Quattro persone al centro
della pedana circolare si fissarono mentre sentimenti diversi attraversavano la
mente di ciascuno di loro.
Altri cinque erano indietro,
appena oltre la soglia della porta e stavano guardando con sano terrore tutte
quelle scene concitate che scorrevano decisamente troppo veloci di fronte ai
loro stralunati occhi.
Ciel, sentitamente
preoccupata, si stava tormentando le mani, Karen, impaurita dalla piega che
aveva preso la discussione tra Gardis e Leonard, tremava tra le braccia
protettive di Jack che, tuttavia, guardava dritto di fronte a sé senza sapere
bene cosa pensare.
Appesa al braccio di Jeff, Hestia pregava davvero che tutto quel casino terminasse.
Aveva cercato un’avventura, ma adesso vedeva che cosa spingeva davvero i suoi
genitori a prodigarsi per la pace, per la tranquillità, perché apprezzassero
tanto la monotonia di tutti i giorni.
Tempo di pace e tempo di
guerra.
Sembra sempre quello
sbagliato.
-
Gardis, fatti da
parte – disse freddo Leonard facendo un cenno alla sorella e preparando la
bacchetta di fronte al viso per un duello, Kitt emise un sospiro e fece
altrettanto, se proprio non si poteva evitare… era pronto.
Non che Leonard avesse
bisogno di una bacchetta per combattere, i vampiri in genere non ne sentono
tutta questa necessità, ma manteneva il suo rispetto per Kitt che aveva portato
avanti fino in fondo la sua ideologia, e voleva combattere alla pari e
sconfiggerlo ugualmente.
Lo detestava, lo detestava
profondamente, se non fosse mai nato la mamma non sarebbe stata morsa e lui ora
sarebbe stato un ragazzo normale, ma visto che le cose erano già successe e il
passato non si poteva cambiare, o così pensava fosse giusto, un combattimento
sleale non sarebbe servito a dargli la vita qualsiasi che aveva sognato per
così tanto tempo.
Gardis poteva forse
nascondere la sua natura, ma lui? Era troppo lampante, era troppo evidente,
eppure a lei era andata peggio, aveva davvero da lamentarsi così tanto?
Forse no, per questo adesso
combatteva lealmente. Sì per ciò che aveva perduto, perché nessun altro dovesse
avere un’infanzia sentendosi chiamare “mostro” a causa dei mangiamorte, ma
soprattutto per lei, per sua sorella, che dai mangiamorte aveva ottenuto una
cosa ben peggiore. Per il futuro di pace, per la pace di tutti.
Gli dispiaceva che fosse
proprio lui, Christopher, il suo avversario, ma forse era meglio così.
Sarebbe riuscito a
trattenersi a quel modo se di fronte a lui ci fosse stata Bellatrix,
oppure suo marito?
Il braccio s’inclinò tendendo
il tessuto bianco della camicia all’altezza del gomito e la punta della
bacchetta si tinse di un inusuale colore biancastro, il colore degli schiantesimi di alta potenza.
Kitt si preparò sulla
difensiva, con qualche incertezza a causa delle ferite già riportate, era da
pazzi cercare di respingere un attacco del genere, poteva anche essere un
mangiamorte, ma senz’altro era intelligente a sufficienza da valutare
obiettivamente rischi e pericoli. Doveva schivare la magia o al primo round
sarebbe già stato ko, i vampiri hanno poteri magici ben superiori a quelli dei
maghi comuni, lo aveva studiato e Rago glielo aveva
confermato, Leonard doveva essere un vampiro piuttosto potente vista la magia
che aveva nelle vene e dato che la sua “creatrice” era Evangeline…
D’accordo. Schivare
l’attacco.
Con sguardo glaciale Leonard
fece per lanciare la magia quando Gardis comparve all’improvviso con le braccia
spalancate poco distante da lui, sulla traiettoria dello schiantesimo
diretto al moro che stava dietro le sue spalle, a qualche metro di distanza.
La luce saettò contro una
barriera invisibile rimbalzandoci sopra e andando a colpire il soffitto,
distruggendo un grosso blocco di pietra.
Chris rimase stupito di
vederne la potenza, ma ancora di più da lei, sempre lei: Gardis.
Perché lo aveva fatto? E che
cosa aveva fatto?
Non poteva essere tanto forte
da deviare addirittura un colpo simile, eppure non l’aveva neppure sfiorata, la
sua barriera protettiva doveva essere un mastodonte.
-
Non lo toccare,
Leonard – disse risoluta – devo ancora finire con lui – aggiunse come se suo
fratello avesse appena cominciato a divertirsi con un suo giocattolo
-
Spostati, sai
anche tu che è la cosa giusta
-
No, ha ragione
lui
-
Non farti
incantare da tante belle parole
-
So quello che
faccio
-
No. Ora levati
-
Non lo farò
-
Gardis…
-
Stai in guardia
fratello, se ti ostini su questa strada non sarà lui che dovrai affrontare
Nessuno dei due aveva
gridato, a differenza delle loro consuete liti: era un sintomo della gravità
della situazione.
