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Autore: Nyssa    19/01/2009    8 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Quattro persone al centro della pedana circolare si fissarono mentre sentimenti diversi attraversavano la mente di ciascuno di loro

Quattro persone al centro della pedana circolare si fissarono mentre sentimenti diversi attraversavano la mente di ciascuno di loro.

Altri cinque erano indietro, appena oltre la soglia della porta e stavano guardando con sano terrore tutte quelle scene concitate che scorrevano decisamente troppo veloci di fronte ai loro stralunati occhi.

Ciel, sentitamente preoccupata, si stava tormentando le mani, Karen, impaurita dalla piega che aveva preso la discussione tra Gardis e Leonard, tremava tra le braccia protettive di Jack che, tuttavia, guardava dritto di fronte a sé senza sapere bene cosa pensare.

Appesa al braccio di Jeff, Hestia pregava davvero che tutto quel casino terminasse. Aveva cercato un’avventura, ma adesso vedeva che cosa spingeva davvero i suoi genitori a prodigarsi per la pace, per la tranquillità, perché apprezzassero tanto la monotonia di tutti i giorni.

Tempo di pace e tempo di guerra.

Sembra sempre quello sbagliato.

 

-          Gardis, fatti da parte – disse freddo Leonard facendo un cenno alla sorella e preparando la bacchetta di fronte al viso per un duello, Kitt emise un sospiro e fece altrettanto, se proprio non si poteva evitare… era pronto.

Non che Leonard avesse bisogno di una bacchetta per combattere, i vampiri in genere non ne sentono tutta questa necessità, ma manteneva il suo rispetto per Kitt che aveva portato avanti fino in fondo la sua ideologia, e voleva combattere alla pari e sconfiggerlo ugualmente.

Lo detestava, lo detestava profondamente, se non fosse mai nato la mamma non sarebbe stata morsa e lui ora sarebbe stato un ragazzo normale, ma visto che le cose erano già successe e il passato non si poteva cambiare, o così pensava fosse giusto, un combattimento sleale non sarebbe servito a dargli la vita qualsiasi che aveva sognato per così tanto tempo.

Gardis poteva forse nascondere la sua natura, ma lui? Era troppo lampante, era troppo evidente, eppure a lei era andata peggio, aveva davvero da lamentarsi così tanto?

Forse no, per questo adesso combatteva lealmente. Sì per ciò che aveva perduto, perché nessun altro dovesse avere un’infanzia sentendosi chiamare “mostro” a causa dei mangiamorte, ma soprattutto per lei, per sua sorella, che dai mangiamorte aveva ottenuto una cosa ben peggiore. Per il futuro di pace, per la pace di tutti.

 

Gli dispiaceva che fosse proprio lui, Christopher, il suo avversario, ma forse era meglio così.

Sarebbe riuscito a trattenersi a quel modo se di fronte a lui ci fosse stata Bellatrix, oppure suo marito?

 

Il braccio s’inclinò tendendo il tessuto bianco della camicia all’altezza del gomito e la punta della bacchetta si tinse di un inusuale colore biancastro, il colore degli schiantesimi di alta potenza.

Kitt si preparò sulla difensiva, con qualche incertezza a causa delle ferite già riportate, era da pazzi cercare di respingere un attacco del genere, poteva anche essere un mangiamorte, ma senz’altro era intelligente a sufficienza da valutare obiettivamente rischi e pericoli. Doveva schivare la magia o al primo round sarebbe già stato ko, i vampiri hanno poteri magici ben superiori a quelli dei maghi comuni, lo aveva studiato e Rago glielo aveva confermato, Leonard doveva essere un vampiro piuttosto potente vista la magia che aveva nelle vene e dato che la sua “creatrice” era Evangeline

 

D’accordo. Schivare l’attacco.

 

Con sguardo glaciale Leonard fece per lanciare la magia quando Gardis comparve all’improvviso con le braccia spalancate poco distante da lui, sulla traiettoria dello schiantesimo diretto al moro che stava dietro le sue spalle, a qualche metro di distanza.

La luce saettò contro una barriera invisibile rimbalzandoci sopra e andando a colpire il soffitto, distruggendo un grosso blocco di pietra.

 

Chris rimase stupito di vederne la potenza, ma ancora di più da lei, sempre lei: Gardis.

Perché lo aveva fatto? E che cosa aveva fatto?

Non poteva essere tanto forte da deviare addirittura un colpo simile, eppure non l’aveva neppure sfiorata, la sua barriera protettiva doveva essere un mastodonte.

 

-          Non lo toccare, Leonard – disse risoluta – devo ancora finire con lui – aggiunse come se suo fratello avesse appena cominciato a divertirsi con un suo giocattolo

-          Spostati, sai anche tu che è la cosa giusta

-          No, ha ragione lui

-          Non farti incantare da tante belle parole

-          So quello che faccio

-          No. Ora levati

-          Non lo farò

-          Gardis…

-          Stai in guardia fratello, se ti ostini su questa strada non sarà lui che dovrai affrontare

Nessuno dei due aveva gridato, a differenza delle loro consuete liti: era un sintomo della gravità della situazione.

