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Autore: Utrem    14/07/2015    1 recensioni
Cosa accadrebbe se ad un tratto le bugie di Walt fossero decifrate da un'altra bugiarda? Quali conseguenze avrebbe questo?
AU ambientato durante e dopo l'episodio Fifty-One della quinta stagione.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Lo stallo in cui era entrata la casa coperta dal telone fu interrotto dal mormorio nella tasca di Mike.
Questi non rispose subito, cosicché tutti s'allertassero, poi picchiettò il pulsante con la punta del dito:
"Fatto" asserì Steve, cavernoso.
"Bene. Siete ancora dallo sfasciacarrozze?" 
"No, ci stiamo muovendo."
"Tutto pulito?"
"Pulito, Mike. Pulito."
"Molto bene. Mi raccomando, vi voglio il più lontano possibile da lì."
"Tranquillo."
"Lo spero" e buttò giù, reprimendo un sospiro ma con la testa ben diritta. Fece sdrucciolare nuovamente il cellulare nella tasca e s'avvicinò fra gli astanti a quello con cui urgeva parlare.
Le labbra di Walt erano parallele alle sue rughe, ma la palpebra era pesante: lo sguardo cadeva spesso, lontano, celando occhi lucidi e pupille dilatate.
Tuttavia, l'abilità di Mike gli consentì di carpirlo senza apparente sforzo, ammansirlo e trattenerlo il tempo dovuto a fare la sua comunicazione:
"Ho appena affidato ai miei ragazzi un lavoro molto delicato, quasi senza alcun preavviso. È necessario che ognuno di noi contribuisca a pagarli sull'unghia non appena tornano, così da evitare ogni tipo di brutte sorprese."
Si fermò, in modo che le sue parole venissero digerite, poi:
"Ho il tuo permesso, Walter?"
Adesso lo sguardo era fisso. Aspirò nel naso tutta l'aria che aveva in corpo, riacquistando il suo profilo rigido e spigoloso. Protese il petto in avanti, allineando le mani ai fianchi. Fece un piccolo, felpato passo in avanti, stringendo lentamente i pugni; socchiuse la bocca, nascondendo la punta della lingua per sottolineare il profilo dei denti. Rimase in stasi per qualche secondo, mentre Mike ignorava ogni sussulto, anche il più stoico, e disse:
"Sì"
Mike fece sporgere le labbra e abbassò le sopracciglia in segno d'approvazione. 
"Bene"
Allora si girò alla ricerca del ragazzo, la cui presenza era diventata impercettibile.
"Jesse? Tu che mi dici?"
D'un tratto, così come un cane randagio dopo un lungo digiuno s'avventa sul cibo profferto da un'anima buona, allo stesso modo Jesse udito il richiamo scattò via dal suo angolo e affrontò tutti a muso duro gesticolando:
"Io non spenderò un cazzo di cent finché non vedrò questo coglione sparito dalla faccia della Terra!"
"Ehi!" la reazione di Todd fu immediata e particolarmente veemente "Ammetto d'aver fatto una cazzata-"
"Una cazzata! Sentitelo!"
"-ma è la prima e l'ultima volta! Anche se non partecipo direttamente alla manifattura della metanfematina, non sono meno utile di nessuno di voi qua in giro! Sono disposto a fare qualsiasi tipo di sporco lavoro e non mi tiro mai indietro, vi do copertura e vi tengo il gioco! Soprattutto adesso che Lydia è morta il numero conta ed io, grazie alle mie conoscenze, vi posso procurare tutte le materie prime che volete! Seriamente!"
Seppure fosse molto concitato, l'espressione facciale di Todd in quel momento non si differenziava molto da quella solita, se non per gli occhi leggermente più aperti. Anche nel parlare mantenne una dizione perfetta e non biascicò, né incespicò su una singola parola. Tutto ciò contribuì ad aumentare il disgusto di Jesse, che aveva ridacchiato durante tutto il suo discorso per sminuirlo e trovò in questo il nuovo stimolo per lanciarsi nuovamente:
"E noi dovremmo credere a queste stronzate? Inventati qualcosa di meglio, idiota! Vuole solo salvarsi la pelle perché capisce che è inutile!"
