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Autore: GERARD_GAY_IS_WAY    15/07/2015    0 recensioni
"Piacere, io sono Calum!", mi salutò con un dolce sorriso sulle labbra e con quegli occhi, neri, profondi.
"Uhm ci-ciao, io sono Ariel", mi presentai, con un piccolo sorriso e con le guance rosse.
E oh, Calum, tu sarai sicuramente il mio piccolo pezzo di paradiso.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 2


«Era la mia migliore amica.» disse, con sguardo perso. Cosa? Ma come facevano a conoscersi? Mia madre era di Chicago e lei era australiana. Camille parve cogliere il mio stato di confusione e continuò a parlare. «Io lo sapevo che c’era qualcosa in te, non so. Mi ricordavi troppo lei. Comunque, tua madre è australiana, è nata qui ed era la mia migliore amica, poi un estate incontrò tuo padre e si innamorò di lui, di uno stupido americano. Io sapevo che lui non era per niente giusto per lei e ora mi hai raccontato com’è andata a finire..» disse, con voce rotta, mentre delle lacrime le scendevano dagli occhi. «Ad ogni modo, tua madre scappò a Chicago con lui e da quell’estate non la vidi più. Mai più. I suoi genitori sono morti da molto ormai ma sua sorella vive ancora qui, ma non so che fine abbia fatto. Non ho più nessun legame con la famiglia Johnson ma adesso ci sei tu e ti prometto che, ti aiuterò Ariel, non ti lascerò da sola. Sei, pur sempre, la figlia della mia più grande amica.» concluse, stringendo la mia mano e sorridendomi. Ricambiai la stretta, ringraziandola con lo sguardo e fino alla fine del viaggio nessuno parlò.
Mia madre era australiana, aveva una famiglia qui. C’era sua sorella, non ero sola. Sarei potuta andare da lei, conoscerla e magari sarei stata lì.
Appoggiai la testa sul finestrino e guardando fuori, notai che stavamo attraversando un quartiere pieno di villette. Pian piano, la macchina iniziò a rallentare e ci fermammo davanti ad una villetta, di un color crema, circondata da un giardino ben curato.
«Eccoci qua, siamo arrivati. Scendi pure, Ariel.» mi disse Camille, mentre apriva lo sportello. Poi si girò verso Alec. «Grazie Alec, salutami Taylor e i ragazzi, ci vediamo!» disse, per poi dare il bambino a Brad, scendendo così dall’auto. Salutai Alec con un piccolo gesto della mano e scesi, avviandomi verso la villetta.
Brad, che era entrato in casa per portare il bambino in camera, uscì di nuovo per prendere le valigie e salutare con una pacca sulla spalla il suo amico. «Ci vediamo Alec, saluta tutti!»
«Certo, ciao ragazzi!» disse, facendo partire l’auto.
«Entra, Ariel.» mi disse Brad, mentre appoggiava le valigie nell’entrata principale. Io annuì e con passo incerto, entrai.
«Benvenuta nella nostra piccola dimora!» mi sorrise Camille, mentre, stanca, si sedeva sul divano.
«Allora, volete qualcosa da mangiare?» ci chiese Brad, avviandosi verso la cucina. Noi in risposta annuimmo. «Va bene, preparo della pasta al pesto.»
Mi guardai intorno e notai che molte foto erano appese al muro, altre erano sui mobili. Girai, poi, lo sguardo su Camille e lei mi sorrise.
«Ariel, per questa sera puoi sistemarti qui, nella camera degli ospiti. Domani cercheremo informazioni sulla famiglia di tua madre e ti aiuteremo a trovarla.» mi disse Camille, mentre mi invitava a sedermi sul divano, di fianco a lei.
«Grazie, davvero. State facendo molto per me, mi state aiutando molto e davvero, grazie.» dissi con voce debole, abbracciandola di scatto. Lei ricambiò subito.
