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Autore: Fujiko_Matsui97    15/07/2015    7 recensioni
Robin, responsabile uomo d'affari con un grande futuro davanti.
Cyborg, simpatico carabiniere in costante ricerca dell'amore.
BB, inguaribile dongiovanni che ha dedicato tutta la sua vita a progettare moto.
Tre amici d'infanzia che, in occasione del matrimonio di Robin, decidono di festeggiare l'addio al celibato più incredibile della storia nella spettacolare New York.
Peccato che qualcosa va storto e i tre si ritrovano, invece, a Barcellona, senza prenotazioni né possibilità di ritornare a casa.
Sarà l'incontro casuale con tre ragazze molto particolari a sconvolgere il loro soggiorno e il loro cuore, trascinandoli in avventure strabilianti che non verranno dimenticate molto facilmente!
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[RobStar; CyJinx; BBRae]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Fu un raggio di sole che trapelava dalla persiana a svegliare Starfire dal suo sonno ristoratore.

Dischiuse gli occhi come un delicato bocciolo di rosa e, dopo aver strofinato infastidita la guancia contro il cuscino, si fece forza e si sollevò con l'ausilio delle mani premute contro il materasso.

Una volta seduta si stiracchiò fino alle punte dei piedi, lasciando che il top che utilizzava come pigiama si stirasse fin sopra la pancia piatta e scura: scese con un sorriso dal letto, felice con il mondo e, una volta alzate le tapparelle facendo sì che la luce invadesse la stanza, ancora assonata si sedette di fronte allo specchio dai contorni rosa: sospirando si legò i capelli in due codini bassi e si godette il silenzio del mattino presto che, però, non durò a lungo.

Sollevò infatti un sopracciglio quando un urlo rabbioso e prolungato arrivò alle sue orecchie da fuori la finestra; si alzò da lì e si avvicinò al vetro, poggiandone sopra il palmo della mano:

-LA MIA MACCHINA!-

La rossa si morse un labbro per non scoppiare a ridere ma, quando si portò la mano alle labbra, non potè evitare che un largo sorriso divertito prendesse posto sul suo volto: Blackfire era nel viale della casa, sbraitando qualcosa nei confronti delle decorazioni floreali che Star aveva dipinto (e non era mai stata una cima in arte) la notte prima sulla sua auto. Si nascose dietro la tenda, ridendo sottovoce, quando la mora rischiò di vederla dal ciglio della strada e, riprendendosi, si impose di non sorridere mentre scendeva le scale fino alla cucina.

-Buongiorno tesoro.- la salutò il padre che, con un gesto fin troppo delicato per la sua immensa statura, le cinse il capo con la mano per baciarla sulla guancia mentre la figlia si sedeva al tavolo, sbadigliando:

-'Giorno papà. La mamma?-

-È scesa per sbrigare delle commissioni. Toast o focaccia?-

-Toast.- le rispose lei, afferrando il burro con un sorriso e iniziando delicatamente a spargerlo col coltello sulla fetta che il padre le aveva avvicinato:

-Cerca di essere paziente oggi con tua sorella, Star. Non credo sia una bella giornata, per lei.- sospirò l'uomo, adocchiando la figlia che, masticando rumorosamente il pane, dondolava un piede lungo lo sgabello: -Peffè? Fe fuffede oggi?- tentò di parlare, nascondendo il moto di agitazione a quelle parole mentre uno strano senso di colpa si faceva strada dentro di lei.

-Non parlare con la bocca piena, Star!- la ammonì l'uomo con un'occhiata severa e, al suo 'Sfufa' goloso, riprese a sospirare: -Doveva uscire con amici e ha trovato la sua auto completamente rovinata: un gruppo di delinquenti deve essere passato qui sotto stanotte.-

-Oh.- ingoiò a forza la rossa, grattandosi la nuca: -Capisco. D'accordo, non le darò fastidio.-

“Non che io l'abbia mai fatto, in ogni caso...” commentò nella sua mente, sarcastica.

-Avevo detto a quella ragazza di prendersi le sue responsabilità, e adesso...- l'uomo dai capelli rossi, come la figlia minore, si bloccò non appena sentì la portiera sbattere e grandi falcate farsi sempre più vicine, asciugandosi i baffi sporchi di caffè con il tovagliolo: -Oh, eccola che arriva.-

La rossa stava per aprire la bocca per dire qualcosa, quando un forte rumore di vetro che sbatteva la fece saltare dalla sorpresa, precedendo l'entrata della sorella maggiore nell'ampio salotto, separato solo in parte dalla cucina:

-TU!- la indicò furibonda con le dita smaltate, fermandosi a pochi metri da lei, reggendo in una mano una pompa, con la quale evidentemente aveva cercato di lavare via la vernice: Starfire si morse un labbro per non ridere dinanzi ai suoi capelli bagnati e arricciati dall'umido, la sua pelle abbronzata ora completamente bagnata, così come il completino estivo che metteva in bella mostra il piercing all'ombelico fatto due anni prima.

