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Autore: Horse_    14/07/2015    12 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                               Fear.             


Twenty-Sixth Chapter.


Pov Nina.

Sono pietrificata nel marciapiede con il telefono a mezz’aria dopo aver sentito Ian dirmi a che ospedale sta portando mio figlio, nostro figlio.

Non capisco, io… Stava bene, lui stava bene. E adesso è in ospedale. Lui aveva bisogno di me ed io ero a divertirmi.

Non è colpa tua, Nina continuo a ripetermi, ma non ne sono convinta. Eric mi scuote leggermente e io mi riprendo dallo stato di trance in cui ero caduta ed inizio a balbettare frasi sconnesse.


 

“Nina, calmati.”- mi stringe piano le spalle. –“Cos’è successo?”

“Devo andare in ospedale, io… Joseph si è sentito male…”- balbetto.


 

Eric, più lucido di me, afferra le chiavi della macchina, poi mi guarda.


 

“Ti accompagno io in ospedale, stai tranquilla.”- mi da un bacio sulla fronte. –“Starà bene, andrà tutto bene.”


 

Vorrei credergli, ma non ce la faccio. Ho troppa paura per mio figlio.

 













 

                                                       * * *













 

Corro su per le scale di corsa, facendo anche i gradini due a due, e in questo momento non mi interessa dei tacchi o delle occhiatacce che tutte le persone mi rivolgono perché voglio arrivare da mio figlio, voglio arrivare da Joseph. Arrivo al terzo piano in un minuto, forse meno, e mi guardo attorno spaesata non capendo nemmeno dove andare.

Proprio quando ormai mi sono rassegnata vedo la testa scura di Ian camminare avanti e indietro in sala d’aspetto di fronte a una porta bianca e gli corro incontro. Non appena incrocio i suoi occhi mi sembra di vedermi riflessa allo specchio perché si trova nella mia stessa situazione: è preoccupato, triste, spaventato e arrabbiato con se stesso. Ha anche gli occhi lucidi e mi sto preoccupando seriamente.


 

“Lui dov’è?”- gli domando in preda al panico.

“I dottori lo stanno visitando.”- mi dice indicando con il capo la porta bianca di fronte a noi. –“Ho cercato di farmi dire qualcosa, ma loro… Hanno detto che non bisogna preoccuparsi, che starà bene e che non è nulla di grave. Ma come faccio a non preoccuparmi?”


 

Si accascia contro la sedia bianca dell’ospedale e si prende la testa tra le mani mentre vedo che le gambe gli tremano.

Ma io devo sapere come sta mio figlio, devo sapere la verità.


 

“Cos’è… Cos’è successo?”- balbetto incapace di parlare.


 

L’ansia si sta impossessando del mio corpo, così come la paura e il dolore. Devo sapere, voglio sapere, è mio diritto.


 

“Stavamo guardando i cartoni”- inizia con voce rotta e giurerei di sentire che si stia trattenendo per non scoppiare a piangere. –“ho visto che stava poco bene, lui… Aveva mal di pancia, gli veniva da vomitare… Ha mangiato un pezzo di torta…”


 

Alza improvvisamente gli occhi su di me e sono pieni d’acqua.


 

“Credimi, se l’avessi saputo… Io… Io ero convinto che fosse apposto la torta…”- balbetta. –“Lei non si è accorta che nella farina c’era il glutine e lui l’ha mangiata…”


 

Anche le mie gambe cedono e mi ritrovo inginocchiata nel pavimento dell’ospedale e respiro a fatica.

Gli avevo detto che era celiaco, mi sono raccomandata più e più volte che prestasse attenzione al cibo proprio perché non capitasse questo, e adesso… Adesso siamo qui, in ospedale, senza sapere nulla. Se ne ha mangiata poca non dovrebbe essere nulla di grave, dovranno soltanto fargli qualche controllo e spero che sia così, perché non potrei mai perdonarmi se gli succedesse qualcosa di veramente brutto.

Vorrei arrabbiarmi anche con Ian, ma non ne ho il coraggio. E’ distrutto e continua a scusarsi, a ripetermi che gli dispiace e che è uno stupido e non me la sento di infierire oltre perché anche lui adesso è un genitore e posso capire quello che sta provando –è forse più addolorato di me visto che è capitato con lui.

Ma devo farmi forza, per entrambi, perché mi fa male vederlo così.


 

“Stefan… Stefan dov’è?”- domando piano.

