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Autore: _Vi___    16/07/2015    2 recensioni
NOspoiler!LaMutazione || Spoiler!LaRivelazione || FinaleAlternativo||
"«L’ho conosciuto la prima settimana. Era… il primo non immune da mandare nel labirinto. La ricerca era appena iniziata, il virus aveva cominciato a diffondersi in fretta. Siamo stati insieme tutto il tempo in cui è stato in isolamento qui… il tempo di sottoporlo ai test e le analisi di cui avevamo bisogno per avere i dati che ci servivano e poi l’abbiamo chiuso in fretta e furia nel labirinto» concluse con tono di voce che straripava di amarezza. [...]
«Ho passato anni senza potergli parlare. Senza poterlo toccare…» riprese improvvisamente a raccontargli «siamo confinati in quest’angolo d’inferno da talmente tanto tempo… e lui… è come se non ci fosse più» [...]
«Ogni tanto torno nella sala di controllo solo per poterlo guardare per quei pochi minuti al giorno, e allora mi ricordo che lui c’è ancora ed è lì, ad aspettarmi; a ricordarmi a cosa serve a tutto questo»."
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Un piccolo assaggio della mia storia, nella speranza di riempire un po' il vuoto che questa saga mi ha lasciato al posto del cuore.
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STORIA IN FASE DI BETAGGIO. CAPITOLI CORRETTI: CAPITOLO 1
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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5. Grazie di rendermi così felice, Newt

 
 