I due si fissarono qualche
istante mentre nella sala calava il silenzio pesante dell’attesa, rotto
solamente da degli strani picchiettii, probabilmente le tubature o l’acqua che
colava da qualche parte.
Karen fissò pensierosa quei
due, domandando mutamente a sua sorella come mai l’atmosfera fosse così tesa,
Ciel però era ancora più in ansia perché, a differenza di Karen, sapeva che
Leonard era un vampiro e non capiva come Gardis potesse trattenere gli attacchi
di un essere che le era tanto superiore.
Leonard mosse due passi
incrociati verso destra, Gardis, sempre mantenendo il contatto visivo, si mosse
di qualche passo indietro, mantenendosi sulla traiettoria di eventuali magie
-
Spostati – ordinò
a Christopher che ancora seguiva tutto quel trambusto senza capire come lei
potesse essere tanto forte, ad ogni modo si affrettò ad ubbidire
-
Perché sei così
ostinata? – le chiese il fratello
-
Perché ha ragione
-
Ti fidi di una
persona che ti ha mentito anche nella menzogna?
-
Di che menzogna
stai parlando?
-
Il tuo caro amico
Kitt non ti ha detto tutto, vero Chris? – chiese con un ghigno perfido sulle
belle labbra
-
Kitt, a che cosa
si sta riferendo?
Gardis voltò un attimo la
testa verso di lui, distogliendo gli occhi da quelli ambrati di suo fratello,
percepì il singhiozzo trattenuto di Lachlan; neppure il tempo di domandare
ulteriori spiegazioni che un incantesimo di offesa apparve sulla punta della
bacchetta del biondo che si affrettò a scagliarlo contro la sorella.
Stupito da tanta crudeltà,
Kitt rimase basito al suo posto, peccato che Gardis, che fino a mezzo secondo
prima aveva l’attenzione concentrata nelle sue iridi blu, si fosse
inspiegabilmente accorta della magia e fosse addirittura riuscita a deviarla
con un gesto secco che aveva fatto vorticare la luce dello schiantesimo,
mandandolo a colpire dritto la parete dietro Leonard e facendo ondeggiare i
capelli biondi di entrambi.
Incredibilmente e
inspiegabilmente. I suoi movimenti erano stati fulminei, lui stesso aveva
percepito solo un turbinio indistinto di colori.
-
E dopotutto,
neanche tu gli hai raccontato tutta la storia, non è vero sorellina? Cos’è, non
ti fidi di lui? – il tono di scherno di Leonard non piacque alla minore dei
Malfoy che digrignò i denti pericolosamente. L’aveva volutamente provocata
perché Christopher sospettasse della sua vera natura, maledetto Leonard. Dopotutto
non tutti deviano lo schiantesimo di un vampiro con
una mano e un diavolo per capello, senza graffi né niente.
Assestandogli un’occhiata
truce, Gardis gli girò volutamente le spalle e, a braccia distese lungo il
corpo, con l’espressione impassibile, si rivolse al suo migliore amico, ignorando
l’altro Malfoy: nessuna sua magia, in quel momento, sarebbe riuscita a
oltrepassare la sua difesa.
-
Christopher, di
che sta parlando Leonard? – gli domandò glaciale
Per qualche istante il Ravenclaw fu in grado di guardarla negli occhi, nonostante
le mani gli tremassero visibilmente, poi però fu costretto a interrompere il
contatto visivo, non certo di riuscire a reggere alla fermezza con cui lei lo
squadrava e analizzava.
Era capace come Izayoi di
leggere nella mente senza che la vittima potesse opporsi?
Forse no, ma la sua sicurezza
avrebbe senz’altro lasciato dire di sì a chiunque avesse avuto la brutta
esperienza di essere sondato da quegli occhi strani. Soprattutto se si stava
nascondendo qualcosa.
Altro silenzio, la classica
quiete prima della tempesta, Gardis stava aspettando come un ragno nella
ragnatela, ben conscia del fatto che lui sarebbe capitolato.
Leonard, con le braccia
incrociate e il sorriso vittorioso, aspettava che si smuovesse qualcosa.
Nella stanza, una volta
ritrovo sacro di Salazar Serpeverde, c’era un
silenzio irreale, rotto soltanto dai respiri affannati di paura di cinque
persone, ormai oltre la porta, quasi prossime alla fuga dal terrore.
Kitt, che stava ancora
cercando di resistere, si sentiva preso in una morsa di ferro, non riuscendo a
decidersi su cosa fosse meglio tra le tante idee che aveva in mente.
Di una cosa era certo, però:
quei due Malfoy gli facevano paura.
Sentiva il martellare del suo
cuore nel petto che gli rimbombava a ritmo forsennato nelle orecchie creando
ancora più confusione nella sua mente dove vorticavano immagini del passato e
del presente e, soprattutto, segreti celati.