«Vieni, ti mostro la stanza dove dormirai, così sistemi le tue cose.» mi prese la mano, conducendomi al piano superiore. C’erano molte porte, una era socchiusa e si poteva intravedere Thomas che dormiva, tranquillo, sul suo lettino. Intanto, Camille, mi mostrò tutte le camere e infine, arrivammo nella camera dove avrei dormito.
«Okay, allora, questa è la tua camera. Tu sistema le tue cose, io, intanto, scendo al piano di sotto. Ti chiamo quando è pronto.» mi disse sorridendo, avviandosi verso la porta, poi si girò di nuovo, «Ah, prima di scendere chiama anche Thomas.» io annuii e le sorrisi.
Iniziai a preparare un pigiama per la notte, un cambio per domani e li sistemai su una poltrona, vicino alla finestra. Poi mi affacciai e osservai il quartiere, era carino, tranquillo.
Mi avviai, poi, verso il letto, dove c’era la borsa. Cercai il mio cellulare all’interno ma, subito, trovai la foto che ritraeva me e mia madre. Continuai ad osservarla e nel mentre, mi tolsi le scarpe, sdraiandomi sul morbido letto.
Mi misi su un fianco e appoggiai la foto sul cuscino, vicino al mio viso, mentre un’ondata di ricordi passava per la mia testa. Presi, poi, il cellulare e notai tante, forse troppe, chiamate perse da parte di Frank e pensai subito ai miei amici. Li avevo lasciati, senza dire niente. La nostra era una compagnia unita, eravamo come una famiglia e la perdita di uno solo di noi, avrebbe cambiato molte cose all’interno del gruppo, avrebbe portato dolore. Il nostro era un  rapporto unito e solido e, ne ero sicura, avrebbero fatto di tutto per ritrovarmi o almeno, per riuscire a rintracciarmi. Siamo in sei e certo, non era la compagnia adatta da frequentare e tutti, infatti, si chiedevano come una ragazza come me, potesse farne parte. Ma erano troppo importanti, erano le uniche persone che tenevano a me e a cui io tenevo più di ogni altra cosa.
C’era Frank, il mio migliore amico; lui è la persona più squilibrata che si possa mai incontrare ma è, forse, una delle più buone. Un vero amico. E ogni volta che passavo del tempo con lui, mi trovavo sempre più d’accordo con il detto ‘Chi trova un amico, trova un tesoro.’, ed era vero, lui era il mio tesoro. Con tutti i suoi difetti, per me era, sempre e comunque, una delle persone più belle.
Frank Reynolds però era difettoso, beveva troppo e fumava troppo, e non solo sigarette, ma, mai e poi mai, avrebbe trascinato Ariel nell’oblio in cui era finito. Forse, nell’ultimo periodo si era lasciato andare con lei, facendole provare quello schifo e ogni giorno si pentiva di quei momenti. Ariel Hale era troppo pura per quella ‘merda’.
Poi c’era Rachel Reynolds, sorella di Frank e mia grande amica, la ragazza più estroversa dell’intero pianeta, un peperino, non stava un attimo ferma e questo lo sapeva bene Mark, il suo ragazzo. Anche lui faceva parte della compagnia, era calmo, il contrario della sua ragazza ed era di poche parole, ma era davvero un’ottima persona. Aveva una sorella, Sarah, anche lei mia grande amica. Lei era la migliore amica di Rachel, il loro era un rapporto da invidiare, come il mio con Frank, con un solo sguardo si capivano. E infine, c’era Ian, il migliore amico di Frank, con cui, quest’ultimo, passava la maggior parte del tempo e di conseguenza anche io. Eravamo davvero una bella compagnia e il pensiero di averli lasciati, senza avvisare, mi fece sentire in colpa. Così, con le mani tremanti, presi il cellulare e, dopo aver letto tutti i messaggi, chiamai Frank.
