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Autore: LoryLex    15/07/2015    2 recensioni
Ritorno con un progetto che ritengo abbastanza folle.
Ho deciso di scrivere questa storia basandomi sul mio primo libro letto, che all'epoca, e anche adesso, mi fece sognare come non mai, trasportandomi nei suoi luoghi remoti.
Tratto dal testo:
-Sei... -balbettò Christal. -Sei forse...?
-Un fantasma? No.
-E allora chi sei?-. Le tremava la voce. Aveva dimenticato come ci si rivolgeva agli sconosciuti.
-Hai visto la donna sotto il ghiaccio, vero?
-Come lo sai?
Entrambi avevano fatto una domanda ed entrambi attendevano una risposta.
-Chi sei?- ripetè la ragazza.
Il giovane abbassò lo sguardo e sorrise. Si scostò una ciocca di capelli dalla fronte. -Sasuke- rispose.
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Caroline guardò fuori dalla finestra, nella notte buia. -Sei proprio sicura che questa sia la stanza della mamma?- chiese trasognata. -E' qui che dormiva?-. Si buttò sul letto, sopra il tappeto di foglie, e si raggomitolò.
-Dobbiamo andare- la incalzò Christal. -La troveremo, ne sono sicura. Anch'io voglio rivederla. Ritroveremo nostra madre Hinata, Caroline-.
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Volevo solo dirvi che i figli di Naruto e Hinata in questa storia non esistono, le due loro figlie sono due dei miei Ooc, ma spero che la storia vi piaccia lo stesso, vi aspetto numerosi!
Lorylex;
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Tsunade | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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                                          Consumati Dal Tempo
 
Capitolo 5;
La ragazzina sgattaiolò in corridoio, superando, senza farsi vedere, la porta del salottino.
Dall'interno sentì provenire la voce squillante di Caroline che leggeva una lirica in latino. Ogni tanto la voce più profonda di Tsunade la interrompeva.
Christal era nervosa. Non era affatto malata ed era evidente che l'istitutrice stava facendo di tutto per impedirle di parlare con sua sorella. Non era stato facile disobbedirle, ma doveva assolutamente ritrovare Sasuke. Si affrettò lungo il corridoio, scese le scale in punta di piedi ed entrò con molta cautela in cucina.
Il camino era accesso. Di Chiyo non c'era traccia: forse era andata a prendere dell'altro carbone. Il fantasma del gatto fulvo sonnecchiava in cima alla dispensa. l'impasto del pane riposava su un tavolo, ricoperto da un sottile strato di farina.
Christal controllò di nuovo di avere via libera prima di attraversare di corsa il pavimento di pietra e uscire nel giardino buio.
L'aria fredda la inghiottì, togliendole il fiato. Un velo di ghiaccio ricopriva l'erba e gli alberi spogli erano avvolti in una guaina di gelo.
Christal si raccolse la lunga gonna, gettò un'ultima occhiata alla finestra della cucina illuminata dal bagliore delle candele e si diresse di corsa verso il lago.
Quando si fermò sulla riva era senza fiato. In superficie l'acqua era completamente ghiacciata, come se una specie di coperchio bianco e argenteo coprisse il lago. In lontananza le sagome scure delle anatre si muovevano goffamente. La luna spuntò sopra agli alberi.
Christal si schermò gli occhi con una mano per scrutare la riva in cerca di una qualche presenza. Il fantasma nella barca a remi salutò a più riprese.
La ragazza lo ignorò e si diresse verso la rimessa. Il biglietto che aveva lasciato era scomparso.
Spinse la porta, che questa volta si socchiuse con un cigolio.
-Ehi!- disse piano. -Sasuke, sei qui?
Nessuno rispose. Christal si fece coraggio ed entrò.
-Sasuke?- chiamò di nuovo.
La rimessa era deserta. Qualcuno doveva essere passato a prendere la lettera e poi se n'era andato senza chiudere la porta a chiave. Ma chi?
Christal aveva l'impressione che alleggiasse ancora una sorta di tepore nell'aria, come se fino a pochi minuti prima ci fosse stata una presenza.