Leonard e Gardis, c’era da
dirlo, sapevano come ottenere ciò che volevano.
Vide il petto del vampiro che
non si alzava ed abbassava, sapeva che la maggior parte di loro respirava per
pura e semplice abitudine, non perché ne avessero davvero necessità, ciò non lo
aiutò.
Il respiro di Gardis, invece,
a differenza di suo fratello, era perfettamente visibile mentre tendeva la
stoffa del camicia e poi la rilasciava.
Il bottone creava tante
piccole pieghe intorno all’asola, sinonimo che presto avrebbe dovuto spostarlo.
Ormai percepiva solo dettagli. Dettagli che lo distraevano.
-
Perché non le
dici come stanno davvero le cose? – s’insinuò la voce di Leonard in
quell’atmosfera irreale – perché non le dici di tua sorella Izayoi?
Chris provò autentico terrore
in quel momento, avvertendo il gelo del sudore che dalle tempie e dalla nuca
gli scorreva sulla pelle. Non aveva paura per la sua vita, aveva paura per
quelle terribili parole
-
Perché non le
dici che è LEI Lord Voldemort? O meglio, Lady Voldemort – aggiunse con una smorfia di superiorità il
maggiore dei due fratelli
Come faceva Leonard a
saperlo? COME?
Le iridi gli si dilatarono
negli occhi mentre il suo cervello assimilava una volta dopo l’altra il
significato di quella frase.
Izayoi, Izayoi!
Era lei, era vero. Aveva
mentito, aveva negato. Perfino giurando di dirle la verità aveva raccontato a
Gardis una frottola.
Si sentì sprofondare mentre
stranamente il braccio cominciò a dolergli. Ma lui voleva che lei accettasse
Lachlan anche se fosse stato Voldemort, voleva che
credesse nel suo stesso ideale: una persona nasce dall’educazione E dal sangue,
non solo una delle due cose.
Si voltò a guardarla
aspettando di vedere i loro progressi sgretolarsi come un castello di sabbia.
Gardis, di fronte a lui, non
aveva il respiro affannato di una rivelazione improvvisa e di simile portata.
Aspettava.
Come facesse ad essere così tranquilla,
non lo sapeva.
Forse perché per lei non
importava quale dei suoi fratelli fosse davvero il clone di Voldemort,
forse sapeva che le aveva mentito ancora una volta?
-
Lo sapevo –
confermò con la sua voce fredda e lontana, come se provenisse da un altro mondo
– sapevo che mi avevi raccontato una menzogna ancora una volta. Non sei mai
stato bravo a mentirmi, Kitt – dichiarò gelida e lui provò estrema vergogna che
il suo soprannome, sempre accompagnato da un sorriso o dalla sua voce calda,
assomigliasse adesso al peggiore degli insulti.
Aveva ferito Gardis nella
cosa a cui lei teneva di più: la VERITA’.
Gardis viveva per la verità e
lei stessa ne era l’emblema. Non c’erano mai state bugie sulla sua bocca, solo
cose non dette.
Lui, a differenza sua, aveva
sempre detto troppo, mentendo.
-
Kitt – ripetè la bionda con una certa impazienza, spronandolo a
parlare. Se le avesse raccontato tutto adesso, sarebbe riuscito a farsi
perdonare? No, quello senz’altro no, il suo peccato andava al di là del perdono
di qualcuno che amava la verità come lei, ma… lei sarebbe stata in grado di…
comprenderlo?
Sperarlo era inutile.
Per diciotto anni della sua
vita aveva visto solo bugie. I mangiamorte non erano riusciti ad ucciderlo né a
piegarlo e ne era sempre stato fiero: pensava con la sua testa e ragionava
altrettanto, nessuno l’aveva condizionato; se stava ancora con loro era solo
per il bene di Izayoi. E di Lachlan.
Ma ora la connivenza di cui
si era macchiato per tutto quel tempo gli bruciava sulla pelle, era una macchia
di quelle che non si possono cancellare.
Voleva farle sentire questi
sentimenti, dirle che se stava coi “cattivi” era solo per salvare i suoi cari,
per una buona causa, stava tergiversando per cercare un modo di salvare tutto
ciò che aveva amato senza dover rinunciare a qualcosa, era diventato debole,
dopo aver incontrato Gardis, l’amava troppo per riuscire a separarsene, anche
se AVREBBE DOVUTO.
Voleva troppo che lei capisse
e questa sarebbe stata la sua rovina, sua e di tutto ciò in cui credeva.
Tirando un sospiro mesto, il
moro abbassò la bacchetta, come se non avesse più la forza di rialzarla,
puntarla contro qualcuno e continuare come prima.
Un'altra serie di colpi come
i precedenti, provenienti chissà da dove.
Gardis aspettava e lui sapeva
che stava per spifferare tutto.
-
Gardis, io… - le
iridi blu si sollevarono su di lei cercando qualche indizio di cosa le passasse
per la mente, ma l’espressione truce della bionda era impenetrabile, tanto che
aveva seri dubbi sul fatto che pure sua sorella riuscisse a leggerle dentro,
sembrava pensare ad altro.
