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Autore: Paperback White    14/07/2015    2 recensioni
"Is there anybody going to listen to my story
All about the girl who came to stay?
She's the kind of girl you want so much it make you sorry
Still you don't regret a single day
Ah girl, girl"
Chi era questa misteriosa ragazza cantata da John, su un testo scritto insieme a Paul? E se fosse stata una presenza importante nella loro vita?
Questa è la storia del più grande gruppo rock degli anni sessanta, osservata attraverso gli occhi di una ragazza ai più sconosciuta, e di cui la cronaca non lascia alcun ricordo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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17. RANDOLPH PETER BEST
(I’m Down)

 
You tell lies thinking I can't see
You can't cry 'cause you're laughing at me
I'm down (I'm really down)
I'm down (down on the ground)
How can you laugh
When you know I'm down
(How can you laugh)
When you know I'm down
 
Maggio fu un mese davvero molto importante per i ragazzi: avevano da poco cambiato il loro nome in Silver Beetles ed erano riusciti a guadagnarsi un manager e un batterista fisso. Tutto sembrava andare davvero a gonfie vele e loro navigavano col vento in poppa verso la via del successo; nessuno avrebbe mai immaginato che in un così breve lasso di tempo avrebbero potuto scalare ulteriori gradini nella piramide dorata della fama, ma l'impegno e la determinazione dei miei amici gli portarono ulteriori guadagni. Dopo varie insistenze con Williams (1), i ragazzi riuscirono a farsi invitare ad un provino che si teneva al Jacaranda, il 10 e l'11 maggio, dove venivano selezionate delle band di accompagnamento a tour di giovani artisti emergenti. Fu John il primo ad accennarmi di quel piccolo concorso:
 
Abbiamo partecipato a questo provino organizzato da Williams e da Parnes (2), un pezzo grosso nell’ambiente musicale: per capirci è quello che ha lanciato Billy Fury (3) in Germania. Non sono un grande amante di crauti e kartoffeln (4) ma cavolo se non mi sacrificherei per un tour all’estero! Sarebbe un buon modo per togliermi quella rompipalle di Mimi e poter sfoggiare la mia perfettissima imitazione di Hitler. I baffetti mi donano moltissimo!
Comunque, tornando al provino: ci eravamo preparati al meglio, indossando un abbigliamento unico per tutti, in modo da poterci identificare: consisteva in jeans, camicia nera, scarpe da tennis e ciondolo in argento (finto). Speravamo in quel modo di poter apparire professionali quanto i Cass and The Cassanovas oppure i Rory Storm and The Hurricanes, con quei loro bei completini da damerini (ti prego, picchiami se mai mi vedrai vestito in quel modo osceno!). Se già non bastava la competizione a renderci nervosi ci si è messo pure quello stronzo di Moore, che come al solito è arrivato in ritardo: abbiamo dovuto cominciare senza di lui, che si è aggiunto a metà provino (5). Ci ha fatto fare la figura degli imbecilli! Se non fosse stato per il mio naturale carisma credo che ci avrebbero già sbattuto fuori senza troppi giri di parole. Spero tanto che Parnes non sia un pollo e si accorga della potenzialità del mio gruppo perché siamo davvero una carta vincente!
 
A darmi il risultato del provino fu Paul, in una lettera arrivatami qualche giorno dopo:
 
Quando il signor Williams ci diede la notizia che non eravamo stati scelti, almeno non per i tour più prestigiosi, eravamo tutti scoraggiati. Comunque siamo piaciuti a Parnes, e per questo ci ha assegnato il tour con un certo Johnny Gentle (6) di cui nessuno di noi sapeva nemmeno l'esistenza. Anche se si tratta di un cantante minore è pur sempre un tour, il che mi fa davvero fare i salti di gioia! Dovremmo fare circa dieci spettacoli in giro per la Scozia... ma ehy, questi sono gli inizi giusto? John è furioso con Tommy (e in realtà lo sono anche io) ma in questo momento non possiamo scaricarlo.
Siamo tutti emozionati all'idea di viaggiare e venir pagati per quello che vogliamo fare davvero; cavolo Freddie se vedessi in questo momento il sorriso ebete che si è stampato sul mio volto rideresti tantissimo! Mi sembra quasi di aver davvero iniziato la strada che mi porterà a realizzare il mio sogno, ti giuro ancora non riesco a crederci!
 
