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Autore: koralblu    12/07/2015    2 recensioni
Cloe è vuota. Si è persa nel momento in cui i suoi genitori sono morti. Non riesce a trovare l'uscita dell tunnel di solitudine e vuoto in cui è finita. L'unico sentimento che è certa di provare è l'amore verso il suo fratellino Caleb. Non c'è spazio per nient'altro che non sia il lavoro, e l'occuparsi di lui. Lo scudo che però si è costruita attorno a se e le permette di tenere tutti fuori dal suo cuore non è abbastanza resistente. Non per lui. Non per Peter.
[...]
Sono spiazzata. Non riesco a muovermi di un solo centimetro e sono sicura di aver smesso di respirare. Il cuore accelera il suo battito, e per un solo secondo sento il vuoto dentro scomparire totalmente. Due occhi verdi come lo smeraldo mi fissano con un'intensità disarmante, quasi volessero cancellare totalmente il dolore che alberga nel mio cuore. Non riesco a decifrare questa improvvisa emozione che è nata in me. Sono così rapita da quello sguardo e dalla mia confusione che mi accorgo dopo troppo tempo di un particolare non insignificante che velocemente mi fa abbassare il viso, mentre la realtà si fa strada in me: è compassione. Lui è su una sedia a rotelle
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando tornai a casa, la mia testa era in un altro mondo chiamatosi  'Mondo-Peter''. Ero stata talmente bene quel giorno, che per un attimo mi ero sentita una ragazza normale, senza pesi sulle spalle, o vecchie ferite non ancora rimarginate. Sbattei la schiena contro la porta e mi accasciai a terra. Cosa mi stava succedendo? Non mi ero mai comportata così. Non mi sentivo così da tanto, troppo tempo..avevo quasi dimenticato cosa volesse dire sentirsi leggeri, felici.. Mi alzai di scatto e corsi in bagno. Si, era come temevo; occhi lucidi, sorriso a trentadue denti, guance rosse.. NO!
 Che forse, piacesse Peter? No, ma che andavo a pensare.Non poteva piacermi uno stupido muscoloso,dolce, affascinant..NO! Vidi la ragazza davanti a me sgranare gli occhi, e spalancare la bocca, come un pesce fuor d'acqua.
 ''Ok Cloe, ripeti insieme a me; non mi piace Peter, non mi piace Peter, non mi piace Peter..andai avanti così per oltre cinque minuti, una parte della mia testa stava continuando a dire che ero una bugiarda. ''Ok, chiudi gli occhi e fai un bel respiro profondo'' Ero irrecuperabilmente pazza, se iniziavo anche a parlare con me stessa...
Mi piaceva Peter? ''Si'', pensai inconsciamente, senza nessun tipo di esitazione. 
Crack. Sentii uno strano suono, e ci misi qualche secondo a capire che era una crepa nella mia corazza. Avevo impiegato anni per erigerla, e ora tutti i miei sforzi stavano crollando per colpa di un sorriso, e due occhi color smeraldo. ''Sei fottuta'' mi dissi. All'improvviso,sentii la suoneria del telefono diffondersi nell'aria, e senza perdere un solo secondo mi precipitai a rispondere. Il mio -ormai- decerebrato cervello, sperò che a chiamarmi fosse Peter; speranza vana. 
-Buonasera padrone- Feci una voce buffa, e sentii dall'altra parte del telefono un risolino. 
-Buonasera dipendente- replicò lui, con il medesimo tono di voce.
-A cosa devo l'onore di questa telefonata?- In realtà, era davvero insolito che mi avesse chiamato a quell'ora,e soprattutto così di buon umore..doveva essere successo qualcosa. Mi irrigidii all'istante e mi affrettai a chiedergli - E' successo qualcosa?- Dal mio tono di voce ora traspariva solo preoccupazione; il divertimento di poco prima era sparito totalmente. 
-Ma perchè la tua mente bacata deve pensare sempre il peggio? Non si può più neppure  fare una telefonata?- sbuffo lui dall'altra parte del telefono. Mi rilassai all'istante, rincuorata dal suo solito atteggiamento da ''dolce''vecchio burbero. 
Qualcosa, però, non quadrava. Era troppo strano che mi chiamasse a quell'ora, e sopratutto così di buon umore. 
-Sputa il rospo- dissi sospettosa e acida come un limone acerbo.