Le parole gli facevano
difetto, non riusciva ad esprimere una cosa così semplice con una frase di
senso compiuto e quel martellamento dietro la testa non lo aiutava.
Alla fine alzò gli occhi,
deciso a vuotare il sacco, raddrizzò la schiena e sollevò il mento: era pronto
per la battaglia finale, quella contro sé stesso.
-
Io devo dirti una
cosa – esordì – io…
-
Levatevi
immediatamente di lì! – Leonard lo urlò all’improvviso con tono d’ordine, tanto
che, concentrato com’era sul suo discorso, Kitt non capì neppure il motivo di
tanta agitazione.
Ma vide all’improvviso i
capelli biondissimi di Gardis sfrecciare nella sua direzione e, l’attimo
seguente, qualcosa lo spinse lontano colpendolo all’addome e provocandogli un
dolore allucinante alle costole.
Chiuse gli occhi senza
capire, udendo delle grida concitate, poi la vista cominciò ad annebbiarglisi.
* * *
Gardis, ansimante, rimase al
suo posto dopo aver spinto lontano Kitt, le calze che portava si erano sdrucite
nella furia mentre col ginocchio aveva strisciato per terra, il sangue,
infatti, imbrattava la sua pelle candida.
Pregò che suo fratello non
fosse tanto affamato da perdere il controllo per un graffio del genere.
Un blocco di pietra andò a
schiantarsi contro la sua barriera magica mentre udiva alle spalle il fragore
in ritardo dell’esplosione.
Senza perdere tempo alla
ricerca dei responsabili di quell’attentato, controllò le condizioni di
Leonard, incolume, poi quelle di Chris che, riverso al suolo, si stava tenendo
la camicia, mentre il petto si alzava ed abbassava a ritmo scoordinato e il
tessuto si imbrattava di rosso.
Non ci pensò due volte e si
rialzò, dirigendosi verso di lui, ignorando completamente il danno causato
dall’esplosione che si era avuta.
Anche lei, come Leonard, l’aveva
percepita prima che accadesse, fatto sta che il tempo risparmiato non era stato
sufficiente mettere Kitt al sicuro.
Lei poteva anche rimanersene
dov’era, niente di tutto quello avrebbe potuto scalfirla, ma lui… era un
arcimago, certo, ma non aveva coscienza dei suoi poteri e al momento era
vulnerabile quanto qualsiasi altro normalissimo mago. Si era ferita per lui.
A passo spedito si avviò
verso il punto dove il moro giaceva privo di sensi, stava giusto a metà strada
quando una risata satanica si diffuse per l’ambiente, echeggiando tra le
antiche mura della Camera dei Segreti e disperdendosi verso l’alto.
Era familiare.
L’aveva udita una volta e non
l’avrebbe mai più dimenticata.
Era una risata crudele, era
perfida.
Era malvagia.
Era la risata che le aveva
rovinato la vita, così come l’aveva rovinata a suo fratello e, stando a quanto
asseriva, anche a Kitt e ai suoi cari.
Era qualcosa di impossibile
da scordare e che al solo sentirla faceva montare la collera dentro o venire i
brividi.
Il suo senso di vendetta si
risvegliò all’improvviso fermando la sua avanzata.
Conosceva a chi apparteneva.
Una volta era stata molto più
che sufficiente.
Era la risata malefica della
zia Bellatrix.
* * *
Christopher aprì a fatica gli
occhi dopo aver perso conoscenza, non riuscì a mettersi seduto sentendo un
dolore lancinante all’addome dove era stato colpito da qualcosa che,
guardandosi attorno, riconobbe come un grosso blocco di pietra scaraventato
dall’esplosione di poco prima, subito dopo che Gardis l’aveva spinto via: se
non l’avesse fatto gli avrebbe distrutto il cranio.
Cercando di non pensare alle
fitte continue e al segno rosso che gli inzuppava la camicia, si appoggiò al
gomito e fissò un po’ più avanti del suo corpo visivo.
Non era difficile scoprire
chi aveva innescato la detonazione perché al centro del foro circolare nella
parete, che conduceva in un’altra stanza di grosse dimensioni, stavano ferme
due persone con sguardo strafottente e arrogante, due persone che conosceva
benissimo: zia Bellatrix e zio Rodolphus.
Lontano, verso la parete,
Leonard li stava fissando con uno sguardo talmente omicida che, se fosse stato
nei coniugi Lestrange, al posto che rimanersene fermo
lì se la sarebbe data a gambe levate, ma c’era da dire che la fede in Voldemort della zia Bellatrix era
incrollabile e, se possibile, lui era ancora riuscito a peggiorare la
situazione, ma Gardis e Leonard e tutti gli altri dovevano capirlo, l’aveva
fatto per sua madre…
Gardis, già… stava in piedi
rivolgendo la schiena alla coppia, aveva gli occhi vitrei e fissi come se
dentro di lei si stesse agitando un uragano e non sapesse bene come fare, le
sue mani sottili erano chiuse in un pugno nervoso e serrato che le aveva reso
le nocche bianchissime da tanta forza stava usando, che voleva fare quella
piccola pazza?