-Buongiorno, Blackfire, come...-

-BUONGIORNO UN CORNO!- sbraitò, un ghigno che le deformava i tratti perfetti mentre i suoi occhi allungati come quelli di un felino sembravano ancora più sottili per la fronte corrugata; si avvicinò al tavolo dove stava mangiando, sbattendo con forza il palmo su di esso e facendola sussultare perplessa: -Dove hai messo le bombolette?! Avanti, dimmelo!-

-... Eh?- commentò la rossa interrogativa, mentre dentro di lei l'ansia cresceva di secondo in secondo, prima di alleviarsi quando comprese, dalla furia ceca dell'altra, che la sorella non sapeva nulla di quei colori nascosti e stava solo cercando un modo per incolparla, come sempre. A quel punto l'uomo si alzò in piedi, mettendo una mano sulla spalla della figlia minore e rivolgendo un'occhiata seria alla mora:

-Blackfire, adesso calmati. Capisco quello che è successo, ma non è una ragione valida per incolpare tua sorella.-

L'altra soffiò sprezzante dalle labbra e, incrociando lo sguardo del padre, assottigliò il suo, a braccia conserte: -Come ti pare.- avvicinò il suo viso a quello innocente della sorellina, rabbiosa:

-Ma sappi che per me non finisce qui!-

Si allontanò ancheggiante, sbattendo rabbiosa la pompa sulla pietra del porticato, andando verso l'auto: la rossa scambiò uno sguardo smarrito con il padre, prima di alzarsi da lì e, dispiaciuta per l'accaduto, seguirla all'esterno. Il sole ormai caldo le colpì il viso e, riparatasi da esso con una mano sulla fronte, notò la mora che armeggiava con il bagagliaio:

-Ehm... sorella.- tossicchiò, fermandosi a pochi passi da lei: -Posso... posso aiutarti in qualche modo?-

Un colpo secco che segnava la chiusura del bagagliaio fu la risposta, e Blackfire ne uscì furibonda, controluce mentre le passava accanto: -So che sei stata tu, Starfire. Tu mi hai sempre reso la vita impossibile, mi hai sempre odiata! Tu... tu sei una strega!-

Dinanzi a quelle parole, l'intero senso di colpa della sorellina provato fino a quel momento, che albergava nel suo petto come codensato, parve rompersi in mille pezzi come vetro infranto, e le sue guance si fecero colorite dalla rabbia mentre stringeva forte i pugni lungo i fianchi:

-Scusa?! Parliamo di me o di te? Sei tu che non fai altro che allontanarmi da te, non importa quanto io provi ad essere gentile e a giustificarti! Che stupida che sono ad essere venuta qui nonostante quello che mi hai fatto con Slade! Ma sai che ti dico?-

Cercò di ricacciare indietro le lacrime mentre la sorella, superato il primo istante di puro stupore per quella reazione non timida ma decisa e furente, ora la osservava sarcastica, le braccia conserte in un'aria annoiata: non doveva sembrare debole, non adesso.

-I tempi in cui ti volevo bene e accettavo tutto da te sono finiti! La Starfire buona e ingenua... dimenticatela. Non puoi più farmi del male...- sbraitò, la voce tremante e, intuendo che stava per esplodere, strinse un'ultima volta le labbra con gli occhi lucidi, facendo dietrofront e fuggendo in casa. La mora rimase ad osservarla senza espressione e, sollevando un sopracciglio dinanzi alla sua strana reazione, sbuffò per quella perdita di tempo, aprendo la portiera e salendo al posto di guida.

Mise in moto per partire nonostante tutto ma, dopo un paio di sbuffi e tremiti, l'auto cedette con un tonfo, le ruote oramai distrutte: il suo urlo rabbioso arrivò fino al piano di sopra, ma la rossa non se ne curò e, salite le ultime scale con foga, sbattè la porta della sua stanza, gettandosi sul morbido letto ancora disfatto.

Le lacrime iniziarono a scendere copiose, finalmente, dai suoi occhi verdi così luminosi e sempre gioiosi e, tirando su col naso, trascinò il viso fino al cuscino, sfregando la guancia contro la stoffa ruvida e facendola arrossare ancora di più; restò per un po' in quella posizione, nascondendo il viso nelle pieghe della stoffa.

-Sono davvero una povera stupida...- gemette piano una volta che le lacrime si furono arrestate; la sua voce era impastata, simile ad un miagolìo.

-Robin aveva ragione...- sussurrò chiudendo gli occhi ma, dinanzi a quel nome, li riaprì sbattendo le ciglia. Allungò le dita verso il cellulare sul comodino e, fissando il display, andò in rubrica fino al suo nome.

Si issò seduta e, premendo il tasto verde della chiamata, si mordicchiò il labbro, asciugandosi il volto rigato di lacrime: aveva solo bisogno di qualcuno che la ascoltasse, di un vero amico che non la giudicasse, una spalla su cui piangere e con cui affrontare i problemi quotidiani.

