Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    15/07/2015    6 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: aprile 2016

 

52. Un nuovo inizio



Si avvicinò con un sorriso accattivante porgendole un bellissimo mazzo di rose scarlatte, indossava uno splendido abito bianco, aveva tagliato i capelli corti e i suoi stupefacenti occhi verdi erano liberi dagli occhiali che gli aveva sempre visto indossare.

Signor… Hijiri...

In un attimo ogni cosa le fu chiara. Si meravigliò della rapidità con cui giunse a quella conclusione, ma adesso sapeva esattamente cosa fare. Strinse la rosa fra le dita e recitò il ruolo più difficile della sua vita.

Masumi Hayami rimase immobile, folgorato alla vista dell’uomo che recava con sé un mazzo di rose scarlatte e, altrettanto rapidamente, giunse alla stessa conclusione della sua anima gemella, comprendendo il piano di suo padre.

- Finalmente posso farle le mie congratulazioni di persona - le disse sorridendole dolcemente. Perdonami, Maya… spero che tu capisca…

Maya lo fissava ancora sbalordita, se il padre del signor Hayami aveva voluto sorprenderla c’era riuscito perfettamente. Prese lentamente il mazzo di rose senza staccare gli occhi da lui, chiunque li avesse guardati avrebbe capito ciò che volevano trasmettere: la tensione era palpabile, un incontro a lungo atteso, un sentimento profondo che legava quei due ragazzi stava per emergere.

Rei deglutì a fatica, spostò lo sguardo su Mizuki, interdetta anche lei, poi su Sakurakoji che aveva un’espressione truce, e infine si azzardò a guardare Masumi Hayami. Santo cielo che espressione ha… terrificante… anche lui sembra all’oscuro... Ma chi diavolo è questo tizio?

- Lei è… lei è il mio ammiratore… - sussurrò emozionata quel tanto che bastava a farsi sentire dalle persone intorno. Karato, con la bile amara in gola sentendo il suo tono accorato, le sorrise annuendo lentamente. È proprio brava a recitare… oppure vede Masumi...

Maya lasciò andare le rose, che si adagiarono sul pavimento spargendo alcuni petali, l’espressione ancora incredula. Fece un passo avanti, sollevando una mano verso il suo volto. Lui dovette abbassarsi, lo fece d’istinto, non aveva idea di cosa stesse facendo. Quando le sue dita gli sfiorarono la guancia, erano fredde come ghiaccio. Maya...

- Lei… che per tutti questi anni… mi ha incoraggiato… - il suo tono carico d’emozione lo sconvolse, i suoi occhi brillavano pieni di riconoscenza.

Mio ammiratore… avrei tanto voluto dirti queste parole… spero che tu mi stia ascoltando e che mi perdonerai… ma tuo padre ha ragione ed è meglio per tutti, soprattutto per te…

- Io non potrò mai dimenticare le sue rose, le parole che mi sono sempre state di sprone... - continuò tenendo gli occhi nei suoi, se si fosse distratta, se avesse cercato lui fra la gente, avrebbe perduto tutto il coraggio che le rimaneva. Signor Hijiri… la prego mi aiuti! La prego, io… scoppierò a piangere se lei non mi aiuta!

Karato probabilmente sentì la sua voce che si incrinava, sapeva che quelle parole non erano per lui ma indirizzate a Masumi, sapeva che lui era lì, da qualche parte e li stava guardando. Signor Masumi.., mi dispiace… mi perdoni… la prego…

- Maya… - mormorò coinvolto in quella finzione più di quanto volesse ammettere.

Le prese la mano con la sua e la tirò gentilmente verso di sé. Maya sprofondò nel suo abbraccio chiudendo gli occhi, lacrime amare scesero silenziose, scambiate per felicità dai presenti, quando lui abbassò il volto e la baciò.

Masumi non riuscì a mantenere il suo consueto autocontrollo, perfino Shiori Takamiya, che gli era accanto, si portò una mano tremante alla bocca. La sua immobilità era spaventosa, i suoi occhi gelidi fissavano la bella coppia al centro della sala, quella dichiarazione aveva fatto sospirare tutti. Masumi è innamorato di quella ragazza! Ma Maya Kitajima… il modo in cui guarda quell’uomo vestito di bianco, lei è sicuramente innamorata di lui!

Quando Karato staccò le labbra dalle sue, l’abbracciò stretta, sussurrandole più volte di perdonarlo, mentre un’angoscia infinita gli riempiva l’anima.

- Mi tenga stretta, signor Hijiri, la prego… non mi lasci andare - lo implorò sussurrando e aggrappandosi alla sua giacca.

- Mi dispiace, Maya… mi dispiace… perdonami... - continuò a mormorare lui - Il signor Hayami… -

- Lo so, lo so… ho capito… ho capito… - gli confessò fra le lacrime - Sono stata brava? -

- Sei stata bravissima, come sempre! - la rassicurò, pensando a se stesso, con il cuore a pezzi e la voce spezzata. Averla fra le braccia avverava per un momento il suo sogno più segreto, che sapeva essere irrealizzabile. Non l’aveva realmente baciata, quando aveva appoggiato le labbra alle sue, lei tremava come una foglia al vento d’autunno. L’ammiratore muore oggi, ma voi due forse potrete realizzare il vostro amore… Il signor Eisuke crede di poter vincolare suo figlio, ma non ha ancora capito di cos’è capace per lei…

Masumi li fissava, un rancore profondo rivolto a suo padre e a se stesso che gli aveva permesso di agire liberamente. Deve averla minacciata… deve averle promesso chissà cosa pur di farle accettare una messinscena del genere… e Hijiri… chissà come avrà fatto a convincerlo…

I giornalisti si scatenarono, Rei venne raggiunta da Mizuki e in silenzio la giovane attrice raccolse il mazzo di rose e la rosa singola che erano a terra. La infilò in centro e in mezzo al baccano generale osservarono la coppia abbracciata.