 

I due si fissarono qualche istante mentre nella sala calava il silenzio pesante dell’attesa, rotto solamente da degli strani picchiettii, probabilmente le tubature o l’acqua che colava da qualche parte.

 

Karen fissò pensierosa quei due, domandando mutamente a sua sorella come mai l’atmosfera fosse così tesa, Ciel però era ancora più in ansia perché, a differenza di Karen, sapeva che Leonard era un vampiro e non capiva come Gardis potesse trattenere gli attacchi di un essere che le era tanto superiore.

 

Leonard mosse due passi incrociati verso destra, Gardis, sempre mantenendo il contatto visivo, si mosse di qualche passo indietro, mantenendosi sulla traiettoria di eventuali magie

-          Spostati – ordinò a Christopher che ancora seguiva tutto quel trambusto senza capire come lei potesse essere tanto forte, ad ogni modo si affrettò ad ubbidire

-          Perché sei così ostinata? – le chiese il fratello

-          Perché ha ragione

-          Ti fidi di una persona che ti ha mentito anche nella menzogna?

-          Di che menzogna stai parlando?

-          Il tuo caro amico Kitt non ti ha detto tutto, vero Chris? – chiese con un ghigno perfido sulle belle labbra

-          Kitt, a che cosa si sta riferendo?

Gardis voltò un attimo la testa verso di lui, distogliendo gli occhi da quelli ambrati di suo fratello, percepì il singhiozzo trattenuto di Lachlan; neppure il tempo di domandare ulteriori spiegazioni che un incantesimo di offesa apparve sulla punta della bacchetta del biondo che si affrettò a scagliarlo contro la sorella.

Stupito da tanta crudeltà, Kitt rimase basito al suo posto, peccato che Gardis, che fino a mezzo secondo prima aveva l’attenzione concentrata nelle sue iridi blu, si fosse inspiegabilmente accorta della magia e fosse addirittura riuscita a deviarla con un gesto secco che aveva fatto vorticare la luce dello schiantesimo, mandandolo a colpire dritto la parete dietro Leonard e facendo ondeggiare i capelli biondi di entrambi.

Incredibilmente e inspiegabilmente. I suoi movimenti erano stati fulminei, lui stesso aveva percepito solo un turbinio indistinto di colori.

-          E dopotutto, neanche tu gli hai raccontato tutta la storia, non è vero sorellina? Cos’è, non ti fidi di lui? – il tono di scherno di Leonard non piacque alla minore dei Malfoy che digrignò i denti pericolosamente. L’aveva volutamente provocata perché Christopher sospettasse della sua vera natura, maledetto Leonard. Dopotutto non tutti deviano lo schiantesimo di un vampiro con una mano e un diavolo per capello, senza graffi né niente.

Assestandogli un’occhiata truce, Gardis gli girò volutamente le spalle e, a braccia distese lungo il corpo, con l’espressione impassibile, si rivolse al suo migliore amico, ignorando l’altro Malfoy: nessuna sua magia, in quel momento, sarebbe riuscita a oltrepassare la sua difesa.

-          Christopher, di che sta parlando Leonard? – gli domandò glaciale

Per qualche istante il Ravenclaw fu in grado di guardarla negli occhi, nonostante le mani gli tremassero visibilmente, poi però fu costretto a interrompere il contatto visivo, non certo di riuscire a reggere alla fermezza con cui lei lo squadrava e analizzava.

Era capace come Izayoi di leggere nella mente senza che la vittima potesse opporsi?

Forse no, ma la sua sicurezza avrebbe senz’altro lasciato dire di sì a chiunque avesse avuto la brutta esperienza di essere sondato da quegli occhi strani. Soprattutto se si stava nascondendo qualcosa.

 

Altro silenzio, la classica quiete prima della tempesta, Gardis stava aspettando come un ragno nella ragnatela, ben conscia del fatto che lui sarebbe capitolato.

Leonard, con le braccia incrociate e il sorriso vittorioso, aspettava che si smuovesse qualcosa.

Nella stanza, una volta ritrovo sacro di Salazar Serpeverde, c’era un silenzio irreale, rotto soltanto dai respiri affannati di paura di cinque persone, ormai oltre la porta, quasi prossime alla fuga dal terrore.

 

Kitt, che stava ancora cercando di resistere, si sentiva preso in una morsa di ferro, non riuscendo a decidersi su cosa fosse meglio tra le tante idee che aveva in mente.

Di una cosa era certo, però: quei due Malfoy gli facevano paura.

Sentiva il martellare del suo cuore nel petto che gli rimbombava a ritmo forsennato nelle orecchie creando ancora più confusione nella sua mente dove vorticavano immagini del passato e del presente e, soprattutto, segreti celati.

