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Autore: Carme93    11/07/2015    1 recensioni
Una nuova generazione alle prese con la propria infanzia ed adolescenza, ma anche con nuove minacce che si profilano all'orizzonte. I protagonisti sono i nuovi Weasley e Potter, ma anche i figli di tutti gli amici che hanno partecipato alla decisiva Battaglia di Hogwarts. Da quel fatidico 2 maggio 1998 sono ormai trascorsi ventun anni...
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Desclaimer: la maggior parte dei personaggi appartiene( o si ispira) a J.K.  Rowling e questa storia non ha nessuno scopo di lucro. 


Capitolo quarto

 
Bentornati nonni
 
Draco Lucius Malfoy aveva trentanove anni, ma era già stempiato da diverso tempo, come il padre alla sua età. Si lisciò con una mano i capelli radi e biondissimi. Neanche guardò le lettere, che la governante gli aveva consegnato. Era cambiato molto dalla caduta del Signore Oscuro e lottava con tutto se stesso per riabilitare il nome dei Malfoy. Dopo l’arresto dei suoi genitori e la fine del processo, si era dedicato solo al lavoro e alla famiglia. Aveva cercato di evitare ogni contatto con i vecchi compagni di scuola e gli amici di famiglia, ma Blaise Zabini e Theodore Nott non avevano accettato il suo atteggiamento e l’avevano costretto a non lasciarsi tutto alle spalle: la loro amicizia, per esempio, avrebbe potuto continuare. Il padre di Theo era stato condannato ad Azkaban ed anche l’amico aveva finalmente cominciato a porsi delle domande sugli insegnamenti ricevuti: era davvero necessario disprezzare babbani, mezzosangue e Nati Babbani per onorare il nome di mago? Entrambi erano arrivati alla conclusione che forse non era così importante. Farsi riaccogliere dalla comunità magica era stato più difficile per Draco, che a soli sedici anni era diventato ufficialmente un mangiamorte e la gente spesso ancora oggi a distanza di venti anni lo additava come tale. O meglio la gente perbene, quella che affermava di odiare i mangiamorte e poi truffava il suo prossimo, lo additava così; ma coloro che erano stati vicini al Signore Oscuro e continuavano a sostenerne gli ideali lo consideravano un reietto, un traditore. Comunque non gli interessava perché con l’appoggio dei suoi migliori amici e della sua famiglia era riuscito a trovare il suo posto: ora lavorava presso il Dipartimento di Cooperazione Magica Internazionale. Doveva ammettere che doveva molto, però a coloro che ai tempi della scuola aveva disprezzato ed odiato di più: a salvarlo dalla condanna durante il processo ai mangiamorte, che si era protratto per alcuni anni, era stato il Prescelto o più semplicemente Harry Potter. Il Grifondoro aveva raccontato ai giudici quanto aveva visto sulla Torre di Astronomia, in quella maledetta notte in cui Albus Silente era stato ucciso da Severus Piton, il loro insegnante di pozioni. Avrebbe dovuto uccidere lui il Preside, così il Signore Oscuro aveva ordinato. Era solo un ragazzo e sapevano tutti che non ci sarebbe mai riuscito: era un modo di punire suo padre Lucius per aver fallito un’importante missione. Come aveva scoperto alla fine della guerra le cose era molto più complicate. In più Harry aveva raccontato che quando lui e i suoi amici erano stati portati al Malfoy Manor prigionieri, Draco aveva fatto finta di non riconoscerlo.  Per questi e vari motivi aveva evitato la prigione. Theo non era mai diventato un mangiamorte e quindi aveva dovuto affrontare solo l’emarginazione della comunità, ma anche lui si stava riscattando: ora era un giornalista affermato e scriveva per “La gazzetta del Profeta”, il quotidiano più popolare della Gran Bretagna magica. Blaise e la madre erano sempre stati ufficialmente lontani dal Signore Oscuro, per quanto ne avessero sempre condiviso le idee, in questo modo non avevano avuto quasi nessuna difficoltà ed ora l’amico era uno dei massimi esperti riconosciuti di legge magica e collaborava spesso con il Wizengamot, il tribunale supremo dei maghi. Draco, soprappensiero, diede una pacca sulla spalla del figlio a mo’ di saluto. Il ragazzino ricambiò con un «Ciao, papà». Era preso dalla lettura di una lettera, che doveva essere di uno dei suoi migliori amici. Era una bella giornata di agosto, sedette un attimo con lui nel gazebo del giardino, in attesa che la moglie fosse pronta per uscire. Dopo la guerra era tornato al Malfoy Manor solo per pochissimo tempo, poi con la moglie aveva comprato una villetta poco fuori Londra. Era completamente il contrario della casa in cui era cresciuto: era luminosa, piccola e raccolta, arredata modernamente.