-Pronto? Ariel? Stai bene? Dove cazzo sei? Perché sei andata via? Mi hai lasciato, ci hai lasciato senza avvisarci, senza neanche un saluto.- sentii, la sua voce tremare e avvertii un peso allo stomaco, mentre delle lacrime scorrevano sulle mie guance.
-Frankie, mi dispiace così tanto, mi sento così in colpa, così male. Io-io avrei dovuto avvisarvi ma.. era troppo io non-
-Sh, non preoccuparti, stai tranquilla; non piangere, ti prego. Dimmi solo come stai? Dove sei? Hai, almeno, un posto dove stare?-
mi chiese, provando a tranquillizzarmi.
-Io.. Si, sto bene, sono lontana Frankie, molto. Ho trovato una vecchia amica di mia madre e lei mi sta ospitando a casa sua, poi ti spiegherò meglio ma ora, non- presi un respiro e continuai –Scusa, i-io avevo bisogno di  andare via; è che l’altra sera, quando sono tornata a casa mio padre, lui..- dissi, con voce tremante. Sentii un sospiro dall’altra parte della chiamata e immaginai il viso preoccupato e arrabbiato di Frank.
-Che cosa  cazzo è successo l’altra sera? Dio, quel verme.. Ti ha fatto qualcosa, Ariel?- mi chiese con voce calma, anche se, conoscendolo, era tutto l’opposto di calmo.
-Uhm.. lui- tentennai un po’, incerta su cosa dirgli e poi iniziai a parlare, raccontandogli la verità, tutto quello che era successo, fino al punto in cui uscii di casa con le valigie.
-Dio, quello stronzo! Ariel, m-mi dispiace così tanto, vorrei essere lì con te, dimmi almeno dove sei.-
-Io.. uhm-
fui interrotta dalla voce di Camille. La cena era pronta.
-Frankie, devo andare, è pronta la cena e io uhm..-
-Vai. Ti prego, stai attenta e chiamami.-
-Lo farò Frankie, sempre. Ti voglio bene, ciao, ci sentiamo.-
-Anche io Ariel, ciao piccola.-
sentii la chiamata chiudersi e lentamente, dopo aver poggiato il cellulare sul comodino, mi avviai nella camera di Thomas, per svegliarlo.
Quando entrai nella stanza, trovai solo il letto vuoto e sentii la sua voce al piano di sotto; si era già svegliato.
Scesi, allora, al piano di sotto, trovandoli seduti, con i piatti pieni, mentre aspettavano il mio arrivo.
«Siediti, Ariel, non sentirti a disagio.» mi disse Camille, mentre indicava il posto vicino a Thomas. Sorrisi, mormorando un ‘grazie’ e mi sedetti, iniziando a mangiare, come gli altri tre.
«Spero che la cena sia di tuo gradimento, Ariel.» Brad alzò lo sguardo dal suo piatto, sorridendomi calorosamente, aspettando una mia risposta.
«Oh, si, grazie, è davvero tutto molto buono.» gli risposi, sorridendo.
«Beh, sapevo che avresti risposto così!» mi guardò Camille, «Brad, ha un suo ristorante nel centro, abbastanza noto. E in casa nostra, le ottime portate non mancano mai.» rise, Camille e io la seguii.
«Uhm, tu..» mi pulii le labbra con il tovagliolo di stoffa e poi continuai, «Tu, invece, cosa fai? Se posso chiedere..» dissi, guardando Camille.
«Io, uhm, insegno all’università, insegno letteratura. Sai, sono affascinata da quella materia e sono affascinata anche dal modo in cui i miei alunni partecipano alle mie lezioni, sono davvero interessati. Davvero, trovo che insegnare la materia che amo, sia una cosa fantastica, condividere con loro, tutto quello che so. Imparare ogni giorno cose nuove, è davvero bello.» mi disse, mntre puliva il viso di Thomas, poi mi guardò sorridendo, «Ma ora raccontaci un po’ di te.» mi chiese, con sguardo incuriosito. La cena continuò così, io chiedevo a loro della loro vita e loro chiedevano della mia di vita. Continuammo a conoscerci per tutta la sera.
 