Potevo immaginare la delusione di non essere stati scelti in un tour all'estero, magari con un cantante più famoso... ma avevano comunque ottenuto un ingaggio, per quanto fosse più piccolo e breve. E fu questo pensiero che comunicai più volte nelle lettere che scrissi in quel periodo, congratulandomi con loro che stavano continuando la strada verso il loro sogno. Ero davvero curiosa di sapere come sarebbe andato il loro tour, che si sarebbe svolto tra il 20 e il 28 maggio; se avessi avuto i soldi sarei subito partita per sentire i ragazzi che suonavano il giorno del mio compleanno! Ma il lavoro mi teneva bloccata a Londra e non potevo permettermi viaggi prima delle ferie estive. Così pazientai, sapendo che una volta che sarebbero tornati mi avrebbero mandato via posta tutto il resoconto di quel lavoro. Chissà quante cose avevano visto! Doveva essere emozionante girare tra una città e l’altra, salire su un palco, vedere facce diverse che ti osservavano suonare… Magari erano persino diventati famosi in Scozia, facendo conoscere a tutti i Long John and the Silver Beetles, con quel nome scelto appositamente per quel tour (7).
Ma almeno per quel momento, la fama e la gloria furono ben poche. Nessuno dei ragazzi era veramente soddisfatto: il pubblico era scarso, il furgone su cui viaggiavano mezzo rotto e tutta la loro paga la usavano in cibo e alberghi. In un'occasione furono addirittura costretti a dormire dentro il furgone, lasciando a Stuart l'interno del parafango della ruota posteriore, perché lo spazio tra i sedili era troppo stretto per far accomodare tutti. Insomma un disastro completo, che li fece tornare a casa abbastanza delusi da quella esperienza (8). Ma nonostante tutta la fame, le poche ore di sonno, l’insoddisfazione, i disagi, John era sempre pronto a svolgere il suo ruolo di leader, tenendo alto il morale del gruppo. Fu durante quel tour che nacque una specie di “motto” che i ragazzi utilizzarono sempre, anche anni dopo, nei momenti più difficili della loro carriera:

J: "Dove puntiamo ragazzi?"
R: "Al top, Johnny!"
J: "Quale top?"
R: "Il toppissimo del poppissimo!"
J: “Così va bene”
 
Era il loro modo per darsi una pacca morale sulla spalla, sorridere alle avversità e dire "stringiamo i denti". Avevano riposto molte speranze da quell'ingaggio, fantasticando su come potessero crearsi un’immagine degna per dei professionisti: si erano persino inventati dei nomi d'arte, come Paul Ramon o Long John (9), una piccola parentesi durata solo per quei 10 giorni, ma che fu un ulteriore modo per prendere in positivo quel loro viaggio. Oltre all'andamento dei concerti e le condizioni in cui si trovarono a vivere, a dare un ulteriore spinta negativa al tour furono due eventi, anzi per meglio dire due persone: Tommy e Stuart.
Tommy si era già dimostrato poco affidabile al provino di Parnes, e anche durante quel tour la sua presenza incostante si fece sentire: spesso fu Paul a rimpiazziarlo dietro il tamburo, quando spariva improvvisamente (10). Era difficile per me immaginare un Paul che si dimenava dietro quello strumento, tentando di suonarlo al meglio, ma riuscii a cavarsela comunque: merito della sua grande propensione per la musica. Forse Tommy non si sentiva parte del gruppo, oppure semplicemente non gli interessava molto quell'opportunità; al contrario di John e Paul che stavano sacrificando i loro esami per questo, ricevendo ostilità da parte dei loro tutori che non erano ovviamente contenti dei giorni di scuola che stavano perdendo (11). Ad aggiungersi all’atteggiamento egoista di Tommy, a peggiorare la situazione nel gruppo in quei giorni fu la litigata tra Stuart e John, iniziata appena era cominciato il viaggio e proseguita per alcuni giorni (12). Il clima nel gruppo si era fatto più freddo e ostile, contribuendo a non far godere a nessuno quel loro ingaggio, di per sé abbastanza disastroso. Ma i ragazzi continuarono a resistere, decisi sempre più a percorrere quella strada, non facendosi abbattere nemmeno da quell’esperienza dimenticabile. John, Paul e George sembravano quasi aver preso coscienza che quel punto negativo non doveva essere tutta la loro carriera ma solo un momento, e che vi era altro che li attendeva. Erano certi di qualcosa che nessuno poteva capire, come se si sentissero che avrebbero potuto fare qualcosa di davvero straordinario.
 A Giugno ebbero un buon numero di concerti, iniziando a fasi largo tra le band di Liverpool e riuscendo ad avere già un discreto gruppo di ammiratori. Quell’estate fu un periodo di transizione per tutti loro: Paul stava terminando la scuola e doveva decidere cosa fare del proprio futuro, come George, che aveva abbandonato il lavoro per poter partire per la Scozia (13), mentre Stuart e John erano sempre bloccati con l'accademia. Sembrava che la loro vita “civile” ormai gli impedisse di seguire quella strada, erano ad un bivio: o la musica o il resto. Ma questo resto non sembrava accattivante quanto le luci di un palcoscenico, anche se aveva come vantaggio maggiori sicurezze. Decisero quindi di prendersi quell’estate per riflettere e decidere cose fare della loro vita: ma almeno per quei soli tre mesi, la musica sarebbe stata il centro di tutto.
 