"Conoscenze?" Walter ripeté, mostrandosi interessato ma non curioso.
"Mio zio e altri. Non hanno conoscenze specifiche riguardo allo spaccio, ma si sanno gestire e potrebbero darvi un grande aiuto, traendone profitto senza che voi li dobbiate pagare. Se volete, posso contattarli e farveli incontrare."
Non ci voleva l'esperienza di Mike per capire di che pasta fossero queste fantomatiche 'conoscenze' di Todd, e questi in particolare era molto combattuto riguardo all'accettare l'invito. Infatti, da qualsiasi lato si osservasse la proposta, rimaneva comunque una bella gatta da pelare. Avrebbe dovuto tenere occhi e orecchie suoi e dei suoi ragazzi bene aperti attorno a quella gente, più di quanto non lo avesse mai fatto; ma certamente era qualcosa più auspicabile di essere costretti a rinunciare a tutti quei soldi guadagnati per garantire un futuro alla piccola Kaylee. 
In Walter la luce della decisione s'era accesa già da un pezzo, e per fortuna, vide, coincideva con la sua. 
"D'accordo" Mike assentì, forzandosi a ignorare lo sconcerto di Jesse, che subito sbottò:
"D'accordo?! Ma che cazzo?! Cioè, voi siete disposti a fidarvi di un decerebrato che nel dubbio sparerebbe anche a un neonato e lasciare anche che delle persone random, persone random che non conosciamo vengano a sapere tutto? Non capite che questa è tutta una messinscena per mettercelo in culo?! Io non sono d'accordo, non collaborerò e se davvero voi ci volete stare, io me ne vado e con i miei soldi!"
Scosse la testa un'ultima volta, incredulo, per poi dire un'ultima volta:
"Io me la svigno!" e corse in garage, a prendere una borsa dove mettere tutte le mazzette.
"Non credo proprio!" in un lampo, Walt lo raggiunse, gli strappò la borsa di mano e la buttò in un angolo. Lì gli altri non li potevano più sentire.
"Non abbiamo appena fatto i salti mortali per mimare un suicidio convincente perché tu te ne vada allo sbaraglio chissà dove!"
"Appunto, è convincente: la DEA non mi verrà a cercare! Mi dica allora un motivo per cui non dovrei andarmene! Todd e i suoi amici la possono aiutare nel laboratorio, Mike negli affari! Che cosa ci faccio io ancora qui?!"
"Dannazione! Ma appunto perché è convincente puoi rimanere e continuare a contribuire a e profittare di ciò che abbiamo costruito insieme, mattone dopo mattone, sforzo dopo sforzo, in tutto questo tempo! Io e te insieme abbiamo creato una formula, un mercato! Ci siamo costruiti un'identità e abbiamo spopolato ovunque! Abbiamo più clienti di quanti non avremmo mai potuto sperare di avere, solo un anno fa, e saresti comunque disposto a buttar via tutto questo? Davvero non riconosci il tuo ruolo in questo percorso? Senza le tue capacità, come potremmo essere in grado di garantire la purezza e la qualità della metanfetamina sempre e comunque, in tutte le circostanze? Ogni volta che qualcuno pensa a KFC, non s' immagina forse un secchio di ali di pollo fritte con su sopra Harland Sanders? Vedi qualche differenza da come i clienti visualizzano il nostro prodotto? Ancora non ti rendi conto che sei indispensabile in quest'operazione, Jesse? Non credi ch'io sappia chi sono queste persone?! Credi che non mi tocchi il fatto che Todd abbia appena ucciso mia cognata, senza rimorsi...  e che abbia mostrato il suo... cadavere con... soddisfazione, oh, mi disgusta dirlo! Tuttavia so anche che, e Mike potrà supportarmi in questa mia affermazione, che noi saremo in grado di controllarli e far sì che non intraprendano certe corsi d'azione senza la nostra stretta supervisione. Ti assicuro, Jesse, che se mai dovesse succedere di nuovo qualcosa di simile per mano sua, mi occuperò di ucciderlo io, personalmente."