-Tengo io sta sera Caleb. Non accetto un no..anche perchè è già qui con me- Ero totalmente allibita. Come si permetteva!? Urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
-MA COME TI SEI PERMESSO?! COME TI SEI PERMESSO DI RAPIRE MIO FRATELLO?- ero fuori di me dalla rabbia. Se lo avessi avuto sotto mano gli avrei strappato le budella, per poi frullargliele e fargliele bere. 
-Fai troppo la melodrammatica. Rapito poi..non esageriamo. Guarda che è stato ben contento di venire a stare dallo zio Chris, non è vero Cali?- sentii dall'altra parte del telefono un ''Mh mh'' e la mia rabbia crebbe se possibile ancora di più. 
-CALEB, TORNA SUBITO A CASA. ADESSO!- E se non me l'avesse portato, sarei andata a prenderlo io stessa, trascinandolo se necessario. 
-Non provarci. Goditi la serata, e cerca di non farti venire in testa strane idee, come per esempio piombare qui con un bazuka e ucciderci tutti e due. Chiamerò la polizia, non scherzo.- e detto questo, riattaccò. 
Che cavolo era quella congiura? Stavo veramente per uscire ed andare a ucciderli entrambi, quando la vibrazione del telefono mi avvisò dell'arrivo di un messaggio. Quando lo lessi, per poco non mi venne un infarto. 
Sono da te alle 21. Fatti trovare pronta mia dolce regina dei fiori. Il principe in carrozzella non ha un briciolo di pazienza. Peter
Rilessi il messaggio circa duecento volte, credendo che fosse uno scherzo di pessimo gusto. Ma quello era il suo numero, non c'era dubbio. Me l'ero imparata memoria durante il viaggio verso casa, sorridendo come una povera scema. Prima di ripensarci e capire la gravità di ciò che stavo per fare, chiamai il numero da cui era arrivato il messaggio, attendendo per pochi squilli. 
-La regina dei fiori era forse ansiosa di parlarmi?- Oddio, cosa non era la sua voce...''Ricomponiti per la miseria! Niente distrazioni. Concentrati sul tuo obbiettivo'' ed il mio obbiettivo era scoprire che cavolo di congiura ci fosse dietro tutta questa storia. 
-Perchè il mio capo mi chiama dicendomi che avrebbe tenuto mio fratello per tutta la sera, e due secondi dopo la sua chiamata mi arriva un tuo messaggio con scritto che mi devo far trovare pronta per stasera? Cos'è? Un complotto!?!- potevo fare la cantante lirica con questa voce stridula..dovevo appuntarmelo. 
Dall'altra parte del telefono sentii un risolino, e mi indispettii ancora di più. Che cavolo aveva da ridere? -Smettila di ridere, e spiegami che cavolo succede!- Alzai la voce, più di quanto avessi voluto; stavo iniziando seriamente ad arrabbiarmi, e non era un bene. Per lui. 
-Okay, Okay- si affrettò a rispondere - Ho chiesto a Christopher di.. Beh ecco, volevo uscire con te e beh..non sapevo come fare..così gli ho chiesto aiuto, e lui mi ha detto che ci avrebbe pensato lui. Mi dispiace, io non volevo innervosirti..sul serio.- Tutta la spavalderia di poco prima era stata completamente spazzata via e sostituita da una timidezza incontrollata, accennata anche dalle frasi sconnesse e dal balbettio della voce. Ecco, quel Peter mi piaceva di più. Ma che andavo a pensare? Però sembrava seriamente mortificato, e per un attimo mi sentii in colpa della mia scenata. Lui voleva solo uscire con me, ed io non ero certo la simpatia fatta a persona. Sapevamo benissimo che gli avrei detto di no subito, pentendomene subito dopo, ma non lasciandolo trasparire. Poi lui aveva chiesto solo aiuto a quel pazzo del mio capo, senza sapere cos'avrebbe fatto lui. All'improvviso tutta la rabbia scemò, trasformandosi nel solito calore che solo Peter riusciva a farmi provare. 
Sorrisi, arrossendo immediatamente, e ringraziai tutti i santi del paradiso che quella conversazione stesse avvenendo per telefono e non di persona. Era stato quasi..dolce. No, non quasi. Era stato dolce. ''Sono fottutamente cotta'' pensai
-Ehi, ci sei?- mi riscossi dalle mie riflessioni, osservando che avevo passato troppo tempo immersa nei miei pensieri. 
