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Autore: cinquedimattina    11/07/2015    5 recensioni
[ Storia interattiva| Future!Fic | Iscrizioni chiuse]
«Tu non puoi farlo! Io sono l'onnipotente Zeus, Re degli dèi e sono il Signore dell'Olimpo!» urlò arrabbiato il dio, mentre veniva anche lui imprigionato in una delle gabbie.
Il Titano sorrise di nuovo, compiendo un movimento circolare con la mano, sul cui palmo si creò un mini-tornado che andò pian piano crescendo fino a diventare di dimensioni enormi.
«Sbagli, caro Zeus, tu eri il Signore dell'Olimpo» e detto questo, scagliò il tornado verso il dio, che venne risucchiato insieme agli altri suoi simili.
L'era degli Olimpi era finita.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(1)

 

Kahlen Reed era lo stereotipo perfetto della figlia di Nemesi, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Vendicativa quasi come la madre (per non parlare poi di quanto fosse arrogante, in alcuni casi), amava cimentarsi nell'invenzione di metodi di rivalsa sempre nuovi, dando sfogo ogni volta alla sua immaginazione.
La vittima di quel giorno era una tra le sue preferite, se non l'unica, e probabilmente quella che avrebbe tormentato per tutta la vita (forse anche dopo quella): Jordan Ivanov, figlio di Ares.
Nascosta dietro una postazione del Poligono di Tiro con l'arco, Kahlen aspettava impaziente che la vendetta del giorno si compisse.
Ignari di quanto stava accadendo, Jordan Ivanov e Jesse Studridge, figlio di Afrodite, discutevano sul perché il primo avrebbe dovuto migliorare il tiro con l'arco.
«Dai, Jesse. Lo sai che io preferisco le armi da combattimento ravvicinato» iniziò Jordan, indicando con un cenno del capo la sua spada a lama larga di bronzo celeste, Dunamis, e facendola ruotare al lato del corpo per puro senso dello sport «Perché dovrei allenarmi ad usare l'arco?» continuò poi.
Jesse ridacchiò, scuotendo la testa:«Esibizionista. Tu devi imparare ad usarlo, perché potrebbe salvarti la vita.» disse, allontanandosi dall'amico e andando a prendere un arco e una faretra piena di frecce.
«Voi stupidi figli di Ares, se non rischiate la vita almeno dieci volte al giorno, non siete contenti » continuò poi il figlio di Afrodite, porgendo l'arco al figlio del dio della guerra.
A ridere, questa volta, fu Jordan che si passò una mano tra i ricci biondi e la lingua sulle labbra, per poi afferrare l'arma che l'amico gli tendeva e girarsi verso il bersaglio.
«Piega di più il gomito» gli suggerì Jesse, incrociando le braccia al petto e aggrottando le sopracciglia, mentre osservava l'amico incoccare la freccia e tendere l'arco con un movimento fluido delle braccia, «Ricorda: incocca, tendi, scaglia».
Jordan ripeté mentalmente queste parole, immaginando i movimenti per poi eseguirli, scagliando la freccia che c'entrò il bersaglio perfettamente.
Kahlen alzò di scatto la testa e aggrottò le sopracciglia: perché il suo piano non stava funzionando?
Pensò seriamente di picchiare Zara, la sua migliore amica e figlia di Ecate che l'aveva aiutata a preparare la sua vendetta, manomettendo attraverso la magia una le frecce.
Tirane un'altra, tirane un'altra!
«Tirane un'altra, Jo» gli ordinò Jesse facendo un movimento di lato con la testa, scostandosi la frangia scura dagli occhi e causando l'esultanza di Kahlen che rischiò anche di farsi scoprire dai due.
Jordan fece come gli aveva detto l'amico, afferrando un'altra freccia dalla faretra e incoccandola nell'arco ma, quando tese la corda, accadde qualcosa che probabilmente avrebbe dovuto aspettarsi.
La freccia esplose in una nube nera che avvolse la testa del figlio di Ares che, a sua volta, lasciò cadere l'arco a terra e iniziò ad agitare le mani cercando di allontanare la nube nera.
Quando questa si dissolse, Jordan aveva le labbra serrate in una linea dura, così me era la sua espressione, e guardava Jesse ridere, come se avesse voluto ucciderlo con lo sguardo.
Una risata fragorosa e puramente divertita lo fece girare: Kahlen era in piedi, uscita dal suo “nascondiglio”, che rideva a crepapelle tenendosi la pancia.
Jordan respirò profondamente, per poi afferrare Dunamis conficcata nel terreno e dirigersi verso la ragazza.
Normalmente il ragazzo era un tipo riflessivo e ragionatore (a volte anche troppo), ma quando si trattava di Kahlen e delle sue vendette, insensate a detta del figlio di Ares, perdeva completamente la testa.
Kahlen, dopo essersi ripresa, incrociò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio, alzando il mento e guardando il biondo con uno sguardo fiero.
Jordan le arrivò davanti, alzò la spada e.. la piantò a terra, mentre veniva raggiunto da Jesse, che temeva davvero che l'amico potesse fare qualcosa di avventato.
«Tu, -iniziò Jordan, passandosi una mano sui ricci sporchi di nero- la devi piantare, okay? Sono passati mesi e..»
«E' inutile che sprechi la voce, non ti sto neanche a sentire» tagliò corto la ragazza sorridendo smielata, cosa che fece innervosire il figlio di Ares più di quanto non fosse già «E poi, dovresti ringraziarmi. Ti lamentavi sempre del fatto di essere albino e di non riuscire ad abbronzarti, ora invece un po' di colore ce l'hai» concluse sarcastica poi, arrotolandosi innocentemente una ciocca di capelli bionda intorno al dito.
«La tensione sessuale che c'è tra voi, è più che palpabile. Mi sembra anche di riuscire vederla» s'intromise Jesse «Uh, sì. Eccola lì»
«Va all'Inferno, Jesse» sbottò con un sorriso Kahlen, ruotando gli occhi al cielo.
Jordan aprì la bocca per ribattere quando un boato si liberò nell'aria, costringendo i semidei a voltare la testa nella sua direzione.
Stava accadendo qualcosa alla barriera.

