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Autore: Javaadda    15/07/2015    1 recensioni
"E’ che lo sento indistintamente presente in ogni mio gesto, come se fosse la ragione di ogni sorriso, lacrima, e gioia, come se l’avessi odiato a tal punto da amarlo. Ma non lo amavo nel modo giusto. Lo volevo possedere come fosse un pezzo da vetrina, il pezzo che ero riuscita ad aggiustare. Ed ero ossessionata da quell'idea. Ma l'ho volontariamente allontanato da me. E potrei perfino continuare a scrivere di noi sui muri, sui libri, in ogni pagina, frase o parola ma non ci siamo più, e non ho forze per inventarci di nuovo."
|Loe|
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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| Dissi "andiamo", ma infondo, andiamo dove?
Dissi "andiamo", ma infondo chi, noi due?
Dissi "andiamo", ma infondo, resteremo?
Dissi "andiamo", e non siam tornati mai. |

Avvinghiata alla sua manica, raggiungemmo la moto.
Ogni mio arto si chiedeva dove nascondesse quell'arma.
Terrore puro era, e non riuscivo a comprendermi.

Il viaggio fu breve, ma non conoscevo quel luogo.
Non osservavo oltre i nostri bacini combaciati, mi era inaccessibile farlo.
E il nostro calore mi inebriava interamente, così dal rendermi incosciente.

Odorava di fresco, e di pulito, non come la città a cui ero solita sottostare.
Non c'erano palazzi, e specchi riflessi in direzioni sbagliate.
Auto di lusso, eHOTEL rinominati.
C'eravamo noi, ed eravamo così sporchi d'amore da fare schifo.

Scesi di sella, e osservai quel casolare abbandonato, lasciato a se stesso senza istruzioni.
L'intonaco era stato d'un arancio mandarino, in un passato non recente.
Ed all'ora, non era che una discarica, da quanta sporcizia gli si estendeva sopra.
Ogni angolo, era avvolto da tele di ragno, elaborate come fossero tessuto.

Ogni cosa, attorno a quelle mura, pareva essere studiata per logorarla.
Lui invece, Lorenzo, ci luccicava.

Un riflettore su un palcoscenico da paura.

Lo ammirai, sfidando l'abbagliante luce che sfibrava i miei occhi nel farlo.
Mi avvicinai cautamente al suo corpo inerme, e parve fragileindifeso sotto il mio palmo.
Avrei potuto liberarmi d'ogni maschera, da quanto lui era spoglio fronte a me.

La mia mano accarezzò freddamente il suo fianco, per poi sgusciare all'interno dei suo skinny jeans.
Lì, senza guardarci, avvertii il freddo materiale del quale era costituita la sua lurida pistola.
Non credetti di poter avvertire contatto più distaccato del suo, in quell'attimo.

< Hai paura? > stridetti.
< Di che? > sibilò, di soppiatto.
< Di qualcosa. >

Sembrò rivedersi, in quel minimo gesto, in me.
Sembrò riviversi, ancora giovane di vita, di speranza, e angoscia.
E mi desiderò così tanto, in quell'istante ricolmo di vuoti, preso dall'incontrollato desiderio di possedersi.

Ma si trattenne, a tentoni.

Guardò attorno a se, come a soffocare.
< Ho avuto paure, che tu non devi comprendere. Ed incubi, che tu non devi immaginare. Ma ora, e ormai da tempo, mi sono spento d'emozioni. > mi spiegò, sommesso.
< Io, nel mio piccolo, ho avuto difficoltàIMPOSTE da persone a me superiori. Ho avuto, e tutt'ora ho, terrori che mi portano a desiderare un'altra vita. Eppure, guardami, straripo di sentimenti. > dissi, d'un fiato flebile.
< Io ce l'ho le mie paure Lorenzo, che mi pesano quanto pesavano a te le tue. Ma una mi sento di urlartela più dell'altre, perchè c'ho così tanto timore, da tremare ancora ogni giorno. > sospirai, e le se labbra si incurvarono deboli.

< Ti direi, non devi, ma devi, e lo voglio. Perchè ti chiedo nuda, sotto di me. >
< Ti chiedo nuda, affianco a me. > si corresse, frettolosamente.
< C'ho paura di perdermi, Loo. > soffiai, sottile.
< A te ti trovo io, persino in fondo al letto disfatto. > sorrise, distratto.

Ed io distratta, da lui.

Sistemò la pistola nella mia mano silenziosamente, con un contatto caldo, da avvolgere il cuore.
Ma avvolse invece la mia gelida e esile mano, nel tentativo d'ancorarsi come un peso nel mio mare.
E' che io il mare, me l'ero creato color ghiaccio, così d'esser impassibile a pesi del genere.
Timoroso del sol.

Mi condusse nel retro della casa, sormontando tratti d'erba folta, ed alta.
Ad attenderci c'erano degli obbiettivi, rossi e bianchi, rotondeggianti.
Centri da mira.

Osservai la pistola tra le mani, incapace di destreggiarla fedelmente. 
Istruiscimi. > chiesi, imponendo.
< Vuoi davvero sentirti a dosso un così forte peso? > soffocò in quelle parole, d'un intensità spettrale.
< Ho già toccato quest'arma, ho sfiorato la morte di molte vite, l'ho vista cedere perfino una, con te. > rabbrividii.

Tremò perfino lui con me, al ricordo di quella sera.
Iniziò tutto così perGIOCO, una sfida da poco. 
Ora in ballo, e in bilico, ci teniamo con poco.

