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Autore: niallerguitar    12/07/2015    2 recensioni
Il Trio è stato appena catturato dai Ghermidori, e portato in Villa Malfoy. La situazione sembra disperata e per Harry, Hermione e Ron sembra non esserci via di fuga.
"L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso.
-Expelliarmus- Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute violentemente al muro.
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale d'argento che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange."
Tengo conto di tutto quello che è successo nei libri precedenti e anche di quello che verrà, tranne la morte di Dobby e il futuro di Hermione e Draco.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Shame
9

 
Il bagno era ancora più piccolo di quanto ricordasse, quando ci entrò dentro. La vasca da bagno, il gabinetto e il lavandino occupavano più spazio di quanto avrebbero dovuto, e lì dentro sentiva come se sarebbe potuta svenire da un momento all'altro. Hermione appoggiò il peso del suo corpo contro il lavandino, evitando di guardare il suo riflesso nello specchio, sicura che avrebbe visto qualcuno che non era lei. 
Cercò di reprimere le lacrime mentre stringeva con forza la lettera di Ron, appallottolandola fra le dita. Non avrebbe voluto rovinarla in quel modo, ma in quel momento sembrava l'unica soluzione per calmare la sua ira. Perché la consapevolezza di avere soltanto un muro a dividerla da Malfoy, le faceva venire il voltastomaco. Quanto odiava quella situazione, quanto odiava lui. 
Draco l'aveva umiliata, l'aveva trattata come se fosse spazzatura, beffeggiandosi di lei e dei suoi amici. Ed in quel momento, odiava Malfoy ancora di più, per essere così mentalmente chiuso e perché ormai non le aveva dato nessun motivo per non farlo. Alzò impercettibilmente lo sguardo, incontrando quello di una ragazza che le somigliava ma che non riusciva a riconoscere, per quanto ci provasse. Prima di spogliarsi, si accertò che la porta fosse ben chiusa. Dopo aver rimosso i vestiti li posò delicatamente sul bordo della vasca, rassegnata al fatto che una volta finito il bagno avrebbe dovuto indossarli nuovamente. 
Fece riempire la vasca fino all'orlo, assicurandosi che l'acqua fosse abbastanza calda. Poi, nel momento in cui si voltò il sapone cadde sul pavimento, rotolando fino alla porta. Bestemmiò silenziosamente mentre si affrettava a raccoglierlo, mandando al diavolo tutto di quell'Hotel, partendo da quella stupida stanza fino al proprietario. 
Probabilmente, in circostanze diverse, si sarebbe sentita in colpa, se solo il suo corpo fossa stato in grado di sopportare un'altra emozione negativa.
Ma non poteva. Il solo pensiero di Malfoy, l'aveva riempita di acidità e di nervosismo, e tutto questo combinato con una costante sensazione di rabbia e solitudine, non lasciava più spazio per niente. 
Entrò nella vasca, lasciandosi inebriare di piacere dal calore dell'acqua che l'avvolse completamente. Si immerse, lisciandosi la massa di capelli ricci. 
Infine, nonostante sentisse l'acqua bollente sulla pelle, il calore non riuscì comunque a fermare i costanti brividi che le partivano dalla schiena fino all'estremità del collo. Le goccioline cadevano svogliatamente dai suoi capelli come pioggia dal cielo. 
Sapeva che non avrebbe resistito a lungo in quella vasca, perché tutta la calma che aveva accumulato stava svanendo con forza insieme alla sporcizia sul suo corpo tremolante. 
Guardò la lettera stropicciata di Ron che giaceva indisturbata accanto a lei, come se il solo contatto visivo potesse donargli serenità che, sfortunatamente, non arrivò. Ritrasse il braccio verso di essa, spingendo dentro di sé il desiderio di rileggerla ancora e ancora... Aveva quella strana sensazione che se ci avesse immerso la mano dentro, avrebbe potuto raggiungerlo ovunque lui fosse. Almeno, ci sperava. 
La voglia di raggiungere Ron ed Harry ormai sembrava essere diventato quasi un desiderio proibito, che Hermione era costretta ad evitare e respingere. Di certo, abbandonare tutto adesso non sarebbe stata un'idea saggia, ma come poteva anche solo guardare Malfoy dopo quello che le aveva fatto?
Era talmente arrabbiata che avrebbe preferito non essere stata salvata da lui, quel giorno. Eppure, Hermione sapeva che lui non l'aveva fatto per lei, ma per una ragione ben precisa: ricattare Harry, usandola come esca. 
