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Autore: Nanamin    13/07/2015    3 recensioni
Tara è una ragazza normale: studia, esce con gli amici, è preoccupata per gli esami, ha una cotta. La sua vita tranquilla continua, finché strani eventi cominciano ad accaderle, accompagnati da inspiegabili mal di testa.
Tara è una ragazza con un enorme potere sopito dentro di sé. Un potere che porterà grandi menti a scontrarsi, interi Paesi a sollevarsi e costringerà i Titans a fare i conti con i fantasmi di un passato che credevano ormai perduto.
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“Sei sicura di volere questo? Che nessuno si ricordi di te? Pensi di ripartire da zero?”
Red X si alzò e si appoggiò al muro.
“La verità è che non puoi cambiare così. Tutto si ripeterà finché non rimarrai da sola.”
“Perché?”
La voce di Terra uscì roca dalla sua bocca. Red X fece una smorfia.
“Perché anche se le persone e i luoghi intorno a te non sono più gli stessi, sei sempre tu.”
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Red X, Robin, Terra, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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VERDE



L’aula era impregnata di un odore acre. Gli ampli banchi erano disposti in tre file, pronti ad accogliere una ventina di ragazzi. Nell’angolo opposto alla porta, un lavello bianco. Al suo fianco, due armadietti quasi perennemente chiusi.

“Non capisco che ce l’abbiamo a fare tutta quella roba per il disegno se poi non ci fanno usare un bel niente.”

Dionne sbuffò, appoggiando la cartella accanto allo sgabello.

“Penseranno che gliela potremmo rovinare.”

Tara si sedette vicino alla sua amica e appoggiò la valigetta dei colori sul banco.

“Che c’era da fare stamattina?”

Tara si girò alla sua sinistra, da dove proveniva la voce. Sentì il sangue fluire verso le guance come un liquido caldo. Chinò il capo in maniera quasi impercettibile.

“Ehm, dovremmo dipingere un paesaggio.” Rispose.

“A piacere?”

Tara prese una ciocca tra l’indice e il pollice, lisciandola. 

“No. Quello di pagina 124.”

“Grazie.” 

La ragazza lo guardò di sottecchi, sperando di poter continuare la conversazione, ma James si era già chinato sul foglio a tracciare delle linee guida sottili con la matita.

Sospirò e aprì la valigetta.

“Dionne, hai tu il libro?” chiese tirando fuori la tavolozza e i pennelli.

“Sì, aspetta che lo prendo.”

Tara si mise un pennello tra i denti.

“Quando hai fatto, mettilo qui in mezzo, almeno guardiamo in due.” Disse biascicando a labbra strette.

“Ecco, è questo.”

Tara gettò un’occhiata distratta  all’immagine indicatale dall’amica. Il quadro occupava l’intera pagina e rappresentava un sentiero riparato da degli alberi in primavera con un piccolo fiumiciattolo a fianco. Deglutì.

La valigetta conteneva tutti gli strumenti necessari per la pittura di base. Un carboncino, una sanguigna, gomma pane, una tavolozza, vernice ad olio, i colori a tempera. Dodici, delle principali gradazioni, tutti dal tubetto ormai accartocciato ed esile. Tranne uno, ancora pingue e preciso come appena uscito dal negozio.

“Questa sarà la volta buona in cui userai il verde!”

Tara sobbalzò. Il naso lentigginoso di Amber era a pochi centimetri dalla sua guancia.

“Sei scema? Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Esagerata!” 

La ragazza ridacchiò e con un cenno si congedò per tornare al suo posto.

“Perché non lo utilizzi mai?” disse Dionne si scostandosi i capelli dal viso.
Tara fece una smorfia.

“Non lo so, non mi piace: preferisco dipingere deserti e terra arida. In più ormai il tubetto si sarà anche seccato.”

Non aveva idea del perché non avesse mai usato il verde da quando era in quella scuola. Anche solo guardarlo le dava repulsione, le faceva quasi paura. Da sempre si diceva fosse il colore della speranza, ma lei non ci aveva mai creduto. Ogni volta che vi posava gli occhi, sentiva un germoglio d’inquietudine crescerle dentro e ramificarsi, fino a che non rinunciava e si dedicava ad altro. Era sgradevole.

Avvicinò la mano destra al tubetto fino a sfiorarlo con i polpastrelli. Socchiuse gli occhi.

Avevo ragione, si è seccato.

Digrignò i denti e fece forza sul tappo. Nulla. La sua mano girava a vuoto, l’attrito le feriva la pelle. Buttò il colore sul banco.

“Visto? È inutile.” Sbuffò.

“Ti aiuto?”

Tara avvampò. Gli occhi scuri di James la guardavano da dietro le lenti. La ragazza riprese a torturarsi una ciocca di capelli.

“G-grazie.” Sorrise.

James prese il tubetto impassibile. Dopo una serie di tentativi il tappo non si era mosso di nemmeno un millimetro.

“A quanto pare dovrò prestarti i miei colori.”

Il ragazzo le porse la sua valigetta. Tara sorrise con l’angolo della bocca e preparò tutto il materiale per il suo disegno. Inspirò, James era tornato a chinarsi sul suo lavoro, non doveva essersi accorto di nulla. Buttò fuori tutta l’aria.

“Non dovevi guardare l’immagine con me?”