- Lei sapeva niente? - la interrogò Rei mantenendo lo sguardo su Maya che piangeva. Quelle non sono lacrime di gioia, come fa la gente a non capire?

- No… - ammise Saeko - E, vista l’espressione, direi neanche il signor Masumi… - aggiunse in un borbottio contrariato.

- Come la prenderà? Perché Maya ha accettato tutto questo? - sussurrò ancora Rei nella confusione più totale.

- Sinceramente credo che ci sia lo zampino di suo padre… - sospirò la segretaria - In parte probabilmente sono responsabile di tutto questo… - aggiunse con tono pieno di rammarico. Non avrei dovuto portarla dal signor Hayami...

- Ma chi è quell’uomo? - chiese Rei assottigliando lo sguardo - Ha qualcosa di familiare… - e continuò a guardarlo in volto.

- Non ho idea di chi sia - Mizuki scosse la testa - Ma Maya sembra conoscerlo… le ha portato le rose… -

Rei l’afferrò per un braccio facendola sussultare.

- Le rose! - esclamò con voce strozzata - Lo so chi è! Una volta l’ho visto tempo fa, aveva i capelli alle spalle, portava gli occhiali, e le ha consegnato un mazzo di rose scarlatte! - si voltò fissando Mizuki con occhi spalancati.

- Forse… - la segretaria si portò un dito alle labbra, pensierosa - So che la famiglia Hayami si è sempre servita di uomini ombra, persone dal passato oscuro, spesso senza neanche documenti identificativi… magari è uno di loro e il signor Masumi lo usava come collegamento con Maya quando doveva farle avere qualcosa ma non poteva incontrarla… -

Rei fissò pensierosa il bel ragazzo in abito bianco, poi cercò Masumi Hayami e non faticò a trovarlo, accanto a lui Shiori Takamiya, e infine guardò Eisuke Hayami. Povera Maya… si è trovata in un gioco troppo più grande di lei…

- Certo… che se volevano allontanare l’idea delle rose scarlatte dal signor Hayami… questa è davvero una trovata eccellente… - valutò Mizuki a voce molto bassa.

- Magari chi ha rapito Maya l’ha fatto per ricattare Hayami… - soppesò Rei voltandosi verso la segretaria - Forse aveva scoperto tutto e trovato il suo punto vulnerabile - aggiunse sempre rincorrendo i suoi pensieri confusi.

Mizuki annuì seria e indicò sulla destra.

- Guarda un po’ che strana riunione… - sussurrò stupita - Prevedo guai in arrivo - Rei seguì la linea immaginaria e vide Eisuke Hayami fronteggiare la signora Tsukikage.

- Santo cielo… - borbottò scocciata - Quell’uomo non ha altro da fare che rovinare le vite altrui? -

Parte dell’attenzione dei giornalisti si spostò da Ayumi e Maya a quei nemici di vecchia data. Chiunque seguisse il teatro doveva obbligatoriamente conoscere le vicende di quel dramma reale così strettamente legato alla “Dea Scarlatta”.

- Maya… guarda… - sussurrò Karato rilasciandola dall’abbraccio, sforzandosi di non pensare al signor Masumi che sicuramente aveva seguito tutta la scena. Mi ucciderà…

Maya si voltò, felice di sentire ancora un suo braccio confortevole intorno alle spalle, vide Eisuke Hayami che parlava con la signora Tsukikage, ma erano troppo lontani perché potesse sentire cosa si stessero dicendo. L’unica cosa certa era che la signora si stava alterando. Genzo si avvicinò silenzioso e con sguardo minaccioso fino a fermarsi alla spalle della donna che aveva protetto per oltre trenta anni.

Il signor Hayami manterrà la promessa? Si scuserà con lei?

- Si-Signor Hijiri… - balbettò lei sollevando lo sguardo - Potremmo avvicinarci? - le domandò stringendosi a lui. Karato la guardò stupito, sentì la sua manina infilarsi nella sua e il suo cuore ebbe un tonfo.

Annuì, incapace di aprir bocca per l’emozione e tenendosi per mano ignorarono l’orda di giornalisti che grazie a lui non li aveva assaliti, dirigendosi verso i due che battibeccavano violentemente.

Ma riuscirono a fare solo pochi passi, la signora si afferrò l’abito al petto e crollò a terra mentre grida sconcertate echeggiavano per la sala.

- Non avrai mai il mio perdono, MAI! HAI CAPITO! - gracchiò sollevando la testa e mostrando senza volerlo la cicatrice che sfigurava il suo volto all’uomo che odiava tanto. Eisuke sussultò, una miriade di stati d’animo gli invadeva il cuore, rendendo tutto confuso.

Genzo la sostenne per le spalle ma fu tutto inutile, Chigusa Tsukikage si accasciò al suolo e chiuse gli occhi nello sconcerto più totale.



Il forte odore di disinfettante del bagno dell’ospedale aggrediva le narici. Maya si asciugò le mani e si guardò allo specchio. Indossava ancora l’abito della serata anche se aveva disfatto l’acconciatura, lasciando scendere i capelli sulle spalle come li aveva sempre portati, e il trucco era stato lavato via dalle lacrime.

Quando l’ambulanza aveva portato via la signora, lei aveva insistito per salire con Genzo e ora si trovavano nel reparto di terapia intensiva. Deve ancora insegnarmi come interpretare la Dea Scarlatta! Non può morire adesso! Se dovesse lasciarmi, io… io sarei sola… non avrei più nessuno a cui appoggiarmi, neanche il mio ammiratore…

Quell’idea fece sgorgare nuove lacrime senza che lei potesse fermarle in alcun modo. Abbassò il mento e lasciò che cadessero nel lavandino coi singhiozzi che le scuotevano le spalle.

- Maya… - il sussurro delicato di Rei la riscosse. Frettolosamente si asciugò le lacrime e sorrise al suo riflesso nello specchio.