Quindi, se le sue intenzioni erano le seguenti, perché non aveva ancora agito? Quando l'avrebbe portata ai Mangiamorte? 
Di certo, Hermione non stava facendo un buon lavoro. In effetti, erano ancora molto lontani da Hogwarts, come avrebbe potuto convincerlo ad andarci se non facevano altro che litigare? 
Quando la Grifondoro posò i piedi sulle mattonelle sentì il suo corpo gelarsi al contatto. Si avvolse un asciugamano rosso intorno al corpo, accarezzandosi le braccia per donarsi almeno un po di calore. 
La temperatura era certamente diminuita rispetto a quella mattina, e fra qualche ora il sole sarebbe tramontato portando via con sé tutti i suoi raggi. La Grifondoro si fermò di fronte alla specchio, passandosi la spazzola sui capelli ricci. Gli occhi rossi che aveva, gli restituirono lo sguardo attraverso lo specchio, facendola sentire ancora più debole di quanto già fosse.
Non aveva parole per descrivere il suo stato d'animo, semplicemente non ne aveva nemmeno la forza. Malfoy la stava distruggendo, poco a poco. E aveva quella orribile sensazione che lui non si sarebbe fermato fin quando non l'avrebbe vista cadere e spezzarsi in mille pezzi. 
Una volta vestita, si spalmò una mano sulla faccia cercando di eliminare ogni residuo di pianto dal suo viso, fallendo miseramente. Non raccolse nemmeno i capelli in una coda, anzi non si preoccupò nemmeno di asciugarli. Infatti, li lasciò cadere umidi sulle spalle. 
Respirò a fondo, mentre pensava velocemente a cosa dire una volta fuori. Una volta che non ci sarebbe stato più nemmeno un muro tra loro a proteggerla. Ripose la lettera in tasca, in modo tale che lui non potesse afferrarla ancora. 
Una volta fuori, trovò ciò che si aspettava: Malfoy era sdraiato sul letto esattamente nella stessa posizione in cui lo aveva trovato mezz'ora fa. Solo che sul suo volto questa volta non appariva il solito ghigno divertito, anzi sembrava che avesse assunto un'espressione impassibile, quasi famelica e non sapeva se sentirsi intimidita o meno. 
Sul comodino era riposta una tazza e dei giornali, Hermione si chiese per un attimo del perché Draco stesse leggendo quelli Babbani. 
Hermione rifletté un momento, sicuramente non si aspettava di trovarlo talmente silenzioso, anzi giurava che l'avrebbe derisa ancora, una volta entrata. Quindi, non sapeva esattamente come comportarsi con lui. Sembrava pronto a commentare qualsiasi errore facesse, quindi si promise di non fare nulla di stupido. Si sedette semplicemente sull'altro letto, mentre si sistemava i capelli umidi che incominciavano già ad arricciarsi e gonfiarsi come un pallone.
Draco guardò di sottecchi ogni sua azione, cercando di non farsi notare dalla Grifondoro che sembrava non notarlo nemmeno. Era talmente stanco del suo profumo, che adesso si era sicuramente accentuato per via della doccia. Appena era entrata, la stanza aveva iniziato a profumare di lei. Era decisamente stanco. 
Non voleva vederla, per di più non aveva voglia di sentire quel suo stupido profumo, e certamente non aveva voglia di sentirla parlare, quindi si promise di restare zitto ed evitare qualsiasi tipo di conversazione con lei. Voleva evitare persino di guardarla, ma fu inevitabile quando la vide sdraiarsi sul letto, con le gambe accavallate una all'altra e le mani poggiate sulle cosce. Lei gli diede le spalle, spostando la massa di capelli ricci che creavano un tale contrasto con i cuscini bianchi. 
Nella sua mente, si susseguirono continue immagini sulla loro precedente lite: quando lei era sotto di lui. 
Scosse la testa, come aveva potuto anche solo pensarci? Anzi, come aveva potuto farlo? Perché doveva sempre ricordare quanto fosse sporco il suo sangue per ricordarsi chi aveva davanti? 
Grugnì, e decise che quel silenzio non gli piaceva. Improvvisamente, aveva voglia di sentire la sua voce anche se probabilmente l'avrebbe insultato. Ma gli andava bene. 
 << Hai pianto, Granger? >> le chiese, sedendosi sul letto e guardandola fisso. 