“Con mia madre… Nina, io… Mi dispiace così tanto…”- singhiozza.


 

E mi mordo il labbro a sangue per non scoppiare in lacrime anche io perché so che farei estremamente peggio. E nemmeno mi preoccupo sul fatto che ora anche la famiglia di Ian sappia dell’esistenza dei gemelli e che sicuramente vorranno parlarmi perché ora la mia unica preoccupazione è mio figlio e il suo stato di salute. Quello che mi preoccupa è anche Ian perché non l’ho mai visto in queste condizioni, è distrutto. Ed è per questo che non posso permettermi di piangere perché lui si romperebbe del tutto. Mi alzo da terra e barcollante mi siedo sulla sedia accanto alla sua e prendo una sua mano tra le mie.


 

“Non è colpa tua, Ian.”- sospiro. –“Poteva capitare a tutti, poteva capitare anche a me.”

“Se solo… Se solo fossi stato più attento, lui ora… Starebbe bene…”- blatera.

“Poteva capitare anche con me. Vedrai che starà bene e che potremo portarlo a casa. Non se lo ricorderà nemmeno…”- gli dico.

“Come fai… Come fai a non odiarmi?”- mi domanda di scatto. –“Nostro figlio è in ospedale per colpa mia.

“Non ti odio semplicemente perché non è colpa tua, Ian. E penso che sia un momento da incorniciare questo visto che è la prima volta che abbiamo una conversazione quasi civile.”- gli dico cercando di farlo sorridere.


 

Fa un sorriso tirato, ma almeno è già qualcosa. Subito dopo esce dalla porta un medico e come due molle ci alziamo di scatto per avere notizie su Joseph.

Gli chiediamo subito come sta e ci risponde che non c’è nulla di cui preoccuparsi e che sta bene, ora ha solo bisogno di riposare. Per sicurezza lo terranno qui questa notte e gli daranno alcuni medicinali che dovrò portare a casa e darglieli per tre giorni. Il dottore ci dice che è stato bravo e ha fatto gli esami del sangue senza fiatare e che ora si trova nella camera 213 e che possiamo stare con lui tutta la notte senza problemi visto che siamo i suoi genitori. Ovviamente è stato poco bene per aver ingerito cibi con il glutine e il medico si raccomanda di fare molta più attenzione; quando se ne va andiamo subito da Joseph. Non appena entriamo noto che c’è un’infermiera che gli sta facendo compagnia e non appena ci vede ci saluta con un cenno del capo e va via.


 

“Mamma!”- strilla Joseph felice gettandomi le braccia al collo. Lo abbraccio stretto e faccio un controllo generale e vedo che ha il suo stesso colorito di sempre. –“Ci sei anche tu.”

“Non ti avrei mai lasciato da solo qui.”- lo stringo ancora a me e gli poso un bacio sul naso facendolo ridacchiare e mi si scalda il cuore a vederlo così. Sta bene. –“Come ti senti?”

“Molto meglio.”- mi sorride. –“Papà, che cosa c’è?”


 

Mi volto verso Ian che era rimasto in disparte e lo vedo passarsi una mano sugli occhi, ma poi sorride. E’ ancora preoccupato, glielo leggo in volto, ma fa finta di nulla e abbraccia anche lui il bambino.


 

“Niente, mi sono spaventato tantissimo.”- mormora accarezzando la schiena di Joseph.

“Mi dispiace di averti fatto preoccupare.”- si scusa Joseph abbassando lo sguardo.

“No amore, tu non hai fatto niente.”- Ian si affretta a chiarire e lo abbraccia di nuovo. –“Sono così felice che tu stia bene.”

“Rimarrete qui con me questa notte?”- domanda Joseph con la voce stanca.


 

Vedo che piano piano i suoi occhi si chiudono da soli e questo vuol dire che tra poco si addormenterà.


 

“Rimarremo qui con te per tutta la notte.”- lo rassicuro dandogli un bacio sulla fronte.

“Non andremo via.”- continua Ian sorridendogli.


 

Joseph annuisce e stringe le mani ad entrambi e poco dopo cadde in un sonno profondo. Non so per quanto tempo rimaniamo in silenzio di fronte a nostro figlio, ma sembra passare un’eternità, ma non sono comunque nervosa. Sono ancora un po’ preoccupata per quello che è successo, ma ora sta bene, ho visto che sta bene e mi fido del responso dei dottori. Mi è bastato guardarlo un attimo negli occhi per ritrovare la sua vivacità che lo contraddistingue dagli altri. Sento il mio cellulare vibrare e lancio uno sguardo a Ian che mi fa cenno di andare fuori.