-Si, si scusa- dissi mortificata - Mi ero persa a pensare. Comunque c'erano altri modi di chiedermi di uscire e..- mi bloccai. Solo in quel momento capii veramente che di che cosa stavamo parlando; Peter voleva uscire con me. Per qualche strano motivo nella mia testa la parola ''appuntamento'' e ''Peter'' non potevano stare nella stessa frase. Già di per se la prima mi faceva letteralmente terrore; se poi ci si metteva dentro anche la seconda, potevo direttamente chiamare l'ospedale per farmi riservare un posto.
-Cloe se non ti va non sei costretta..- la sentivo. Ogni sua parola trasudava di delusione. Mi si strinse il cuore a sentirlo parlare in quel modo, tanto che fui tentata di dirgli subito che avrei accettato. Sicuramente ogni fibra del mio corpo agognava la sua compagnia; ormai non si poteva più negare. Ma ero davvero pronta per un'appuntamento? Erano anni che non uscivo con nessuno, e temevo le conseguenze che ne sarebbero derivate. Tutti sanno che dopo gli appuntamenti, c'è inesorabilmente la tappa ''relazione''. Mi gelai sul posto solo a pronunciarla nella mia testa. Mai e poi mai avrei avuto una relazione. Mai. 
-Va bene..ho capito. Scusami per il disturbo. Dirò a Christopher di riportarti a casa Caleb..- 
-ASPETTA!- Quasi urlai, un secondo prima che riattaccasse -Puntuale alle 21. Neppure io sono un tipo paziente- e riattaccai, senza sentire la risposta. E ora arrivava il problema più grosso: cosa avrei messo?
Un'ora e quindici minuti dopo suonarono al campanello. Guardi l'orologio, e vidi che erano le 21 spaccate. ''Che puntualità'', osservai stizzita. Cavolo, dovevo ancora scegliere le scarpe. Andai a rispondere, saltellando da una mattonella all'altra a causa del freddo che vi era su queste. 
-Sali, c'è l'ascensore''. La casa -ovviamente- era un porcile. Disegni e giochi di Caleb dappertutto, la colazione ancora sul tavolo, e i piatti sporchi ancora da lavare. Riordinai, tutto con mia grande soddisfazione, in pochi minuti; avrei potuto vincere le olimpiadi se ci fosse stata una gara per questo genere di cose. Sentii bussare alla porta, e in dieci secondi questa era già aperta. Il mio cuore, senza che potessi controllarlo, era già partito per infarto-landia, mentre la mia testa aveva fatto pluff, confermando la morte celebrale. Era una visione. I capelli biondi erano tirati indietro da un pizzico di gel, lasciandoli comunque morbidi e leggermente disordinati. Era vestito con una camicia bianca, che andava a risaltare i suoi -a mio dire- magnifici muscoli. I jeans chiari che aveva scelto poi, risaltavano le sue lunghe gambe. Doveva essere molto alto. Stavo facendo la figura della stupida, con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite; ma non me ne importava nulla. In quel momento il mio cervello era impegnato a contemplare tutto quel ben di Dio.
-Sei bellissima Cloy- Al suo complimento sentii il sangue affluire sulle guance, e sapevo di essere arrossita come un pomodoro. L'effetto delle sue parole era davvero una scocciatura. Dovevo smetterla di lasciarmi influenzare così. 
-Gr..azie- biascicai. Cotta; ecco cos'ero. Ero stramaledettamente cotta di lui, e questa volta era impossibile negarlo a me stessa. 
-Andiamo?- mi chiese, con quel sorriso che avrebbe fatto sciogliere gli ice-berg.
 Annuii pronta a chiedere la porta, quando mi ricordai di un piccolo particolare: LE SCARPE. Avrei fatto una figura di merda, lo sapevo, ma non potevo uscire scalza in mezzo alla strada. Sentivo già il familiare rossore fare capolino sulle guance
-Ehm, veramente io..devo ancora finire di prepararmi.- Ecco buttandola così magari non avrebbe indagato e guardato in basso. Prima aveva fissato solo la parte alta del mio corpo, con mia grandissima fortuna, e non si era soffermato a farmi una radiografia completa. Non sarei uscita viva da quella situazione.
-Ma come? Sei perfetta così- Un'altro complimento, e sarei veramente morta di crepacuore. Il suo sguardo da cucciolo confuso poi, era veramente qualcosa di meraviglioso. Come avrei voluto riempirlo di bac...Basta!
