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Autore: Lux in Tenebra    15/07/2015    3 recensioni
[-Creepypasta-]
(Volevo raccontare la storia di uno Slenderman diverso dal solito, ispirata da alcune fan art e racconti che si trovano sul web (e non intendo le solite ficcy xD). Se siete fan della versione crudele dello Slender vi consiglierei comunque di leggere questa fic perché offre una visione differente sul personaggio. Tutta la storia è incentrata dal punto di vista del nostro protagonista maschile.)
La vita era una lunga routine, piena di mal di testa, rose invadenti, vestiti alla moda e pois multicolore che apparivano misteriosamente sulle sue cravatte.
Slender voleva fuggire via da quel caos, ma non poteva lasciare i suoi fratelli senza una guida.
Probabilmente si sarebbero autodistrutti.
Nel profondo c'era qualcosa che gli diceva che doveva restare e che, forse, prima o poi ci sarebbe stato un cambiamento, uno spacco in quel circolo vizioso:
Una tempesta si approccia impetuosa, scaraventando via tutte le barriere che proteggono il cuore e l'anima di quella creatura chiamata mostro.
Solo una cosa è certa, niente sarà più come prima.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Offenderman, Slenderman, Splendorman, Trendorman
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le disavventure degli Slenders'
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20. This is not a goodbye.
 
 
 
 
Devo ammettere una cosa. In quel momento mi ero fatto prendere dal panico senza neanche provare a resistere e probabilmente se mi avesse visto mio padre, me le avrebbe dette di tutti i colori.
 
“Signor Slenderman, apra immediatamente!” esclamò Sarah da dietro la porta, battendo ripetutamente il pugno sulla spessa superficie di legno.
 
“No!” risposi io con fermezza, bloccando l'entrata con i viticci color della pece e impiegando tutte le mie forze per tenerla tale, terrorizzato da quella gigantesca pianta carnivora all'esterno.
 
Ci fu una pausa, seguita da un lungo momento di silenzio che parve durare più del dovuto e,
infine, parlò di nuovo, schiarendosi la gola:
“Non faccia il bambino, c'è un paziente che ha bisogno di me, devo entrare per forza!” la sua voce palesemente infastidita, mentre il suono del tacco delle sue scarpe, incontrando molteplici volte e con impazienza il terreno, arrivò al mio apparato uditivo.
 
“No! Non con quell'essere mostruoso dietro di lei!” dichiarai, facendo trasparire una leggerissima nota di timore nella mia voce, stringendo ancora di più la presa, deciso a non lasciarla andare.
 
 
“Bene...” si udì un sospiro, “così mi costringe ad usare le maniere forti… e poi non dica che non l'avevo avvertita!” concluse, mentre i suoi passi risuonarono nell'aria circostante, allontanandosi sempre di più dalla mia posizione.
Un altro lungo silenzio riempì la zona, smorzato a tratti dal suono del mio respiro.
 
Che se ne fosse andata per davvero?
 
Stavo quasi per rilassarmi, quando qualcosa dietro le mie spalle mi colpì abbastanza violentemente, facendomi finire contro il muro in fondo al corridoio. Mi rialzai a fatica, mezzo ammaccato per la botta e con la strana impressione che ci fossero delle bizzarre stelline che avevano deciso di dare una festa intorno al mio capo.
Non mi ci volle molto per realizzare ciò che era accaduto: la povera porta di casa era stata sprangata dall'immondo testone di quella terrificante creatura che ora stava osservando la zona circostante, fissando con fare curioso i soprammobili e guardandoli da tutte le angolazioni possibili.
Ancora mezzo tramortito, notai la testa di Trender, decisosi finalmente ad indagare sull'accaduto, sbucare dal salotto con un'espressione di estremo sconcerto mentre gli occhiali gli scivolarono su un lato, passando lo sguardo da me alla pianta, senza sapere esattamente cosa fare o cosa diavolo stesse succedendo.
La fanciulla sbucò alle spalle della creatura, salutandomi con la mano con un fare che oserei definire giocoso.
 
Sbaglio o quello sulla sua faccia è un sorriso soddisfatto?
 
 Attraversò il corridoio, avvicinandosi a me e inginocchiandosi al mio fianco:
“Io glielo avevo detto, è lei che non mi ha voluto dare ascolto. La salute dei pazienti viene prima di tutto!” proclamò, alzando l'indice al cielo e facendo si con la testa, dimostrandosi, certamente, molto convinta delle sue stesse parole.
 
