L'orgoglio è un
difetto assai comune. Da tutto quello che ho letto, sono convinta che è assai frequente; che la natura umana vi è facilmente
incline e che sono pochi quelli che tra noi non provano un certo compiacimento
a proposito di qualche qualità - reale o immaginaria - che suppongono di
possedere. Vanità e orgoglio sono ben diversi tra loro, anche se queste due
parole vengono spesso usate nello stesso
senso. Una persona può essere orgogliosa senza essere vana. L'orgoglio si
riferisce soprattutto a quello che pensiamo di noi stessi; la vanità a ciò che
vorremmo che gli altri pensassero di noi.
-
Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio –
Le
settimane continuavo a scorrere velocemente, la fine dell’anno non sembrava più
così tanto lontana ed io ero in completa balia dei compiti. Lumacorno ci aveva
affidato la preparazione di una pozione di livello leggermente superiore allo
standard del primo anno, non so cosa volesse da noi, non so cosa cercasse ma
aveva in Severus e la Evans i suoi studenti
preferiti. Quella mattina avevamo lezione di Pozioni per due ore e, subito
dopo, Difesa Contro le Arti Oscure con il professor Evan. Avevo tante domande
da porgergli, tanti interrogativi che ancora non avevano trovato nessuna
risposta nonostante le varie ricerche che avevo condotto con Lucius e Narcissa.
Fortunatamente l’ora rimasta trascorse celermente rendendomi libera di
formulare le mie domande al Professore di Difesa.
L’aula
si riempì lentamente. Quel pomeriggio avremmo assistito ad una lezione condivisa con
tutte le altre Case, evidentemente il Professore doveva avere qualcosa in
mente. Trovai posto vicino a
Narcissa ai primi banchi lasciando quelli in fondo a James Potter e alla sua
banda di cagnolini. Severus e la Evans non
si staccavano l’uno dall’altra, con il passare del tempo erano diventati molto
amici e Sev aveva deciso di presentarmi la ragazza dai capelli rossi. Lily.
Ancora faticavo a chiamarla per nome, ma lei diceva che non le importava,
la cosa che più le premeva era diventare amiche.
«Bene
ragazzi, prendete posto. Potter, Minus se vi
sento fare il minimo rumore toglierò 50 punti
ciascuno sono stato chiaro? Oh Lupin è un piacere vederti nuovamente a lezione.
Vi starete chiedendo come mai ho chiesto un cambio di ore per avervi tutti qui
presenti, come sapete c’è stato un attacco ad Hogsmeade.
Non è chiaro cosa sia stato ma è pericoloso
ed è ancora li fuori. Io, da insegnate di Difesa Contro le Arti
Oscure, ho il compito di insegnarvi come proteggervi da soli.»
«Difenderci da soli? Da
cosa da un Ippogrifo?»
Minus. Voleva
evidentemente mettersi in mostra, voleva entrare
nelle grazie di James. Remus lo guardava con aria
afflitta. Secondo il mio modesto parere, James non si sarebbe mai interessato a
Peter Minus se Lupin non gli avesse detto che era
un tipo okay e di cui ci si poteva fidare. Minus non
era così interessante come voleva far credere.
«Minus, non si è trattato di un Ippogrifo come può sperare. Qualcuno
di voi sa di cosa si potrebbe trattare?
Potete arrivarci, basta solo applicazione ed intelletto.»
E
così dicendo lanciò un’occhiata complice alla Casa di Corvonero, la casa dove
era cresciuto lui. Mi sentivo offesa, non credeva che noi Serpeverde fossimo in grado di arrivare alla soluzione? Il mio
orgoglio era stato scalfito, era ora di mostrare al Professore che essere
un Corvonero non implicava essere anche
intelligente.
«Professore, la Gazzetta
del profeta si è tenuta molto vaga sull’omicidio. Ultimamente il Ministero
della Magia non era sulle tracce di un Lupo Mannaro? Potrebbe trattarsi di quello.»
«10 punti a Serpeverde miss
Bennett. Esatto. La domanda più importante è… come ha fatto un Lupo
Mannaro ad entrare ad Hogsmeade?»
Come
aveva fatto Fenrir Grayback a
superare la vigilanza? A questa domanda non riuscivo a trovare una risposta, se
non ci erano arrivati quelli del Ministero non
potevo certo trovare io la soluzione; in fondo avevo solo undici anni.
«Non importa. Dividetevi in
coppie e lavorate sugli incantesimi che ho scritto alla lavagna.»
