Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Humble_Narcissist    16/07/2015    1 recensioni
Dal testo:
“ Reo non riusciva a spiegarsi perché, proprio in quel momento, dopo una vita intera trascorsa a nasconderli, i suoi pensieri gli fossero sfuggiti dalle labbra senza controllo. Forse, semplicemente, non ce la faceva più a tenerseli dentro ed aveva agito d'istinto, alla ricerca di qualcuno con cui condividerne il peso. “
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“ Se Seijuro intendeva davvero sviscerare qualcosa - che si trattasse di un problema di matematica, di uno schema tattico avversario o dell'intima verità di una persona, non faceva molta differenza - c'era da star sicuri che sarebbe arrivato, implacabile, fino all'osso, a dispetto di ogni ragionevole pudore e senza alcuno scrupolo. “
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“ Reo, inane al pari di una foglia frustata dal vento, rimase appeso al filo che lo collegava a Seijuro, lasciandosi studiare ed esplorare come molte altre volte era già accaduto; eppure, l'abitudine nulla toglieva al senso di oppressione, allo sgomento che sempre, inevitabilmente, lo teneva inchiodato lì, ai piedi dell'imperatore, succube della sua asfittica influenza. “
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rakuzan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sottopelle

 

 

 

Secondo strato

 

 

 

 

 

La confidenza che ho rinnegato.

 

 

 

Per quanto si sforzasse di rallentare il respiro e rilassare i muscoli, Reo era teso come una corda di violino e non riusciva ad ad addormentarsi. Gli scrupolosi avvertimenti con cui aveva tentato di ammaestrare Eikichi e Kotaro continuavano a ronzargli impietosamente nelle orecchie, sembrando tutt'altro che efficaci e rassicuranti come, invece, avrebbero dovuto essere. Davvero si era illuso che dei semplici, non violenti, inviti al silenzio fossero sufficienti a tenerli a bada? In fin dei conti, sforzarsi di architettare strategie per scampare al disastro quando quei due erano coinvolti non aveva alcun senso, giacché, insieme, sarebbero sempre riusciti ad aggirare le misure di sicurezza, magari in qualche modo assurdo ed imprevedibile.

 

<< Ragazzi, mi raccomando, ve lo ripeto ancora una volta: non lasciatevi sfuggire assolutamente nulla di ciò che ci siamo detti e mi riferisco specialmente alla parte riguardante una certa persona! >>

<< Basta, ma che palle con 'sta storia! Ti abbiamo già promesso che non faremo cazzate, cos'è, non ti fidi di noi? >>

<< Neanche un po' e dovresti già saperlo, Eikichi! >>

<< Questa è una cosa crudele da dire, sorellona. Comunque smettila di preoccuparti, non siamo mica tanto imbranati da tirare fuori argomenti del genere all'improvviso e senza pensarci due volte! >>

<< Se proprio vuoi sapere la verità, la mia principale preoccupazione sei proprio tu, Kotaro! Te lo chiedo per favore, anzi ti supplico, non fare battutine, allusioni, riferimenti o qualsivoglia altro tipo di intervento quando ci siamo io ed Akashi nella stessa stanza! >>

<< Che esagerato! Magari potrei anche farti un piacere se gli dicessi qualcosina, così, giusto per tastare il terreno. >>

<< Lo sapevo, è la fine! Sono spacciato! >>

<< Hahaha... Va bene, dai, basta con le scemenze, mi sembra quasi di torturare un cucciolo di foca. Ri-la-ssa-ti! Guarda che lo capisco, sai? So bene che per la tua sopravvivenza è indispensabile nascondere ad Akashi le fantasie che ti fai su di lui. >>

<< F-f-fant... Che assurdità vai dicendo?! Io non sono il tipo! >>

<< Sì, ceeerto. >>

<< Vi prego, siate seri e comprensivi! Ho assolutamente bisogno che tutto resti così com'è adesso, niente scherzi! >>

<< Huuum... Tutto così com'è adesso... Vuoi dire con te che ti torturi e lo adori da lontano? >>

 

Reo sbuffò, cambiò lato del letto e nascose la testa sotto le coperte, nella vana speranza di mettere a tacere tutto quel marasma interiore.

 

Si era addormentato da appena cinque minuti quando la sveglia suonò alle 6:30 in punto, come ogni maledetta mattina, ricordandogli impietosamente che il mondo completa sempre il suo giro su se stesso, fregandosene di chiunque voglia riposare - o riordinare le idee - ancora per un po'.

La giornata, tuttavia, non si prospettava completamente grigia. Il coach Shirogane ed i manager dovevano valutare i candidati per la seconda e la terza squadra e dal momento che si presentavano al provino sempre moltissimi ragazzi, era praticamente impossibile svolgere in contemporanea l'allenamento dei titolari. Reo si sentiva al sicuro, almeno per quel giovedì, e quindi decise di affrontare le lezioni con il sorriso sulle labbra, mascherando abilmente i cerchi neri che gli imbruttivano gli occhi con una punta di correttore trafugato dal beauty-case della madre.