Siamo spiacenti, ma l'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di richiamare più tardi...

Sbuffò esasperata dinanzi alla voce metallica della segreteria, lanciando via quell'affare e rigettandosi indietro, stesa: voleva evadere da lì, ma non le andava di vedere i suoi amici che l'avrebbero solo stressata con mille domande. Robin, l'unico che poteva capirla, non sapeva dove fosse, e questo l'aveva fatta crollare nuovamente.

Allora che fare..?

Si rialzò dopo qualche secondo come illuminata dalle parole di un genio, sforzandosi di ritornare serena.

Ricordandosi delle parole del moro, afferrò il telefono e una comoda borsetta, sgattaiolando fuori per mandare avanti il piano che ormai era sicura di voler portare fino in fondo: doveva assolutamente andare da quella Raven.

 

 

 

La villa era molto più grande di come se la ricordava.

Questo pensò la rossa mentre, le braccia nascoste dietro la schiena, osservava spaesata quell'immenso giardino che incorniciava il viale su cui si stava incamminando: socchiuse gli occhi per il troppo sole mentre, indecisa, arrivava fino alla maestosa porta a vetri e legno dell'ingresso.

Si fermò per qualche istante, meditando sulla situazione: forse quello che stava facendo era una sciocchezza ed era necessario fermarsi e riflettere prima.

Andare da qualcuno che nemmeno conosceva e pretendere che l'aiutasse... era davvero assurdo, anche se il pensiero che Black avesse ferito anche Raven era persistente nel suo cervello e necessitava di una conferma valida. Sospirò a lungo, indecisa sul da farsi, fino a quando un clack non la distolse dai suoi dubbi esistenziali, e la porta d'ingresso si aprì.

Raven la guardava perplessa, chiedendosi che ci facesse lì la sorella della sua ex migliore amica che, con sua grande sorpresa, si trovava con il dito a mezz'aria davanti alla sua porta di casa, probabilmente stava per suonare il campanello. Aveva deciso di andare, seccata, ad aprire non appena dalla cucina aveva visto un'ombra sostare per parecchio tempo davanti all'ingresso: timorosa che fosse ancora quel tipo verde venuto a renderle la vita un inferno, aveva deciso di andare ad aprire per precedere suo padre o, peggio, sua sorella... ma di certo si aspettava tutto tranne che quello.

E poi, avvertiva ancora gli istinti omicidi verso di lei per aver rivelato a Beastboy dove abitava.

-Che ci fai qui?- domandò senza giri di parole dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, mentre la rossa la osservava con gli occhi sgranati e l'espressione da pesce lesso:

-Ehm... buongiorno, amica Raven!- ridacchiò lei con le guance rosse e lo sguardo basso ma, prima che la mora potesse chiedersi da quando le aveva dato tutta quella confidenza, il suo sguardo innocente si fece triste e lei subito capì che non era il momento di risvegliare battute sarcastiche.

-Vorrei tanto parlarti, se ti è possibile. Anche per poco, insomma, capisco che ti posso infastidire o...-

-Entra.- annunciò perentoria la ragazza, lasciando l'uscio aperto e recandosi dentro, dandole le spalle mentre la rossa annuiva stupita e la seguiva, richiudendosi la porta alle spalle: aveva capito che si doveva trattare di una faccenda importante, tantopiù se era proveniente da qualcuno di non sfacciato e non voleva mettere in difficoltà Starfire, anche se non l'avrebbe mai ammesso;

-Gradisci una tazza di tè?- le chiese atona, indicando con un cenno del capo la tavola imbandita dove stava facendo colazione prima che lei arrivasse:

-Beh... sarebbe l'ideale, grazie. Sono uscita di casa in tutta fretta e non ho nemmeno finito di fare colazione.- sorrise l'altra, accomodandosi di fronte a lei e sfilando la borsa a tracolla da sopra la testa. Osservò di sottecchi Raven che, rilassata, imburrava una fetta biscottata: i suoi gesti erano delicati e talmente perfetti da sembrare studiati, eppure dava l'impressione di essere tutto tranne che un'ipocrita; ancora una volta si chiese come facesse ad essere così amica di Blackfire.

-Di che si tratta?- la domanda la colpì al cervello, e sbattè le palpebre confusa, ritornando nella propria dimensione: -... C-Come?-

-Perchè sei qui?- rigirò la domanda la mora, mordendo piano la fetta e scambiando con lei un'occhiata fugace, facendola sorridere a disagio: -Oh. Si, scusami. Ecco, non so proprio da dove iniziare...-

-Puoi cominciare dal principio, no? È semplice.- le suggerì la mora, sorridendole leggermente e facendola respirare a fondo: è facile, no?