***
«Grifondoro
è in vantaggio per 30 a 20. Il boccino d’oro
non è ancora stato catturato, la partita è ancora aperta!»
«FORZA SERPEVERDE!»
Urlavo
dagli spalti destinati ai Serpeverde, il nostro cercatore sorvolava il campo
aguzzando la vista alla ricerca del Boccino d’oro, in palio c’erano 150 punti e
la conclusione della partita. Grifondoro aveva dei buoni cacciatori, volavo
bene e facevano un buon gioco di squadra, anche se il loro portiere lasciava
molto a desiderare. Agitai la sciarpa della mia Casa in alto facendola roteare
sopra la mia testa, Severus si era disegnato sulle guance una bandiera
verde ed argento mentre Narcissa ci guardava
con l’aria di chi non adora particolarmente quello sport violento. Lucius era
in sella ad una scopa e si destreggiava tra
gli avversari cercando di far passare la pluffa dentro gli anelli, fino ad ora
era stato lui a segnare per la nostra squadra. Nonostante fosse solo al
secondo anno aveva una tecnica davvero
invidiabile, doveva essersi allenato molto a casa. Il vento gli scompigliava i capelli
biondi rendendolo quasi impossibile da ignorare. Piccole gocce di pioggia
iniziarono a cadere sul campo da Quidditch, presto ci sarebbe stato un
temporale e la situazione andava a vantaggio dei Grifondoro, la pioggia avrebbe
impedito ai nostri cacciatori di muoversi al meglio.
«Forza ragazzi! Fategli mangiare la polvere!»
«Narcissa…»
Sia io
che Severus ci voltammo nella sua direzione. Fino a qualche secondo fa Cissy sembrava a disagio ed ora
era la loro tifosa più sfegatata. Portai un braccio intorno al collo della mia
migliore amica facendo partire un coro per incitare la quadra.
«Uno! Due! Tre! Chi non
salta Grfondiota è! Quattro! Cinque! Sei! Da Malfoy al sicuro non sei! »
Ben
presto la maggior parte della curva dei Serpeverde iniziò ad intorare il nostro coro.
«Un altro goal per
Serpeverde! Siamo in parità!»
Francis
Lotus aveva segnato il goal del pareggio. Severus mi aveva accennato qualcosa
nei suoi confronti, diceva di averlo visto nella stessa classe di Malfoy…
doveva essere anche lui al secondo anno.
La
pioggia iniziò a cadere più fitta, il cielo si tinse di una sfumatura plumbea
e, in un baleno, la visibilità diminuì notevolmente. Trovare il Boccino ora
sarebbe stata davvero un’impresa. Tenevo gli
occhi puntati su Lucius, con questa pioggia sarebbe stato
difficile per lui segnare il goal del sorpasso. Lo vedevo sistemarsi dietro
le orecchie i vari ciuffi ribelli che
avevano deciso di sfuggire dalla presa del suo nastro. Non aveva i capelli così
tanto lunghi, gli arrivavano a metà collo ed
erano di un biondo platino affascinante. Dovevano dargli lo stesso molto
fastidio. Si udì un fischio, Grifondoro aveva un fallo a favore. Voltai appena
lo sguardo verso destra per vedere un battitore prendere la mira a gioco fermo.
In un attimo realizzai. Il giocatore di Grifondoro aveva intercettato un bolide
del suo compagno di squadra spedendolo in direzione del mio amico.
«LUCIUS IL BOLIDE!»
Lucius
si voltò a guardare prima me e poi il
battitore alla sua destra. Troppo tardi. La scopa di Lucius venne colpita in pieno dal bolide e il suo corpo iniziò
a precipitare verso il vuoto privo di sensi.
«NO!»
Urlai
con quanto fiato avevo in corpo. Chiusi gli occhi, non volevo vedere lo
schianto al terreno, ma dovevo aiutarlo, dovevo fare
qualcosa. Tornai a guardare il corpo di Lucius roteare su sé stesso, era a pochi centimetri dal terreno. Presto
Abraxas Malfoy avrebbe denunciato la scuola e non avrebbe avuto torto, perché
nessun professore faceva nulla? Volevano che si schiantasse al terreno?
«Aresto Momento!»
Aresto Momento?
Lucius galleggiava a uno o due centimetri da terra, l’impatto con il terreno
non era avvenuto. Sollevai velocemente lo
sguardo per notare Madama Bumb riporre la
sua bacchetta nella divisa da arbitro. Aresto Momento…
mi sarebbe torato utile questo incantesimo.
Strinsi con forza la mano di Severus quando Malfoy venne caricato
su una scopa e portato in infermeria con un braccio fasciato.