 

<< Che giornata di merda sorellona! La professoressa Yukino ci ha assegnato quarantacinque pagine di letteratura da studiare e quella mummia del professor Kageyama pretende, sempre per domani, una relazione dettagliata sul Periodo Muromachi. Probabilmente credono che siamo sfigati senza niente di meglio da fare che sgobbare sui libri! E come se non bastasse, gli allenamenti sono sospesi! Peggio di così... >>

<< Infatti, che disdetta! >>

<< Ehi, ma perché stai sorridendo? Non c'è proprio niente di cui essere contenti! >>

<< Haha, nessuna ragione particolare, davvero. >>

<< Beh, almeno sembri molto più in forma di ieri sera. >>

<< Hai ragione, in effetti è così, mi sento meglio e credo proprio che, nonostante la mole spropositata di studio, il mio umore rimarrà alto almeno fino a domattina. >>

<< Bene! Sono contento di... Ehi, ti sta squillando il cellulare! >>

<< Uh, accidenti! Figurati se adesso riesco a tirarlo fuori da questo casino! E se non mi sbrigo perderò anche il bus. Kotaro, devo proprio scappare, ci vediamo domani! >>

<< A domani! E, mi raccomando, scrivi chiaro che avrò senz'altro bisogno di copiare un po' della tua relazione! >>

<< Va bene, parassita! >>

 

Salutato Kotaro, Reo iniziò ad armeggiare con la cartella alla ricerca del suo Nokia 33-10 che, a dispetto della veneranda età, sarebbe potuto benissimo sopravvivere ad un olocausto nucleare, tanto era resistente, e lo trovò proprio in fondo alla tasca più interna. Tipico.

Che strano, una chiamata anonima...

<< Pronto, qui è Mibuchi Reo, con chi parlo? >>

<< Reo-chaaaan, finalmente!! Come stai? >>

<< Chiyo-chan, ma che sorpresa... >>

Seibei Chiyo, diciassette anni, studentessa del collegio femminile Akitaki, cugina di Reo e migliore amica di Rumiko. Una combinazione potenzialmente letale di sindrome premestruale perenne, zuccherosità e desiderio spasmodico di intromettersi nella vita altrui.

<< Cuginetto, mi fai proprio arrabbiare! Quando ti chiamo col mio numero non rispondi mai e vieni a trovarmi solo quando ti obbliga zia Sakura! Meno male che riesco ad avere tue notizie grazie a Rumi-chan! Perché voi, beh, ora state insieme grazie a me e allora, sai, hahaha... >>

<< Sì, lo so. >> disse Reo tra i denti, reprimendo a stento l'impulso di mandare a quel paese Chiyo. Se c'era qualcosa che davvero lo faceva irritare, quella era proprio il risolino malizioso abusato dalla cugina ogni qual volta si compiaceva di aver adempiuto al proprio ruolo di Cupido sulla Terra. Chi l'avesse investita di una simile missione, non era dato sapere.

<< Chiyo-chan, perdonami, ma sto tornando a casa proprio in questo momento e dovrei prendere il pullman, quindi se non hai qualcosa di importante da dirmi... >>

<< Nessun problema, farò subito! Stasera sono a cena da voi e, indovina un po'? Con me verrà anche Rumi-chan! Non sei contento? >>

<< C-come scusa? >>

<< Tranquillo, ho già parlato con la zia e lei sembrava felicissima, quasi non stesse aspettando altro! Hai visto che brava cugina hai? Prima ti ho organizzato l'incontro del destino e poi ti ho anche spianato la strada per accogliere Rumiko nella nostra famiglia! Sarà una serata fantastica, non vedo l'ora! >>

<< Già, anch'io non vedo l'ora, grazie... >> “ Sepotessitiammazzereiinquestoistante ” << ...Cuginetta. >>

<< Bene, allora a più tardi, ciaooo! >>

Muori, muori, muori, muori maledettissima idiota!

 

Proprio quando Reo stava per ricacciare il cellulare nella borsa, quello squillò di nuovo, facendogli rimpiangere di non averlo frantumato al suolo - sempre ammesso che fosse possibile distruggere una diavoleria del genere - subito dopo aver attaccato con Chiyo.

<< Rumi-chan, sei tu. >>

<< Oh, Reo-kun, mi dispiace tantissimo! Non volevo che Chiyo organizzasse questa cena, ma sai com'è fatta! Prima ancora che potessi dirle qualcosa, aveva già avvisato tua madre e se mi fossi tirata indietro, sarebbe stato scortese! Non preoccuparti comunque, possiamo benissimo fingere di essere solo amici, mi dispiacerebbe metterti a disagio! >>

Fingere... Per lei sarebbe solo fingere, ovviamente...