Poi la porta si richiuse di colpo e per poco Christal non ruzzolò a terra.
-Ssssh!-. Sasuke aveva un dito appoggiato sulle labbra. -Volevo parlare con te, ti ho seguita fin qui- sussurrò.
-Hai trovato il mio messaggio?- gli domandò Christal.
-Quale messaggio?
-Ti ho lasciato un biglietto sotto la porta...
-No- rispose l'uomo. -Se non c'è più, deve averlo preso qualcun'altro.
-Ma allora come facevi a sapere che ti aspettavo qui?
-Come ti ho detto, ti ho seguita quando sei uscita di casa. Stavo aspettando il momento buono per venire a parlarti-. Sasuke si sedette su una panca addossata al muro. -Avvicinati- disse battendo con la mano sulla panca accanto a sè. -Presto verranno a cercarti. Non abbiamo molto tempo.
Christal si sedette con circospezione.
-Chi sei?- chiese. -Ho visto un tuo ritratto in un libro che si chiamava Hokage's House, come la nostra casa.
Sasuke sembrò esitare un attimo. -Appartengo anch'io alla storia della casa.
-Quindi sei un fantasma?
-No, non sono un fantasma. Sono vivo quanto te- dichiarò stringendole una mano. La sua era molto più calda di quella di Christal. -Sentito?- aggiunse.
Christal ritrasse la mano. -Allora come fai a sapere chi sono? E come fai a sapere degli altri fantasmi?
-Perchè anche tu fai parte della storia della casa- disse. -Una volta eravamo amici.
Christal scosse la testa. -Potrebbe anche essere vero- mormorò. -Ma non me lo ricordo.
-Voglio liberarti, Christal!- continuò Sasuke. -Tuo padre, d'accordo con la servitù, vuole mantenerti nelle tenebre-. I suoi occhi brillarono nell'oscurità del capanno. Di nuovo, un lato del suo viso era in ombra e l'altro illuminato dalla luce pallida della luna.
-Quali tenebre?
-Sono venuto apposta per te. Ti ho portato un bucaneve, un messaggio per condurti al lago- disse Sasuke. -Ora vedrai di nuovo quel fantasma... E' ora che ti svegli dal tuo torpore. Metti insieme i pezzi del puzzle, Christal, e scopri la verità su tua madre!
-N-non capisco- balbettò la ragazza.
-Ci rivedremo presto- concluse Sasuke gettando intorno un'occhiata inquieta e sbirciando fuori dalla porta. -Non posso trattenermi a lungo. Parla con quel fantasma. Sono stato io a mandarti da lei. Ti aiuterà.
Detto questo, lasciò la rimessa.
Christal balzò in piedi ma, quando raggiunse la soglia, Sasuke era sparito.
Non aveva la minima idea di quanto tempo le fosse rimasto. Tsunade sarebbe sicuramente venuta a controllare come stava durante la pausa tra una lezione e l'altra. Anzi, probabilmente aveva già scoperto che era uscita di nascosto... Ma lei doveva assolutamente rivedere il fantasma nel lago. Se si sbrigava, ci avrebbe messo una ventina di minuti a raggiungere il punto dove l'aveva visto la prima volta.
Si incamminò a grandi passi, con la mente in subbuglio. Non sapeva se fidarsi di Sasuke.
Una volta arrivata in cima alla collina, Christal attraversò in fretta il bosco di ippocastani per raggiungere il pendio opposto, che si espandeva verso il lago. Era sudata e accaldata. Si tolse il cappello, sciogliendo le ciocche arruffate nell'aria fredda.
Il laghetto, una chiazza scura nell'erba, era una pozza profonda dove si raccoglieva l'acqua che defluiva dai campi. Christal ricordava vagamente che in primavera era pieno di fiori e gallinelle d'acqua nere come il carbone. Quanto tempo era passato dall'ultima primavera?
Si allentò la sciarpa intorno al collo e si sedette in riva al laghetto, sulle fredde radici di un biancospino, chiedendosi se il fantasma sarebbe ricomparso. La prima volta lo aveva visto scivolare sotto il ghiaccio poco prima delle luci del mattino. Ma mancavano ancora diverse ore all'alba.