- Rei… - si girò e l’abbracciò stretta.

- Stai tranquilla, andrà tutto bene - cercò di rassicurarla accarezzandole la schiena. Tornarono nella sala d’attesa dove Genzo, Sakurakoji, le altre ragazze e il signor Hijiri aspettavano in silenzio. Erano successe troppe cose e ancora non era riuscita a metabolizzare tutto.

A malapena si ricordava di essere stata scelta dalla signora e le sembrava fosse accaduto un anno prima. Invece sono solo passate tre ore… Dove sarà il signor Hayami? Non ho avuto neppure il coraggio di guardarlo… l’ho evitato, sapevo cosa avrei visto nei suoi occhi… sarebbero stati gelidi e accusatori…

Strinse forte gli occhi per evitare di piangere, poi si alzò di scatto, seguita dagli occhi di tutti.

- Vado a prendere un caffè - mormorò appena udibile. Si incamminò lungo il corridoio, i pensieri che si rincorrevano costringendola a saltare da uno all’altro, senza sosta. Non avvertì i passi cadenzati di Hijiri che la seguì a distanza, senza disturbarla. Voleva solo tenerla d’occhio così, quando lei si fermò davanti al distributore, lui si appoggiò all’angolo del corridoio che sfociava in quella sala ristoro.

Era assorta, prese meccanicamente il caffè e rimase in piedi davanti alla macchinetta con lo sguardo basso a fissare il pavimento immacolato. Poteva solo immaginare quanto fosse confusa e disperata. La gioia improvvisa dell’assegnazione del ruolo era stata subito sommersa da quella rosa. Aveva detto al signor Eisuke di attendere, di far passare un po’ di tempo, ma lui non aveva voluto sentire ragioni. Serrò i denti al ricordo di quella spiacevole discussione, però, quando si era trovato davanti a lei, i suoi occhi stupiti non erano rivolti alla situazione in sé, ma alla sua presenza in quella sala con un mazzo di rose in mano.

Se era quella la reazione che il signor Hayami voleva, Maya lo ha sicuramente accontentato… ha recitato, era al corrente di qualcosa… deve averle parlato… chissà a cosa starà pensando… tremava così tanto quando l’ho stretta…

Tornò a fissarla rievocando quella sensazione incredibile che l’aveva pervaso al solo averla vicina. Finché non l’aveva fronteggiata, non era stato sicuro di riuscire a farcela. Un conto era trafugare o scoprire informazioni, forzare serrature, rubare segreti industriali, un’altra affrontare se stesso interpretando una parte che di recitazione non aveva proprio niente. Nell’istante in cui l’aveva guardata negli occhi, tutto quello che si era preparato era svanito, così era stato costretto ad aprire il suo cuore.

Avrei dovuto solo parlarle… ma quando mi ha abbracciato tremando io… non avrei mai dovuto baciarla… mai… eppure lei ha recitato, dimostrando a tutti quali sentimenti provasse per il suo ammiratore delle rose scarlatte…

Si portò una mano al petto, l’angoscia che lo stava dilaniando era pari solo alla tristezza di aver tradito il signor Masumi. Era sicuro che l’aver obbedito all’ordine di suo padre avrebbe reciso per sempre il legame d’amicizia che li univa da più di vent’anni. Strinse forte la mano a pugno che teneva ancora appoggiata al petto. L’ammiratore era stato allontanato per sempre dalla sua figura, i giornalisti avrebbero scritto pagine su quello struggente incontro. Se Masumi avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto proteggere Maya per sempre. È l’unica cosa che mi interessa…

Lei era rimasta immobile in quei minuti, la testa china, il caffè fra le mani. Il ronzio delle macchinette era l’unico suono distinguibile. La signora non accennava a riprendersi ed erano ormai le tre di notte. Hijiri controllò il cellulare, scostando il lembo della giacca bianca, ma non c’erano messaggi, né chiamate. Strano… almeno il signor Eisuke avrebbe dovuto contattarmi...

Maya rigirò il bicchiere di cartone fra le dita. Era spaventata e si sentiva terribilmente sola. L’idea che la signora potesse lasciarla proprio in quel momento l’atterriva più di ogni altra cosa, addirittura più di non poter rivedere il signor Hayami. Era sicura che fosse la sua anima gemella, sicura che l’avrebbe rivisto in futuro, sicura che eventi e tempo non avrebbero potuto in alcun modo distruggere il legame che li univa. Ma se la signora Tsukikage fosse morta, non avrebbe potuto prepararla per lo spettacolo ufficiale.

E io… io cosa potrei fare? Senza i suoi insegnamenti… senza la sua guida…

- Maya - la voce profonda e pacata la raggiunse facendola trasalire. Sollevò la testa fissando la macchinetta davanti a sé, ma vide il suo volto riflesso nel vetro. Si girò lentamente, tenendo lo sguardo basso, la vergogna la privò della parola, eppure sapeva che avrebbe dovuto affrontarlo, prima o poi.

Hijiri aveva visto Masumi sbucare dal corridoio opposto. Si erano scambiati una breve occhiata, ma aveva compreso all’istante: quello che era avvenuto in quella sala non aveva importanza, ciò che contava era lei. Si era aggiustato la giacca e aveva percorso un tratto indietro, appoggiandosi al muro laterale, metà bianco e metà giallo canarino, per non ascoltare la loro discussione, ma essere vicino se fosse stato necessario.

- Si-Signor Hayami… - sussurrò Maya sollevando lo sguardo - Come mai anche lei qui? - gli chiese reprimendo l’istinto di correre fra le sue braccia. I suoi occhi la osservavano intensamente, teneva le mani in tasca e la sua espressione appariva stanca e provata.