***
 
Come avevo promesso ai ragazzi, programmai tutte le mie ferie per andare a Liverpool e passare quei giorni con loro, approfittai delle chiusura estiva del negozio per partire dal 1 Agosto. Diverse emozioni mi attraversavano il corpo: ero felice di rivedere i miei amici, emozionata di sentirli nuovamente suonare… ma anche preoccupata. E questo sentimento emergeva quando un nome si insinuava tra i miei pensieri: Stuart. Che effetto mi avrebbe fatto il rivederlo? Saremmo riusciti a mantenere quella promessa che ci eravamo fatti? Ormai era parte del gruppo e non potevo certo sperare di evitarlo. Sapevo che nessuno dei due voleva perdere John, ma sapevo anche che sarebbe stato difficile comportarci come se non fosse successo nulla. Sperai non ci fossero ulteriori motivi di chiarimento; qualsiasi cosa avessimo concordato in passato doveva essere applicata, senza tentennamenti o chiacchiere. Fino ad allora sia io che lui avevamo mantenuto quel patto (se così non fosse stato l’avrei scoperto), ma avremmo resistito una volta che ci saremmo rivisti?
Sperimentai sin da subito quel mio impegno, perché il mio caro pittore era venuto a prendermi in stazione insieme a John e a tutto il gruppo. Trattenni un respiro quando, scesa dalla carrozza, il mio sguardo si posò su di lui, che aveva gli occhi puntati in basso, non guardandomi nemmeno. Salutai tutti con un falso sorriso sul volto, mentre cercavo di evitare Stuart in tutti i modi possibili, dandogli poca confidenza. La cosa non mi faceva piacere, visto che mi stava anche simpatico, ma avevo incasinato tutto quanto e dovevo quindi sopportare quel rapporto che si era creato tra di noi. Anche perché il solo sguardo di Stuart mi riportava alla mente quella sera, ricordando ogni singolo movimento e ogni singola emozione che l’avevano accompagnata. Per mia fortuna, lui sembrava aver avuto la mia stessa idea: mi rivolgeva pochissime parole ed evitava in tutti i modi di starmi vicino o di rimanere da solo con me. Per lo meno, sarebbe stato più facile continuare con quel mio modo di fare.
Se con lui le cose non andavano bene, diversamente migliorai il mio rapporto con Cynthia e Dorothy. Già in precedenza avevo deciso di imparare almeno a sopportarle, per far contenti i miei amici e non avere nuovi problemi. Mi gettai alle spalle qualsiasi vecchio sentimento o altro, volendo davvero dare una possibilità a quelle due ragazze: dopottutto ero partita prevenuta, affidandomi ad un frettoloso giudizio dettato dalla gelosia e assumendo quindi un comportamento che non mi apparteneva. Avevo anche pensato che il diventare loro amica (o qualcosa che ci si potesse avvicinare) mi avrebbe aiutato ad accettarle e ad allontanare qualsiasi pensiero romantico verso i miei due amici. Sinceramente non mi pentii di quella mia decisione: erano entrambe due ragazze molto carine e simpatiche, e mi piaceva parlare con loro. Soprattutto con Cyn, che aveva dei modi di fare davvero molto simili ai miei, dimostrandosi meno timida di Dorothy. Certo, il vederla baciare appassionatamente John non era un qualcosa che mi faceva saltare di gioia, ma pensai che con il tempo avrei imparato a sopportarlo; non sarebbe stato facile, visto che spesso erano appiccicati l’uno all’altro, lanciandosi sguardi innamorati e sussurrando paroline dolci che erano come uno stridio per le mie orecchie. Anche Paul e Dot erano sempre vicini, anche se il loro modo di fare era meno palese e fisico rispetto che a John e Cynthia, che sembravano voler mostrare a tutti il loro grande amore.
Insomma, se non fosse stato per questi dettagli, mi sarei sicuramente riuscita a vivere meglio quell’estate. I ragazzi erano tutti carini e gentili, ridevo e parlavo con tutti i loro amici, ritrovando una complicità che non avevo dai tempi in cui io e John uscivano con Pete, Nigel e Ivan. Ed ero sicura di un’altra cosa: io e Stuart saremmo potuti diventare davvero buoni amici e, se le cose fossero state diverse, forse saremmo potuti stare davvero insieme. Avevamo tanti interessi in comune e ogni qualvolta che lo sentivo parlare mi sarebbe piaciuto intervenire, cominciare con lui un discorso e conoscerlo meglio. Ma se era questa la sola punizione che dovevo scontare per quello che avevo fatto l’avrei affrontata fino in fondo, grata di non essere stata punita troppo severamente. E poi chissà, magari in futuro le cose con Stuart si sarebbero appianate. Dovevo solo provare ad aspettare e vedere cosa sarebbe successo, continuando con quell’atteggiamento freddo nei suoi confronti.
Ma come potevo sperare che qualcuno non lo notasse?

