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Autore: Ari Youngstairs    16/07/2015    14 recensioni
Malec | Divergent!AU
“Eppure, io ero convinto di non avere nulla di speciale.
Schietto, timido, voglio bene ai miei fratelli e ho poca voglia di stare in mezzo alla gente: un normalissimo Candido. Beh, forse non proprio normale, dato che ho fin troppi scheletri nel mio armadio.
La città in cui vivo è divisa in cinque Fazioni, ma non le amo particolarmente: ci limitano, e nel mio caso sono la cosa più scomoda che possa capitarti.
Però se tengo la bocca chiusa non potrà accadermi nulla di male. Giusto?”

Alexander Gideon Lightwood si sbaglia: la sua semplice vita viene completamente stravolta dopo il Test Attitudinale, rendendola quasi come un vero e proprio thriller.
Aggiungete dell'azione, intrighi, cospirazioni e qualche battito cardiaco di troppo.
Che ne verrebbe fuori?
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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• Capitolo Diciassette •


Soltanto a guardare le patate arrosto che mi hanno appena servito mi viene la nausea. La fame sembra essersi completamente dileguata, lasciandomi con lo stomaco serrato.
«Alec, non mangi?» Mi chiede Jace, indicando la mia cena intatta e ormai fredda.
«Non ho fame...» Sbiascico, allontanando il vassoio sotto lo sguardo stranito dei miei fratelli e Clary. «Credo che me ne andrò a fare un giro.»
Mi alzo dal tavolo, con un senso di colpa che mi corrode dentro: Jace e Isabelle non sanno nulla di quel che è successo a casa nostra. Di quel che potrebbe esser successo alla mamma e Max. 
Ma a che servirebbe farli preoccupare all'inverosimile? Domani ci saranno le visite, e verranno a trovarci sani e salvi. Sì, sarà così. 
Gli Intrepidi fanno tanto di quel casino mentre mangiano che probabilmente nessuno si accorgerà del fatto che me ne sono andato dalla mensa, così mi chiudo distrattamente la porta alle spalle.
I corridoi la sera sono bui e leggermente inquietanti, soprattutto a causa delle luci fredde e bianche delle lampade che si susseguono regolarmente lungo il soffitto. 
Avendo dormito qualche oretta questo pomeriggio, credo me ne andrò a curiosare in giro tra tutti questi cunicoli scavati nella roccia. Il primo giorno, il Quartier Generale mi aveva dato l'impressione di un enorme formicaio.
È incredibile quante cose siano cambiate nelle ultime settimane: sembra di vivere in una qualche complicata trama di un thriller, non di essere nella vita reale, dove il mio futuro si fa sempre più incerto.
Mi ritorna in mente la visione di questo pomeriggio, e lo stomaco mi si attorciglia all'improvviso dalla paura. Cos'era esattamente? Una delle mie paure? Un avviso? Una premonizione? 
Qualsiasi cosa fosse, potrebbe essere più vicina di quel che pensi.
Camille, dall'attacco al Quartier Generale, non si è più fatta vedere qui. Che stia tramando qualcosa di grosso? 
Smettila, ti scoppierà la testa così.
Senza neppure accorgermene, arrivo al centro dell'intera struttura, questa grande caverna sotterranea da cui si innalza la torre del Centro di Controllo. Non c'è praticamente nessuno, e riesco a sentire lo scrosciare dell'acqua proveniente dallo Strapiombo.
