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Autore: rocchi68    12/07/2015    1 recensioni
Può un essere malvagio tenere sotto scacco un'intera città per l'eternità o prima o poi dovrà fare i conti con la giustizia che porrà sul suo terreno un avversario di buon livello? In omicidi all'ordine del giorno, con l'Fbi incapace di cavare un ragno dal buco, può un semplice Comandante fermare l'inferno?
Oppure fallirà nel tentativo più disperato?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Conclusi quella giornata in anticipo, ero ancora scosso da tutti i tristi ricordi che avevo recuperato e non volevo stare in ufficio senza fare nulla.
Salutai tutti, chiesi a Neij di chiudere gli uffici verso le 20 e filai a casa, dove decisi di rilassarmi con un bel bagno e di andare a dormire.
 
Mentre Shikamaru stava dormendo, il killer era impegnato in nuovo piano della sua atroce vendetta.
“Strano. Questi corrono ovunque, ma non sanno dove cercare. I loro pensieri sono futili e le loro speranze pari a zero.
La speranza è l’ultima a morire? Io vi porterò via ogni cosa. Ogni certezza spazzata via dalla tempesta. La mia tempesta.
Volete scappare? Nelle regole del gioco non è previsto. L’unica regola è che non ci sono regole. Qui vale tutto, ma l’incubo finirà se il guru troverete. Non è difficile. Cercate in ogni luogo e fate in fretta. Riempirò le bare se sarete lenti.
Alcuni moriranno nelle segrete della mia mente, ma questo qui sarà il primo a morire circondato.
Circondato da amici o da persone che ti vogliono veder bruciare? L’acqua dovrebbe estinguere ogni peccato? No. È il fuoco che brucerà le vostre anime e i vostri corpi. Polvere siete e polvere tornerete. Il guru vi aspetta.”
 
Non mi ero nemmeno accorto che era giunta mattina, avevo dormito ininterrottamente per quasi 10 ore e quindi ero bello vispo e pronto per iniziare una nuova giornata.
Temari dormiva ancora, allora decisi, per una volta di preparare la colazione e di portargliela a letto.
 
“Dormigliona, devi svegliarti. Sono le 7 e se non vuoi fare tardi dovresti alzarti.” Cercai di svegliarla con dolcezza, prima di passare alle maniere forti.
“5 minuti.” Mi chiese con pietà.
“Peccato, vorrà dire che la brioche con la marmellata la mangio io.”
“E va bene, mi alzo.” Aveva capito al volo che con me la “tecnica dell’aspetta” non funzionava e che anzi ero più propenso a fare di tutto per svegliare qualcuno che dormiva come un ghiro.
“A che ora sei tornata ieri?” Chiesi con interesse.
“Alle 21 e tu già dormivi. Possibile che tra tutti i ragazzi esistenti, dovevo capitare con un fidanzato così pigro?” Si chiese, dandosi una leggera manata sulla fronte e risistemandosi i capelli spettinati.
“Ho avuto una giornata un po’ pesante e purtroppo ecco che ne comincia una di nuova.”
 
Terminata la colazione, come sempre la riaccompagnai negli uffici federali, per poi tornarmene in centrale. Erano passate solo 2 ore da quando mi ero seduto e ricevetti una telefonata che non avrei mai voluto ricevere.
Il Joker si era mosso di nuovo e la vittima questa volta era un uomo noto per alcuni precedenti penali.
Il nostro uomo questa volta avevo colpito nel centro commerciale più grande di tutta la città e non l’aveva fatto in un negozio protetto da telecamere, ma nei bagni.
 