-Freddie... posso farti una domanda?- mi chiese Cynthia, in un momento in cui ci eravamo trovate da sole.
-Dimmi- risposi con curiosità e un leggero timore: sperai con tutto il cuore che non centrasse John.
-Tra te e Stuart è successo qualcosa?-
Fissai quegli occhietti marroni che mi guardavano con timore, senza dire nulla per un momento.
-Scusami... ma volevo chiedertelo...-
Ero impassibile come una roccia, cercando di chiudere qualsiasi emozione provassi in quel momento. Avevo davvero paura: si era resa conto che tra me e Stuart c’era qualcosa, o per lo meno un qualche problema. Che potevo fare? Strinsi leggermente i pugni, sforzandomi di affrontare quella domanda nel modo migliore, convincendola che si stava sbagliando.
-Ma no, nulla...-
-Uhm- fece lei.
No, non la potevo convincere, almeno non con l'espressione colpevole di cui il mio volto si era appena colorato. Peccavo nel nascondere pensieri ed emozioni e lo sapevo perfettamente; mentire non mi riusciva così bene, sentendo la mia anima compressa dal senso di colpa per quanto stavo facendo. Ma continuai comunque a recitare quella mia parte da bugiarda, tessendo la mia rete di menzogne.
-Purtroppo nulla...-
Lei mi guardò stupita –Nulla? Perché è successo qualcosa?????-
Sospirai, come a voler dare l’idea che quell’argomento mi pesasse moltissimo.
-Stuart è molto caro, ma non ha mai avuto interesse per me da quel punto di vista- rimasi molto sul vago, sapendo che sarebbe servito a convincerla molto più di altre parole.
-Ti ha rifiutata?- proseguì lei.
Io annuii, non riuscendo ancora mentire a voce. La coscienza mi strozzava, come se mi avesse stretto un cappio al collo, bloccando ulteriori parole.
-Povera cara! Ecco perché sei così fredda con lui- proseguì lei il mio lavoro, senza rendersene conto. Mi guardava con un’espressione triste, sapendo di aver rivangato ricordi spiacevoli, anche se non erano esattamente quelli che stava immaginando. Mi abbracciò un momento, per consolarmi con il suo affetto.
-Grazie...- dissi flebilmente.
-Mi spiace, e dire che vi vedevo così bene insieme... Non sa proprio cosa si è perso! Ma non dargliela vinta, tu resisti che vedrai che cadrà ai tuoi piedi. Con me e Johnny è andata così-
Sorrisi forzatamente sentendo quelle sue parole -Ok-
-E tranquilla, con me il tuo segreto è al sicuro. Non lo dirò a nessuno-
La ringraziai senza sapere che altro dirle. Per fortuna fummo richiamate da John, che si era accorto della nostra assenza, e potemmo concludere quell’argomento spinoso.
Cynthia era stata molto gentile a volermi dimostrare il suo sostegno, e io le avevo mentito spudoratamente. Certo, mi dispiaceva per lei, ma in quel momento i miei pensieri erano concentrati su altro: qualcuno aveva notato il mio comportamento strano. Quello doveva essere un campanello d’allarme per me, rivelandomi che la mia recita stava per essere scoperta. Mi chiesi se l’avesse notato solo Cynthia: temevo soprattutto che potessero averlo notato John e Paul, e là sarebbe stato un problema. Come giustificarmi con loro? Non ce l’avrei fatta a mentirgli.
Decisi di far finta di nulla, continuare per quella via, migliorando il mio comportamento. Se qualcuno iniziava ad avere sospetti io li avrei messi a tacere uno per uno. Mi sforzai di apparire più normale, magari poco interessata a Stuart, ma comunque eliminai qualsiasi atteggiamento troppo freddo nei suoi confronti. Non potevo riparare il passato, ma almeno potevo tutelare il futuro. E dovevo ringraziare Cynthia, se fossi riuscita a mantenere quel mio piccolo segreto a lungo, depistando chiunque avesse avuto il più piccolo dubbio.

Perchè il dubbio ha una cosa in comunque con la bugia: entrambi crescono con il tempo, finchè la verità non viene rivelata.
 
