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Autore: xxLolixElixx    15/07/2015    0 recensioni
[Persona 5]
In questa fanfiction racconto la storia del protagonista di Persona 5 secondo le idee che mi sono fatta del gioco. E' la mia prima fanfiction quindi se volete inviarmi delle critiche fate pure se mi aiuteranno a migliorare.
Un ragazzo che proviene da una città rurale si trasferisce a Tokyo, la capitale del Giappone, e li frequenterà una scuola privata e conoscerà molta gente. Un incidente, però, da una svolta alla sua vita quotidiana e lo rende il 'Ladro Fantasma'. Cosa è successo al protagonista? Le sue azioni lo porteranno alla gloria o alla catastrofe? Scopriamolo insieme in questa fanfiction.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 0: Prologo

 

P.S. Intendo chiamare il protagonista Kaito Akai (Kaito come Kaito Kid, che come lui è un ladro, e Akai perché il rosso è il colore predominante in questo gioco)

 

Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno schiavo. 

Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero.”

(Vladimir Lenin)

 

Ero contento. 

Quando mi avevano proposto di venire qui a Tokyo non avevo esitato ad accettare l’offerta, perché lo avrei dovuto fare? Mi era stata data la possibilità di venire a studiare in una scuola privata proprio nella capitale - che avevo sempre desiderato di visitare - mi sarei fatto dei nuovi amici, avrei condotto una buona vita e il mio futuro sarebbe stato pieno di roseo. 

Allora perché è successo tutto questo?

 

Tardo Pomeriggio, 6 Aprile.

 

Sono le cinque del pomeriggio e passeggio per le strade della mia città come se fossi un vagabondo alla ricerca di un posto dove stare. Le vacanze estive sono quasi finite eppure questo caldo torrido non smette di togliermi il respiro, per liberarmi da questa sensazione ho deciso di andare al mare a prendere un po’ d’aria salmastra. Il mio passo è lento e di tanto in tanto mi fermo ad osservare quella luce abbagliante alta nel cielo con il braccio sinistro sulla fronte. "Ho anche incominciato a sudare" Mi dico tra me e me forse anche a voce troppo alta prima di rimettermi in marcia. Non ci metto molto per raggiungere la spiaggia dorata che ha reso famosa questa piccola cittadina e appena lì, mi sdraio su una delle sdraie del posto, disperato a causa del clima bollente. I miei occhi sono chiusi mentre il mio corpo viene coperto da un enorme ombrellone blu e senza che me ne accorga mi addormento beato grazie all’ombra che l’oggetto mi ha garantito. 

 

"Kaito! Non dovevi tornare a casa per le sette? Io e tuo padre eravamo preoccupati!" Una voce dolce ma irritata allo stesso tempo mi sveglia dai miei sogni e quando esitante apro gli occhi, mi accorgo che una donna dai capelli lunghi e scuri quanto le sue iridi corvine si è avvicinata a me. Non appena la riconosco sollevo di scatto la mia testa dalla sdraia azzurra e guardo quella signora dritta negli occhi con uno sguardo desolato e un po’ spaventato. 

"Mamma!? Perché sei qui? Che ore sono?" Si, quella persona è proprio mia madre. Sembra che a causa del mio pisolino abbia perso la cognizione del tempo e chiaramente i miei si sono spaventati. Osservando il cielo, in effetti, noto che si è fatto scuro anche se non è affiorata ancora nessuna stella. Scuoto la testa, auto-rimproverandomi ma ad un tratto mi viene un dubbio… Come fa mia madre a sapere che sono qui?

"Come sapevi che mi sono nascosto qui?" In qualche modo, sembra che le mamme sappiano sempre tutto e oggi vorrei scoprire come fanno ad avere tutto sotto controllo.

"Ma che domande fai? Le mamme sanno sempre tutto non lo sapevi?" Emano un sospiro a questa risposta perché anche se l’avevo prevista speravo che mi raccontasse la verità questa volta, non mi ero accorto, però, che non aveva finito di parlare. "In questo periodo sei sempre venuto qui al mare da solo, vero? Prima di tornare a casa dal lavoro tuo padre ti vede sempre qui, a scrutare il sole mentre tramonta. Per questo sapevo dove cercarti." Rimango a bocca aperta dopo questa sua dichiarazione e non parlo fino a che lei non decide di continuare il suo discorso "Per caso c’è qualcosa che non va? Con me puoi parlarne lo sai" L'ho fatta preoccupare per me? Non pensavo che il mio comportamento la intimorisse. Mi piace guardare il sole calare perché mi da speranza. La speranza di una vita nuova e senza catene che mi leghino come ora. Ci sono troppe responsabilità e come se non bastasse il mondo degli adulti è tempestato di regole. Riuscirò mai a togliermi questa maschera che porto giorno dopo giorno senza sosta? Se un giorno non riuscissi più a sostenere questi pesi? Cosa ne sarà di me?  

 

Tutte queste domande mi assalgono mentre osservo il cielo sfumato di rosa e di arancio e la spiaggia è il posto migliore dove fermarsi a riflettere. 