***
«Lucius… Lucius come ti senti?»
«Dovevo cadere da una scopa per farti preoccupare
per me, non è così Bennett?»
«Non preoccupatevi. Sta bene. Troppo bene.»
Severus e Narcissa sollevarono lo sguardo da
Lucius a me e sorrisero. Dopo l’incidente con il battitore Lucius era stato
portato in infermeria, un volo di 20 metri lascia il segno. Il bolide aveva
colpito la sua scopa ed il suo braccio sinistro,
si lamentava del dolore ma non così tanto come avrei pensato. Lucius Malfoy era
una persona notevolmente forte. Feci scorrere le dita sul suo braccio
fasciato con delicatezza, non volevo fargli del male… non me lo sarei mai
perdonato. Lui sospirò sorridendo prima a Narcissa e poi a Severus.
«Chi ha vinto?»
«Lucius non dovresti preoccuparti
della partita… devo dirtelo però… - Severus abbassò lo sguardo cercando di
trattenere una risata – Mi dispiace Lucius… ma abbiamo vinto.»
«Brutta Serpe che non sei altro! Non si gioca con i sentimenti dei
feriti!»
Soffocai una risata portandomi il dorso della
mano sulle labbra. Quei due, anche se con un anno di differenza, erano davvero
uno spasso. Io e Narcissa ci scambiammo un’occhiata complice prima di
sorriderci. Questi momenti erano la cosa più preziosa che avevo dopo la mia
famiglia. In quel momento le parole del cappello parlante mi tornarono in
mente.
“O
forse a Serpeverde, ragazzi miei,
vi troverete gli amici migliori quei tipi
astuti
ed affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!”
Avevo davvero trovato degli amici fantastici.
Non avrei permesso a nessuno di fare loro del male. Abbandonai le carezze al
braccio di Lucius e mi alzai velocemente dalla sedia. Quel battitore… fare una
cosa del genere a gioco fermo.
Poggiai sul suo comodino un pacchetto di bolle
bollenti sotto lo sguardo interrogativo di Lucius. Gli
afferrai la mano e la strinsi nella mia abbozzando un sorriso che sapevo essere
del tutto inutile, lui avrebbe letto oltre la falsità del mio sorriso, sapeva
che qualcosa mi frullava nel cervello. Lucius Malfoy mi conosceva forse meglio
di quanto io conoscessi me stessa.
«Severus ci vediamo dopo
in Sala Comune per ripassare Cura delle Creature Magiche. Narcissa non
aspettarmi alzata. Io devo fare una cosa.»
«Ma come… non rimani a vegliare sulle mie ferite Bennett? Cosa c’è
di più importante?»
«Non permetterò più a quel battitore di fare una cosa del genere.»
Sentivo la rabbia fluire nelle mie vene al posto
del sangue. Io volevo vendetta. Difendere la mia Casa era in cima alle mie
priorità, non m’importava delle conseguenze, io avrei fato capire a quel
battitore che mai e poi mai avrebbe dovuto più toccare la mia “famiglia”. Da
giorni avevo una terribile sensazione, non volevo che i miei timori divenissero
realtà. Più volte avevo sognato la mia famiglia, un serpente ed un atroce dolore al braccio sinistro.
«Hope è il Quidditch, non puoi farci nulla.»
«Non posso stare qui ferma a fare niente! Ci vediamo in Sala Comune
Severus.»
***
Incrociai
Leon per i corridoi, mi stavo dirigendo verso la Sala Grande alla ricerca
d’informazioni, avrei sicuramente trovato un Grfondiota disposto a dirmi come
si chiamavano i loro battitori. Salutai Leon con un veloce bacio sulla guancia
decisa a non iniziare una conversazione. Mi conoscevo, sapevo che cominciare un
dialogo con Leon sarebbe stato rischioso… per lui. Devo ammettere di essere
intrattabile quando perdo il controllo.
«Ehy Hope! Il leone ti ha morso la lingua? Puoi anche salutare sai?»
Lo
aveva detto in tono scherzoso e lo sapevo ma non potevo ignorare la sensazione
di fastidio che si stava spargendo per il mio corpo. Strinsi la mano sulla
bacchetta nella tasca della mia divisa come distrazione, se avessi provato a
fare qualcosa di stupido mi sarei ricordata
che un’aggressione avrebbe comportato una punizione se non la stessa
espulsione. La mano sulla bacchetta doveva servire a ricordarmi questo, magari
respirando nella maniera giusta sarei anche riuscita a calmare i bollenti
spirti.