Rimase in attesa, calcandosi di nuovo il cappello in testa e pestando i piedi con impazienza sulla riva. Si immaginò il trambusto che doveva essersi scatenato a casa, con Chiyo e Tsunade che la cercavano dappertutto.
-Avanti... - disse sottovoce. -Fatti vedere!
La luna era ormai alta in cielo. In lontananza si udì il verso di una volpe provenire da una folta siepe di arbusti. Christal si avvicinò allo specchio d'acqua e saggiò la lastra di ghiaccio con la punta del piede. La superficie era piena di bolle, con qualche venatura d'alga. Non sarebbe stato facile vedere attraverso. Si inginocchiò a grattare il ghiaccio con la mano protetta dal guanto.
La faccia apparve di colpo.
Fu una visione talmente improvvisa e ravvicinata che Christal sobbalzò.
Il volto pallido era a pochi centimetri dal suo. La ragazza trasse un respiro profondo, e poi un altro, cercando di farsi coraggio prima di incrociare di nuovo quello sguardo vacuo. Poi si chinò in avanti, allungandosi sulla pancia oltre il bordo del laghetto.
Il fantasma era ancora lì. Era una donna giovane e bellissima, i capelli color verde bottiglia che fluttuavano sott'acqua. Le sue labbra erano esangui e continuava ad aprire e chiudere la bocca come se parlasse.
Christal però non riusciva a sentire cosa diceva.
-Mi ha mandato Sasuke!- esclamò. -Sostiene che tu devi riferirmi qualcosa. Che devi darmi una spiegazione...
Il fantasma mosse di nuovo la bocca, ma le sue parole restarono imprigionate sott'acqua.
-Non riesco a sentirti!- si lamentò Christal colpendo il ghiaccio con il pugno. -E non so se avrò un'altra occasione.
La donna sembrò rattristarsi. Gli occhi vacui rifletterono qualcosa, un lampo azzurro, un barlume di vita. Poi scivolò via. Il suo vestito si gonfiò in una nuvola bianca e cominciò ad andare alla deriva, in balia alla corrente.
-Non andartene!- gridò Christal. -Aspetta! Devi aiutarmi!
Ma il fantasma non le prestò ascolto. Lo strascico bianco del vestito si dileguò e tutto tornò immobile.
La delusione di Christal fu enorme. Si rimise in piedi, svuotata di ogni emozione. Anche le sue energie sembravano di colpo esaurite: cominciò a sentire freddo alle dita, e l'aspettava ancora una lunga camminata verso casa.
<> pensò. <>
Ma era una vana speranza.
Ad un trattò notò un bagliore sulla riva ghiacciata del laghetto. Spinta dalla curiosità, si avvicinò a guardare attraverso la lastra di ghiaccio. Si tolse i guanti e ripulì la superficie con le dita, sforzandosi di vedere attraverso. Da sotto il ghiaccio proveniva un'intensa luce argentea.
Christal tentò di rompere la lastra pestando con i piedi, ma era dura e spessa. Riprovò con più forza, battendo con il tacco. Il ghiaccio si spaccò con un suono secco, simile ad uno sparo.
La corvina continuò a battere, fino a rompere completamente la crosta che ricopriva la sponda. L'acqua gelida le penetrò nello stivaletto di pelle. Immerse una mano nell'acqua, graffiandosi le dita con le schegge di ghiaccio. Il fondo limaccioso si sollevò, intorbidando l'acqua.
Ad un tratto sentì qualcosa. Tre chiavi arrugginite attaccate ad un anello.
Le ripescò dall'acqua, raggiante. Ce n'era una più grande delle altre.
Christal sorrise. -Grazie- disse a voce alta, rivolta alla donna del lago. -Grazie mille!
Ripose le chiavi in una tasca del cappotto. Avrebbe passato dei guai, ma ne era valsa la pena.
