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Autore: gufostorm    16/07/2015    1 recensioni
Quanto tempo era passato da quel giorno?
Ormai erano 30 anni, 30 anni dalla fine grande guerra, da quel giorno vittorioso in cui tutti avevano perso, chi un leader, chi un amico, chi dei valori, chi un fratello, chi dei genitori; ognuno di loro aveva perso una parte di sé in quella battaglia, nessuno ne uscì illeso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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"Una volta lasciata la stazione di King's Cross, il trio si salutò. Harry prese per mano Ginny, le sorrise dolcemente e le disse:
<< Ginny, io… >>
<< Harry…oh Harry…davvero, Harry…MISERIACCIA HARRY, SVEGLIATI! >>
 
Harry aprì lentamente gli occhi, trovandosi a fissare una macchia rossa mista a rosa.
<< Ginny? >>
<< Ginny?! >>
A rispondergli non fu la voce dolce e calda che si aspettava, ma una voce più profonda, più maschile, una voce che conosceva fin troppo bene.
<< Ginny?! Harry, non dirmi che tu stavi… >>
Ci fu una piccola pausa, in cui potè sentire l’amico sospirare.
<< Ok, lasciamo perdere per ora. Adesso c’è qualcosa di più impoerante, di cui parlare. >>
L’amico fece di nuovo una pausa, sospirando ancora.
<< Ti prego, dimmi che gli hai detto di no, dimmi che ti sei opposto, ti prego, dimmi che lo hai fatto! >>
Harry cercò di tirarsi su a sedere, inforcando gli occhiali e cercando di fare mente locale e capire a che cosa si dovesse opporre.
<< Ancora non riesco a capacitarmi come sia potuto accadere. Harry? Come è potuto accadere? >>
L’amico gli si era gettato contro, prendendolo per le spalle ed iniziandolo a squotere, il viso sempre più disperato.
Quando era così c’erano solamente due modi per riuscirlo a calmare, o almeno a distrarlo. Il primo necessitava della presenza di Hermione, che a quanto pare non aveva seguito Ron nel suo introfularsi in camera sua; il secondo, invece, consisteva in un piccolo e semplice incantesimo.
Lentamente Harry all’ungò il braccio sotto il cuscino, fino sentire il tocco familiare della sua bacchetta. La impugnò saldamente, per poi pronunciare in maniera quasi impercettibile il piccolo incantesimo. Solamente pochi istanti divisero quel momento e l’urlo di puro terrore del suo amico.
Ron si era staccato di scatto dal moro, urlando terrorizzato, gli occhi sgranati fissi su un punto a pochi centimetri sopra di loro, mentre iniziava a sudare freddo.
Una piccola acromantula era comparsa dal nulla, ed ora se ne stava lì, sospesa nel vuoto, le zampe che si muovevano freneticamente, gli occhi lucidi, come piccole pietre di tormalina, fissavano il rosso davanti a loro.
Harry cercò di nascondere il piccolo ghigno che sapeva avere dipinto sul vBolto poi, con un piccolo movimento del polso, fece sparire la creatura sopra la sua testa e si alzò in piedi, stiracchiandosi lievemente. Gli dispiaceva dover ricorrere a certi mezzi, soprattutto con il suo migliore amico, ma nell’ultimo periodo non sapeva più come gestirlo, soprattutto da quando i ragazzi erano tornati da Hogwarts per il periodo estivo.
<< Harry! >>
Harry tornò con lo sguardo sul suo amico, più rosso in volto che nei capelli.
Oh merda..
<< Senti Ron, mi dispiace, ma tu continuavi a darmi addosso, e io… >>
<< Bastava dire di staccarmi, bastava darmi un pugno! Che bisogno c’era di procurarmi un mezzo infarto con quella cosa? >>
Il moro non potè fare a meno di notare che l’amico tremava ancora, sentendosi ancora più in colpa.
<< Scusami Ron. Se ti può far sentire meglio, puoi picchiarmi. >>
Si mise di fronte all’amico, immobile, lo sguardo fisso, cercando di nascondere la flebile speranza che l’amico non lo picchiasse. Poi in un istante si ritrovo a fissare per sbiego la stanza.
<< Sì, ora sto meglio. >>
Harry si portò una mano sulla guancia che il rosso aveva colpito, iniziando a massaggiarsela, mentre andava comodamente a sedersi sul letto.
<< Ok…ora, vuoi gentilmente e, con molta calma, spiegarmi perché sei piombato in camera mia? >>
Ron rimase in piedi incredulo ed incapace di proferire parola.
<< Inoltre, dov’è Ginny? >>
<< Giù. >>
Ron abbassò lo sguardo, che si fece un po’ più cupo e duro.
<< I ragazzi si sono svegliati e lei è andata giù a preparargli la colazione. >>
Alla parola colazione gli occhi di Harry si illuminarono, famelici.
<< Bene. Allora scendiamo anche noi. >>
Fece per alzarsi, ma si bloccò quando l’altro disse che non sarebbe mai sceso, che non avrebbe mai condiviso nemmeno un pasto con “quel tizio”.
<< Senti Ron… >>
<< No. Senti tu Harry! Io proprio non capisco. Come fai ad ospitarlo tranquillamente qui? Come puoi, dopo tutto quello che è successo, dopo che suo padre… >>
Gli morirono le parole in bocca, mentre lo sguardo si faceva sempre più duro.
Harry un po’ lo capiva, dopotutto anche lui all’inizio era stato titubante: non fu di certo facile accettare la cosa, ma non poteva neanche opporsi a tutto ciò, era ormai troppo tardi per opporsi.
Senza dire niente si avvicinò all’amico, appoggiando una mano sulla sua spalla.
<< Ron, ormai tutto ciò fa parte del passato, del nostro passato. Non posso impormi su di loro, sulle loro decisioni, sul loro futuro; dopotutto abbiamo combattuto per loro, per regalargli un mondo migliore, un mondo meno sofferente e più tranquillo, un mondo in cui poter essere felici, e io non ho alcuna intenzione di rovinare la loro felicità. >>
Detto ciò superò il rosso, uscendo dalla stanza ed incamminandosi verso il piano inferiore.
Quanto tempo era passato da quel giorno?
Ormai erano 30 anni, 30 anni dalla fine grande guerra, da quel giorno vittorioso in cui tutti avevano perso, chi un leader, chi un amico, chi dei valori, chi un fratello, chi dei genitori; ognuno di loro aveva perso una parte di sé in quella battaglia, nessuno ne uscì illeso.
 