<< Tranquilla, non faremo niente del genere. Ti presenterò come mia fidanzata, senza raccontare bugie. >>

<< É proprio necessario? >>

<< Sì, certo. Non voglio declassarti ad amica mentendo sul nostro rapporto. >>

<< Oh... Capisco. >>

Era forse delusione quella nota bassa che Reo aveva colto nella voce di Rumiko?

<< Rumi-chan, a te questa cosa sta bene, vero? >>

<< S-sì, ovviamente! Perdonami, è solo che sono un po' in ansia perché potrei non piacere ai tuoi genitori. >>

Non piacere ai miei genitori? Povera ingenua... A loro basta che tu abbia una vagina.

<< Ma di cosa può mai preoccuparsi una ragazza fantastica come te! Vedrai che ti adoreranno. >>

<< Lo spero, fra poco vado a prendere il treno. Tu, invece, sei già al terminal? >>

<< Sì, ci sentiamo dopo. Ora arrivo a casa e mi metto subito a studiare. Ho una marea di compiti di storia e letteratura e dovrò impegnarmi al massimo per finirli tutti in tempo. >>

<< Non stancarti troppo, buono studio! >>

<< Anche a te! >>

 

Interrotta la comunicazione, Reo sgusciò nel bus appena in tempo, infilando un piede fra le porte automatiche con la grazia di uno zombie affamato di carne umana. Durante il tragitto non fece che augurare ripetutamente gioia e prosperità ai suoi insegnanti per avergli occupato l'intero pomeriggio, impedendogli di rimuginare troppo sulla cena meno attesa di tutta la sua vita.

 

 

 

 

Reo fissava alternativamente, ormai da più di mezz'ora, l'orologio a forma di goccia che gli aveva regalato, anni prima, sua cugina e lo specchio a parete di fianco all'armadio; mentre il primo si prendeva gioco di lui muovendo le lancette a passo di lumanca, il secondo gli restituiva un'immagine gradevole, ma allo stesso tempo aliena e, in qualche modo, sbagliata. Era l'immagine di un ragazzo carino, solitamente serafico ed assennato che, tuttavia, aveva compiuto scelte importanti sulla base di desideri altrui ed ora ne stava pagando le conseguenze, perdendo confidenza con la propria pelle. La presentazione in famiglia di un amore fantoccio rappresentava, probabilmente, solo l'inizio di un ciclo interminabile di falsità che lasciava ampi margini di riflessione sul dopo... Cosa sarebbe accaduto, dopo? Quali altre bugie dovevano ancora essere raccontate, quali finizioni orchestrate, e soprattutto quanto gravi, pur di preservare la tranquillità domestica?

 

Le 19 e 45 giunsero a ritmo dolorosamente rallentato, quasi volessero esasperare lo strazio prolungandone l'attesa, ticchettio dopo ticchettio...

Quando il campanello suonò per tre volte, squarciando il silenzio, Reo comprese che, ormai, non aveva più scampo. I personaggi della sua squallida recita stavano per salire tutti sul palco ed anche se non c'era stata alcuna prova generale, bisognava ugualmente dirigere uno spettacolo di tutto rispetto, per il benestare della madre apprensiva, del padre cardiopatico e dell'intera società bigotta al contorno.

<< Reo, hanno bussato! Saranno le nostre ospiti, sbrigati a scendere! >>

Perfetto, si comincia...

Le scale a chiocciola che collegavano la mansarda al piano-giorno sembravano più lunghe di almeno un centinaio di pioli ed il rumore dei passi su di esse ricordava quasi una marcia funebre.

Oltre la porta d'ingresso, Chiyo e Rumiko attendevano che qualcuno le accogliesse in casa e quel qualcuno era proprio colui che meno di tutti avrebbe voluto farlo. Un lucido senso di ineluttabile fatalità gli anneriva lo spirito, eppure, a dispetto della piena consapevolezza delle circostanze e degli ostacoli, Reo non aveva ancora abbandonato del tutto la speranza di poter dire addio per sempre alle menzogne e vivere serenamente la propria sessualità.