 
***
 
 
La mattina, mi svegliai con un senso di ansia. Oggi c­­'era la possibilità di riuscire a trovare l’altra parte della mia famiglia. Avrei conosciuto la famiglia di mia madre. Ero eccitata all’idea ma avevo paura di trovare quello che non mi aspettavo. Mi sarei dovuta accontentare in tutti i casi, non potevo, certo, stare in casa di Brad e Camille per sempre.
Mi alzai e mi avviai nel bagno della camera. Era la prima volta che avevo un bagno tutto mio e sarebbe stata, forse, anche l’ultima volta.
Presi il cambio pulito che, il giorno prima, avevo appoggiato sulla poltrona e mi chiusi in bagno.
Mi feci una doccia e mi vestii, lentamente, per allungare il tempo. Avevo troppa paura, sapevo che Camille stava già facendo ricerche e l’idea che li abbia trovati subito, mi spaventava ancora di più.
Scesi al piano di sotto, trovando Camille, seduta davanti al computer, mentre segnava un indirizzo su un foglio. Li aveva trovati. Volevo andare, subito; volevo vedere chi era la mia famiglia, che persone erano. Mi aspettavo di tutto.
Camille si accorse di me e mi sorrise, invitandomi a prendere posto vicino a lei.
«Buongiorno Ariel, hai dormito bene?» mi chiese, mentre, dopo aver segnato un numero di telefono su un foglietto, spegneva il computer.
«Oh, io.. si certo, sono solo un po' in ansia per oggi, ho paura di quello che mi aspetta..» dissi, abbassando lo sguardo. Lei mi guardò, annuendo e passandomi una mano sulla schiena, per tranquillizzarmi.
«Allora..» iniziò a parlare, schiarendosi la gola, «Ho trovato tua zia, ho tutto. Il suo indirizzo, il quartiere, il suo numero. Ho anche delle informazioni sulla sua famiglia che, alla fine, è anche la tua.» si aggiustò gli occhiali sul naso e poi continuò, «Sono in tre, lei, si chiama Emily e, te lo assicuro Ariel, puoi fidarti, la conosco, è davvero una brava persona. Poi c’è suo marito, Adam Samuels, non lo conosco, mai sentito questo nome e poi, hanno anche un figlio, penso sia poco più grande di te e si chiama Andrew.» io annuii in risposta, aspettando che continuasse, «Uhm adesso la chiamo, sul suo cellulare, ho trovato solo il suo numero e vediamo cosa si può fare; magari, riesci a vederli direttamente oggi, poi se non ti senti pronta, puoi rimanere da noi per tutto il tempo che vuoi. Sei sempre la benvenuta, lo sai?» mi disse, prendendomi le mani.
«Grazie, Camille, non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che stai facendo, anzi, che state facendo. A proposito dove sono Brad e Thomas?» chiesi, infine, guardandomi intorno, cercando le due teste rosse.
«Oh sono andati a fare la spesa, tra poco è ora di pranzo e non avevamo, praticamente, niente in casa.» mi disse, mentre componeva il numero di mia zia Emily sul suo cellulare. Non mi ero neanche resa conto di che ore erano, avevo dormito così tanto? Camille, intanto, mise il vivavoce e partirono degli squilli che cessarono, non appena si sentì una voce sottile dall’altra parte della chiamata.
-Pronto?-
-Uhm, ciao Emily..-
-Chi parla, scusi?-
-Emily, sono io, Camille, ti ricordi di me? Io e tua sorella eravamo grandi amiche..-
-Oh, Camille! Quanto tempo.. oh mio dio! Come stai? Che fine hai fatto?-
fece una pausa e si sentì un sospiro, poi continuò, -Hai chiamato per.. Beh, immagino tu abbia saputo di mia sorella, Ambra. Ben, il suo vecchio marito, mi ha chiamata e mi ha detto tutto.. mi dispiace solo per mia nipote, dovrà stare da sola con quel verme..-
-Uhm, si lo so e mi dispiace molto, non mi sarei mai immaginata una cosa del genere. Comunque, sto bene, adesso ho una famiglia bellissima e non potevo chiedere di meglio..-
disse, con gli occhi lucidi, -Senti, per quanto riguarda tua nipote.. Ariel, lei è scappata e uhm, si perché non parli direttamente con lei?- concluse Camille, guardandomi con sguardo incoraggiante.
-Cosa? Mia nipote è da te? Che sta succedendo?- sentii la confusione nella sua voce e così, mi decisi a parlare.
-Uhm ciao zia, sono io Ariel.. io ho, um, avuto una brutta discussione con mio padre e i-io sono scappata e ho preso il primo aereo e quando sono arrivata a Sydney ho incontrato Camille e lei mi ha parlato di te e di mamma, prima che partisse per Chicago..-
-Oh mio dio, Ariel! Voglio vederti.. Mi dispiace così tanto, non ti meriti tutto questo, piccola mia..-
disse, con voce tremante. Sentii gli occhi pizzicarmi.
-Senti, Emily, uhm, sono io, Camille.. Io ti ho chiamata per.. per chiederti una cosa.- disse, prendendo un respiro, -Ariel.. Cioè tu sei la sua unica famiglia qui e non sa dove andare e si, ci sei solo tu.. Non uhm, potres- fu interrotta dalla voce tremante di mia zia.
-Si, Ariel, puoi venire qui, io ti voglio vedere, voglio starti accanto, sei rimasta solo tu nella mia famiglia.. Puoi venire anche oggi, nel pomeriggio, la stanza di mio figlio è per due persone e tanto lui non c’è quasi mai..Vieni, ti prego..- concluse infine. Mi si riempì il cuore di gioia, avevo trovato la mia vera famiglia. Avevo trovato qualcuno che teneva a me. Accettai subito. Ci saremmo viste dopo pranzo, dovevo solo preparare tutte le mie cose e l’avrei vista.
 