Masumi fece qualche passo avanti continuando a guardarla. Aveva gli occhi spalancati, come fosse spaventata, tremava appena e stringeva in modo convulso il bicchiere del caffè. Si era ripromesso di chiederle il perché di quella sceneggiata, ma ora che l’aveva davanti non gli interessava affatto.

- Mio padre… - rispose pacatamente - Non si è sentito bene - le spiegò brevemente. Dopo l’uscita di scena della signora Tsukikage, Eisuke Hayami aveva avuto un attacco e a nulla erano valsi il suo aiuto e di Sujimoto.

Maya spalancò gli occhi preoccupata, trattenendo il fiato.

- Se la situazione non fosse così drammatica, ci sarebbe da ridere… - mormorò sbalordita. Si sentiva a disagio, così si sedette sulla sedia davanti alla macchinetta e lui fece altrettanto occupando quella accanto. Maya rabbrividì, rievocando altre volte in cui in passato si era seduto accanto a lei. Era il mio ammiratore… e io non lo sapevo… lo odiavo così profondamente da non rendermi conto di niente…

Masumi sorrise stancamente riflettendo che il destino poteva essere davvero crudele.

- Si trovano entrambi qui, la signora Tsukikage e mio padre… - sussurrò guardando il suo profilo - Davvero curioso… -

- Come sta, adesso? - gli chiese sollevando gli occhi per un attimo e riabbassandoli subito per l’imbarazzo. Eisuke Hayami non le stava certo simpatico, ma contrastava completamente con il simpatico vecchietto che aveva conosciuto per tanto tempo e di sicuro non era sua abitudine augurare del male a nessuno. Eppure era così diverso… non capisco… e inoltre… hanno fatto entrambi la stessa cosa con me… si sono spacciati per qualcun altro…

- No - replicò lui freddamente - Sta morendo -

Maya si voltò con espressione dispiaciuta e Masumi per un attimo avrebbe voluto scuoterla, ricordarle ciò che aveva fatto alla signora per anni, a lei stessa e a lui, e che non meritava il suo perdono né la sua compassione. Ma si ricordò chi aveva davanti: era Maya Kitajima, probabilmente incapace di provare odio per qualcuno. Tranne per me…

- Io… mi dispiace, signor Hayami - e gli porse il caffè che teneva in mano da mezz’ora. Lui lo prese e ne bevve un po’ trovando piacevole il calore che aveva mantenuto nel contenitore. Maya sorrise appena, per un attimo dimentica di tutto ciò che era accaduto. È così rassicurante sentirlo accanto a me...

- Non dovrebbe dispiacerti, era un uomo terribile - rimarcò lui parlandone già al passato - Chissà come gli è venuto in mente di chiedere scusa alla signora Tsukikage… ciò che le ha fatto per trenta anni è imperdonabile -

Maya distolse lo sguardo e arrossì. Masumi si voltò a guardarla senza comprendere quella sua reazione.

- A proposito - e attirò di nuovo la sua attenzione - Con tutto quello che è accaduto non ho avuto modo di farti i miei complimenti, alla fine hai vinto il ruolo e ottenuto i diritti della “Dea Scarlatta” - le sorrise dolcemente sperando che lei non si alterasse, ma quando Maya sollevò lo sguardo, lacrime calde bagnavano i suoi occhi immobili.

Masumi rimase stupito da quella reazione improvvisa. Forse la tensione era troppa e lei non riusciva più a gestirla. Maya…

- Ce l’ho fatta… ho vinto… ma sembra che la maledizione di questo dramma sia infinita! - mormorò con la voce rotta dal pianto - La signora sta male e anche suo padre! A cosa servono i diritti di un’opera così importante se non si è in grado di portarla in scena? Come potrò interpretarla se la signora… - non riuscì a terminare la frase e si portò le mani al volto piangendo senza sosta. Masumi serrò le mani impedendosi di toccarla, non sembrava certo nello stato d’animo per reggere un altro scossone.

- Non pensare a mio padre e la signora si riprenderà - cercò di rassicurarla come aveva sempre fatto - La tua Dea Scarlatta, che ho visto allo Shuttle X, è già perfetta per costruire uno spettacolo - aggiunse vedendo che lei non accennava a smettere di piangere.

La vide arrossire, quello almeno fu un cambiamento, e poi asciugarsi le lacrime col dorso della mano. Quel gesto lo riempì di tenerezza, era passato tanto tempo, ma ancora gli risultava insopportabile vederla piangere.

- Dice… dice davvero? - mormorò insicura con il cuore palpitante per quel complimento improvviso.

Masumi annuì lentamente sorridendole.

- Come ha detto la signora ci sono delle cose che dovrai correggere - e finalmente vide quel lampo di sfida nei suoi occhi - Ma in buona sostanza il tuo personaggio c’è - proseguì spietatamente - Il regista Kuronuma ha già le idee chiare su cosa sia realmente la “Dea Scarlatta” e Sakurakoji ha dato prova di un ottimo Isshin -

Maya lo fissò sbalordita, immobile sulla sedia, leggermente voltata verso di lui. Non le aveva detto che era stata eccellente, ma che ‘in buona sostanza’ il suo personaggio c’era. Ma chi si crede di essere?! Ha idea della fatica che ho fatto per recitare Akoya?

- E lei? - replicò con voce sottile - Lei cosa farebbe se dovesse metterla in scena fra due mesi? -

Masumi inclinò la testa da un lato, sorpreso. Si era indubbiamente ripresa, ma una domanda del genere non se l’era proprio aspettata.