Leonard e Gardis, c’era da dirlo, sapevano come ottenere ciò che volevano.

 

Vide il petto del vampiro che non si alzava ed abbassava, sapeva che la maggior parte di loro respirava per pura e semplice abitudine, non perché ne avessero davvero necessità, ciò non lo aiutò.

Il respiro di Gardis, invece, a differenza di suo fratello, era perfettamente visibile mentre tendeva la stoffa del camicia e poi la rilasciava.

Il bottone creava tante piccole pieghe intorno all’asola, sinonimo che presto avrebbe dovuto spostarlo. Ormai percepiva solo dettagli. Dettagli che lo distraevano.

-          Perché non le dici come stanno davvero le cose? – s’insinuò la voce di Leonard in quell’atmosfera irreale – perché non le dici di tua sorella Izayoi?

Chris provò autentico terrore in quel momento, avvertendo il gelo del sudore che dalle tempie e dalla nuca gli scorreva sulla pelle. Non aveva paura per la sua vita, aveva paura per quelle terribili parole

-          Perché non le dici che è LEI Lord Voldemort? O meglio, Lady Voldemort – aggiunse con una smorfia di superiorità il maggiore dei due fratelli

 

Come faceva Leonard a saperlo? COME?

Le iridi gli si dilatarono negli occhi mentre il suo cervello assimilava una volta dopo l’altra il significato di quella frase.

Izayoi, Izayoi!

Era lei, era vero. Aveva mentito, aveva negato. Perfino giurando di dirle la verità aveva raccontato a Gardis una frottola.

Si sentì sprofondare mentre stranamente il braccio cominciò a dolergli. Ma lui voleva che lei accettasse Lachlan anche se fosse stato Voldemort, voleva che credesse nel suo stesso ideale: una persona nasce dall’educazione E dal sangue, non solo una delle due cose.

Si voltò a guardarla aspettando di vedere i loro progressi sgretolarsi come un castello di sabbia.

 

Gardis, di fronte a lui, non aveva il respiro affannato di una rivelazione improvvisa e di simile portata.

Aspettava.

Come facesse ad essere così tranquilla, non lo sapeva.

Forse perché per lei non importava quale dei suoi fratelli fosse davvero il clone di Voldemort, forse sapeva che le aveva mentito ancora una volta?

 

-          Lo sapevo – confermò con la sua voce fredda e lontana, come se provenisse da un altro mondo – sapevo che mi avevi raccontato una menzogna ancora una volta. Non sei mai stato bravo a mentirmi, Kitt – dichiarò gelida e lui provò estrema vergogna che il suo soprannome, sempre accompagnato da un sorriso o dalla sua voce calda, assomigliasse adesso al peggiore degli insulti.

 

Aveva ferito Gardis nella cosa a cui lei teneva di più: la VERITA’.

Gardis viveva per la verità e lei stessa ne era l’emblema. Non c’erano mai state bugie sulla sua bocca, solo cose non dette.

Lui, a differenza sua, aveva sempre detto troppo, mentendo.

 

-          Kitt – ripetè la bionda con una certa impazienza, spronandolo a parlare. Se le avesse raccontato tutto adesso, sarebbe riuscito a farsi perdonare? No, quello senz’altro no, il suo peccato andava al di là del perdono di qualcuno che amava la verità come lei, ma… lei sarebbe stata in grado di… comprenderlo?

 

Sperarlo era inutile.

Per diciotto anni della sua vita aveva visto solo bugie. I mangiamorte non erano riusciti ad ucciderlo né a piegarlo e ne era sempre stato fiero: pensava con la sua testa e ragionava altrettanto, nessuno l’aveva condizionato; se stava ancora con loro era solo per il bene di Izayoi. E di Lachlan.

Ma ora la connivenza di cui si era macchiato per tutto quel tempo gli bruciava sulla pelle, era una macchia di quelle che non si possono cancellare.

Voleva farle sentire questi sentimenti, dirle che se stava coi “cattivi” era solo per salvare i suoi cari, per una buona causa, stava tergiversando per cercare un modo di salvare tutto ciò che aveva amato senza dover rinunciare a qualcosa, era diventato debole, dopo aver incontrato Gardis, l’amava troppo per riuscire a separarsene, anche se AVREBBE DOVUTO.

Voleva troppo che lei capisse e questa sarebbe stata la sua rovina, sua e di tutto ciò in cui credeva.

 

Tirando un sospiro mesto, il moro abbassò la bacchetta, come se non avesse più la forza di rialzarla, puntarla contro qualcuno e continuare come prima.

Un'altra serie di colpi come i precedenti, provenienti chissà da dove.

 

Gardis aspettava e lui sapeva che stava per spifferare tutto.