“Ugh… stupida pianta...” farfugliai con un'enorme sforzo, prima di essere agguantato per il collo della giacca dalla suddetta. In quel preciso istante non ci feci neanche caso, ma se avessi potuto vedermi dall'esterno, mi sarei tanto ricordato un micetto che viene preso per la collottola da mamma gatta.
Cercai di ribellarmi, ma non avevo ancora recuperato tutte le mie forze: il combattimento con la zia mi aveva letteralmente distrutto… per non parlare di ciò che era successo con la donna che amavo.
Lo so, probabilmente ero stato troppo affrettato, ma anche lasciare che una sconosciuta entrasse nella mia vita era stato uno sbaglio imperdonabile.
 
Che mi sia da lezione. La prossima volta starò più attento.
 
Sentii ancora una volta la voce di Sarah confabulare con la creatura: 
“Pensaci tu a lui piantina e vedi di non maltrattarlo” disse la ragazza, serissima, accarezzando un po' il lato del testone di quella cosa.
 
Rawr!
 
La pianta si strusciò un po' sulla mano di lei e poi, quando si allontanò di qualche metro e la fanciulla si girò, iniziò a giocherellare con me, scuotendomi a destra e sinistra, stando ben attenta a non farsi scoprire da lei.
 
Perché sempre tutte a me?
 
Pensai con espressione triste, lasciandomi sbatacchiare come un povero coniglietto tra le grinfie di una volpe.
 
 


°°°°
 
 

Trender e la strega parlarono per un po', chiarendo l'intera situazione nel complesso e mettendosi d'accordo sul da farsi. Dopo lunghi minuti di chiacchiere, salirono al piano di sopra, lasciandomi relativamente solo. Inutile dire che non ci capii molto, altri pensieri mi assillavano sul momento dato che un'enorme pianta mi aveva scambiato per il suo giocattolino personale.
Dopo essere stato sbatacchiato innumerevoli volte a destra e manca, iniziai a riprendermi, trovando in me un po' di forza sopita per sfuggire al mostro, tirando fuori i viticci e spingendo con tutta la forza che avevo contro il suo corpo.
 
Strap!
 
 Purtroppo questo mi costò il colletto della giacca che perse un grosso pezzo della sua morbidissima stoffa, strappandosi di netto.
Quello, non contento di aver rovinato il mio adorato completo, iniziò a venirmi dietro come il gatto col topo. Mi rifugiai in salotto, mentre il bestione rimase irrimediabilmente bloccato nella porta, troppo grasso per riuscire a proseguire oltre, con dei rotoloni di ciccia che gli strabordavano ai lati, impedendogli di proseguire oltre.
Provò a liberarsi, spingendo più forte che poteva varie volte ma, non riuscendoci, iniziò ad agitarsi considerevolmente, finendo per farsi prendere dal panico.
In quel momento, guardandolo da sotto il tavolino in cui mi ero rifugiato (per precisare, la mia era solo una ritirata strategica), mi parve assai buffo: in fondo era solo una pianta grassoccia troppo cresciuta e dai denti un tantino fuori misura, forse non era poi così male.
Alla fine, si afflosciò sul pavimento, scoraggiata e senza forze, versando fontane di lacrime che arrivavano da chissà dove, dato che gli occhi non erano visibili. Provai compassione per pochi secondi per poi ricordarmi ciò che mi aveva fatto poco tempo prima e desiderare, di conseguenza, che sparisse dalla mia vita.
Strisciai sul pavimento, svicolandomela da quella situazione, e uscii dalla finestra mentre quello iniziò a supplicarmi di aiutarlo, guardando nella mia direzione. Si agitò per un altro po' e poi, resosi conto che non avevo la minima intenzione di tirarlo fuori da quella brutta situazione, si rassegnò, afflosciandosi sul pavimento.
Presi una bella boccata di aria fresca: aveva smesso di nevicare la notte prima e ogni cosa era coperta dalla neve. Pensandoci bene, non mancava molto a Natale.
 
Sarebbe perfetto se Splendor si riprendesse per quel giorno e se venisse anche-… no, non devo pensare a-… lei...
 