Rimase stupito di vedere il
suo ginocchio destro con le calze strappate e il sangue che colava come se lei
neppure se ne accorgesse, la scia di macchioline vermiglie cominciava qualche
passo dietro di lei, poco distante dall’enorme blocco che aveva rischiato di
colpirlo e… ora non aveva dubbi su chi fosse la responsabile del prolungamento
della sua vita e, a farci caso attentamente, c’era un punto non lontano dalla
grossa pietra che formava un cerchio di granelli e massi sgretolati sul
pavimento: era stata lei, senza dubbio, ma come?
La vide chiudere lentamente
gli occhi mentre il suono della voce gracchiante della zia era impresso nelle
pareti del luogo che per tanti anni aveva sognato di vedere e nel quale stava
per entrare vittoriosa perché chi si sarebbe potuto opporre a lei? Gardis era
una comune ragazza, seppure il suo spirito fosse indomito e Leonard doveva
senz’altro avere qualche punto debole che Bella non si sarebbe risparmiata di
utilizzare a suo favore.
Gardis prese un respiro
profondo, se avesse liberato Rago in quel momento per
una mancanza di autocontrollo, probabilmente tutto ciò che esisteva nell’arco
di un chilometro si sarebbe trasformato in briciole, anzi, meno, atomi. Rago non doveva venire fuori, non ora, non era il momento.
Si morse la lingua nella
speranza che il dolore riuscisse a renderla più cosciente mentre sentiva il
pulsare del suo cuore e ancora il riso di quella donna malvagia nelle orecchie.
Non l’avrebbe perdonata.
Se avesse ucciso, non se ne
sarebbe pentita.
Che la condannassero pure ad Azkaban, non era una gran cosa, ne valeva la pena.
Il moro la vide, sembrava che
si stesse trattenendo, poi, d’improvviso, lei spalancò gli occhi che sembravano
molto più vividi e brillanti di quanto lo fossero mai stati.
Allargò le palme delle mani e
notò che erano segnate da tante piccole mezzelune formate dalle unghie curate
che si era conficcata nella carne.
Gli sfuggiva qualcosa, c’era
un dettaglio fondamentale che non riusciva ad afferrare.
Perché Gardis era così
strana? Tutti conoscevano Bellatrix Lestrange, anche lei senz’altro, perché era così
tranquilla? No, era qualcosa di diverso che non sapeva esprimere, ma certo non
era terrorizzata e, malgrado tutto, neppure Leonard.
La bionda non si voltò a
guardare la mangiamorte dal buco nella parete, ma tornando alla sua camminata,
procedette nuovamente nella direzione del giovane Black,
più che decisa a fare ciò che voleva, la vendetta doveva aspettare se non
voleva distruggere la vita di molti innocenti, oltre a quella dei malvagi che
erano lì presenti.
Si abbassò per afferrarlo per
un braccio e rimetterlo in piedi quando, toccata la sua spalla, la mano entrò
in contatto con qualcosa di irrealmente freddo e, alzando a sua volta le iridi
di colori differenti, vide davanti a sé la figura del più giovane dei fratelli
di Rago: Astaro.
Astaro era con loro? Astaro stava
dalla loro parte?
Il vampiro, seppure non con i
capelli albini e gli occhi rossi, sembrava dirle che era pronto per un bel giro
di giostre, Astaro aveva voglia di sgranchirsi le
gambe e questo le piaceva, doveva solo fare attenzione affinchè
quell’odio che aveva dentro non trasformasse la vendetta in un massacro al
quale, probabilmente, né Leonard né il millenario fratello di Rago sarebbero stati in grado di resistere.
Senza fare troppo sforzo, il
ragazzo rimise in piedi il Caposcuola dei Ravenclaw e
lo sorresse con il braccio
-
Sei dei nostri? –
gli domandò gelida Gardis e Kitt non potè fare a meno
di notare che il fegato non le mancava di certo, lui stava letteralmente
tremando di paura, o forse era semplicemente l’emorragia, fatto sta che non si
fidava di quel tipo e, in verità, neppure della Malfoy, ormai, la scena
sembrava troppo come qualcosa di premeditato.
Come risposta lui sorrise e
si passò lentamente la lingua sui canini affilati: ottimo!
Christopher questa volta non
si trattenne dal rabbrividire mentre la sua compagna non pareva troppo colpita
dalla cosa e, anzi, sfoggiò il suo consueto ghigno made-in-malfoy
che, tuttavia, al momento gli appariva ancora più pericoloso del sorriso
mortale di Astaro.