Raggiunsi immediatamente il luogo dove il nostro killer aveva colpito di nuovo, ma non potevo essere sicuro si trattasse di lui. Essendo la vittima una persona che non aveva la fedina pulita poteva trattarsi di una resa di conti anche se ero convinto del contrario.
In fin dei conti non aveva ucciso nessuno, era stato incriminato per possesso di droga e per qualche furto con scasso, ma nulla di veramente clamoroso. Sia chiaro di gente arrestata per polverina bianca o sorpresa a rubare ne vedo una decina al giorno, ma era da qualche anno che la nostra vittima era pulita.
Era riuscito a disintossicarsi, grazie ad una comunità di gente anonima e per quanto riguarda i problemi di denaro era riuscito a risolvere anche questo. Aveva trovato un lavoro come imbianchino e un vecchio zio gli aveva lasciato una piccola fortuna da amministrare.
 
Il posto, manco a dirlo, era già stato recintato e visionato dagli uomini dell’Fbi che ora stavano facendo qualche domanda agli impiegati e all’uomo che aveva trovato il corpo del signor Morrison.
Il signor Morrison era un uomo alto 1 metro e 80, aveva 35 anni, lavorava per la White Society e da oltre 4 anni non aveva alcun problema con la giustizia. Era magro, abitava in March Street, i suoi genitori possedevano un ranch in Texas, non aveva fratelli ed era single.
 
“Fate passare il Capitano Nara, vedrete che risolverà tutto lui.”
Odiavo quella sottospecie di agente federale, se ci fossimo trovati in un vicolo oscuro, senza testimoni gli avrei sparato contro puntandogli la zucca marcia che si ritrova.
 
Ero appena arrivato e già mi prendevano per un’idiota, capisco non fidarsi della polizia, capisco guardarmi con sospetto perché sembro stralunato, ma darmi dell’imbecille solo perché stavo con sua sorella era un comportamento degno da Kiba o da Naruto.
Pensare che qualche mese fa speravo che prendesse il posto di Tsunade e di Jiraya, ma per fortuna che ha rifiutato. Piuttosto di lavorare con sto qua per un’intera giornata preferirei vendere sabbia ai beduini del deserto o pescare pesce in Groenlandia.
 
“Dato che l’ispettore Nara è un ritardatario cronico, posso chiederle di ripetere la sua testimonianza signor Grundig.”
“Ecco, ero appena arrivato all’ingresso del bagno, quando un uomo con indosso una maschera mi spinse a terra. Quando mi rialzai era ormai lontano e se non avessi avuto un bisogno impellente lo avrei rincorso per quanto aveva fatto.
Ero appena entrato quando mi accorsi che sul pavimento c’erano tracce di sangue e poco lontano c’era il corpo di quel signore. Ho subito pensato ad un qualche delitto e ho chiamato immediatamente la sicurezza, pensando che poi loro si sarebbero occupati della faccenda. Avete qualche altra domanda da pormi?” Chiese ai presenti, mostrandosi, nonostante le ore di interrogatorio, ancora paziente.
“Io ho finito.” Disse Gaara
“Io vorrei farle qualche domanda, ma in privato.” Dissi con interesse e chiedendogli di sedersi su uno dei tanti tavolini del bar.
 
Non sono stupido da far sentire a quel babbeo le domande che voglio fare ad un possibile indiziato.
 
“Mi dica signor Grundig, avete mai visto prima di oggi il signor Morrison?” Posi una domanda tipica e assolutamente banale.
“Questa è la prima volta e devo dirle che è anche una delle prime volte che vengo in questo centro commerciale.” Parlava con lentezza, ma quello che mi colpì di più è che non perse mai la calma, nonostante sapessi che i federali spesso usassero dei mezzi, alquanto controproducenti. Questi federali sono peggio degli avvocati, dei giornalisti e dei pescecani. Non si fanno scrupolo a credere che tu sia colpevole anche se sei fuori da ogni dubbio. Sono talmente idioti che potrebbero accusare anche un bambino di 5 anni di rapina e lasciare liberi individui altamente pericolosi.
 