Abbassò lo sguardo, concentrata chiuse gli occhi: -So che tu eri la migliore amica di Blackfire, Raven. Non so molto altro, a parte che mia sorella mi odia ed è da quando eravamo piccole che mi rovina l'esistenza: ha baciato il mio fidanzato solo per farmi soffrire, e io sono stanca di essere considerata una perdente... avete litigato, è vero, ma lei ti rispettava e io voglio solo che faccia lo stesso, non mi importa più di avere il suo affetto. Ho incontrato un ragazzo meraviglioso...- trattenne il fiato, arrossendo appena: -... che mi tratta come se fossi l'unica cosa che conta a questo mondo. È la prima volta... che mi succede e non voglio che lui se ne vada. Non voglio più avere paura di Blackfire, che mi porti via le persone a cui tengo di più. Io so poco e nulla di lei, quindi per favore, aiutami: qual è la cosa a cui mia sorella tiene di più al mondo?-

L'altra ascoltò il tutto senza una parola, osservandola sorpresa da quella confessione: la rossa aveva mantenuto lo sguardo basso, timorosa della sua reazione, sentendo che qualunque altra frase o respiro avrebbe potuto spezzare quel pericoloso limbo. Raven socchiuse gli occhi con malinconia, pensando a quanto fosse fortunata ad aver trovato qualcuno di così speciale che la proteggesse qualunque errore avesse fatto.

Si chiese se anche per lei fosse possibile... non la felicità, ma l'equilibrio di due braccia che ti sostengono e ti cullano.

-Blackfire non ha una personalità complessa.- iniziò, rompendo quell'atmosfera surreale e catturando l'attenzione dell'altra su di sé: -Il punto è questo: non importa quanto sia legata a te, prova anche solo ad avere l'attenzione su di te e pur di riaverla proverà a toglierti di mezzo.-

La rossa la osservò scendere dalla sedia per andare a togliere l'acqua bollente dal fuoco:

-Con te ha fatto così..?-

-Più o meno.- ammise Raven, risedendosi e versando la bustina nella teiera, attendendo con pazienza: -Avevo dei grossi problemi in famiglia in quel periodo e quando vinsi il titolo di Reginetta di Primavera al College, catturando l'attenzione del ragazzo che le piaceva, lei espose le pagine del mio diario segreto in tutta la scuola.-

Starfire sgranò gli occhi, le dita sulle labbra in puro shock: -Ma è terribile!-

-Già, non è una bella storia.- commentò la mora, girando l'acqua oramai colorata e versandone in entrambe le tazze: -Tutti i miei segreti furono esposti in pubblica piazza e venni etichettata come la strana, catturando l'odio di miei nemici, principali soggetti dei miei sfoghi, e la compassione dei miei amici. Era l'ultimo anno e presto sarei uscita dal college: cambiare liceo era inutile, è vero... ma diciamo che non me l'ha fatto passare esattamente nel migliore dei modi.-

Starfire posò le dita sulla sua mano, onestamente provata:

-Raven, io... mi dispiace tanto. Vorrei tanto...-

-So cosa vorresti.- la interruppe bruscamente l'altra, mentre decisa sfilava la sua mano, lasciandola ad accarezzare l'aria: i ricordi nella sua mente delle risate degli altri e della sua solitudine svanirono ad una sua imposizione a non lasciarsene sopraffare:

-Ma sto bene ora, e l'unica cosa importante adesso è che tu le dimostri chi sei e di cosa sei capace prima che sia troppo tardi... prima che usi anche te senza che tu te ne accorga.-

Starfire sorrise radiosa, annuendo felice per aver ottenuto l'aiuto che desiderava... e, forse, anche una nuova ed incredibile amica.

-Da cosa iniziamo?- domandò entusiasta, e l'altra la osservò seria, sorseggiando il suo tè:

-Magari iniziamo da una promessa.- propose e, quando l'altra la fissò interrogativa e spaesata, il suo sguardo rabbioso fu contornato da una vena particolarmente pulsante ed infastidita sulla fronte:

-Non dare più mie informazioni private a Beastboy, ti va..?-

Forse fu la sua espressione particolarmente disgustata, o forse fu l'atmosfera confidenziale che si era creata fra loro, ma di una cosa Starfire ne era certa: quella risata che le era uscita in quel momento era assolutamente ed irrimediabilmente sincera, capace di far rilassare e sorridere appena anche l'altra.

-Si, mia signora!-

 

 

 

 

 

-Terra?-

La mora aveva selezionato il numero con nonchalance, desiderosa di divertirsi un po' senza pensare a quella svitata di sua sorella: -Si, sono io. Che palle... la macchina mi si è scassata.-

Che è successo?” gracchiò la voce sottile dall'altra parte del telefono, e la mora s'immaginò l'amica stesa sul letto a pancia in su, le gambe sollevate contro il muro a mettersi lo smalto per unghie, come suo solito: -Ma niente, quella stronza di mia sorella ha di nuovo fatto la santarellina.-

Pensi che sia stata lei a rovinartela?” domandò la bionda con un sorriso mellifluo, sollevandosi curiosa fino a mettersi seduta, i capelli lisci ad avvolgerle la schiena;

-Ma si, figurati. Anche se lei è troppo codarda anche per bere il latte direttamente dal cartone.- entrambe risero ciniche, prima che la mora si sporgesse dal finestrino della sua auto rotta:

-Mi passi a prendere con il motorino? Voglio fumarmi una sigaretta... e divertirmi un po'. Questa giornata è iniziata una merda.- commentò, giocherellando con le chiavi ancora infilate nella serratura.