 

<< Buonaseeeraaaa Reo-chaaaan!! >>

Chiyo irruppe in casa con tanto impeto da far pensare che avesse preso la rincorsa, rischiando quasi di mandare per aria la grossa scatola che teneva, malferma, sul palmo della mano destra. I suoi fitti boccoli neri, un po' esosi, ma perfettamente a tono con il completo giacca e gonna rosa antico che aveva indossato per la serata, la facevano apparire piuttosto carina, forse addirittura interessante. In effetti, non era raro che Chiyo, grazie al proprio aspetto ben curato, riuscisse a suscitare nelle persone e, soprattutto nel genere maschile, una prima impressione positiva. I problemi cominciavano a manifestarsi non appena decideva di aprir bocca e si sforzava di conversare su un qualsiasi argomento che non includesse gossip o vestiti. Forse, proprio a causa di queste sue sostanziali difficoltà comunicative, anche se gli inviti ad uscire non le mancavano, non riusciva mai a tenersi uno straccio di ragazzo per più di una settimana. Dopo la rottura, piangeva per un giorno intero, chiedendosi dove avesse sbagliato, e poi ripartiva da zero, occasionalmente dispensando i propri consigli sull'amore ad amici e parenti che non ne avevano alcun bisogno.

<< Buonasera Chiyo-chan, che eleganza! >>

<< Ovviamente, non potevo evitarlo! Queste occasioni non capitano tutti i giorni! >>

<< Già, quant'è vero... >>

 

Mentre Chiyo sgomberava l'ingresso, continuando a manifestare con gridolini e saltelli la propria eccitazione, Reo si soffermò ad osservare Rumiko che era rimasta qualche passo indietro, probabilmente per non essere travolta dall'esuberanza dell'amica. Uno chemisier bianco, lungo fino alle ginocchia, le fasciava perfettamente il fisico asciutto e slanciato, senza involgarirlo. Un paio di fiorellini di stoffa vinaccia decoravano i suoi lunghi capelli biondi, lasciati cadere morbidi sulle spalle, e richiamavano il colore dei fiori veri, profumatissimi, che aveva portato in dono alla padrona di casa. Era uno spettacolo, un trionfo di bellezza, per questo Reo fu assolutamente sincero quando le sussurrò, all'orecchio << Wow, Rumi-chan, stasera sei meravigliosa, da spezzare il fiato. >>

Rumiko arrossì fino al bianco degli occhi e bisbigliò un leggerissimo, quasi ineffabile, grazie a fior di labbra.

 

Quando sentì l'allegro chiacchiericcio di sua nipote in corridoio, Mibuchi Sakura si sfilò all'istante il grembiule dalla vita, accese le candele del centrotavola e tirò un eloquente buffetto sulla coscia del marito, Mibuchi Gori, impegnato a trasgredire il veto categorico del fumo soffiando nuvolette mefitiche con la testa e metà del busto fuori dalla finestra, per non impestare la cucina. Gori non era uno sprovveduto, anzi, generalmente si teneva alla larga da tutti i vizi e gli eccessi che avrebbero potuto gravare sulla sua salute già precaria, tuttavia le aspettative che nutriva per quella cena lo rendevano molto nervoso e l'unico metodo che conosceva per rilassarsi era una bella dose di nicotina.

<< Benvenute ragazze, mettetevi comode, la scarpiera è lì nell'angolo! >>

<< Ciao zia Sakura! La mamma ti manda i saluti ed anche la sua “foresta rossa speciale” alle fragole! >>

<< Buonissima! La mia sorellina è una pasticcera provetta, deve aver trasmesso lei questa passione a Reo... Sì cara, poggia pure la torta in frigorifero, sul ripiano più in alto! Ed ora veniamo a te, finalmente! Non sai quanto sono lieta di conoscerti, Na-tsu-mi-chan <3! >>

Mamma Mibuchi scrutava intensamente, senza mai sbattere le palpebre, la povera Rumiko, già al culmine dell'imbarazzo, e nel frattempo estrapolava ogni singolo particolare dalla sua figura, inserendolo in precisi schemi mentali dalla dubbia logica. Era a caccia della nuora perfetta e non si curava di farne mistero.

Quanto sarà alta? Hum, vediamo... Un metro e settantatré-settantaquattro? Mi sembra una coppa B, ma non ne sono proprio sicura, dovrebbe mangiare un po' di più! Però che belle gambe dritte che ha e guarda che fianchi ampi! Una culla perfetta per i miei nipotini!

<< Mamma, smettila di fissare Rumiko con gli occhi allucinati, sei inquietante e la stai spaventando! >>

Reo intervenne per porre fine a quell'imbarazzante ispezione, riuscendo a contenere, anche se solo momentaneamente, le deliranti elucubrazioni di sua madre.

<< Ops, perdonami cara! Mi sono lasciata un tantino trascinare, hahaha... >>

<< Si figuri signora Mibuchi, la sua accoglienza calorosa mi lusinga. Prego, questi sono per lei. >> disse Rumiko, leggermente più serena, offrendo a Sakura il mazzo di fiori che le aveva comprato. La donna accolse quel dono con gli occhi luccicanti come fari al neon, rendendo palese a tutti che Rumiko aveva superato il “test della suocera” ancor prima di entrare in partita.