- Il settore pubblicitario della Daito Art si occuperebbe della campagna promozionale - iniziò con tono professionale, come se illustrasse delle slide a qualche manager - Sia cartacea,  sia digitale, su giornali, cartelloni, internet, televisioni, radio - avvicinò il volto un po’ al suo - Dapprima sarebbe soft, poi più incisiva. La prima attrice avrebbe un servizio fotografico completo insieme al suo partner, poi qualche voce messa qua e là avrebbe incuriosito circa la loro vita privata e il mistero dietro la “Dea Scarlatta” del maestro Ozaki - Maya spalancò gli occhi e lui si avvicinò un altro pochino - Le loro apparizioni sarebbero sporadiche ed esclusive, a feste scelte appositamente o ad eventi importanti - continuò a spiegare lasciandola ammutolita - Organizzerei le registrazioni per le musiche che verrebbero utilizzate, gli studi dove produrre la scenografia che il regista riterrà necessaria, ed infine - sussurrò avvicinandosi ancora - Mi occuperei personalmente di attivare tutti quei contatti che trasformerebbero quella prima in un evento nazionale e non solo legato alla città di Tokyo - terminò ad un centimetro dal suo naso - Hai capito, ragazzina? -

Maya annuì lentamente, sbalordita e sconcertata, dal suo sguardo, dal suo tono di voce, dalla chiarezza delle sue idee. Sa già cosa fare… probabilmente ci pensa da anni… oppure semplicemente è il suo lavoro…

- S-Sì… ho capito… signor Hayami - balbettò lei attaccandosi al bracciolo della sedia con la schiena.

Masumi le sorrise socchiudendo gli occhi.

- Vedo che le mie lezioni non sono state vane! - e rise tornando a sedersi. Maya sospirò rilasciando tutto il fiato che aveva trattenuto e arrossì.

- È questo che ti aspettavi ti dicessi? - la interrogò di nuovo - Oppure avresti preferito che ti rivelassi che il mio unico desiderio è mettere in scena la vera “Dea Scarlatta”? -

Quelle ultime parole la fecero fremere fin nel profondo destando in lei una curiosità a stento trattenuta. I suoi occhi azzurri erano intensi, stava dicendo la verità, qualsiasi cosa significassero i suoi intenti, era quello che voleva fare davvero. La vera Dea Scarlatta?

Avrebbe voluto chiedergli cosa intendesse, ma una voce urgente li interruppe.

- Signor Hayami! - la figura di Sujimoto apparve dal corridoio, trafelata - Suo padre…! -

Masumi si alzò di scatto e Maya lo imitò senza volerlo, il cuore che rimbombò nel petto per lo spavento. Seguirono entrambi il collaboratore a passo sostenuto senza accorgersi che Hijiri era uscito dal corridoio opposto e li stava seguendo.

Nella stanza di Eisuke Hayami, il macchinario suonava all’impazzata e c’era già un infermiere del turno di notte. Masumi si avvicinò al letto e si sentì ghermire il polso.

- Masumi! - gracchiò suo padre strappandosi la mascherina dal volto che lo aiutava a respirare - Promettimi che ti occuperai della Daito Art Production! - gli intimò con sguardo febbrile, appena sollevato sul letto.

- Padre… - sussurrò il figlio chiedendosi come potesse pensare a cose del genere anche in punto di morte. Annuì lentamente e lo vide distendersi, ma non gli lasciò il polso.

- Sposa Shiori Takamiya, fondi le due famiglie e avrai un futuro assicurato! - proseguì continuando a fissarlo, la voce ansimante era un’ombra di quella che lo aveva terrorizzato per metà della sua vita. Masumi rimase immobile e osservò il suo volto cambiare.

- C’è la ragazzina, vero? - gli chiese ancora scuotendogli il braccio. Lui spalancò gli occhi stupito e si spostò per fare spazio a Maya.

La giovane aveva osservato tutta la scena e si avvicinò titubante e scossa. La sua espressione era sofferente, nessun uomo avrebbe dovuto provare un dolore del genere.

Nell’istante in cui la vide, Eisuke lasciò il figlio e distese una mano verso di lei. Masumi guardò meravigliato il suo volto che cambiava, gli occhi che si addolcivano, le labbra che si stendevano in un sorriso debole.

- Maya Kitajima… - sussurrò debolmente - Sei davvero il genio che Chigusa credeva, recita la Dea Scarlatta, porta la tua Akoya in tutti i cuori e fai innamorare quelli che ti guarderanno recitare! -

- Signore… - mormorò lei tenendogli la mano fra le sue. Sentì che stringeva forte le dita e sussultò.

- Ho mantenuto le due condizioni che hai messo al nostro accordo, adesso devi mantenere le tue! - le intimò tornando l’Eisuke di sempre, ogni tentativo dell’infermiere di farlo stare tranquillo risultava vano.

Masumi passò lo sguardo fra i due, allibito. Quale accordo?

Maya annuì lentamente, seria e composta, anche se il cuore piangeva lacrime che gli occhi non riuscivano più a far uscire. Eisuke tornò a distendersi sul letto, fissando lo sguardo sul soffitto.

- Come sta Chigusa? - sussurrò con voce appena udibile. Maya guardò per un attimo il signor Hayami, e ad un suo cenno proseguì.

- Non si è ancora ripresa… - mormorò Maya con voce affranta.

- L’ho fatta soffrire fino alla fine - ammise tossendo violentemente. Masumi aiutò l’infermiere e quando la crisi passò suo padre lo fissò sfinito.

L’ultimo sguardo fu per lui, chiuse gli occhi e morì.



Hijiri aveva osservato tutta la scena, Maya si era coperta il volto con le mani, piangendo sommessamente. Nonostante tutto ciò che le aveva fatto, lei non riusciva ad odiarlo. Era trascorsa un’altra ora, il corpo di Eisuke Hayami era stato portato via e Masumi si stava occupando di tutti i documenti necessari. Le prossime settimane, per lui, sarebbero state intense. Aveva affidato a lui la cosa a cui teneva di più e in quel momento stava fissando Maya di fronte alla stessa macchinetta del caffè di prima.

Non aveva aperto bocca, gli aveva chiesto gentilmente di andare due volte nella sala d’aspetto dove erano gli altri ad informarsi sulla signora, aveva ascoltato le sue risposte ed era tornata a guardare il pavimento in silenzio.