Mi devi un favore, dopo.” le rispose Terra, afferrando la sua borsa in pelle mentre reggeva il cellulare fra la spalla e la guancia destra, correndo giù per le scale. Sentì l'amica emettere uno sbuffo divertito:

-Al massimo ti devo un caffè.-

 

La bionda arrivò al piano di sotto e, chiudendo con un sorriso il telefono, passò con nonchalance per il salotto, sollevando un sopracciglio quando scorse la sorella seduta con una... massa di capelli rossi.

Starfire?! Si maledisse per aver corso tanto e, quindi, per essere già stata notata da Raven: se fosse stata più cauta, probabilmente avrebbe potuto origliare la conversazione.

Sentendo i passi, la sorella continuò a bere il suo tè dopo una rapida occhiata, mentre la rossa si voltò incuriosita dietro di sé, scorgendo la sua figura che, in pantaloncini corti e camicetta, si apprestava ad uscire.

-Buongiorno, Starfire.- le sorrise ipocrita, mettendo in mostra i suoi tratti angelici, facendola sorridere onesta e scendere dalla sedia, correre verso di lei. Non fece in tempo a sollevare un sopracciglio, perplessa, che se la ritrovò addosso in modo ben poco delicato, facendola quasi cadere sul pavimento:

-TERRA!- gridò entusiasta, prendendole le mani per farla girare assieme a lei, sotto il suo sguardo spaventato: erano forse amiche e lei non lo sapeva?

-Da quanto tempo che non ti vedo, mi sei mancata! E sei anche cresciuta, a quanto vedo! E scommetto anche...- le si avvicinò maliziosa, sollevando e riabbassando le sopracciglia velocemente mentre la sgomitava affettuosamente: -... che fai anche un mare di conquiste! Dico bene?!-

Raven si portò una mano sul viso, grugnendo su quanto fosse stupida ed ingenua la rossa, mentre la sorella, notato questo, sorrise sorniona e ricambiò l'abbraccio:

-È sempre un piacere anche per me, Starfire. Mi dispiace solo che devo scappare, ma ho un impegno importante... e comunque si, effettivamente non sono messa male.- scambiò un'occhiata furba con la sorella maggiore, che assottigliò nervosa lo sguardo, prima di agitare la mano e scappare fuori: -Ci vediamo presto!-

Starfire la salutò entusiasta, prima di ritornare seduta dove era anche Raven:

-Che carina che è, vero?- sorrise gioiosa, e per un istante alla mora quasi dispiacque di dover spezzare quel suo mondo idilliaco:

-Per niente. Anzi, è una vipera, perchè le dai corda? Ha bisogno di tutto tranne che di attenzioni.- si portò un dito sul mento, alzando pensierosa gli occhi al cielo: -Di un cervello, magari...-

La rossa aggrottò la fronte, stupita:

-Non ti sembra di essere un po' troppo cattiva? Voglio dire... in fondo è sempre tua sorella...-

-Purtroppo si. Ma penso che proprio oggi tu non possa biasimarmi, dico bene?- le sorrise appena, facendole capire che non vi era malizia nelle sue parole ma solo un'attenta e precisa osservazione dei fatti: -Altro tè?-

-Già. Effettivamente...- la rossa ridacchiò amara, un po' imbarazzata per quella gaffe mentre avvicinava la tazza alla teiera che la mora aveva sollevato per versare il liquido caldo e confortante:

-... penso che, proprio oggi, farei meglio a tacere.-

 

 

 

 

Cyborg rialzò le palpebre per la millesima volta in quella nottata, nervoso: da quando era riuscito a tornare in hotel non era riuscito a chiudere occhio, e anche il suo solito buonumore era andato a farsi benedire. Si grattò la testa lucida, pensieroso mentre con lo sguardo percorreva la stanza, adocchiando Beastboy che rischiava di cadere dal letto in quella scomoda posizione, il suo leggero russare che adesso sembrava non sfiorare nemmeno la sua attenzione.

Aveva sentito Robin scendere a fare colazione poco più di mezz'ora prima ma aveva finto di essere addormentato: da quando avevano litigato non si erano ancora rivolti la parola, anche se l'uomo aveva sentito chiaramente l'amico sostare davanti al suo letto per qualche secondo prima di uscire.

Si spostò su un fianco, tirando su col naso, le labbra impastate della nottata: l'immagine di Jinx sembrava riempirgli ogni angolo esistente del suo corpo, e gli pareva di assaporare ancora il gusto della sua gomma da masticare.

Chissà se era riuscita a tornare a casa? Se le era successo qualcosa? Qual era il suo vero nome?