<< Natsumi-san, io sono Gori, il padre di Reo, anche ricordato come la persona meno importante di questa famiglia. Piacere di conoscerti! >>

<< Il piacere è mio, Mibuchi-san! >>

Gori aveva un carattere spiritoso che spesso sfoggiava per intrattenere amici e colleghi di lavoro, ma il suo aspetto piuttosto anonimo non lo rispecchiava affatto. Portava i capelli decisamente troppo corti, forse a causa di un incipit di calvizie, e la sua figura rotondetta non si discostava molto da quella di un qualsiasi altro, comunissimo, colletto bianco del ceto medio giapponese. Gli occhi, però, erano verde smeraldo e sembravano quasi una copia perfetta di quelli del figlio. Rumiko sorrise a quella somiglianza, non improbabile ma, per certi versi, ugualmente sorprendente, e fece un piccolo inchino in segno di saluto.

<< Bene, tutti a tavola! >>

 

La cena comprendeva innumerevoli portate, fra primi piatti, secondi e contorni, al punto che Reo ipotizzò vi fosse una sorta di fraintendimento di base. Forse i suoi genitori si erano confusi e pensavano che quello fosse già il rinfresco del matrimonio.

<< Allora, Natsumi-chan, parlaci un po' di te! >> esordì all'improvviso Sakura, mentre porgeva un hosomaki* alla sua ospite.

<< Ehm, ecco... Non credo di avere molto da raccontare, mi sento una persona estremamente comune. >> rispose esitante Rumiko, accettando l'involtino come un'ancora di salvataggio che le avrebbe impedito di parlare, almeno per un po'.

<< Una persona comune, ma stai scherzando?! >> s'intromise bruscamente Chiyo, quasi scattando in piedi. << ...A scuola i tuoi voti in matematica sono altissimi! Hai una voce stupenda e poi... >>

<< Chiyo-chan, perdonami, ma forse sarebbe il caso che lasciassi parlare Natsumi-san. >> la redarguì Gori, sorridendo conciliante all'indirizzo di Rumiko.

<< Oooh, ma è fantastico! Rumiko-chan è bravissima in matematica, mentre il nostro Reo in letteratura. Gli opposti formano coppie eccezionali di solito, vero? >> cinguettò Sakura, stabilendo arbitrariamente che l'invito del marito al silenzio valesse solo per chiunque avesse meno di trent'anni.

Ma che diavolo stai dicendo, mamma!? “ pensò Reo, passandosi una mano sulla fronte “...Ti sembrano affermazioni da farsi? E poi, da dove viene quel Rumiko-chan?! Siamo già arrivati ad omettere il nome di famiglia?!”

Solitamente, Reo non si poneva grossi problemi nell'uso libero - e talvolta inopportuno - degli onorifici. Il suo stesso modo di parlare, in effetti, tendeva sempre più al vezzeggiativo che al formale, ma con Rumiko le sfumature avevano acquisito un peso del tutto nuovo e la ragione era molto semplice: se genitori ed amici si sentivano talmente a loro agio da mettere da parte le formalità, voleva dire che il nodo di bugie in cui lui si era deliberatamente inserito aveva già superato il limite massimo di tensione, divenedo inesorabile. Almeno per quanto riguardava gli amici, comunque, il problema si era parzialmente risolto. L'indomani li avrebbe rivisti e la loro presenza, per quanto a volte difficile da gestire, lo avebbe fatto sentire più a casa che a quel tavolo, gremito di persone che ignoravano i suoi più intimi pensieri.

<< É una cosa molto carina da dire, signora Mibuchi. Forse davvero io e Reo-kun siamo anime gemelle e mi auguro che il nostro rapporto si rinforzi sempre più. >>

Sakura sorrise ed intrecciò le dita sotto il mento, bloccandosi in quella posa con lo sguardo perso nel nulla. Reo riusciva perfettamente ad immaginare il turbine di fantasie romantiche che le stava vorticando in testa, ma sua madre ritenne ugualmente opportuno esternarlo a tutti i commensali.

<< Rumiko-chan, sei davvero una ragazza compita e sono certa che sarai una sposa perfetta! >>

Rumiko iniziò a tossire senza controllo, forse per colpa del wasabi*, e nascose il viso dietro il tovagliolo.

<< Tutto a posto? >> le chiese gentilmente Gori e lei annuì, con le lacrime agli occhi ed il viso arrossato.

<< Quasi quasi viene da piangere anche a me. >> bisbigliò Reo a voce estremamente bassa, ma le orecchie di qualcuno, iper-allenate ad origliare, non gli lasciarono scampo.