Nella solita tranquillità che pervadeva la Radura nel primo pomeriggio di ogni giorno, Thomas era in cucina, a lavare le ultime pentole usate durante il pranzo. Aveva quasi finito, quando Newt fece il suo silenzioso ingresso in cucina e, sempre nel massimo silenzio, si sedette su uno degli sgabelli. «Dobbiamo parlare» annunciò il biondo.
Thomas sobbalzò e si girò di scatto. «Non farlo mai più!» lo sgridò, incenerendolo con lo sguardo.
Newt sbuffò una risata. «Sii serio… » e l’attimo dopo, perse subito l’aria allegra che aveva poco prima. «Dobbiamo parlare».
Thomas inarcò un sopracciglio. «Non sono permesse restituzioni successive all’apertura della confezione» buttò lì, cercando di nascondere il nervosismo crescente del momento. Newt non ci stava ripensando, vero?
Per tutta risposta, il biondo fece una smorfia. «Cristo, dovresti proprio ripeterti certe frasi in quella caspio di testa, prima di dare fiato a quella boccaccia» lo zittì; poi proseguì, accompagnando le parole con un sospiro. «Gliel’ho detto. A Alby».
Thomas finì di sciacquare l’ultima pentola e la mise sul lavello a scolare. Si girò e quando parlò, cercò di mascherare il sollievo nella sua voce «forse dovremmo cercare un posto migliore, per parlare. Frypan tornerà a momenti».
Il giovane annuì. «Vieni con me».
Thomas gli fu subito accanto e lo seguì in silenzio. Entrarono nella Tana e proseguirono per le scale che portavano ai piani superiori. Thomas era rimasto subito affascinato, quando aveva visto dal vivo quella costruzione gigantesca. Quando il Labirinto era stato ultimato, erano stati costruiti soltanto la cucina e i primi due piani di una piccola baracca. Avevano fornito al primo gruppo di Radurai materiale edile in abbondante quantità, ma nessuno di loro, lui e gli altri scienziati, si erano aspettati che avrebbero realizzato qualcosa del genere.
La costruzione era stata ampliata, rinforzata e rialzata di ben due piani.
Poi, quando erano diventati troppi, avevano deciso di arrangiare un dormitorio all’aperto; aggiungere un quinto piano non era stato un progetto fattibile e, per di più, i ragazzi si erano presto accorti che nella Radura non pioveva mai, quindi oltre che non fattibile, sarebbe stato anche non necessario.
 «Benvenuto nella mia stanza» Newt si fermò davanti a una delle porte in legno che si affacciavano sullo stretto corridoio e fece un ampio gesto con la mano verso l’interno della stanzetta, appoggiandosi con le braccia conserte allo stipite della porta.
Thomas entrò, curioso. La camera era costituita da un piccolo spazio rettangolare: c’era solo una brandina sul lato sinistro, come quelle che avevano loro che dormivano sotto il grande tendone; una coperta consunta era appallottolata in un angolo. Sul lato destro vi rimaneva appena lo spazio sufficiente per passare, una piccola fessura sul fondo lasciava entrare un po’ di luce. Le pareti erano costituite da tavole di legno grezzo, inchiodate una all’altra. Il soffitto basso rendeva l’ambiente angusto.
«E’ carina» commentò il maggiore.
«Certo, se ti piacciono i cunicoli bui e claustrofobici» rispose sarcasticamente Newt.
«Se non ti piace, perché non te ne sei andato di sotto, all’aperto?»
Newt gli sorrise con malizia – una parte del cervello di Thomas si ritrovò a chiedersi da quando la faccia di Newt sapeva assumere quell’espressione – e lo prese per i fianchi, spingendolo all’indietro, fino a costringerlo a sedersi sul piccolo lettino. «Perché in pubblico non potrei fare questo» gli sussurrò all’orecchio, con fare cospiratorio, per poi lasciargli un lascivo bacio sul collo.
Thomas mugolò, attraversato da un’improvvisa scarica di eccitazione, che gli fece venire la pelle d’oca. Chiuse istintivamente gli occhi e poté avvertire il sorriso soddisfatto di Newt, non appena il più giovane arrivò a poggiare delicatamente le labbra sulle sue. Gli accarezzò delicatamente i fianchi e piegò indietro la testa, quando Newt si alzò di poco sulle ginocchia, lasciandogli guidare il bacio.
«Mmh» sospirò il castano. «Non dovevamo parlare?» gli domandò, con voce poco convinta.
Vide Newt riaprire gli occhi. «Be’… c’è poco da dire, in effetti… L’ho detto ad Alby. Questo è quanto».
«E… lui?» gli chiese Thomas, esitante. Cercava di guardare il ragazzino negli occhi, nella speranza di intuire dal suo sguardo le risposte che Newt era tanto restio a dargli; continuava a guardare in basso, verso le sue mani, che continuava a torturarsi, in preda al nervosismo. «Ehy» lo richiamò, mettendogli un dito sotto al mento e portandolo ad alzare lo sguardo «perché ti mette così a disagio quest’argomento?»
Newt arrossì. «E tu perché vuoi parlarne a tutti i costi? Non ti basta sapere che è tutto ok?»
Thomas gli prese le mani «Onestamente? No, non mi basta Newt» gli rispose, con sincerità «stai in questo posto da Dio solo sa quanto tempo; lo conosci da quanto? Quanti anni sono che sei qua dentro insieme a lui? Che cosa c’è tra voi? Tu mi piaci Newt, davvero» e nel dirlo, gli strinse forte le mani tra le sue, come se quel gesto desse più forza alle sue parole «ma ho bisogno di sapere perché, di punto in bianco, sei disposto a mollare tutto per me, l’ultimo arrivato» Thomas sapeva di star giocando sporco e di starlo manipolando con le sue bugie. Si sentiva un gran bastardo, in quel momento, ma il desiderio di sapere cosa c’era stato tra i due lo logorava dall’interno. Ogni volta che ci pensava, si sentiva pervadere dalla gelosia e una rabbia cieca si faceva strada in lui. La sola idea di Newt, solo nella radura per quattro lunghi anni che si lasciava stringere da qualcun altro… Che qualcun altro oltre a lui avesse potuto ascoltarlo e dargli conforto, amarlo… tutto questo lo mandava fuori di testa.
Per l’ennesima volta nella sua vita, Thomas si ritrovò a maledire il mondo intero: ricordava Newt prima del labirinto. Era un bambino dolce, innocente, a volte anche troppo ingenuo; ora che finalmente era tornato da lui, aveva trovato un giovane uomo: l’innocenza se n’era andata, sul volto gli si leggeva la fierezza e la consapevolezza di chi ha capito qual è il suo posto nel mondo e la fatica di sopportare una vita che si era rivelata essere troppo dura, troppo presto. Con un dolore tale da togliergli il respiro, Thomas si rendeva conto che, tutto ciò che c’era stato nel mezzo, tra il suo Alexander e il suo Newt, lui se l’era perso.    
«Ho paura di dirtelo» gli confessò Newt, stringendo forte le labbra tra di loro «ho paura che mi lascerai stare, che deciderai che non ne vale la pena. E ho paura che pensi che sia pazzo» gli confessò infine.
«Dimmelo, Newt. Non accadrà niente di tutto questo. Te lo giuro» gli rispose con tono implorante.
Newt si sedette comodo, vicino a lui. Incrociò le gambe sopra il letto, imitato immediatamente da Thomas.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui sembrava che il giovane stesse facendo ordine tra i suoi pensieri. Il maggiore non gli mise fretta e rispettò i suoi tempi. Alla fine, il più piccolo cominciò a parlare «sono in questo posto da più di tre anni. Forse quattro, credo. Alby… mi ha aiutato in un momento molto brutto. Ero nella sploff fino ai capelli…»
«Che cos’è successo?»
Newt scosse la testa «non me la sento di parlare di questo. Non ne ho mai parlato con nessuno. Nemmeno con Alby».
Thomas strinse forte le labbra, ma annuì. Newt quasi tremava; il ragazzo aveva capito che non era il caso di indagare oltre su quello, per ora. Si limitò a starsene in silenzio, ansioso che il biondo continuasse.
Newt lo ringraziò con lo sguardo, per non aver insistito anche su quello. «Eravamo sempre stati grandi amici. Quando sono arrivato qua, ero il più piccolo dei Radurai; lo sono anche oggi, c’è solo Cuck ad essere più giovane. Alby mi ha sempre aiutato, l’ho sempre visto come una figura di riferimento. E’ stato il mio idolo, da ragazzino e il mio mentore, una volta diventato più grande» Thomas continuava a starsene in silenzio, seduto di fronte a lui, con le gambe incrociate. «Quando mi ha aiutato quella volta ho sentito di dovergli tutto. Ed è così: io gli devo tutto» cercò di sbirciare l’espressione del castano, sperando che il suo volto tradisse qualche emozione «non ti mentirò: in un primo momento, ho pensato di amarlo, ma poi ho capito di essermi sbagliato. Provo un grande rispetto per lui, ma non l’ho mai amato. E anche lui, ci tiene, ma non prova niente, per me» gli confidò «è… era soltanto una cosa fisica». Ammise alla fine, abbassando lo sguardo, lasciando che i capelli gli coprissero una parte del viso. Thomas notò le sue guance arrossarsi terribilmente.
«Solo sesso» commentò il maggiore, lapidario, mentre si ripeteva assiduamente di non andare fuori di testa, lì e subito; che Newt aveva avuto tutto il diritto di far quello che voleva, perché nella sua testa il Thomas che lo amava non esisteva nemeno. 
«Mi hai chiesto perché adesso sto mollando tutto per te. E io ti ho risposto che mi avresti preso per pazzo…» Newt esitò, non sapendo bene come spiegarsi. «Hai presente quando non ti viene in mente una parola? Il nome di un oggetto o il termine per descrivere qualcosa? Che senti di essere talmente vicino al ricordartelo, che passi intere mezz’ore a pensarci, ma nonostante tutto non riesce a venirti in mente?»
Thoma annuì.
«E’ così che mi sono sentito, nei tuoi confronti. Non ho mai provato niente di così irrazionale e istintivo, nella mia vita» gli confessò il biondo «mi piaci così tanto, Tommy» ammise il biondo, guardandolo dritto negli occhi «quando l’altro giorno mi hai baciato, nella cucina di Frypan… è come se stessi facendo la cosa più giusta della mia vita. E te lo giuro, Tommy» aggiunse, stringendogli le mani tra le sue « se avessi saputo che un giorno saresti arrivato tu, io… ti avrei aspettato. Avrei aspettato che fossi tu, la mia prima volta. Il mio primo tutto».
Thomas era rimasto senza parole. La parte razionale di sé stesso gli diceva che quel senso di frustrazione che pervadeva la mente di Newt, come se il suo cervello non riuscisse a trovare il pezzo mancante di un puzzle e rimetterlo al posto giusto, era probabilmente l’Ostruzione che gli nascondeva i ricordi.
La parte profondamente innamorata di Newt, invece, credeva di star per implodere su sé stessa. Poteva un solo cuore reggere il peso di tanto amore?