“Abita fuori città?” Chiesi, fingendo interesse.
“Sì abito in periferia e tra il lavoro, la famiglia e lo sport che pratico abitualmente ho poco tempo per rilassarmi a fare compere.”
“Può parlarmi del suo lavoro e dello sport che pratica.” Continuando con la tecnica precedente e sperando che, senza volerlo, mi fornisse una testimonianza di una certa importanza.
“Lavoro per la Fidelity Bank da oltre 15 anni e ne sono direttore. Sono molto orgoglioso e felice di questa occupazione. Pratico palestra da oltre 2 anni dal lunedì al giovedì.”
“Torniamo al fatto che ha rovinato la sua gita. Per caso ha visto l’abbigliamento dell’uomo mascherato con il quale è andato a sbattere?”
“Sì, era vestito con una camicia bianca con la cravatta, una giacca nera molto elegante, un paio di jeans blu scuro e scarpe di tela marroni.”
“Ho finito, può tornare alle sue occupazioni.” Restai colpito dalla sua descrizione accurata, in quanto poche volte mi era capitato che qualcuno si ricordasse così tanti particolari.
 
Prima di procedere a qualsiasi altra ricerca chiamai in ufficio, chiedendo a Hinata di controllare negli archivi chi fosse e cosa facesse il signor Grundig.
La sua testimonianza era molto curata, ma non posso fidarmi di chiunque, se dovessi avere fiducia di tutte le persone avrei fatto il prete. Una cosa che non ti insegnano in accademia è proprio quello di avere sempre un velo di incertezza su qualunque cosa e su qualsiasi persona.
Le prime volte avevo sbagliato anch’io a giudicare le persone, ma dopo qualche tirata d’orecchie avevo imparato a capire al 90% chi dicesse la verità e chi mentiva spudoratamente.
 
Non aspettai molto, appena 20 minuti e arrivò un messaggio che confermò la veridicità delle parole del signor Grundig.
Ricevuto il messaggio, iniziai a controllare attentamente il bagno, sapendo che le tracce ematiche e altro erano state prese dalla scientifica e che nell’arco di qualche giornata tutto sarebbe stato pronto.
Il Joker, come al solito, non avrà lasciato tracce e questo vuol dire che anche questa volta la farà franca. La fortuna che si ha quando si lavora con agenti federali è che la critica si scaglia sempre contro di loro perché rappresentano un pesce grosso e per una volta starò bello tranquillo senza rotture.
Sarebbe una gran bella soddisfazione battere Gaara e risolvere per primo il caso, questo gli dimostrerebbe che si sbaglia sul mio conto e forse cambierebbe opinione su di me.
 
Gli agenti federali erano andati via da un pezzo con una fretta indiavolata, mentre io tranquillamente giravo per il centro commerciale chiedendo di tanto in tanto a qualche impiegato se avesse mai visto il signor Morrison. Avevo girato gli oltre 80 negozi del centro commerciale ed ero ancora più stanco, ma mancava ancora l’interrogatorio al direttore di questo posto.
Il direttore era un omino piccolo, basso e tozzo. Sembrava una pallina da golf, da quanto era ristretto e nonostante la sua faccia paffuta in molti lo descrivevano come un diavolo.
 
“Cosa diavolo vuole anche lei? Ho già risposto all’Fbi, non bastava una rottura ecco la seconda.” Esternando tutta la sua rabbia per il tempo prezioso che gli stavamo facendo perdere. Non è una bugia, quella che vi sto per raccontare, ma probabilmente se mi fossi trovato nella sua posizione mi sarei spazientito parecchio.
“Ho delle domande da farle.” Cercai di rassicurarlo.
“Non ho più voglia di rispondere.” Assumendo un tono autoritario e diventando tutto rosso in volto.
 
Con persone del genere le buone maniere e l’educazione sono da buttare nel gabinetto, se non vuole rispondere con le buone, risponderà con le cattive.
 