-Ehm, non posso uscire così- Via il dente, via il dolore. Gli mostrai i piedi nudi, e dopo appena un millesimo di secondo una fragorosa risata spezzò quel silenzio imbarazzato che si era creato. Il cretino si stava letteralmente scompiscinando dalle risate, con tanto di lacrime. -Stavi veramente uscendo senza scarpe?-  Entrai a casa come una furia, precipitandomi in camera per prendere le scarpe; non mi ero nemmeno preoccupata di far accomodare Peter in casa..tanto sapevo che avrebbe fatto da se, senza il mio consenso. Ed infatti, quando scesi giù lo trovai nel salotto, intento a guardare alcuni disegni di Caleb che avevo messo sul tavolino. 
-Sono davvero belli- mi disse, esaminando con cura ogni centimetro di carta. Sorrisi, perchè sapevo che aveva ragione; erano davvero stupefacenti.
-Sono di mio fratello- Ero orgogliosa di poterlo dire. Ero fiera del mio fratellino.
-Ha del talento. Tanto talento- disse, riposando i fogli dove li aveva presi. 
-Andiamo oppure hai dimenticato qualcos'altro? C'è le hai le mutande vero?- mi schernì, sul punto di tornare a ridere come un pazzo. Sbuffai, cercando di tenere le mani a posto per non picchiarlo. ''Sarà una serata mooolto lunga'', pensai. 
Il ristorantino che aveva scelto Peter era veramente magnifico. Non era uno di quei ristoranti super chic, dove persino una bottiglia d'acqua costava l'equivalente di due stipendi.  Aveva scelto un posto molto semplice ma ben curato. Un cameriere ci venne incontro, e notai nei suoi occhi ciò che sapevo Peter odiava: la compassione. Me lo aveva rivelato quello stresso giorno; odiava quando la gente lo guardava con compassione. Lui voleva essere trattato come una persona normale. Scherzando gli dissi che non poteva essere trattato così, poichè lui era diecimila volte più irritante della media. Mi aveva lanciato uno sguardo di fuoco, per poi scoppiare a ridere seguito da me. Ma ora avevo la conferma delle sue parole e lo capii dal tono duro con cui si rivolse al cameriere. 
Ci fecero accomodare ad un tavolo appartato, lontano da occhi indiscreti, ed io non potei che essere grata per quella scelta. Il buon'umore di Peter tornò in un battito di ciglio
-Allora, ti piace il ristorante?- trillò tutto allegro. 
-Si è veramente bellissimo- E lo pensavo sul serio. Era veramente il posto più bello in cui fossi mai stata
-Sai, io e la mia famiglia ceniamo sempre quì durante le occasioni speciali. E beh, visto che questa è l'occasione più speciale di tutte, come potevo non scegliere questo posto?- ed eccolo il mio cuore traditore fare le capriole per l'emozione. No altro che ospedale; presto avrei fatto un viaggetto direttamente al cimitero. Senza dubbio. 
Sorrisi -l'ennesima volta- non sapendo cosa rispondere. Non ero abituata a tutti quei complimenti; era tutto nuovo per me. 
-Te l'ho detto che dovrai abituarti ai complimenti d'ora in poi- mi paralizzai. Mi leggeva nella mente? 
Dopo un primo momento di imbarazzo, la cena trascorse tranquilla e rilassata, al contrario di come me l' ero aspettata. Una cosa era, infatti, trascorrere una giornata al parco, in abiti smessi e all'aria aperta; un'altra era un appuntamento con la A maiuscola, vestiti elegantemente, e in un ristorante. Peter era fantastico. Assolutamente fantastico. Mi parlò della sua infanzia, della sua famiglia, tralasciando deliberatamente particolari su suo fratello, e mi parlò delle sue passioni. 
-Amo leggere. E' una delle poche attività che mi svuota totalmente la mente, portandomi in un'altro mondo. Quando leggo mi immedesimo nei personaggi, e mi sento una persona normale. Una persona che può fare tutto, e non è limitata ogni giorno da una stupida sedia a rotelle.- Mi sentii male a sentire quelle parole. Perchè pensava di non essere normale? Lui era un ragazzo come tutti gli altri; anzi. Lui era molto di più di qualsiasi ragazzo normale che vivesse sulla faccia della terra. Per una volta, ignorando i richiami del mio cervello, parlai con il cuore, lasciando che tutte le emozioni tenute sotto chiave per tanto tempo venissero fuori. 