«Oh, Newt…» Thomas era commosso, da tutto quello.
Quel ragazzo era troppo buono e dolce, qualunque cosa dicesse. E il castano si rese conto, mentre altra gioia andava ad invadergli ancor di più il cuore, che doveva smetterla di ostinarsi cercare le differenze tra il giovane e innocente quattordicenne e il ragazzo che gli sedeva davanti, perché, in fondo, non ce n’erano. 
«Baciami» lo pregò, mosso da uno smisurato sentimento d’amore.
Newt alzò lo sguardo e si spostò verso di lui, circondandogli la vita con le gambe e gettandogli le braccia al collo; poi lo baciò, proprio come Thomas gli aveva chiesto.
Fu un delicato sfiorarsi di labbra, senza nessuna fretta o urgenza.
Il maggiore avvolse le braccia intorno al corpo del biondo, facendo aderire i loro corpi e portò entrambi a distendersi lentamente sul piccolo lettino.
Gli diede un ultimo bacio, prima di nascondere il viso contro il petto del ragazzino vicino a lui e stringerlo ancor di più a sé, intrecciando le loro gambe.
Avrebbe voluto dirgli quanto lo amava, da sempre; quanto non avesse mai smesso di farlo, nemmeno un momento.
Ma non poteva. Così si limitò a chiudere gli occhi e a sussurrare piano contro il petto dell’altro. «Grazie di rendermi così felice, Newt».
L’altro non gli rispose, si limitò ad appoggiare la guancia sulla sua testa e a lasciargli un soffice bacio tra i capelli.