«Non ho tempo per parlare
Leon. Devo andare in Sala Grande. Scusami davvero. Oh si… e comunque ve l’avevo
detto che avreste perso. Devi pagarmi i cinque galeoni della scommessa.»
Dopo
avergli lanciato una leggera stoccata, del tutto amichevole, gli diedi le
spalle intenzionata a varcare la soglia per la Sala Grande.
«Oh il moccioso non
l’ha detto! Se la ragazzina lo scoprirà la sua testa rotolerà!
»
«Pix! Va via!»
Non
avevo mai sentito Leon urlare contro qualcuno. Cosa
stava dicendo Pix? Cosa Leon non mi
aveva detto? Fermai il passo e mi voltai nuovamente verso il Grifondoro.
«Cosa intendeva Pix? Leon… che
cosa mi devi dire?»
«Nulla. Sai com’è Pix, s’inventa certe cavolate!»
Era
vero. Pix era solito inventare cose per far
litigare le persone ma questa volta sembrava diverso. Avevo una strana
sensazione al riguardo ma non avevo molto tempo, dovevo indagare e tornare da
Lucius per aiutarlo a mettere qualcosa sotto i denti; qualcosa che non fosse il
pollo bollito, la specialità degli Elfi Domestici (su richiesta di Madama Chips)
per i suoi ammalati o feriti.
«Non importa. Devo tornare
da Lucius»
«Come stà Malfoy? Non volevo davvero colpirlo. È… stato un
incidente.»
Leon.
No, no come poteva essere stato lui? Non aveva mai fatto del male a nessuno;
lui, dall’animo così dolce e premuroso come poteva far del male ad un’altra persona volontariamente? Ma quale
incidente ed incidente, io sapevo cosa avevo
visto, sapevo che Leon aveva agito in piena consapevolezza delle sue azioni,
sapeva cosa faceva per tutto il tempo. Non era stato affatto un
incidente. Ma come era possibile? Leon non
poteva far parte della squadra di Quidditch, a quelli del primo anno non era
concesso. Squadrai bene il ragazzo che, fino a qualche minuto prima, avrei
considerato come un amico. Come aveva potuto mentirmi? Mentire a me, una
Serpeverde.
«Mi hai mentito… Tu non sei
al primo anno... Il gioco era fermo non avevi il motivo per colpirlo. Perché lo
hai preso di mira?»
«No. No sono
al secondo anno. Da quando in qua sei l’avvocato difensore di Malfoy? C’è
qualcosa tra di voi? »
«NON SONO AFFARI TUOI! DIMMI
PERCHÉ!»
«PERCHÉ SONO MALEDETTAMENTE
GELOSO DEL FATTO CHE TU E LUI SIATE COSI VICINI! Io vi vedo dal mio tavolo,
vi vedo parlare, ridere… lo vedo il modo in
cui ti guarda e sono esageratamente geloso! Ho una voglia di spaccargli quel
muso da nobile che si ritrova… quel bolide poi… è capitato a fagiolo. È così
Hope. Strano che il tuo Lucius non ti abbia detto nulla, lui dovrebbe sapere
queste cose. Secondo te perché era così motivato a vincere quella dannatissima
partita? Rifletti Hope.»
Leon…
come hai potuto? Io ho lottato per te, ti ho difeso dalle accuse di Malfoy al
ballo, sono rimasta tua amica nonostante le nostre differenze e tu… tu hai
tradito la mia fiducia ed una volta perduta
è persa per sempre.
«Non m’importa dei suoi
motivi, non avevi alcun diritto di ferire intenzionalmente un tuo avversario!
La sportività dove l’hai messa? Ti credevo una persona buona e coraggiosa, il
vero Grifondoro… ma ora mi accorgo che sei anche peggiore di James Potter. Si
James Potter il bambino che odi tanto. Non siete poi così diversi voi due. La
tua gelosia? Me ne frego. Tocca di nuovo i miei amici e sei morto.»
«Siamo simili Hope! Non te ne rendi conto? Perché
scegliere una persona come lui?»
«Io e te non abbiamo più nulla in comune. Dimenticati di
me Leon.».
