci e torna al tuo lavoro!»
«Torna in cucina, donna!» lo prese in giro il castano, simulando una vocetta stridula. Poi si voltò a guardarlo con un ghigno poco rassicurante stampato in faccia «vuoi che indossi una gonnella e ti chiami “padrone”?» gli domandò, alzando pericolosamente un sopracciglio.
Newt gemette disperato «raccapricciante» decretò «ti prego, vattene, prima che decida di buttarti giù dalla scarpata».
Thomas rise sguaiatamente e se ne andò, trasportando tra le mani due grossi cesti pieni di verdura.
Il biondo alzò gli occhi al cielo, prendendo l’ultimo cesto tra le mani. Lo poggiò vicino al piano da lavoro di Frypan e si diresse ai bagni, per togliersi il fango che aveva addosso.
Trovò alcuni dei ragazzi che lavoravano insieme a lui, che avevano già occupato tutte le docce, così si limitò a sedersi su una delle lunghe panche di legno e ad aspettare.
Aveva fatto subito amicizia con quel ragazzo, pensò Newt, mentre se ne stava lì per i fatti suoi.
Thomas era solare, allegro, divertente e… e a volte il biondo aveva la netta impressione che ci provasse spudoratamente con lui; ma non “provarci” come ci prova un ragazzo che fa il cascamorto con la prima persona nelle vicinanze che gli vada vagamente a genio. Thomas ci provava seriamente, ma in un modo che non lo metteva mai a disagio e sempre con discrezione.
E grazie al cielo, pensò.
Già Ben gli aveva dato della puttana il mese scorso e probabilmente non era l’unico, a pensarla a quel modo, realizzò rabbuiandosi.
Non c’era bisogno di gettare altra carne al fuoco. Decisamente.
Tuttavia, fin dall’inizio quelle sue battutine gli avevano fatto piacere, ma liquidava sempre la questione in fretta, con un’alzata d’occhi al cielo.
Poi però, Newt aveva avuto occasione di conoscerlo meglio e, a distanza di sole due settimane, era dovuto scendere a patti con sé stesso: era tremendamente cotto di Thomas.
Ogni volta che il ragazzo gli si avvicinava, gli parlava o semplicemente lo guardava –e, accidenti a lui, la cosa accadeva più spesso di quanto fosse appropriato- il biondo doveva lottare interiormente per mantenere la connessione col buon senso. A volte si perdeva in questi pensieri, salvo poi rimproverarsi l’attimo dopo: quella non era una maledettissima vacanza e non doveva perdersi in fantasie così sciocche. Dio, se gli avessero detto che si sarebbe ridotto ad essere così patetico, non ci avrebbe creduto mai e poi mai.
E poi, arrivava la parte peggiore.
Newt pensava a Thomas e poi, nella sua testa, spuntava la figura di Alby a riportarlo coi piedi per terra e lui quasi si sentiva male, a quel punto.
C’era già una persona che era rimasta al suo fianco e a cui Newt doveva tutto. Non poteva pensare certe cose.
Gli sarebbe passata. Se la sarebbe fatta passare.
E in fretta, anche.


 
 
***
 
 