 
***



Thomas uscì dalla Tana, diretto nuovamente in cucina; aprì la porta e si diresse dritto alle stoviglie, cominciando a riempire d’acqua una delle grandi pentole.
«Pive…» una voce alle sue spalle lo chiamò, facendolo sobbalzare. Di nuovo.
«Dio!» imprecò, mentre la pentola semipiena gli cadeva dalle mani. «Oggi vi divertite tutti a cercare di farmi venire un infarto?!» quasi urlò. Poi si girò: seduto al solito bancone in legno, c’era Gally.
Il castano non si aspettava una sua visita; non parlavano molto, loro due. Anzi, a parte quando Newt lo aveva accompagnato da lui, per mostrargli i vari lavori della Radura – Gally era l’Intendente dei costruttori – per il resto, loro non parlavano affatto. «Ti serve aiuto per qualcosa?» si offrì comunque gentilmente Thomas. Quel ragazzo non gli piaceva particolarmente: per quello che aveva avuto occasione di vedere, gli era sembrato un tipo taciturno e che se ne stava sempre per conto proprio. Non che avesse mai dato problemi a qualcuno, tutt’altro, ma nonostante tutto, Thomas non riusciva a farselo andare a genio: era forse uno dei più anziani dei Radurai, avrà avuto ventiquattro o venticinque anni al massimo e si comportava come se non avesse bisogno di nessuno. 
Gally scosse la testa. «No, non mi serve aiuto» lo liquidò con un gesto secco della mano «Senti Fagio, non so come dirlo, quindi penso te lo dirò e basta» affermò sbrigativo alla fine. «Io so chi sei» gli disse di getto. «Io mi ricordo».