***
Christal trovò Tsunade ad aspettarla, livida di rabbia. L'istitutrice le rivolse a mala pena la parola e, facendo strada con una candela in mano, la scortò dall'altra parte della casa, lontano dalla cucina e dagli ambienti familiari dove le sorelle trascorrevano le giornate. Si inoltrarono lungo corridoi polverosi di cui Christal aveva addirittura scordato l'esistenza e attraversarono stanze che una volta, tanto tempo prima, forse aveva usato abitualmente. I quadri di paesaggi e ritratti appesi alle pareti suonavano vagamente familiari...
Christal era in ansia, ma lo sconforto che l'aveva assalita al lago si era dissipato. Quelle chiavi rappresentavano una speranza a cui aggrapparsi.
Tsunade aprì una porta ricavata nel pannello che rivestiva una parete ed entrò in un salotto, al centro del quale pendeva un lampadario pieno di ragnatele.
Christal si ritrasse, fissando il debole luccichio delle gocce di vetro alla luce della candela.
-Avanti- la esortò l'istitutrice, tirando una tenda e aprendo un'altra porta.
Christal alzò gli occhi, mentre un ricordo affiorò di colpo. Si rammentava vagamente di quel posto...
Dove portava? Un'immagine le balenò alla mente: un soffitto di vetro, un groviglio di foglie verde smeraldo. Si... la grande serra, orgoglio e gioia di suo padre!
-Christal!- la chiamò Tsunade in tono duro.
La ragazza si affrettò a raggiungere l'istitutrice, che stava tenendo sollevata la tenda per permetterle di passare. Dopodichè, Tsunade la abbandonò.
Davanti agli occhi di Christal si stagliò la grande serra. La luna illuminava  l'ambiente come una torcia, con una luce molto intensa. Il pavimento a scacchi bianchi e neri correva lungo il lato sud della casa. I pannelli di vetro erano sostenuti da un'intelaiatura di legno bianco, ed erano sporchi di lichene, muffa e guano.
Una volta lì c'era una giungla di felci tropicali.
Piante rampicanti e arbusti provenienti dalle foreste pluviali crescevano rigogliosi, sbocciando in fiori dai petali sottili come seta, nel tepore della serra riscaldata. Ora invece non si coglieva il minimo segno di vita.
Christal scese lentamente i tre scalini, scostando i rami secchi e scuri che penzolavano dall'alto. Senza piante, lo spazio sembrava molto più grande. Qui e là, sul pavimento, giaceva ancora qualche mucchietto di foglie mummificate. Vasi giganti contenevano masse di terriccio secco e farinoso.
Un altro ricordo sbiadito le affiorò alla mente... una volta lì non c'erano miriadi di farfalle? Farfalle gigantesche e colibrì non più lunghi del suo mignolo.
Naruto era seduto a un tavolo di ferro battuto che appariva assurdamente fuori posto in mezzo a quelle rovine. Sembrava debole, come un vecchio.
Mentre sua figlia si avvicinava, alzò il viso. -Christal,- disse con dolcezza -siediti.
La ragazza si accomodò accanto a lui.
-Sono venuto qui la notte scorsa- cominciò a dire suo padre. -Tutti quegli anni spesi a occuparmi delle piante... e adesso sono tutte morte. Un tempo crescevano pesche e albicocche. Erano così dolci!
Tacque per alcuni secondi, lo sguardo perso in lontananza. Poi sospirò.
-Non ho appetito ultimamente- aggiunse. -E anche tu sei molto magra.
Christal non sapeva cosa rispondere. Suo padre si era tenuto a distanza per tanto di quel tempo che ormai per lei non era che un'ombra indistinta che si muoveva sullo sfondo delle sue monotone giornate.
Naruto tacque di nuovo. Aveva perso l'abitudine di parlare.
Christal attese.
Mille domande le si affollavano nella mente, ma non osava farne nemmeno una per paura che suo padre si chiudesse in un silenzio definitivo. Del resto, sapeva che non approvava la sua curiosità. Anzi, la riteneva una seccatura.
In un moto di rabbia, la ragazza si voltò dall'altra parte a fissare le rovine della vasca ornamentale. Un tempo pesci giganti dai preziosi riflessi di rubino, ambra e argento nuotavano in piccoli cerchi sotto le grandi foglie di ninfee. Adesso la vasca era ridotta a una conca vuota, chiazzata di fango e di alghe.