Vagando nei miei pensieri con uno sguardo improvvisamente cupo, per poco non finii dritto dentro l'enorme buco nel bel mezzo del giardino che aveva distrutto un terzo delle rose che vi erano state piantate con tanta cura da Offender. Mi avvicinai per studiarlo, stando ben attento a non provocare altri danni: probabilmente quella ragazza e la sua pianta erano venute passando sotto terra da lì.
Ritornai velocemente indietro, ben sapendo che sarebbe stato meglio non farmi trovare nei paraggi di quella voragine quando Offender sarebbe ritornato con delle nuove sigarette. (Ci tiene davvero tanto alle sue rose… in un modo che, devo dire, rasenta l'inquietante.)
Decisi di dare un'occhiata a come stavano andando le cose in camera mia. Attraversai l'entrata ora priva di una porta, la quale giaceva danneggiata sul pavimento con l'enorme impronta di una testa sopra.
Sospirai: sostituirla mi sarebbe costata una fortuna.
 
Salii al piano di sopra e sbirciai nella mia camera, sporgendomi sull'uscio, captando un odore molto simile a quello della camomilla. Per fortuna la porta era aperta e potevo vedere tutto, quindi niente entrate teatrali che mi avrebbero solo messo in ridicolo:
Splendor era disteso sul letto, sembrava stare già meglio per l'espressione allegra che aveva sul volto. Sarah era seduta accanto a lui, con le mani aperte a pochi centimetri dal suo petto, mentre una debole luce si diffondeva da esse, risucchiando poi un'energia oscura dalle sfumature violacee che una parte della mia mente suggerì di aver già visto molti anni addietro. Infine Trender si era accomodato su un pouf e stava continuando a sferruzzare, senza però staccare mai lo sguardo da Splendor per assicurarsi che non gli capitasse niente di brutto, non sbagliando neanche una volta a posizionare i fili.
Non ci volle molto che la giovane strega si fermò, asciugandosi la fronte con un fazzolettino ricamato a fiorellini sui bordi:
“Ecco fatto,” dichiarò, sorridendo e riponendo il pezzo di stoffa nella tasca della gonna “per oggi abbiamo finito!” e si alzò dalla sedia, rassettandosi con attenzione il vestito.
“Bene” disse Trender, riportando gli occhi sul suo operato.
“Grazie, mi sento già molto meglio” proclamò il mio fratellino, rilassandosi e arrossendo per qualche motivo a me misterioso.
“Di nulla, vedi di riposarti e, dato che ti sei comportato bene, ho un regalo per te!” esclamò lei, allegra, facendogli l'occhiolino.
 Rizzò la schiena e la guardò con un'espressione a dir poco adorante mentre i suoi occhioni neri brillavano di una luce piena di vita.
“Un regalo? Per me?” chiese lui, non stando più nella pelle, stringendo le coperte con impazienza.
“Si, ma dovrai averne cura, senno me lo riprendo!” disse, tirando fuori un vasetto dalla borsa e piantandoci dentro un semino.
“Lo prometto, ne avrò cura!” proclamò serissimo, mettendo la mano sul suo cuore.
La strega proclamò delle strane parole che a me parvero senza senso, mentre un'aura verdognola circondò il vaso, facendo sbucare una margherita molto più grande di quelle terrestri e con una faccia così simpatica da strapparmi un mezzo sorriso.
Avevo già visto delle piante simili, ma non mi ero mai deciso ad approfondire la mia conoscenza su di esse per mancanza di tempo e di pace, necessari per uno studio che si possa definire decente.
“Ecco qui,” gli consegnò la piantina “ti dirà lei quando ha bisogno di qualcosa, quindi non devi preoccuparti” concluse, continuando a guardarla con un'espressione che diceva chiaramente che non  le era facile separarsi da quel piccolo essere giallo.
“Va bene!” esclamò Splendor, afferrandola con entusiasmo e una certa dose di cautela.
Lui guardò la piantina, mentre quella gli sorrideva, felice per essere venuta al mondo probabilmente, e disse:
“Ti chiamerò Smile, ti piace?” i lati della sua bocca si alzarono in un'espressione allegra, inclinando leggermente la testa a destra.
La margherita, ora ribattezzata con il nome di Smile, fece si con la testa perfettamente rotonda, senza mai smettere di sorridere, emettendo dei piccoli versetti simpatici.
“Sai, ti voglio già bene, Smile” disse infine, abbracciando il vasetto.
 
 
 
 
 
 
°°°°
 
 


Sarah liberò la pianta dalla porta, scusandosi per l'accaduto e promettendo che avrebbe ripagato tutti i danni appena fosse tornata l'indomani. Poi, prima di andarsene, mi prese da parte, sostenendo che doveva dirmi qualcosa di importante.
 