«Papà» lo chiamò il figlio «Mi firmi il permesso per visitare il villaggio di Hogsmeade?».
Draco lo osservò per un attimo prima di rispondere. Era identico a lui alla sua età, ma aveva un carattere del tutto diverso. O forse dipendeva dalla diversa educazione ricevuta e dalle diverse compagnie. Non lo sapeva ma era abbastanza fiero di lui: l’anno precedente era diventato il cercatore di Serpeverde, ma lui l’ammissione in squadra se l’era meritata. Era un ragazzino pieno di vita e sorridente.
«Sì, dammi».
Evocò piuma e calamaio. Firmò e poi glielo restituì, beandosi segretamente del suo sorriso eccitato. Ad Hogwarts i ragazzi del terzo avevano la possibilità di visitare il villaggio vicino in alcune giornate prestabilite; era uno dei pochi luoghi totalmente magici della Gran Bretagna. Astoria Greengrass li raggiunse e baciò il figlio sulla guancia. Draco si alzò immediatamente, non potevano perdere tempo perché avevano un appuntamento importante.
«Scorpius, tesoro» disse Astoria «comportati bene. Noi non ci metteremo molto».
«Sì, mamma».
Draco gli fece una rapida carezza. Non era bravissimo a mostrare il suo affetto e questo dipendeva dal modo in cui era stato cresciuto, ma cercava di imparare in fretta.
Scorpius, rimasto solo, cominciò a sfogliare svogliatamente un fumetto.
«Signorino, le servo qui la colazione?».
«Sì, grazie Monay».
Monay era una donna tarchiata, di carnagione scura, originaria del Brasile. Era una magonò a servizio della sua famiglia da…. Beh da sempre, a sua memoria c’era sempre stata. Continuò a leggere le avventure di un mago un po’ sfigato, pressato dalle idee purosangue della famiglia, che trovava la felicità nella sua amicizia segreta con un coetaneo babbano. Questo genere di storie godeva di un certo successo negli ultimi anni.
«Signorino?».
«Sì, Monay?».
Scorpius si rese subito conto che c’era qualcosa che non andava: la donna non aveva con sé il vassoio con la colazione ed aveva un’aria spaventata.
«Ci sono i suoi nonni. Li ho fatti accomodare in salotto».
Il ragazzino le rivolse uno sguardo perplesso: insomma i nonni non stavano particolarmente simpatici nemmeno a lui, ma non tanto da esserne spaventati! E poi perché in salotto e non l’avevano raggiunto in giardino? Conscio che ci fosse qualcosa che gli sfuggiva, disse:
«Mamma non mi aveva detto che sarebbero venuti».
«No, signorino» replicò lei «Sono i suoi nonni paterni».
Rimase scioccato: non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Insomma l’ultima informazione che aveva di loro, è che occupavano una cella ad Azkaban, la prigione dei maghi posta su un’isoletta in mezzo al mare. Cioè lontano da tutto e da tutti.
«Signorino, vuole che chiami i suoi genitori?».
Scorpius si riscosse e fece segno di no con la testa.
«Me ne occupo io».
I suoi genitori non erano via nemmeno da mezz’ora, non poteva certo chiamarli! Erano andati al San Mungo. Volevano dargli un fratellino, ed in quei giorni a Londra si trovava un medimago straniero particolarmente famoso: era un’occasione da non perdere. Entrò nel salotto dalla porta a vetri che dava direttamente sul giardino. Due adulti dall’aria patita fissarono su di lui gli occhi lievemente incavati e gli si avvicinarono subito. Per lo più erano come nella foto, che il padre una volta gli aveva mostrato: solo che i capelli del nonno erano completamente bianchi e quelli della nonna erano striati di bianco e grigio con ancora qualche ciocca nera. Dovevano avere poco più di sessant’anni e non se li sarebbero portati male, se non avessero dovuto affrontare il carcere.
«Tu sei Scorpius» esordì la nonna abbracciandolo. Il nonno gli strinse la mano.
«Sei uguale a tuo padre. Quanti anni hai? Dodici?»
«Tredici» lo corresse.
Si accomodarono sulle poltrone di pelle chiara, come se fossero di casa e Scorpius si sedette sul divano di fronte a loro.
«Mi aspettavo un’accoglienza migliore» si lagnò il nonno.
