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Autore: BlackDream99    13/07/2015    1 recensioni
"Te lo prometto", le disse Ron, quando l'oscura presenza del dolore aleggiava ancora nelle menti di tutti e due. In un viaggio per terre lontane, il rapporto fra Ron e Hermione si andrà rafforzando, contro quello che pensavano gli altri, contro quello che pensavano anche loro stessi. Una storia limpida che si basa su frasi aleatorie, baci appassionanti, sulla voglia di stare insieme, di perseverare, di continuare ad andare avanti, perché la vita, appena pensi che debba lasciarti in pace, ti rende le cose più difficili di quanto già non lo siano state. Un'ennesima ricerca porterà Ron e Hermione prima su strade buie e scomode, e infine, a quello che desideravano entrambi, forse lui ancor più di lei. Tra lacrime, gioie, congetture e inesperienza, l'amore avrà la meglio. Perché loro sono nati per stare insieme. E insieme resteranno. Per sempre.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lettura consigliata con: I Bet my Life - Imagine Dragons
Ron passò la nottata pensando. Cercava di escogitare un modo alternativo, un'idea geniale che avrebbe risolto magicamente la situazione. 
Hermione era andata a dormire meglio di quanto pensasse prima, e Ron ne era piuttosto contento: le sue parole avevano significato qualcosa. 
La mattina, mentre Ron sfogliava il 'Manuale degli incantesimi' che aveva tirato fuori quasi senza motivo dalla borsa di perline, Hermione si alzò sorridendo. Ron era sorpreso. 
''Allora, ti è venuto qualcosa in mente?'' chiese lei.
''Beh... si'' rispose Ron, che non stava totalmente dicendo una bugia. Aveva pensato qualcosa di originale, da buon figlio di Arthur Weasley. 
Sistemarono alla rinfusa la tenda, e poi si smaterializzarono in città, in un vicolo vicino al molo. 
Hermione mollò la mano di Ron, e rimase ferma sul posto, gli occhi verso Ron, lo sguardo divertito.
Lui non capì.
Restarono in quella strana posizione per qualche secondo, e se qualcuno fosse per caso passato di lì, oltre a guardarli male, avrebbe subito voluto allontanarsi da quelle stravaganti persone.
Hermione, dopo un po', si arrese e disse ridendo: ''Vai. Guidami. Ora tocca a te comandare''. Ron era piuttosto sorpreso, e ci volle un po' prima che afferrasse il significato della frase. 
''A tuo rischio e pericolo'' rispose Ron, che fece l'occhiolino a Hermione e finalmente iniziò a camminare. 
Ron appellò la cartina dalla borsetta di Hermione, e la guidò in lungo e in largo per la città, a mo' di Cicerone.
Hermione, per venti minuti, non riuscì a trattenere le risate che scaturivano autonome nel vedere Ron col mento alzato, la cartina in mano e un'aria da chi la sa lunga. 
Non si accorse di dove fossero diretti fin quando lui si fermò in una grossa strada centrale, stranamente familiare. 
Ron guardò Hermione e levò il braccio sinistro verso un'edificio alla sua destra.
''Poste'' disse con tono superiore. 
Hermione stavolta dava l'idea di essere leggermente offesa.
''Ron non sono qui per farmi prendere in giro, non scherziamo. Se ha intenzione di suggerire qualcosa bene, sennò...'' iniziò lei, ma Ron non stava neanche ascoltando; entrò senza farla finire nell'ufficio postale.
Hermione, arrabbiata, portò le mani sui fianchi e si sedette su una panca sul marciapiede dietro di lei. Sotto sotto era curiosa di scoprire cosa stesse tramando Ron. 
''Cosa diavolo vuole inventarsi, chiedere se in due giorni hanno aperto nuovi dentisti? Se non torna con una scusa decente io lo uccido...'' pensò Hermione, mentre cercava di abituarsi al vento freddo e all'ancora più gelata panchina di ferro. Fu contenta del fatto che Ron non si fece attendere molto. Dopo qualche minuto era di ritorno, sempre con aria sarcasticamente supponente e un grosso libro bianco in mano. 
Cercò Hermione con lo sguardo, e una volta individuata, ignorando la sua espressione inviperita, si sedette di fianco a lei. Posò il grosso libro sulle ginocchia e iniziò a sfogliare rapidamente le pagine, con una velocità alla quale i libri di scuola non avevano mai assistito. 
Hermione era sul punto di alzarsi ed andarsene quando gli occhi le caddero sulla pagina del libro di Ron. Senza pensare né curarsi di lui, gli sfilò il libro da davanti e lesse il titolo: 'Città e distretto di Adelaide; abitanti, numeri utili, emergenze, informazioni'.
Con gli occhi ancora fissi sul libro, poche parole uscirono involontariamente dalle labbra: ''Sei... sei un genio''. Guardò finalmente Ron, col viso illuminato e un restaurato magnifico sorriso.