Appoggio la schiena contro la parete ruvida, lasciandomi scivolare a terra con uno sbuffo. Ormai ho l'imbarazzo della scelta tra le cose su cui preoccuparmi: la mia divergenza, la classifica della prima parte dell'Iniziazione, il rastrellamento dei Divergenti nella mia vecchia Fazione, l'odio incondizionato di Jonathan nei miei confronti o il mio incasinamento con Magnus. 
«Alec?» Il mio nome riecheggia tra le pareti, e gli occhi dorati del mio allenatore scintillano nella penombra. Parli del diavolo, spuntano le corna. «Come mai sei qui?»
Faccio spallucce, rivolgendo lo sguardo alla grande cupola di vetro che fa da finestra sul cielo notturno.
«Tessa ti ha detto di quel che è successo nella tua vecchia Fazione, vero?» Mi chiede, ed io annuisco con un cenno del capo. Lo sento avvicinarsi e sedersi vicino a me, seguendo il mio sguardo fino ad una stella lontana. «In città è tutto uno schifo.» Mormora. «Gli arresti sono quadruplicati, gente che non ha fatto nulla di male è finita dietro le sbarre. Gli Eruditi sembrano esser partiti di testa e le persone protestano invano. L'altro giorno alcuni di loro hanno dato fuoco al Parlamento degli Abneganti.»
Il cuore mi si blocca per un istante, e finalmente lo guardo: non l'ho mai visto con un'espressione così persa e preoccupata.
«Sono...morte delle persone?» Gli domando, titubante.
«Sì.» Sospira. «Sono morte delle persone. Tutti civili.»
Il nodo che avevo alla bocca dello stomaco si aggrava: sento mancarmi l'aria, come se avessi respirato del fumo e i miei polmoni stessero per scoppiare.
«Voi Iniziati siete al sicuro qui, siete come in una bolla protettiva. Non dovete preoccuparvi di nulla se non dei Test.»
«Le bolle prima o poi scoppiano.» Sussurro, più a me stesso che a Magnus. Quest'ultimo sorride mesto, ma i suoi occhi sono estremamente seri.
«Ricordi quando ti ho detto che ti avrei protetto? Beh, non l'ho detto tanto per dare aria alla bocca, Alec.» M'informa. «E come te, tutti gli altri. Ho il compito di allenarvi, ma anche di proteggervi. Anche a costo della mia vita.»
Detto questo fa leva sulla sue braccia, e passandosi le mani sul giubbetto nero si rialza.
«Dove vai?» Gli domando, forse perché sotto sotto voglio che rimanga. La sua presenza mi da sicurezza, come un'ancora che m'impedisce di andare alla deriva.  
«A fare un giro di ricognizione con il corpo della polizia. Se gli Eruditi hanno intenzione di attaccarci, non ci faremo di certo cogliere impreparati un'altra volta.» 
Fa per andarsene imboccando il corridoio che porta all'uscita, ma gli chiedo di fermarsi prima che scompaia dalla mia vista.
«Cosa c'è?» Chiede, e la sua voce non sembra scocciata, né irritata. Solo curiosa.
«Stai attento.» Non so dove abbia trovato il coraggio di mormorare queste parole, la voce tremante come una fiammella al vento. Più che per avergli fatto capire che mi sono preoccupato per lui, il motivo per cui non riesco a credere di aver pronunciato quella frase è un altro: quelle due semplicissime parole erano fradice dei sentimenti che provo per lui. Non sono neppure sicuro che sia amore, ma qualcosa deve pur essere. Qualcosa di travolgente, che mette a tacere tutto il resto. Se non è amore, è un sentimento che ci va davvero molto vicino. 
Magnus rimane fermo a guardarmi per alcuni secondi, come se fosse indeciso su cosa dire. Poi, sfoggiando uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto, risponde un deciso «Lo sarò.»