Ok, vi avevo promesso un capitolo prima della mia partenza ed eccolo qui! Ok, è un capitolo piccino piccino, ma tanto pieno d’amore *-* (Newtmas! Newtmas everywhere! *w*).
Godetevelo, finché dura muahahahahahaha #VìMalvagiaestronza

 
Prima di iniziare con le chiacchiere e finire col dimenticarlo, vi linko la pagina FB che ho creato su questa mia storia (perché io sono egocentrica e me la tiro). No, non è vero, è solo perché mentre scrivo i capitoli, mi vengono in mente commenti e battute idiote che mi piacerebbe condividere con le lettrici (si, no sto bene. Lo so, lo so u.u) 
LA PAGINA LA TROVATE QUI :3

Come preannunciato, non posterò per un bel po’, sono piena di cose da fare, è un miracolo che sia riuscita ad aggiornare, davvero D: (Ricomincerò a scrivere dopo il 26! :) )
MA sono anche andata un po’ avanti con la trama :3
Dunque, ecco finalmente Gally!!!  * cori da stadio della Vi *
Sappiate che io lo amo. IO LO AMO. <3
Ve l’aspettavate? Eh? Colpo di scena!!! (Vì, smettila, non sei la sceneggiatrice di LOST -.-‘’’)
E ora? Cos’è che sa, Gally? Cosa, chi, come, quando e perché??? Che c’azzecca adesso???

(Perdonatemi, ho appena ingoiato una cucchiaiata di nutella e la cioccolata mi esagita lol)

Comunque, scherzi a parte: questo capitolo è corto, ma mi serviva perché fa da “ponte” a tutto quello che succederà a breve v.v
Perché preparatevi, ci siamo quasi, qualcosa sta per succedere! Non allarmatevi, la ff è lontana dalla sua conclusione! XD
Una cosa da precisare: l’età dei ragazzi è un po’ più “adulta” di quella che hanno nei libri, ma tutto questo è voluto. Capirete! J

Ma tornando a noi: cosa intendeva Newt, quando diceva che lui deve tutto, ad Alby?
E poi, io attendo con ansia la reazione di Minho a tutto questo!
Ma soprattutto: Newt e Minho arriveranno mai a confrontarsi? Sono sicura che nessuno vede l’ora che tutto ciò accada!
No, non sarà nulla in stile: “Lui è il mio ragazzo!” “No!!! Lui è il MIO ragazzo, zoccola!!! *borsettata sulle gengive* “ LOL

No, oggi non ce la faccio a fare delle note finali serie, mi dispiace tanto! XD

Quindi, terminiamo qui queste mie noti alquanto imbarazzanti e passiamo ai ringraziamenti! Sono molto contenta delle nuove commentatrici!!! :’D

P.S.: io aspetto sempre le vostre teorie sulla soluzione alternativa, eh! ;)




Davvero un grande grazie a:


Yumaforever12Kelly
i_l_a_r_i_a_ 
LoveFandom22


Per aver commentato lo scorso capitolo!!! Grazie ragazze, perché le vostre parole mi spronano a continuare questa storia, che amo perché per me è un po’ uno “How it should have ended” che sto condividendo con voi! <3



Un grande grazie ancora a

GRACE_WHITE 
i_l_a_r_i_a_ 
nerorchidea
Yumaforever12Kelly
yuki007
LoveFandom22
 
 
per aver messo la mia storia tra le preferite!


E un altro grazie a


LoveFandom22
Dragonite 
Drarry_Hufflepuff 
Melepatia_2571 
Viola95 
Lemony
 
 
Per aver messo la mia storia tra le seguite!
 
 
   
 
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