''A te l'onore'' rispose Ron, che sarebbe rimasto a guardarla ridere per il resto della vita. 
Lei non se lo fece ripetere, cominciò a sfogliare il libro alla velocità di trecento pagine al secondo, finché, in alto a destra, apparve la lettera che cercava. 
Anche Ron aveva abbandonato l'aria altera e si era chinato col cuore a duemila sul libro. 
Lei scorreva l'indice destro sulla pagina che non si bucava probabilmente solo grazie ad una forza sconosciuta, e ogni nome che leggeva le faceva salire l'ansia il doppio di quanto già non fosse:
''Wherman...
Whung...
Widrows...
Wighart...
Wilems...
Wiljack...
...
...
Wil... Wilkinson''.
Seguì un brevissimo silenzio imbarazzato. Ron era disgustato. Hermione, che continuava a far lavorare la mente invece, girò il libro fino ad arrivare alla prima pagina.
''Dicembre 1996'' disse piano.
''È vecchio! Se chiediamo quello più aggiornato li troveremo, sono sicuro!'' aggiunse Ron, che si alzò diretto di nuovo verso la posta davanti a loro. Stavolta Hermione lo seguì decisa.
Vide Ron che aveva saltato la fila, era già davanti al banco dove un ragazzo lo guardava spaventato da dietro il vetro.
''Quando ho chiesto l'elenco delle persone chiedevo quello recente! Cosa ti dice quella testa bacata che ti ritrovi! Ti rendi conto della situazione in cui siamo pezzo di deficente, e tu che mi rifili un elenco vecchio di un anno e mezzo! Capisci cosa potrei farti se volessi, brutto inutile ometto?'' Ron strillava talmente tanto che anche dall'altro lato della strada lo si sentiva scandire le parole. Hermione era imbarazzata, ma anche orgogliosa e non le venne neanche in mente di fermarlo.
Sentì la voce dell'uomo, più che spaventato, e anche a ragione, si disse. Era alto poco più della metà di Ron, e lo sguardo di lui faceva il resto: ''Io... io... mi scusi, signore ('signore', si disse Hermione, era un modo in cui Ron non sarebbe mai stato chiamato normalmente; il pensiero le generò una risatina divertita) il... l'elenco esce ogni... ogni due anni, non è colpa mia...''.
Ron si calmò improvvisamente, riassunse una postura normale e gli occhi tornarono azzurri e tranquilli. Hermione notò che le altre persone non sapevano se essere spaventate o curiose. 
Ron parlò ancora, con tono non eccessivo come il precedente, ma comunque aggressivo: ''Allora sai dirmi l'elenco attuale delle persone che abitano in questa città o non ve lo insegnano ad aiutare la gente qui?''. 
Il ragazzo tolse le braccia da davanti il volto e rispose un po' più tranquillo, ma ancora terrorizzato dalla scenata di prima: ''Signore, non... non siamo in grado. Aggiorniamo ogni due anni, quando esce l'elenco''. 
Ron staccò le mani dal banco, si girò e si diresse verso Hermione, che era rimasta dietro. Rivolto ancora all'uomo, disse: ''Ritieniti fortunato che il responsabile non sia tu. Riprenditi anche questo inutile foglio di carta e ringrazia che non ti chiedo indietro i soldi''. Sfilò con la forza il libro dalle mani di Hermione e lo gettò in terra. ''Arrivederci'' aggiunse mentre già stavano uscendo. 
Hermione scese le scale di corsa, per allontanarsi prima possibile da lì, ma Ron si bloccò a metà della scalinata. 
''Accio'' disse sfoderando la bacchetta verso l'ufficio. Dopo pochi secondi, quattro banconote arrivarono dritte nella sua mano. Hermione non mutò l'espressione metà divertita metà soddisfatta. ''Andiamo'' disse Ron, che prese la mano di Hermione e si smaterializzò.
Erano tornati alla tenda. Hermione non voleva chiedere nulla, voleva lasciare Ron ai suoi pensieri pieni d'ira.
Ron le cinse la vita con un braccio, e la portò dentro, al caldo. 
''Ron, era un'idea geniale; di gran lunga migliore della mia. Sei stato bravissimo, sono orgogliosa di te'' disse Hermione, e lo baciò appassionata.
''Speriamo che il cielo ci aiuti, la prossima volta...'' riprese lei.
Ron rimase in silenzio, e solo i baci che dava a Hermione lo rompevano. 
Poi, tutto d'un tratto, un'altra idea gli balenò in testa. Si staccò dalle labbra di Hermione, che inizialmente lo guardò offesa, ed uscì dalla tenda. Essere il figlio di Arthur, ed aver ereditato le sue strambe idee, almeno sulla carta, poteva essere d'aiuto, quando il cielo diventava una delle ultime possibilità di successo.
   
 
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