<< Ma che tenero! Il mio cuginetto si commuove al pensiero di sposare Rumi-chan! >>

Un'arteria sulla tempia di Reo iniziò a pulsare minacciosamente, ma il ragazzo era un esperto nel mantenere la calma, quindi decise di deviare la conversazione. O almeno, si illuse di potervi riuscire.

<< Davvero buona questa tempura* di gamberi, mamma! >>

<< Sì, grazie caro. E sentiamo, Rumiko-chan, hai una famiglia numerosa? >>

Oh no! No, no, no, no! So già dove vuole arrivare, ti prego Rumiko non cascarci, non rispon...

<< Beh, in realtà... >>

Troppo tardi.

<< ...In realtà, siamo in pochi. Vivo con i miei genitori e mio fratello maggiore Tomomi, con cui ho un bellissimo rapporto. Adesso, però, lui è partito per l'università e ... >>

<< Oh, quindi hai un solo fratello? >>

<< S-sì, uno solo. >>

Rumiko abbassò lo sguardo, lievemente turbata dall'essere stata interrotta in quel modo proprio quando aveva finalmente raccolto il coraggio per accontentare i suoi ospiti e raccontare qualcosa di più personale. La poverina non aveva ancora intuito il punto focale del discorso di Sakura.

<< E non ti sarebbe piaciuto avere altri fratelli? Una casa piena di tanti bambini, risate, giochi... >>

<< Non ci ho mai pensato, più che altro credo che avere Tomomi sia già più che sufficiente. Lui è anche il mio migliore amico, perciò... >>

<< Ti sbagli di grosso, mia cara! >>

Le bacchette tra le dita di Sakura scricchiolarono, chiaro segnale che la donna non si sarebbe fermata fino a quando non avesse ottenuto le risposte che desiderava.

<< ...Ti sbagli, perché le famiglie numerose sono le migliori! Ci si aiuta a vicenda e si cresce tutti insieme! Purtroppo, a causa di complicazioni legate al parto, non ho più potuto avere altri figli e, sebbene ami Reo con tutto il cuore, la gioia di diventare di nuovo madre mi è mancata come l'aria. Reo, del resto, era sempre solo da bambino, non aveva nessuno con cui giocare ed io e suo padre non potevamo stargli vicino tutto il giorno perché dovevamo pur portare il piatto in tavola. Se solo fossi stata in grado di donargli una compagnia, una persona su cui contare sempre... >>

Sakura non aveva mai davvero superato ciò che le era accaduto diciassette anni prima. La grossa cicatrice sul suo ventre, lascito di un'isterectomia d'urgenza, la disgustava a tal punto che non riusciva neppure a sfiorarla quando faceva la doccia. Quella libbra di carne mancante la faceva sentire una donna a metà, un involucro vuoto ed inospitale che aveva già esaurito ogni scopo. Per lei diventare nonna non era soltanto un'eventualità genuinamente auspicata, era piuttosto una necessità, poiché rappresentava la sua ultima speranza di sentirsi ancora utile per qualcuno.

Reo era consapevole della sofferenza di sua madre e si sentiva terribilmente in colpa, soprattutto quando gli capitava di coglierla involontariamente senza difese, certa di essere sola con se stessa. In quei momenti, le mani strette al grembo e lo sguardo privo di vita non lasciavano molti dubbi sui sui pensieri.

Prima che arrivassi io, la mamma scoppiava di salute. Avrebbe potuto circondarsi di un mare d'amore, ma il destino ha preferito farsi beffe di lei donandole un unico figlio, per di più finocchio fino al midollo! Che triste ironia...

<< Mamma, non essere sciocca... >> le disse dolcemente, pizzicandole lo zigomo per stemperare la tristezza che, all'improvviso, aveva appesantito l'aria. << ...Io ce l'ho una persona su cui contare sempre, anzi, ne ho due e siete proprio tu e papà. Non mi avete mai fatto mancare nulla, sono stato educato nel rispetto degli altri e della vita in generale, l'unica cosa di cui devo preoccuparmi è portare a casa voti decenti e non finire nei guai. Sono consapevole di quanto mi vogliate bene ed anche io ve ne voglio, infinitamente. >>

Già, nonostante, a volte, mi facciate impazzire... “

<< Oh, Reo-chan... >> esalò Chiyo, con gli occhi lucidi. << ...Tu sì che sai sempre cosa dire per consolare le persone. Non è vero, Rumi-chan? >>

<< Sì, Reo-kun è una persona molto spaciale. >> affermò con sicurezza, senza un'ombra di imbarazzo, Rumiko, mentre la sua mano scivolava sotto il tavolo, sul ginocchio del fidanzato. Reo sussultò a quel tocco, ma si rese subito conto di quanto fosse innocente e, per questo, sorrise.

Gori si occupò di dare il colpo di grazia alla malinconia facendo ciò in cui riusciva meglio, canzonare il figlio.