“Allora, strega, di cosa volevi parlarmi?” chiesi diffidente, appoggiandomi contro il tronco di un albero e incrociando le braccia.
“Devo parlarti di lei...” iniziò, un'espressione di rammarico era apparsa sul suo volto “lo so che Aliaga ha molti segreti, la maggior parte dei quali nemmeno io conosco, ma non è una persona cattiva… sta nel mezzo”
“Stai cercando di convincermi a tornare con lei per caso?” la interruppi, alquanto infastidito.
“Assolutamente no, non è ciò che intendevo!” esclamò, indietreggiando di un passo.
“E allora cosa intendevi?”
“Io volevo solo… chiederti di non odiarla” disse piano, quasi come se si vergognasse delle sue stesse parole, fissando le punte delle sue scarpe.
Rimasi in silenzio, scrutandola.
Infine le parole mi uscirono dalle labbra con un'estrema spontaneità:
“Non preoccuparti, io non la odio affatto, solo non posso più fidarmi di lei e né è saggio farlo per me” conclusi, decidendo di rimanere di quell'opinione.
Lei mi guardò in silenzio per qualche secondo e poi parlò: “Non posso biasimarti per questo, c'è stato un tempo in cui nemmeno io mi fidavo di lei e anche se fatico ad ammetterlo, ora le cose sono diverse, anche se tendo spesso a non andarci d'accordo perché ragiona in un modo che fatico a comprendere.”
La fissai, facendo ricadere le braccia sui fianchi, mentre una leggera brezza gelida mi fece rabbrividire.
“Ringraziala da parte mia per aver cercato qualcuno che potesse aiutare mio fratello...” le parole mi uscirono incerte dalla bocca, quasi come se facessi fatica a farle uscire per orgoglio.
Si avvicinò di un passo, smettendo di fissarsi le calzature.
“Dovresti farlo di persona, Slender, le farebbe piacere” disse piano, stringendo la sua borsetta tra le mani affusolate.
“Io non sono sicuro di avere la forza per farlo... non adesso almeno” mi preparai a chiudere il discorso lì, ma lei mi bloccò.
“Non so se potrai farlo ancora più tardi, dato che sta per partire” dichiarò con una punta di rammarico.
Quelle parole, non ne conosco il motivo preciso, mi bloccarono. Mi sentii pesante, come se non potessi più muovere le gambe e qualcosa sembrò premere sul mio petto.
Non ci riflettei neanche, dimenticandomi che senza teletrasporto la strada era molto lunga, e mi fiondai verso il luogo che volevo evitare.
 
 