La frase la riportò alla realtà, si girò. Dionne era appoggiata con il gomito destro sul banco e si sorreggeva la guancia con la mano. Sul viso era stampato un ghigno sornione mentre il sopracciglio sinistro era alzato in maniera innaturale.

Tara avvampò di nuovo.

“Oh ma zitta, sto guardando con te.”

“Come no. Ci credo.”

Gli sguardi delle ragazze s’incrociarono per qualche secondo. Scoppiarono in una fragorosa risata.

“Che avete da ridere signorine? Volete rendere partecipe anche la classe?”

La professoressa era in piedi, con la mano sulla superficie di un banco in prima fila, gli occhi socchiusi. Le due si ammutolirono e Dionne accennò un timido:

“Mi scusi.”

Tara si chinò sul foglio rossa in viso, sperando che l’attenzione di tutti si spostasse velocemente su qualcun altro. Sentiva caldo.

L’amica ridacchiò sottovoce:

“Ops.”

La ragazza si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.




 

“Tara! Guarda che carino!”

In un secondo si trovò a pochi centimetri due grandi occhi azzurri in un mare di pelo bianco.

“Meow.”

Tara si ritrasse di un passo con una smorfia.

“Sì è carino, ma tienimelo lontano.” Disse mettendo le mani avanti.

“Dai! Non fare la scontrosa, non vedi? È buono!”

Amber strinse il gatto al petto e iniziò ad accarezzarlo con una mano. Il felino ricambiò con delle fusa sommesse e stiracchiò le zampe.

“Sì, ma io non sono brava con gli animali. Mi piace guardarli da lontano” Tara ridacchiò poco convinta.

“Sì sì certo.” La liquidò Amber con un cenno di mano, per poi tornare a dedicarsi al gatto “Non dar retta a Tara, lei è cattiva. Non le piacciono gli animali.”

La ragazza socchiuse gli occhi e avvicinando il suo naso a quello piccolo e rosa del micio che aveva in braccio. 
Tara sentì un tonfo sordo nel petto che la gettò in un attimo di panico: avvertiva le dita tremare e la sua fronte iniziare a imperlarsi di sudore, così come la schiena; lo zaino non le era mai sembrato così pesante. Nella sua mente imperava un'unica parola: perché?

"Tara? Tutto bene?"

La ragazza si costrinse a rivolgere uno sguardo all'amica: la stava fissando mentre ancora stringeva il gatto tra le braccia. Tara pensò di dirle tutto, dei mal di testa, del suo malessere, delle sue paure, dopotutto Amber era la sua migliore amica. Tuttavia quando aprì bocca riuscì solo a pronunciare tre parole:

“Io sono arrivata.”

S'infilò in casa senza dare il tempo alla ragazza di rispondere, chiudendo la porta alle sue spalle. Per un attimo l'aveva vista lì, sull'uscio, mordersi il labbro preoccupata: Tara poteva sentire ancora il suo sguardo addosso, persino attraverso la struttura della porta. Lasciò cadere lo zaino al suo fianco con un tonfo. Scivolò con la schiena appoggiata al legno fino a ritrovarsi accucciata con le ginocchia vicino al mento. Amber stava scherzando, allora perché aveva reagito così? Il calore di una lacrima attraversò la sua guancia; le cadde su un ginocchio. Un’altra.

La ragazza affondò le dita tra i capelli. Amber stava scherzando, lo sapeva, ma l'inquietudine dentro di sé non accennava a diminuire. 
Gli occhi azzurri del gatto si materializzarono nei suoi pensieri. Un brivido percorse il suo corpo come una scossa sismica, dal petto fino alla punta delle dita.

Toc.

Tara sussultò. Un sasso le sfiorò il piede, per poi fermarsi a pochi centimetri da lei. Era perfettamente rotondo, con delle venature più scure. Lo prese in mano: stava perfettamente nel palmo. Ruvido e pesante per le sue dimensioni.

Che cosa mi sta succedendo…

La ragazza aspettò di essersi calmata del tutto, si asciugò il viso con l’avambraccio sinistro e si alzò, tirando su con lei lo zaino. Un leggero fastidio cominciava a invaderle la testa come un liquido vischioso, ma decise di non badarci. Lasciò cadere con un sospiro il ciottolo nel vaso da cui era caduto.

Dieci minuti dopo stava per buttarsi sul divano quando il tintinnio di un mazzo di chiavi la ridestò, seguito dallo scatto della serratura alle sue spalle. Tara si girò verso la porta:

“Mamma!” gridò aprendosi in un largo sorriso.




Note dell'autrice:
Con questo capitolo finisce quella che considero l'introduzione alla storia vera e propria. Mi scuso per questo motivo se il tutto è stato un po' lento ma ce n'era bisogno per l'economia del racconto. D'ora in poi si entrerà più nel vivo dell'azione. 
Mia piccola considerazione personale: so che molti di voi non sono fan di Terra, però volevo rassicurarvi che questa storia non parlerà solo della ragazza, ma anzi coinvolgerà molti più personaggi di quelli che possiate immaginare! Mi piacerebbe poteste darle una piccola possibilità!
Cercherò di pubblicare settimanalmente, scanso studio disperato per gli esami. In tal caso mi farò perdonare ^^
Per ora è tutto, a presto col nuovo capitolo! 

 

   
 
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