-
Va’ da lei –
ordinò l’antico vampiro indicando un gesto la donna che ancora aspettava, o
forse erano passati solo pochi istanti, l’ultimo dei Black
non avrebbe saputo dirlo – qui me ne occupo io
Accennando un assenso, Gardis
voltò le spalle e mosse qualche passò verso la mangiamorte, formando un
triangolo perfetto tra i due vampiri ai suoi lati che attendevano, l’uno
all’erta e l’altro che stava curando le ferite di Christopher come se non
fossero nel mezzo dei preliminari di una battaglia terribile.
Gli occhi di Gardis
saettarono verso il fratello, una muta affermazione
-
Ciel! – ordinò
subito dopo il primogenito dei Malfoy; la Longbottom,
che era rimasta impietrita molto più indietro assieme agli altri, si riebbe di
colpo, cogliendo finalmente la gravità di ciò che si stava per scatenare là
sotto – porta via gli altri
-
Ma… - tentò di
protestare la ragazza, un’occhiata raggelante dei due Malfoy la indusse a
tacere e annuire involontariamente, come se fosse mossa da una volontà
superiore che si era impadronita del suo corpo.
Gli amici di Gardis, che
stavano provando del sano terrore come Kitt, non se ne sarebbero voluti andare,
ma sapevano che in quel momento la volontà di Gardis era legge, avrebbe potuto
far fare loro quello che voleva e lei, lo sapevano, non voleva coinvolgerli in
quel combattimento.
Avrebbero voluto essere al
suo fianco, ma sarebbero stati un impiccio, un peso e, soprattutto, non
richiesti.
-
Portati via anche
Rudiger. – ordinò imperioso lo Slytherin
– portali al dormitorio del Grifondoro e non farli
uscire di lì
Ciel lo udì appena mentre
conduceva oltre le scale tutto il drappello di ragazzi.
-
Lachlan, va’ con
loro – furono le parole gelide della Malfoy, Lachlan si impietrì sul posto,
indeciso sul da farsi, ma Chris non lo stava aiutando, troppo preso a capire e
farsi guarire le ferite al momento con una magia che sembrava presa
direttamente dai tomi di incantesimi proibiti.
Vedendo che il bambino non
ubbidiva, la ragazza si spazientì
-
Fa’ come ti ho
detto o giuro che ti ammazzo qui sul posto!
Il Corvonero,
terrorizzato, si affrettò a scappare, più che certo che, viste come si erano
messe le cose, quella tipa strana sarebbe stata capacissima di farlo. Era un
bene che suo fratello fosse riuscito a convincerla della loro buona fede perché
sarebbe stata pura follia battersi con lei.
-
E ora a noi – e
si rivolse direttamente a quella che era stata la maggiore delle zie di suoi
padre, colei i cui capelli erano stati neri come il carbone, ma che ormai, col
tempo e con la vecchiaia, erano diventati striati di bianco sulle tempie,
conferendole un’aria particolarmente pericolosa.
-
Ma guarda chi si
rivede, la cara nipotina Gardis, non sei contenta di rivedermi, Gardis? –
domandò facendo sibilare pericolosamente l’ultima lettera del nome
Christopher, che aveva
riacquistato un po’ di forza, ma che ancora si teneva il tessuto macchiato contro
la pelle, alzò gli occhi stupito: nipote?
Bellatrix era la zia di Gardis? Non capiva… lui l’aveva sempre
chiamata zia, ma che legame aveva con la minore dei Malfoy?
-
E’ bello rivedere
una famigliola tutta riunita, vero Rodolphus? –
chiese al marito che era rimasto in silenzio. – il mio nipotino, la mia
nipotina… oh, povera Gardis – aggiunse con fare falsamente dispiaciuto – forse
non lo sapevi che quel bel tipo laggiù è il mio nipotino?
Gardis ghignò, lo sapeva
benissimo. C’era stato un momento in cui aveva addirittura sospettato che fosse
suo figlio, era un bene che non lo fosse, ma dopotutto era anche impossibile,
Kitt non sarebbe mai potuto diventare così bello con due genitori del genere.
-
E tu, specie di
traditore, pagherai anche per questo! – grugnì nei confronti del ragazzo ancora
dolorante
Astaro, che ancora lo aiutava a stare in piedi, gli strinse
simbolicamente il braccio
-
Non fare caso a
lei – gli sussurrò appena – non è che una misera umana – aggiunse – e in questa
stanza non lo è nessuno di noi… - fece presente con un sorriso perfido
-
Credo allora che
sia il caso di fare tutte le presentazioni, nipote, perché forse ti sei perso
qualcosa – blaterò ancora la seguace del Signore Oscuro – lascia che ti
presenti i nipoti della mia sorella traditrice Narcissa
– e con un gesto della mano indicò i due fratelli Malfoy davanti a lei – il poooovero Leonard, costretto a diventare vampiro per colpa
mia – aggiunse - e…
-
…e il mostro che
tu stessa hai creato, zia Bella – la prevenne Gardis – vista la tua età
dovresti badare a come parli – sottolineò col suo fare affettato da figlia di
papà la biondissima Malfoy
Christopher passò
alternativamente gli occhi su Leonard e sul Prefetto dei Grifoni come se li
vedesse per la prima volta, o fossero loro spuntate antenne e orecchie verdi
sulla testa tipo Shrek.