“Bene, sa che posso incriminarla per resistenza a pubblico ufficiale e per probabile collaborazione in omicidio?” Chiesi, ben sapendo che in tribunale il giudice e la giuria dinnanzi a tali accuse mi avrebbero riso in faccia.
“Lei razza di idiota non può farlo, è abuso di potere.” Innervosendosi ancora di più per quella situazione assurda che si stava creando
“Aggiungiamo pure offesa a pubblico ufficiale.” Aggiungendo delle colpe che non valevano un fico secco.
“Io non ho offeso nessuno, lei non ha testimoni.”
“Signor Dudle sa cosa sono in grado di fare i cellulari moderni? Ammettiamo che da quando sia entrato abbia registrato la nostra conversazione, lei si troverebbe in un mare di guai.” Ripresi con insistenza e alzando leggermente il volume della voce.
“Lei non può minacciarmi.”
“Sa una cosa signor Grundig, io sono il Capitano della polizia di questa città e mi basta un telefono e gli agenti della sanitaria sarebbero qui in un lampo per far controllare questo posto. Durante il mio giro ho visto che alcune cose non sono in regola in questo centro commerciale.”
“Lei ha bisogno di un mandato.” Stupendomi un po’ per la sua caparbietà e forza.
“Nessun problema, il giudice Bradley è un mio amico. Basta una telefonata e questo posto salta per aria. Mi dica è questo quello che vuole? Ci pensi affari in rosso, costretto a chiudere, fallimento, licenziamento del personale e tutto questo solo perché non vuole rispondere a qualche domanda, che prometto non sarà personale o troppo indiscreta.” Chiesi, cercando di mantenere la calma.
“Non potrei mai fare questo ai miei dipendenti.”
“Siamo d’accordo allora. Se lei risponde alle mie domande, io mi dimenticherò anche del suo nome, se necessario, ma prima lei deve aiutarmi. Io sono un uomo d’onore e sono convinto che una stretta di mano sia il simbolo di rispetto tra due duellanti. Dal colloquio che mi appresto d’avere con lei, prometto che utilizzerò solo le fonti che crederò utili al caso e gli elementi irrilevanti verranno cancellati.” Dissi e allungai la mano per stringergliela.
 
Quel diavolo era diventato un tenero agnellino ed io che odiavo minacce ed imprecazioni ero stato costretto a giocarmi la carta delle offese a pubblico ufficiale e cavolate del genere.
 
“Vorrei solo sapere se avesse mai visto all’infuori di oggi il signor Morrison.”
“L’avevo visto già altre 4-5 volte e se devo dirle la verità mi stavo convincendo che fosse un brav’ uomo e una volta ho avuto il piacere di prenderci un caffè e di scambiarci qualche parola.”
“Che lei sappia aveva qualche nemico?”
“Non saprei, tutti a questo mondo hanno almeno un nemico. Nel mio caso ne ho molti di nemici, ma non ho mai chiesto nulla di tutto ciò al signor Morrison. Le nostre uniche discussioni erano relative al campo del lavoro e sul campionato di basket.”
“Credo di aver finito. Se ho qualche dubbio, non esiterò a ricontattarla, per questo devo chiederle di non lasciare la città. Se dovesse venirle in mente qualcosa, anche di scarsa importanza, non esiti a ricontattarmi a questo numero.” Presi quindi il mio bigliettino da visita dal giubbotto e glielo porsi.
“Perché, dove potrei mai andare?” Uscì anche lui dall’ufficio e tornò al lavoro.
 
Ero appena uscito dal centro commerciale e non ero ancora riuscito a capirci nulla di questo caso. Troppi dubbi, troppe incertezze e poche tracce. Il nostro Joker lavorava bene e non sbagliava nemmeno una mossa. Si muoveva alla perfezione, come se studiasse ogni singolo movimento fino a quando non lo ripeteva uguale.
Il Joker originale, secondo i racconti della signorina Tsunade, si chiamava Robert Epson, ed ero curioso di vedere se l’esistenza di qualche collegamento tra quella famiglia e questi nuovi delitti fosse possibile.
 
   
 
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