- Chi è lei, signor Hijiri? - gli chiese all’improvviso rimanendo in quella posizione di fissità.

Karato sussultò, quando Masumi diceva che lei lo stupiva, cominciava a capire cosa significasse realmente.

- Nessuno - rispose sincero - Un uomo che è morto molto tempo fa e a cui il signor Eisuke ha dato un’altra occasione -

Maya si voltò a guardarlo, gli occhi ricolmi d’affetto.

- Eisuke Hayami? - gli domandò e, al suo assenso, gli sorrise - Lo sapevo che in fondo non era così cattivo - lo stupì di nuovo - Sicuramente ha commesso degli errori, ma il suo ultimo pensiero è stato per suo figlio - gli confessò. Hijiri l’ascoltò scioccato, non aveva niente della ragazzina timida che ricordava.

- Ha voluto assicurargli un futuro combinandogli un matrimonio per unire due famiglie potenti; ha fatto in modo che la Daito Art prosperasse e non avesse più problemi insegnandogli tutto quello che sapeva di quel mondo e ha anche ammesso con la signora Tsukikage di aver sbagliato - aggiunse in un sussurro sommesso. Karato rimase in silenzio, domandandosi quando avesse maturato una riflessione del genere. Si chiese che tipo di accordo l’avesse legata ad Eisuke Hayami e se in qualche modo c’entrasse la sua rinuncia delle rose scarlatte e quella scena che aveva recitato poche ore prima.

- Grazie, signor Hijiri, di tutto - gli confessò con un tono che sapeva di addio - Lei è stata una delle persone che mi ha più capita in questi anni e che mi è stata accanto -

Karato sentì il cuore balzargli in gola, strinse forte i pugni e cercò di mantenere un’espressione neutra.

- È stato un onore, per me, Maya - la ringraziò con voce carica di sentimento - Non ho ancora avuto modo di scusarmi con te per il mio comportamento in sala… - partì deciso, ma alla fine della frase abbassò il tono e arrossì lievemente.

Maya scosse la testa, imbarazzata a sua volta.

- Sono io che dovrei scusarmi, l’ho messa in difficoltà - ammise abbassando lo sguardo - Adesso però nessuno potrà associare le rose al signor Hayami, giusto? - gli domandò piena di speranza tornando a guardarlo. Hijiri la fissò interdetto. Perché questa domanda?

- Sì, certo - annuì - La persona che ti ha rapito era un giornalista, lo stesso che scrisse quell’articolo tempo fa e che stava ricattando il signor Masumi perché aveva scoperto il legame con le rose scarlatte… -

Quando Maya divenne terrea, Karato si rese conto di aver commesso un errore. Non sapeva niente, non avrei dovuto dirglielo…

- Lo ricattavano per quel motivo… - balbettò con gli occhi spalancati e un terrore sordo ad aggrovigliarle lo stomaco. Improvvisamente comprese appieno le parole che Eisuke Hayami le aveva detto al gala. Sono una minaccia… sarebbe infelice per sempre se dovesse rinunciare alla sua vita e al suo lavoro…

- Non deve preoccuparsi… il signor Hayami riceve spesso lettere di minaccia e ricatto… - proseguì Hijiri, ma si rese conto che il suo sguardo era perso in pensieri sconosciuti e non aveva sentito una parola.

- Maya! - il grido di Rei alle loro spalle li scosse entrambi. Hijiri scattò in piedi e lei si voltò spaventata. Dall’espressione dell’amica capì che era accaduto qualcosa alla signora Tsukikage. Corsero verso la sala d’aspetto, un via vai di medici entrava e usciva dalla stanza della signora. Maya si guardò intorno spaesata, vide Ayumi e la raggiunse, prendendole le mani immediatamente.

- Ayumi, perché sei qui? - le chiese preoccupata vedendola sola, senza l’onnipresente fotografo francese.

- Non riuscivo a starmene a casa - ammise - La signora Tsukikage ha appena avuto un altro attacco - la informò voltandosi verso la stanza da cui proveniva un insistente allarme sonoro.

Genzo non era fra i presenti, Saiaka e le altre si avvicinarono stringendosi intorno a lei, Sakurakoji era subito dietro Ayumi e sentiva la presenza di Hijiri alle sue spalle. Un infermiere uscì e Maya ne approfittò per tenere la porta aperta.

La signora respirava aiutata dalla macchina e il suo cuore batteva ancora. Entrò lentamente, seguita da Rei e si avvicinò al letto. Un’altra infermiera, che stava sistemando la flebo, alzò una mano per cacciarle, ma quando si rese conto dell’espressione costernata e affranta della ragazza di fronte a lei, decise di lasciarle fare. Posò lo sguardo sull’uomo silenzioso che avevano trovato nella stanza quando la macchina aveva segnalato l’arresto cardiaco, il quale non aveva voluto saperne di uscire, meravigliandola per la sua determinazione, e tornò al suo lavoro.

Lentamente anche gli altri entrarono, mettendosi alla parete in fondo al letto per non disturbare. Hijiri osservò la scena sulla porta, poi sentì una presenza alle sue spalle e si voltò.

- Come sta la signora? - domandò la familiare voce della segretaria del signor Hayami.

- L’hanno appena rianimata, ha avuto un altro attacco - spiegò a bassa voce con naturalezza e con una confidenza di cui lei si stupì.

Mizuki lo fissò in silenzio per qualche secondo e Karato sostenne il suo esame.

- Il signor Hayami è morto un’ora fa - le comunicò e Saeko annuì.

- Mi ha chiamato il signor Masumi, sono venuta a portare dei documenti - lo informò posando lo sguardo dentro la stanza - Maya? -

Hijiri si voltò verso la ragazza al lato del letto e aggrottò la fronte.