 
***
 
 
Mi trovavo in questo quartiere, non molto lontano da quello di Camille e Brad. La macchina era parcheggiata davanti a questa palazzina. C’era solo Camille, Brad era rimasto a casa con un Thomas addormentato. Il quartiere non sembrava molto sicuro e nuovo, rispetto a quello in cui mi trovavo dieci o quindici minuti fa. Camille mi guardava, in attesa di un mio movimento.
«Sei pronta?» mi chiese, guardandomi, per poi spostare lo sguardo sul quartiere, guardandosi intorno.
«Sono pronta, si. Ho solo un po' di ansia, sto per vedere una parte della mia famiglie che.. beh, non ho mai incontrato.» dissi, guardando il portone della vecchia palazzina, dove sarei andata a vivere.
«È normale che tu sia in ansia, lo sarei anche io se fossi nella tua stessa situazione... Bene, prima di andare, volevo solo dirti che.. uhm tra due settimane, circa, faremo una festa a casa mia per dare il benvenuto.. alla piccola, sai mancano solo tre mesi e comunque, tu sei inviatata.. Ci saranno anche i figli di Alec, così ti farai degli amici!» mi disse, giocando con i braccialetti che aveva al polso.
«Oh, grazie Camille, ci sarò, di sicuro.. Uhm, allora, io vado..» dissi aprendo lo sportello, prima di scendere, però, abbracciai Camille ringraziandola.
«Oh, Ariel, sei sempre la benvenuta, per qualunque cosa chiamami, tieni..» disse, prendendo  un foglietto dalla borsa e porgendomelo, «Questo è il mio numero, fatti sentire, ti prego..» concluse, sorridendomi. Annuii in risposta e presi le mie valigie, poggiate nei sedili posteriori.
Mi girai e mi avviai verso la palazzina, trovandomi davanti al grande portone. Cercai ‘Johnson’ sul campanello e suonai. Camille era ancora ferma, mentre aspettava che entrassi nella palazzina.
Sentii un ‘Chi è? Sei tu, Ariel?', io risposi con un si e sentii la serratura del portone scattare. Lentamente entrai e aspettai nell’atrio, l’arrivo di mia zia. Quando mi girai per vedere la macchina di Camille, trovai solo il marciapiede rovinato. Era andata via. I miei pensieri furono interrotti da una voce sottile, la stessa che avevo sentito durante la mattina, al cellulare.
«Ariel.. oh mio dio, sei uguale a lei, a mia sorella..» disse mia zia, raggiungendomi e abbracciandomi. Ricambiai subito, stringendola più forte.
«Vieni, andiamo, prendi le tua valigie..» mi disse, avviandosi verso l’ascensore. Arrivammo al terzo piano e ci fermammo davanti ad una porta rovinata, sul campanello la scritta ‘Samuels-Johnson’ era poco visibile, anch’essa rovinata con  il passare del tempo.
Mia zia mi guardò, aprendo la porta e disse un ‘Benvenuta, Ariel.’
 
 
 
 
 
 
SAAALVE SALVINOOoOoOooOo
con prsto intendevo, dieici minuti circa dopo si LOL
Non so cosa scrivere um
Ariel ha incontrato, finalmente, sua zia e si è trasferita da lei e si niente non so davvero cosa scrivere.. … …
. . .
. . ….
AH SI
si tipo che dovrete aspettare uno o due capitoli per i 5 esse o esse xd
bc non so se farli apparire magicamente nel prossimo capitolo come delle fatine con il tutù o dopo rydo
eh si
scherzavo sul fatto delle fatine LOL
dobbiamo ancora aspettare ueueueue
e comunque
nel prossimo capitolo succederanno tante belle coOOoOooOse
ora vadoOOo addio
[adoro scrivere la oOOoOoO così e si niente ciao siete bllxm mi dileguo evaporo puff addio]
 

 
 
 
   
 
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