Miliardi di interrogativi gli invadevano la mente, così come la sensazione inebriante di quel bacio così improvviso, che gli aveva completamente svuotato la mente: si leccò involontariamente le labbra, chiedendosi da quand'era che era diventato così... passionale, e anche così insofferente.

Probabilmente perchè era la prima volta che incontrava qualcuno che lo sconvolgeva così tanto, che spazzava via ogni sua certezza, proprio come un uragano.

L'unica che aveva, infatti, era che voleva rivederla, anzi, doveva. Era diventato un bisogno fisico, pensò adombrandosi, e quella sera sarebbe tornato in quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini anche solo per osservarla. Non si aspettava altro da una come lei, lui era stato solo uno dei tanti, una marionetta e un espediente per raggiungere il successo del suo piccolo show.

Il flusso dei suoi pensieri scomodi si interruppe quando lo scatto della chiave presagiva l'entrata di Robin: di getto chiuse gli occhi rilassato, riprendendo la finzione, ma stavolta non gli andò bene.

L'amico sospirò e si accostò al letto, le braccia conserte:

-Andiamo, Cyborg piantala... so che sei sveglio.- ammise, e l'altro aprì piano gli occhi, l'espressione decisa. Evidentemente non aveva ancora cambiato opinione sull'argomento; Cyborg, assieme a Beastboy, era una delle persone più folli che avesse mai incontrato, ma su una cosa il moro non aveva mai avuto dubbi: quando si metteva una cosa in testa, non lo smuovevano nemmeno le cannonate.

-Ho pensato di portarti qualcosa da sgranocchiare, dato che la cucina dell'hotel stava chiudendo.- continuò, lanciandogli un pacchetto caldo sulla coperta: -È una briosche.-

Cyborg lo osservò sospetto prima di agguantarlo: effettivamente, ormai erano quasi le undici del mattino.

-Non mi comprerai col cibo.- sollevò un sopracciglio, facendogli alzare gli occhi al cielo:

-Lo so.- si sedette sul letto, facendo cigolare appena le molle del materasso: -Ma non credi che dovremmo risolvere la questione da persone civili?-

-Ma se io..!- fece per alzare la voce ma, ricordandosi che Beastboy dormiva come un angioletto, riprese a sussurrare, stizzito: -Civilmente? Robin, non mi sembra di aver ricorso alle mani. Il problema qui è che tu ti stai destreggiando fra due fuochi, e credimi che con o senza di me la situazione finirà male, fidati! Sei più riuscito a parlare con Kitten?-

-Solo tramite messaggi.- rispose il moro, rivolgendo altrove lo sguardo, a disagio: durante tutto il tempo non aveva fatto altro che cercare scuse per non parlarle; l'idea di sentire la sua voce e di fingere lo metteva a disagio.

-E cosa aspetti a chiamarla?!- sibilò l'altro, mentre sconvolto gli posava una mano sulla spalla, prima di rigettarsi sulla testiera del letto con uno sbuffo:

-Io davvero non ti capisco, Robin, credimi.-

-Nemmeno io mi sto capendo!- commentò esasperato lui, passandosi il palmo di una mano sul viso, distorcendone i tratti: -Ma sappi che non sto facendo alcun doppio gioc...-

In quell'istante uno squillo prolungato quasi lo fece saltare dalla sorpresa e, riuscendo ad afferrare il cellulare fra le mani, lo aprì quando vide Beastboy emettere un rantolo infastidito nel sonno:

-Pronto? Oh, ciao Star.-

A quelle parole pronunciate senza pensarci l'amico alzò gli occhi al cielo e, scuotendo il capo, si gettò letteralmente fuori dal letto, ghermita con furia la briosche. Robin lo osservò a disagio passargli accanto a grandi falcate e, balbettando, si morse un labbro:

-St-Star, dammi solo... Cyborg, aspetta, per favore! Non è come...- non fece in tempo a finire la frase che, senza nemmeno guardarlo in faccia, l'amico aveva sbattuto la porta dietro di sé con veemenza.

Il moro sospirò afflitto e, togliendo le dita da sopra al microfono, riavvicinò l'affare all'orecchio con un sorriso forzato:

-Pronto, Star? Si scusami... ah, sei riuscita a parlarle? Ottimo! Si, ci vediamo tra poco. Ciao!-

Chiuse con un bip la chiamata ma, prima che potesse imprecare per quella situazione, uno sbadiglio nervoso lo bloccò:

-Cacchio, ragazzi, come siete rumorosi quando...- Beastboy lasciò in sospeso la frase, aprendo un occhio a fatica per guardare il moro, i suoi capelli che avevano preso una forma ultraterrena:

-... Naw, mi correggo, ora che ci penso siete sempre rumorosi, qualunque cosa facciate.- concluse deciso, sollevando il cuscino per ficcarci sotto il capo, grugnendo soddisfatto.