- È stanca e confusa - sussurrò assorto e Mizuki tornò a domandarsi chi fosse quell’uomo che aveva inscenato quella pantomima nella sala poche ore prima.

Il Presidente Yamagishi aveva ristabilito l’ordine dopo che l’ambulanza aveva portato via la signora e la festa era proseguita fino a notte inoltrata. Aveva sentito alcuni giornalisti parlare fra loro dell’uomo delle rose scarlatte e dell’articolo che avrebbero pubblicato il giorno dopo. Non conosceva i motivi che avevano spinto Eisuke Hayami ad agire in quel modo, né perché all’improvviso avesse deciso di fare ammenda con la signora Tsukikage sperando di ottenerne il perdono. Perfino io avrei potuto dirle che non l’avrebbe mai perdonata, signor Hayami…

Entrarono entrambi nella stanza e Hijiri chiuse la porta. L’infermiera alzò un sopracciglio nervosa notando la piccola folla, non avrebbero dovuto stare lì, ma avvertiva chiaramente il legame che univa quelle persone a quell’anziana signora. Sospirò e uscì lasciandoli soli, certa che non avrebbero causato alcun danno.

Maya parlava sommessamente, raccontava alla donna che per lei era come una madre, come aveva trovato la sua Akoya, quello che avrebbe voluto fare fino al due gennaio, dei dubbi che aveva, la paura, l’insicurezza che la bloccava ogni volta. Rei le teneva le mani sulle spalle e la sentiva tremare. Lanciò un’occhiata agli altri amici, tutti riuniti sul fondo del letto, notò sulla sinistra la signorina Mizuki e l’uomo delle rose scarlatte, e infine Genzo di fronte a loro dall’altra parte del letto.

Siamo tutti qui… le persone che sicuramente sono più vicine alla signora Tsukikage e a Maya… sembra un addio…

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e un groppo salirle alla gola. Maya continuava a spronare la signora Tsukikage, le diceva di tornare, di svegliarsi, e anche la sua voce s’incrinò per le lacrime che presero a scendere inesorabili. Le teneva la mano, stringendogliela, ricordandole quanto fosse importante la “Dea Scarlatta”.

- Sa, signora? - mormorò con un sorriso bagnato di lacrime - Ho compreso la rinuncia di Akoya - le confidò e le parve di sentire una reazione nella stretta della mano, così proseguì incoraggiata - Il Maestro Ozaki ha visto il loro amore eterno oltre la morte e adesso… adesso che… - il suo pensiero andò al signor Eisuke, l’uomo che le aveva rovinato la vita. Era morto, non avrebbe più potuto farle alcun male.

Si erse sulla persona e Rei la lasciò andare, stupita. Si voltò e schizzò fuori dalla stanza, ignorando i richiami dei suoi amici. Percorse il lungo corridoio senza fermarsi, poi l’area ristoro, il secondo corridoio, fino all’accettazione del reparto rianimazione. C’era silenzio e solo le luci di cortesia erano accese, ma lui era in piedi di fronte alla finestra che dava sull’esterno. Espirò con il cuore che batteva rapido e riprese a correre.

- Signor Hayami! - lo chiamò e lui si girò immediatamente, meravigliato di vederla lì. Maya lo afferrò per la mano e iniziò a trascinarlo. Masumi la seguì, aveva visto le sue lacrime, forse la signora Tsukikage stava male.

- Maya! - provò lui a fermarla, ma lei continuò la sua corsa lungo i corridoi finché raggiunse la saletta d’aspetto davanti alla stanza della signora. Spalancò la porta e lo trascinò dentro. Masumi si guardò intorno stupito e scosso, tutti gli occhi erano puntati su di lui e si sentì stranamente in imbarazzo.

Lei lo strattonò per la mano, attirando la sua attenzione, ma tenendolo accanto a sé. I suoi occhi erano lucidi e le labbra tremavano mentre il respiro usciva accelerato.

- Glielo dica, la prego… - lo supplicò accompagnandolo accanto al letto. Tutti i presenti li guardavano senza comprendere, alcuni addirittura meravigliati dell’atteggiamento di Maya nei confronti di Masumi Hayami.

Si fissarono intensamente per alcuni attimi, non sapeva cosa volesse esattamente lei, ma alla fine capì. Annuì, le lasciò la mano e prese fra le sue quella della signora Tsukikage che giaceva inerme sul lenzuolo candido, in un gesto che sorprese perfino Maya.

Si sentiva impacciato, non sapeva bene quali parole usare, non era abituato a fare affidamento al proprio cuore. La mano piccola di Maya coprì le sue e il calore che emanò da lei lo avvolse con dolcezza, facendogli ritrovare immediatamente la calma.

- Sono Masumi Hayami, signora Tsukikage - mormorò - Mio padre è morto, non potrà più farle del male - le disse semplicemente. Avvertì subito le dita della signora che si stringevano intorno alla sua mano. Trattenne il respiro, la macchina segnalò l’aumento di frequenza del battito, l’occhio si aprì lentamente e l’anziana sensei si girò verso di lui.

L’infermiera entrò e controllò la macchina, poi fece il giro del letto e si affiancò all’uomo silenzioso che in quel momento aveva un’espressione più serena. La signora Tsukikage sollevò l’altra mano e cercò di togliersi la mascherina, l’infermiera l’aiutò, chiedendosi quale forza la tenesse ancora in vita.

- La sua morte non mi ripagherà per ciò che ho perduto - ansimò Chigusa allo stremo, anche se il suo occhio era vigile e brillante. Commenti entusiasti si levarono dai ragazzi e anche Genzo sospirò.

- Questo non è proprio da lei, signor Masumi - aggiunse piano la signora fissando le mani che tenevano la sua. Lui reagì d’impulso e la lasciò, arrossendo lievemente. Chigusa sorrise debolmente e provò a tirarsi su. Maya e Masumi raggiunsero il fondo del letto mentre l’infermiera passò dall’altra parte e, facendosi aiutare da Genzo, riuscì a posizionarla meglio. Ansimava pesantemente, ma era sveglia e cosciente.