§

I respiri regolari di Jace e Isabelle sono gli unici rumori nella piccola stanza. Fuori il silenzio regna sovrano, interrotto ogni tanto dai passi di qualche Intrepido che cammina per i corridoi.
Nonostante siano ormai più di venti minuti che me ne sto rannicchiato sotto le coperte, non riesco a prendere sonno: non so se sia l'ansia per i risultati della prima fase dell'Iniziazione, oppure la paura di quel che potrebbe esser successo a mia madre e Max. 
Provo a pensare a distrarmi e a pensare ad altro, ma è come un chiodo fisso nella mia mente. 
L'unica cosa che sembra minimamente distrarmi è pensare alla sera in cui si è tenuta la festa di benvenuto agli Iniziati, durante la quale, in un momento di sconforto, mi sono dato all'alcol. 
Beh, sotto sotto sono contento di averlo fatto, poiché Magnus mi aveva dato il permesso di dormire nella sua stessa stanza per quanto ero ubriaco.  
È stato come essere sotto la sua ala protettiva: in quei momenti mi sono sentito come se avessi trovato finalmente una collocazione nel mondo, un luogo in cui non devo indossare maschere o mentire, dove posso essere semplicemente me stesso. E quel posto è proprio accanto a Magnus, che per la prima volta, quella sera, ho potuto intravedere oltre le mura che si è retto attorno: ho ascoltato la sua risata, mi ha raccontato alcuni frammenti importanti del suo passato, ho sentito la sua forza mentre mi reggeva, ho visto il suo volto velato dal dolore. 
Come sprazzi di luce di un sole nascosto dietro le nuvole che tenta in tutti i modi di non farsi vedere, sono riuscito a scorgere quel che Magnus è realmente dietro la maschera per la cui creazione ha impiegato probabilmente anni. 
Credo di non esser mai stato tanto interessato ad una persona, non così tanto da volerne sapere di più: è come un enigma complicato, ma che ho tutta l'intenzione di risolvere.
Capendo che ormai non riuscirò più a chiudere occhio, scosto le coperte e mi cambio il più silenziosamente possibile, per non svegliare Jace e Izzy.
Così, attento a dove metto i piedi, esco dalla camera e mi richiudo delicatamente la porta a le spalle. Potrei sembrare un ladro, data la palese espressione colpevole che ho in volto. 
I corridoi, durante il giorno così rumorosi e pieni di vita, ora sono completamente deserti ed incombe un silenzio inquietante.
Magari riesco a raggiungere il tetto senza che nessuno se ne accorga, così forse con i polmoni pieni d'aria fresca riuscirò a smaltire almeno un poco dell'ansia che ho accumulato nelle ultime ore.
L'unico rumore udibile è lo scrosciare dell'acqua nello Strapiombo, paragonabile al russare di un gigante.
Le scale che conducono al tetto del Quartier Genarale sono alte e ripide, illuminate da qualche rara lampada al neon. 
Non dovrei essere qui, forse dovrei tornarmene indietro e dormire, penso, ma nell'esatto momento in cui vedo la luce pallida della luna filtrare dai vetri del soffitto, la mia necessità di uscire da qui si fa ancora più impellente. 
Perdo il conto dopo la quinta (o era la sesta?) rampa di scale, finché non raggiungo una porta in mogano, piccola ma resistente. 
La apro il più silenziosamente possibile, una ventata d'aria gelida mi investe scompigliandomi i capelli: ispiro a pieni polmoni l'aria fredda notturna, e sento come se questi si stessero rigenerando.
Il tetto è spoglio e sporco, ma il panorama è mozzafiato: l'intera città si staglia dinnanzi a me, con le sue luci scintillanti e la Torre del Centro che si innalza luminosa, sovrastando tutti gli altri edifici.  
È curioso come tutto sembri tranquillo, quando in realtà non lo è affatto: è come se sulla città fosse calato un velo invisibile di tensione e paura.   
Improvvisamente, sento qualcosa di freddo e metallico appoggiarsi sulla mia nuca, facendomi irrigidire come una statua.
«Girati.» Mi ordina una voce familiare. 
Io mi volto lentamente, scontrandomi con gli occhi verde petrolio di Woolsey, la canna della sua pistola contro la mia fronte. 
«Che ci fai qui, Lightwood? Gli Iniziati hanno un coprifuoco da rispettare.»
«L-lo so.» Balbettò, pensando che magari sarebbe più facile discutere senza una pistola puntata davanti agli occhi. Cerco di raccattare una scusa convincente. «Soffro d'insonnia.»
«Oh, povero ragazzino, non riesce a dormire.» Mi sfotte, con tono di scherno. «Non ti sparo perché ci hai permesso di vincere la gara, qualche giorno fa. Sai, mi chiedo come abbia fatto un pivello come te ad eliminare Magnus, dato che neppure io c'ero riuscito.» 
Mi passa un flash nella mente: Magnus che mi cade addosso, il suo respiro sul mio collo, le sue labbra vicinissime alle mie. Okay, basta.
«Questione di fortuna.» Gli dico, il più disinvolto possibile. Dalla sua faccia perplessa e sospettosa, capisco che non mi crede. Dio, quanto vorrei essere convincente come Jace!
«Adesso, Lightwood, se non fili nella tua camera all'istante, sappi che potresti avere seri problemi col passare l'Iniziazione. Fila!»
Il tempo di un secondo che sto già correndo giù per le scale, veloce come un missile. 
Rallento solo quando, dopo aver preso un profondo respiro, mi accorgo che per la fretta di darmela a gambe ho imboccato il corridoio sbagliato. 
Faccio per tornarmene indietro, finché una voce non riecheggia tra le pareti, giungendo alle mie orecchie. 
È una voce femminile, dal tono seducente e malevolo. È la voce di Camille. 






Note: *Se ne esce lentamente preparandosi a ricevere qualche incudine in testa.*
Io non ho veramente parole per dire equando mi dispiaccia per questo ritardo. Posso soltanto provare a "giustificarmi" dicendo che tra esami, e avvenimenti vari che mi hanno parecchio scombussolata, ho avuto pochissimo tempo e pochissima ispirazione.
Volevo ringraziarvi tutti, per la passione con cui seguite questa mia storia e per le vostre bellissime recensioni, che non solo mi aiutano a migliorare, ma rallegrano le mie giornate e mi fanno sentire come se questa Fan Fiction avesse trovato un senso, e questo senso siete voi, che la seguite e che la rendono speciale.
Detto questo, spero tanto che durante questo periodo non vi abbia persi, soprattutto perché il prossimo capitolo è già pronto, e...beh, fidatevi, ci lavoro da mesi, ed è un capitolo che aspettavate da moooolto tempo.
Che dire? Spero di risentirvi presto, un bacione, vado a ringraziarvi per le scorse recensioni, perdonatemi ancora per l'osceno ritardo.♥️ Ps. Spero che questo insulso capitolo di passaggio non sia davvero lo schifo che mi sembra, brr.
   
 
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