Newt stava ancora rimuginando su tutta la questione, quel pomeriggio. Avevano finito di pranzare da poco e nella Radura c’era quasi il più totale silenzio. Molti erano sdraiati a riposare sulle loro brande, altri si intrattenevano con dei giochi da tavola –il giorno in cui i Creatori avevano deciso che avessero il diritto di avere delle tavole per gli scacchi e delle carte da poker era stato un giorno molto felice per tutti.
Sospirò, rannicchiandosi in posizione fetale su una delle brande all’aperto, all’ombra del grande tendone.
«Ehy, perché sei triste?» Thomas arrivò a distrarlo dai suoi pensieri.
«E tu perché sei qui? Non hai delle pentole da lavare?» gli chiese, ignorando la sua domanda.
Il castano sbuffò «ho finito adesso» lo informò, sbrigativo «io ti ho risposto, adesso tocca a te!» lo rimproverò con tono pratico.
«Come sai che sono triste?  Mi leggi nel pensiero?» lo prese in giro il biondo.
Thomas lo fissò «non intendo degnare questa domanda di una risposta».
Newt sospirò, girandosi dalla sua parte «sono triste perché una faccia di caspio mi sta parlando e non mi lascia riposare» gli rispose, cercando di guardarlo con superiorità. Cosa che, fatta dal basso verso l’alto, non gli era riuscita granché bene.
«Dai, vieni. Ho una medicina per le persone tristi» Thomas ammiccò, voltandosi e iniziando ad incamminarsi verso la cucina.
E Newt si disse che, se avesse voluto ignorarlo, come si era ripromesso, non avrebbe dovuto seguirlo.
Cosa che invece stava facendo. Accidenti a te, ragazzo dolce e bellissimo.
Entrarono nella cucina e Newt si sedette sul grande bancone di legno, ancora un po’ umido per la recente pulizia.
«Hai rubato medicine ai Medicali?» sentì il bisogno di accertarsi «ti getterò in gattabuia per un’intera settimana» lo informò il biondo e pensò che fosse un momento buono per lanciargli un altro sguardo di superiorità; adesso poteva funzionare, dall’alto del ripiano tirato a lucido.
Thomas ridacchiò «per questa medicina non servono dei Medicali. Non è niente di pericoloso, lo giuro» lo rassicurò, riemergendo dalla dispensa con una barretta di cioccolato al latte stretta tra le mani.
Newt strabuzzò gli occhi. Quella faccia di caspio di Frypan nascondeva i pochi dolci che arrivavano, come il più prezioso dei tesori e i pochi ragazzini che erano riusciti a scoprire dove li tenesse erano stati colti con le mani nel sacco e sbattuti in gattabuia per un’intera giornata dall’Intendente-cuoco in persona «se ci becca, Frypan ci taglierà le mani» lo avvertì il biondo.
L’altro ragazzo fece spallucce «Frypan dorme come un sasso. Non ci beccherà nessuno» lo rassicurò, porgendogli la barretta.
Il più giovane lo guardò circospetto, per qualche secondo. Poi fece spallucce e diete un morso alla cioccolata, gemendo di piacere, non appena gli si cominciò a sciogliere sulla lingua.
Thomas lo guardò sorridente, poco più in basso, seduto su uno degli sgabelli del bancone.
Newt lo fissò un attimo, inarcando un sopracciglio, come un bambino dell’asilo che stesse decidendo se fosse il caso di condividere le caramelle col compagno di banco antipatico. Alla fine, con un pezzo di cioccolato che ancora gli spuntava dalle labbra, gli porse la barretta «puoi prenderne un pezzo, se vuoi» gli concesse, come un tiranno che ha appena deciso di concedere la democrazia al povero popolo degli oppressi «un pezzo piccolo» specificò un secondo più tardi.
Ecco, appunto.
Thomas pensò che si sarebbe potuto sporgere e staccare un pezzo di cioccolata direttamente dalla sua bocca, baciarlo e star a vedere quello che succedeva.
La tentazione era molta. Ma si convinse che non era il momento giusto. Ancora non poteva.
No, non ancora.
Così si limitò a staccarne un piccolo pezzo da quello che aveva in mano, proprio come gli aveva detto.
«Sono contento di averti fatto rivenire il buon umore» gli disse, tornando a sorridere.
«Un pochino…» gli rispose vago il biondo, con un ghigno «Frypan lo sa che trafughi le sue scorte?»
Thomas scosse la testa, il sorriso non voleva saperne di abbandonare la sua faccia «sarà meglio che non lo venga mai a sapere o potrei ritrovarmi a fare lo Spalatore».
 