***
Un mese
era passato dalla lite che avevo avuto con Leon, lo vedevo guardarmi dal suo
tavolo, lanciarmi occhiate di scuse che non volevo accettare, lettere nascoste
nelle pagine della Gazzetta del Profeta che ricevevo ogni giorno… Leon mi
mancava, il suo sorriso aveva il potere di zittire le mie
preoccupazioni, la sua risata era un toccasana per lo spirito e il suo umorismo
sapeva rallegrarmi la giornata… ma ora era tutto finito. Per quanto mi mancasse, non
potevo passare sopra ciò che aveva fatto. La Sala Comune dei Serpeverde era
deserta, quasi tutti gli studenti avevano preferito rintanarsi nelle loro tane
in vista dell’esame di Cura delle Creature
Magiche. Dovevo applicarmi parecchio in quella materia. Incantesimi e
Trasfigurazione erano piuttosto semplici ed ero riuscita ad avvantaggiarmi con
il programma. Sbuffai voltando la pagina del libro di Difesa Contro le Arti
oscure che avevo ricevuto per Natale. Incanto Patronus. Il nome
prometteva decisamente bene. Patronus significava
protettore. Ma da cosa avevo bisogno di
protezione?
«Dissennatori…»
Lessi
quella parola con un filo di voce. Mio padre mi aveva spiegato come nascevano
i Dissennatori ed aveva accennato ad un
incantesimo per respingerli, doveva trattarsi di questo. Il livello per questo
incanto era sicuramente alto, ben oltre il fattucchiere ordinario… per
questo io dovevo imparare a produrre un Patronus. Dovevo riuscirci.
«Hope sei qui!»
La voce
di Severus mi fece sobbalzare. Chiusi il libro per dedicare attenzione al mio
migliore amico. Se mi cercava aveva bisogno
di una mano od un consiglio con Lily Evans.
«Certo che sono qui… perché
avete il fiatone voi tre? Oh scusami Fran non ti avevo visto!»
Abbassai
i piedi dal bracciolo del divano, dove mi ero bellamente sdraiata per
trovare la mia solita compostezza. Francis Lotus si era unito al nostro gruppo.
Lo avevo conosciuto bene in infermeria quando avevo portato da mangiare a
Lucius. Fran aveva avuto la stessa idea e così Malfoy si era ritrovato con più
dolci di quanti potesse contenerne il suo stomaco. Avevo scoperto che Fran era
un Halfblood, sua madre era una babbana. Non
avevo nulla contro le famiglie di “linea di sangue inferiore” come ripeteva
sempre Lucius, l’importante per me era cosa celavano dentro. Io volevo
comprendere il loro carattere, non volevo sapere
a quanti Galeoni ammontasse il loro conto in banca. Fran però era notevolmente ricco.
Severus,
Narcissa e Lucius ora mi fissavano, ora si
guardavano ed ora portavano nuovamente il loro sguardo su di me. Cosa mi
stavano nascondendo? Fran si sedette accanto a me prendendomi la mano e
stringendola con dolcezza.
«Si tratta della tua
famiglia…»
«Che cosa è successo alla
mia famiglia Francis? »
Tutti e
quattro esitarono a rispondere. Narcissa teneva qualcosa nascosto dietro la
schiena e un brivido freddo mi attraversò il corpo. La sensazione… la brutta
sensazione che avevo avuto per tutto questo tempo… No, no non
poteva essere successo qualcosa. Mi avrebbero fatta chiamare
o qualcuno mi avrebbe spedito un Gufo… Non sarei stata tenuta all’oscuro di
qualsiasi cosa fosse accaduto ai miei genitori… Lumacorno in quel momento fece
il suo ingresso nella Sala Comune, la sua vestaglia porpora a fiori neri era
illuminata dalla luce calda delle fiamme del camino, il suo volto paffuto aveva
un’ombra cupa che ne deformava il sorriso. No… no…
«Miss Bennett la stavo
cercando. La prego, mi segua. Il professor Silente vorrebbe parlare con lei.»
Il
Professor Silente? Come mai il Preside voleva parlarmi? Cosa
era successo alla mia famiglia? Fran non aveva avuto modo di
parlare e il Professor Lumacorno… Il professor Lumacorno mi fissava con un’aria
afflitta, aveva l’aria di uno che era stato forzato a fare qualcosa di decisamente brutto e che stava lottando con tutte le
sue forze per rimanere nella “luce”… ma aveva anche l’aria di chi non ammetteva
repliche. Voleva che lo seguissi. Volevo seguirlo. Senza dire una parola
abbandonai la Sala Comune dei Serpeverde lasciandomi i miei amici alle spalle
sollevati di non dovermi dare la brutta
notizia.
Nessuno
dei due parlava, io non riuscivo più a ragionare. Dirmi una cosa del genere per
poi fermarsi non era certamente consigliato a chi ha una predisposizione per i
film mentali. Mia madre, mio padre… cosa gli era accaduto? Mio padre aveva
avuto problemi al Ministero? Mia madre aveva di nuovo fatto prendere fuoco alla
sala da pranzo?