 

-          Gardis, io… - le iridi blu si sollevarono su di lei cercando qualche indizio di cosa le passasse per la mente, ma l’espressione truce della bionda era impenetrabile, tanto che aveva seri dubbi sul fatto che pure sua sorella riuscisse a leggerle dentro, sembrava pensare ad altro.

 

Le parole gli facevano difetto, non riusciva ad esprimere una cosa così semplice con una frase di senso compiuto e quel martellamento dietro la testa non lo aiutava.

 

Alla fine alzò gli occhi, deciso a vuotare il sacco, raddrizzò la schiena e sollevò il mento: era pronto per la battaglia finale, quella contro sé stesso.

 

-          Io devo dirti una cosa – esordì – io…

-          Levatevi immediatamente di lì! – Leonard lo urlò all’improvviso con tono d’ordine, tanto che, concentrato com’era sul suo discorso, Kitt non capì neppure il motivo di tanta agitazione.

 

Ma vide all’improvviso i capelli biondissimi di Gardis sfrecciare nella sua direzione e, l’attimo seguente, qualcosa lo spinse lontano colpendolo all’addome e provocandogli un dolore allucinante alle costole.

Chiuse gli occhi senza capire, udendo delle grida concitate, poi la vista cominciò ad annebbiarglisi.

 

*          *          *

 

Gardis, ansimante, rimase al suo posto dopo aver spinto lontano Kitt, le calze che portava si erano sdrucite nella furia mentre col ginocchio aveva strisciato per terra, il sangue, infatti, imbrattava la sua pelle candida.

Pregò che suo fratello non fosse tanto affamato da perdere il controllo per un graffio del genere.

Un blocco di pietra andò a schiantarsi contro la sua barriera magica mentre udiva alle spalle il fragore in ritardo dell’esplosione.

Senza perdere tempo alla ricerca dei responsabili di quell’attentato, controllò le condizioni di Leonard, incolume, poi quelle di Chris che, riverso al suolo, si stava tenendo la camicia, mentre il petto si alzava ed abbassava a ritmo scoordinato e il tessuto si imbrattava di rosso.

Non ci pensò due volte e si rialzò, dirigendosi verso di lui, ignorando completamente il danno causato dall’esplosione che si era avuta.

Anche lei, come Leonard, l’aveva percepita prima che accadesse, fatto sta che il tempo risparmiato non era stato sufficiente  mettere Kitt al sicuro.

Lei poteva anche rimanersene dov’era, niente di tutto quello avrebbe potuto scalfirla, ma lui… era un arcimago, certo, ma non aveva coscienza dei suoi poteri e al momento era vulnerabile quanto qualsiasi altro normalissimo mago. Si era ferita per lui.

 

A passo spedito si avviò verso il punto dove il moro giaceva privo di sensi, stava giusto a metà strada quando una risata satanica si diffuse per l’ambiente, echeggiando tra le antiche mura della Camera dei Segreti e disperdendosi verso l’alto.

Era familiare.

L’aveva udita una volta e non l’avrebbe mai più dimenticata.

Era una risata crudele, era perfida.

Era malvagia.

Era la risata che le aveva rovinato la vita, così come l’aveva rovinata a suo fratello e, stando a quanto asseriva, anche a Kitt e ai suoi cari.

Era qualcosa di impossibile da scordare e che al solo sentirla faceva montare la collera dentro o venire i brividi.

Il suo senso di vendetta si risvegliò all’improvviso fermando la sua avanzata.

Conosceva a chi apparteneva.

Una volta era stata molto più che sufficiente.

Era la risata malefica della zia Bellatrix.

 

*          *          *

 

Christopher aprì a fatica gli occhi dopo aver perso conoscenza, non riuscì a mettersi seduto sentendo un dolore lancinante all’addome dove era stato colpito da qualcosa che, guardandosi attorno, riconobbe come un grosso blocco di pietra scaraventato dall’esplosione di poco prima, subito dopo che Gardis l’aveva spinto via: se non l’avesse fatto gli avrebbe distrutto il cranio.

 

Cercando di non pensare alle fitte continue e al segno rosso che gli inzuppava la camicia, si appoggiò al gomito e fissò un po’ più avanti del suo corpo visivo.

Non era difficile scoprire chi aveva innescato la detonazione perché al centro del foro circolare nella parete, che conduceva in un’altra stanza di grosse dimensioni, stavano ferme due persone con sguardo strafottente e arrogante, due persone che conosceva benissimo: zia Bellatrix e zio Rodolphus.

 

Lontano, verso la parete, Leonard li stava fissando con uno sguardo talmente omicida che, se fosse stato nei coniugi Lestrange, al posto che rimanersene fermo lì se la sarebbe data a gambe levate, ma c’era da dire che la fede in Voldemort della zia Bellatrix era incrollabile e, se possibile, lui era ancora riuscito a peggiorare la situazione, ma Gardis e Leonard e tutti gli altri dovevano capirlo, l’aveva fatto per sua madre…

 

Gardis, già… stava in piedi rivolgendo la schiena alla coppia, aveva gli occhi vitrei e fissi come se dentro di lei si stesse agitando un uragano e non sapesse bene come fare, le sue mani sottili erano chiuse in un pugno nervoso e serrato che le aveva reso le nocche bianchissime da tanta forza stava usando, che voleva fare quella piccola pazza?