Afferro il cellulare e mi affretto a rispondere.


 

-Nina, come sta Joseph?- mi domanda mia madre.

-Bene, io… Scusami se non ti ho risposto prima, ma ero un po’ troppo occupata…- mi scuso, poi aggrotto le sopracciglia.


 

Chi l’ha informata?


 

-Sta bene? Ero preoccupata a morte. Me lo passi?- mi domanda.

-Ora sta dormendo, era distrutto.- le rispondo mordendomi il labbro.

-Fa lo stesso. Stefan è con me.- mi avvisa.


 

Ma Stefan non era con la madre di Ian?

Mia madre si affretta a chiarire visto che non le rispondo.


 

-Edna mi ha contattato e l’ha portato da me. Ha preferito che stesse qui visto che non le ha mai viste.- mi spiega.

-Lei e?- le domando.

-E Robyn. Volevano venire in ospedale, ma poi hanno deciso di andare in albergo e di passare domani. Volevano lasciarvi un po’ tranquilli.- mi dice.

-Come ti hanno contattata?- le domando.

-Penso che Ian abbia dato il mio numero ad Edna per ogni evenienza e si è rivelato molto utile.- mi racconta.


 

Certo e devo dire che ha fatto anche bene, anche se spero che situazioni del genere non capitino più.


 

-Va bene.- sospiro passandomi stancamente una mano tra i capelli. –Ora… Devo andare..-

-Nina?- mi richiama.

-Mmm…-

-Stai bene?- mi domanda dolcemente.


 

Sorrido per la preoccupazione di mia madre, infondo è sempre così. Sebbene io ormai sia adulta la sua preoccupazione per me è sempre costante e forte.


 

-Si, sto bene.- la rassicuro. –Quello ridotto peggio è Ian. E’ convinto che sia colpa sua e ho provato a dirgli che non è così, ma non ha funzionato.-

-Gli passerà, Nina. Tra pochi giorni dimenticherà tutto. E’ spaventato e si sente in colpa per non essere stato attento, ma sono cose che capitano.- mi spiega.

-Lo so.- rispondo.

-Ti voglio bene tesoro.- mi saluta.

-Anche io mamma.- le rispondo prima di attaccare.


 

Rimango qualche attimo seduta sulla sedia per sciogliere i nervi e tutta la tensione che ho accumulato in questa serata, poi mi affretto a rispondere a Eric e a rassicurarlo che Joseph sta bene e gli dico di non preoccuparsi e che domani sarà a casa, poi metto il cellulare dentro la tasca e solo in un secondo momento mi accorgo che questa giacca non è mia, ma di Eric. Ha un buon odore, che sa di casa, ma mi devo ricordare di riportargliela.

Rientro nella stanza di Joseph e noto con disappunto che Ian è ancora seduto sulla sedia a torturarsi le mani preso dai sensi di colpa. Mi affretto ad entrare e a chiudermi la porta alle spalle per poi andarmi a sedere al mio posto dall’altra parte del letto.


 

“Ian, smettila di crogiolarti nei sensi di colpa.”- lo rimprovero bonariamente.


 

Non l’ho ancora perdonato per quello che ha fatto –per il test di paternità intendo– perché  so che non è completamente colpa sua visto che c’è in mezzo anche lo zampino di Nikki, ma mi dispiace vederlo così distrutto per una cosa che poteva benissimo capitare anche a me. Non è facile conciliare tutte le cose insieme e sono sicura che questo non capiterà più, perché mi fido di lasciare i gemelli con Ian ed è l’unica cosa di cui mi fido per quanto riguarda lui. Nelle altre cose no, penso che non potrò più fidarmi e seguire quello che mi dice lui, ma questa non è colpa mia.

Alza piano la testa e mi guarda senza nemmeno dire una parola.


 

“Sono stufa di vederti così, è acqua passata.”- continuo.

“Come fai a dirlo?”- mi domanda e indica Joseph, che sta dormendo placidamente sul letto, con un cenno della testa. –“Lui è qui.”

“Hai ragione.”- annuisco, ma poi mi affretto a chiarire. –“E’ qui e sta bene.”

“Non voglio la tua compassione…”- mormora stizzito.


 

Ecco che ritorna il solito bipolare di sempre e che mi fa saltare i nervi.