Dopo che ebbe finito di parlare, Walter riprese velocemente fiato, senza però rilassare la mascella. Tarchiava ogni movimento delle iridi di Jesse, anche il più rapido, alla furiosa ricerca del suo punto di rottura. 
La resistenza che lui oppose fu coraggiosa: per qualche momento custodì l'atteggiamento di sfida, tenne alta la punta del naso mentre esibiva chiaro il diniego. Lo fece per orgoglio e per affetto ed era sicuro: ma furono gli occhi di Walt a ricordargli presto che non c'era per lui orgoglio o affetto che non fosse legato allo spaccio della metanfetamina. Persino la donna che amava: infatti l'aveva conosciuta ad un incontro fra ex tossici in riabilitazione, con l'intenzione di venderle i cristalli.
Tutto ciò che gli era capitato negli ultimi anni, di bello e di brutto, era collegato a quel mondo e valeva la pena tollerare l'uno, pur di non perdere l'altro.
Così il diniego si trasformò in assenso, seppur col capo chino, e semplicemente disse, con le braccia stese in segno di resa:
"Resterò. E pagherò."
Walt assentì con prudenza, come a rimarcare che fosse la cosa più giusta e naturale da fare. 
Jesse gli porse la mano aperta, l'emotività che continuava a trapelare, e veloce Walt la strinse, suggellando il gesto premendone il dorso con quella libera. Poi abbracciò il ragazzo con onesto calore, che lui accettò e ricambiò, senza però eguagliarlo.
"Paga e vai a casa" gli suggerì, con voce calda e tranquilla "Prenditi un po' di riposo. Cercherò d'arrangiarmi da solo, per oggi."
Allontanatisi, i due rientrarono nella stanza, dove assistettero a un Todd che non sembrava essersi accorto della loro assenza e un Mike proteso verso la porta, che lì zittì esclamando:
"Sì, sì, risparmiatemi tutti i vostri piccoli segreti: i ragazzi sono arrivati. È il momento delle mance"
Jesse strinse i denti. Contò rapidamente le mazzette, le ammucchiò da una parte ed inforcò il volante per scivolare via.


Per fortuna quel dannato sole stava tramontando.
Walt svoltò per l'ultima volta, verificando meticolosamente che non vi fossero altri movimenti oltre al suo in giro.
Avanzò piano, un occhio fisso sulla strada spianata, l'altro sullo specchietto retrovisore. Non erano sensi di colpa, si persuase. Era molto probabile  che tutto fosse andato per il meglio: l'aumentata attenzione era la naturale conseguenza della mancanza di totale sicurezza.
Ma così chino e concentrato sul vedere era allucinato dal rossore impetuoso del cielo, che gli rimbalzava un momento sì e l'altro no sulla faccia, senza tregua...
Approssimatosi a casa, vide con chiarezza parcheggiate l'auto di Hank e una volante della DEA.
Per la sua salvaguardia, Walter parcheggiò qualche metro indietro rispetto ad entrambe. Ebbe persino la mezza idea di fare una manovra per mettersi col muso rivolto verso la strada, ma la ritirò subito. Fermatosi definitivamente, si sganciò dalla cintura di sicurezza e poggiò entrambi i piedi a terra. 
Tentò di spiare qualcosa dalle finestre, ma le tende le coprivano interamente. 
Allora si alzò, uscì e richiuse la portiera.
Di nuovo il suo sguardo rimbalzò sulle due auto.
Odiava non essere sicuro. Avrebbero potuto essere lì da dieci minuti come da tre ore. 
Sentiva distintamente persone che parlavano, ma non riusciva a carpire nessuna parola: c'era troppa confusione. Riconobbe le voci di Skyler, Junior e Steve Gomez. Erano tutti molto esagitati.
Rivolse ancora uno sguardo al cielo, che era un unico tizzone ardente, ricordandosi che finché quella era casa sua e c'era Junior, nulla sarebbe potuto degenerare oltre un determinato limite.
Suonò.