-
Il mio nipotino
acquisito – continuò Bellatrix con un ghigno –
Christopher DeLaci. Black.
Eccolo finalmente alla luce
il mistero. Il segreto che nessuno doveva sapere. Lui non era un Black, esattamente come gli avevano detto sia Rago che Astaro, avevano ragione
perché, in effetti, lui era un DeLaci. Era il figlio
di un DeLaci e di una Black,
una Black speciale, discendente della stirpe di Lord Voldemort che aveva dato i natali al clone del Signore del
Male.
Lui era quel bambino perduto
che per anni gli Auror avevano cercato.
Lui era l’ultimo.
Sentì il peso di quelle
parole sulla propria schiena, che gli bruciavano la pelle, ma soprattutto il
cuore e le gambe gli cedettero, Astaro non ebbe
difficoltà a sorreggerlo, mentre la donna pareva compiaciuta della reazione che
aveva suscitato in lui e, infatti, un ghigno perfido si dipinse sulle labbra.
-
Non credi di
esserti dimenticato qualcuno? – la voce sembrava comparire dal nulla e Bellatrix si guardò attorno alla ricerca del proprietario,
l’unico a cui non aveva prestato attenzione era quel tipo alto assieme a suo
nipote che al momento la stava fissando non con occhi di sfida, ma piuttosto
divertito.
-
Chi sei? Che cosa
vuoi?
-
Come sei
sgarbata… una volta non eri così aggressiva… facevi finta di essere dolce e
arrendevole
-
Non so di cosa tu
stia parlando! – gridò
-
Forse non hai
detto a tuo marito di aver avuto un amante? Beh, più d’uno, a quanto ne so, ma
io sono stato senz’altro il migliore… - la modestia dei vampiri, ma chi era, il
gemello di Leonard?
Rodolphus dette segni di nervosismo e infatti sposto la mano,
che prima teneva nascosta nell’abbottonatura dell’abito, al suo fianco, facendo
intravvedere che non era di carne, ma di legno.
-
Sul serio non ti
ricordi? Oh, che vergogna, Bella cara… - la stava nel frattempo prendendo in
giro Astaro – Ah, forse ho capito, è perché quando ci
siamo conosciuti io non avevo questo aspetto, ma quest’altro!
E l’attimo seguente,
compiendo in parte la metamorfosi di tutti i vampiri pronti per la caccia, i
suoi biondi da studente di Drumstrang divennero bianchissimi.
Bellatrix trattenne un singulto mentre avvertiva la guancia di
suo marito tendersi all’inverosimile. Impossibile non ricordare quel tipo, era
rimasto da loro tre anni e poi, puff! Scomparso nel
nulla, chissà dove.
-
Hai fatto delle
cose molto brutte, vero Bella cara? – continuava nel frattempo il figlio di Theanu e Andrekasi, proprio lui
che in quanto a certe cose doveva tenere la bocca chiusa. E continuava a usare
quel linguaggio fintamente familiare
-
Cosa c’è, zia Bellatrix, qualcosa ti preoccupa? – chiese Gardis con
un’innocenza ben simulata
-
Stai zitta,
puttanella altezzosa! Sei come quella stupida di mia sorella! Ma intanto niente
potrà fermarmi adesso! Il mio piano è completo, uccidetemi pure, Lord Voldemort è tornato
-
Perdonami ma mi
considero molto migliore della tua “povera” sorella… e comunque dovresti
smetterla con tutta questa boria
-
È qui che ti
sbagli, carina, il bambino che hai appena mandato via perché hai il cuore
debole non è nient’altro che il Signore Oscuro in persona
-
Permettimi di
contraddirti, ma sei tu che stai sbagliando, zia! – gridò Kitt staccandosi dal
supporto sicuro del braccio di Astaro e barcollando
verso di lei – non te ne sei neppure accorta… - e sorrise quasi con cattiveria
- …non ti sei accorta che lui non è Voldemort, ma è
LEI!
-
Che cosa? – Bellatrix, incredula, lo ficcò con sguardo d’odio profondo,
ma allo stesso tempo senza capire
-
Izayoi! – il nome
della sorellina di Christopher riecheggiò nella sala mentre tutti facevano
silenzio
Le teste del gruppo si
voltarono in sincrono alla sinistra mentre, da una colonna si avvertivano i
tacchi delle scarpe di qualcuno e, subito dopo, i capelli neri di lei apparvero
raccolti in una lunga treccia fermata da un fiocco blu, la divisa perfetta dei Ravenclaw e gli occhiali rettangolari sul naso.