 

“Non ti sto dando questo, ti sto semplicemente perdonando, anche se in questa situazione il perdono non serve.”- gli rispondo. –“E so che è questo che vuoi.”

“Come fai a conoscermi così bene anche quando sono passati sette anni?”- mi domanda mettendo da parte tutta la frustrazione.

“Quando stai insieme con una persona per tanto tempo impari a conoscerla e a sentire quello che pensa.”- gli rispondo con naturalezza.

“Sei sempre stata più brava di me in queste cose.”- mi risponde amareggiato.

“Ho i miei trucchi.”- gli rispondo con un mezzo sorriso ad incurvarmi le labbra.


 

Scuote leggermente la testa, ma posso vederlo divertito e più rilassato di prima e mi sciolgo anche io in un sorriso, che mi affretto a nascondere quando riporta lo sguardo su di me inquisitore.


 

Sei elegante.”- constata e posso vedere che si sta trattenendo, ma non capisco su cosa. –“Troppo elegante per essere stata a casa.”

“Non sono stata a casa.”- gli rispondo, ma poi mi blocco. Perché gli dovrebbe interessare dove sono stata? Insomma, avevo la serata libera. –“Ma credo di non doverti dare nessuna spiegazione, se capisci cosa intendo.”

“Sei una madre ora e non hai più venticinque anni.”- puntualizza indicandomi. –“Non sei più adatta ad andare ai party.”


 

Mi alzo di scatto in piedi facendo stridere la sedia. Ma come diavolo si permette a criticare quello che faccio e come mi comporto?

Giuro che lo strozzo.


 

“Non ho più venticinque anni, ma non ne ho nemmeno novanta. Dovrei rimanere da sola fino al resto dei miei giorni solo perché condividiamo due bambini?”- urlo. 

“Io… Non… Non intendevo questo…”- scatta subito sulla difensiva.

“No certo, ma intanto i danni li fai lo stesso.”- gli ringhio contro per poi uscire a grandi passi fuori dalla stanza.


 

Ho bisogno di aria per questo mi allontano il più possibile a vado direttamente fuori dall’ospedale per fare due passi e per schiarirmi le idee. Perché anche quando siamo tranquilli continua comunque ad attaccarmi così?

Lui ha la sua vita, sua moglie e magari tra non molto avrà qualche altro bambino, mentre io no. Non sono mai voluta andare con nessuno per i bambini, perché introdurre una figura maschile sarebbe stato completamente sbagliato, perché non volevo che nella loro vita qualcuno prendesse il posto di Ian, ma ora hanno un padre, sanno chi è, e magari potrei provare anche io ad essere felice con qualcun altro.

Questo non mi sembra sbagliato nei confronti di nessuno. Vorrei solo provare e questo non mi costa nulla, infondo non ho fatto nulla di male.

Io mi chiedo… Perché deve intromettersi ancora nella mia vita privata? L’ha già fatto abbastanza mi sembra. Mi siedo sul muretto dell’ospedale mentre l’aria fresca mi accarezza le guance e respiro lentamente e profondamente. Ora come ora voglio rimanere da sola, non posso rientrare dentro di nuovo e farmi accusare di cose insensate. Dopo qualche minuto sento qualcuno sedersi accanto a me e appoggiarmi una mano sulla spalla e mo’ di scuse.

Ovviamente è Ian.


 

“Mi dispiace, non volevo dire quello  che ho detto…”- mormora mortificato.


 

Non mi volto verso di lui, non voglio che fra pochi secondi ricominci tutto.

Non siamo bravi ad avere una conversazione civile nemmeno in ospedale.


 

“Io… Non so cosa mi sia preso. Mi dispiace Nina, mi dispiace così tanto.”- continua ancora scusandosi.

“Ti dispiace che io stia cercando di andare avanti?”- gli domando con voce rotta guardandolo negli occhi. –“Perché non posso andare avanti, Ian? Perché tu puoi e io no?”


 

Si passa una mano tra i capelli nervoso e socchiude leggermente gli occhi.


 

“Perché è difficile…”- mormora.

“E’ difficile vedermi felice dopo tutto questo tempo?”- gli domando e un singhiozzo sfugge incontrollato dalle mie labbra. –“Lasciami libera di scegliere qualcun altro. Perché devi essere sempre così egoista?”

Perché non mi sono mai dimenticato di te.”- mi risponde facendomi sgranare gli occhi.