°°°°
 


Ci misi all'incirca tre quarti d'ora, arrivando tutto sudato e probabilmente con tutti i vestiti fuori posto. Lei stava sistemando un grosso scatolone dentro il bagagliaio, non notandomi sul momento.
Sarei potuto girarmi e andare via, così come la mia mente stava cercando disperatamente di farmi fare, ma qualcosa nel profondo del mio animo me lo impedì, ordinandomi di andarle incontro e di parlarle:
“Quindi te ne vai...” iniziai, cercando di riaggiustarmi almeno la cravatta per darle una parvenza ordinata.
Lei non si girò, continuando a sistemare le sue cose.
“Si, sono stata sfrattata per il casino che ha fatto tuo fratello la prima volta che ci siamo incontrati… e tu sei venuto a trovarmi, non lo speravo” disse con tutta la calma possibile.
“Sarò sincero, è stata una decisione dettata dall'impulso. In condizioni normali non sarei venuto.” dichiarai asciuttamente, cercando di frenare quello strano senso di imbarazzo nervoso che si era impadronito di me.
“Ho notato che agisci abbastanza spesso in questo modo o mi sbaglio?” c'era una leggera punta di sarcasmo nella sua voce.
“Il me di qualche tempo fa non l'avrebbe fatto” proclamai, decidendo di togliermi la cravatta perché non riuscivo a riannodarla, sentendomi le mani come impastate nella farina.
“Cosa ti ha fatto cambiare così tanto di rotta, Slender?” chiese, finendo di sistemare e girandosi verso di me, per poi fissarmi in un punto indefinito del volto.
In quel momento avvampai mentre i suoi occhi provocarono in me un terribilmente senso di colpa che, per quanto provassi a scacciare, non andava via, quasi come se tutto quello che avessi fatto fosse stato un terribile e vergognoso sbaglio da dilettanti in erba.
Scossi la testa, confuso dai miei stessi sentimenti, riuscendo a ricacciarli lì da dove erano venuti.
“Tu” risposi poi, dopo minuti interi di silenzio, vergognandomi immensamente di quella parola pronunciata con tono incerto.
“Io?” alzò il sopracciglio sinistro, portando le braccia al petto e incrociandole.
“Esattamente” risposi tagliando corto.
“Uhmm...” lei iniziò a riflettere, massaggiandosi il mento e dopo un po' continuò “si, credo di aver capito l'intera questione.”
“Cosa hai capito?”
“Che sei un essere molto confuso, Slender. Confuso e spaesato come un bimbo senza mamma” concluse con un ghignetto che le si aprì sul volto.
Mi sentii ferito nell'orgoglio da quell'affermazione ma non sbottai, limitandomi ad assumere un'espressione estremamente contrariata e poco felice.
“Grazie del bel complimento, tizia con dei capelli dal colore non adatto alla sua età” ribattei stizzito, sentendo in me un senso di rabbia e frustrazione crescente.
“Touché!” esclamò, mentre il suo ghigno divenne una risata.
“Non ci trovo nulla da ridere” incrociai le braccia e gonfiai le guance.
“Io invece si, dovresti comprarti uno specchio sai? La tua espressione è ridicola” si portò le mani alla bocca, cercando di frenarsi dal ridere ancora.
Guardai dall'altro lato con il volto tutto rosso, imbronciato come non mai.
“Sta zitta, sei insopportabile!” dichiarai, gonfiando ancora di più le guance.
Il suo sorriso pian piano si spense e lasciò ricadere gli arti:
“Scusami se ho reagito in quel modo freddo...” disse cingendosi le spalle con le braccia.
“...” rimasi in silenzio, visto che non avevo dato molto peso a quel piccolo episodio. Insomma, avevo cercato di farla diventare uno spiedino, non mi sarei mica aspettato mi facesse le feste dalla gioia!
“Diciamo certe cose preferisco lasciarle nel dimenticatoio. Il passato è passato, cosa importa oramai?” si allontanò di qualche passo e mi diede le spalle, fissando il cielo dalle sfumature rossastre.
“Già...” risposi io, senza proferire un'altra parola.
 
Dopo un po' di tempo si girò, guardandomi di sottecchi, mentre il sole stava tramontando, lasciando così spazio alle tenebre. Presa la borsa e si riavvicinò a me.
 
“Forse un giorno ci rincontreremo, non è detto che questo sia un addio” disse lei, stringendo la presa sulla maniglia.
“E, di grazia, come fai a saperlo?” le chiesi, rilassandomi completamente.
“Perché tornerò” rispose, riavvicinandosi al bagagliaio della sua auto e poggiandoci dentro la valigia con cura “e forse avremo l'occasione per conoscerci davvero...” concluse, richiudendolo con un movimento secco.
“Quindi, se ci rincontreremo, mi dirai tutta la verità?” incrociai di nuovo gli arti, mentre in me crebbe la curiosità.
“Te l'ho detto che preferirei lasciare tutto da parte ma… chi lo sa… se mai ne avrò voglia, allora si!” esclamò ghignando e dirigendosi verso la portiera dell'auto.
“Questo non vuol dire niente. Probabilmente non ne avrai” dichiarai deluso, mettendomi la mano sul volto e scuotendo la testa.
“Beh probabilmente, ma potrei anche averla” aprì la portiera e mi guardò.
La fissai per qualche istante, avvicinandomi a lei. Sentii, specchiandomi in quegli occhi misteriosi, che mi sarebbero mancati. Che alla fine e nonostante tutto, mi sarebbe mancata lei e tutte quelle sensazioni che come uragani avevano scosso il mio animo fino a ridurlo in un ammasso confuso di sensazioni più disparate.
Non la conoscevo a fondo, ma il mio cuore aveva preso una strada che la ragione non poteva comprendere. Mi ero innamorato di lei come se fosse stata la cosa più naturale al mondo, pur non sapendo niente. La cosa era estremamente pericolosa e, chiunque fosse quella donna, solo allora mi accorsi che aveva qualcosa di diverso da tutti soliti umani che avevo incontrato. Non mi riferisco al fatto che non abbia mai avuto paura di noi, ma proprio ai suoi occhi. Fu per un'istante, ma mi sembrò quasi che la sua pupilla si fosse ristretta, per una frazione di secondo, ad una striscia.
“Uhm?” pronunciai, credendo di stare iniziando a vedere cose che non esistevano.
Entrò in macchina e accese il motore senza fare caso alla mia esclamazione di stupore:
“Arrivederci, Slender, mi mancherai.”
Non dissi una parola mentre si allontanava dal vialetto per poi sparire all'orizzonte, il suo odore che veniva trascinato via dal vento e il fruscio degli alberi che copriva in parte il rumore della macchina. Mi limitai ad alzare la mano senza neanche pensarci.
 