Adesso i suoi muscoli si erano irrigiditi, e così anche la mascella. Riusciva perfino a notare la lotta che stava facendo con sé stessa: il suo istinto le diceva si tacere mentre il suo animo da Grinfondoro non riusciva a rimanere in silenzio. Draco sapeva che la Granger avrebbe preferito morire piuttosto che dargli ragione. 
<< Sicuramente non per causa tua. >> aggiunse, non spostandosi nemmeno di un millimetro dalla sua precedente posizione. 
Ed era vero, non aveva pianto per lui ma per tutta quella situazione in generale. Malfoy, faceva solo parte di quella piccola porzione di dolore che circondava la sua vita. Una piccola, grande, parte.
Hermione aveva un tono annoiato, come se le parole di Malfoy non la toccassero minimamente. Ma Draco sapeva che non era così, e la cosa lo eccitava talmente tanto. Il potere che aveva sulla sua lingua lo elettrizzava. Poteva renderla triste, arrabbiata o semplicemente frustrata anche con una sola parola. 
<< Ah, si? >> la sfidò, alzando il mento per guardarla in faccia visto che continuava a nascondersi. 
Questa volta lei girò la testa, incontrando il suo sguardo gelido e chiaramente divertito. 
<< Si, Malfo- iniziò, ma venne brutalmente interrotta. 
<< Sai, non mi sembrava così al secondo anno. >> aggiunse, con un tono leggermente irritato rispetto al precedente. 
<< Ero soltanto una bambina, Malfoy! Con il tempo ho capito di non dare retta a gente come te! >> replicò, mettendosi a sedere. La sua pazienza stava man man esaurendo. 
E Draco lo vide, quel luccichio nei suoi occhi. Quel luccichio che tanto gli piaceva. 
<< Cos'era stato? La parola Mezzosangue a farti piangere, o il fatto di aver fatto vomitare lumache al tuo caro Weasley? >> intuì maligno Draco. 
<< Non parlare di Ron o- 
<< Ho per caso toccato un nervo scoperto, Granger? >> sorrise. 
Adesso erano entrambi in piedi, ed Hermione era pronta a prenderlo a pugni se non avesse chiuso all'istante quella sua inutile bocca. 
<< Smettila di parlarmi- avanzò verso di lui. -Smettila di guardarmi, smettila di respirare, smettila di far qualsiasi cosa che mi dia fastidio >> 
Dalla gola di Draco uscì una risata, che si espanse in tutta la stanza. 
<< Oh, certo. Come se io prendessi ordini da te. >> la schernì, guardandola con odio crescente. 
Poi alzò un sopracciglio, e senza dargli nemmeno il tempo di replicare aggiunse: << O forse preferisci Potter? >>
L'indignazione si fece spazio sul volto della Grifondoro e senza nemmeno pensarci allungò una mano verso il comodino afferrando la prima cosa che venne a contatto con le sue mani. Prese una tazza e la lanciò fortissimo; sicuramente più forte di quanto avesse immaginato. Draco la schivò, facendola schiantare con un tonfo sul muro dietro di loro. La tazza si spaccò in due, cadendo a pezzi sul pavimento provocando un rumore stridulo. Se avessero continuato in quel modo, qualcuno sarebbe sicuramente andato a trovarli. 
Hermione tornò a fissare con rabbia Malfoy, trovandolo soddisfatto per aver mancato la tazza. Stupido verme schifoso. 
<< Ti avverto, Malfoy. Smettila di parlare dei miei amici o giuro che...- 
<< Cosa? >> chiese, guardandola innocentemente. 
Senza nemmeno che se ne fosse accorta, Malfoy aveva afferrato la sua bacchetta e ci stava giocherellando, facendola passare da una mano all'altra. Nulla di offensivo, era solo un gesto per ricordarle che era lui quello con la magia dalla sua parte. 
La Grifondoro non aggiunse nient'altro, decise che magari tacere sarebbe stata la scelta giusta. Ma non riusciva a rimanere in quella stanza con lui che continuava a provocarla, stava infatti aspettando un'altra sua reazione ma Hermione promise a sé stessa che non sarebbe arrivata. 
<< Okay. >> disse soltanto, scrollando le spalle. 
Hermione distolse lo sguardo, e con il mento ancora alzato si girò intenta ad andarsene e scendere al piano di sotto dove sicuramente avrebbe trovato compagna molto più interessante e piacevole. 