Robin sollevò un sopracciglio: -Hai sentito quello che ci siamo detti?-

-Mmh, no... ero troppo occupato a godermela qua sotto. Questi letti sono fantastici, ci dovrei davvero portare qualcuna. E comunque qualunque programma tu abbia in mente sappi che io non mi muovo di qui fino a stasera.- ammise, ricacciando la testa fuori come una tartaruga:

-Eh? E perchè mai? Che succede stasera?- domandò curioso il moro, cancellando dalla lista l'opzione che l'amico lo aiutasse a ritrovare Cyborg.

-Ho una gara da vincere.- sorrise, riuscendo finalmente ad aprire entrambi gli occhi e a guardarlo, seppur con fatica:

-Se vinco io, ed è quello che succederà, uscirò con la bomba più sexy di Barcellona. Un vero spettacolo, credimi... capelli color pece, occhi magnetici e gambe da far paura.- commentò mentre si stiracchiava senza pudore, in estasi: -Dovrò far uso di tutti i miei trucchi migliori per farla mia.-

-C'entra per caso quella ragazza che abbiamo incontrato davanti alla spiaggia, Raven?- domandò pensieroso Robin, associando le informazioni dell'amico alla realtà;

-Bingo.- ridacchiò l'amico, girandosi su un fianco sornione: -Proprio lei. Bella, vero? Non devo assolutamente fare passi falsi.-

-Capisco.- indagò Robin mentre si infilava una giacca leggera, sconvolto da tutti quei complimenti: -Non dirmi che è una cosa seria...- ammiccò, le sopracciglia che quasi arrivarono a toccare l'attaccatura dei capelli, ma la reazione dell'amico non si fece attendere.

Il ragazzo dalla pelle verde, infatti, sbuffò a ridere, voltandosi dall'altro lato, comodamente, con un sorrisetto divertito:

-Io? Una cosa seria? Ma non scherziamo... mi conosci, no? Mi divertirò con lei per un po' e poi... puff! Andata! Sparita! Ciao, ciao! Adiòs!- terminò, imitando il gesto del saluto mentre dava le spalle all'amico, l'uso della lingua spagnola per confermare la sua tesi.

Robin si morse un labbro per non ridere, fortuna che almeno Beastboy, a differenza di Cyborg, era sempre lo stesso! Annuì convinto, godendosi la successiva reazione:

-Ottimo... io allora esco.- fece per uscire, infilatosi le scarpe da ginnastica:

-Dove vai?- domandò pigramente l'altro, grattandosi un fianco e senza voltarsi.

-Beh...- la buttò lì il moro, tentando di non ridere nell'aspettativa: -Starfire oggi sarebbe andata a casa di Raven, doveva parlarle di una cosa importante, e ora vado a vedere come procedono le cose. Ma tu rilassati pure, qui.-

-Cosacosacosa?!- Beastboy aveva sgranato gli occhi d'un tratto, litigando con le lenzuola per sollevare il busto fino a renderlo semidritto e voltarsi sconvolto verso l'amico: -Tu vuoi morire... stavi andando a casa della mia bomba sexy senza dirmi niente?!-

Robin si morse un labbro, ridacchiando, il corpo scosso dai tremiti: -Non capisco perchè ti agiti tanto, mi hai detto che non era una cosa seria o sbaglio?-

-Infatti non lo è!- esclamò tronfio l'altro, le mani pressate sui fianchi e il mento alto, in un atteggiamento talmente serio sa risultare, invece, comico:

-Aspetta, aspetta... hai detto “'mia' bomba sexy”, per caso?- osservò stupito l'altro, accorgendosene solo dopo, studiandolo perplesso mentre un vago rossore gli imporporava le guance e lui si alzava dal letto, a disagio:

-Uffa e piantala di fare il secchione laureato, era per dire..!- lo insultò, e l'altro nascose un sorriso nel voltarsi verso la porta:

-Capisco. Comunque non preoccuparti, Starfire doveva solo parlarle di una cosa importante... niente di che.-

-Ma io amo le cose importanti.- asserì lui superconvinto, annuendo determinato sollevando le sopracciglia, e un breve silenzio imbarazzato riempì la stanza: -Fai sul serio o sei stupido?- domandò onestamente Robin, fissandolo perplesso, e l'altro alzò gli occhi al cielo esasperato:

-Oh, andiamo amico, ci sta Raven, portami con te!-

-Non esiste! Star...-

-Forse non hai capito.- ringhiò lui afferrandolo per il colletto della camicia, gli occhi del moro sgranati dalla sorpresa: -Non era una richiesta, ma un'affermazione. Per questo tu ora mi porterai con te, non importa a quante scaramucce con Starfire dovrai rinunciare per la mia presenza.-

Robin osservò impaurito Beastboy e i suoi lineamenti contratti, lo sguardo sottile come quello di un serpente pronto ad attaccare con una buona dose di veleno e improvvisamente rise nervoso:

-O-Ok... ehe... andiamo, ti va...?-

Il viso gli si distese in un sorriso soddisfatto e, mentre lasciava la presa dalla camicia dell'amico, con un ghigno lo girò verso la porta d'uscita, una pacca ben assestata sulle spalle e una carezza sulla testa come fosse un neonato, prima di aggiustarsi la maglietta spiegazzata:

-Bravo bambino. A proposito, come sto?-

 

 

 

 

 

 

 

Cyborg pagò il tassista e, ignorando il suo sguardo disgustato per quell'indirizzo, scese dal mezzo, osservando dritto davanti a sé e ispirando il profumo mattutino dell'aria Barcellonese.