«Miss
Bennett il professor Silente ti stà
aspettando… coraggio figliola.»
Non mi
ero resa conto di quanto tempo fosse effettivamente passato, avevo solo pensato
a mettere un piede dietro l’altro lasciando che la mia concentrazione si
spostasse su altro, su qualcosa di vitale. Annuì in direzione del Capocasa dei
Serpeverde ringraziandolo a mezza voce, non per maleducazione ma per
preoccupazione. Lui sembrò comprendere e mi accarezzò
la spalla con dolcezza prima di sparire dalla mia visuale a causa della rotazione
delle scale. Bussai alla porta in noce e varcai la soglia solo dopo
aver udito le parole di Silente.
«Miss Bennett… la prego di
sedersi. Questa notte la casa della sua famiglia è stata attaccata. Credo abbia
letto la Gazzetta del Profeta quindi saprà delle aggressioni avvenute i danni
delle famiglie babbane… »
«Si ma questo cosa c’entra con la mia famiglia? I miei
genitori sono entrambi purosangue… sono… sono vivi?»
Poco
m’importava di aver interrotto il professor Silente.
La mia
famiglia.
Mamma.
Papà.
Attaccati.
Erano
stati attaccati.
Ma da chi? Chi poteva
avercela con i miei? Andy Bennett era un Auror ed era quindi normale che
si facesse dei nemici, ma mi madre… chi
poteva avercela anche contro di lei? Attaccare la casa. Se solo fossi stata
presente, se solo fossi stata li per aiutare,
magari la situazione si sarebbe invertita ed ora sulla Gazzetta la Skeeter
avrebbe pubblicato la notizia di una morte avvenuta per difesa personale.
Perché Silente continuava a guardarmi senza dire una parola? Dannato
vecchio, perché non mi diceva nulla? Perché mi faceva attendere in questo
modo? Prova una sorta di gusto perverso nel far cuocere gli studenti nel brodo
della preoccupazione?
«Si, sono vivi Miss Bennett, tuttavia, suo padre risulta
attualmente scomparso. Lei sapeva di cosa si occupava suo padre Miss Bennett?»
«Si… mio padre lavora per il
Ministero della Magia… come Auror. Professor Silente sa che fine abbia fatto
mio padre?»
Tremavo,
tutto il mio corpo stava vacillando. Mio padre non poteva essere stato
semplicemente rapito. Mio padre era un uomo molto intelligente, di sicuro aveva
trovato un modo per evadere ed ora si stava
nascondendo per non essere nuovamente catturato. Sì, si doveva essere
andata sicuramente così. Lui era ed è il miglior mago del mondo, conosce
moltissimi incantesimi ed i suoi studi sulla
Magia Oscura lo hanno portato ad alti livelli. Mio padre era vivo. Potevo
sentirlo. Solo in quel momento mi accori di aver trattenuto il respiro. I
polmoni protestarono iniziando a bruciare quando l’aria li riempì
nuovamente. Avevo gli occhi lucidi, sentivo le lacrime iniziare a cadere lungo
le guance.
«Sfortunatamente non posso
esserti di aiuto Miss Bennett… ma posso rivelarti una cosa. Non hai avuto modo
di leggere i vari ritagli di giornale immagino quindi non saprai che sopra la
tua dimora… è stato avvistato il marchio nero.»
«I-il marchio nero? Intende
il marchio che Voldemort pone sopra ogni… ogni…»
Voldemort.
L’uomo del teschio di fumo in cielo aveva rivendicato la scomparsa delle
famiglie babbane e l’uccisone di molti nati
babbani. Il suo nome aveva iniziato a incutere timore in molte
famiglie. Cosa poteva volere dalla mia
famiglia? Che cosa voleva un pazzo del genere da mio padre?
«Esatto.»
Il suo
viso parve farsi più cupo, gli occhiali a mezzaluna scivolavano lungo il naso a
causa della forte inclinazione della testa , i
suoi profondi occhi azzurri si fissarono nei miei e ci lessi dentro tanta
preoccupazione e paura. Si, Albus Percival Wulfric Brian
Silente aveva paura. Mi sarei stupita del contrario, la paura è ciò che ci
rende forti, la paura ci tiene in vita e ci rende più attenti.