Ma la Serpe non era della stessa opinione, infatti non gli diede nemmeno il tempo di fare un passo che scattò in avanti per afferrarla ma lei lo bloccò puntandogli contro la mano.
<< Cosa diavolo significa okay? >> urlò, torreggiando su di lei. 
Ma Hermione non capì, quando si accorse che la sua voce non era minacciosa; era più irritata e forse un po... ferita? Non aveva alcun senso. 
<< Cosa deve significare, Malfoy? Significa semplicemente okay! >> si rabbuiò, scrollando le spalle. 
Draco finse di non essere rimasto spiazzato dalla sua frase, e si fece passare ridicolosamente una mano tra i capelli. Poi grugnì un poco, e si limitò a scrutarla dall'alto in basso per un momento. E poi, subito dopo, non si vedeva più, accompagnato dal rumore delle sue scarpe che raggiungevano la porta e il fracasso di quest'ultima che veniva fracassata alla parete. 
Con sua grande sorpresa, Hermione si ritrovò sola nella stanza con la piacevole compagnia del suo letto e del completo silenzio. 
***
Appena sbatté la porta dietro di sé, sentì la rabbia dentro di lui crescere a dismisura. Era incazzato, anzi si sentiva umiliato. Si era fatto mettere i piedi in testa da una stupida Mezzosangue. Qualsiasi cosa dicesse, riusciva in qualche modo a spiazzarlo. Era talmente imprevedibile, ed il fatto di non avere nessun tipo di controllo su di lei lo faceva impazzire. 
Eppure, era l'unica in grado di suscitare in Draco anche un minimo di curiosità e forse era proprio questo il motivo per cui non riusciva a sopportarla. 
Scese le scale con furia, mentre si slacciava la cravatta nera che lo stava decisamente soffocando. L'aria intorno a lui era densa, pronto a strappargli anche l'ultimo respiro. 
Ma la temperatura sembrò vacillare completamente quando fu sull'orlo delle scale di legno.  La sensazione che provava l'aveva già sentita talmente volte, eppure ogni volta che la provava sembrava essere sempre più potente. Come se lo stessero trafiggendo con mille lame, pronte a pugnalargli anche l'anima. 
Narcissa e Lucius Malfoy erano in piedi di fronte alla scrivania dello stupido proprietario, parlottavano tra loro con dei sussurri, con la costante paura che qualcuno potesse udirli. Draco si nascose, preso alla sprovvista dai suoi genitori. Quella vista avrebbe dovuto rassicurarlo, qualsiasi persona avrebbe dovuto sentirsi al sicuro alla vista dei propri genitori. Ma la sicurezza, era senz'altro l'ultima sensazione che Draco provava. 
Aveva paura, eccome se ne aveva. 
Perché si trovavano lì? Perché lo stavano cercando?
Draco era pronto a raggiungerli per scoprirlo, ma solo l'idea di incontrare lo sguardo gelido di suo padre lo fece indietreggiare. Sarebbe sopravvissuto alla vista della loro vergogna nell'avere un figlio talmente stupido e codardo? 
Per la millesima volta, ricordò quanto, in una sola notte, era riuscito a mandare ancora più giù i Malfoy. Cosa pensavano i Mangiamorte di loro, adesso?
Era sicuro che parlassero di Draco classificandolo come un traditore del proprio sangue. Lui, Draco Malfoy, un traditore del proprio sangue. 
Come si era ridotto così?
Sperò in un aiuto, un cenno, una rassicurazione che se avesse incontratolo sguardo dei suoi genitori loro lo avrebbero stretto a sé e gli avrebbero sussurrato quanto lo volessero bene. Ma tutto ciò non accadde. 
Infatti, prima che Draco potesse manifestasi agli occhi dei suoi genitori, pronto ad accettare qualsiasi loro rimprovero un urlo riecheggiò nell'aria. 
Lucius, aveva appena mandato al tappetto il proprietario dell'hotel pronunciando l'anatema che uccide, facendolo cadere a terra con un tonfo. 
Draco si ritrasse nell'ombra, sicuro di non aver mai visto suo padre uccidere qualcuno con così tanta indifferenza. 
'E' solo un babbano' sembrava leggergli negli occhi quando lo guardò ancora una volta. 
Doveva andare via. 
I suoi genitori non l'avrebbero perdonato, l'avrebbero tradito come lui aveva fatto con loro. 
   
 
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