"Skyler, sono io"
Lo scalpiccio di piedi gli suggerì che stava correndo ad aprire.
Finiti i giri della chiave, Walt vide sua moglie inebetita davanti a lui.
Aveva ciuffi di capelli umidicci stagliati in tutte in direzioni, gli occhi secchi ed esausti, la punta del naso ritirata e la linea dei denti digrignati appena visibile fra le labbra. Era cadaverica, aveva il fiatone ed ebbe appena la forza di mormorare: "Walt..."
La lucidità di Walter si spezzò.
D'un tratto, fingere divenne inutile.
"Tesoro! Ma che è successo?!" esclamò, prendendole la braccia dalla parte del palmo.
Lei non rispose, ma gli si accasciò letteralmente addosso, poggiandogli la fronte sul cuore.
Preoccupato, Walter la respinse subito, per vedere nuovamente la sua faccia sconvolta:
"Skyler? Ti senti bene? Penso che tu stia male... è meglio che tu ti sieda! Siediti e io ti faccio qualcosa- non so, una camomilla? Una cioccolata? Qualcosa di caldo e tu mi racconti con calma quello che è successo, ok? Skyler, perché non mi rispondi... ti prego, dimmi qualcosa Skyler, altrimenti come faccio a sapere che cosa ti è successo? SKYLER!"
Ma la consorte non rispondeva mai: scuoteva soltanto la testa, al tocco era febbricitante e non riusciva a tenere gli occhi aperti. 
Alla fine si convinse a riportarla vicina a sé, e lei si fece trascinare, come un burattino.
Erano ancora sulla soglia di casa, ma nessuno dei due voleva muoversi.
Rimasero soli ed abbracciati, finché un'altra figura non fece la sua timida comparsa.
"Steve" Walt lo chiamò, con più di un groppo in gola "Perché sei qui?"
"Hank mi ha chiamato, qualche ora fa. Ha trovato Marie morta, in giardino, vicino a una pistola. Sembra... suicidio..."
L'agente era in un bagno di sudore; indossava la divisa e parlava in modo affettato, come se avesse di fronte uno sconosciuto. Guardandogli gli occhi, Walt intuì che l'incredulità era più dovuta alla tragedia in sé che a un sospetto relativo all'ultima frase e nonostante questo, non si sentì affatto rassicurato.
Dopo pochi attimi di silenzio, si udì uno rauco rumore di rigurgito, al che Gomez, assicuratosi del fatto che Skyler fosse finalmente in buone mani, si congedò di corsa in bagno, senza nemmeno scusarsi. Dalla voce, Walt capì inequivocabilmente che era Hank.
"Io... non riesco a..." Walt farfugliò, interrotto dal petto che gli si alzò furiosamente e da Skyler che ficcò più profondamente il viso nella sua camicia "Da quant'è che vomita? Non sarebbe meglio che andasse all'ospedale? Vado a chiamare il 911! Tu amore, per favore, siediti... e aspetta..."
Così si slacciò finalmente dall'abbraccio con Skyler, che non lo lasciava pensare. Precipitatosi in cucina, vide la sua piccola Holly dormire teneramente in mezzo al disordine. Si stava avventando sulla cornetta, quando...
"PAPA'!"
Improvvisamente, Junior gli saltò addosso disperato, in un fiume di lacrime. Un corpicino che gli tremava fra le mani e non sapeva reggersi da solo.
"Meno male che sei qui, papà... io... non so cosa sta succedendo... dicono che s'è uccisa zia Marie, io... non capisco! Com'è potuto accadere?! E perché? Perché?! Sto cercando di capire, ma non riesco a capire... perché lei? Perché zia Marie? Perché?"
Perché?
Allora Walter ammise a sé stesso che era stato lui a permettere la metastasi del suo cancro, e che questa s'era conclusa in una metamorfosi che lo aveva sostituito a lui stesso.
Alzò la testa da quella di Junior e singhiozzò.
Adesso era sveglio. Il vero lui, Walter. E il cancro dormiva.
Strabuzzò gli occhi, che si inumidivano per l'angoscia di tutte le odiose reminiscenze.