"Stai tranquilla, non è nulla. Mi rilasso in questo modo, tutto qua" Mi alzo dalla sedia pieghevole e tendo la mano a mia madre facendo comparire un viso sul mio volto per far svanire le sue preoccupazioni. Prende la mia mano ricambiando il sorriso e insieme camminiamo fino a casa. 

"Siamo a casa!" Grida mia madre per far sapere anche a papà della mia presenza. Non appena sente la sua voce anche lui spunta fuori dalla cucina e viene ad accoglierci.

"Eccoti finalmente, sù vieni! Ho una cosa da dirti." Lasciandomi senza fiato per la sua inaspettata esuberanza corro anch’io in cucina, curioso di sapere di quale notizia si trattasse. Una volta entrati nella stanza ci accomodiamo tutti e tre sulle sedie di legno che si trovano intorno al tavolo da pranzo quindi papà porta i suoi gomiti su quella superficie poggiando la testa sulle mani in segno di supporto. Non lo avevo mai visto così serio, mi devo preoccupare?

"Papà, che succede?" Guardo i volti di entrambi i miei genitori e contrariamente a quello di mio padre sul volto di mia madre compare un sorriso estasiato. 

Il mio genitore si porta la mano davanti alla bocca stretta in un pugno e si schiarisce la voce prima di riprendere a parlare guardandomi fisso negli occhi.

"Ascolta Kaito, visti i tuoi buoni voti a scuola ritengo che sia uno spreco farti studiare qui piuttosto che darti una possibilità per coltivare ulteriormente la tua cultura. Per questa ragione, ho deciso di mandarti a Tokyo a studiare al liceo Shujin, una scuola privata molto prestigiosa. Non devi preoccuparti per il tuo alloggio, ho già preso accordo con un mio amico e ha accettato di ospitarti. Che ne dici Kaito, sei d’accordo?" Oggi è stata una giornata piena di sorprese ma questa è insuperabile. Non riesco a parlare per la felicità e non riesco nemmeno a immaginare che faccia abbia in questo momento! Sicuramente sto facendo la figura dell’idiota ma non importa. Non potrò mai ringraziare abbastanza i miei genitori per questo regalo. Alla domanda di mio padre annuisco entusiasta mentre sento il mio sorriso ingrandirsi. 

"Non so come ringraziarvi, davvero" Dopo queste parole si alzano tutti e tre e si riuniscono in un abbraccio di gruppo che sarebbe stato anche un ultimo saluto prima della partenza. 

 

"Tua madre ti ha messo il biglietto del treno nella valigia e ti ha preparato anche i bagagli. La partenza è prevista per le 21:00, ovvero…" controlla l’orologio che tiene al posto e quando si rende conto dell’ora che si è fatta sussulta. "Oh cielo! Mancano dieci minuti! Forza, andiamo in macchina ti accompagno alla stazione" Consapevoli del loro ritardo corrono verso il veicolo e montano con la stessa rapidità. L’auto non è delle più veloci, nonostante ciò prosegue ad una velocità impressionante. La distanza tra la nostra casa e la stazione non è molta fortunatamente e siamo riusciti ad arrivare appena in tempo. Il treno si sta per fermare nel frattempo ne approfitto per salutare un’ultima volta la mia famiglia. 

"Ci vediamo mamma, papà. Vi scriverò quindi non preoccupatevi per me" Li rassicuro con questa promessa e di tutta risposta mio padre mi accarezza la testa come se fossi ancora un bambino rendendo i miei ricci ancora più ribelli. 

"Ho grandi aspettative figliolo, fai del tuo meglio." Queste ultime parole di mio padre mi rendono felice per la fiducia che ha riposto in me ma d’altro canto mi turbano perché è come se mi avesse dato un bagaglio extra più pesante di un mattone. 

 

Corro verso il treno ed entro quando si aprono le porte. Saluto i miei genitori con la mano dalla finestrella delle porte automatiche e quando il treno si presta a partire vado a cercare un posto libero dove mettermi seduto. 

Il sedile libero che trovo è provo accanto alla finestra, poggio la mia valigia nel portabagagli e mi siedo sulla poltrona rivolgendo lo sguardo alla finestra e tornando a far vorticare mille pensieri nella mia mente.  Le mie domande sono tante ma c’è né una in particolare a cui vorrei assolutamente dare una risposta. 

 

‘Riuscirò mai a spezzare queste catene?’

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Salve ragazzi, spero che questa fanfiction vi piaccia! E’ la prima per me ma per quanto riguarda le critiche non vi risparmiate. Voglio superarmi perché so di non essere eccezionale e per farlo avrò bisogno dei vostri consigli. Fatemi sapere se avete dei suggerimenti riguardo alla storia, sarò felice di prenderli in considerazione per il capitolo successivo (ne farò parecchi). Per ora ne posterò uno alla settimana e nel caso in cui la storia piaccia scriverò più frequentemente. Grazie per aver letto questa storia, mi rende molto felice. 

 

Pixiemente ;)

 

 

 
   
 
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