Bellatrix boccheggiò e suo marito diede segni di essere molto,
molto stupito. Era la copia sputata di Temperance, ma
gli occhi, quegli occhi…
-
Non ti eri
accorta, zia Bella, che Lachlan non era davvero il Lord Oscuro? Non ti sei
accorta – e in quel momento tutti giurarono che avesse la stessa voce piena di
sé e di fiducia nelle proprie capacità di ogni Black
sulla terra – che io avevo sostituito i bambini nella culla? Ricordi, zia,
quella notte dell’ultimo dell’anno? Non era il clone di Voldemort
che è nato, ma una bambina, una bambina Black. È
vero, metà dei suoi geni appartengono a Tu-Sai-Chi,
ma… non si può certo dire che LEI sia come LUI, non trovi? Credo che sia andato
storto qualcosa nei tuoi piani – fece presente, alludendo al fatto che ci
avesse messo lo zampino - E ti assicuro che lei non condivide di certo le tue
idee…
Izayoi aveva moltissimo dei Black, a cominciare dall’espressione e dallo sguardo; i
suoi occhi potevano anche essere verdi come un prato irlandese, ma non c’era
dubbio sul fatto che qualcuno dei suoi genitori fosse un Black,
praticamente dal “padre” aveva preso solo il colore degli occhi.
La mangiamorte fissò con odio
prima la ragazzina, che sostenne senza problemi la sua sfida, poi il nipote che
gli rivolse un sorriso di superiorità molto simile a quello che Sirius Black aveva avuto stampato
sul volto ai tempi del suo ultimo anno a Hogwarts.
-
Esperimento Fallito – aggiunse ancora il
moro sollevando le spalle e scimmiottando il tono con cui la stessa Bellatrix aveva decretato il termine dell’esperimento di
clonazione, ormai 11 anni prima.
No, l’esperimento non era
terminato, ma era senz’altro fallito.
Eccola lì davanti a loro Lady
Voldemort.
Gardis annuì, era questo che
aspettava da una vita, di sentire e vedere in Kitt, quello che c’era davvero in
lui, la strafottenza, l’arroganza, la sicurezza di chi la possiede ma non la
vuole usare. Non erano belle cose da cercare in una persona, ma i pappamolla
non erano fatti per stare con i Malfoy.
Era questo che amava: le
persone che sanno quello che fanno.
Ora capiva molto meglio
perché lui fosse così fissato nel dire che Lachlan non fosse Voldemort, in effetti non era lui quello nato dal ventre di
Temperance… e forse avrebbe dovuto capirlo prima
anche lei, era stata un po’ ottusa, vero?
Furiosa con tutti, Bellatrix lanciò contro il nipote una Avada
Kedavra per levargli finalmente dal viso
l’espressione che era appena comparsa, la stessa che anche Zachariah
le aveva sfoggiato quando, sotto i suoi occhi attoniti, aveva distrutto per
sempre l’essenza di Lord Voldemort dalla Terra; ma la
magia, seguita dalla sua scia verdognola di morte, si infranse contro una
barriera invisibile davanti agli occhi fissi di Kitt che aspettava la sua
condanna, ormai sereno di essersi tolto un peso dalla coscienza.
Stupito da quanto aveva visto
il ragazzo si voltò verso il vampiro che era sopraggiunto alle sue spalle,
l’incantesimo che aveva visto era assolutamente identico a quello che aveva
usato Gardis poco prima.
-
E’ stata lei? –
gli chiese stupito, Astaro sollevò gli occhi e guardò
da un’altra parte così il Black si voltò versa la
bionda, Gardis ghignò, ma negò e con l’indice indicò proprio lui, fu a quel
punto che Christopher entrò davvero in confusione: era stato lui? E come?
Manda via tua sorella gli disse lei nella sua mente. Lui si affrettò ad
annuire, poi con un cenno indicò ad Izayoi l’uscita e lei si affrettò ad
ubbidire scomparendo da dove anche gli altri se n’erano andati poco prima.
Gardis, compiaciuta, si
guardò attorno: alla sua destra Leonard con i capelli bianchissimi come neve e
gli occhi più rossi che gli avesse mai visto, stava aspettando proprio lei, era
arrivato il momento di mettere una pietra sul passato e chiudere quella storia
una volta per tutte.
Alla sua sinistra Astaro, anche lui con i capelli candidi e gli occhi
iniettati di sangue, ma la sua espressione era divertita piuttosto che
combattiva, evidentemente doveva trovare la loro rivalsa su Bellatrix
una cosa estremamente buffa, beh, era proprio da lui…
E per finire Christopher, con
la bacchetta stretta nella mano e lo sguardo da vero Black
appuntato sulla zia e su suo marito.
Annuì a quello spettacolo e si
voltò finalmente anche lei in quella direzione
-
Game Over, zia – dichiarò
* * *
Scuse autrice:
Scusate scusate, non ho tempo né di salutare né di scrivere a tutti, ci vuole
già tutta che compili queste misere parole una dietro l’altra, ma se mi
mettessi a salutare non posterei in tempo il capitolo e ho già lasciato passare
troppo… sorry… spero che mi perdonerete, alla
prossima vedrò di essere un’autrice più calorosa ^_^