E fu così che la vera avventura ebbe inizio…
 
 


Angolo finale:
 
Eh…
Si…
La peste (io) è tornata dal suo lunghissimo periodo di mancanza totale di ispirazione °^°.
La mia mente era diventata come un foglio bianco e non mi veniva più da scrivere nulla n.n'.
E voi con i forconi perché la storia finisce così (o per altri motivi), con pochi misteri risolti e pochissime risposte, calmatevi U.U, non è mica finita per davvero, questa è una prima parte… ma se vi piace come finale va bene tanto di guadagnato! XD
Comunque ho deciso di prendermi un periodo per scrivere altre storie, così almeno la mia creatività si risveglia dal suo sonno 9)*v*)9 (← non fate caso a sta faccina, è strana di suo, non ci si può fare niente).
Ho tante storie in mente da scrivere… e non è un bene °-°, perché se devi fare tanto, alla fine finisci che non fai una cippa e poi diventi triste (o almeno nel mio caso n.n).
Speriamo di farcela 9)*u*)9 (← ancora più inquietante di prima °_° perché la uso non lo so).
 
Per chi odia le storie lunghe… mi dispiace n.n, è capitato, va bene? La storia me lo chiedeva e quando la storia chiede… io dormo! Ehmm… no ^^', scrivo. O dormo. O non lo so, faccio qualche altra cosa.
Comunque avevo promesso a qualcuno che avrei lasciato tutte info di età e compagnia bella sul nostro Slender & Fratelli Simpatici.
Quindi, se vi interessa sta scritto qui sotto U.U.
 
Attualmente:
 
Slender ha 39 anni umani, è alto 2.40 m e la sua bevanda preferita è il thè (così, a caso… sembrano quasi le info che trovi nei volumi speciali dei manga). Non è mai stato fidanzato prima dell'arco della fiction, ma ha avuto varie cotte.
 
Trender ha 38 anni umani, è alto 2.35 m e la sua bevanda preferita è la limonata (perché vuole mantenere la linea e stare bello in forma… sapete, ha la sua figura da mantenere U.U'). E' stato fidanzato varie volte con delle slenders prima dell'arco della fiction, infatti era abbastanza popolare nel suo periodo adolescenziale. La sua ultima fidanzata preferisce non ricordarsela per questioni che definirei totalmente lecite.
 
Offender ha 36 anni umani, è alto 2.33 m e la sua bevanda preferita è (*rullo di tamburi*) la birra (yeeeh!) e il cioccolato caldo con una spruzzata di peperoncino sopra. Ha avuto rapporti con molte donne umane (questo lo sapevamo tutti si u.u basta conoscere il personaggio), tutti senza alcun coinvolgimento amoroso. Sembra che lo faccia solo per divertimento! (Ed è così!) Per quanto riguarda il periodo prima di arrivare sulla terra, aveva solo una cotta e la cosa non è finita esattamente bene, però gli è sempre piaciuto guardare riviste dal dubbio gusto fin dall'infanzia, anche se era molto più tranquillo di quanto lo sia adesso.
 
Splendor ha 30 anni umani, ed è il più piccolo della famiglia (eeh… chi l'avrebbe mai detto…), è alto 2.41 m senza cappello e la sua bevanda preferita è il succo all'albicocca con qualche strambo accessorio sopra. Non è mai stato fidanzato prima ed è così poco esperto dell'argomento che sarebbe difficile per lui rendersi conto da solo di ciò che sta accadendo intorno alla sua figura. Questo non lo rende un inetto, ma è semplicemente troppo puro per pensare a certe cose. (è così puro che profuma di biancheria pulita *^*)
 
Fine delle info.
Poi dovevo scrivere uno speciale sul loro passato, ma forse è meglio non forzare l'ispirazione già claudicante che mi ritrovo.
Un saluto,
Lux In Tenebra fa caldo qui da me, datemi un lemon soda!
 
 
P.S. giuro solennemente di non fare più la regina del dramma italico… e possibilmente di ricordarmi chi mi aveva chiesto di scrivere insieme una storia °-°… la mia mente mi prude ma non rimembra.
 
 
 
 
 
   
 
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