L'insegna era la stessa, anche se doveva ammettere che quel posto appariva completamente diverso quando era colpito dal sole: tremò appena, agitato mentre sentiva il suo cuore battere all'impazzata; per un momento ebbe la tentazione di fare dietrofront e andarsene, ma poi si ricordò del pensiero che aveva occupato tutta la sua notte e l'esitazione sparì così come era arrivata.

Il cancello era in legno, rovinato probabilmente da qualche merlo, e la tristezza invase Cyborg alla vista di quei colori e spenti e l'atmosfera solitaria: si aprì al suo passaggio con un cigolìo, facendolo entrare in un giardino poco curato; non ebbe molto tempo per cercare di capire se la porta dell'edificio fosse aperta, dato che una voce lo bloccò, facendolo quasi spaventare:

-Desidera?-

Si voltò cauto, e la figura di un uomo dalla statura minuta lo squadrava dalla testa ai piedi, riluttante: era calvo, e indossava una tuta poco adatta a quella stagione: -Buongiorno. C'è Jinx?-

Quello sembrò infastidito dalla richiesta e parve pensarci su per qualche istante, dopotutto il locale era chiuso, ma poi ci ripensò e gli fece un cenno col capo rivolto verso il retro dell'edificio:

-È lì fuori.-

Cyborg lo ringraziò con un sorriso abozzato e, cercando di trattenere la sua impazienza, strinse i pugni sudati, immaginando di avvertira sulla pelle quella morbida e fresca della ragazza. Svoltò l'angolo, trattenendo il respiro a quella visione, avvertendo il sangue fluire prepotente nelle vene.

Jinx era lì, su una vecchia amaca e con degli assurdi occhiali da sole a forma di cuore sul naso: si dondolava lenta e seducente, il piede piccolo che sfiorava l'erba senza arrivare a toccarla.

La osservò leccare con gusto un cono gelato, insofferente a tutto quel caldo, ed ebbe la tentazione di nascondersi pur di osservarla ancora in tutta la sua naturalezza.

Purtroppo, però, il momento svanì presto.

-Gizmo, che vuo...- iniziò con voce scocciata, prima di alzare lo sguardo e incontrare gli occhi scuri di Cyborg. Si abbassò gli occhiali per mettere a fuoco la figura, sorridendo maliziosa e abbandonando l'atteggiamento scostante: -Oh, sei tu. Che ci fai qui?-

Dinanzi al silenzio imbarazzato dell'altro, scese leggera dal suo giaciglio e si recò verso di lui, ancheggiante: Cyborg non si era mai reso conto di quanto il suo fisico fosse minuto, e gracile.

Si osservarono per qualche istante, e anche se avesse voluto dire qualcosa avvertiva la lingua impastata, e la difficoltà prendere possesso di lui.

Tuttavia lei sembrò capire come nessun'altra e, dopo avergli rivolto uno sguardo ammiccante e gettato a terra il pezzo di cono che non avrebbe finito, incurante della spazzatura che si accumulava, gli sfiorò casualmente il polso mentre si avviava verso l'ingresso dell'edificio, facendolo rabbrividire come se fosse soggetto ad una scarica elettrica.

-Forza, entra.-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Hello bella gente! Come state? È una bellissima giornata e il sole splende in cieeelll! :D canticchia

Ho appena finito di vedere Teen Titans GO e, dato che già ieri volevo aggiornare, ecco qui un altro capitoluccio in regalo per voi! Ho deciso inoltre di inaugurare le QOTD ovvero "Question of the Day", che ho conosciuto su instagram! (a proposito io ce l'ho, se qualcuna di voi vuole aggiungermi mi avvisa che mi fa piacerissimo!)

Terra: sempre belle idee tu, eh? -.-

Io: Si, hai qualcosa da aggiungere? Tanto lo so che le trovi geniali u.u

Terra: Seh, tanto quanto il picchiarmi da sola con una roccia...

Io: Beh, e che aspetti scusa? >.>

Terra: ..!!! °/\/\/\°

Io: Anyway XD ecco la domanda del giorno:

 

Qual'è il vostro personaggio preferito in questa storia?

 

Quello che raccoglierà la maggioranza di preferenze sarà concretizzato in un disegno nel prossimo capitolo, assieme alla mia risposta :D

Grazie sempre di tutto, e vi lascio a questosplendido disegno di BlackRaven, che con questo regalo mi ha fatto davvero commuovere e penso proprio ricambierò il favore, appena mi viene in mente qualcosa di muhahahah! *.* Ti voglio bene ciccia<3

 

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-FM.

   
 
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