Eileen Faith Lorence si stava dando più che da fare per realizzare le decorazioni in ghiaccio per la festa del Solstizio d'Estate.
Con un fluido movimento delle mani modellò, intorno ai petali di fiori rosa datigli da alcuni figli di Persefone, la forma di una ciotola, per poi poggiarla sul tavolo fuori dalla cabina, insieme alle altre una volta finita.
Eileen sospirò rumorosamente, prese l'elastico rosso portato intorno al posto e raccolse i capelli castani in una coda alta, per poi tornare alla sua occupazione.
Aveva appena finito di creare un'altra ciotola quando un «Hey hey hey!», la fece sobbalzare facendole cadere la ciotola di ghiaccio.
Emma Mellington, figlia di Dioniso, era dietro di lei, pimpante come sempre e con un enorme sorriso sulle labbra.
La figlia di Chione sospirò di nuovo, fissando la sua creazione in pezzi sul pavimento e «Ciao, Em» salutò.
La figlia di Dioniso sorrise ancora di più, inclinando leggermente la testa e sporgendosi di lato: «Che roba sono?» chiese poi, indicando con un dito le ciotole appoggiate sul tavolo dietro l'amica.
Eileen si voltò seguendo lo sguardo della ragazza, sorrise leggermente e «Oh, le decorazioni per la festa del Solstizio d'Estate.» spiegò poi.
Emma la guardò scettica, alzando un sopracciglio: «Sono di ghiaccio» osservò.
«Uhm, sì»
«Ma è estate, si scioglieranno»
«Oh, no. I figli di Ecate faranno qualcosa per impedirlo. Una delle loro magie super» spiegò Eileen, prima di riprendere a creare le ciotole «Te non fai niente? Per la festa intendo»
Emma si sedette davanti all'amica, appoggiando un gomito sul tavolo di legno e poggiandovi la testa sopra, annoiata: «Io e i miei fratelli portiamo il vino» ridacchiò poi.
Eileen si unì all'amica, ridacchiando e scuotendo leggermente la testa, poi borbottò un «Ovviamente».
Gli occhi di Emma caddero involontariamente sulle braccia scoperte dell'amica, la figlia di Dioniso si morse il labbro inferiore e strinse le mani a pugno: «Lee, ti..ti fanno male?» chiese poi titubante.
Eileen aggrottò le sopracciglia, non capendo, poi abbassò lo sguardo e tu le fu chiaro: «No, ormai ci sono abituata. Ma non preoccuparti, so difendermi» sorrise leggermente poi.
Emma annuì, seppur poco convinta, cosa che non sfuggì affatto all'occhio vigile di Eileen.
Conosceva Emma da quando era arrivata al Campo, tanto che ormai la figlia di Dioniso era diventata quella che poteva definirsi la sua migliore amica.
Eileen aveva detto di quanto successo prima dell'arrivo al Campo Mezzosangue, solo a lei, essendo Emma un'ottima ascoltatrice e un'ottima amica.
E il fatto che la figlia di Dioniso fosse una persona parecchio empatica, aveva reso tutto più semplice.
Ad Emma bastava sempre e solo uno sguardo, per capire lo stato d'animo delle persone, specialmente quello della migliore amica.
La figlia di Chione, in più, essendo di un anno più grande, si sentiva come una sorella maggiore per lei, cosa che la spinse a lasciare l'ennesima ciotola sul tavolo e ad andarsi a sedere accanto l'amica.
Eileen le posò una mano sulla spalla come per rassicurarla:«Hey, dico davvero. Sto bene»
Emma sorrise e annuì, portandosi dietro un orecchio una ciocca di capelli castano.
Le due amiche si sarebbero abbracciate, se solo un grande frastuono non le avesse costretta ad alzare lo sguardo verso la barriera.
«Cosa Ade sta..» iniziò Emma alzandosi in piedi, prima di essere interrotta da un altro boato, che fece tremare anche la terra sotto di loro.
A quel puntò si alzò anche Eileen, con la mano già stretta intorno al manico di Spìti, il suo pugnale: «Sta succedendo qualcosa alla barriera!» esclamò poi, iniziando a correre verso la Casa Grande: «Vieni, Em!».


 


Uuun Buon Sìcompleanno(?) a me!
Sono tornata con il primo capitolo, people! 
Come potete vedere(?), non sono presentati tutti i personaggi perché se li avessi messi tutti insieme il capitolo sarebbe diventato di dimensioni impressionanti!
Quindi ho deciso di dividerlo in due (il secondo capitolo arriverà a breve, probabilmente oggi pomeriggio), per agevolare la lettura!
Spero davvero di aver rappresentato al meglio i personaggi!
Inoltre vorrei che tuuutti ringraziassero quella santa di Ellie, aka O m e g a, che non solo ha creato Jordan, il fighissimo figlio di Ares, ma ha anche avuto la santa pazienza di leggere il capitolo (in quanto beta reader) e di aiutarmi a renderlo un po' meno uno schifo.
GOD BLESS ELLIE
Vi ho detto tutto? Vi ho detto tutto.
E quindi.. niente, io mi dileguo e grazie di aver partecipato!
Bacioni,
Diana.

 

  
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