-Peter, tu sei una persona eccezionale. Non sei un ragazzo normale, ma non per il motivo che pensi tu; tu sei mille volte meglio di qualsiasi altra persona io abbia mai incontrato. Ti invidio. Tu sei forte, nonostante tutto ciò che ti sia capitato, e non puoi assolutamente reputarti una persona limitata. Non lo accetto- Parlai di gettò, lasciando che a parlare per una volta fosse il cuore, e non più la mia mente fredda e calcolatrice. Non riuscivo a sopportare che lui si reputasse limitato. No, non potevo accettarlo. 
Peter mi guardò a lungo, con uno sguardo così intenso che, anche se solo per un attimo, sentii toccarmi l'anima. Il calore che solo lui riusciva a trasmettersi mi pervase completamente, facendo scuotere il mio corpo dagli spasmi. 
-Grazie-. Puntai i miei occhi nei suoi, e li vidi lucidi. Di niente Peter; ti meriti questo ed altro. 
Uscimmo dal ristorante cinque minuti prima della chiusura. Eravamo stati così presi dalla nostra conversazione che ci eravamo completamente estraniati dal mondo intero. Insistetti affinchè pagassi la mia parte; non ne volle sapere nulla. Arrivai perfino a minacciarlo, ma nemmeno quello funzionò. Con un sospiro mi rassegnai, ringraziandolo di cuore 
Mentre camminavamo, diretti verso casa mia, intorno a noi aleggiava uno leggero silenzio. Non era uno di quei silenzi pesanti ed imbarazzati dove nessuno dei due sapeva cosa dire. Eravamo immersi nei nostri pensieri, in due mondi diversi, ma in armonia l'uno con l'altro. 
Arrivati davanti a casa mia insistette affinchè mi accompagnasse su. Non volevo creargli altro disturbo, ma temevo che si sarebbe offeso. Quella sera, infatti, avevo scoperto che era anche un inguaribile permaloso. Aprii il portone, facendogli spazio per lasciarlo entrare, alzando gli occhi al cielo per la battuta che mi riservò -Non dovrebbero essere gli uomini  tenere aperta la porta alle signore?-. 
Il viaggio in ascensore fu un'agonia. Un silenzio pesante aveva spazzato via tutta la leggerezza di poco prima, e rendeva l'aria praticamente irrespirabile. Quando le porte si si aprirono, ci mancò poco che mi catapultassi fuori. 
-Beh, allora grazie della serata Peter; sono stata benissimo- Ed era vero. Avevo fatto bene a uscire con lui quella sera
-Grazie a te, Cloe. Per tutto.- e sapevo a cosa veramente si riferiva; '' grazie per avermi fatto sentire una persona normale''. 
Stavo per aprire la porta, quando Peter mi tirò per un braccio, facendomi finire fra le sue braccia. Quando ci staccammo, mi sentii spossata e maledettamente vuota. Tra le sue braccia mi ero sentita completa. E fu con questi pensieri che entrai in casa, e mi accasciai per terra con un'unica consapevolezza: tra le sue braccia, mi ero finalmente sentita completa.


Ehilaaaaaa! Si si lo so. Avevo detto che sarebbe passato tanto tempo per il prossimo capitolo; ma si sa, nella doccia vengono le idee migliori. Non volevo aspettare troppo per pubblicare questo capitolo, anche perchè mi sembra cosa buona e giusta farvi leggere il primo appuntamento tra Cloe e Peter. Beh credo che il capitolo parli da solo. Cloe finalmente, sta capendo che il suo guscio non può più tenere fuori Peter dal suo cuore. Inoltre HA AMMESSO DI ESSERE COTTA DI LUI *^* I miracoli esistono! Per quanto riguarda Peter stanno venendo fuori i due lati di lui che più lo contraddistinguono: la sua timidezza, e la sua spavalderia. So che sembrano cozzare l'uno con l'altro, ma credo che in realtà possano essere due parti di una stessa moneta. Rendono il personaggio unico, ma anche vario, senza annoiare i lettori. Ringrazio, come sempre, tutte le persone che hanno speso del tempo a leggere questa storia. Voi siete incredibili, e non fate che regalarmi gioia ogni giorno, anche solo per il fatto di dedicare un po' del vostro tempo alla mia storia. Ora non dirò più quanto aspetterò per pubblicare il prossimo capitolo. Abbiamo appurato che la mia testolina elabora le idee quando pare a lei. Cercherò però di regolarmi. Ve lo prometto. Ancora un grazie immenso a tutti quanti. Vi prego di farmi presente se qualcosa non vi convince, e i consigli sono sempre ben accetti. Sempre. Un grosso bacio a tutti! a presto
   
 
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