***
 
Poco prima del mio arrivo, i ragazzi avevano avuto una proposta interessante. Il contatto con Williams si rivelò importante per entrare nel circuito musicale: nonostante il loro primo approccio si fosse rivelato disastroso, Williams ebbe modo per riparare. A quel tempo, Parnes gestiva vari incarichi all'estero (14), ingaggi in basi militari e in alcuni locali esteri tra i più diversi, che facevano entrare delle belle somme di denaro nelle tasche dell'organizzatore. Molte band del Merseyside iniziavano a farsi vedere in modo più forte sul panorama professionistico nazionale e internazionale: posti come la Germania o la Scandinavia accoglievano con piacere le band inglesi, che portavano il classico repertorio jazz, skiffle o rock'n'roll dentro locali dai più diversi (15). Fu per una serie di fortunate coincidenze se Williams e Parnes guardarono positivamente ai Silver Beetles per un ingaggio all’estero. Dopo il successo di Derry and the Seniors (16) ad Amburgo, un organizzatore tedesco, Bruno Koschmider (17), chiese ai due uomini di trovargli un nuovo gruppo da far esibire ad uno dei suoi locali. Spulciando nella lista delle band più brave e disponibili che averono, i due organizzatori pensarono di proporre quel lavoro ai miei amici. I ragazzi erano stati ingaggiati per alcuni mesi in un locale del signor Koschmider, nella lontana Amburgo. Sembrava essere la risposta alle loro fatiche e alla loro pazienza: un nuovo lavoro, più importante e meglio pagato, che li avrebbe aiutati a far carriera. Questo avrebbe significato per me il non vederli, non poter prendere un treno e arrivare subito da loro, ma saperli dall’altro lato del mare, troppo distanti da me. E se fosse andato tutto bene, nessuno mi assicurava che sarebbero tornati a casa. Ma scuotevo la testa ogni volta che qualche pensiero negativo vi si insediava: avevano avuto un buon lavoro, un riscatto per quel tour scozzese, e questa esperienza li avrebbe sicuramente fatti crescere e migliorare. Dovevo essere contenta per loro, almeno io, visto che Cynthia e Dorothy apparivano ovviamente poco inclini a festeggiare per i loro fidanzati. Annuivano ai loro sogni, sorridevano con loro, ma si vedeva chiaramente che già soffrivano all’idea di separarsi. Potevo in parte capirle, ma al contrario loro non potevo permettermi il lusso di rattristarmi al pensiero che John, Paul e George sarebbero andati molto lontani per alcuni mesi. Loro stavano salendo i gradini della notorietà, e tutti dovevamo essere felici per loro. Ma questa salita era bloccata da un piccolo particolare: Koschmider voleva una band formata da 5 elementi. I ragazzi erano rimasti in 4, dopo l’abbandono di Moore e di Chapman, e non riuscivano proprio a trovare un batterista fisso. E fu proprio tramite una piccola ricerca che scovarono un possibile candidato.
Tramite quel loro amico, Neil, seppero che il figlio della proprietaria del Casbah, Pete, aveva una batteria (18). I ragazzi erano appena tornati in buoni rapporti con Mona, suonando nuovamente al Casbah il 3 agosto, e riavvicinandosi ai Best. Lei non l'avrebbe mai ammesso, ma si rendeva conto di quanto i ragazzi fossero una buona fonte di guadagno, e questo le permise di sorvolare su qualsiasi discussione precedente. Pete suonava già con una band, i Blackjacks (19), e aveva già fatto un po' di esperienza sopra il palco, il che era un ulteriore punto a suo favore. Decisero di tentare con lui, visto che ormai mancava poco alla partenza: il 12 agosto ci presentammo tutti al Casbah per conoscerlo. Eravamo stati invitati anche io, Cynthia, Dorothy, Neil e Bill, quel loro compagno di college, diventato molto amico dei ragazzi (20).

Ci saremo visti direttamente al locale, verso le 18.00, assistendo al loro spettacolo. Feci una corsa per non fare troppo tardi e perdermi l’esibizione, avendo calcolato male gli orari degli autobus. Appena giunta davanti al locale mi fermai un momento, inspirando l’aria in ampie e frequenti boccate, punendo ulteriormente i miei polmoni. Entrai poi nel club e mi guardai subito intorno: era pieno di ragazzi e del chiasso delle loro voci, in un turbinio confusionario che di primo impatto mi fecero sentire persa. Mi guardai intorno, alla ricerca dei miei amici, addentrandomi in quella giungla di persone. Il concerto sembrava essere iniziato da un po’, con i Blackjacks che suonavano freneticamente davanto al pubblico entusiasta, che accoglieva benevolmente la loro performance sul palco. Ci misi qualche minuto, ma tra il caos della musica e di quei corpi che ballavano, individuai i miei amici, non troppo distanti dalle prime file.

-In ritardo come al solito...- mi fece notare John, lanciandomi una rapida occhiata.
-Hanno iniziato da molto?- mi sporsi verso di Cynthia, salutandola e ignorando il fidanzato.
-No, da una decina di minuti- mi afferrò per un braccio, avvicinandomi a sé -Quello laggiù è Pete. E' il beneamino del gruppo, sono tutte innamorate pazze di lui-
-Questo perché ancora non hanno visto me- rispose John, facendo un'occhiolino alla fidanzata.
Io evitai di guardare la sceneggiata tra i due piccioncini e mi sforzai di mettere a fuoco il ragazzo che Cynthia mi aveva indicato. Pete era seminascosto dietro le sagome dei musicisti, intento a suonare con forza, con un ciuffo ribelle che seguiva a ritmo il movimento della sua testa. Non potevo dare un parere che non fosse quello musicale, non riuscendolo a vedere bene: ma da quel punto di vista non sembrava affatto male. Per lo meno, sapeva battere a tempo sopra un tamburo, il che poteva essere abbastanza.
Mi guardai intorno, notando alcune ragazze che sospiravano, cantavano e urlavano il nome di quel ragazzo, tutte prese dal loro fascino. Sicuramente John non si era lasciato sfuggire quella caratteristica, sapendo che era un’ulteriore punto di forza di quel ragazzo. Mi voltai verso di Paul, salutando lui e gli altri ragazzi con un cenno del capo. Mi chiesi se la popolarità di quel ragazzo avrebbe potuto infastidirlo, togliendogli in parte il ruolo del “bello” del gruppo, che a Paul piaceva così tanto. Notai comunque che sia lui, che John e George osservavano con attenzione il complesso che si stava esibendo, concentrati nel cogliere le potenzialità di quel musicista. L’unico che sembrava non essere realmente interessato era Stuart, che rideva e scherzava con Bill e Neil, dando più l’idea di essere un semplice spettatore e non parte di quella stessa band che era interessata al batterista.
Nel complesso, i Blackjacks non erano così malvagi, anche se non al livello dei Silver Beetles. Erano un gruppo di ragazzi entusiasti che si divertivano a suonare e a farsi ammirare dalle ragazze, come erano stati i Quarry Men ai loro inizi, e guardandoli ora ero davvero orgogliosa dei passi avanti che avevano fatto, uscendo dal livello dei dilettanti e diventando quasi dei semi-professionisti.
I Blackjacks suonarono almeno altre dieci canzoni, prima di concludere lo spettacolo, lasciandoci carichi per ascoltare la seconda band. Ma noi non eravamo là per vedere altri gruppi, quindi abbandonammo l’area palco per dirigerci al bar, dove ci stava aspettando il piccolo Best. Mona era dietro al bancone, servendo alcuni ragazzi, ma notavo che aveva iniziato a lanciarci alcuni sguardi, non appena ci eravamo avvicinati al suo ragazzo.