Strinse convulsamente le braccia attorno al figlio, gli chiuse le gambe fra le ginocchia e aprì per intero la bocca, la saliva che scendeva giù dal labbro tremante.
Tutto era così opprimente che dormire era allettante: ma non riusciva più a riprendere sonno.
Così, insonne e vigile, accarezzò quella guancia bagnata ed esalò fiato in quell'orecchio, prima vuoto, poi pieno e nasale:
"Mi dispiace"
Non chiudeva la bocca. Nonostante tutto, non voleva stare zitto.
"Mi dispiace, figliolo. Non sai quanto mi dispiac-eh..." terminò in un inevitabile singulto, senza lacrime, ma colmo lo stesso "Mi dispiace."
"Anche a me..." mormorò il ragazzo "Anche a me..."
"Oh cielo... mi dispiace tanto" non riusciva a fermarsi. Strinse i denti. Doveva fermarsi. Doveva.
"Mi dispiace tanto... per tutto quello... che ho causato..."
"Papà..."
"Mi dispiace... per quello... che vi ho fatto..." si fermò per deglutire "Quest'anno..."
"Papà, ma cosa dici?"
"Mi dispiace..." riprese fiato "Mi dispiace... ci sono tante di quelle cose che non sai..."
Vide la confusione negli occhi di Junior e si sentì quasi libero. Dopo tutto quel tempo...
... quando improvvisamente riapparve Skyler, che aveva riacquistato un po' di colorito e disse sinceramente a Junior:
"Tuo padre parla delle cose che fa quando non è a casa."
Walter piegò la testa da un lato, la bocca ancora aperta, anelando disperatamente a quel momento e sul punto di dichiararsi, quando:
"Ha ripreso a giocare d'azzardo e non riesce a contenersi"  asserì di punto in bianco Skyler, che s'era fisicamente interposta fra padre e figlio.
Poi afferrò con rabbia un polso del marito, soffiando fra i denti con tono ferino:
"Non adesso."
Detto ciò, non riuscì più a dissimulare energia, e il dolore le conferì di nuovo quell'aria terribilmente sofferta che aveva contribuito al risveglio.
Perciò Walt si permise un'ultima volta di dire, col cuore in mano:
"Mi dispiace"
Lei però era tornata ad essere troppo stremata per ascoltarlo: non rispose, e lasciò che la riunisse col figlio in un unico, tormentato abbraccio.

A notte fonda, quando erano state passate in rassegna tutte le più folli riflessioni ed era stata tersa l'ultima lacrima, si ritrovarono tutti attorno al tavolo in giardino.
Nessuno, però, aveva avuto il coraggio di accendere la lampada e, anche abituati gli occhi all'oscurità, distinguevano a fatica i lineamenti l'uno dell'altro.
Apparentemente zitti e fermi, erano posseduti ciascuno dal proprio tic nervoso e fremevano dalla voglia di parlare.
Intanto, la brezza notturna accarezzava i loro profili, increspava la superficie limpida della piscina, muoveva i rami della pianta di mughetto, faceva stormire le siepi e svolazzare la fabbrica scadente del cappellino di Marie, che queste celavano a molti occhi indiscreti a qualche metro di distanza.
Dopo che ciascuno ebbe trascorso un po' di tempo a desiderare le stelle, una voce, che fino a quel momento non s'era fatta sentire, riportò i presenti alla realtà:
"Lascia che i giornali lo sappiano"
Rimasero tutti impietriti.
"Hank! Ma che stai dicendo?!" protestò subito Gomez, cui era diretto l'ordine.
"Già, Hank! Di che stai parlando?!" si aggiunse Skyler, incredula.
"Tu non c'entri, Skyler!" 
"Io non c'entro? È mia SORELLA!"
"Sì, è vero, ma non ti daranno fastidio! Te lo assicuro! Ascoltami-" 
"E come pretendi di poterlo assicurare?! Come se questa famiglia non ne avesse già avute abbastanza! No! I giornali non sapranno proprio niente!"