<< Non esageriamo con i complimenti, altrimenti il ragazzo si potrebbe montare la testa e, siccome è già piuttosto portato per il melodramma, credo che non ne saremmo entusiasti. >>

Una risata liberatoria percorse il tavolo e pose fine alle domande eccessivamente personali, con somma gioia di Reo e Rumiko.

 

La cena si concluse senza grossi intoppi a parte, forse, un commento di Sakura circa l'inutilità, per una donna intenzionata a mettere su famiglia, di proseguire gli studi.

<< Meglio sposarsi giovani e senza perdere tempo, no? La vita matrimoniale, da vecchi, diventa così noiosa! >>

Dopo i saluti e la promessa di riorganizzare in tempi brevi, Gori e Reo presero l'automobile per accompagnare a casa le due ospiti, mentre Sakura rimase a sistemare la cucina.

Prima di sparire oltre il proprio uscio, Chiyo stritolò il cugino in un abbraccio spezza-collo per un tempo interminabile; Rumiko, invece, si congedò in maniera molto più discreta, sorridendo ed augurando a tutti la buonanotte.

Rimasti soli, padre e figlio mantennero il silenzio per un bel pezzo di strada. Non era molto tardi, ma trattandosi di un giorno infrasettimanale, si vedevano in giro pochissime persone. L'atmosfera nell'abitacolo era sonnolenta e rilassata, al punto che Reo stava quasi per addormentarsi, vinto dalla stanchezza accumulata, quando Gori decise, finalmente, di esternare i propri pensieri.

<< Sai, sono rimasto molto ben impressionato da Natsumi-san. Sembra una ragazza di sani principi e con la testa sulle spalle. >>

<< Eh? Oh, sì, certo, assolutamen... Yaaawn. >>

<< Non sbadigliare in quel modo, Reo! E va bene, lo vedo che sei distrutto, ti lascerò riposare, ma prima c'è una cosa molto importante che voglio dirti... Sono orgoglioso di te. >>

Reo, fortemente scosso da quell'esternazione così atipica, sobbalzò sul sedile e puntò il gomito contro il finestrino, per reggersi meglio. Suo padre non era un tipo di molte parole e, soprattutto, raramente concedeva simili riconoscimenti. La famiglia era tutto per lui, ma non riusciva mai ad esprimere questa sua sconfinata devozione in maniera tangibile a causa di un retaggio culturale tradizionalista, duro a morire, che gli imponeva di “dispensare baci e carezze solo di notte”.

<< G-grazie papà, ma, in verità, non credo di aver fatto nulla di speciale. >>

Alle medie vincevo tornei di basket a tutto spiano, da quando sono nel Rakuzan la situazione da quel punto di vista è persino migliorata, ho concluso lo scorso anno scolastico con la sufficienza in tutte le materie ed uno spettacolare 9 in letteratura classica e tu, solo adesso, mi dici che sei orgoglioso di me?!

<< Non far finta di non capire. Lo sai benissimo che, portando a casa Natsumi-san, hai dimostrato molto sia a me che a tua madre. >>

<< Hum... E cosa avrei dimostrato, esattamente? >>

<< Beh, ecco... >>

Gori strinse nervosamente le mani attorno al volante. Si sentiva spiazzato da quella domanda e non sapeva come e se fosse possibile rispondere senza innescare qualcosa di terribile.

<< ...Reo, quello che sto per dirti non deve farti pensare che la mamma ed io, insomma, ci fossimo fatti un'idea sbagliata sul tuo conto. É solo che, sai, prima di stasera, a volte abbiamo temuto che... Che tu fossi... >>

<< Temuto che io fossi... Cosa? >>

Lo sguardo di Reo era duro come l'acciaio ed il suo tono, mortalmente tranquillo, sfidava il padre a proseguire, a dire la verità, una volta per tutte, cosicché la tensione sarebbe finalmente deflagrata e non ci sarebbe più stata salvezza per nessuno.

<< No, nulla, haha... Non farci caso! Stavo dicendo una sciocchezza e, comunque, adesso non ha più importanza. >>

Con un profondo sospiro di sollievo, Gori pose fine a quella pericolosa conversazione e rimase in silenzio fino a quando i fari non illuminarono il profilo del cancello di casa.

 

<< 'Notte a tutti! >>

Reo salutò velocemente i genitori e salì, quasi di corsa, le scale che conducevano alla sua camera. Chiuse la porta a chiave e si gettò con il viso sul cuscino, per soffocare i singhiozzi. Forse erano stati la mancanza di sonno ed il conseguente nervosismo, o forse, il ricordo degli occhi colmi di felicità di sua madre e suo padre mentre guardavano Rumiko a scatenare quella reazione, quel pianto isterico che sembrava non volersi più fermare.