< E questo credi sia giusto? > incespicò, breve.
< No, affatto. Odio tu dipenda da questa via, odio tu ci sia annegato dentro fino all'orlo. Ma sarebbe peggio estraniarmene, e rinunciare a finirti l'ultimo respiro in quell'acque. > spiegai, angosciata.
< A me, non m'odi? > chiese, curioso.
< Sarebbe logicomaturo, e cosciente farlo. Ma a cosa mi porterebbe? > chiesi, quasi a me stessa.

Avrei voluto amarlo, quella sera per la prima volta.
Salvarlo dal petrolio che infangava il suo mare. 
Soccorrerlo, e donargli anche la metà dell'aria nei mio polmoni.
Prendere in mano la sua vita, e pulirla a nuovo.
Scintillare assieme a lui, leggiadri nello spazio che non ha fatto altro che dividerci, ancor prima del nostro incontro.

Eppure, minimamente lo odiavo.
Un minimo, da massimale.

Anche se mi guardava in quel modo, così da leggerti dentro e rivoltare le interiora.
Anzi, probabilmente lo odiavo per quello, per il suo, e inequivocabilmente solo suo, modo di far sembrar semplice ciò che non è mai stato tale.
Per il suo modo, di rubarti la bellezza d'una vita vuota, e ricolmarla con nuovi vuoti, capaci però di racchiudere suoni, odori, risate.
Di stravolgere un'anima in gabbia, spezzando le redini.
Di stroncarmi in
frammenti, che ad ogni modo, non avranno altraPROPRIETÀ se non la sua. 
E di scagliarmi scheggie nel petto, con su scritto il suo nome. 

Un tatuaggio del cuore.

Perchè questa, io e lui, noi, non eravamo che la vendetta a me imposta di incorniciare.
Non dovevo che rovinarlo, internamente.

Un punto debole, da negargli.

D'un tratto, un romboassordanteagghiacciante e penetrante, oltrepassò il mio timpano ad una velocità tale da farmi sobbalzare.
Il centro del mirino, contornato di rosso, ora ospitava un solco al suo interno.
Un vortice di sangue, mi parve di ammirare.

Pistola,SOLDI, cassiere, mogano, uomo, vita.
Un vortice di macabra morte, causata da Lorenzo.
Il mio Loo.

Distratta da un'assassino.

< Ma che fai? > chiesi, infuriata.
< Odiandomi, non assorbiresti questo. È una vita che ti si appiccica a dosso, per insinuarsi a fondo. È una vita, che te la strappa di mano, facendoti creder di giocarti una mano di Jolly. > ringhiò, debolmente.

< E al contrario? > chiesi, leggera.
< Al contrario, che? > sorrise, confuso. 
< Se dovessi farlo, m'accetteresti lontana? > sospirammo assieme.
< Lontana da sto posto, vicina a ciò che voglio. Un giorno ci uscirò, scapperò da qui. >
< Parti con me? > chiese, sommesso.

Un aspetto tremendo, uno sguardo già spento, un amore da dentro.

< Mi passi a prendere? > sogghignai, allegramente.
< Anche ora. > sorrise, sornione.
< Dove mi porti? > giocherellai con i capelli.
< L'hai mai visto il mare? > sorrise, beffardo.
< Non ancora. > sospirai, prima di sentirmi avvolgere dal suo calore corporeo.

Mi prese d'un balzo, trasportando il mio peso fino alla moto parcheggiata.
Avvinghiò inquieto il casco al mio cranio, e incastonò le mie mani davanti al suo petto.

Mi portò al mare, in quella notte chiara di stelle.

< Come te l'eri immaginato? > chiese, felice.
< Ognuno ce l'ha dentro il mare, che devo tirar fuori l'acqua? > scherzai.
< Tu c'hai la TRASPARENZA. > soffiò, a mezza voce.
< E tu c'hai il color. > affogai nelle sue pupille languide.
< Che vuoi fare? >

Baciarti, annegarti, non so scegliermi.
Spogliarti, spogliarmi, legarci, unirci.
Divorarci l'anima a suon di morsi.
Amarci, come fosse plausibile.

Oppure, guardarci così tutta la notte.

< Se ti prendo, e ti butto in acqua? >
< Se ti prendo, e mi baci? >

Lo fece, d'uno schiocco indecifrabile, di cui potrei rivestire il sottofondo delle ore.
Pesante, possente, violento di noi.
Un magazzino d'odio ci si poteva celar dietro.
Eppure, sorrisi.

Il mare un giorno, l'avrei ritrovato.
A lui, un'intera vita non mi sarebbe bastata per riprenderlo.

E così, forse inconsapevolmente, non focalizzai oltre lui.
E così, forse inconsapevolmente, mi persi un po in lui.
Consapevole d'affondare ogni schema.

-
Oioia, finalmente ce l'ho fatta, e non so come. Sono stata ad Assisi e mi è venuta l'ispirazione. Mi scuso per il ritardo se qualcuno era interessato alla storia, ma sono stata presa da altre cose. Ora, il capitolo è un po sdolcinato rispetto agli altri, ma capitemi, è quasi un'anno che scrivo di Lorenzo, e mi fa male il cuore. È doloroso, ma non ho ispirazione migliore di lui. Si manifesta sotto forma di parole. E lo ringrazio, dopo tutto. Sono le 4:23 del mattino, e vi saluto. È stato complicato aggiornare, quindi se riuscite a lasciarmi un commentino sotto, mi rendete davvero felice. Un bacio, Noemi.

  
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