Newt diede un altro morso, facendo scoccare la lingua sul palato «forse con loro avresti un’opportunità di diventare Intendente… forse» lo prese in giro, con finto tono cattivo.
Thomas fece una smorfia intrigata «e dimmi» cominciò a chiedergli, sporgendosi in avanti e appoggiando un gomito sul tavolo «a te piaccio anche così, oppure vuoi soltanto gli Intendenti?» lo provocò con voce maliziosa.
Newt fu preso in contropiede, non si aspettava un’uscita del genere. E sapeva che non avrebbe dovuto dargli corda, ma diavolo, quel ragazzo se ne stava lì e era semplicemente meraviglioso. Era intelligente, dolce, bello e lo trattava con il riguardo e la cautela di un pittore intento a colorare un vasetto di porcellana.
Newt stette al gioco «e chi ha detto che mi piaci?» lo sfidò, cercando di sembrare disinteressato.
«Lo so che ti piaccio» ribatté Thomas, arrivandogli a un palmo dal naso, il suo sguardo fisso sui suoi occhi. Era così vicino che Newt poteva sentire il suo respiro sulle labbra «io leggo nel pensiero, ricordi?» gli sussurrò, facendo cadere lo sguardo sulla sua bocca, per poi tornare a perdersi nei suoi occhi.
Quando Thomas fece sfiorare le loro labbra, Newt ringraziò di esser seduto, perché era sicuro che se fosse stato in piedi, le sue povere gambe non avrebbero retto a tanto.
Se le sentiva tremare. Percepiva il suo respiro farsi un po’ più pesante e il cuore cominciare a battere ad un ritmo forsennato.
E si arrese all’evidenza che non avrebbe potuto combattere contro tutto quello.
Si sporse in avanti, alla ricerca di un maggior contatto.
Thomas inspirò forte, avvicinandosi.
Con le mani aperte, gli accarezzò le cosce, fino ad arrivare a stringergli la vita e aprì timidamente le labbra, come a chiedergli il permesso, che Newt non gli negò.
Il castano sentì lo stomaco contorcersi, ma quella volta era una sensazione piacevole, finalmente.
Alla fine riaprì gli occhi e poggiò la fronte contro quella dell’altro. Thomas non era sicuro di riuscire a spiegare quello che provava. Dopo anni, tutto quello che aveva sempre desiderato era lì, e lo teneva stretto tra le braccia.
Non sapeva cosa aveva significato quel bacio, per Newt. In fin dei conti lui non poteva sapere; lui non ricordava.
Per Thomas significava tutto, invece. Era un punto d’arrivo e un nuovo inizio al tempo stesso.
Adesso era ad un passo dal riaverlo indietro. Tra poco lo avrebbe messo al sicuro e sarebbero stati liberi. Gli avrebbe restituito la memoria e lui avrebbe finalmente ricordato.
Il cuore di Thomas si riempì d’aspettativa e d’impazienza.
Lo voleva indietro, al completo. Rivoleva tutto di lui.
E lo riavrebbe avuto.
La gioia gli fece girare la testa.
Passo dopo passo, tutto stava perfettamente tornando al suo posto, tutti i pezzi si incastravano al punto giusto, cominciando a riempire quelle parti rimaste incomplete troppo a lungo.
Era un altro piccolo passo verso la realizzazione di tutto quello per cui si era impegnato negli ultimi anni della sua vita.

Sorridendo, tornò a baciarlo.

Si sistemerà tutto, pensò fiducioso. Un passo alla volta rimetteremo insieme la nostra vita.
Ma adesso baciami, Newt. E cammina insieme a me, verso la felicità.


 



E dunque! Ce l’ho fatta ad aggiornare prima del 14! Viva me!
Forse prima che io parta ci scappa anche il capitolo 5, ma non prometto niente, quindi non prendete la cosa come certa!!! Prima di cominciare col mio commento sul capitolo, volevo umilmente chiedervi di recensire! ç_ç Ormai tra chi segue e chi l’ha messa tra le preferite, siamo arrivati a 10 anime! Avanti, materializzatevi e lasciatemi un commentino, perché davvero, un po’ mi sto demoralizzando ç_ç * crying *

Ma comunque!!!
Allora ragazzuole, questo è un capitolo molto soft, niente drammi, per una volta!
IL NEWTMAS E’ ARRIVATO FINALMENTE! CHI E’ CONTENTO??? :D
eh… ora le cose si complicheranno un po’ dal punto di vista sentimentale. Qualcuno non sarà per niente contento.
Inoltre, anche per quanto riguarda Newt, la questione non finisce decisamente qui. Ci sono tante cose che il ragazzo deve venire a sapere. Un piccolo spoiler che vi posso fare, è che per lui le rivelazioni non saranno tanto soft, ma d’altro canto gli arriveranno in modo molto… emh… graduale? :P
Chi leggerà, saprà! ;) Ah poi volevo scagliare una piccola lancia in favore di Minho: quanto ha il cuore d'oro questo ragazzo? Ma quanto è bravo e altruista? (Diamo a Cesare quel che è di Cesare U_U) <3

Come diceva a Ilaria, ancora nessuno ha avanzato ipotesi su questa soluzione alternativa.
E le ho anche detto che la cosa mi stupisce, perché è davvero una cosa “semplice” diciamo. Con mille implicazioni per il genere umano eh, ma comunque semplice!
E la storia è disseminata di indizi. In alcuni punti sono così tanto evidenti che avevo paura che fosse troppo ovvio, addirittura!

Dai dai, lasciate un commentino, voglio proprio sapere che ne pensate! :3

Intanto, come ogni volta, non posso che ringraziare tantissimo
 
 i_l_a_r_i_a_

 
  perché è un tesoro e non manca mai un capitolo. <3


Un grande grazie ancora a

GRACE_WHITE 
i_l_a_r_i_a_ 
yuki007
nerorchidea
Yumaforever12Kelly
 

 
per aver messo la mia storia tra le preferite!


E un altro grazie a

Dragonite 
Drarry_Hufflepuff 
Melepatia_2571 
Viola95 
Lemony
 
 

Per aver messo la mia storia tra le seguite!
 

Grazie a Lemony
 Perché hai messo la storia anche nelle ricordate! :3

Un saluto a tutti e al prossimo capitolo!


 
   
 
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