Rimase stupito di vedere il suo ginocchio destro con le calze strappate e il sangue che colava come se lei neppure se ne accorgesse, la scia di macchioline vermiglie cominciava qualche passo dietro di lei, poco distante dall’enorme blocco che aveva rischiato di colpirlo e… ora non aveva dubbi su chi fosse la responsabile del prolungamento della sua vita e, a farci caso attentamente, c’era un punto non lontano dalla grossa pietra che formava un cerchio di granelli e massi sgretolati sul pavimento: era stata lei, senza dubbio, ma come?

 

La vide chiudere lentamente gli occhi mentre il suono della voce gracchiante della zia era impresso nelle pareti del luogo che per tanti anni aveva sognato di vedere e nel quale stava per entrare vittoriosa perché chi si sarebbe potuto opporre a lei? Gardis era una comune ragazza, seppure il suo spirito fosse indomito e Leonard doveva senz’altro avere qualche punto debole che Bella non si sarebbe risparmiata di utilizzare a suo favore.

 

Gardis prese un respiro profondo, se avesse liberato Rago in quel momento per una mancanza di autocontrollo, probabilmente tutto ciò che esisteva nell’arco di un chilometro si sarebbe trasformato in briciole, anzi, meno, atomi. Rago non doveva venire fuori, non ora, non era il momento.

Si morse la lingua nella speranza che il dolore riuscisse a renderla più cosciente mentre sentiva il pulsare del suo cuore e ancora il riso di quella donna malvagia nelle orecchie.

Non l’avrebbe perdonata.

Se avesse ucciso, non se ne sarebbe pentita.

Che la condannassero pure ad Azkaban, non era una gran cosa, ne valeva la pena.

 

Il moro la vide, sembrava che si stesse trattenendo, poi, d’improvviso, lei spalancò gli occhi che sembravano molto più vividi e brillanti di quanto lo fossero mai stati.

Allargò le palme delle mani e notò che erano segnate da tante piccole mezzelune formate dalle unghie curate che si era conficcata nella carne.

Gli sfuggiva qualcosa, c’era un dettaglio fondamentale che non riusciva ad afferrare.

Perché Gardis era così strana? Tutti conoscevano Bellatrix Lestrange, anche lei senz’altro, perché era così tranquilla? No, era qualcosa di diverso che non sapeva esprimere, ma certo non era terrorizzata e, malgrado tutto, neppure Leonard.

 

La bionda non si voltò a guardare la mangiamorte dal buco nella parete, ma tornando alla sua camminata, procedette nuovamente nella direzione del giovane Black, più che decisa a fare ciò che voleva, la vendetta doveva aspettare se non voleva distruggere la vita di molti innocenti, oltre a quella dei malvagi che erano lì presenti.

 

Si abbassò per afferrarlo per un braccio e rimetterlo in piedi quando, toccata la sua spalla, la mano entrò in contatto con qualcosa di irrealmente freddo e, alzando a sua volta le iridi di colori differenti, vide davanti a sé la figura del più giovane dei fratelli di Rago: Astaro.

Astaro era con loro? Astaro stava dalla loro parte?

 

Il vampiro, seppure non con i capelli albini e gli occhi rossi, sembrava dirle che era pronto per un bel giro di giostre, Astaro aveva voglia di sgranchirsi le gambe e questo le piaceva, doveva solo fare attenzione affinchè quell’odio che aveva dentro non trasformasse la vendetta in un massacro al quale, probabilmente, né Leonard né il millenario fratello di Rago sarebbero stati in grado di resistere.

Senza fare troppo sforzo, il ragazzo rimise in piedi il Caposcuola dei Ravenclaw e lo sorresse con il braccio

-          Sei dei nostri? – gli domandò gelida Gardis e Kitt non potè fare a meno di notare che il fegato non le mancava di certo, lui stava letteralmente tremando di paura, o forse era semplicemente l’emorragia, fatto sta che non si fidava di quel tipo e, in verità, neppure della Malfoy, ormai, la scena sembrava troppo come qualcosa di premeditato.

Come risposta lui sorrise e si passò lentamente la lingua sui canini affilati: ottimo!

Christopher questa volta non si trattenne dal rabbrividire mentre la sua compagna non pareva troppo colpita dalla cosa e, anzi, sfoggiò il suo consueto ghigno made-in-malfoy che, tuttavia, al momento gli appariva ancora più pericoloso del sorriso mortale di Astaro.