Pete Best (21) si presentò a tutti noi: si alzò dallo sgabello e ci salutò con una stretta di mano rigida e impostata. Io lo scrutai, potendolo finalmente vedere da vicino e capire come fosse fatto. Di primo impatto non mi diede nessuna impressione: né bella né brutta. Era un ragazzo come tutti gli altri, un pochino silenzioso e timido forse, ma null’altro. Lo fissai a lungo, cercando di capire il motivo per cui molte ragazzine già stravedevano per lui: ok, era un bel ragazzo, ma non vi era nulla di davvero eccezionale a tal punto da toglierti il fiato. Potrei definire la sua come una bellezza slavata, di quel genere fin troppo "perfettino" e comune, con quelle labbra gonfie e lo sguardo magnetico. Non aveva nulla a che vedere con la bellezza femminea di Paul, o con il bel viso geometrico di Stuart. Forse ero io che mi ero fatta troppe aspettative dalle parole di Cynthia, ma ero rimasta un pochino delusa dal fascino di Pete. Era un ragazzo molto educato e silenzioso, poco incline a parlare, forse per timidezza: anche George non parlava molto, ma per lo meno aveva una personalità sferzante, che ti colpiva non appena apriva bocca. E vogliamo parlare del carisma di John? Ok si, era decisamente un elemento strano in mezzo a tutti loro. Anche Stuart, forse solo ai miei occhi, non appariva davvero adatto al suo ruolo nel gruppo, ma in quel momento sembrava decisamente più vicino a loro rispetto che lui. E non dico per un fattore di amicizia o confidenza: parlo di una sensazione che avvertivo a pelle, capendo che Pete sembrava essere solo l’ennesimo componente transitorio, e non IL batterista. Era come una quinta nota diversa su un pentagramma, una parola sbagliata in una frase, un qualcosa che non era parte dell’alchimia Beetles, ma questo solo il tempo avrebbe detto se avevo ragione o meno.

-Insomma, a noi serve un batterista e tu sembri cavartela abbastanza. Ti andrebbe di partire con noi per Amburgo?- gli chiese John, stufo di perdersi in ulteriori chiacchiere.
-Ok, va bene- rispose lui, in maniera molto tranquilla.
-Suoneremo con dei ritmi intensi, pensi di farcela?- gli chiese Paul, come ulteriore conferma.
-Si, certo-
Paul e George lo guardarono un momento, scambiandosi poi uno sguardo tra di loro. Entrambi non erano convinti al 100% ma gli serviva un batterista e lui era il migliore a disposizione. Guardarono John, convinti della loro decisione, e anche lui guardò un momento Stuart, prima di rispondere.
-Allora sei dei nostri- disse, con un piccolo sorrisetto sul volto.
- Dobbiamo festeggiare!- intervenne Stuart, dando una pacca sulla spalla a Pete, che rispose con una smorfia sorridente.
-Come parli bene tesoro!- scherzò John. Poi afferrò il suo bicchiere di birra, si mise in piedi davanti a tutti e chiese un momento di silenzio per parlare.
-Credo sia arrivato il momento di dire due parole. So che ci aspetteranno giorni intensi, tedeschi puzzolenti e patate a volontà, ma abbiamo un’occasione che non possiamo farci sfuggire. Ora che i Silver Beetles sono al completo possiamo tentare la fortuna in cruccolandia (22), e mostreremo a tutti quanto valiamo. Non è così ragazzi?-
-Si!- rispondemmo tutti in coro, presi dall’entusiasmo.
John sembrava soddisfatto della nostra reazione, e ci guardò compiaciuto. Subito alzò il bicchiere in alto, pronto a celebrare quel momento –Un brindisi a noi, ai soldi e al Furher (23)-
Alcuni ridacchiarono, ma non per questo si perse lo spirito entusiastico che ci pervadeva. Tutti i nostri occhi brillavano, anche quelli di chi, come me, non partecipava. La loro gioia era contagiosa, ci sentivamo tutti partecipi di quel momento, che aveva quasi un che di epocale. I ragazzi sarebbero partiti tra tre giorni, iniziando davvero a fare qualcosa per il loro futuro.
Tutti insieme, in coro urlammo:

-Ad Amburgo!-
 
NOTE
(1)= Fu John a chiedere a Williams se potessero sostenere il provino. Alan acconsentì, avvertendolo delle dure selezioni e dei grandi gruppi che erano presenti al provino.