«Non ce l’aspettavamo» ammise il ragazzino.
«Gli Auror non vi hanno avvertito?».
«Siamo ritornati ieri sera, probabilmente avranno scritto ma mamma e papà non hanno avuto il tempo di leggere le lettere che sono arrivate in nostra assenza».
«Dove siete stati?».
«Negli Stati Uniti. Papà aveva degli incontri di lavoro, e quando ha finito abbiamo girato un po’ il paese».
«Signorino, vuole che porti qualcosa?» chiese Monay entrando in salotto.
«Che cosa prendete?» suo padre faceva così con gli ospiti.
«Un whisky incendiario» disse il nonno.
«Per me andrà bene dell’acquavite» rispose, invece, la nonna.
«Signorino a lei porto un thè? Non ha ancora fatto colazione».
«Sì, grazie Monay».
«Perché una serva e non un elfo domestico?» domandò bruscamente il nonno.
«Non è una serva» replicò lui stizzito «E’ la nostra governante. A mamma non piacciono gli elfi e poi ci sono dei movimenti contro lo sfruttamento degli elfi, e trovano molto appoggiò all’interno del Ministero».
Monay rientrò portando un vassoio e servì prima gli ospiti e poi Scorpius. Suonò il campanello e andò ad aprire. Poco dopo un bambino di circa dieci-undici anni entrò correndo.
«Ciao, Scorp» disse con la sua voce squillante «Mamma ha un pranzo di lavoro con papà e vuole che stia con voi oggi».
«Nonni, vi presento mio cugino Orion».
«E’ il figlio di Daphne?» chiese Narcissa.
I due annuirono. Ed Orion sentendosi in soggezione, tacque per un po’. Il che era già un miracolo per Scorpius, visto che il cugino non stava mai zitto. 
Lucius ignorò il bambino e si rivolse al nipote:
«Allora terzo anno ad Hogwarts?».
Una parte di Scorpius avrebbe voluto rispondere: “No, il primo. Sono stato bocciato due volte”. Poi si disse che il nonno non sembrava un tipo che apprezzava l’umorismo.
«Sì».
«Sei Serpeverde, vero?».
Ancora una volta fu sul punto di rispondere ironicamente: insomma indossava una maglietta con il simbolo della Casa di Salazar, cosa pensava che fosse? un Grifondoro? Certo, si guardò bene dal dire che il Cappello Parlante ci aveva fatto anche un pensierino a mandarcelo tra i rosso-oro e spesso si domandava se avesse fatto bene a supplicarlo di mandarlo a Serpeverde per far felice il padre. In quell’istante, però, ringraziò Salazar e Merlino perché il nonno sembrava più che capace di ucciderlo se avesse dato una risposta negativa.
«Sì».
«Anche io voglio essere smistato lì» cantilenò Orion.
«Sono andati bene gli esami?».
Scorpius riteneva che rispondere a monosillabi senza particolare entusiasmo fosse un modo non troppo maleducato per mostrare che la conversazione non era gradevole, ma a quanto pare Lucius Malfoy non la pensava allo stesso modo.
«Sì».
«Sì? In che senso? Tuo padre si faceva battere sempre da un’insopportabile so-tutto-io sanguesporco. Che voti hai preso?» insistette.
Il ragazzino era oltremodo infastidito per l’interrogatorio di quello che per lui in fondo era uno sconosciuto, ma si sorprese comunque perché aveva usato la parola sanguesporco, assolutamente proibita ad Hogwarts: gli insegnanti toglievano un sacco di punti allo studente che osava pronunciarla ed alcuni assegnavano anche delle punizioni.
«Scorpius è un genio» disse Orion ridacchiando. L’avrebbe volentieri preso a pugni, ma ogni cosa a suo tempo.
«Ho preso 6 in storia della magia, 9 in difesa, erbologia e pozioni, otto in astronomia e sette in trasfigurazione».
«Insomma, ti sei sprecato molto» brontolò Lucius.
«Ma è un grande cercatore!» si intromise Orion, che proprio non sapeva quando stare zitto.
«Davvero? Avete vinto il campionato?»
«No».
«Come mai?».
«Un mio compagno di squadra, Daniel Warrington, durante la partita con i Corvonero, anziché colpire i bolidi, mi ha tirato la mazza in testa e ci hanno completamente stracciato. Dicono che sia stata la peggiore partita di Serpeverde da secoli. Io mi sono risvegliato in infermeria con un trauma cranico e mi hanno detto che non mi sono sfracellato a terra solo perché Parker di Corvonero e Zabini, il nostro capitano, mi hanno preso al volo».