 

-          Va’ da lei – ordinò l’antico vampiro indicando un gesto la donna che ancora aspettava, o forse erano passati solo pochi istanti, l’ultimo dei Black non avrebbe saputo dirlo – qui me ne occupo io

Accennando un assenso, Gardis voltò le spalle e mosse qualche passò verso la mangiamorte, formando un triangolo perfetto tra i due vampiri ai suoi lati che attendevano, l’uno all’erta e l’altro che stava curando le ferite di Christopher come se non fossero nel mezzo dei preliminari di una battaglia terribile.

 

Gli occhi di Gardis saettarono verso il fratello, una muta affermazione

-          Ciel! – ordinò subito dopo il primogenito dei Malfoy; la Longbottom, che era rimasta impietrita molto più indietro assieme agli altri, si riebbe di colpo, cogliendo finalmente la gravità di ciò che si stava per scatenare là sotto – porta via gli altri

-          Ma… - tentò di protestare la ragazza, un’occhiata raggelante dei due Malfoy la indusse a tacere e annuire involontariamente, come se fosse mossa da una volontà superiore che si era impadronita del suo corpo.

Gli amici di Gardis, che stavano provando del sano terrore come Kitt, non se ne sarebbero voluti andare, ma sapevano che in quel momento la volontà di Gardis era legge, avrebbe potuto far fare loro quello che voleva e lei, lo sapevano, non voleva coinvolgerli in quel combattimento.

Avrebbero voluto essere al suo fianco, ma sarebbero stati un impiccio, un peso e, soprattutto, non richiesti.

-          Portati via anche Rudiger. – ordinò imperioso lo Slytherin – portali al dormitorio del Grifondoro e non farli uscire di lì

Ciel lo udì appena mentre conduceva oltre le scale tutto il drappello di ragazzi.

-          Lachlan, va’ con loro – furono le parole gelide della Malfoy, Lachlan si impietrì sul posto, indeciso sul da farsi, ma Chris non lo stava aiutando, troppo preso a capire e farsi guarire le ferite al momento con una magia che sembrava presa direttamente dai tomi di incantesimi proibiti.

Vedendo che il bambino non ubbidiva, la ragazza si spazientì

-          Fa’ come ti ho detto o giuro che ti ammazzo qui sul posto!

Il Corvonero, terrorizzato, si affrettò a scappare, più che certo che, viste come si erano messe le cose, quella tipa strana sarebbe stata capacissima di farlo. Era un bene che suo fratello fosse riuscito a convincerla della loro buona fede perché sarebbe stata pura follia battersi con lei.

-          E ora a noi – e si rivolse direttamente a quella che era stata la maggiore delle zie di suoi padre, colei i cui capelli erano stati neri come il carbone, ma che ormai, col tempo e con la vecchiaia, erano diventati striati di bianco sulle tempie, conferendole un’aria particolarmente pericolosa.

-          Ma guarda chi si rivede, la cara nipotina Gardis, non sei contenta di rivedermi, Gardis? – domandò facendo sibilare pericolosamente l’ultima lettera del nome

 

Christopher, che aveva riacquistato un po’ di forza, ma che ancora si teneva il tessuto macchiato contro la pelle, alzò gli occhi stupito: nipote?

Bellatrix era la zia di Gardis? Non capiva… lui l’aveva sempre chiamata zia, ma che legame aveva con la minore dei Malfoy?

-          E’ bello rivedere una famigliola tutta riunita, vero Rodolphus? – chiese al marito che era rimasto in silenzio. – il mio nipotino, la mia nipotina… oh, povera Gardis – aggiunse con fare falsamente dispiaciuto – forse non lo sapevi che quel bel tipo laggiù è il mio nipotino?

Gardis ghignò, lo sapeva benissimo. C’era stato un momento in cui aveva addirittura sospettato che fosse suo figlio, era un bene che non lo fosse, ma dopotutto era anche impossibile, Kitt non sarebbe mai potuto diventare così bello con due genitori del genere.

-          E tu, specie di traditore, pagherai anche per questo! – grugnì nei confronti del ragazzo ancora dolorante

 

Astaro, che ancora lo aiutava a stare in piedi, gli strinse simbolicamente il braccio

-          Non fare caso a lei – gli sussurrò appena – non è che una misera umana – aggiunse – e in questa stanza non lo è nessuno di noi… - fece presente con un sorriso perfido

-          Credo allora che sia il caso di fare tutte le presentazioni, nipote, perché forse ti sei perso qualcosa – blaterò ancora la seguace del Signore Oscuro – lascia che ti presenti i nipoti della mia sorella traditrice Narcissa – e con un gesto della mano indicò i due fratelli Malfoy davanti a lei – il poooovero Leonard, costretto a diventare vampiro per colpa mia – aggiunse - e…

-          …e il mostro che tu stessa hai creato, zia Bella – la prevenne Gardis – vista la tua età dovresti badare a come parli – sottolineò col suo fare affettato da figlia di papà la biondissima Malfoy

 

Christopher passò alternativamente gli occhi su Leonard e sul Prefetto dei Grifoni come se li vedesse per la prima volta, o fossero loro spuntate antenne e orecchie verdi sulla testa tipo Shrek.