«Ma io non credo che
suo padre sia stato ucciso. Vede Miss Bennett… suo padre possiede molte qualità
che Voldemort apprezza. Non comprendo il motivo per cui suo padre sia stato
catturato… ma stia pur certa che non si fermerà davanti a nulla pur di ottenere
ciò che vuole.»
***
«Ehy Evans, che ne dici di fare un giro in scopa? Se
hai paura, puoi stringerti a me»
Due
settimane erano passate dall’attacco alla mia famiglia. Due settimane senza uno
straccio di notizia su mio padre. Mia madre mi scriveva ogni giorno, non voleva
farmi sentire sola e lo vedevo dalle parole rassicuranti che puntualmente
scriveva in fondo alla pagina.
Amore mio,
Non preoccuparti per me. Sto bene e anche tuo padre. Lui è un tipo
tosto. Oggi ho fatto dei biscotti, spero
solo che il tuo Gufo goloso non se li sia mangiati durante il viaggio. Chissà
da chi ha ripreso quel Gufo, l’unica cosa che riuscivo a farmi mangiare era la
torta al cioccolato e panna.
I tuoi zii sono qui, non mi lasciano un momento libero, pensano
che io sia depressa… depressa io? Amore non mi conoscono bene,
io sto benissimo. Se posso farti una confessione… sono contenta che loro siano
qui… posso fargli provare le mie ricette super innovative dato che tu e tuo
padre rifiutavate sempre. Sono fiduciosa per il ritorno di tuo padre.
Tesoro nessuno vuole che io ti dica questa cosa ma… tuo padre
potrebbe cambiare… potrebbe essere diverso
quando tornerà. Oh accidenti, quanto tempo è passato? I tuoi zii avranno fame!
Hope, tesoro, sono così orgogliosa di te ed
anche tuo padre lo è. Non preoccuparti per noi e pensa a divertirti con i tuoi
amici.
Mamma
Per lei
doveva essere dura, anche se non lo dava a vedere. Strinsi nelle mani
la lettera che la mamma mi aveva scritto due giorni fa e alla quale avevo
prontamente risposto. Spostai lo sguardo sulla Gazzetta del Profeta, in prima
pagina c’era la foto del Marchio Nero. Dopo l’attacco alla mia famiglia molte
altre persone erano scomparse, molti altri capi di famiglie Purosangue erano
magicamente spariti. Anche Abraxas Malfoy era stato dato per disperso ma la
faccenda non si era protratta per più di due giorni. Giornalisti e fotografi
avevano preso d’assedio Villa Malfoy per sapere cosa aveva visto l’uomo. Nulla.
Nessuna parola che potesse spiegare il mistero delle sparizioni era uscito dalla sua bocca. Lucius era stato intrattabile
in quei giorni ma dopo aver ricevuto la lettera dal padre aveva
smesso di lamentarsi ed era tornato ad assumere la sua aria austera e nobile di
sempre. Il fine settimana era sempre il più
movimentato. Avevo deciso di prendermi un po’ di tempo per me stessa ed
esercitarmi con il Patronus in riva al Lago Nero. Era dannatamente
difficile produrre un incanto dove dovevi trovare un ricordo intenso e felice.
Era dal giorno della scomparsa di mio padre che provavo a produrlo ma non ero riuscita a niente. Sbuffai
sonoramente lanciando con cattiveria un sasso contro la superficie del Lago
tornando a sedermi sotto un albero vicino la riva a rileggere gli appunti
sull’incanto.
«Potter
ti ho già detto di no. Smettila di fare lo
sbruffone»
«Sbruffone? Io sarò il più
grande cercatore della storia! Ti sto dando la possibilità di essere la ragazza
di James Potter!»
Mi
morsi l’interno della guancia non riscendo a chiudermi le orecchie. Dovevo
ammettere che James Potter perseverava con la Evans
e mostrava una certa dose di coraggio nel mostrare la sua faccia da
schiaffi in pubblico. Odiavo James Potter, odiavo il
suo modo di essere arrogante. Perché non poteva essere come Remus? Lupin era un
bambino molto riservato, timido e buono. Una volta lo vidi difendere un suo
compagno di Casa dall’attacco di un Corvonero presuntuoso.
«Potter ti ha detto di
lasciarla in pace»
«Tu stanne fuori Mocciosus.
Sirius, Remus, Peter è ora di insegnare a Mocciosus a rispettare i superiori.»
Sollevai
velocemente lo sguardo verso Severus. Che diavolo ci faceva qui? Non aveva
detto che doveva finire la pozione? Impossibile che l’avesse già completata.