"E invece sì! È giusto che venga raccontata la verità! E la verità è che... la responsabilità è solo mia..."
"Hank, ti prego, non cominciare..."  
"No, Gomie! Lasciami parlare! Hanno il diritto di sapere..." 
Nessun altro tentò di dissuaderlo.
"Da quando ho cominciato l'indagine su Heisenberg, non ho più posato più un occhio su di lei. Ma non parlo di cenette romantiche, serate fuori, viaggi in posti esotici o stronzate così... non l'ho più guardata. Mi svegliavo tutte le mattine pensando che volevo quella metanfematina blu... volevo prendere quell'uomo, e che avrei fatto di tutto pur di riuscirci. La mia vita è rovinata da allora. Non sono mai più riuscito ad essere felice, davvero felice. Ogni singolo momento in cui non mi occupavo del caso mi sembrava tempo perso... anche quand'ero con lei, io pensavo... al caso. E così la trascuravo, la ignoravo quando parlava delle sue cose, davo per scontato che nonostante il passato, certi problemi si fossero risolti... E poi, le cose sono peggiorate... a partire da quel giorno... in cui avrei dovuto partire di nuovo per El Paso... e invece sono rimasto. Quando ho trovato quel furgone... e ho ricevuto quella telefonata, in cui qualcuno mi diceva che era rimasta ferita, per distrarmi, ho picchiato Pinkman perché sapevo che... fosse stato vero, sarebbe stata anche colpa mia. E poi, dopo la sparatoria con i cugini di Tuco... per me non poter più camminare significava una sola cosa: non sarei più riuscito a lavorare, e quel bastardo di Heisenberg avrebbe continuato a sbrigare tutti i suoi loschi affari. Ero depresso, ero frustrato e quindi ero anche diventato un più grosso pezzo di merda. Avevo oltrepassato ogni limite con lei. Pretendevo che si occupasse solo di me e poi la insultavo perché non sembrava abbastanza... al punto che le era venuta una nuova crisi di cleptomania e piangeva... era peggiorata, di nuovo. Lo psicologo le aveva suggerito di trascorrere qualche mese in cura, così che le si calmassero i nervi... lei diceva che si sarebbe vergognata di fronte ai suoi colleghi e io l'ho incoraggiata a dire no. Già. Poi... mi sono rimesso in gioco, ho ricominciato a indagare di nascosto, finché non m'hanno minacciato di morte. Lei era terrorizzata, ed io ero contento, perché pensavo di aver colpito nel segno. Era vero: pochi giorni dopo, Gus Fring ed Hector Salamanca erano stati fatti saltare in aria. Gloria, gloria, nient'altro che gloria per me: sono stato promosso ad ASAC. Io... ero convinto...  del fatto che lei sarebbe stata contenta. Io ero convinto d'averlo fatto per lei... dopo tutto questo! Passavo ancora meno tempo a casa di prima, perché credevo che ormai per lui la fine fosse vicina... trattando con leggerezza tutto il resto... così, anche ieri sera... io oggi sono andato al lavoro, pensando che lei andasse da Dave, lo psicologo... ecco come ho trattato tua sorella, Skyler. Ecco l'uomo che sono veramente. Per questo la notizia deve essere tutti i giornali e io termino la mia carriera da agente, oggi. Non metterò mai più piede nella sede della DEA. Buona fortuna, Steve. Tu hai sempre meritato quel posto."
Nonostante l'oscurità, il disgusto degli astanti traspirava nitido.
"Non metterai più piede neanche in questa casa" annunciò Skyler, con una calma atroce "Prendi la tua roba e vattene. Adesso."
Nessuno obiettò, ma il silenzioso testimone indirizzò diversamente il suo disgusto.
Come un soldato, Hank si alzò e s'avvio, zoppo e lento, verso la valigia, che non aveva ancora disfatto. Pose segretamente i suoi saluti e i suoi migliori auguri a tutti quelli che sedevano, e di persona ad Holly, che dormiva nella sua culla in cucina. 
La bimba, sentiti i passi pesanti, si svegliò appena in tempo per vederlo attraversare la soglia della porta.

   
 
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