 

-          Il mio nipotino acquisito – continuò Bellatrix con un ghigno – Christopher DeLaci. Black.

 

Eccolo finalmente alla luce il mistero. Il segreto che nessuno doveva sapere. Lui non era un Black, esattamente come gli avevano detto sia Rago che Astaro, avevano ragione perché, in effetti, lui era un DeLaci. Era il figlio di un DeLaci e di una Black, una Black speciale, discendente della stirpe di Lord Voldemort che aveva dato i natali al clone del Signore del Male.

Lui era quel bambino perduto che per anni gli Auror avevano cercato.

Lui era l’ultimo.

 

Sentì il peso di quelle parole sulla propria schiena, che gli bruciavano la pelle, ma soprattutto il cuore e le gambe gli cedettero, Astaro non ebbe difficoltà a sorreggerlo, mentre la donna pareva compiaciuta della reazione che aveva suscitato in lui e, infatti, un ghigno perfido si dipinse sulle labbra.

 

-          Non credi di esserti dimenticato qualcuno? – la voce sembrava comparire dal nulla e Bellatrix si guardò attorno alla ricerca del proprietario, l’unico a cui non aveva prestato attenzione era quel tipo alto assieme a suo nipote che al momento la stava fissando non con occhi di sfida, ma piuttosto divertito.

-          Chi sei? Che cosa vuoi?

-          Come sei sgarbata… una volta non eri così aggressiva… facevi finta di essere dolce e arrendevole

-          Non so di cosa tu stia parlando! – gridò

-          Forse non hai detto a tuo marito di aver avuto un amante? Beh, più d’uno, a quanto ne so, ma io sono stato senz’altro il migliore… - la modestia dei vampiri, ma chi era, il gemello di Leonard?

Rodolphus dette segni di nervosismo e infatti sposto la mano, che prima teneva nascosta nell’abbottonatura dell’abito, al suo fianco, facendo intravvedere che non era di carne, ma di legno.

-          Sul serio non ti ricordi? Oh, che vergogna, Bella cara… - la stava nel frattempo prendendo in giro Astaro – Ah, forse ho capito, è perché quando ci siamo conosciuti io non avevo questo aspetto, ma quest’altro!

 

E l’attimo seguente, compiendo in parte la metamorfosi di tutti i vampiri pronti per la caccia, i suoi  biondi da studente di Drumstrang divennero bianchissimi.

Bellatrix trattenne un singulto mentre avvertiva la guancia di suo marito tendersi all’inverosimile. Impossibile non ricordare quel tipo, era rimasto da loro tre anni e poi, puff! Scomparso nel nulla, chissà dove.

-          Hai fatto delle cose molto brutte, vero Bella cara? – continuava nel frattempo il figlio di Theanu e Andrekasi, proprio lui che in quanto a certe cose doveva tenere la bocca chiusa. E continuava a usare quel linguaggio fintamente familiare

 

-          Cosa c’è, zia Bellatrix, qualcosa ti preoccupa? – chiese Gardis con un’innocenza ben simulata

-          Stai zitta, puttanella altezzosa! Sei come quella stupida di mia sorella! Ma intanto niente potrà fermarmi adesso! Il mio piano è completo, uccidetemi pure, Lord Voldemort è tornato

-          Perdonami ma mi considero molto migliore della tua “povera” sorella… e comunque dovresti smetterla con tutta questa boria

-          È qui che ti sbagli, carina, il bambino che hai appena mandato via perché hai il cuore debole non è nient’altro che il Signore Oscuro in persona

-          Permettimi di contraddirti, ma sei tu che stai sbagliando, zia! – gridò Kitt staccandosi dal supporto sicuro del braccio di Astaro e barcollando verso di lei – non te ne sei neppure accorta… - e sorrise quasi con cattiveria - …non ti sei accorta che lui non è Voldemort, ma è LEI!

-          Che cosa? – Bellatrix, incredula, lo ficcò con sguardo d’odio profondo, ma allo stesso tempo senza capire

-          Izayoi! – il nome della sorellina di Christopher riecheggiò nella sala mentre tutti facevano silenzio

Le teste del gruppo si voltarono in sincrono alla sinistra mentre, da una colonna si avvertivano i tacchi delle scarpe di qualcuno e, subito dopo, i capelli neri di lei apparvero raccolti in una lunga treccia fermata da un fiocco blu, la divisa perfetta dei Ravenclaw e gli occhiali rettangolari sul naso.