(2)= Laurence Maurice "Larry" Parnes (3 settembre 1929 - 4 agosto 1989) è stato un manager pop inglese e impresario. E'stato il primo grande manager rock britannico e la sua scuderia di cantanti è piena di nomi di artisti famosi a livello locale tra la fine degli anni 1950 e gli inizi del 1960.

(3)= Billy Fury, nome d'arte di Ronald William Wycherley (Liverpool, 17 aprile 1940 – Paddington, 28 gennaio 1983), è stato un cantante inglese. L’inizio della carriera di Wycherley risale al 1959, anno in cui il cantante registrò un brano di sua composizione, Maybe Tomorrow. Poco dopo avvenne il suo debutto televisivo in cui, con una performance seduttiva, rivelò un’espressione vocale profonda e intensa tale da poter essere accostato a due nomi del momento, Gene Vincent ed Eddie Cochran. Dopo il successo raggiunto con alcuni singoli, Billy Fury (come Parnes aveva soprannominato Wycherley) nell’aprile incise il primo album, The Sound of Fury. Il disco ebbe un lusinghiero successo di vendite e di critica, e venne considerato il primo grande album britannico di rock and roll. Dal provino di Parnes furono scelti i Cass and the Cassanovas come gruppo che avrebbero accompagnato Fury nel suo tour.
(Curiosità: All’Albert Dock, vicino al Beatles Story, proprio sulla riva del Mersey, si trova una statua dedicata a Fury, considerato una celebrità minore locale)

(4)= Kartoffeln dal tedesco vuol dire "patata".

(5)= A mezzogiorno i Silver Beetles (tranne il ritardatario Tommy Moore) si unirono agli speranzosi gruppi che volevano vincere quell'opportunità. John fumava nervosamente, imprecando contro Tommy Moore che non arrivava. Chiese poi a Johnny Hutchinson (batterista dei Cass and the Cassanovas) di sedersi alla batteria per salvargli il provino: l'esibizione fu interrotta da Tommy che finalmente arrivò e si mise dietro ai tamburi.

(6)= Johnny Gentle è il nome d'arte di John Askew (8 dicembre 1936) è stato un cantante pop britannico ricordato soprattutto per aver il breve tour in Scozia con i Silver Beatles, suo gruppo di supporto nel maggio 1960. Dopo essere stato scoperto dal manager Larry Parnes, ha ottenuto un contratto discografico con la Philips Records nel 1959 e gli è stato dato il nome d'arte Johnny Gentle. Ha rilasciato due singoli per la Philips nel 1959.

(7)= Agli organizzatori il nome "Silver Beetles" non piaceva, volevano qualcosa di successo: parlarono e discussero per trovarne uno nuovo, finchè non uscì fuori il nuovo nome "Long John and The Silver Beatles", usato solo durante quel tour.

(8)= Questo è il sunto dei commenti presi dalle varie interviste di John, Paul e George riguardo al tour con Gentle.

(9)= Cambiarono tutti i loro nomi durante il tour: Paul Ramon, Stuart De Stael (come il pittore russo astrattista Nicolas De Staël), Carl Harrison (dall’idolo di George, Carl Perkins) ed infine Long John.

(10)= Durante il tour, Tommy spariva spesso. Quando lui non ci stava, era Paul a suonare la batteria al posto suo. Poi, dopo il rientro a Liverpool, Moore venne scaricato per un corniciaio, Norman Chapman, che rimase nella band solo 3 settimane.

(11)= Durante il viaggio in Scozia, sia Paul che John avevano degli impegni scolastici: Paul doveva sostenere il GCE e fu difficile per lui conciliare concerti e studi; John aveva il primo esame alla scuola d'arte, a cui non si presentò. Era soprattutto il signor McCartney ad essere contrario a questo viaggio, e sperò che servisse a Paul per decidere di lasciar perdere la band di John e di dedicarsi al suo futuro.

(12)= Durante i concerti, John e Stuart litigarono molto, tanto che per qualche giorno i due si parlarono a malapena. Paul approfittò subito della situazione per esprimere, col suo modo di fare diplomatico, i suoi dubbi sulle capacità di Stuart e su quanto potesse essere utile alla band.

(13)= George lavorava da un elettricista, Blackler, e per poter girare in tour di Gentle fu costretto a licenziarsi.