- Vado a chiamare il dottore - comunicò, fece un lieve inchino e uscì in fretta.

Mizuki si avvicinò a Maya, il cui volto esprimeva tutta la felicità ritrovata. Si teneva aggrappata al bordo di metallo del letto, accanto a lei, e il signor Masumi la guardava pensieroso. Dietro di loro, gli amici che borbottavano fra loro con tono sollevato.

- Siete tutti qui… - notò la signora con il solito tono scorbutico e i ragazzi ridacchiarono rivedendo la loro sensei. Chigusa portò lo sguardo su Masumi Hayami e lo fissò a lungo. Lui sostenne quell’esame silenzioso, e Maya sollevò lo sguardo verso il suo profilo. Sorrise dolcemente e quando Masumi si girò a guardarla, sentì il cuore riempirsi di gioia, che trasparì per la prima volta dalla sua espressione.

Chigusa Tsukikage spalancò gradualmente l’unico occhio, mentre una visione surreale prendeva forma davanti a lei. Afferrò la mano di Genzo, ghermendola con forza, e l’uomo le prestò subito attenzione.

- Genzo… li vedi? - sussurrò a voce bassa, indicando i ragazzi che parlottavano fra loro. L’uomo si girò, ma vide solo i ragazzi di sempre.

- Non… non vedi… la valle? - balbettò ansimando, il fiato corto per l’emozione. La stanza aveva perduto i contorni, enormi susini scarlatti facevano da sfondo, un vento lieve spirava disperdendo i petali come fiocchi di neve, il cielo blu copriva ogni cosa.

Come se fosse in atto una magia incredibile, Chigusa vide gli occupanti della sua stanza cambiare aspetto, i tratti dei loro volti, i vestiti che indossavano. La pelle divenne grigia, le muscolature evidenti, le zanne acuminate e letali, i capelli ispidi e neri.

Una famiglia di orchi circondava ora Maya e Masumi Hayami, che si guardavano negli occhi, uno di fianco all’altra. Il loro amore era palpabile, sebbene non si toccassero nemmeno. Dietro di loro, l’uomo vestito di bianco cambiò lentamente forma, il suo corpo si allungò, si coprì di lucenti scaglie azzurre, le dita delle mani si allungarono in poderosi artigli, finché il suo muso si sollevò dietro il gruppo, spalancò le fauci piene di denti affilati e inarcò il collo. La sua lunga coda si chiuse a spirale, davanti al gruppo, proteggendoli tutti.

- Ryujin… - sussurrò Chigusa sconvolta ed emozionata per ciò che stava osservando. Il drago si erse sopra il gruppo e fissò gli occhi gialli nel suo. Il cuore le batteva forte in petto quando vide gli abiti di Maya e Masumi Hayami cambiare fino a prendere la forma di due kimono tradizionali. Le loro espressioni rapite parlavano più di qualsiasi altra cosa avessero potuto dire o fare.

- Akoya e Isshin… -

Genzo la sentì sussurrare quei nomi apparentemente fuori contesto, spostava lo sguardo fra lei e il gruppo in fondo al letto, senza capire.

Nonostante la loro differenza… si amano profondamente… lo vedi, Chigusa?

La voce la raggiunse dalla sua sinistra e quando si girò, atterrita, trovò Ichiren che le sorrideva. Il suo cuore debole esplose per la gioia e lacrime calde scesero dal suo unico occhio.

- Ichiren… - sussurrò ancora, e Genzo spostò lo sguardo dove guardava, vedendo solo la porta della stanza.

La nostra Dea Scarlatta è in buone mani, puoi lasciarla andare, se vuoi…

Mormorò il suo amato avvicinandosi e lei non aveva occhi che per lui.

- Signora… - la voce gentile di Maya fece breccia nella sua mente - Signora, sta bene? -

Chigusa si girò lentamente, la visione s’infranse, ognuno riacquisì le proprie sembianze, Rei, Saiaka, le altre ragazze, Sakurakoji, Ayumi, la statuaria segretaria, persero i tratti degli orchi per tornare loro stessi. Il grande drago Ryujin tremolò, ringhiò mostrando i denti e ritornò l’uomo vestito di bianco che stava in disparte. Maya la guardava con gli occhi di Akoya, lentamente vide sparire quella consapevolezza, proprio come accadde a Masumi Hayami.

Tutti si accorsero dell’espressione esterrefatta con cui li stava guardando uno ad uno. Attesero pazienti che si riprendesse, scambiandosi occhiate preoccupate.

- Sì, sto bene - mormorò piano. Riunì le mani davanti, si sentiva debole e stanca, ma finalmente completa.

- Maya - la chiamò e la giovane scattò come ai vecchi tempi suscitando risatine sommesse alle sue spalle.

- Sì, signora! - rispose, subito reattiva, arrossendo lievemente.

- Sei pronta ad un nuovo inizio? - la interrogò seria. Maya sussultò, afferrò di nuovo il fondo del letto e sollevò titubante per un attimo lo sguardo sul signor Hayami accanto a lei. Quando prima si erano guardati aveva avvertito una scossa emozionante, non aveva più necessità di convincersi che lui fosse la sua anima gemella, lo sapeva. Anche se non si fossero incontrati in questa vita, lo avrebbero fatto nella prossima, niente li avrebbe divisi. Lui annuì sorridendo, emozionato per la fiducia silenziosa che gli stava concedendo.

- Sì, sono pronta - le confermò con voce decisa. Dietro di lei sentiva la presenza di tutti quanti: erano i suoi amici, le persone a cui più teneva, accanto l’uomo di cui si era innamorata e davanti c’era la sua sensei, la donna che aveva cambiato per sempre la sua vita.

Chigusa Tsukikage annuì soddisfatta.


   
 
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