 

Bellatrix boccheggiò e suo marito diede segni di essere molto, molto stupito. Era la copia sputata di Temperance, ma gli occhi, quegli occhi…

 

-          Non ti eri accorta, zia Bella, che Lachlan non era davvero il Lord Oscuro? Non ti sei accorta – e in quel momento tutti giurarono che avesse la stessa voce piena di sé e di fiducia nelle proprie capacità di ogni Black sulla terra – che io avevo sostituito i bambini nella culla? Ricordi, zia, quella notte dell’ultimo dell’anno? Non era il clone di Voldemort che è nato, ma una bambina, una bambina Black. È vero, metà dei suoi geni appartengono a Tu-Sai-Chi, ma… non si può certo dire che LEI sia come LUI, non trovi? Credo che sia andato storto qualcosa nei tuoi piani – fece presente, alludendo al fatto che ci avesse messo lo zampino - E ti assicuro che lei non condivide di certo le tue idee…

 

Izayoi aveva moltissimo dei Black, a cominciare dall’espressione e dallo sguardo; i suoi occhi potevano anche essere verdi come un prato irlandese, ma non c’era dubbio sul fatto che qualcuno dei suoi genitori fosse un Black, praticamente dal “padre” aveva preso solo il colore degli occhi.

La mangiamorte fissò con odio prima la ragazzina, che sostenne senza problemi la sua sfida, poi il nipote che gli rivolse un sorriso di superiorità molto simile a quello che Sirius Black aveva avuto stampato sul volto ai tempi del suo ultimo anno a Hogwarts.

-          Esperimento Fallito – aggiunse ancora il moro sollevando le spalle e scimmiottando il tono con cui la stessa Bellatrix aveva decretato il termine dell’esperimento di clonazione, ormai 11 anni prima.

No, l’esperimento non era terminato, ma era senz’altro fallito.

Eccola lì davanti a loro Lady Voldemort.

 

Gardis annuì, era questo che aspettava da una vita, di sentire e vedere in Kitt, quello che c’era davvero in lui, la strafottenza, l’arroganza, la sicurezza di chi la possiede ma non la vuole usare. Non erano belle cose da cercare in una persona, ma i pappamolla non erano fatti per stare con i Malfoy.

Era questo che amava: le persone che sanno quello che fanno.

 

Ora capiva molto meglio perché lui fosse così fissato nel dire che Lachlan non fosse Voldemort, in effetti non era lui quello nato dal ventre di Temperance… e forse avrebbe dovuto capirlo prima anche lei, era stata un po’ ottusa, vero?

 

Furiosa con tutti, Bellatrix lanciò contro il nipote una Avada Kedavra per levargli finalmente dal viso l’espressione che era appena comparsa, la stessa che anche Zachariah le aveva sfoggiato quando, sotto i suoi occhi attoniti, aveva distrutto per sempre l’essenza di Lord Voldemort dalla Terra; ma la magia, seguita dalla sua scia verdognola di morte, si infranse contro una barriera invisibile davanti agli occhi fissi di Kitt che aspettava la sua condanna, ormai sereno di essersi tolto un peso dalla coscienza.

 

Stupito da quanto aveva visto il ragazzo si voltò verso il vampiro che era sopraggiunto alle sue spalle, l’incantesimo che aveva visto era assolutamente identico a quello che aveva usato Gardis poco prima.

-          E’ stata lei? – gli chiese stupito, Astaro sollevò gli occhi e guardò da un’altra parte così il Black si voltò versa la bionda, Gardis ghignò, ma negò e con l’indice indicò proprio lui, fu a quel punto che Christopher entrò davvero in confusione: era stato lui? E come?

Manda via tua sorella gli disse lei nella sua mente. Lui si affrettò ad annuire, poi con un cenno indicò ad Izayoi l’uscita e lei si affrettò ad ubbidire scomparendo da dove anche gli altri se n’erano andati poco prima.

 

Gardis, compiaciuta, si guardò attorno: alla sua destra Leonard con i capelli bianchissimi come neve e gli occhi più rossi che gli avesse mai visto, stava aspettando proprio lei, era arrivato il momento di mettere una pietra sul passato e chiudere quella storia una volta per tutte.

Alla sua sinistra Astaro, anche lui con i capelli candidi e gli occhi iniettati di sangue, ma la sua espressione era divertita piuttosto che combattiva, evidentemente doveva trovare la loro rivalsa su Bellatrix una cosa estremamente buffa, beh, era proprio da lui…

E per finire Christopher, con la bacchetta stretta nella mano e lo sguardo da vero Black appuntato sulla zia e su suo marito.

Annuì a quello spettacolo e si voltò finalmente anche lei in quella direzione

-          Game Over, zia – dichiarò

*          *          *

 

Scuse autrice: Scusate scusate, non ho tempo né di salutare né di scrivere a tutti, ci vuole già tutta che compili queste misere parole una dietro l’altra, ma se mi mettessi a salutare non posterei in tempo il capitolo e ho già lasciato passare troppo… sorry… spero che mi perdonerete, alla prossima vedrò di essere un’autrice più calorosa ^_^

   
 
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