(14)= Ad esempio, la band di Ringo, gli Hurricanes, che furono ingaggiati per la stagione estiva al campeggio estivo Butlin’s di Pwllheli, nel Galles del Nord. Erano molto famosi all'epoca, tra i gruppi più importanti di Parnes. Visto quest'incarico, il loro arrivo ad Amburgo avvenne dopo quell'estate, il 1 ottobre 1960 .

(15)= Questo è più o meno quello che ho potuto riassumere dalle mie ricerche sull'ambiente musicale liverpooliano all'inizio degli anni '60.

(16)= Un giorno, Derry and the Seniors (un gruppo beat liverpooliano), lasciarono l'ingaggio ad una base militare per un incarico affidatogli da Larry Parnes, che poi sfumò. Andarono a Londra per fargliela pagare, portando gli strumenti come suggerito da Alan Williams, e mentre suonavano ad un locale furono notati da Bruno Koschmider che li ingaggiò per il proprio locale, rimanendo alcuni mesi ad Amburgo.

(17)= Bruno Koschmider (Danzica 1926 - Amburgo 2000) è stato un imprenditore tedesco noto per aver ingaggiato i Beatles nei primi anni 1960. Controllava varie attività, come ad esempio il cinema Bambi Kino e i due club dove si esibì il gruppo, l'Indra e il Kaiserkeller. Nella primavera del 1960, Bruno era arrivato in inghilterra con il suo interprete, per assoldare qualche gruppo per il suo locale. Aveva conosciuto al 2Is i Jets (band inglese) e li aveva chiamati per lavorare con lui. Ebbero un successo immediato, che li aveva spinti ad accettare la ben più allettante proposta del Top Ten. Fu questo ad influenzare ulteriormente Bruno ad assoldare i Derry and the Seniors e poi successivamente anche i Silver Beetles.

(18)= A Pete era stata regalata una batteria a natale e da quel momento aveva iniziato a suonare. Che fosse stato Neil a suggerire il suo nome me lo sono inventata io per mostrare fin da subito il rapporto di conoscenza tra i due: in realtà fu sempre Alan Williams a suggerire il nome di Best ai futuri Beatles. Anche l'episodio del concerto al Casbah è mia pura invenzione; in realtà il provino di Pete si tenne al Jacaranda.

(19)= I Blackjacks sono la prima band in cui suonò Pete Best, in attività durante la prima metà del 1960. Suonarono per alcuni mesi al Casbah, sostituendo la presenza di alcuni gruppi, fuori città per impegni più importanti. Quando venne assoldato nei Silver Beetles, la sua band era in procinto di sciogliersi.

(20)= Anche la presenza dei ragazzi al provino è di mia invenzione: ho voluto nominare tutte le persone più importanti in quel momento, che erano molto vicine alla band.

(21)= Randolph Peter "Pete" Best (Chennai, 24 novembre 1941) è un batterista britannico, che fu parte in pianta stabile dei Beatles dal 12 agosto 1960 al 16 agosto 1962.

(22)= Cruccolandia, ovvero la Germania. Il termine crucco è un adattamento italiano del croato "kruh", che significa "pane", nato durante la prima guerra mondiale per riferirsi ai prigionieri di etnia germanica. Quale sostantivo o aggettivo, il termine "crucco" è attualmente usato per definire le persone e le cose riconducibili a paesi o regioni di lingua tedesca, con connotazione dispregiativa, ironica o scherzosa.
(NB: Un equivalente di "crucco" nella lingua inglese è kraut, chiaro riferimento ai crauti, anch'esso con significato dispregiativo e derivante dalle due guerre mondiali)

(23)= Führer, che in tedesco significa "capo" o "guida", era un titolo che Adolf Hitler assegnò a se stesso per legge, a seguito della morte del Presidente Paul von Hindenburg nel 1934. La nuova posizione, per esteso Führer und Reichskanzler (Guida e Cancelliere del Reich), rese formalmente Hitler il Capo di Stato e il Capo del Governo della Germania.

ANGOLO DELL'AUTRICE: Stavolta non ho davvero scuse per questo orrendo ritardo. Ho avuto due settimane problematiche, e ammetto che mi hanno fatto perdere la voglia di scrivere. E infatti sono ferma allo stesso identico punto... Ma vorrei tanto superare questa fase, quindi vi prego perdonatemi, cercherò di rispettare le mie scadenze!
La canzone del sottotitolo indica lo stato di Freddie, che in questo caso, somiglia un pochino al mio...
Ringrazio tutte per i commenti: Anya che ha recuperato ogni cosa (<3), Kia, Penny, Cagiu_Dida, Violetrica, Jude  e Letitbeatles, grazie a tutte e scusate per lo scorso capitolo, so che non era granché.... come ho detto saranno dei cap più lenti perchè, se riesco, avrete presto altro di bello da leggere.
Mi metto come data di pubblicazione lunedì 17 agosto, sperando di farcela, sperando di non abbandonare tutto.
Vi chiedo ancora scusa.
Baci
White
PS: Ho avuto alcuni problemi col capitolo 18, sono costretta a rimandare la pubblicazione mi scuso ancora per tutto il ritardo.
  
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