«Non l’hanno punito questo cretino?» chiese la nonna sconcertata.
«Cioè il vostro direttore deve aver fatto qualcosa! Insomma nessuno può macchiare impunemente il buon nome di Salazar Serpeverde!».
«Candida Macklin non sopporta il Quidditch ed il clima di competizione esasperata che si crea tra le Case, soprattutto tra noi e Grifondoro. Non le è interessato per nulla».
«Una schifosa babbanofila, direttrice di Serpeverde? Quella scuola cade sempre più in basso. Forse è il caso che tu ti trasferisca a Durmstrang».
«Non se ne parla nemmeno» sbottò Scorpius «Sto benissimo ad Hogwarts».
Il nonno lo ignorò e continuò con il suo interrogatorio:
«E le altre partite?».
«Abbiamo perso con Grifondoro. Il loro cercatore è molto bravo. Abbiamo vinto solo con Tassorosso, che l’anno scorso aveva una squadra davvero scarsa».
«A proposito di Grifondoro» scattò Orion «Hai visto il giornale di qualche settimana fa?».
«No» disse spazientito Scorpius «Siamo tornati ieri».
Il cugino, però, non lo stava nemmeno ascoltando e corse verso la cucina. Tornò qualche secondo dopo porgendogli una copia della “Gazzetta del Profeta” abbastanza vecchia. In prima pagina c’era una foto, che ritraeva Fred Weasley, il loro insegnante di pozioni Ernie Mcmillan ed un altro uomo che Scorpius non conosceva. La didascalia recitava: “Miglior giovane pozionista”.
«Forte» commentò.
«Che cos’è?» chiese il nonno.
Il ragazzino gli diede il giornale, subito sul viso dell’uomo si dipinse una smorfia disgustata.
«Dovete stare lontani da questa gente» sentenziò buttando il giornale a terra «Sono schifosi babbanofili e traditori del loro sangue».
Era questo che suo nonno pensava dei Weasley? E se li avesse detto chi erano i suoi migliori amici, come avrebbe reagito?
«Avete almeno vinto la Coppa delle Case?» riprese il nonno.
Scorpius si disse che non l’avrebbe sopportato ancora a lungo.
«No. Ha vinto Corvonero. Un ragazzo ci ha fatto perdere un sacco di punti e ci siamo classificati ultimi».
«Chi è stato?».
«Charles Harper. E’ stato beccato mentre faceva il prepotente con un ragazzino più piccolo».
«Tutto qua?».
«Tutto qua? Gli ha rotto il setto nasale! La Macklin è andata su tutte le furie, anche perché non era la prima volta che accadeva. Così ha tolto 100 punti a Charles».
«E’ inaccettabile ciò che dici. E voi non fate nulla?».
«Beh Warrington s’è ritrovato con una testa d’asino, opera del nostro capitano e si è guardato bene dal dirlo ai professori. Ed Harper è stato punito dalla nostra direttrice direttamente».
«Era un purosangue?».
«Chi Harper od il ragazzino? Quest’ultimo non di sicuro perché Harper l’ha insultato con quella parola».
«QUELLA PAROLA?????»  Si arrabbiò il nonno «Tu, mio nipote, hai bisogno che siano gli altri ad insegnarti come si tratta la feccia? Tuo padre mi sentirà».
«Sono qui, padre».
Draco ed Astoria fecero il loro ingresso. Erano pallidi in volto, probabilmente Monay li aveva subito avvertiti degli ospiti inaspettati.
«Scorpius, Orion salite di sopra» disse la donna, dopo aver ricambiato il saluto del nipotino.
Il ragazzino non credé alle sue orecchie: li aveva sopportati lui fino a quel momento, perché adesso lo cacciavano?
«Scorpius, hai sentito la mamma? Obbedisci» disse Draco severo, ma aveva gli occhi puntati su suo padre e non lo stava nemmeno guardando.
Alla fine obbedì e salì nella sua camera con il cugino. Il colore verde-argento era la prima cosa che colpiva chi entrava. A lui piaceva un sacco, era il suo colore preferito. Si buttò sul letto, infastidito dalla piega che aveva preso la giornata. Suo nonno e suo padre cominciarono a litigare urlando, ma erano così alterati che non riusciva a cogliere le loro parole.
«A tuo nonno verrebbe un infarto se sapesse chi sono i tuoi migliori amici» non era una domanda quella di Orion, ma un’affermazione. Si molto probabilmente se lo sarebbe tolto davanti in un attimo. Comunque diede un pugno al cugino, che si lamentò.