*
 
Nella stanza regnava un silenzio glaciale.
Harry se ne stava seduto lì, accanto alla moglie, impotente.
Niente sembrava andare per il verso giusto, eppure quella cena era troppo importante per mandarla a rotoli in quel modo.
Posò lentamente la forchetta, poggiandola sul piatto pieno di prelibatezze che Ginny ed Hermione avevano preparato quel pomeriggio, fece un profondo respiro e, appellandosi al suo coraggio da grifondoro, si alzò in piedi, il calice di vino fra le mani, e ruppe quel silenzio assordante.
<< Propongo di iniziare questa cena con un brindisi. >>
Tutti i presenti lo guardarono, chi con sguardo di supplica, chi con disapprovazione, un ospite in particolare gli riservò uno sguardo freddo ed agghiacciante che, per un istante, fece risentire Harry di nuovo ad Hogwarts, durante i suoi anni scolastici.
Deglutì, cercando di ignorare la tensione che albeggiava nella stanza, poi riprese.
<< Un brindisi a tutti noi che, dopo 30 anni, siamo qui riuniti a festeggiare più di un evento ed a commemorare più di una vita. Esattamente 30 anni fa ci fu la battaglia finale, la fine della grande guerra. In quel giorno ognuno di noi – scorse con lo sguardo ogni volto di coloro che erano seduti a quel tavolo, ricordando gkli eventi di quel giorno – ha purtroppo perso qualcuno di caro. Vorrei quindi ricordare i nostri cari e bere alle loro anime, che ora riposano in pace. >>
Fece una piccola pausa, aspettando che i presenti alzalsero i bicchiere per unirsi al brindisi.
<< Dopo quel fatidico giorno Hogwarts, come una fenice, è rinata dalle proprie ceneri, più maestosa di prima e più sicura di prima, grazie a coloro che, morendo per salvare gli altri, hanno lanciato sulla scuola un incantesimo potentissimo. Ed è proprio in questa scuola in cui i nostri ragazzi sono cresciuti, hanno fatto nuove amicizie e nuove esperienze, ed hanno iniziato a costruire il loro futuro. – spostò lievemente lo sguardo su una coppia di ragazzi, che se ne stavano in silenzio ad osservarlo, stringendo uno la mano dell’altra – ed eccoci quindi al secondo evento a cui brindare. Ragazzi, io voglio brindare a voi due, ed alla strada che avete deciso di percorrere insieme. Vi auguro tutto il bene di questo mondo. Salute! >>
Detto ciò portò in alto il bicchiere, seguito da tutti i presenti, chi in lacrime, chi con lo sguardo sereno, chi con uno leggermente contrariato od accigliato, poi si rimise seduto, il suo discordo che gli rimbombava in testa, come se fosse stato qualcun altro a pronunciarlo.
 
*
 
Era finalmente il grande giorno, e lei era bellissima.
Harry continuava a guardarla estasiato, le lacrime che minacciavano gioiosamente di uscire da quegli occhi di giada, tanto simili ai suoi.
Il rito magico era appena concluso, ed ora si sarebbe svolto quello babbano, richiesto esplicitamente da entrambi i ragazzi.
<< Io, Scorpius Malfoy, accolgo te, Lily Luna Potter, come mia sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita. >>
<< Io, Lily Luna Potter, accolgo te, Scorpius Malfoy, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita. >>
 
Fine







*Note: Per chi avesse già letto la storia in precedenza, mi scuso per l'assenza dei dialoghi nella precedente versione (ho avuto qualche problemino tecnico con il pc...). Spero che ora si legga tutto, e che mi scriviate cosa ne pensate ora.
Per i nuovi...vi ringrazio di aver letto tutto, di non aver chiuso prima, di non aver sparato al vostro pc e di non avergli dato fuoco (reazioni comprensibili dato il contenuto di quello che ho scritto...ma è stata una scommessa e il mio orgoglio da mancata serpe mi ha obbligato a pubblicare ciò...). Grazie ancora di aver letto tutto e, se ne avete voglia (o anche un briciolo di pietà per me) vi chiederei umilmente (ora capite perchè non sono stata smistata in serpeverde? un serpeverde non chiede, e tanto meno non lo fa umilmente) di lasciare un commento ^.^

 
   
 
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