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Eccomi qui dopo soli quattro giorni con il nuovo capitolo e, come detto in precedenza, siamo ripartiti dal punto di Nina e quando ha scoperto che Joseph stava male e che Ian l'ha portato in ospedale.
Molte di voi mi hanno fatto domande molto sensate e adesso cercherò di dare una risposta esaustiva anche qui, così penso che chiarirò anche qualche dubbio, ma andiamo per gradi:
-Eric non ha accompagnato Nina in ospedale non perchè non gli interessi nulla di Nina o dei bambini, ma perchè si conoscono da poco e ha capito che lei ha bisogno dei suoi spazi visto tutto quello che ha passato, perchè, possiamo dirlo, Nina non ha affrontato una situazione facile indipendentemente che se la sia andata a cercare o meno.
Lui si preoccupa per i gemelli e ha chiesto come stava Joseph, ovviamente nei prossimi capitoli vedremo altre interazioni tra di loro, ma mi è sembrato corretto questo. So che molte di voi volevano che Ian lo conoscesse, ma ora lui ha altro a cui pensare, tipo Joseph e inserire Eric qui, così presto, mi sembrava davvero troppo prematuro, ma prima o poi i due si incontreranno, niente paura :)
-Molte di voi pensavano che Nina sclerasse, e anche di brutto visto i precendenti, ma penso che la sua reazione vi abbia stupito un po' tutte e magari vi abbia lasciate basite, ma cercherò di spiegarvi meglio il perchè. Nina era preoccupata a morte per Joseph, ma vedendo Ian così distrutto, così in colpa e in lotta con se stesso, non è riuscita a dirgli niente, se non parole di conforto. Si è messa nei suoi panni e sa, per esperienza, che fare il genitore è la cosa più bella del mondo, ma non è affatto facile e Ian in quel momento aveva bisogno di tutto il supporto possibile per non distruggersi da solo, anche se comunque si incolperà per sempre su questo. Nina si è dimostrata forte per lui, anche se più di qualche volta stava cedendo e stava per crollare, ma è riuscita a rimanere ferma nella sua posizione e a "sollevare" un po' Ian.
-I gemelli non hanno ancora conosciuto l'altra parte della famiglia, quella Somerhalder per intenderci, e Stefan è stato portato a casa di Michaela (che come sappiamo, o abbiamo visto, sembrava aver un buon rapporto con la madre di Ian, Edna) quindi non ricorderà nulla, ma tra poco avverrà l'incontro anche perchè i gemelli devono conoscere gli altri loro parenti ^^
-Ho una nipote celiaca, quindi sono ben informata sull'argomento, e fortunatamente non le è mai successo niente di grave, tipo quello che è capitato a Joseph. So che non esistono medicine per curare ciò, uno nasce celiaco ed è così, ma so che in ospedale, in questi casi di "attacco", fanno dei controlli e danno qualcosa che possa star meglio la persona, ma comunque ovviamente non la curano. In questo caso Joseph è stato fortunato e ha mangiato solo un pezzo di torta, poteva andargli peggio e comunque non è uno di quei casi gravi.

Penso sostanzialmente di aver detto tutto quello che avevo da dire e ovviamente se avete dubbi riguardo qualcosa sono qui!
Vi invito a leggere, sempre se volete, non obbligo nessuno io, la mia Delena The List e magari lasciare qualche commento e qualche parere.
Ringrazio le favolose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, ben 13, e sono davvero felice che la storia stia riscuotendo così tanto successo tanto da farmi arrivare al terzo posto tra le storie più seguite e io, da quanto l'ho pubblicata, non avrei mai pensato tutto ciò, quindi grazie di cuore, davvero! Volevo sapere, sempre se vi va e con tutta tranquillità, se qualcuna sa usare Gimp o Photoshop per creare un banner (sarebbe tipo un'immagine modificata) per questa storia, ovviamente metterò il vostro nome sotto la foto per sapere che l'aveve fatta voi. Non mi aspetto che qualcuno lo faccia, ognuno ha i propri impegni, ma se vi fa piacere sono qui:)
Ho Gimp, ma io non ne ho il tempo matematico :/
Ultimissima cosa... Io non potrò aggiornare sabato, sono ad un parco divertimenti con delle amiche, quindi l'aggiornamento potrà arrivare o venerdì, quindi con un giorno di anticipo, o domenica, quindi con un giorno di ritardo. 
Bene, credo di aver finito, alla prossima <3

 

  
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