«Questo è perché parli troppo».
Lui mugugnò, poi chiese:
«Domani andiamo a Diagon Alley, vieni anche tu?».
«Sì, va bene».
Poi Orion cominciò a sproloquiare sulle Case e su Hogwarts, ma già non l’ascoltava più. La sua attenzione era stata colta da una fotografia sulla scrivania, posta sotto la finestra. Cinque ragazzini, che dimostravano sì e no dodici anni, sorridevano abbracciandosi. L’avevano scattata alla fine del primo anno. I capelli rossi e le lentiggini sul volto di una delle due ragazzine la contraddistinguevano come una Weasley. L’altra al suo fianco aveva lunghi capelli castani che le ricadevano disordinatamente sulle spalle, gli occhi verdi ed uno sguardo furbo. All’estrema destra una ragazzino moro dai folti capelli neri, perennemente in disordine e con degli occhi verdi brillanti, sorrideva felice. Al centro c’era lui entusiasta di avere trovato dei veri amici, e ad i suoi lati due ragazzini: uno dalla carnagione chiara ed i capelli castani, l’altro era di colore. Erano Rose Weasley, Cassandra Cooman, Elphias Doge, Alastor Schacklebolt ed Albus Potter. Tutti e quattro Grifondoro. Si, suo nonno ci sarebbe rimasto secco, ma non ci pensò nemmeno a nascondere la foto. Anche suo padre si era sorpreso quando gliel’aveva comunicato. Era stato il destino a volere così. Si ricordava perfettamente il suo primo viaggio verso Hogwarts: occupava uno scompartimento da solo, conosceva la storia della sua famiglia e si aspettava ostilità dagli altri studenti. Infatti ad un certo punto Augustus Roockwood con i suoi degni compagni era entrato nel suo scompartimento ed aveva cominciato a fare il prepotente. Naturalmente aveva cercato di difendersi ma loro erano più grandi e più grossi di lui. Per un momento aveva avuto molta paura, poi era intervenuto un ragazzo moro con un suo amico di colore, come poi avrebbe scoperto erano James Sirius Potter e Tylor Jordan, ma anche loro non potevano molto contro i tre. Per fortuna, però, l’altro loro migliore amico, Danny Baston, era andato a chiamare aiuto. All’arrivo del prefetto, la cugina Weasley di turno in questo caso Victoire, ed il caposcuola di Grifondoro Roockwood ed amici non si divertirono più molto ed ancor meno lo fecero quando i due Grifondoro fecero rapporto a Candida Macklin. James dopo essersi presentato insieme ai suoi amici, l’aveva accompagnato nello scompartimento di Albus e Rose e poi se n’era andato affermando che aveva altro da fare che perdere tempo con i bambini del primo anno. Con il passare del tempo Scorpius si era reso conto che James indossava una maschera da sbruffone e prendeva in giro il fratello minore in continuazione, ma in realtà era sempre attento a non ferire nessuno e non sopportava le ingiustizie. I loro genitori, appunto, erano stati sorpresi della loro amicizia, che era sopravvissuta anche se lui era stato smistato a Serpeverde e loro a Grifondoro. Harry Potter, Ron Weasley e Draco Malfoy erano stati compagni di scuola, ma si erano sempre odiati dal più profondo del cuore. In definitiva, però, nessuno né Harry né Draco si erano mostrati contrari alla loro amicizia: anzi un paio di volte Scorpius era stato a casa Potter e così anche Albus e Rose erano andati da lui. L’unico che l’aveva presa molto male era stato Ron, che proprio non poteva sopportare che la sua adorata bambina potesse avere qualcosa a che fare con un Malfoy, ma alla fine si era dovuto rassegnare sotto le minacce della moglie, della sorella e della madre. Harry e Draco intrattenevano freddi rapporti di cortesia, soprattutto in presenza dei figli, mentre Ron a malapena salutava il Serpeverde: beh in fondo aveva accettato che Rose e Scorpius fossero amici, nessuno aveva detto che doveva comportarsi amichevolmente con il padre del migliore amico di sua figlia. Le mogli andavano decisamente più d’accordo ed ogni tanto prendevano il thè insieme, ma solo saltuariamente riuscivano a far sedere con loro i mariti, che accampavano sempre impegni su impegni. I più contenti di tutti della loro amicizia erano sicuramente gli insegnanti e la Preside: erano l’esempio della concordia tra Case che auspicavano, soprattutto tra Serpeverde e Grifondoro. Dopotutto il Cappello Parlante non prendeva decisioni a caso, era maledettamente furbo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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