 

All'improvviso, nel bel mezzo della notte, un noto tintinnio riecheggiò fra le pareti, risultando quasi più insopportabile della risata di Chiyo.

<< Mhmf... No! Ma... Ma che diavolo?! >> biascicò Reo, la bocca completamente impastata, procedendo a tentoni nell'oscurità per trovare il cellulare, scivolato chissà dove.

“ Un messaggio a quest'ora?! Sono quasi le due! Chi potrebbe mai... “

Quando lesse il nome del mittente sul display, il suo cuore perse un battito.

 

Sei-chan <3: Reo, ricorda che domani devi fermarti con me dopo l'allenamento per discutere le nuove direttive del coach.

 

Reo non aveva idea di cosa l'altro stesse parlando, ma non gli importava. Sapere di dover trascorrere tempo extra insieme a lui lo rendeva sempre felice, per questo aveva accettato senza obiezioni il ruolo di vice-capitano, pur sentendolo piuttosto distante dalla propria indole.

 

Me: Tranquillo, non me ne ero dimenticato. Piuttosto, sei sicuro che restare sveglio fino a tardi ti faccia bene?

 

La risposta di Seijuro arrivò dopo esattamente centoventuno secondi di snervante attesa.

 

Sei-chan <3: In realtà, non mi ero reso conto che fossero già le due... Stavo preparando dei grafici per la classe avanzata di statistica ed il tempo è volato.

 

Come può volare il tempo facendo una cosa tanto noiosa? E poi, in quante accidenti di classi avanzate è stato inserito!? Che io sappia, frequenta anche quelle di geopolitica, calcolo, inglese e chimica! Dove trova il tempo per vestirsi, nutrirsi e dormire? Beh, a quanto pare, non dorme.

 

Sei-chan <3: quindi posso contare su di te?

 

Reo avrebbe tanto voluto rispondergli “Sei-chan, neppure in un universo parallelo credo possa esistere una versione di me che non sia sempre, comunque e a prescindere a tua completa disposizione“, ma sarebbe stato un tantino eccessivo, per non dire strambo, dunque si limitò a digitare un sms molto più diplomatico.

 

Me: Sono il tuo vice, no? Il mio ruolo è supportarti ed essere pronto a gestire insieme a te ogni problema della squadra. It's not a big deal, ya know? ;) :)

 

E con questa assurda sparata in inglese, ogni futuro tentativo di poter risultare figo, anche lontanamente, anche per sbaglio, va a farsi benedire...

 

Sei-chan <3: Bene, siamo d'accordo. Buonanotte e a domani.

 

Me: Vorrai dire a tra qualche ora :D! Buonanotte anche a te, Akashi.

 

<< Dormi bene, Sei-chan... >> mormorò Reo, con le labbra piegate in un sorriso un po' stupido, ma genuino. Nella sua recente professione di bugiardo patentato, aveva sperimentato l'arte del mentire agli altri in quasi tutte le sue forme, ma non quella del mentire a se stessi, purtroppo. Non ci riusciva, forse gli mancava il gene per farlo e, infatti, nonostante si sforzasse di opporre resistenza ai sentimenti non necessari, questi puntualmente tornavano a tormentarlo tutte le volte che abbassava la guardia, anche solo di un pochino. E così Akashi tornava ad essere semplicemente, teneramente, “Sei-chan” e quel freddo nome di famiglia si mostrava per ciò che era in realtà, un aborto di autoinganno dalle eccessive pretese.

Onorifici, uso formale del linguaggio, mille accortezze per delimitare confini che, ormai, non esistono più da tempo. Nel mio cuore, prima di tutto. Come possono delle convenzioni tanto stupide rendere Rumiko soltanto Rumiko e Sei-chan... Tutto? Vorrei tanto sognarti, stanotte...

Reo sollevò un braccio a mezz'aria e finse di percorrere delicatamente, con le dita, il profilo elegante di Seijuro, il naso sottile, gli occhi magnetici eppure, a tratti, inquieti, come quelli dei gatti, la pelle del viso pallida, alabastrina, tesa nello sfrozo di un'espressione quasi sempre severa... Era perfetto, assolutamente perfetto.

Non sognò nulla, ma al risveglio, le sue labbra erano ancora piegate in quello stupido sorriso.




 

 

NOTE:

 

 

  1. Hosomaki = piccolo involtino di alga nori, ripieno di riso ed un terzo ingrediente a scelta, solitamente costituito da pesce crudo (sushi ^^”).

  2. Wasabi = salsa piccante a base di rafano giapponese.

  3. Tempura = verdura e pesce fritti in pastella.

 

 

Rieccomi ^^

Spero che questo secondo capitolo sia stato di vostro gradimento. Mi sono molto divertita col nome dei cibi, credo si sia notato haha...

A presto e grazie per la lettura!

 

   
 
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