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Autore: LadyFel    19/01/2009    3 recensioni
"Mio fratello. Edward." Angel è sicura che la sua famiglia sia morta per la spagnola, ma ancora non sa che suo fratello è ancora vivo, seppure non più umano. In un momento di profonda rabbia e tristezza urla il suo nome e a Forks, Penisola Olimpica, un giovane vampiro si sveglia piangendo, tormentato da strani incubi.
Se vi piace fatemelo sapere! Baciotti ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voci dal passato - In viaggio verso il destino
Voci dal passato

Capitolo 6.  In viaggio verso il destino

Mi svegliai per fortuna, con uno strano sapore in bocca. Sapeva di dolce. Mi toccai il labbro e rabbrividii.
Evidentemente avevo avuto una piccola crisi durante la notte, perchè il labbro superiore era spaccato e un rivolino di sangue mi macchiava il lato della bocca. Mi sentivo meglio della sera prima, in compenso.
"Accidenti...Questo però non me lo aveva detto..." mentre mi pulivo.
Accesi il pc e internet, ripescando la mappa dello stato. Seattle era verso l'interno, mentre Forks si trovava sul Pacifico quasi. Un bel tratto. E non avevo molto tempo. Era già passato un giorno intero da quando ero stata morsa, me ne mancavano solo quattro.
Risistemai i bagagli e uscii, lasciando la stanza com'era. Alla reception la signora mi vide più rosea e tranquilla, e si mise il cuore in pace. Meno male.
Chiamai un taxi e gli dissi di portarmi alla stazione degli autobus. Non ci arrivai.
"Signorina, non pensa che una fanciulla carina come lei dovrebbe andare in giro protetta?" mi chiese malizioso il taxista, un giovane ispanico.
"E perchè mai?" sostenendo lo sguardo che mi lanciava dallo specchietto retrovisore.
"Niente, dico solo che così carina potrebbe succederle qualcosa di spiacevole..."
In quel momento, le chiusure centralizzate si bloccarono, rinchiudendomi lì dentro.
"Cavolo!! Ma tutte a me devono succedere...?" pensai, mentre il taxi entrava in un parcheggio sotterraneo semideserto. Ottimo posto, complimenti per la scelta.
Quando si fermò, il ragazzo si voltò verso di me. Dalla profondità dello sguardo dedussi che mi stava facendo una radiografia. Tremai.
"Oh non ti preoccupare, non voglio farti del male...non troppo per lo meno..."
Passò dietro e io mi accucciai contro la porta, all'esatto opposto del punto dove era lui.
"Non fare la scontrosa bambina...vieni qui...ci conosciamo, facciamo quattro chiacchiere, ci divertiamo..."
Non avevo alcuna intenzione di 'divertirmi' con lui, perciò mi dimenai a più non posso quando mi afferrò i polsi, cercando di tenermi ferma.
Non so come, gli riuscì di mettersi sopra di me. Pensai che fosse finita. Allora successe il miracolo.

Quando mi riscossi, non ero del tutto certa di dove fossi, o di cosa fosse successo. Del ragazzo, restava ben poco. Sventrato e dissanguato. A prima vista ebbi l'impulso di vomitare. Poi una strana consapevolezza si fece largo. Ero stata io. Chissà come. Poi mi guardai allo specchietto e lanciai un urlo, a metà tra il terrore e la sorpresa.
Metà del mio viso era rosso, ricoperto di sangue. Sotto il rosso, il pallido estremo delle ultime ore andava via via diminuendo. Sostituito da un colore bianco marmo, spettacolare.
Gli occhi verde mare però erano rimasti gli stessi, forse di un colore più cangiante: passava dal verde al blu, con tutte le varianti possibili tra i due. Ero meravigliata. Osservando meglio, notai anche una riga rossa nella parte bassa dell'iride.
Per fortuna, in macchina c'erano delle bottiglie d'acqua, così potei lavarmi via il sangue di dosso. Mi sentivo decisamente meglio, più forte. Presi le mie cose, e filai via alla velocità della luce. Appena fuori dal parcheggio tornai a respirare tranquilla.
Mi sembrava di essere cambiata, se possibile in meglio. Gettai via i vestiti che avevo addosso, e mi cambiai con quelli che avevo nella borsa. Ringraziai la mia previdenza, che mi salvava un'altra volta.

Camminai. Camminai. Camminai. Per un tempo infinito. Quando finalmente decisi di fermarmi per la notte, guardai la cartina che mi ero stampata prima di uscire dall'albergo e mi meravigliai. Ero non molto lontano da Olympia. Avevo percorso, a piedi e con la valigia, circa sessanta miglia. Avevo studiato bene la mappa. Scendendo da quella parte, avrei evitato le strade principali dopo, nel tragitto tra Olympia e Forks. Tra le due infatti si stendeva un parco nazionale e una grande foresta. Ottimo posto per nascondersi.
Mi stupii della mia resistenza, ma non ci feci troppo caso. Il secondo giorno volgeva al tramonto, che io osservai seduta su una panchina in uno dei parchi della città. Mi addormentai sul prato, raggomitolata sotto una quercia, coperta dal maglione pesante e dalla giacca.
E per la prima notte, dormii tranquilla.




Note dell'autrice: ringrazio infinitamente le 19 persone che hanno inserito questa ff tra le favorite. Grazie grazie!

@Alice brendon cullen: spero con questo capitolo di averti chiarito un pochito le idee sul perchè Alice riesce a vederla meglio adesso...

Un caloroso grazie anche a chi mi lascia un messaggino tra le recensioni. I vostri commenti sono importantissimi, mi aiutano a capire se c'è qualcosa da cambiare. Continuate così! Baciotti
  
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