-Christal,- continuò suo padre a malincuore -Tsunade è molto arrabbiata con te.
<> pensò la ragazza. <<Tu sei arrabbiato con me. Tsunade si limita a seguire i tuoi ordini>>.
A Christal dispiacque che Naruto riversasse sull'istitutrice i suoi sentimenti, come se non lo riguardassero direttamente. Ma non voleva farlo arrabbiare. Aveva un aspetto così fragile che temeva che la minima emozione potesse farlo crollare.
-Lo so- disse quindi. -Sono uscita disobbedendo ai suoi ordini. Ma non ero malata! Volevo solo prendere una boccata d'aria per... schiarirmi le idee.
Naruto la guardò dritto in faccia. I suoi occhi erano di un azzurro intenso.
-Non voglio sentire scuse, Christal- disse in tono serio. -Ti ho affidato alle cure di Tsunade e tu devi obbedirle nel modo più assoluto. Non mi sarei mai aspettato da te un simile comportamento.
-Ma, papà... ho così tante domande...
-Christal!- la interruppe Naruto. -Non voglio sentire una parola di più. Qualcosa sta cambiando, ma noi dobbiamo opporci, per la nostra salvezza. Un'influenza maligna si è messa all'opera in questa casa per causare scompiglio, ma stai certa che io mi opporrò con tutte le mie forze. Ho la massima fiducia in Tsunade e mi aspetto che tu la tratti con il rispetto che merita.
-Perchè abbiamo bisogno di difenderci?- insistette Christal. -Papà, io non voglio ferire in alcun modo i tuoi sentimenti ma... perchè non mi parli della mamma? So così poco di lei! Non ricordo nemmeno più che viso avesse. Non c'è un suo ritratto da qualche parte?
Naruto osservò il dorso delle sue mani. Il colore dei suoi occhi sembrò incupirsi e Christal capì di aver posto fine a quel raro momento di intimità.
Infatti Naruto si richiuse in se stesso. -Ho fatto togliere tutti i suoi ritratti- mormorò. -Non ne sopporto la vista, Christal. Adesso vai. Raggiungi tua sorella per la cena.
La ragazza si alzò lentamente.
-Christal?- la chiamò suo padre mentre stava per allontanarsi. -Mi fa piacere sapere che non sei malata, nonostante tutto.
<> pensò rassegnata.
La ragazza tornò nel salottino, dove Tsunade la stava aspettando seduta ad un tavolo, alla luce della candela.
-Mi dispiace- si scusò Christal.
Tsunade si alzò in piedi e tirò su con il naso.
***
Dopo cena, una volta rimasta sola con sua sorella nel salottino, Christal riferì a Caroline la sua conversazione con Naruto.
Cosa avrebbero fatto d'ora in poi lei e Caroline?
 

 
Angolo psicopatico dell'autrice:
Salve a tutti carissimi lettori ed eccovi servito e appena sfornato il quinto capitolo!! Yeayyyyyh!!
Avete visto come si comporta Naruto? Ma diamine! Che cacchiarola è successo alla povera Hinata?!
E come reagirà Caroline alle notizie che le riferirà la sorella? Come si muoveranno per scoprire il caso? Inoltre, Christal crederà a Sasuke o a Naruto? E le chiavi? xD (uccidetemi e linciatemi pure).
Vi sto facendo odiare la povera Tsunade eh? ahahaha xD
Purtroppo ogni personaggio deve avere per forza questi caratteri che sono importantissimi per la storia. Anche se Naruto non è stato sempre così eh, nel tempo pass.....vi sto spoilerando!! O.o
Ok, basta. Se volete che i capitoli li faccia più lunghi basta chiedere, che vi accontento ^.^
Adesso però devo proprio salutarvi, mi fanno male le dita di quanto ho scritto e la schiena, povera moi!
Un bacio caloroso a tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi ha recensito gli scorsi capitoli. Grazie anche ai lettori silenziosi :*
Aspetto un vostro commentino eh!
Alla prossima gente! <3

                                                     
   
 
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