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Autore: steph808    11/07/2015    2 recensioni
Cinque amiche in università, alcuni animali che fanno pasticcio, la nascita di un amore travolgente… e nessuna trama sensata.
In brevi capitoli di circa 80 righe (su un normale programma di scrittura) questa storia racconta alcune scene di vita in università e improbabili avventure semiserie liberamente tratte dalla vita reale e dalla fantasia più sfrenata, con l'obiettivo di divertire, poi di intrattenere e infine di far riflettere, perché anche le storie senza trama hanno un filo conduttore.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo5
Capitolo 5
In cui la caduta a terra di una matita comporta gravi pensieri
 
Non avevo capito un accidente del discorso complessivo. Ogni tanto mi appuntavo delle parole a caso. Tanto non è importante afferrare tutto. Alice e Candida stavano scrivendo a raffica e in ogni caso Sofia ci avrebbe tolto tutti i dubbi. Anche Claudia era persa nel suo mondo, forse aveva dei problemi con l’ordine di plancton che aveva effettuato su internet. Non avevo mai sentito parlare di siti che vendessero plancton, dovevo chiederle come aveva fatto a trovarlo. Può sempre servire nella vita, un fornitore affidabile. Uno spacciatore di plancton. Un momento! Forse era un business inesplorato e si poteva diventare ricchi con il commercio di placton: dovevo informarmi seriamente.
Tutte le cose belle hanno una fine, quindi Paolo concluse la lezione. Anche l’occhio vuole la sua parte – credo di averlo già detto – quindi ero felice così, di aver assistito se non proprio capito, perché io sono una ragazza semplice che si accontenta di poco, nella vita.
Non appena Paolo ebbe spento il microfono, Alice e Candida confabularono un momento e si alzarono in piedi.
«Che succede?»
«Lasciateci passare che abbiamo una missione da svolgere.»
Afferrarono i quaderni e si diressero spedite alla cattedra.
«Cosa stanno architettando?» domandai.
«Credo di saperlo… e voglio esserci» dichiarò Sofia.
«Aspettatemi!» concluse Claudia.
Ci alzammo e rincorremmo le bionde.
Paolo aveva appena spento il microfono. Gli piaceva fare lezione e riteneva che quella lezione in particolare fosse andata molto bene.
Alcuni studenti erano già in piedi per cambiare aula e si era sollevato un brusio generale. Lui raccolse le sue cose.
«Dottore, mi scusi, posso farle una domanda?»
Alzò gli occhi e vide due ragazze bionde. Erano proprio del gruppo di ragazze carine in terza fila! Pochi passi indietro, stavano arrivando alla cattedra anche le altre amiche.
«Certo, signorina, chieda pure!»
Candida sorrise – e con quel sorriso di solito provoca incidenti ai semafori – e fece la sua domanda. Le sfuggiva un particolare della spiegazione, non perché lui, Paolo, fosse stato poco chiaro, ma perché la questione la interessava in modo particolare.
«È un’ottima domanda, la sua» replicò il bel dottorando.
Iniziò a parlare dell’argomento che aveva sollecitato la mia amica. Alice intervenne per puntualizzare qualcosa mentre Claudia, Sofia ed io ci aggregavamo alla conversazione. Lui parlò con tutt’e cinque. Incrociava i nostri occhi a turno assicurandosi che seguissimo il ragionamento.
L’unica veramente partecipe era Sofia, Candida e Alice sbattevano le ciglia, Claudia era attenta ma non particolarmente emozionata.
Paolo finì di raccogliere i suoi averi, chiuse la borsa e si avviò verso la porta. Noi al seguito come api intorno ad un fiore.
Sofia obiettò qualcosa e la discussione continuò. Paolo si rivolgeva sempre a tutte, le bionde continuavano ad annuire e a fare gli occhi dolci. Recitavano alla perfezione la parte delle studentesse tanto belle quanto studiose, incapaci di riposare serenamente la sera senza aver compreso fino all’ultima virgola della loro fruttuosa giornata di lezioni.
Era quello il loro piano. Che gli si increspassero i capelli per tutta la settimana! Geniali! Mi comparve un grosso sorriso idiota.
«Esatto, signorina» disse Paolo, che non aveva smesso di parlare. «Vedo che ha capito quello che volevo dire.»
A quanto pareva, mentre io seguivo il mio cervello, nel mondo reale era successo qualcosa e il mio sorriso era stato interpretato in modo diverso.
«Infatti, ho capito. Vero, ragazze?»
Avevo ancora in mano la matita e ne approfittai per schiacciare l’estremità senza punta nel braccio di Alice. Lei si mosse all’ultimo secondo, io ho le mani di burro e la matita cadde. Mi colpì il collo del piede (con l’estremità appuntita, vorrei specificarlo) e rotolò tra le scarpe di Paolo, che fu rapido a chinarsi per restituirmela.
«Grazie dottore» mormorai imbarazzata.
«Di nulla. A proposito, qualcuna di voi ha già deciso in quale materia fare la tesi? Sembrate molto interessate a questo argomento…»
Mi stava restituendo la matita, quindi l’impressione era che stesse indicando me. Allungai la mano, le nostre dita si sfiorarono e restammo così almeno un secondo e due decimi più del necessario.
«Non escludo… è molto interessante… ho ancora molto tempo per scegliere, ma…»
«Non è mai troppo presto per pensare alla tesi, mi creda. Se ha bisogno di qualche consiglio, sa dove trovarmi!»
Salutò e se ne andò.
 
«Hai visto come ti guardava?» domandò Candida.
«Guardava me?»
«Te e nessun altra. Quando ti ha raccolto la matita, poi, ti ha fatto una radiografia completa. Del resto, sei tu che metti le minigonne…»
«Adesso è diventata una minigonna? Si è accorciata a mia insaputa?»
«E quando ti ha chiesto della tesi? Credo sia proprio innamorato.»
«Alice! Smettila!» replicai. «Sei tu che ti sei precipitata dopo la lezione a fargli le domande e gli occhi dolci.»
«Bisogna approfittare delle occasioni. Se io mi dimostro interessata, magari lui si ricorda di me all’esame!»
«Non mi sorprende che delle approfittatrici come voi non amino gli animali» dichiarò Claudia.
«Dipende di quali animali parli…» equivocarono le bionde. Prima che parlassero di tartarughe come sinonimo di addominali scolpiti, intervenne Sofia.
«Se vuoi, puoi andare a chiedergli consigli sulla tesi. Te l’ha detto lui.»
«Io, la tesi, non la farò in questa materia, bensì su Star Trek e Guerre stellari!»
Abboccarono. «Perché? Che vuol dire?» Fu la domanda.
«Significa che la tesi è fantascienza, per me, al momento.»
«Io, fossi in te, non mi lascerei sfuggire l’occasione…»
«… pensaci, Stefania.»
  
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