Vidi Severus fare scudo alla Evans con il
suo corpo separandola da James. Sirius, Remus e Peter sbucarono dal nulla, fino
a qualche secondo prima erano invisibili ed ora…
ora erano apparsi accanto al loro amico. Nessuno si trovava nei pressi del Lago
Nero quella mattina, nessuno tranne me, quei tre idioti,
più Remus, Lily e Severus. James e i suoi seguaci avevano sguainato le
bacchette. Severus non aveva scampo. Quattro contro uno… Dovevo aiutarlo. Senza
pensarci due volte sfoderai la bacchetta dalla tasca della mia gonna e mi avvicinai al
mio compagno di Casa.
«Potter. Non credo che
affrontare una persona in duello equivalga a circondarla. Sei sleale Potter.»
«Bennett
non so affari che ti riguardano. Remus,
Peter occupatevi voi di lei. Lasciate Mocciosus a me.»
Osservai
Remus e Peter puntare le loro bacchette contro di me. Lupin aveva
un’espressione delusa, delusa da se stesso,
delusa da James che lo obbligava a compiere una scelta. Remus Lupin stava
combattendo una lotta interiore.
«Rictusempra!»
Puntai la bacchetta contro Peter nella speranza che
l’allenamento che avevo fatto fosse sufficiente per disarmarlo. Il mio
incantesimo lo colpì in piano petto
facendolo cadere nell’acqua bassa del Lago. Non mi ero allenata abbastanza,
sentivo che non potevo ancora controllare la potenza di quell’incantesimo. Se
non riuscivo a produrre un incantesimo di secondo anno
non avevo nessuna speranza di riuscire nell'Incanto Patronus. Mi morsi il
labbro inferiore portando lo sguardo vero Lupin che ora mi fissava. Non
volevo attaccarlo, lui era diverso.
«Remus… posa la bacchetta. Non
devi seguire Potter. Non sei il suo cane. Remus hai un
cervello, non essere stupido.»
Senza
dire nulla ripose la bacchetta correndo verso Peter per controllare le sue
condizioni. Mi voltai verso Severus, non aveva più la bacchetta che se ne stava
adagiata a terra. La Evans era sparita,
molto probabilmente era cosa a chiamare qualche professore per porre fine alla
disputa. Severus… In lontananza vidi avvicinarsi Lucius e Fran, loro avrebbero
potuto aiutarci. Severus però non poteva attendere, avrei affrontato io Potter
per guadagnare tempo. Ma che fine aveva fatto Sirius? Un'attimo prima era accanto a
James ed ora era sparito nuovamente
«Potter! Prenditela con me!»
«Guarda, Mocciosus ha chiamato l’avvocato.»
«Abbassa la bacchetta
Potter. Lo dico per il tuo bene.»
Schivai
il suo incantesimo rotolando di lato ma colpì in pieno Severus che roterò poco
lontano privo di sensi. Severus. Corsi al suo fianco preoccupata per le
sue condizioni. Questa Potter me l’avrebbe pagata. E cara. Puntai la bacchetta
contro James Potter decisa a fargli abbassare la cresta. Il mio incantesimo
colpì la gamba di James e lo costrinse a poggiare il ginocchio a terra.
«BENNETT!»
La voce
di Lucius. Lucius era vicino. Mi voltai a guardarlo e non vidi arrivare
l’incantesimo. Un forte dolore mi colpì in
pieno petto, faticavo a respirare, l’aria non voleva entrare nei polmoni ma
questa orribile sensazione non durò a lungo. Potter non era stato, aveva perso
la bacchetta allora chi... Persi l’equilibrio e
barcollai all’indietro. Fran e Lucius ora stavano correndo nella mia
direzione ma faticavo a tenere gli occhi aperti. Tutto iniziò a ruotare e persi
completamente il senso dell’orientamento. La testa si fece troppo pesante e la
lasciai muoversi a suo piacimento. Urlai. Un forte dolore si stava propagando
dietro la mia testa. Dovevo essere entrata a
contatto con qualcosa di duro.
«Non lasciami… ti prego…»
Furono
le ultime parole che udì ma alle quali non seppi dare un volto.
Angolo Autrice
Ed eccoci arrivati alla fine di questo quarto capitolo. Spero
non mi vogliate uccidere. Non voglio farvi anticipazioni per il prossimo
capitolo ma vi dico fin da subito che sarà diverso dai precedenti.
Voglio ringraziarvi per leggere questa Fan Fiction, voglio
ringraziarvi per le recensioni e voglio ringraziarvi
per aver messo questa storia tra le preferite e le seguite. Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto.
Con affetto
_Chain Of Memories_